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Comunicati stampa

Risultato storico per gli studenti e le studentesse dell'Università di Pisa che, per la prima volta nella storia, conquistano la medaglia d'argento alle Southwestern Europe Regional Contest (SWERC) 2022-2023, che si è tenuto il 19 febbraio scorso a Milano e valido per la qualificazione all'International Collegiate Programming Contest.

Due i team dell'Ateneo pisano che hanno preso parte alla prestigiosa gara di problem solving e programmazione, sfidando formazioni provenienti, oltre che dall'Italia, da Francia, Israele, Portogallo, Spagna e Svizzera per un totale di 120 squadre partecipanti.
Dopo cinque ore di programmazione, le due formazioni "allenate" dal professor Rossano Venturini del Dipartimento di Informatica, denominate flag[10] (Filippo Casarin, Tommaso Dossi e Valerio Stancanelli) e flag[11] (Taulant Arapi, Tommaso Lunghi e Daria Pasqualetti), si sono posizionate rispettivamente al 1° e al 6° posto tra le italiane ma, soprattutto, la prima squadra, piazzandosi al 4° posto in classifica generale, è riuscita a conquistare una splendida medaglia d'argento.

 

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Il team flag[10] (Filippo Casarin, Tommaso Dossi e Valerio Stancanelli) 

 

"La nostra forza è stata quella di avere una formazione ben sincronizzata, perfetta per affrontare questo tipo di competizioni - afferma Valerio Stancanelli, membro del team flag[10] e portavoce del gruppo pisano - Ognuno di noi, infatti, è specialista in uno specifico ambito. In particolare, eravamo tra i pochi ad avere un componente specializzato nell’implementazione e due molto abili a sviluppare le idee. Sapevamo di poter far bene. Adesso non ci resta che attendere per capire se saremo ammessi alle ICPC World Finals".

“I miei complimenti, a nome di tutto l'Ateneo, alle ragazze e ai ragazzi che hanno conseguito questi brillanti risultati, di cui mi piace sottolineare il fatto che non si è trattato di successi individuali, ma di successo di squadre – ha commentato la professoressa Enza Pellecchia, prorettrice per la coesione della comunità universitaria e il diritto allo studio - I nostri studenti e le nostre studentesse, dunque, sanno collaborare, sanno mettere l'intelligenza individuale al servizio del risultato di un gruppo; possiedono skills, come il lavorare in team, che sono ormai essenziali per affrontare le sfide delle società complesse in cui viviamo".

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Il team flag[11] (Taulant Arapi, Tommaso Lunghi e Daria Pasqualetti)

 

In questa edizione delle SWERC hanno fatto meglio dell'Ateneo pisano solo École Normale Supérieure di Parigi, ETH di Zurigo e la Harbour Space University.

 

servizi digitaliTerminate le sessioni d’esami, in questi giorni ripartono ufficialmente le lezioni del secondo semestre dell’anno accademico, con nuovi impegni e nuove scadenze per le studentesse e gli studenti dell’Università di Pisa. Ad agevolarli, nelle operazioni di programmazione della propria carriera, i servizi digitali che l’Ateneo, ormai da tempo, sta sviluppando proprio con l’obiettivo di garantire loro la miglior esperienza formativa possibile.

Servizi oggi tutti accessibili attraverso la piattaforma Agenda Didattica che, sempre di più, si configura come un vero e proprio “assistente digitale” per chi studia a Pisa e dove, molto presto, arriveranno anche strumenti che renderanno ancor più semplice accedere a tutte quelle informazioni indispensabili per la carriera di studenti.

Già oggi, loggandosi sull’Agenda con le credenziali di ateneo, gli studenti, in pochi click, possono organizzare e gestire la propria vita universitaria, dall’iscrizione alle lezioni e agli esami, al libretto digitale, passando per l’accesso al portale Alice.

Sempre su Agenda Didattica, è attivo inoltre un sistema di notifica che aggiorna tempestivamente su eventuali cambi di orario o di aula sia per le lezioni che per gli esami.

"Agenda Didattica – spiega il professor Antonio Cisternino, presidente del Sistema Informatico di Ateneo - è un primo passo verso l'introduzione di tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale per capitalizzare le esperienze maturate durante la pandemia ed affiancare contenuti digitali alla didattica tradizionale in presenza"

"Nel corso degli anni - commenta Anna Fabbri, rappresentante degli studenti in Senato Accademico - si è resa sempre più evidente la necessità di intervenire rispetto alle piattaforme digitali per la didattica di questo Ateneo, riducendone la frammentazione e garantendo maggiore accessibilità ai contenuti: data la centralità del loro ruolo come strumenti, è fondamentale che funzionino sempre al meglio e che vi si presti continua attenzione."

Tra le novità in arrivo per gli studenti dell’Università di Pisa, anche un aggiornamento del sistema Signs – nato per il controllo delle presenze in aula durante il periodo Covid – che permetterà la condivisione di contenuti digitali durante lo svolgimento delle attività didattiche. Una volta rilasciato ufficialmente, agli studenti basterà leggere, col proprio smartphone, lo speciale QR code posto sul banco dell’aula per accedere a materiale didattico come modelli 3D interattivi, simulazioni, immagini e animazioni.

Prosegue, così, il percorso di transizione digitale dell’Ateneo pisano che, tra le altre cose, è stato anche il primo ad approdare sulla App IO dove oggi le sue studentesse e i suoi studenti, sottoscrivendo l’apposito servizio, possono ricevere le notifiche della registrazione dei risultati della valutazione degli esami di profitto.

“Venuto a conoscenza dei suoi successi sportivi, volevo farle le congratulazioni a nome di tutta la nostra comunità universitaria. Siamo orgogliosi di averla fra i nostri studenti”. Si apre con queste parole il messaggio che il rettore dell'Università di Pisa, Riccardo Zucchi, ha inviato a Samuele Ceccarelli, il giovanissimo atleta e studente dell’Ateneo pisano che, agli Assoluti di Ancona, ha battuto il campione iridato Marcel Jacobs sui 60 metri, chiudendo la gara in 6.54.

“Quello del nostro rettore è stato veramente un gesto molto gradito oltre che inaspettato”, ha commentato Ceccarelli, che è iscritto al quinto anno del corso di laurea magistrale in Giurisprudenza e che il professor Zucchi ha invitato anche a contribuire al progetto di Dual Career per studenti-atleti che ha voluto in prima persona.

"La mia disponibilità a partecipare a questo progetto è massima e spero, con la mia esperienza, di poter dare un contributo utile a migliorare la qualità della vita universitaria e atletica di tanti altri colleghi – ha detto il campione, in partenza per gli europei di Istanbul - Dividersi tra libri e attività sportiva non è assolutamente semplice, specialmente quando il calendario delle gare ti costringe ad assentarti da casa per interi fine settimana. Oltre al fatto che, durante tutto l'anno, per gli studenti-atleti è praticamente impossibile seguire le lezioni con tutto quello che ne consegue in termini di studio".

 

Samuele Ceccarelli courtesy Fidal

Samuele Ceccarelli dopo la vittoria agli Assoluti di Ancona. Il campione è iscritto al quinto anno della Laurea Magistrale in Giurisprudenza. Foto: Fidal

 

Con il coinvolgimento del campione prosegue così il cammino del progetto di Dual Career a cui stanno lavorando, di concerto, la prorettrice per la Coesione della comunità universitaria e per il diritto allo studio, Enza Pellecchia, il prorettore per la Didattica, Giovanni Paoletti, e il delegato per i Rapporti con il territorio, Marco Macchia.

“A breve presenteremo agli organi di ateneo la nostra proposta di Dual career con la speranza di poter attivare al più presto questo percorso e far sì che la carriera sportiva dei nostri giovani atleti di talento, professionisti e d’élite possa convivere con i loro percorsi di studio universitari – spiegano Pellecchia, Paoletti, e Macchia – La storia di Samuele Ceccarelli, ci ricorda, una volta di più, che queste ragazze e questi ragazzi devono necessariamente conciliare sessioni di allenamento e competizioni con gli impegni legati alle lezioni e agli esami ed è nostro dovere tutelare il loro diritto allo studio”.

In attesa che il percorso di Dual Career sia ufficialmente istituito, le studentesse e gli studenti interessate/i possono scrivere per informazioni e supporto al seguente indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Una zona pranzo all'aperto con panchine, un forno, contenitori per la conservazione, antichi resti di cibo e persino un frigorifero di 5000 anni fa, denominato “zeer”, termine arabo che identifica la tecnica del “vaso nel vaso” per conservare bevande e alimenti. È quanto hanno scoperto gli archeologi dell'Università di Pisa impegnati, assieme ai colleghi dell'Università della Pennsylvania, negli scavi del Lagash Archaeological Project che, a fine 2022, hanno riportato alla luce quella che potrebbe essere una taverna del 2.700 a.C.

Un tesoro, quello ritrovato dall'equipe guidata dalla professoressa Holly Pittman della University of Pennsylvania e dalla professoressa Sara Pizzimenti del Dipartimento di Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Ateneo pisano, che si nascondeva a soli 50 cm dalla superficie e che oggi ci consegna uno spaccato di quella che doveva essere la vita quotidiana di una delle più importanti città-stato della Mesopotamia: Tell al-Hiba (l'antica Lagash).

 

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Una vista degli scavi archeologici nel sito di Lagash

 

"Il ritrovamento fatto a Lagash è in grado di gettare nuova luce sullo studio dell’alimentazione e della cucina dell’antica Mesopotamia, finora principalmente conosciuta e approfondita attraverso i testi, che tuttavia non coprono i periodi più antichi del Sumer - spiega Sara Pizzimenti, Professoressa Associata di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico di UniPi – All’interno di quello che era un luogo pubblico per la produzione, distribuzione e consumo dei pasti, che doveva probabilmente avvenire all’interno del grande cortile con banchette, sono state ritrovate, infatti, un centinaio di ciotole contenenti resti di cibo, assieme ai dispositivi per la conservazione di bevande e alimenti. La ‘taverna’ di Lagash è di conseguenza un tassello importante per ricostruire le conoscenze nel campo della produzione e distribuzione alimentare, economia alla base delle prime società complesse della storia dell’uomo.”

Tell al-Hiba si trova a 24 km a est della città di Shatra, nel governatorato del Dhi Qar, nel sud dell'Iraq. Con i suoi più di 400 ettari di estensione, Lagash è una delle città-stato più antiche e più grandi della Mesopotamia meridionale e capitale dell’omonimo stato. Occupata a partire dal quinto millennio a.C. e in gran parte abbandonata attorno al 2.300 a.C., è stata uno dei più importanti snodi commerciali della regione, sede di un’intensa e variegata produzione artigianale, e con immediato accesso a terreni agricoli.

Fino al Lagash Archaeological Project, iniziato nel 2019, gli scavi si erano sempre concentrati sull'architettura religiosa e sulla comprensione delle élite. Con il nuovo progetto, invece, l’attenzione degli archeologi si è concentrata sulle aree non elitarie della città, così da poter conoscere meglio quale fosse la vita nell’antica città mesopotamica. La scoperta della taverna getta quindi nuova luce sulla vita quotidiana di un quartiere popolare sumerico probabilmente legato ad attività artigianali di produzione ceramica.

 

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Il frigorigero rivenuto nell'area archeologica di Lagash

 

135 anni di scavi archeologici - Le prime esplorazioni archeologiche a Tell al-Hiba risalgono alla fine del XIX secolo (1887), ma è solo nel 1953, grazie al ritrovamento di un'iscrizione da parte dell'assiriologo danese Thorkild Jacobnsen e di Fuad Safar, che si è stati in grado di indentificare il sito con l'antica Lagash.

La città è stata per la prima volta intensivamente investigata grazie alle cinque campagne di scavo (1968-1976) di un progetto congiunto del Metropolitan Museum of Art e dell'Institute of Fine Arts di New York sotto la direzione di Donald Hansen. Seguiranno altre due campagne, nel 1984 (UCLA) e nel 1990 (UPENN), quest'ultima interrotta dallo scoppio della prima guerra del Golfo.

Le ricerche ripartiranno solo nella primavera del 2019, con un primo progetto congiunto tra l'Università della Pennsylvania e quella di Cambridge, seguito da una seconda campagna nel novembre 2021. Ma è dalla terza campagna, iniziata a marzo 2022, che entra in scena anche l'Università di Pisa con un gruppo di archeologi guidati dalla professoressa Sara Pizzimenti che, nella quarta stagione di scavi (autunno 2022), diverrà Direttore sul campo e condurrà alla scoperta di quella che si presume essere un'antica taverna di 5000 anni fa.

1674124485495 milluminodimeno2023 istituzionale 169 1 DEF 1Tutti uniti in difesa del Pianeta. Università di Pisa, Scuola Normale Superiore e Scuola Superiore Sant'Anna fanno squadra e uniscono il proprio impegno nella diffusione della cultura della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico, aderendo alla 19ª edizione di M’illumino di Meno, l’iniziativa che Rai Radio2 con Caterpillar organizza annualmente dal 2005.

Alle ore 18.15 del 16 febbraio prossimo, data in cui cade la Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili, i tre atenei cittadini spegneranno, così, per due minuti, tutte le luci delle loro sedi storiche: Palazzo alla Giornata, La Sapienza, Palazzo della Carovana, Palazzo dell’Orologio, Collegio Puteano, Palazzo della Canonica e il Chiostro di San Gerolamo, all’interno di quello che una volta era il Convento di Sant’Anna.

Un’azione simbolica che vuole ricordare alla comunità cittadina che è necessario l’impegno di tutti per salvaguardare l’ambiente.

Lanciata dalla trasmissione radiofonica “Caterpillar” e da Rai Radio2 nel lontano 2005, in occasione dell’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, M’illumino di Meno coinvolge ogni anno tutte quelle scuole, università, amministrazioni, aziende, associazioni, condomìni, cittadini che, come da tradizione, partecipano attivamente a questa iniziativa, spegnendo le luci, pedalando, organizzando attività di educazione ambientale, riducendo il consumo energetico.

La Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili, istituita dal Parlamento con la conversione del Decreto-legge n. 17/2022 e fissata per il 16 febbraio di ogni anno, data della prima edizione della campagna, è la festa di questa grande comunità energetica di cui i tre atenei pisani fanno parte.

Intervenire sui processi decisionali per salvaguardare la biodiversità. È questo l'obiettivo del progetto europeo Planet4B, a cui l'Università di Pisa - unico partner italiano su 16 partecipanti – contribuisce con uno studio sul settore moda, che vede coinvolti il Dipartimento di Scienze Politiche e il gruppo di ricerca Pisa Agricultural Economics – PAGE del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali, assieme al CISP - Centro Interdisciplinare Scienza per la Pace.

“L’importanza di questo progetto sta nell’approccio con cui il tema della difesa della biodiversità verrà affrontato – spiega il dott. Daniele Vergamini, ricercatore del gruppo PAGE – Invece di concertarsi sui processi di produzione e sui prodotti, Planet4B vuole intervenire, infatti, sul piano delle decisioni: quelle politiche e aziendali, ma anche quelle che ciascuno di noi prende, ogni giorno, a livello personale. Questo con l’obiettivo di trovare le leve giuste per innescare un cambiamento nell’impostazione mentale della società, sia sul fronte della produzione che dei consumi, che ci permetta di dar vita, concretamente, a quel nuovo paradigma di sviluppo che da anni viene invocato, ma che ancora non è stato realizzato”.

I dati parlano chiaro. L’industria tessile e della moda – oggetto dello studio condotto dall’Ateneo pisano all’interno del progetto – ha un impatto fortissimo sulla biodiversità lungo tutta la sua catena: produzione, lavorazione, uso e fine vita dei prodotti. La produzione di materie prime, come cotone, viscosa, lana, gomma o cuoio, ad esempio, è caratterizzata da un uso intensivo di pesticidi e insetticidi e da un grande consumo di acqua. Basti pensare che 1 kg di cotone richiede tra 10.000 e 20.000 litri di acqua per essere prodotto.

Mentre la fase di lavorazione è responsabile del 20% dell'inquinamento idrico mondiale e si colloca al quarto posto per produzione di CO2. Non da meno è, poi, l’impatto dei prodotti tessili e della moda al termine della loro vita, con il 73% dei tessuti che finisce bruciato o in discarica, rilasciando inquinanti che influenzando negativamente la biodiversità e il clima.

 

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Un momento del Kick-OFF Meeting del progetto Planet4B, tenutosi ad Halle, in Germania, dal 13 al 15 dicembre 2022

 

Alla base di questo contributo negativo delle industrie tessili e della moda alla perdita di biodiversità, le nostre decisioni di produttori e consumatori, per modificare le quali è fondamentale avere una comprensione più profonda di come la società civile guardi alla biodiversità – termine spesso abusato e utilizzato in modo improprio - e di quali siano i fattori che influenzano le scelte di ognuno di noi, ad esempio, nell’acquisto di vestiario, borse o accessori.

Assolutamente innovativo il metodo adottato dai ricercatori del progetto partito, ufficialmente, nel dicembre scorso e finanziato con fondi Horizon 2020. Sfruttando l’approccio della cosiddetta ricerca-azione, pensato proprio per comprendere le problematiche esistenti in specifici contesti attraverso la condivisione dei saperi del ricercatore e degli attori sociali coinvolti, i ricercatori produrranno, entro il 2025, un quadro applicativo transdisciplinare che permetta di sviluppare una governance efficace ed efficiente per la politica, le imprese e la società civile.

Per farlo, si partirà dall’analisi delle esistenti teorie multidisciplinari sul comportamento, dei metodi e delle buone pratiche applicabili ai comportamenti e ai processi decisionali che impattano sulla biodiversità. Allo stesso modo saranno tenuti in grande sconsiderazione fattori - spesso trascurati - come il genere, la religione, l’etnia, l’età, la cultura o la disabilità, così da capire come questi influenzino le decisioni individuali e di comunità e la loro sostenibilità ambientale.

Successivamente verranno valutati, sugli 11 casi-studio del progetto, i principali metodi di trasformazione comportamentale, dai giochi esperienziali alle attività creative e deliberative, così da testarne l’effettiva applicabilità ed efficacia.

Della squadra pisana fanno parte Gianluca Brunori e Daniele Vergamini, entrambi del gruppo PAGE, e Matteo Villa (Coordinatore del gruppo UniPi), Maura Benegiamo, Marta Bonetti, Roberto Gronda, Luigi Pellizzoni. Oltre all’Università di Pisa, il progetto Horizon 2020 “Planet4B. Understanding Plural values, intersectionality, Leverage points, Attitudes, Norms, Behaviour and Social Learning in Transformation for Biodiversity decision making”, coinvolge altri 15 partner: università, ONG e altre organizzazioni, da tutta Europa.

Il Comune di Pisa si avvarrà delle competenze del Dipartimento di Ingegneria e dei sistemi del territorio e delle costruzioni (DESTEC) dell’Università di Pisa nella procedura che porterà alla creazione di una Comunità Energetica Rinnovabile (CER). E’ quanto prevede un protocollo di intesa tra i due enti approvato dalla Giunta Comunale nell’ultima seduta.

«Prosegue il percorso avviato dalla nostra Amministrazione per la costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili – dichiara l’assessore ai lavori pubblici, Raffaele Latrofa – che rappresentano un’occasione per investire sullo sviluppo economico, sociale ed ambientale della nostra città, puntando a sviluppare l’autosufficienza energetica e il risparmio economico a favore delle categorie di cittadini più deboli. In quest’ottica si inserisce anche la convenzione approvata in Giunta con il DESTEC dell’Università di Pisa e con il professor Marco Raugi, titolare della prima cattedra al mondo di Comunità Energetiche Rinnovabili. Un accordo di cui siamo molto orgogliosi e che testimonia ancora una volta lo stretto rapporto di collaborazione, instaurato ormai in diversi settori, tra la nostra Amministrazione e l’Università di Pisa. Il nostro obiettivo è quello di costituire, all’interno della Comunità Energetica del Comune di Pisa in via di sviluppo, un comitato tecnico scientifico composto da membri dell’Università e di altri enti di ricerca del territorio, che rappresentano delle vere e proprie eccellenze, in modo da mantenere alto il livello delle installazioni e degli impianti che saranno realizzati e la comunicazione delle opportunità a disposizione dei cittadini».

 

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L'assessore Raffaele Latrofa e il professor Marco Raugi

«L'Università di Pisa attraverso il Centro CIRESS – dichiara Marco Raugi professore ordinario presso il DESTEC dell’Università di Pisa - ha sviluppato da diversi anni competenze in ambito energia e sviluppo sostenibile che hanno consentito di consolidare rapporti con prestigiose istituzioni, università e imprese e di ottenere riconoscimenti di eccellenza tra cui la Cattedra UNESCO rappresenta un unicum a livello internazionale. Le comunità energetiche possono diventare uno strumento abilitante per sviluppare un nuovo modello di società legato al reperimento delle risorse nei propri territori. Il nostro Ateneo mette perciò a disposizione il proprio bagaglio di conoscenze per la società civile ed apprezza particolarmente, con questa convenzione, il consolidamento di una proficua collaborazione col Comune di Pisa evidenziandone nello specifico il carattere di supporto alla cittadinanza negli aspetti ambientali ed economici oltre che l'attenzione per gli strati sociali più deboli».

Il DESTEC, si legge nell’atto approvato dall’organo esecutivo, ha infatti “competenze consolidate nell’ambito della progettazione, gestione e governo dei sistemi integrati per la generazione di energia da fonti rinnovabili in ambito Comunità Energetiche”. La convenzione avrà una durata di tre anni a decorrere dalla data di sottoscrizione della stessa, eventualmente rinnovabili per un altro triennio. La delibera segue l’approvazione, nell’ottobre scorso, di un atto di indirizzo che impegna il Comune di Pisa “a valutare la proposta di partenariato pubblico-privato, avanzata tramite manifestazione di interesse da parte di un soggetto privato, per la realizzazione di impianti di produzione da fonti energetiche rinnovabili e di una comunità energetica rinnovabile nel Comune di Pisa”.

Cos’è una Comunità Energetica Rinnovabile

La Comunità Energetica Rinnovabile (CER) è costituita da un gruppo di soggetti che si organizzano per produrre e condividere localmente l'energia prodotta da fonti rinnovabili. Ovvero una comunità locale di utenti che, tramite la volontaria adesione ad un contratto, collaborano con l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia attraverso uno più impianti energetici locali, con l’obiettivo di fornire energia rinnovabile a prezzi accessibili ai propri membri. La regolamentazione delle comunità energetiche è contenuta prevalentemente all’interno del Decreto Milleproroghe, che recepisce le indicazioni della Direttiva Europea “Renewable Energy Directive”. Il decreto stabilisce la possibilità di creare delle comunità energetiche rinnovabili in Italia, comunità il cui fine ultimo è quello dell’autoconsumo di energia. Secondo il decreto Mille Proproghe, a queste comunità può partecipare chiunque consumi energia, quindi privati cittadini, imprese, enti locali.

Il progetto del Comune e i passaggi previsti

L’Amministrazione Comunale ha come obiettivo quello di costituire una delle prime Comunità Energetiche Rinnovabili di tipo pubblico in Toscana, con il Comune a fare da capofila. Il modello prevede un parternariato pubblico-privato dove, dopo la manifestazione di interesse del privato, già presentata e approvata, il Comune fornisce i dati relativi a tetti e strutture a disposizione, sulla base dei quali l’azienda prepara il progetto che poi viene approvato dall’Amministrazione. Per realizzare gli impianti il Comune metterà a disposizione i tetti degli edifici pubblici. Il soggetto aggiudicatario della gara pubblica realizzerà gli impianti a proprie spese. Il cittadino che partecipa alla Comunità, una volta entrata in attività, riceverà gli incentivi che sono erogati a conguaglio nella bolletta. Nel caso della Comunità Energetica pubblica con capofila Comune di Pisa, sarà il Comune a stabilire la ripartizione dei benefici, ovvero quali cittadini, secondo criteri che tutelano le fasce più deboli della popolazione, abbiano diritto ad ottenere maggiori conguagli in bolletta.

L’Università di Pisa, con il gruppo di ricerca ImagingLab del Prof. Emanuele Neri, Ordinario di Radiologia e nuovo Presidente della Scuola di Medicina, è entrato a far parte della European Cancer Imaging Initiative, fiore all'occhiello dell’Europe's Beating Cancer Plan (EBCP), il piano europeo di lotta contro il cancro.

“La partecipazione alla European Cancer Imaging Initiative rappresenta una enorme opportunità per il nostro Ateneo, sia per l’appartenenza ad un network di ricerca che consentirà di facilitare la partecipazione a ulteriori progetti, sia per la forte spinta alla ricerca clinica e traslazionale che deriva dalla disponibilità di migliaia di dati e immagini biomediche - ha commentato il professor Emanuele Neri - Il risultato ottenuto non è casuale, ma frutto di una intensa attività di ricerca e di networking del gruppo multidisciplinare ImagingLab, dove lavorano ricercatori di varia estrazione, medici radiologi, biologi molecolari, fisici, ed esperti nelle scienze umane. Di recente l’ImagingLab era entrato a far parte della comunità Z-Inspection per una Intelligenza Artificiale affidabile”.

Prof. Emanuele Neri

Lanciata il 23 gennaio scorso a Bruxelles, nella sede della Commissione Europea, questa nuova iniziativa permetterà la creazione, entro la fine del 2025, di un'infrastruttura transfrontaliera, interoperabile e sicura che tuteli la privacy e acceleri l’utilizzo di soluzioni innovative, basate sull'Intelligenza Artificiale (AI) o sul Calcolo ad Alte Prestazioni (HPC), per le terapie e le cure oncologiche.

La rete, la cui progettazione sarà ultimata già entro il 2023, collegherà le risorse e le banche dati dell’UE, assicurando a medici, ricercatori e innovatori europei, un facile accesso a grandi quantità di dati di imaging dei tumori. Questo permetterà lo sviluppo di strumenti per la medicina personalizzata, così da far progredire la diagnostica e le terapie oncologiche, oltre ad agevolare la creazione di nuove serie di dati di imaging dei tumori e l'interoperabilità delle serie di dati esistenti. Il tutto garantendo il rispetto di elevati standard etici, la fiducia, la sicurezza e la protezione dei dati personali.

Punto di partenza della European Cancer Imaging Initiative è l'infrastruttura europea federata per i dati sulle immagini del cancro, sviluppata dal progetto EUCAIM, finanziato nell'ambito del programma DIGITAL e all’interno del quale l’Università di Pisa è parte attiva nello sviluppo degli algoritmi di intelligenza artificiale che permetteranno di rilevare il cancro dall'imaging.

Secondo una statistica della LIPU ogni anno, in Italia, sono circa 15 milioni gli uccelli che muoiono in collisioni contro i vetri. Una strage a cui l’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa ha voluto porre rimedio rinnovando il look delle sue serre maggiori. Da oggi, infatti, la “serra delle succulente” e quella “tropicale” hanno delle nuove vetrate a “pois”, che aiuteranno l’istituzione a tutelare le circa 50 specie di uccelli che qui trovano condizioni ecologiche favorevoli per tutto l’anno, grazie all’ampia disponibilità di cibo, come frutti, semi, insetti e altri piccoli invertebrati.

“L’Orto e Museo Botanico, oltre alle piante in coltivazione per scopi scientifici e didattici, rappresenta una piccola oasi verde di biodiversità spontanea, anche animale, nel cuore del tessuto cittadino – commenta Lorenzo Peruzzi, Direttore dell’Orto e Museo Botanico – È nostro dovere tutelarla e sono pertanto molto orgoglioso e soddisfatto di questa iniziativa, in grado di rendere meno impattanti per l’ambiente le nostre serre”.

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“Il problema delle collisioni mortali tra uccelli e vetri è noto da tempo e si deve al fatto che gli uccelli in volo non sono in grado di riconoscere la presenza di un eventuale ostacolo trasparente, sia che rifletta il cielo o permetta di vedere quello che c'è dietro – spiega Leonardo Cocchi, naturalista e Vice Curatore dell’Orto Botanico – Per questo, basandoci sui più moderni studi mirati proprio alla prevenzione di questi impatti, abbiamo deciso di marcare l’intera superficie delle vetrate mediante l'applicazione di un reticolo a maglia regolare di dischi adesivi. La loro presenza sulle serre permetterà agli uccelli di percepire l'ostacolo in tempo e di poter così cambiare direzione”.

“Questa soluzione è stata progettata di concerto con la Direzione Edilizia dell’Ateneo – conclude Cocchi – Test sperimentali hanno, infatti, dimostrato che i reticoli punteggiati sono più efficaci delle silhouette adesive degli uccelli rapaci, che vengono spesso utilizzate, ma che non impediscono le collisioni tra una sagoma e l’altra”.

Fondato 480 anni fa dal naturalista, medico e botanico Luca Ghini (1490–1556), quello pisano è il primo orto botanico universitario del mondo. È un’istituzione rivolta e finalizzata alla ricerca, didattica, divulgazione e conservazione in ambito botanico. La popolazione degli uccelli cambia nell’arco dell’anno, comprendendo specie residenti, svernanti o presenti solo durante la migrazione primaverile e autunnale. Di seguito dieci specie meritevoli di essere ricordate per vari aspetti, quali la grande dimensione (Airone cenerino Ardea cinerea), le vocalizzazioni peculiari (Assiolo Otus scops, Picchio verde Picus viridis), il canto prolungato (Capinera Sylvia atricapilla, Codirosso comune Phoenicurus phoenicurus), la colorazione vistosa (Upupa Upupa epops, Cinciarella Cyanistes caeruleus, Cardellino Carduelis carduelis), l’elusività (Codibugnolo Aegithalos caudatus, Fiorrancino Regulus ignicapilla).

Fabrizio FranceschiniNel 1963 The New Yorker pubblicava le corrispondenze di Hannah Arendt, poi raccolte nel volume Eichmann in Jerusalem. A Report on the Banality of Evil (1963,1964). La banalità del male, nell’edizione italiana pubblicata da Feltrinelli, fu allora un titolo e un libro provocatorio e insieme illuminante; il libro resta illuminante ma la formula rischia oggi di essere consunta.

Sessant’anni dopo i reportages di Harendt dal processo Eichmann in Gerusalemme, Liliana Segre ci parla della noia della memoria: «Le iniziative che possono venire da una vecchia come me a volte sono noiose… basta con questi ebrei, che cosa noiosa». Qual è la parola che Liliana ha voluto campeggiasse al memoriale del Binario 21, che sta sotto la “normale” stazione di Milano? INDIFFERENZA. E cosa ha chiesto per anni al comune di Milano? Un tram della linea 9 dedicato alla Memoria, con sulla fiancata la scritta «27 gennaio – Giorgio della Memoria» e «Memoriale della Shoah – Binario 21 – Stazione centrale».

Forse Liliana è una vecchia noiosa…? Il fatto è un altro. La noia della memoria e l’indifferenza di tutti i giorni devono essere scosse non ogni 27 gennaio, ma tutti i giorni. È l’antica lezione del popolo ebraico, del suo monito-preghiera שְׁמַע Shemà ‘ascolta’.

Le parole di Dio riferite da Mosè al popolo ebraico – nel Deuteronomio o in ebraico דברים devarim ‘parole’ – dicono anzitutto la verità fondamentale: «Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno». Ma non basta che il grande profeta, il salvatore e la guida del popolo ebraico le proclami in una circostanza eccezionale… Perciò in questo e in altri passi biblici si aggiunge:

queste parole che io (Dio per voce di Mosè) ti comando oggi sul tuo cuore, le ripeterai ai tuoi figli, e ne parlerai con loro stando nella tua casa, camminando per la via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Le legherai per segno sul tuo braccio e saranno come frontali tra i tuoi occhi, e le scriverai sugli stipiti delle tue case e delle porte delle città (Deut. 6, 6-9).

Non basta che ieri Primo Levi, la livornese Frida Misul, la pisana Liana Millul… e oggi, per nostra fortuna, Liliana Segre ci raccontino la delazione e l’arresto, il trasporto e il terrificante arrivo, il lavoro bestiale e la fame, la camera a gas e il crematorio, lo sterminio di ebree ed ebrei ma anche di rom, omosessuali, comunisti, preti cattolici e pastori protestanti. Non basta che gli scampati dal Lager lancino gli imperativi Considerate se questo è un uomo, Considerate se questa è una donna, Meditate che questo è stato, e dunque la Shoah e altri crimini contro l’umanità possono ripetersi (e infatti davanti ai nostri occhi si ripetono, in Ucraina e in diverse parti del mondo, mentre il rischio atomico torna attuale). Primo Levi sente già allora (1946-47, 1958) il bisogno di ripetere letteralmente, in apertura di Se questo è un uomo, la preghiera ebraica Shemà:

Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli.

È dunque un impegno non di uno e di una giornata, ma di ognuno e di tutti i giorni.

Presso la nostra città, a San Rossore, furono firmati i regi decreti 5 settembre 1938 Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista e 7 settembre 1938 Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri. Al Rettore che aveva preparato le liste di espulsione non è più dedicata una strada di Pisa; a norma di Proverbi 10,7 ora si chiamerà via Giusti tra le Nazioni. I docenti ebrei cacciati furono 20, oltre il 5% dell’intero corpo accademico (dati raccolti e pubblicati da F. Pelini e I. Pavan). Tra essi Enrica Calabresi, di cui una strada ricorda il nome, e Ciro Ravenna al quale è dedicata l’aula magna di Agraria, ove fu Preside. Il 27 gennaio uno spazio cittadino sarà dedicato a Raffaello Menasci, libero docente di patologia speciale medica dimostrativa, e presentando un libro di Vera Paggi ricorderemo Bruno Paggi, aiuto primario di patologia chirurgica. A ognuno di quei docenti ebrei cacciati dovremmo dedicare uno speciale segno nell’università e nella città.

Per tutti vale la denominazione del Polo didattico di via Risorgimento, Polo della Memoria San Rossore 1938. Qui abbiamo conferito una laurea honoris causa in Scienze della Pace a Liliana Segre. Qui interventi artistici ricorderanno non solo i docenti espulsi ma tutti i membri della Comunità ebraica pisana di allora. Qui in forme tecnologicamente avanzate ed emotivamente coinvolgenti si dovrà far memoria degli studenti ebrei stranieri, cacciati verso un destino di disperazione e di morte: 290 (250 ragazzi e 40 ragazze) nelle stime ufficiali del gennaio-febbraio 1938, ma il numero dovette essere ancor maggiore.

Si potrebbe dire che per noi questo corrisponde alle parole scolpite sugli stipiti delle porte secondo lo Shemà, al tram con quella scritta richiesto da Liliana Segre. Ma ciò non può bastare. Siamo sicuri, come docenti, di aver scolpito nel nostro cuore la memoria della Shoah e di saperla riproporre? Tale obbligo del ricordo tocca trasversalmente i diversi campi disciplinari oppure, anche per noi, qualche volta, «questi ebrei, che cosa noiosa»? E c’è l’altro lato della questione, che continuiamo a sottovalutare. Gli studenti e studentesse delle scuole e dell’Università, quali tracce registrano nei discorsi, nelle chat, nelle menti e nei cuori, rispetto ai nostri interventi del 27 gennaio o alla dedica di strade e luoghi alle vittime del razzismo e della Shoah? Per onorare gli impegni presi dalle Università, nella Cerimonia del ricordo e delle scuse del 20 settembre 2018, dovremmo cercare con più impegno la risposta a queste domande.

La presentazione al mondo universitario e alla città degli interventi di qualificazione del Polo della Memoria San Rossore 1938 potrebbe essere l’occasione per riparlarne.

 

Fabrizio Franceschini

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