Contenuto principale della pagina Menu di navigazione Modulo di ricerca su uniPi
Comunicati stampa

SunsteinAppuntamento il 16 maggio prossimo al Palazzo “La Sapienza” dell’Università di Pisa per la Lectio Magistralis del professor Cass R. Sunstein, Robert Walmsley Professor alla Harvard University, dedicata al Nudge (La spinta gentile), la teoria di economia comportamentale che ha cambiato radicalmente il modo in cui governanti e istituzioni interpretano il proprio ruolo di guida nei processi decisionali dei propri cittadini. Alla sua base, il paradigma del Paternalismo Libertario secondo il quale, come ogni buon genitore, i governi dovrebbero fornire ai cittadini tutti gli strumenti di cui hanno bisogno per navigare nel mondo e, allo stesso tempo, lasciarli liberi di prendere le proprie decisioni individuali e anche di compiere eventuali errori.

L’evento, organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza e dal Corso di Dottorato in Scienze Giuridiche, Curriculum Amministrazione, Mercato e Giustizia penale, di cui è responsabile scientifico la Prof.ssa Michela Passalacqua, si terrà presso l'Aula Magna Storica del Palazzo “La Sapienza”, e in diretta live streaming sul canale YouTube dell’Ateneo, a partire dalle ore 17.00.

La Lectio Magistralis del professor Sunstein sarà introdotta da una prolusione del professor Vincenzo Troiano, Vicepresidente dell'Associazione Italiana dei Docenti di Diritto dell'Economia.

A seguire, si terrà una sessione di domande e risposte che vedrà i ricercatori e i dottorandi dell’Università di Pisa, Donato Vese, Bruno Brancati, Tamara Favaro e Nicola Petrucco interagire con il professor Cass R. Sunstein sui temi del libro.

Ancora poco diffusa in Italia, la teoria del Nudge - elaborata ormai dieci anni fa da Sunstein assieme al premio Nobel Richard Thaler e adesso giunta alla sua edizione definitiva - è oggi adottata in moltissimi Paesi e Istituzioni, dagli Stati Uniti al Regno Unito, passando per la Banca mondiale e l’ONU, con applicazioni in ambito finanziario, sanitario e ambientale. E i risultati positivi non mancano. Ad esempio, l'Imperial College di Londra ha recentemente dimostrato che i nudge relativi alla salute sono alla base di un aumento del 15,3% nell’adozione di una dieta più sana da parte dei cittadini britannici.

Questa teoria, che è valsa al professor Sunstein il prestigioso Premio Holberg del governo norvegese, rappresenta un’alternativa (“la terza via”) all’intervento autoritativo dello Stato e all’autogoverno degli individui che, se da un lato suggerisce la scelta migliore per il loro benessere, dall’altro preserva la libertà di autoderminazione.

Come spiega Donato Vese, Ricercatore in diritto dell'economia dell’Ateneo pisano, che ha pubblicato la recensione al libro del Professor Sunstein sul numero di giugno 2022 della prestigiosa rivista European Journal of Risk Regulation della Cambridge University Press, il funzionamento della teoria di Sunstein-Thaler è ben esemplificato dall’esempio del navigatore GPS: esso offre una preziosa guida tracciando il percorso, ma l’individuo può scegliere anche di seguire una strada alternativa.

Il 1993 era iniziato da poco quando sullo schermo di un PC/Unix dell’Università di Pisa fu visualizzata la prima pagina web messa online in Italia. Una schermata rudimentale – testo, immagini e qualche elemento di grafica – che segnò l’approdo del nostro Paese nel world wide web nato meno di due anni prima.

A rendere possibile quell’impresa, la creazione del primo server web italiano, nato esattamente 30 anni fa e realizzato a partire dal codice (ancora in versione BETA) che lo stesso Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web, aveva regalato a Maurizio Davini, all’epoca giovanissimo studente in fisica e oggi CTO del Green Data Center di Ateneo. All’impresa parteciparono, Stefano Suin, informatico e oggi dirigente della Direzione infrastrutture digitali Unipi; e l’economista Paolo Caturegli, insieme ad altri docenti dell'Università di Pisa. Pionieri, la cui curiosità e voglia di sperimentare diede vita, in quegli anni, ad una serie di progetti informatici che collocherà l’Università di Pisa all'avanguardia in Italia e in Europa nello sviluppo del web.

 

MauCern

Maurizio Davini al CERN di Ginevra nel 1992

 

“Il mio incontro con Berners-Lee avvenne alla fine del 1992 al Centro di Calcolo del CERN di Ginevra – racconta Maurizio Davini – Ero lì per vedere come funzionava la sua workstation NEXT e in quell’occasione mi spiegò la sua creazione e alla fine mi dette una copia di quello che era il codice sorgente del web. Tornai a Pisa e poche settimane dopo, agli inizi del 1993, avevamo il nostro server funzionante. Con i colleghi ripetemmo poi l’esperienza con i sistemi IBM AIX di Ateneo e dell’INFN di Pisa. Avevamo gettato le basi dei primi siti web italiani che di lì a poco, nell’agosto de 1993, avrebbero trovato una prima forma compiuta nel sito del CRS4 di Cagliari, Centro diretto, peraltro, da uno dei nostri laureati più illustri, Carlo Rubbia, ed estensione del CERN in Italia”.

Le origini di questa storia, per molti anni rimasta chiusa negli archivi dell'Università di Pisa, risalgono ad un gruppo di ricercatori e studenti che già nel 1989 si erano cimentati nel primo collegamento italiano in fibra ottica. Da quel nucleo originario, nel 1992, nascerà la squadra di lavoro organizzata dal professore Giuseppe Pierazzini dell’Università di Pisa, che porterà alla nascita della prima rete universitaria in fibra ottica d'Italia e poi al Centro di SERvizi per la Rete di Ateneo (SERra).

 

Stefano Suin assieme al professor Giuseppe Pierazzini padre della rete di Ateneo

Stefano Suin assieme al professor Giuseppe Pierazzini padre della rete di Ateneo

 

“Eravamo giovani e con tanta voglia di sperimentare – racconta Stefano Suin – Il gruppo di Pierazzini, interdisciplinare e interdipartimentale, era il terreno di coltura adatto per sviluppare progetti che all’epoca erano veramente pionieristici. Basti pensare che negli anni che hanno preceduto l’avvento del world wide web, il nostro Ateneo è stato un punto di riferimento in Europa per Gopher, il protocollo utilizzato inizialmente per collegare PC in tutto il mondo, e server per l'Italia di Archie, il primo motore di ricerca nella storia di internet”.

Oggi questa storia d'eccellenza prosegue nel Green Data Center di Ateneo che, oltre ad essere quasi ad impatto zero, è anche uno dei pochissimi classificato come A dall'AgID. Nel GDC si portano avanti progetti di ricerca che vanno dai nano materiali al quantum computing e vi si testano tecnologie di nuova generazione.

 

Il Green Data Center di San Pietro in Grado home

Il Green Data Center di San Pietro in Grado

 

Il Green Data Center è il cuore dell'attuale rete dell'Università di Pisa, formata da oltre 9000 km di fibra ottica, con 80 km di canalizzazioni, che collega 250 edifici universitari. Attraverso accordi e convenzioni, inoltre, l’infrastruttura server ormai da tempo anche l’intera rete civica pisana e collega gli enti e le istituzioni di ricerca della città e le scuole di ogni ordine e grado di Pisa e Livorno.

 homeCambiare le modalità di raffreddamento del KEU per ridurre, se non addirittura eliminare, la formazione di idrossidi di cromo e quindi mantenere i processi produttivi ed evitare il rischio di impatti successivi sull'ambiente. È questa la prima indicazione individuata sulla base dei dati del rapporto che l’Università di Pisa, Dipartimento di Scienze della Terra (DST), ha presentato in questi giorni a Regione Toscana ed ARPAT.

Il report, prodotto dall’Ateneo pisano, contiene i risultati della prima fase dello studio realizzato nell'ambito della collaborazione scientifica con ARPAT per la "caratterizzazione del Keu e studio dei processi di rilascio di inquinanti con particolare riferimento a cromo esavalente" siglata il 16 febbraio 2021 e rappresenta un addendum a completamento della documentazione già presentata dal gruppo di lavoro.

Si tratta di un addendum alla relazione, finalizzato alla caratterizzazione del KEU e che riporta le attività svolte ed i risultati ottenuti al fine di determinare la natura, la composizione, le caratteristiche di questo materiale. A questa farà seguito una relazione finale dove verranno illustrate le attività ed i risultati relativi al rilascio di inquinanti ed agli impatti ambientali della contaminazione da KEU.

Per svolgere questa prima parte di attività, l’Università di Pisa ha coinvolto diversi istituti ed enti di ricerca, creando un gruppo di lavoro costituito da:

  • Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Pisa
  • Dipartimento di Chimica e chimica Industriale, Università di Pisa
  • CISUP, Università di Pisa
  • Istituto di Chimica dei Composti Organo Metallici, CNR, Pisa
  • Istituto per lo studio degli Ecosistemi, CNR, Pisa
  • Istituto Italiano di Tecnologia, Genova
  • Elettra Sincrotrone, Trieste
  • SESAME Synchrotron-Light in the Middle East, Allan (Jordan)
  • Alsglobal Stable Isotope Laboratory, Lulea (Sweden)

Il prelievo dei campioni di KEU effettuato nel corso di quattro sopralluoghi presso l’impianto Consorzio Aquarno SpA (ex Ecoespanso), con il coinvolgimento di ARPAT, è stata una delle prime attività realizzate dal gruppo di lavoro, che ha sottoposto i campioni prelevati a varie analisi, esperimenti di invecchiamento accelerato e tecniche analitiche associate dettagliatamente descritte nella documentazione.

La relazione tecnica relativa alla caratterizzazione del KEU è stata condotta attraverso complesse indagini microstrutturali ed esperimenti in camere di invecchiamento, evidenzia la tendenza alla ossidazione del cromo trivalente, che caratterizza il materiale in origine, alla forma esavalente con il passare del tempo ed in condizioni ambientali.

Il cromo esavalente che si forma è presente nel KEU in una forma labile, facilmente lisciviabile dalla fase acquosa. I risultati suggeriscono che il fenomeno di ossidazione sia attribuibile alla formazione di idrossidi di cromo, a seguito del processo di raffreddamento con acqua del prodotto pirosinterizzato. La complessità del fenomeno è stata messa in evidenza grazie all’impiego di tecniche analitiche avanzate, tra le quali anche l’utilizzo del sincrotrone, che il gruppo di ricerca ha dovuto impiegare per comprenderne le dinamiche. Questo pone le basi per ulteriori ricerche allo scopo di approfondire il fenomeno e per individuare le metodiche adeguate per intervenire nel processo di raffreddamento e produzione.

Secondo quanto riportato nella relazione tecnica, infatti, la fase che appare critica nel processo di produzione del KEU per la creazione delle condizioni di successivo rilascio del cromo esavalente nell'ambiente, è quello del raffreddamento con acqua alla uscita del forno di sinterizzazione. Infatti, il KEU, al momento della sinterizzazione, contiene cromo nella forma trivalente in fasi prevalentemente stabili. Si tratta dunque di approfondire e valutare come di intervenire con una metodica adeguata nel processo di raffreddamento per evitare il formarsi di idrossidi di cromo.

Le ricerche eseguite dall’Università di Pisa tramite gli esperimenti e le analisi riportate nella Relazione Tecnica mostrano che il cromo trivalente del KEU, in presenza di ossigeno atmosferico e di umidità in ambiente alcalino, si ossida ad esavalente. In queste condizioni, l’idrossido di cromo (fase grimaldite o altri idrossidi di cromo) presente nel KEU sarebbe la fase reattiva che trasforma il KEU da materiale inerte a sorgente di cromo esavalente. Queste conoscenze indispensabili per capire il processo di ossidazione del cromo trivalente sono confermate anche dalla letteratura dove si evidenzia l’ossidazione dell’idrossido di cromo in ambiente alcalino.

Dai risultati della relazione tecnica sulla caratterizzazione del materiale emerge l’esigenza per ARPAT in accordo con la Regione Toscana, di modificare le prescrizioni dei processi e delle modalità di raffreddamento del KEU per evitare il formarsi di idrossidi di cromo, nell’ambito dell’Autorizzazione Ambientale Integrata (AIA) degli impianti.

Ponendo prescrizioni precise per cambiare le modalità di raffreddamento del KEU potrebbe essere ridotta, se non addirittura eliminata, la formazione di idrossidi di cromo e quindi mantenere i processi produttivi, evitando il rischio di impatti successivi sull'ambiente.

È necessario sottolineare che questi risultati sono da intendersi come preliminari e sono necessari ulteriori verifiche per approfondire i processi che portano alla formazione di grimaldite ed altri idrossidi di cromo e le ulteriori trasformazioni mineralogiche associate all’idratazione con acqua.

La seconda parte della ricerca, che è in corso, sarà funzionale a comprendere le interazioni tra i materiali contenenti KEU e le matrici ambientali sia in siti naturali sia in microambienti anche potenziati nella loro aggressività, ricostruiti in laboratorio. I risultati saranno pubblicati sul sito dell’agenzia appena disponibili.

Si è concluso ed è stato pubblicato sul sito di ARPAT lo studio relativo alla caratterizzazione del KEU - un residuo di produzione derivante dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della concia delle pelli -, svolto nell’ambito della convenzione stipulata tra Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa ed ARPAT.

L’approccio multidisciplinare, coordinato dal Dipartimento di Scienze della Terra, ha visto la partecipazione del gruppo Thermolab del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Ateneo pisano, dell’Istituto di Chimica dei Composti Organometallici (ICCOM-CNR) ed il coinvolgimento di Elettra (Trieste) e SESAME (Allan, Giordania) sincrotrone.

 

Figure post home

 

 Lo studio ha previsto l’analisi microstrutturale del KEU e lo studio delle sue proprietà di rilascio di cromo esavalente attraverso esperimenti in camere di invecchiamento. Le indagini hanno permesso di definire un possibile scenario sui processi che portano alla ossidazione del Cromo trivalente Cr(III) a Cromo esavalente Cr(VI).

In particolare, l’utilizzo della microscopia elettronica in trasmissione, diffrazione elettronica e analisi chimica su campioni di materiale, attraverso l’impego del microscopio elettronico HR-FEG-TEM del Centro per l'Integrazione della Strumentazione scientifica dell'Università di Pisa (CISUP), ha permesso di identificare le principali fasi responsabili dei fenomeni di ossidazione del cromo.

Concluso l’intervento di consolidamento e adeguamento della copertura e di restauro delle facciate di Palazzo Vitelli, centro nevralgico e sede amministrativa dell’Università di Pisa, che da gennaio è tornato al suo antico splendore.

I lavori, diretti dall’Architetto Carla Caldani, si sono svolti sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Pisa, nel pieno rispetto del bene architettonico, privilegiando il recupero e riutilizzo degli elementi originali e, laddove non possibile, con la sostituzione e integrazione con materiali di nuova fattura, compatibili comunque con il manufatto storico.

La storia del Palazzo - Insieme al Palazzo Alla Giornata – sede del rettorato – Palazzo Vitelli domina il lungarno Pacinotti, sulle rive di Tramontana dell’Arno. Come molti dei palazzi affacciati sul fiume, è il risultato dell’accorpamento e del parziale abbattimento di una serie di case-torri medievali, i cui resti sono ancora parzialmente visibili nel cortile interno.

Eretto tra il XVI e XVII secolo per volere di Vitellozzo Vitelli, l’edificio fu proprietà della Casa Reale e, prima ancora, dei Granduchi di Toscana; in questo periodo, essendo l’edificio posto nelle immediate vicinanze del palazzo reale, fu destinato ad accogliere gli illustri ospiti del Granduca, come la principessa Maria di Francia, figlia del re Luigi Filippo, ospitata qui appunto da Leopoldo II.

Il restauro – Realizzato grazie al contributo della Fondazione Pisa, l’intervento di ristrutturazione ha permesso il completo rinnovamento sia degli elementi esteriori, quali facciate, elementi lapidei e copertura, sia di quelli funzionali, come infissi, serramenti e linee vita che, a distanza di cinquant’anni dal precedente restauro, realizzato nel 1973, presentavano evidenti segni di invecchiamento e deterioramento.

 

Facciata prima del restauro

Come si presentava Palazzo Vitelli prima degli interventi di restauro

 

Nel dettaglio, i lavori del tetto hanno comportato la rimozione della copertura e la posa di pannelli in grado di garantire la calpestabilità, condizione primaria per l’installazione delle linee vita (mediante sistema a basso impatto visivo) e una maggior coibentazione, senza sovraccarico sulle strutture esistenti. Al centro della falda che affaccia su Lungarno sono stati sostituiti e motorizzati tre grandi lucernari che illuminano l’ampio atrio e il vano scala sottostante; l’adeguamento del tetto è stato completato con la revisione degli sbalzi di gronda dei vari corpi di fabbrica (taluni in cemento armato, altri in struttura lignea e laterizio).

Le facciate hanno costituito il secondo step di intervento, con la completa rimozione dell’intonaco della facciata principale (a base cementizia) con successivo lavaggio mediante idrogetto; verifica statica della muratura e ricucitura con trattamento di lesioni e sconnessioni tra i conci costituenti la struttura verticale. È stato poi steso un nuovo arriccio ed intonaco a base di calce, con finitura finale mediante coloritura a base di grassello di calce.
Un importante intervento ha riguardato le cornici modanate delle finestre e dei portali d’ingresso, nonché i cornicioni e le balze costituenti le partizioni dei piani orizzontali della facciata, che sono state ricostruite mediante riprese cementizie e rifacimento con malte miscelate con calce e polvere di pietra serena. L’intervento è stato effettuato dalla Restauro Italia di Camaiore (LU).

 

Facciata dopo il restauro

Palazzo Vitelli dopo il resaturo delle facciate, della copertura e degli infissi

 

Altro rilevante capitolo di intervento è stato quello sugli infissi, in parte restaurati, in parte sostituiti e dotati di vetri-camera basso emissivi per garantire l’isolamento termico (4/16/4) e la rispondenza alla normativa sul contenimento energetico. Sostituiti integralmente, con nuovi telai in alluminio con taglio termico, gli infissi dei locali al II e III piano - prospetto posteriore - e quelli del II piano del prospetto laterale, che si affacciano sul vicolo lato Rettorato. Restaurati, infinte, i tre grandi portoni d’ingresso al piano terra, opera eseguita con tecniche prettamente artigianali nelle forme e materiali identici agli originali.

“Il restauro di Palazzo Vitelli è stato reso possibile dal rilevante finanziamento della Fondazione Pisa, a cui va tutta la nostra gratitudine - ha commentato il geometra Filippo Scalsini dell’Università di Pisa, Responsabile del Procedimento – Ci tengo, però, anche a mettere in evidenza come la sua realizzazione sia il frutto di un grande lavoro di squadra che ha coinvolto molti componenti della nostra comunità universitaria. Il restauro, infatti, ha visto impegnati, oltre al sottoscritto e all’architetto Carla Caldani, il geometra Stefano Patrizi, l’ingegner Elena Menchetti - che si è occupata dell’isolamento termico -, il perito industriale Mauro Fiori, che ha seguito gli interventi sugli impianti elettrici, e l’ingegner Andrea Paolicchi, incaricato del coordinamento per la sicurezza. Senza contare il personale dell’amministrazione centrale dell’Università di Pisa che ha pazientemente collaborato durante tutte le fasi di esecuzione dei lavori. A loro, e alla ditta esecutrice, la Casanova Next Srl di Viareggio, va il nostro più sentito riconoscimento”.

immagine homeApprofondire lo strumento dei dottorati innovativi, le modalità di adesione, le tempistiche, le procedure e le opportunità. Questo l’obiettivo dell’incontro “Il Dottorato di Ricerca con le Imprese”, promosso da Confindustria Toscana, Università di Pisa e Unione Industriale Pisana, in programma mercoledì 5 aprile, dalle ore 10.00 alle 12.30 presso l’Auditorium G.A. Agnelli dell’Unione Industriale Pisana, Via Volturno, 43.

L’incontro intende avviare una discussione sul dottorato di ricerca come opportunità per la ricerca e le imprese alla luce del suo significato istituzionale e delle novità introdotte dai finanziamenti PNRR. Il Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Missione 4, Componente 2, Investimento 3.3) prevede infatti l’assegnazione di 15.000 borse - finanziate al 50% dalle imprese.

Nello specifico, con il Decreto ministeriale n.117 del 2 marzo 2023 è partito, per l’anno accademico 2023/2024, il nuovo bando per 13.292 borse di dottorati innovativi. Si tratta di azioni su cui lavorano insieme università e imprese, rafforzando la collaborazione tra sistema pubblico di ricerca e sistema privato.

Ne parleranno i professori Claudio Pettinari (CRUI); Giuseppe Iannaccone (UniPi); Mauro Tulli (UniPi) e Bernardo Tellini (UniPI) assieme a Gianluca Cerracchio (MUR); Enrico Montaperto (MUR); Nicoletta Amodio (Confindustria) e Patrizia Alma Pacini (Confindustria Toscana). Al termine dell’incontro saranno presentate anche alcune testimonianze di imprese e allievi. Apriranno la discussione rappresentanti della Regione Toscana, il presidente dell’Unione Industriale Pisana, Andrea Madonna, e il rettore dell’Università di Pisa, prof. Riccardo Zucchi.

Per partecipare al seminario è necessario compilare il form di iscrizione al seguente link:

https://forms.gle/kzNkUSVqTvRQQUpY9

Accedendo al link si potrà selezionare la partecipazione in presenza o da remoto.

L’evento è stato organizzato dal prof. Alessio Cavicchi, delegato per la promozione della cultura imprenditoriale e dell’innovazione; dalla prof.ssa Chiara Galletti, delegata per le relazioni industriali; dal prof. Corrado Priami, delegato per la valorizzazione della ricerca e per le nuove iniziative imprenditoriali; dal prof. Bernardo Tellini, prorettore per il dottorato di ricerca, e dal prof. Mauro Tulli, delegato per i rapporti con le istituzioni universitarie nazionali, con il contributo dell’Università degli Studi di Firenze, dell’Università degli Studi di Siena, dell’Università per Stranieri di Siena, della Scuola IMT Alti Studi di Lucca, della Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa, e della Scuola Normale di Pisa.

Creare nuove opportunità per avere un ruolo proattivo all’interno della comunità e contribuire ad innovare il sistema economico locale, anche attraverso nuove collaborazioni e connessioni a livello internazionale. Per questo obiettivo dell’Università di Pisa, si è svolto oggi un incontro con i rappresentanti dello Strascheg Center for Entrepreneurship della University of Applied Sciences di Monaco, ente coordinatore del programma e della piattaforma Start for Future a cui l’Ateneo pisano ha aderito con il suo Contamination Lab (CLab).

All’incontro, organizzato nelle sale del Palazzo alla Giornata dal delegato per la promozione della cultura imprenditoriale e dell’innovazione, Alessio Cavicchi, hanno preso parte Pavlina Vujovic e Klaus Sailer del Strascheg Center for Entrepreneurship di Monaco; il delegato per la Transizione digitale, Giuseppe Anastasi, il presidente di CNA Servizi, Stefano Pampaloni, la ricercatrice post-doc Sabrina Tomasi, gli studenti Ira Sulejmeni e Emanuele Torrisi – della startup Clearchain e ambassadors del CLab e testimonial delle sue attività e di quelle di Start For Future all’interno dell’Ateneo -, Paolo Cannata, dell’Ufficio di trasferimento tecnologico, e Arianna Biancani dell’Ufficio per la cooperazione internazionale.

e3898aa6 8561 46b5 9402 6e120579fc3f 900px

“La nostra Università è coinvolta in vari network e progetti internazionali che possono aiutarci a sostenere la nascita di una nuova imprenditorialità giovanile, ma è necessario riuscire a raccordare i vari livelli così da rendere più incisiva la nostra azione - ha spiegato il professor Alessio Cavicchi – L’incontro di oggi tra il nostro CLab e i rappresentanti del Centro dell’Università di Monaco nasce anche da questa esigenza. I colleghi tedeschi, d’altronde, hanno un’esperienza ventennale sul fronte dell’educazione all’imprenditorialità e collaborare con loro può dare forza alle nostre idee e ai nostri progetti”.

Progetti che dall’Ateneo si estendono a tutto l’ecosistema locale pisano, come dimostra la presenza all’incontro anche dei rappresentanti del CNA Pisa che l’Università vorrebbe includere, insieme ad altri attori del territorio, in Start for Future in modo che possano avere parte attiva nel partenariato e, prendendo le mosse dalle esigenze delle aziende locali, poter partecipare a scambi internazionali e a visite studio in altri paesi partner.

31.03 rettorato1

“L’incontro di oggi in rettorato è stato un passo importante nella direzione di una maggior integrazione delle nostre attività locali con quelle che portiamo avanti a livello internazionale – ha aggiunto Cavicchi – Penso ai CrossLab dell’Ateneo che coprono tutte le aree chiave di industria 4.0 e i cui ricercatori potrebbero svolgere un importante ruolo di mentoring per gli studenti internazionali, aiutandoli a sviluppare i propri prodotti. Ma anche alle nuove iniziative di promozione di iniziative imprenditoriali e di relazioni con le imprese a cui l’Ateneo sta lavorando o al network dell’alleanza universitaria europea Circle U di cui facciamo parte dallo scorso anno”.

Proprio con l’intento di una sempre maggior integrazione locale e internazionale, la riunione nelle sale di Palazzo alla Giornata, si è poi allargata ai referenti del trasferimento tecnologico della Scuola Superiore Sant’Anna e della Normale di Pisa, per favorire e rafforzare le sinergie tra le diverse istituzioni pisane e garantire sostenibilità nel tempo alle tante iniziative in campo.

6878e652 4f5c 4e2b b155 e299a2c3e732 900px

Le attività promosse dal Contamination Lab (PhD+ e il CYB+), sono difatti aperte anche agli studenti dei tre Atenei che possono quindi cogliere le opportunità di scambio internazionale offerte dal progetto Start For Future. Inoltre, sia Start For Future che il progetto EELISA UNFOLDS, che coinvolge il Sant’Anna e la Normale, sono stati finanziati dall’EIT (European Institute of Innovation and Technology) e hanno dato vita ad una serie di incontri che, negli ultimi due anni, ha creato diverse occasioni di incontro e collaborazione tra i tre Atenei cittadini.

La familiarità sembra avere un ruolo chiave nel favorire la risposta mimica nell'uso degli smartphone e, potenzialmente, nella dipendenza da questi dispositivi. A rivelarlo è un recente studio condotto da un gruppo di etologi del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa e pubblicato sulla rivista Human Nature edita da Springer.

“Durante la pandemia COVID-19 - spiega la professoressa Elisabetta Palagi dell’Università di Pisa - abbiamo condotto un primo esperimento per valutare gli effetti del lockdown sulla risposta mimica nell'uso degli smartphone. I risultati raccolti hanno confermato la presenza di tale fenomeno e dimostrato che le limitate interazioni sociali ‘dal vivo’ possono modificare, almeno nel breve termine, il modo in cui interagiamo con gli altri rendendoci più inclini ad impegnarci in interazioni sociali ‘virtuali’”.

“A distanza di un anno – prosegue Palagi – abbiamo fatto un nuovo esperimento i cui risultati sono stati, da un certo punto di vista, sorprendenti. Non solo, infatti, questo fenomeno non scompare nel tempo, come era invece lecito attendersi, ma sembra essere strettamente legato al ‘gradiente di familiarità’. Come avviene con la risata o lo sbadiglio, anche la risposta mimica nell’uso dello smartphone è più evidente quando si è insieme a persone che si conoscono”.

 

foto cellulari

La dott.ssa Veronica Maglieri e la professoressa Elisabetta Palagi dell'Università di Pisa

 

“Ad innescare quello che viene definito dalla scienza come ‘effetto camaleonte’, ossia l’imitazione inconscia dei comportamenti altrui, è la direzione dello sguardo di chi, in un gruppo, utilizza lo smartphone per primo”, spiega Veronica Maglieri, primo nome nel lavoro che ha messo in evidenza questo elemento di novità.

Se è ben noto, infatti, come lo sguardo sia, tra gli animali sociali, un elemento di comunicazione importantissimo, che guida il loro comportamento anche in situazioni di pericolo, è la prima volta che tale meccanismo (c.d. gaze-following) viene rilevato in relazione agli oggetti manipolati dagli individui che interagiscono.

Grazie a questo risultato, dunque, lo studio condotto dalla prof.ssa Palagi assieme al prof. Dimitri Giunchi e alle dottoresse Veronica Maglieri e Anna Zanoli, apre a una miglior comprensione del successo di questi dispositivi, portando all’attenzione dei ricercatori un fenomeno etologico che potrebbe essere alla base del possibile fenomeno di dipendenza da questi “strumenti sociali”.

Torna per l'ottavo anno a Pisa la tappa di Coppa del Mondo di Scherma paralimpica, che si terrà da giovedì 16 a domenica 19 marzo nella sede del PalaCUS. Dopo il grande successo delle scorse edizioni, la Federazione Italiana Scherma ha infatti ritenuto di candidare nuovamente la città della Torre anche per questa stagione e ancora attraverso l'organizzazione della storica Società U.S. Pisascherma. Quest'anno, come accadde nel 2015 e nel 2019, la tappa tornerà ad essere valevole per la qualificazione paralimpica per Paris2024. Il pubblico potrà assistere gratuitamente alle varie competizioni.

L’iniziativa è stata presentata questa mattina, 14 marzo, con una conferenza stampa a Palazzo Gambacorti alla presenza del sindaco di Pisa, Michele Conti, dell’assessore alla disabilità del Comune di Pisa, Sandra Munno, del presidente della società U.S. Pisascherma, Giovanni Calabrò, della Responsabile organizzazione “Leaning Tower” World Cup, Daria Marchetti, del delegato per i rapporti con il territorio dell'Università di Pisa, Marco Macchia, del presidente della Fedrazione Italiana Scherma, Paolo Azzi, del coordinatore nazionale paralimpico, Dino Meglio, e del CT della squadra azzurra di fioretto, Simone Vanni.

Dodici le gare individuali previste per le specialità di fioretto, spada e sciabola (categorie A e B secondo disabilità, maschile e femminile) più tre gare a squadre. Tantissimi gli atleti in gara, circa 500 gli iscritti nelle diverse competizioni, in rappresentanza di ben 30 Paesi da tutto il mondo, da ogni continente: team europei di forza ormai consolidata come Ungheria e Ucraina, la fortissima Cina che torna alle gare per la prima volta dopo la pandemia, pronta a prendere più punti possibile per la qualifica. L'Italia parteciperà con ben venti atleti nelle diverse competizioni e le due squadre nazionali di spada maschile e sciabola femminile scenderanno in campo per la gara a squadre. Tanta attesa per il ritorno alle gare di Beatrice Bebe Vio, oltre alle grandi aspettative per moltissimi atleti in ciascuna arma.

“Pisa – dichiara il sindaco di Pisa, Michele Conti – si prepara ancora una volta a ospitare la Coppa del Mondo di scherma paralimpica, un evento importante che oltre a portare in città numerosi atleti con i loro team, con un importante risvolto anche economico, fa capire quanto Pisa sia inclusiva. La disciplina sportiva è un elemento di benessere per tutti indipendentemente dalle capacità fisiche di ciascuno. Lo scorso dicembre, in occasione della Giornata Olimpica del Coni, come Amministrazione abbiamo presentato lo studio “Lo Sport come strumento di qualità per la vita” che ha mostrato non solo i tanti impianti sportivi pubblici e privati presenti in città, ma anche l’importante lavoro fatto in questo anni dal Comune per promuovere, attraverso la pratica sportiva, l’inclusione delle persone con disabilità. Mi piace infine ricordare Antonio Di Ciolo che oltre ad essere stato un grande maestro e schermitore è stato un po’ il pioniere di questa disciplina”.

"Ospitare a Pisa per l'ottava volta la Coppa del Mondo di scherma Paralimpica è, per tutti noi, un prezioso riconoscimento del lavoro svolto per migliorare le opportunità nel nostro territorio di praticare attività sportive per le persone con disabilità - ha dichiarato Marco Macchia, delegato per i rapporti con il territorio dell'Università di Pisa - Un impegno che nasce dalla consapevolezza di quanto lo sport sia importante per ritrovare la propria autostima ed essere più forti nelle sfide di ogni giorno, come testimoniano le storie di tanti nostri studenti con disabilità. Non a caso, da otto anni, facciamo parte anche del Progetto SportHabile del Comitato Regionale Toscana del Comitato Italiano Paralimpico. Tutto questo, peraltro, si inserisce in un più ampio disegno per un’Università in grado di accogliere gli studenti con disabilità e DSA e di valorizzarne i talenti. È il nostro contributo per la costruzione di una società migliore, in cui nessuno venga lasciato indietro”.

“Una importante novità di quest’anno - dichiara l’assessore alla disabilità e alle politiche scolastiche del Comune di Pisa, Sandra Munno – è dedicata alle scuole. Gli atleti della nazionale paralimpica andranno infatti a fare visita ad alcune scuole del territorio, incontrando i ragazzi e portando loro un messaggio importantissimo che è quello che come amministrazione abbiamo cercato di trasmettere alla città in tutti questi anni, e cioè che si può essere campioni anche se portatori di disabilità. Un messaggio ancora più importante in un momento come questo in cui il Parlamento sta discutendo una riforma dell’articolo 33 della Costituzione per riconoscere il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”.

IMG 6083

“Siamo onorati di patrocinare un evento come la Coppa del Mondo di scherma paralimpica e grati all'Us Pisascherma per aver portato qui una manifestazione sportiva di rilevanza internazionale – dichiara il presidente della Sds zona pisana Sergio Di Maio - che non solo dà lustro a tutto il territorio della Zona Pisana, ma da cui parte anche un grande messaggio d'inclusione: in bocca al lupo a Bebe Vio, al CT Simone Vanni e a tutti le azzurre e azzurri che saliranno in pedana nei prossimi giorni”.

Il presidente dell'US Pisascherma Giovanni Calabrò si dice "pronto ad accogliere una nuova edizione. Con il sostegno ed il patrocinio dei Comuni di Pisa e di San Giuliano Terme, nonché della Fondazione Pisa, ci prepariamo ad una grande festa per la città di Pisa e ad una grandissima sfida per tutti gli atleti. L'edizione preolimpica è sempre estremamente impegnativa da un punto di vista logistico, ma con il sostegno dei nostri sponsor Cetilar, Decathlon, Paim e Devitalia, siamo certi di preparare un evento di qualità eccellente”.

“La tappa di Pisa è diventata negli anni un punto di riferimento imprescindibile del circuito di Coppa del Mondo Paralimpica e ne siamo orgogliosi perché ha dato all’Italia un’assoluta centralità nel movimento schermistico internazionale della specialità – aggiunge Paolo Azzi, Presidente della Federazione Italiana Scherma. Il merito è di un Comitato Organizzatore instancabile, che offre una proposta di grande qualità, e del lavoro di squadra che l’intero territorio pisano porta avanti grazie all’impegno delle istituzioni. Sarà, questa del 2023, un’edizione speciale, perché siamo nell’anno in cui il nostro Paese ospiterà il Mondiale, in ottobre a Terni, e perché a Pisa saranno in palio punti pesanti per la Qualifica alle Paralimpiadi di Parigi 2024. Ma sarà anche, come sempre, un’autentica festa di sport che va persino al di là dei suoi importantissimi contenuti agonistici, nel solco dell’impegno che da oltre un decennio la Federazione Italiana Scherma ha intrapreso integrando totalmente l’attività olimpica a quella paralimpica. E Pisa, in questo percorso di cui siamo davvero fieri, è una città simbolo”.

Alle queste parole si aggiungono quelle della responsabile dell'organizzazione di questo evento, Daria Marchetti, "entusiasta per come la partecipazione della comunità locale sia sempre più ampia. Quest'anno alcuni atleti della nazionale paralimpica si recheranno in alcune scuole di Pisa e San Giuliano Terme per incontrare i bambini pisani ed invitarli a fare il tifo per la nazionale al PalaCUS. L'edizione che abbiamo davanti è numericamente la più impegnativa di sempre, e non potrebbe essere realizzata senza il grande aiuto dell'Università di Pisa e del CUS Pisa, che ogni anno riescono a trovarci lo spazio per realizzare questa manifestazione. Voglio rivolgere un particolare ringraziamento alle sezioni sportive del CUS che si sono date da fare moltissimo per riorganizzare i propri calendari sportivi per lasciare spazio a questa gara”.

“Mi associo ai ringraziamenti verso Pisa – dichiara il coordinatore della nazionale paralimpica, Dino Meglio - che ci permette di disputare la prova più importante dell'anno in casa. Non solo per le motivazioni che ci sono nel farlo a Pisa ma anche per la visibilità e i riflessi mediatici che scaturiscono da tutto questo. Ci presentiamo con una squadra motivata e molto forte, cercheremo di confermarci. Ci tengo a ringraziare il comitato perché di anno in anno l'organizzazione migliora e quando si pensa di aver raggiunto la perfezione si riesce a fare meglio. Quello che accade qui è straordinario considerando che abbiamo grande esperienza di cosa succede nelle altre tappe internazionali”.

L’Università di Pisa entra nell’era GARR-T. Da questa mattina, infatti, il Green Data Center di San Piero a Grado è collegato con un secondo nodo (PoP) alla rete nazionale a banda ultra-larga di nuova generazione, dedicata alla comunità dell’istruzione e della ricerca. La connessione internet della rete di Ateneo passa così da 10 a 100 gigabit. Un salto di qualità di cui beneficerà tutta la comunità scientifica pisana, ma anche buona parte del territorio della Toscana di Nord-Ovest.

“Con questo secondo PoP la potenza di calcolo scientifico del nostro Green Data Center cresce enormemente, consolidando il suo ruolo di asset strategico per le attività di ricerca del nostro ateneo - spiega Antonio Cisternino, presidente del Sistema Informatico di Ateneo - A beneficiare di questo potenziamento non sarà, però, solo l’Università di Pisa, ma l’intero sistema pisano della ricerca, oltre alla rete civica cittadina e alle tantissime scuole che oggi sono collegate alla nostra fibra ottica”.

“Da oggi, l’infrastruttura territoriale dell’Ateneo, con oltre 9.000 km di fibra ottica e una banda utilizzabile di 200 Gigabit/secondo, potrà finalmente sfruttare appieno le sue potenzialità - spiega Stefano Suin, dirigente della Direzione Infrastrutture Digitali dell’Università di Pisa – Questo ci consentirà di valorizzare anche le risorse che vi sono ospitate, prime fra tutte il Green Data Center dell’Ateneo, fra i principali datacenter italiani nel panorama delle Pubbliche amministrazioni e uno dei pochissimi classificato «A» da AgID”.

 

mappa rete pisa

Come si estende la rete universitaria nella città di Pisa

 

“Quello che da tempo stiamo cercando di sviluppare è un vero e proprio ‘modello UniPi’ di transizione digitale, in cui il nostro ateneo mette a disposizione del territorio le sue infrastrutture e le sue forti competenze nel campo dell’ICT – conclude Giuseppe Anastasi, delegato del rettore per la transizione digitale – Adesso speriamo di poter ampliare ancora di più il network già esistente, così da accelerare la trasformazione digitale della Toscana di Nord-Ovest”.

Oltre ai 250 edifici dell’Università di Pisa sono collegati alla rete di ateneo anche le sedi pisane del CNR, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e dell’Istituto Nazionale di Vulcanologia (INGV); la Scuola Superiore Sant'Anna, la Scuola Normale Superiore, la Stella Maris e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana. Per non parlare del Centro Onde Gravitazionali “Virgo” di Cascina e dell’Accademia Navale di Livorno.

Attraverso accordi e convenzioni, inoltre, l’infrastruttura dell’Ateneo serve ormai da tempo anche l’intera rete civica pisana e collega le scuole di ogni ordine e grado di Pisa e Livorno.

Pagina 6 di 8

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa