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Comunicati stampa

marchio unipi 900x600È scomparsa dopo una lunga malattia la professoressa Maria Grazia Capusso, a lungo docente di Filologia romanza all’Università di Pisa. Nata a Torino nel 1950, ha compiuto tutti gli studi universitari presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pisa, laureandosi nel 1975 con una tesi in Filologia romanza (Saggio di concordanze del lessico poliano), sotto la guida di Valeria Bertolucci Pizzorusso. Dallo stesso anno ha prestato servizio come assistente incaricata presso la Cattedra di Filologia romanza della Facoltà di Lettere e Filosofia, svolgendo in tale sede (Istituto di Filologia romanza della Facoltà di Lettere, poi Dipartimento di Lingue e Letterature romanze) l’attività scientifica e didattica, proseguita a partire dal 1981 come ricercatrice universitaria.

Dal 1992 è stata nominata professoressa di seconda fascia presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere moderne dell'Università della Tuscia di Viterbo, titolare, oltre che di Filologia romanza, anche di Lingua e Letteratura catalana. Contemporaneamente teneva l'affidamento di Filologia romanza presso l’Università di Pisa, dove ha ottenuto il trasferimento dal 2002, sempre presso la suddetta Facoltà di Lettere, afferendo al Dipartimento di Lingue e Letterature romanze, ora Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, e dove ha prestato servizio fino al 2019, anno del suo pensionamento. Titolare dell’insegnamento di Filologia romanza sia per i corsi di Laurea triennale che per quelli di laurea magistrale, ha diretto numerose tesi di laurea di primo e di secondo livello, e partecipato a vari collegi di dottorato (Pavia, Padova, Pisa). Ha quindi partecipato, anche come responsabile locale, a vari programmi di ricerca cofinanziati dal MIUR per l’area disciplinare 10 (“Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche”).

È stata membro della «Association Internationale d'Études Occitanes», della «International Courtly Literature Society», della «Società Italiana di Filologia Romanza», della «Societad de Estudios Medievales y Renacentistas», della «Société Internationale Arthurienne», della «Société ‘Rencesvals’ pour l’étude des épopées romanes», e ha partecipato a vari congressi nazionali e internazionali. Ha collaborato inoltre, a partire dall'anno di fondazione (1987) al 2002, alla stesura ed al coordinamento del settore “Literatura española” nel «Boletín bibliográfico de la Asociación Hispánica de Literatura Medieval», della cui associazione (A.H.L.M.) era membro.

Le sue principali linee di ricerca si sono dirette verso più settori linguistico-letterari romanzi, in ossequio alla grande tradizione della disciplina e agli studi portati avanti dalla scuola pisana fondata da Silvio Pellegrini, e proseguita negli stessi anni anche da Valeria Bertolucci Pizzorusso e Pietro G. Beltrami. Nel settore del franco-italiano, decisamente privilegiato, la produzione francese di autori italiani dei secoli XIII e XIV ha richiamato la sua attenzione fin dall'elaborazione della tesi di laurea, dedicata alla più antica ed autorevole redazione del Milione di Marco Polo (Parigi, BnF, ms.fr.1116). Nello stesso ambito ha esaminato altri componimenti caratterizzati da ibridismo linguistico: dalle Estoires de Venise di Martin da Canal alla cosiddetta Geste Francor (Cod. Marc. fr. XIII di Venezia). Per l’antico francese, si è dedicata a vari aspetti della narratio brevis, a partire dai lais di Maria di Francia (Eliduc, Chievrefoil) fino ai lais anonimi, sia bretoni che realistico-cortesi. Nel settore dell’antico provenzale, ha effettuato sondaggi testuali ed editoriali su vari trovatori, da Guglielmo IX a Guiraut Riquier.

Il suo peculiare interesse per il trobadorismo italiano si è poi concentrato su autori come Rambertino Buvalelli e Lanfranco Cigala; in collaborazione con l’allievo Frej Moretti ha di recente messo a punto un repertorio bibliografico sui trovatori d’Italia. Su un piano più comparatistico, si è occupata delle tradizioni gallo-romanze, italo-romanze e ibero-romanze di opere come l’Apollonio di Tiro, del genere del salutz, e del “dibattito del chierico e del cavaliere”. Appassionata e rigorosa, è stata una studiosa attenta anche alle nuove tendenze della disciplina, senza trascurare l’attività didattica e istituzionale. Amici e colleghi del Dipartimento di FiLeLi, collaboratori e allievi, ne ricordano, oltre che quello scientifico, anche il lato umano, con grande e sincero affetto.

Qui sotto una selezione di alcune sue pubblicazioni particolarmente rappresentative:

La lingua del Divisament dou monde di Marco Polo. I. Morfologia verbale, Pisa, Pacini, 1980.

L' Exposition di Guiraut Riquier sulla canzone di Guiraut de Calanson 'Celeis cui am de cor e de saber', Pisa, Pacini, 1989.

I trovatori d’Italia. Repertorio bibliografico (in collaborazione con F. Moretti), Pisa, Pacini, 2018.

Appunti sui Lais di Maria di Francia. I. Il cosiddetto "Prologo di Guigemar". II. Un'altra eco dell'Apollonio di Tiro'?, in «Studi Mediolatini e Volgari», XLII (1996), pp.79-117.

La novella allegorica di Peire Guilhem, in «Studi Mediolatini e Volgari», XLIII (1997), pp.35-130.

La foresta degli amanti. Echi e rifrazioni dell’immaginario medievale nel ‘salut’ Destret d’emors mi clam a vos (codice catalano F), in «Il confronto letterario», 43/1(2005), pp.7-23. 

Il ‘nuvel lay’ di Tristano. Ancora sul ‘Chievrefoil’ di Maria di Francia, in Studi di Filologia romanza offerti a Valeria Bertolucci Pizzorusso, a cura di P.G.Beltrami, M.G.Capusso, F.Cigni, S.Vatteroni, Pisa, Pacini, 2006, I, pp. 393-417.

Riflessi citazionali dell’ ‘Apollonio di Tiro’, in «Studi Mediolatini e Volgari», LII (2006), pp.33-54.

Graelent, Roland e la Bretagna, in «Studi Mediolatini e Volgari», LV (2009), pp.5-36.

Performances giullaresche, ricapitolazioni e riconoscimenti, in «Ogni onda si rinnova». Studi di ispanistica offerti a Giovanni Caravaggi, a cura di A.Baldissera, G.Mazzocchi, P.Pintacuda, Como-Pavia, Ibis, 2011, I, pp.51-75.

Rambertino Buvalelli, ‘Ges de chantar nom voill gequir’ (BdT 281.5) http://www.lt.unina.it/Capusso-2011.pdf.

Raimon Bistortz d'Arles, Aissi com arditz entendenz (BdT 416.2) https://www.lt.unina.it/Capusso-2016.pdf


Fabrizio Cigni

Professore di di Filologia e linguistica romanza
Università di Pisa

Martedì, 28 Novembre 2023 15:00

"Siculo" - concerto degli Unavantaluna

Martedì, 28 Novembre 2023 14:52

"Siculo" - concerto degli Unavantaluna

Sabato 2 dicembre, alle ore 21.00, presso il Teatro Nuovo, andrà in scena il concerto degli Unavantaluna dedicato al nuovo album 'Siculo'.

Unavantaluna è un gruppo composto da Francesco Salvadore (voce), Carmelo Cacciola (voce e lauto cretese), Luca Centamore (voce e chitarre), Pietro Cernuto (voce, zampogne e friscaletti) e Arnaldo Vacca (voce e percussioni): gli artisti sono uniti dalle origini siciliane e dalla passione per le arti e le tradizioni popolari della loro terra.

L'esibizione inaugura la stagione di ‘Calendario Popolare’, la tradizionale rassegna di musica popolare del Teatro Nuovo.

Il costo del biglietto ridotto per studenti e dipendenti dell’Università di Pisa è di 10 euro.

Botteghino del teatro aperto martedì e giovedì dalle 16.00 alle 19.00 e a partire da un'ora prima dell'inizio degli spettacoli.

Informazioni: 392.3233535; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Pisa - Giovedì 30 novembre, alle 17.30, presso l'Auditorium di Palazzo Blu (Lungarno Gambacorti, 9), si svolge la presentazione del volume "Italia e islam. Culture, persone e merci dal Medioevo all'età contemporanea" (Carocci, 2023) a cura di Daniele Mascitelli e Renata Pepicelli dell’Università di Pisa che saranno presenti insieme a Stefano Allievi e Simone Collavini.
La presentazione del volume si svolge nell'ambito della mostra “Pisa e il mondo arabo”, che si tiene a Palazzo Toscanelli e al Museo Nazionale di S. Matteo, dal 24 novembre al 23 gennaio 2024.

Si svolge a Pisa il primo convegno italiano di Archeologia dell'età Contemporanea. Il 30 novembre e il 1° dicembre un centinaio di studiosi e studiose si ritrovano al Centro Congressi "Le Benedettine" (Piazza S. Paolo a Ripa D'Arno, 16) per questa iniziativa coordinata dal MAPPA Lab del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Ateneo pisano e dal Dipartimento di Ricerca e formazione umanistica dell'Università di Bari.

“A livello internazionale l’archeologia contemporanea è una disciplina che esiste da circa venti anni, in Italia siamo ancora agli inizi – spiega Francesca Anichini, una delle responsabili scientifiche dell’iniziativa – studiamo le tracce materiali contemporanee degli ultimi due secoli, fino al presente”.


Gli ambiti che sono illustrati nel convegno sono moltissimi: dalla ricostruzione dei paesaggi delle due Guerre mondiali, all’archeologia della Resistenza, sino a scenari futuribili, come l’archeologia delle missioni spaziali, nello specifico la missione Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea (2004-2016), o i graffiti sui muri di Venezia, quasi pagine di un libro che raccontano le storie di chi ha vissuto la città nelle sue varie fasi storiche.

“Ogni azione che facciamo lascia delle tracce; siamo tutti circondari e immersi negli oggetti, senza rendercene conto, stringiamo con loro tantissimi vincoli e relazioni– spiega Anichini – Partendo da queste tracce che ci lasciamo dietro, l’archeologia dell’età contemporanea cerca di comprendere le dinamiche che hanno caratterizzato e caratterizzano gli eventi della nostra società”.

Nella due giorni del convegno parleranno circa trenta relatori da varie università italiane e straniere e sarà possibile seguire i lavori anche online. Il programma dettagliato e il link per lo streaming sono sul sito del convegno https://sites.google.com/view/ciac23/home

In attesa della prova finale che il sito archeologico di Uşaklı Höyük è veramente Zippalanda, l’antica città santa degli Ittiti, ma la soluzione dell’enigma sembra ormai ad un passo. La sedicesima campagna della Missione Archeologica Italiana in Anatolia Centrale, guidata dall’Università di Pisa, ha fatto emergere, infatti, nuovi e importanti elementi sull’uso rituale delle strutture di epoca ittita ritrovate nella zona nord della città, in primo luogo l’enigmatica struttura circolare rinvenuta nel 2022.

“Siamo ancora in attesa dei risultati dello studio archeozoologico – spiega il professor Anacleto D’Agostino dell’Università di Pisa, che dirige gli scavi -, ma il ricco repertorio di resti faunistici trovato al suo interno, principalmente pecore e capre, con segni di una lavorazione molto particolare, diversa da quella ordinaria, sembra confermare una sua interpretazione in chiave rituale. Ipotesi realistica, vista anche la sua vicinanza al tempio della città bassa, riportato alla luce nel 2013”.

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“Allo stesso modo – prosegue D’Agostino -, l’ampliamento dello scavo sulla corte lastricata vicina alla struttura circolare, ha fatto riemergere gli scheletri parziali di due bambini nei pressi di un focolare, tra un accumulo di cenere, ossa animali e frammenti di contenitori ceramici. Un ritrovamento enigmatico, ma che rafforza ulteriormente la nostra ipotesi sulla specificità del contesto che stiamo scavando. Specificità che si inquadra nell’ambito rituale e delle attività connesse, verosimilmente, con la sfera religiosa”.

Tra i reperti che rafforzano l’ipotesi che si tratti di uno spazio legato ad attività di ambito rituale, anche alcuni frammenti di intonaco dipinto a fresco con motivi geometrici e figurati di colore rosso e nero simili a quelli rinvenuti in altri templi di epoca ittita, oltre ai pezzi di due particolari vasi fatti a forma di avambraccio e con la parte terminale, quella della mano, a coppella, usati per le libagioni.

Nel corso della sedicesima campagna di scavo, che si è svolta tra la fine di aprile e gli inizi di luglio, l’attività del gruppo internazionale di archeologi guidato dall’Università di Pisa si è concentrata anche in altre zone della città. In particolare, è proseguito lo scavo della necropoli individuata lo scorso anno, sul limite della parte pianeggiante del sito, mettendo in luce tombe di epoca tardo romana e bizantina (in giara e a cista) risultate importanti per la ricostruzione delle pratiche funerarie e lo studio delle paleopatologie e del DNA, in una regione che vede in questo periodo avvicendarsi alle genti autoctone nuovi arrivati e trasformarsi in termini di popolamento. Sulla pendice sud-orientale del sito è stata aperta, inoltre, una nuova trincea di scavo per approfondire la conoscenza del sistema di terrazzamento della cittadella dell’età del Ferro.

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Proseguono, infine, da parte degli specialisti della missione, l’analisi dei resti vegetali, condotti su campioni di terreno precedentemente raccolti e setacciati, e delle ossa animali, che stanno fornendo agli archeologi importanti informazioni riguardanti uno dei filoni principali di ricerca del progetto, relativo all’archeologia dell’alimentazione. Oltre a permettere una futura ricostruzione del contesto ambientale antico.

“I resti di cibo e degli animali abbattuti, gli specifici contenitori ceramici in uso permettono di ricostruire aspetti importanti relativi alle pratiche di cottura e sfruttamento delle risorse via via a disposizione dando nuovo impulso alla ricostruzione del paesaggio antico, a definire aspetti quotidiani legati alle ricorrenti crisi che lo hanno riguardato e alle risposte che la società ha saputo trovare nel corso del tempo  – conclude il professor Anacleto D’Agostino – In particolare, le ricerche di paleobotanica, archeozoologia e paleoantropologia hanno permesso l’acquisizione di importanti dati ambientali che oggi ci permettono di comprendere come l’uso del territorio e le abitudini alimentari si siano trasformate nel corso dei secoli in risposta anche alle trasformazioni sociali e politiche prodotte dalla fine delle organizzazioni centralizzate e delle economie ad esse legate”.

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Il progetto archeologico della Missione Archeologica Italo-Turca in Anatolia Centrale (Uşaklı Höyük Archaeological Project), iniziato nel 2008 e in cui è impegnato l’Ateneo pisano, è l’unico a direzione italiana che opera su un insediamento ittita nell’area che fu centro del regno prima e poi dell’impero.

Il progetto opera con una concessione decennale della Direzione Generale del Patrimonio Culturale e dei Musei, Ministero della Cultura e Turismo della Repubblica di Turchia.  Sostenuto finanziariamente, per l’anno 2023, dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dall’Università di Pisa, dalla Fondazione Oriente Mediterraneo e dall’Università degli Studi di Firenze, coinvolge archeologi, filologi, ricercatori e studenti delle Università di Pisa, Firenze, Siena, Koç, Istanbul, Yozgat Bozok e UCL Londra coordinati da Anacleto D’Agostino (Pisa), Valentina Orsi (Siena e Koç), Stefania Mazzoni e Giulia Torri (Firenze), Yagmur Erskine Heffron (Londra), Demet Taşkan (Yozgat Bozok), e gli specialisti Claudia Minniti (Sapienza Università di Roma), Yılmaz Selim Erdal (Ankara Hacettepe) e Lorenzo Castellano (New York University).

Hanno inoltre preso parte alla campagna 2023: i dottori Giacomo Casucci, Giuseppe Facchetti, Joshua Britton e Marta Doglio; gli studenti Ilaria Carboni, Emily Cox, Alessia Fontini, Vittoria Malerba, Cristina Napolitano, Arife Ak, Abdul Samet Başkal, Kerime Başkal, Gizem Çetinkaya, Nagihan Dalkılıç, Zeki Esen, Havva Güneş, Neriman İpek; i dottori Emanuele Taccola del Laboratorio LaDiRe dell’Università di Pisa - che ha realizzato il rilievo topografico e le riprese da drone - e Neil Erskine; la dott.ssa  Elisa Girotto e Sergio Martelli hanno eseguito i disegni dei materiali.

 

PER MAGGIORI INFORMAZIONI: Scavi e ricerche a Uşaklı Höyük, tra bioarcheologia e tracce di antichi rituali

Si svolge a Pisa il primo convegno italiano di Archeologia dell'età Contemporanea. Il 30 novembre e il 1° dicembre un centinaio di studiosi e studiose si ritrovano al Centro Congressi "Le Benedettine" (Piazza S. Paolo a Ripa D'Arno, 16) per questa iniziativa coordinata dal MAPPA Lab del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Ateneo pisano e dal Dipartimento di Ricerca e formazione umanistica dell'Università di Bari.

“A livello internazionale l’archeologia contemporanea è una disciplina che esiste da circa venti anni, in Italia siamo ancora agli inizi – spiega Francesca Anichini, una delle responsabili scientifiche dell’iniziativa – studiamo le tracce materiali contemporanee degli ultimi due secoli, fino al presente”.

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Ricognizione archeologica a Lampedusa, sulle tracce delle migrazioni non documentate, 2021

Gli ambiti che sono illustrati nel convegno sono moltissimi: dalla ricostruzione dei paesaggi delle due Guerre mondiali, all’archeologia della Resistenza, sino a scenari futuribili, come l’archeologia delle missioni spaziali, nello specifico la missione Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea (2004-2016), o i graffiti sui muri di Venezia, quasi pagine di un libro che raccontano le storie di chi ha vissuto la città nelle sue varie fasi storiche.

“Ogni azione che facciamo lascia delle tracce; siamo tutti circondari e immersi negli oggetti, senza rendercene conto, stringiamo con loro tantissimi vincoli e relazioni– spiega Anichini – Partendo da queste tracce che ci lasciamo dietro, l’archeologia dell’età contemporanea cerca di comprendere le dinamiche che hanno caratterizzato e caratterizzano gli eventi della nostra società”.

Nella due giorni del convegno parleranno circa trenta relatori da varie università italiane e straniere e sarà possibile seguire i lavori anche online. Il programma dettagliato e il link per lo streaming sono sul sito del convegno https://sites.google.com/view/ciac23/home

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