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Comunicati stampa

Sono circa 3000 i candidati attesi alle sette prove di ammissione ai corsi dell’Università di Pisa che quest’anno si terrano dal 5 al 28 settembre fra Lucca e Pisa per un totale di 1177 posti disponibili. La novità di quest’anno è che per i corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e protesi dentaria e Medicina Veterinaria i test si sono già svolti attraverso in modalità TOLC (Test OnLine CISIA- Consorzio Interuniversitario Sistemi Integrati per l'Accesso), in due sessioni, tra il 14 ed il 24 aprile e il 15 ed il 25 luglio, e per il 5 settembre è attesa la pubblicazione della graduatoria nazionale.

Nel dettaglio, il calendario dei test in presenza prevede sei prove al Polo Fiere a Lucca: il 5 settembre alle 10 la triennale di Psicologia e il 7 settembre alle 10 la magistrale; il 12 settembre alle 10 la triennale in Scienze Motorie; le Professioni sanitarie sono il 14 settembre alle 13; il 20 settembre alle 11 si svolge il test per Scienze della Formazione Primaria e il 21 settembre alle 14 per Scienze e Tecniche delle attività motorie preventive e adattate. Infine, il 28 settembre alle 13 al Polo didattico Porta Nuova (Via Padre B. Fedi) a Pisa si svolge la prova per i corsi di laurea magistrali delle Professioni Sanitarie.
In occasione dei concorsi più numerosi verranno aperti dieci varchi di identificazione e saranno disponibili dieci settori, di cui uno riservato agli studenti con DSA/disabilità. In tutte le date saranno a disposizione un servizio antincendio, un’autoambulanza, connessione wi-fi, impianto audio e video, servizi di sanificazione e pulizia.

“Venuti meno i vincoli della pandemia, è rimasta la necessità di far svolgere a studenti e studentesse le prove di accesso di settembre in una data e una sede unica, in modo da garantire pari opportunità per tutti – ha dichiarato il rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi - Di qui la decisione di organizzare i test a Lucca, in una struttura allo stesso tempo capiente, sperimentata ed anche economicamente sostenibile, che purtroppo ad oggi non ha equivalenti nel territorio cittadino, data l’inagibilità del Palazzo dei Congressi. A Pisa, nei locali dell’Università, abbiamo svolto i test di Medicina, che potevano essere articolati su più giorni. E a Pisa vorremmo poter effettuare in futuro tutti i test di ammissione alla nostra Università, anche quelli con i numeri più grandi. Su questo, come su altri temi, abbiamo aperto il dialogo con il Comune e le altre istituzioni locali per individuare e costruire insieme quella soluzione di cui città e Università hanno indubbiamente un forte bisogno”.

“Il sistema dei test di accesso sta conoscendo una fase di trasformazione a livello nazionale – conclude il prorettore alla Didattica Giovanni Paoletti - Come Università di Pisa siamo costantemente impegnati per intercettare i cambiamenti in atto e offrire agli studenti e alle studentesse che vengono da noi le soluzioni logistiche disponibili più adatte. Per noi è fondamentale che possano affrontare nelle migliori condizioni possibili questo momento importante e impegnativo di avvio del loro percorso universitario. Per fare questo occorre una macchina organizzativa imponente: ringrazio a nome dell’Ateneo tutto il personale docente e amministrativo che ci dedica tempo, competenza e disponibilità per diversi mesi all’anno… E in bocca al lupo ragazze e ragazzi!”.

Sono circa 3000 i candidati attesi alle sette prove di ammissione ai corsi dell’Università di Pisa che quest’anno si terrano dal 5 al 28 settembre fra Lucca e Pisa per un totale di 1177 posti disponibili. La novità di quest’anno è che per i corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e protesi dentaria e Medicina Veterinaria i test si sono già svolti attraverso in modalità TOLC (Test OnLine CISIA- Consorzio Interuniversitario Sistemi Integrati per l'Accesso), in due sessioni, tra il 14 ed il 24 aprile e il 15 ed il 25 luglio, e per il 5 settembre è attesa la pubblicazione della graduatoria nazionale.

Nel dettaglio, il calendario dei test in presenza prevede sei prove al Polo Fiere a Lucca: il 5 settembre alle 10 la triennale di Psicologia e il 7 settembre alle 10 la magistrale; il 12 settembre alle 10 la triennale in Scienze Motorie; le Professioni sanitarie sono il 14 settembre alle 13; il 20 settembre alle 11 si svolge il test per Scienze della Formazione Primaria e il 21 settembre alle 14 per Scienze e Tecniche delle attività motorie preventive e adattate. Infine, il 28 settembre alle 13 al Polo didattico Porta Nuova (Via Padre B. Fedi) a Pisa si svolge la prova per i corsi di laurea magistrali delle Professioni Sanitarie.
In occasione dei concorsi più numerosi verranno aperti dieci varchi di identificazione e saranno disponibili dieci settori, di cui uno riservato agli studenti con DSA/disabilità. In tutte le date saranno a disposizione un servizio antincendio, un’autoambulanza, connessione wi-fi, impianto audio e video, servizi di sanificazione e pulizia.

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Una prova di ammissione degli anni scorsi

“Venuti meno i vincoli della pandemia, è rimasta la necessità di far svolgere a studenti e studentesse le prove di accesso di settembre in una data e una sede unica, in modo da garantire pari opportunità per tutti – ha dichiarato il rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi - Di qui la decisione di organizzare i test a Lucca, in una struttura allo stesso tempo capiente, sperimentata ed anche economicamente sostenibile, che purtroppo ad oggi non ha equivalenti nel territorio cittadino, data l’inagibilità del Palazzo dei Congressi. A Pisa, nei locali dell’Università, abbiamo svolto i test di Medicina, che potevano essere articolati su più giorni. E a Pisa vorremmo poter effettuare in futuro tutti i test di ammissione alla nostra Università, anche quelli con i numeri più grandi. Su questo, come su altri temi, abbiamo aperto il dialogo con il Comune e le altre istituzioni locali per individuare e costruire insieme quella soluzione di cui città e Università hanno indubbiamente un forte bisogno”.

“Il sistema dei test di accesso sta conoscendo una fase di trasformazione a livello nazionale – conclude il prorettore alla Didattica Giovanni Paoletti - Come Università di Pisa siamo costantemente impegnati per intercettare i cambiamenti in atto e offrire agli studenti e alle studentesse che vengono da noi le soluzioni logistiche disponibili più adatte. Per noi è fondamentale che possano affrontare nelle migliori condizioni possibili questo momento importante e impegnativo di avvio del loro percorso universitario. Per fare questo occorre una macchina organizzativa imponente: ringrazio a nome dell’Ateneo tutto il personale docente e amministrativo che ci dedica tempo, competenza e disponibilità per diversi mesi all’anno… E in bocca al lupo ragazze e ragazzi!”.

Il corso si propone di avvicinare le studentesse e gli studenti di qualunque disciplina alle problematiche da affrontare per costruire start up innovative allo scopo di analizzarne gli strumenti utili per la creazione.

Si affrontano i temi della multidisciplinarietà e della creatività come aspetti essenziali per il successo delle nuove iniziative imprenditoriali.

Il corso fornisce anche le tecniche di problem solving indispensabili per affrontare il percorso di costruzione di una start up. Il corso fa parte dell’offerta di corsi trasversali dell’Università di Pisa.

Vai al sito del corso

Il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa propone, presso la Biblioteca Civica Agorà a Lucca, 4 incontri dedicati alle ricchezze naturalistiche del Monte Pisano da scoprire con l’aiuto delle gioco-guide e delle carte-gioco.

Il primo incontro, “Le piante del Monte Pisano”, si svolgerà venerdì 8 settembre 2023 alle ore 17.00 e prevede un laboratorio ludico-didattico dedicato al riconoscimento delle principali piante del Monte Pisano, con osservazione e manipolazione di materiale vegetale:

  1. Gioco memory a punti per presentare le principali piante del Monte Pisano
  2. Osservazione e manipolazione di materiale vegetale per imparare a riconoscere le piante usando vista, tatto e olfatto.
  3. Osservazione con la lente d’ingrandimento e scomposizione di un fiore per osservarlo in tutte le sue parti.

Per informazioni e prenotazioni:

Biblioteca Civica Agorà 0583445716 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Sviluppare una tecnologia che sia in grado di collegare due computer quantistici attraverso fibra ottica e gettare così le basi del “Quantum Internet”. È questo l’obiettivo del pioneristico progetto di ricerca che è valso a Silvia Zorzetti del FermiLab di Chicago, e alumna dell’Università di Pisa, il prestigioso Early Career Award del Governo americano, che le consentirà di ricevere una sovvenzione di 2.5 milioni di dollari in cinque anni dal Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti.

“L’obiettivo del progetto finanziato è quello di migliorare i sensori quantistici e le reti di sensori, così da consentire una più efficiente conversione di informazioni e segnali quantistici tra diverse piattaforme fisiche – spiega Silvia Zorzetti - Questo lavoro ci permetterà di ampliare significativamente le nostre capacità di rilevare la materia oscura e i suoi risultati avranno applicazioni ampie in diversi campi scientifici e influenzeranno settori critici come la sicurezza nazionale e la comunicazione quantistica”.

Responsabile del Dipartimento di Co-Design del Quantum Computing del Superconducting Quantum Materials and Systems Center (SQMS Center) del Fermilab di Chicago guidato da Anna Grassellino, Silvia Zorzetti si è laureata in Ingegneria elettronica dall’Università di Pisa. Marie Sklodowska-Curie Fellow al CERN di Ginevra per quattro anni, dove è stata impegnata nell'ambito della ricerca e dello sviluppo di futuri acceleratori di particelle come parte del suo dottorato di ricerca in ingegneria elettronica e tecnologia dell'informazione, ottenuto sempre presso l’Ateneo pisano, è arrivata al FermiLab nel 2017 come Bardeen Fellow. 

“Quello al FermiLab – ricorda Zorzetti - è stato per me un ritorno. Qui, infatti, ho svolto il mio progetto di tesi magistrale, grazie ad un programma di scambio dell’Università di Pisa, per poi rientrarvi stabilmente nel 2017, quando il Laboratorio aveva da poco deciso di destinare alcuni fondi allo sviluppo di un primo Quantum Computing Lab”.

Inizia così la sua avventura nell’informatica quantistica, che la vede collaborare alla messa in funzione del laboratorio e poi alle ricerche portate avanti dal centro SQMS, finalizzate a creare dei sistemi quantici che siano quanto più efficienti e meno rumorosi possibili. Per poi andare oltre ed iniziare ad occuparsi della futura comunicazione tra computer quantistici e reti di sensori, ambito in cui si inserisce il progetto per il quale ha ottenuto il DOE Early Career Research Award 2023.

 

Biografia

Laureata triennale presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha proseguito gli studi conseguendo la specializzazione e il dottorato di ricerca presso l’Università di Pisa in Ingegneria Elettronica e dell’Informazione. Durante gli anni del dottorato, ha ottenuto la prestigiosa borsa di studio Marie Sklodowska-Curie dalla Comunità Europea, conducendo un progetto di ricerca presso il CERN di Ginevra, l'organizzazione europea per la ricerca nucleare. Tra il 2011 e il 2012, ha svolto un tirocinio presso il Fermi National Accelerator Laboratory (Fermilab) negli Stati Uniti, un laboratorio nazionale intitolato a Enrico Fermi. Successivamente al conseguimento del dottorato di ricerca, è tornata al Fermilab in qualità di Bardeen Fellow. Attualmente, Silvia Zorzetti ricopre il ruolo di responsabile del dipartimento di co-design presso il centro di ricerca SQMS (Superconducting Quantum Materials and System). Nel corso del 2023, Silvia Zorzetti ha ricevuto l'Early Career Award dal Department of Energy degli Stati Uniti. Silvia Zorzetti, inoltre, coordina il settore di Ecosystem e Workforce Development presso SQMS, dove promuove collaborazioni tra il settore pubblico e privato e offre opportunità formative alle nuove generazioni di studenti e ricercatori nell’ambito del quantum computing.

Grazie alla collaborazione fra Università di Pisa e Jozef Stefan Institute di Lubiana è nato il primo elastomero liquido cristallino shape memory, cioè a memoria di forma, riprogrammabile nelle tre dimensioni. La ricerca pubblicata sulla rivista Nature Communications apre la strada a molteplici sviluppi futuri legati alla possibilità di associare questo materiale alla stampa 3D per realizzare oggetti di qualsiasi forma in modo del tutto versatile.

Prima di questa ricerca, gli elastomeri liquido cristallini, materiali capaci di modificare la propria forma in modo reversibile se sottoposti a stimoli esterni, come temperatura, campi elettrici o luce, venivano preparati essenzialmente in forma di film: potevano dunque solo accorciarsi o allungarsi, con una deformazione uniassiale. Così, nonostante si potessero raggiungere variazioni anche del 400% della forma iniziale, la geometria tipica dei film limitava le possibili applicazioni, che oggi sono soprattutto legate al campo dell’ottica, della micro e soft robotica e della sensoristica in generale.


“Il nuovo materiale che abbiamo creato ci ha permesso di ottenere geometrie e forme molto varie, passando di fatto da un mondo a due a tre dimensioni. - spiega Valentina Domenici del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa - La novità inoltre è che può essere rimodellato e riprogrammato ogni volta per ottenere oggetti con geometrie e forme sempre diverse. In futuro, potrà essere utilizzato con la tecnologia delle stampanti 3D oppure sfruttando le potenzialità della microfluidica, per applicazioni virtualmente infinite”.


La nuova classe di materiali creata e studiata negli anni dal gruppo di ricerca della professoressa Domenici e quello sloveno guidato del professor Boštjan Zalar e dal ricercatore Andraž Rešetič è chiamata ‘PDLCE’ da ‘polymer-dispersed liquid crystalline elastomers’. In particolare, lo studio su ‘Nature Communications’ si è focalizzato su un tipo particolare di materiali PDLCE che presentano due temperature di transizione entrambe al di sopra della temperatura ambiente.
“Il mio ruolo in questo lavoro - conclude Domenici – riguarda soprattutto il design delle componenti chimiche e la scelta delle opportune molecole di base per la preparazione degli elastomeri liquido cristallini, per ottenere un materiale finale con le migliori proprietà termo-meccaniche ed elastiche. Del gruppo che ha contribuito al lavoro sono infatti l’unica chimica, tutti gli altri componenti del gruppo sloveno sono fisici: questa sinergia è alla base di una collaborazione che va avanti da oltre venti anni e che ci ha permesso di raggiungere tanti ottimi risultati”.

Ennio de GiorgiSi intitola “Verba manent. Canto per Ennio De Giorgi” lo spettacolo che l’associazione culturale URA teatro mette in scena al Teatro Verdi di Pisa lunedì 4 settembre dalle ore 21, in occasione del XXII Congresso dell’Unione Matematica Italiana (dal 4 al 9 settembre presso la Scuola Normale Superiore e l’Università di Pisa).

Ennio De Giorgi, tra i più grandi matematici che l’Italia abbia avuto, ma anche uomo di grandi passioni culturali e umanitarie, viene raccontato sul palco da Fabrizio Pugliese e Fabrizio Saccomano, ideatori di un progetto che debutta proprio a Pisa e che è ispirato dal libro Uno spirito puro. Ennio De Giorgi, genio della matematica, del giornalista e scrittore Andrea Parlangeli. Nato a Lecce nel 1928, per molti anni professore alla Normale di Pisa, Ennio De Giorgi aveva la capacità di sciogliere la complessità di certe teorie con eleganza e semplicità, doti che tutto il mondo accademico gli riconosce tutt’oggi. È stato un matematico di fama internazionale: fu lui a risolvere per primo uno dei problemi fondamentali della matematica, il diciannovesimo di Hilbert, precedendo di poche settimane la soluzione che ne diede il grande matematico John Nash. La genialità di De Giorgi andava di pari passo con la sua umanità, la sua sincerità e l’assoluta apertura verso il mondo. Come ebbe a dire lui stesso a più riprese: “La scienza senza la sapienza è nulla”.

Verba manent è in coproduzione con il Dipartimento Matematica dell’Università di Pisa, la Scuola Normale Superiore, l’UMI (Unione Matematica Italiana). Lo spettacolo sarà seguito da una conversazione con la giornalista e scrittrice Lorenza Foschini (autrice tra l’altro di “Attrito della vita. Indagine su Renato Caccioppoli matematico napoletano”, 2022) e Andrea Parlangeli sulla “difficoltà di scrivere la biografia di un matematico”.

L’ingresso è gratuito su prenotazione dal sito della Scuola Normale: www.sns.it.

 

seeds fo the future logo 1Fornire ai giovani del settore ICT l’opportunità di consolidare e arricchire la propria formazione tecnica e di acquisire quelle abilità personali che si possono maturare soltanto attraverso la formazione sul campo. È questo l'obiettivo del programma annuale di formazione “Seeds for the Future” di Huawei che si svolgerà online dal 9 al 16 ottobre e focalizzato sugli aspetti formativi relativi alle tecnologie digitali più innovative e sulla loro concreta applicazione nel mondo industriale attraverso il project work di gruppo Tech4Good.

Cinquanta i posti disponibili per gli studenti italiani, che hanno tempo fino al 15 settembre prossimo per inviare la propria candidatura collegandosi al sito dedicato e compilando il modulo. 

Per poter partecipare al bando, oltre alla cittadinanza italiana, è richiesta l’appartenenza ad un corso di laurea in Ingegneria (tra i principali quelli a indirizzo Telecomunicazioni, Elettronica, Informatica, ma anche Gestionale o Energetica) o ad altri corsi di laurea in ambito ICT o comunque direttamente o indirettamente legati al mondo della tecnologia e dell’innovazione; l’iscrizione al 2° o 3° anno di laurea triennale o  laurea specialistica; una media degli esami universitari non inferiore al 26 e un’ottima conoscenza certificata della lingua inglese (livello minimo B2).

Le conoscenze acquisite durante il programma di formazione verranno valutate attraverso test che faranno seguito a ogni singolo modulo. Gli studenti avranno anche occasione di conoscere meglio Huawei e il contesto in cui nasce e si sviluppa attraverso tour virtuali dei centri di eccellenza dell’azienda in Cina oltre che di alcuni dei principali luoghi della Cina antica e moderna.

Dal 2021 il programma di Seeds for the Future, infine, si è arricchito del progetto “Tech4Good”, ideato affinché gli studenti possano meglio comprendere il ruolo svolto dalla tecnologia nella risoluzione di problematiche globali complesse (sociali, ambientali o di altra natura), sviluppare capacità di problem solving e leadership attraverso il lavoro di squadra, approfondire il proprio senso di missione e responsabilità sociale.

Seeds for the Future è il principale programma CSR a livello globale di Huawei. Lanciato nel 2008, ha l’obiettivo di sviluppare talenti ICT locali, migliorare la condivisione delle conoscenze tecnologiche e promuovere un maggiore interesse per il settore ICT. Fino ad oggi, Seeds for the Future ha coinvolto 139 Paesi e ha visto la partecipazione di oltre 15.000 studenti. In Europa il programma è stato lanciato nel 2011, mentre in Italia è arrivato nel 2013 grazie alla collaborazione tra Huawei e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) a cui, dal 2015, si è affiancato anche il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE).

Il programma giunge quest’anno alla sua decima edizione italiana e alla sua quarta edizione nel nuovo format online inaugurato nel 2020 per adattarsi alle nuove circostanze determinate dall’epidemia di Covid19.

Maggiori informazioni su programma Seeds for the Future 2023 e sulle modalità di iscrizione sono disponibili sul sito del Career Service dell’Università di Pisa.

Martedì, 29 Agosto 2023 15:32

Da un mondo a due a tre dimensioni

Grazie alla collaborazione fra Università di Pisa e Jozef Stefan Institute di Lubiana è nato il primo elastomero liquido cristallino shape memory, cioè a memoria di forma, riprogrammabile nelle tre dimensioni. La ricerca pubblicata sulla rivista Nature Communications apre la strada a molteplici sviluppi futuri legati alla possibilità di associare questo materiale alla stampa 3D per realizzare oggetti di qualsiasi forma in modo del tutto versatile.

Prima di questa ricerca, gli elastomeri liquido cristallini, materiali capaci di modificare la propria forma in modo reversibile se sottoposti a stimoli esterni, come temperatura, campi elettrici o luce, venivano preparati essenzialmente in forma di film: potevano dunque solo accorciarsi o allungarsi, con una deformazione uniassiale. Così, nonostante si potessero raggiungere variazioni anche del 400% della forma iniziale, la geometria tipica dei film limitava le possibili applicazioni, che oggi sono soprattutto legate al campo dell’ottica, della micro e soft robotica e della sensoristica in generale.

 

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Le prove sul materiale in laboratorio

“Il nuovo materiale che abbiamo creato ci ha permesso di ottenere geometrie e forme molto varie, passando di fatto da un mondo a due a tre dimensioni. - spiega Valentina Domenici del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa - La novità inoltre è che può essere rimodellato e riprogrammato ogni volta per ottenere oggetti con geometrie e forme sempre diverse. In futuro, potrà essere utilizzato con la tecnologia delle stampanti 3D oppure sfruttando le potenzialità della microfluidica, per applicazioni virtualmente infinite”.

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Gli autori dello studio: Valentina Domenici, Boštjan Zalar e Andraž Rešetič

La nuova classe di materiali creata e studiata negli anni dal gruppo di ricerca della professoressa Domenici e quello sloveno guidato del professor Boštjan Zalar e dal ricercatore Andraž Rešetič è chiamata ‘PDLCE’ da ‘polymer-dispersed liquid crystalline elastomers’. In particolare, lo studio su ‘Nature Communications’ si è focalizzato su un tipo particolare di materiali PDLCE che presentano due temperature di transizione entrambe al di sopra della temperatura ambiente.
“Il mio ruolo in questo lavoro - conclude Domenici – riguarda soprattutto il design delle componenti chimiche e la scelta delle opportune molecole di base per la preparazione degli elastomeri liquido cristallini, per ottenere un materiale finale con le migliori proprietà termo-meccaniche ed elastiche. Del gruppo che ha contribuito al lavoro sono infatti l’unica chimica, tutti gli altri componenti del gruppo sloveno sono fisici: questa sinergia è alla base di una collaborazione che va avanti da oltre venti anni e che ci ha permesso di raggiungere tanti ottimi risultati”.

urologi_nefrologi.jpegPer la prima volta in Italia, e la quinta al mondo, una paziente è stata operata di fibrosi retroperitoneale con tecnica chirurgica robotica. Ha eseguito l’intervento il professor Riccardo Bartoletti, direttore dell’unità operativa Urologia 1 dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana, coadiuvato dal professor Alessandro Zucchi, dell’Università di Pisa. La paziente – di circa sessant’anni e proveniente dalla provincia di Lucca – è stata operata e, nell’arco di due mesi, ha pienamente recuperato la funzionalità di entrambi i reni.

La fibrosi retroperitoneale è una malattia rara – si registrano circa 0,5 casi l’anno ogni 100mila persone – caratterizzata dalla formazione di tessuto infiammatorio e fibroso nella parete posteriore dell’addome. Tra i sintomi ha un dolore sordo e costante ai fianchi, al dorso o all’addome e, quando sono coinvolti gli ureteri, il dolore può essere di tipo colico. Si possono infettare le vie urinarie e si può infine ostruire l’uretra, portando alla perdita di funzionalità di uno o entrambi i reni. Oltre il 40% dei pazienti può sviluppare una malattia cronica del rene e oltre l’8% è costretto alla dialisi.
Infatti la paziente – costretta a portare per lungo tempo una fastidiosa derivazione urinaria causata dell’ostruzione determinata dalla malattia – era in cura nell’unità operativa Nefrologia trapianti e dialisi, diretta dal professor Vincenzo Panichi.

Non rispondendo ai trattamenti medici e di fronte a un peggioramento delle condizioni, è stata scelta la strada chirurgica. La collaborazione fra urologi e nefrologi su questa patologia era già iniziata da qualche anno, culminando nella redazione di un articolo pubblicato nel marzo scorso da “Urologia internationalis” (Idiopathic retroperitoneal fibrosis: what is the optimal clinical approach for long-term preservation of renal function?).
Generalmente, in questi casi, si opera “a cielo aperto” o per via laparoscopica, ma si è preferito utilizzare il robot per puntare a una più ridotta degenza postoperatoria e a un rapido recupero funzionale.

Nella foto, sinistra: Alessandro Zucchi, Riccardo Bartoletti, Brunella Andreini, Vincenzo Panichi e Barbara Nerucci.

 

 

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