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Comunicati stampa

Sviluppare una tecnologia che sia in grado di collegare due computer quantistici attraverso fibra ottica e gettare così le basi del “Quantum Internet”. È questo l’obiettivo del pioneristico progetto di ricerca che è valso a Silvia Zorzetti del FermiLab di Chicago, e alumna dell’Università di Pisa, il prestigioso Early Career Award del Governo americano, che le consentirà di ricevere una sovvenzione di 2.5 milioni di dollari in cinque anni dal Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti.

“L’obiettivo del progetto finanziato è quello di migliorare i sensori quantistici e le reti di sensori, così da consentire una più efficiente conversione di informazioni e segnali quantistici tra diverse piattaforme fisiche – spiega Silvia Zorzetti - Questo lavoro ci permetterà di ampliare significativamente le nostre capacità di rilevare la materia oscura e i suoi risultati avranno applicazioni ampie in diversi campi scientifici e influenzeranno settori critici come la sicurezza nazionale e la comunicazione quantistica”.

Responsabile del Dipartimento di Co-Design del Quantum Computing del Superconducting Quantum Materials and Systems Center (SQMS Center) del Fermilab di Chicago guidato da Anna Grassellino, Silvia Zorzetti si è laureata in Ingegneria elettronica dall’Università di Pisa. Marie Sklodowska-Curie Fellow al CERN di Ginevra per quattro anni, dove è stata impegnata nell'ambito della ricerca e dello sviluppo di futuri acceleratori di particelle come parte del suo dottorato di ricerca in ingegneria elettronica e tecnologia dell'informazione, ottenuto sempre presso l’Ateneo pisano, è arrivata al FermiLab nel 2017 come Bardeen Fellow.

 

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Silvia Zorzetti (Credits: Ryan Postel)

 

“Quello al FermiLab – ricorda Zorzetti - è stato per me un ritorno. Qui, infatti, ho svolto il mio progetto di tesi magistrale, grazie ad un programma di scambio dell’Università di Pisa, per poi rientrarvi stabilmente nel 2017, quando il Laboratorio aveva da poco deciso di destinare alcuni fondi allo sviluppo di un primo Quantum Computing Lab”.

Inizia così la sua avventura nell’informatica quantistica, che la vede collaborare alla messa in funzione del laboratorio e poi alle ricerche portate avanti dal centro SQMS, finalizzate a creare dei sistemi quantici che siano quanto più efficienti e meno rumorosi possibili. Per poi andare oltre ed iniziare ad occuparsi della futura comunicazione tra computer quantistici e reti di sensori, ambito in cui si inserisce il progetto per il quale ha ottenuto il DOE Early Career Research Award 2023.

 

Biografia

Laureata triennale presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha proseguito gli studi conseguendo la specializzazione e il dottorato di ricerca presso l’Università di Pisa in Ingegneria Elettronica e dell’Informazione. Durante gli anni del dottorato, ha ottenuto la prestigiosa borsa di studio Marie Sklodowska-Curie dalla Comunità Europea, conducendo un progetto di ricerca presso il CERN di Ginevra, l'organizzazione europea per la ricerca nucleare. Tra il 2011 e il 2012, ha svolto un tirocinio presso il Fermi National Accelerator Laboratory (Fermilab) negli Stati Uniti, un laboratorio nazionale intitolato a Enrico Fermi. Successivamente al conseguimento del dottorato di ricerca, è tornata al Fermilab in qualità di Bardeen Fellow. Attualmente, Silvia Zorzetti ricopre il ruolo di responsabile del dipartimento di co-design presso il centro di ricerca SQMS (Superconducting Quantum Materials and System). Nel corso del 2023, Silvia Zorzetti ha ricevuto l'Early Career Award dal Department of Energy degli Stati Uniti. Silvia Zorzetti, inoltre, coordina il settore di Ecosystem e Workforce Development presso SQMS, dove promuove collaborazioni tra il settore pubblico e privato e offre opportunità formative alle nuove generazioni di studenti e ricercatori nell’ambito del quantum computing.

È stata pubblicata la nuova guida ai servizi e alle opportunità per la comunità studentesca realizzata con la collaborazione del CIDIC e della Direzione Servizi per la didattica e per gli studenti.

Laura Zani (foto), laureata in Fisica nel 2016 all’Università di Pisa dove ha anche conseguito il dottorato di ricerca nel 2020, è la vincitrice del premio Giuseppe Franco Bassani della Società Italiana di Fisica (SIF) per i giovani ricercatori.
Il riconoscimento le verrà consegnato l’11 settembre in occasione del 109° congresso nazionale della SIF che si svolge a Fisciano presso il Dipartimento di Fisica dell'Università di Salerno.
Laura Zani si è formata presso il Dipartimento di Fisica E. Fermi dell’Università di Pisa e la sezione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) di Pisa, lavorando ad esperimenti su acceleratori asimmetrici di elettroni e positroni, le cosiddette B-factories. Il suo primo incontro con la fisica delle B-factories risale al 2015, durante i due mesi trascorsi presso lo Stanford Linear Accelerator Center (Slac), a Menlo Park (California), lavorando all’analisi dei dati dell’esperimento BaBar nell’ambito di un programma di scambio fra SLAC e INFN.

Dopo BaBar, Laura Zani si è quindi concentrata sull’esperimento Belle II relativo al collisore elettrone-positrone SuperKEKB a Tsukuba in Giappone. In questo ambito si è occupata della ricerca di un possibile nuovo bosone oscuro Z’ che decade in stati finali invisibili in eventi con una coppia di muoni ed energia mancante. I risultati del suo lavoro hanno prodotto il primo articolo di fisica di Belle II.

Dopo il 2020 ha vinto un postdoc presso il Centre de Physique des Particules de Marseille (CPPM), nell’ambito del progetto ERC Nepal di Justine Serrano, proseguendo la sua ricerca in Belle II sulla violazione di sapore leptonico nei decadimenti del tau. Dal 2022 è ricercatrice a tempo indeterminato presso la sezione INFN di Roma Tre.

Uomini che gettano l’uniforme e cominciano a correre nudi, altri che iniziano a parlare come bambini, che piangono e si lamentano, altri ancora che sono percorsi da tremiti in un totale mutismo, o che delirano con la paura del diavolo e di essere posseduti da demoni. Le ferite della guerra, di tutte le guerre, sono anche queste. Un nuovo studio della professoressa Vinzia Fiorino, storica dell’Università di Pisa, pubblicato sulla rivista Modern Italy della Cambridge University Press ritorna sul tema dei traumi e dei disturbi psichici dei soldati italiani (ma il fenomeno è comune a tutti i Paesi coinvolti) dopo la Prima Guerra Mondiale. Si parte dai numeri, che sono enormi: solo in Italia i militari che accusano disturbi mentali sono circa 40mila, secondo alcune stime anche di più. Una emergenza che porta nel gennaio del 1918, dopo la sconfitta di Caporetto del 1917, all’istituzione di un Centro di Prima Raccolta a Reggio Emilia per cercare di gestire (e limitare) il flusso di soldati che arrivano dal fronte per essere poi smistati nei vari ospedali psichiatrici di tutto il Paese.

“Inizialmente la guerra non è considerata dai medici come la causa dei vari disturbi ma piuttosto si pensa a fattori congeniti come predisposizione ed ereditarietà, se non a vera e propria finzione – spiega Vinzia Fiorino – per questo la vita negli ospedali psichiatrici e nei centri di raccolta è resa durissima, peggio che al fronte, e ad esempio i malati vengono sottoposti ad scariche elettriche o applicazione di elettricità anche nelle parti intime, un orrore che si aggiunge all’orrore”.

A partire dalla vasta storiografia esistente, il saggio di Fiorino parte dallo studio delle cartelle cliniche dei ricoverati in vari ospedali psichiatrici fra cui Roma Volterra e Trieste e mette in evidenza alcuni disturbi e comportamenti sinora poco studiati fra cui appunto la regressione all’infanzia, lo spogliarsi e correre (a volte dopo aver defecato sulla divisa dismessa), accanto a particolari declinazioni della sindrome isterica considerata sino ad allora un problema prevalentemente femminile. Fiorino interpreta questi comportamenti alla luce di grandi mutamenti culturali in atto: la retorica dell’eroe di guerra da un lato e la massificazione dell’uomo soldato inserito in grandi corpi collettivi quali sono i primi eserciti di leva dall’altro.

“La disciplina cui erano sottoposti i soldati aveva in qualche modo già ‘bambinizzato’ gli uomini togliendo loro autonomia e possibilità di decidere, da questo punto la regressione all’infanzia riproduce il modello gerarchico di totale obbedienza della vita militare – spiega Vinzia Fiorino – la spersonalizzazione dell’uomo soldato che nulla ha a che fare con l’idea dell’eroe solitario mette in crisi anche il modello di mascolinità e tuttavia da questo enorme crogiolo emerge un desiderio di crearsi una nuova identità, anche in spregio a quella vecchia, da qui lo spogliarsi e il fuggire nudi”.

I traumi e i disturbi psichici diventano in questo modo una spia per analizzare la transizione dalla figura del soldato-eroe a quella del soldato massa in un circuito in cui entrano anche in causa gli stereotipi femminili per descrivere una mascolinità in crisi e l’emergere della massa come nuovo soggetto politico.

laura_zani.jpgLaura Zani (foto), laureata in Fisica nel 2016 all’Università di Pisa dove ha anche conseguito il dottorato di ricerca nel 2020, è la vincitrice del premio Giuseppe Franco Bassani della Società Italiana di Fisica (SIF) per i giovani ricercatori.
Il riconoscimento le verrà consegnato l’11 settembre in occasione del 109° congresso nazionale della SIF che si svolge a Fisciano presso il Dipartimento di Fisica dell'Università di Salerno.
Laura Zani si è formata presso il Dipartimento di Fisica E. Fermi dell’Università di Pisa e la sezione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) di Pisa, lavorando ad esperimenti su acceleratori asimmetrici di elettroni e positroni, le cosiddette B-factories. Il suo primo incontro con la fisica delle B-factories risale al 2015, durante i due mesi trascorsi presso lo Stanford Linear Accelerator Center (Slac), a Menlo Park (California), lavorando all’analisi dei dati dell’esperimento BaBar nell’ambito di un programma di scambio fra SLAC e INFN.

Dopo BaBar, Laura Zani si è quindi concentrata sull’esperimento Belle II relativo al collisore elettrone-positrone SuperKEKB a Tsukuba in Giappone. In questo ambito si è occupata della ricerca di un possibile nuovo bosone oscuro Z’ che decade in stati finali invisibili in eventi con una coppia di muoni ed energia mancante. I risultati del suo lavoro hanno prodotto il primo articolo di fisica di Belle II.

Dopo il 2020 ha vinto un postdoc presso il Centre de Physique des Particules de Marseille (CPPM), nell’ambito del progetto ERC Nepal di Justine Serrano, proseguendo la sua ricerca in Belle II sulla violazione di sapore leptonico nei decadimenti del tau. Dal 2022 è ricercatrice a tempo indeterminato presso la sezione INFN di Roma Tre.

Uomini che gettano l’uniforme e cominciano a correre nudi, altri che iniziano a parlare come bambini, che piangono e si lamentano, altri ancora che sono percorsi da tremiti in un totale mutismo, o che delirano con la paura del diavolo e di essere posseduti da demoni. Le ferite della guerra, di tutte le guerre, sono anche queste. Un nuovo studio della professoressa Vinzia Fiorino, storica dell’Università di Pisa, pubblicato sulla rivista Modern Italy della Cambridge University Press ritorna sul tema dei traumi e dei disturbi psichici dei soldati italiani (ma il fenomeno è comune a tutti i Paesi coinvolti) dopo la Prima Guerra Mondiale. Si parte dai numeri, che sono enormi: solo in Italia i militari che accusano disturbi mentali sono circa 40mila, secondo alcune stime anche di più. Una emergenza che porta nel gennaio del 1918, dopo la sconfitta di Caporetto del 1917, all’istituzione di un Centro di Prima Raccolta a Reggio Emilia per cercare di gestire (e limitare) il flusso di soldati che arrivano dal fronte per essere poi smistati nei vari ospedali psichiatrici di tutto il Paese.

“Inizialmente la guerra non è considerata dai medici come la causa dei vari disturbi ma piuttosto si pensa a fattori congeniti come predisposizione ed ereditarietà, se non a vera e propria finzione – spiega Vinzia Fiorino – per questo la vita negli ospedali psichiatrici e nei centri di raccolta è resa durissima, peggio che al fronte, e ad esempio i malati vengono sottoposti ad scariche elettriche o applicazione di elettricità anche nelle parti intime, un orrore che si aggiunge all’orrore”.

A partire dalla vasta storiografia esistente, il saggio di Fiorino parte dallo studio delle cartelle cliniche dei ricoverati in vari ospedali psichiatrici fra cui Roma Volterra e Trieste e mette in evidenza alcuni disturbi e comportamenti sinora poco studiati fra cui appunto la regressione all’infanzia, lo spogliarsi e correre (a volte dopo aver defecato sulla divisa dismessa), accanto a particolari declinazioni della sindrome isterica considerata sino ad allora un problema prevalentemente femminile. Fiorino interpreta questi comportamenti alla luce di grandi mutamenti culturali in atto: la retorica dell’eroe di guerra da un lato e la massificazione dell’uomo soldato inserito in grandi corpi collettivi quali sono i primi eserciti di leva dall’altro.


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Alpini durante la Grande Guerra (fonte Wikipedia)

“La disciplina cui erano sottoposti i soldati aveva in qualche modo già ‘bambinizzato’ gli uomini togliendo loro autonomia e possibilità di decidere, da questo punto la regressione all’infanzia riproduce il modello gerarchico di totale obbedienza della vita militare – spiega Vinzia Fiorino – la spersonalizzazione dell’uomo soldato che nulla ha a che fare con l’idea dell’eroe solitario mette in crisi anche il modello di mascolinità e tuttavia da questo enorme crogiolo emerge un desiderio di crearsi una nuova identità, anche in spregio a quella vecchia, da qui lo spogliarsi e il fuggire nudi”.

I traumi e i disturbi psichici diventano in questo modo una spia per analizzare la transizione dalla figura del soldato-eroe a quella del soldato massa in un circuito in cui entrano anche in causa gli stereotipi femminili per descrivere una mascolinità in crisi e l’emergere della massa come nuovo soggetto politico.

UMI LOGO NERO 300x248Da lunedì 4 a sabato 9 settembre 2023 l’Università di Pisa e la Scuola Normale Superiore saranno teatro del XXII Congresso dell’Unione Matematica Italiana. Si tratta del principale evento organizzato dai matematici italiani, che riunisce la maggior parte degli studiosi di Matematica del nostro Paese con conferenze plenarie tenute dai matematici che più si sono distinti per i propri contributi nei precedenti quattro anni. È prevista inoltre la consegna di numerosi premi UMI, in diversi settori nell’ambito della matematica, che saranno conferiti durante la cerimonia di apertura lunedì 4 settembre dalle 09.30 alle 11.30 presso il Teatro Verdi di Pisa, alla presenza del Rettore dell'Università di Pisa, Professor Riccardo Zucchi, del Presidente dell’UMI, Professor Piermarco Cannarsa, e del Direttore della Scuola Normale Superiore, Professor Luigi Ambrosio.

È il congresso UMI numero 22. Il primo risale all’aprile del 1937, l’ultimo è stato nel 2019 a Pavia. I partecipanti registrati per questa edizione sono oltre 550. Si articola in 23 sezioni ordinarie (dedicate ad argomenti “classici” della matematica, tra cui una corposa sezione dedicata alla Didattica della matematica), e 6 sezioni speciali (dedicate ad argomenti di frontiera con grande impatto applicativo come Epidemiologia, Medicina e Intelligenza Artificiale), per un totale di 324 comunicazioni. - Sono previste 12 conferenze generali, 18 conferenze su invito - All’interno delle attività culturali offerte dal Congresso lunedì 4, presso il Teatro Verdi di Pisa, si terrà uno spettacolo teatrale aperto al pubblico (“Verba manent. Canto per Ennio De Giorgi”), cui seguirà una conversazione tra Lorenza Foschini (autrice tra l’altro di “Attrito della vita. Indagine su Renato Caccioppoli matematico napoletano”, 2022) e Andrea Parlangeli (autore della biografia “Uno spirito puro. Ennio De Giorgi, genio della matematica”, 2015) sulla “difficoltà di scrivere la biografia di un matematico” .

È prevista una conferenza aperta al pubblico: “La matematica che salva la vita” di Alfio Quarteroni (giovedì 7 settembre, ore 18.30, Aula Magna del Polo Carmignani). Alfio Quarteroni è Professore ordinario e fondatore del Laboratorio MOX presso il Politecnico di Milano e negli ultimi anni si è dedicato allo studio dei modelli della circolazione cardiovascolare con il progetto ERC iHeart. Si terranno 2 tavole rotonde, “Domande e risposte sul clima: il contributo della matematica” (con moderatori Piermarco Cannarsa e Marta Leocata) e “La matematica incontra l’industria” (con moderatore Raffaele Cerulli). È previsto 1 laboratorio pratico, “Laboratorio pratico di comunicazione della matematica”, a cura di Roberto Natalini e Giuseppe Rosolini, che comprende 12 interventi e che culminerà nella conferenza-spettacolo, anche questa aperta al pubblico, di Eduardo Saenz de Cabezon (venerdì 8 settembre, ore 18.00, Aula Magna del Polo Carmignani), “How to speak about mathematics to a broad audience”.

Durante il Congresso si terrà un incontro con la Commissione Olimpiadi e ci sarà uno spazio di presentazione dei nove Gruppi UMI. I gruppi sono strutture interne all’UMI, dedicate a specifici argomenti (Intelligenza Artificiale, Modellistica socio-epidemiologica, licei matematici, Matematica delle immagini e della visione, etc.), che riuniscono soci con interessi scientifici comuni, con carattere interdisciplinare trasversale a varie aree della matematica o progetti in ambiti di sviluppo della matematica nella società.

Il Congresso UMI è co-organizzato dall’Università di Pisa e dalla Scuola Normale Superiore, con il contributo dell’associazione Amici della Scuola Normale Superiore di Pisa, e patrocinato dalla Regione Toscana, dalla Provincia di Pisa e dal Comune di Pisa.

Costituita ufficialmente il 31 marzo 1922 (l’anno scorso ha compiuto dunque un secolo) grazie al contributo di illustri matematici italiani tra cui Vito Volterra, l’Unione Matematica Italiana ha lo scopo di seguire, promuovere e divulgare lo sviluppo delle scienze matematiche e delle loro applicazioni diffondendone i risultati. Attualmente conta oltre 2200 iscritti e opera in tutti i settori ai quali la matematica è interessata, rappresentando i matematici italiani a livello nazionale (rapporti con i ministeri MUR e MIM) e internazionale, nei confronti di istituzioni come l’IMU (International Mathematical Union), l’EMS (European Mathematical Society) e l’ICIAM (International Council for Industrial and Applied Mathematics). L’UMI, inoltre, è attivamente impegnata nel campo della didattica della matematica attraverso la commissione CIIM (Commissione Italiana per l’Insegnamento della Matematica) e cura da decenni la preparazione e l’organizzazione di manifestazioni come i Campionati Italiani di Matematica e la partecipazione italiana alle IMO (International Mathematical Olympiad).

QUI è possibile trovare il programma completo del congresso. È disponibile inoltre l’app CONGRESSO UMI 2023, per Android e iOS.

Parla (anche) pisano la straordinaria vittoria dei Mhackeroni, la squadra italiana di hacker etici che a Las Vegas, durante l’importantissima conferenza di sicurezza informatica Def Con, si è imposta alla quarta edizione della Hack-A-Sat.

Della squadra italiana, fondata nel 2018 presso il Politecnico di Milano e vera e propria nazionale di Hacker etici tricolore, facevano parte, infatti, anche Lorenzo Catoni, Nicola Vella, Aleandro Prudenzano del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione e Lorenzo Leonardini del Dipartimento di Informatica. Ossia i quattro studenti dell’Università di Pisa che, assieme ai dottorandi Marco Gaglianese (Informatica, UniPi) e Fabio Zoratti (Fisica, Scuola Normale Superiore), compongono il gruppo pisano Fibonhack che lo scorso aprile, qualificandosi alla DEF CON, per la prima volta nella storia dell'Ateneo di Pisa, si è guadagnato un posto, appunto, nella squadra italiana. Un primato accolto con entusiasmo dall’Università di Pisa tanto che l’Ateneo ha sostenuto la missione di Fibonhack a Las Vegas attraverso il contributo dei Dipartimenti di Ingegneria dell'Informazione e di Informatica.

Nata per ispirare i migliori talenti mondiali della sicurezza informatica a sviluppare le competenze necessarie per contribuire a ridurre le vulnerabilità e costruire sistemi spaziali più sicuri, Hack-a-sat è una competizione di hacking in stile Capture the Flag indetta dal Dipartimento dell'Aeronautica Militare del governo degli Stati uniti. Si tratta della prima competizione di hacking al mondo nello spazio ospitata sul satellite Moonlighter che rende possibili future competizioni e corsi di hacking presentando sfide informatiche altamente realistiche su un vero satellite in orbita.

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Da sinistra: Fabio Zoratti, Aleandro Prudenzano, Fabio Catoni, Nicola Vella, Marco Gaglianese

"Hack-a-sat - spiega Aleandro Prudenzano, portavoce del team pisano - è una competizione di security mista ad aerospazio. C'erano prove di due tipi: le ‘ground challenges’, che sono sfide standard, e le 'in orbit challenges' che sono task da eseguire sul Moonlighter; task che spaziano dall'utilizzo del satellite per fare foto, fino a compromettere sensori di bordo in modo da alterare la telemetria del satellite". "Queste challenge - prosegue Prudenzano - avevano varie complicazioni come, ad esempio, la necessità di calcolare le orbite del satellite in modo da decidere in quali finestre temporali lanciare gli exploit; calcoli con i quaternioni per muovere la fotocamera ed agire su alcuni sensori, calcolare i tempi per i task e via dicendo. Ci vogliono 5 minuti per scaricare una foto dal satellite; quindi, bisogna sapere quale finestra temporale è abbastanza grande"

Quello maturato a Las Vegas, per gli Hacker etici pisani, è un risultato che arriva da lontano, da quando, nel 2019 hanno iniziato a partecipare, con l'Università di Pisa, al progetto CyberChallenge.IT, il programma italiano di addestramento alla cybersecurity per giovani talenti, coordinato dal CINI e patrocinato dal Ministero della Difesa, dove questi ragazzi hanno subito sorpreso, qualificandosi terzi alla competizione nazionale del 2019 e vincendo quella del 2020, mentre l’anno scorso sono arrivati quarti.

A causa di una sospensione programmata di energia elettrica, venerdi 25 agosto 2023, l’Unità scuole di specializzazione sarà chiusa al pubblico.

Pertanto le previste attività di sportello non saranno effettuate.

Giovedì, 24 Agosto 2023 13:36

Teaching and Learning Center (TLC)

Il Teaching and Learning Center (TLC) coordina e promuove iniziative su:

  • innovazione della didattica universitaria
  • sviluppo delle metodologie e degli strumenti per migliorare le esperienze di insegnamento e apprendimento
  • formazione degli insegnanti della scuola.

leggi i dettagli

https://teachinglearningcenter.unipi.it/ 

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