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Comunicati stampa

microbiologia3Il risanamento e il monitoraggio dell'ambiente, la validazione di prodotti e materiali innovativi, le frontiere delle neuroscienze, il promettente settore della bioinformatica hanno bisogno di qualificate figure professionali, proprio come quelle che formerà la nuova laurea magistrale in Biotecnologie molecolari, attivata in forma congiunta dal Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa e dall'Istituto di Scienze della Vita del Sant'Anna di Pisa, in partenza con l'anno accademico 2015-2016.

Presentare domanda per questa laurea magistrale significa prepararsi a professioni per le quali le statistiche indicano richieste in costante aumento. I laureati magistrali in biotecnologie molecolari potranno infatti operare tanto in aziende e in laboratori privati, quanto in atenei e in istituzioni dove si fa ricerca in settori come la genetica, la biochimica, la microbiologia, la biologia cellulare, il biomonitoraggio, condotto anche attraverso biosensori.

microbiologia4Durante il corso di studio, gli studenti si confronteranno con temi legati alle biotecnologie per studiare le neuroscienze e per impiegare microrganismi e vegetali, in sfide per affrontare problemi industriali e di risanamento ambientale. Il corso di studio trasmetterà inoltre i fondamenti per produrre e per isolare bioprodotti; le metodologie per valutare e per validare la biocompatibilità di materiali, le metodiche sulle simulazioni chimiche in sistemi biologici e perfino i fondamenti della bioinformatica.

Il corso di laurea magistrale in Biotecnologie molecolari è aperto agli studenti in possesso di una laurea di primo livello in Biotecnologie o di un titolo equipollente e idoneo. Per l'accesso dei laureati in altre classi di laurea è richiesto il possesso di requisiti curriculari corrispondenti a 90 crediti formativi universitari nei settori riconducibili alle discipline di base e caratterizzanti (biotecnologiche comuni e con finalità specifiche: biologiche ed industriali) indicati nella tabella della classe L–2. Per tutti gli studenti è inoltre previsto un colloquio.

microbiologia"Il percorso formativo – spiega il professor Massimo Pasqualetti dell'Università di Pisa, presidente del corso di laurea - si basa sull'acquisizione delle conoscenze metodologiche e di applicazione nei settori delle biotecnologie di base come la biologia molecolare post-genomica, le tecnologie genetiche microbiche e delle culture di cellule staminali, gli organismi modello e transgenici, tramite insegnamenti che prevedono attività sperimentali e di laboratorio. La formazione in laboratorio sarà consolidata tramite la congrua attività sperimentale prevista per le attività della tesi sperimentale nel secondo anno".

"Vogliamo formare – aggiunge il prof. Mario Enrico Pe', direttore dell'Istituto di Scienze della Vita del Sant'Anna - specialisti in attività professionali, soprattutto per la ricerca scientifica, che dimostrino familiarità con il metodo sperimentale, grazie all'applicazione delle biotecnologie, in riferimento a piattaforme biotecnologiche specifiche, come il clonaggio molecolare e la modificazione genica, l'analisi di proteine (naturali e ricombinanti), l'ingegneria genetica e proteica, la bioinfiormatica, la modellistica molecolare, le sintesi di molecole organiche bioattive, la validazione della biocompatibilità di materiali".


dipartimento economiaIl corso di laurea magistrale in "Strategia, management e controllo" del dipartimento di Economia e management dell'Università di Pisa ha firmato una convenzione con l'Unione Industriale Pisana per offrire agli studenti opportunità di stage e tirocinio presso le aziende associate del gruppo e per sviluppare possibili progetti di ricerca congiunti. L'accordo è stato firmato da Giuseppe D'Onza, docente di Economia aziendale e presidente del corso di laurea, e da Federigo Federighi, presidente dell'Unione Industriale Pisana.

"Questo accordo apre ai nostri studenti e ai nostri ricercatori nuove prospettive di collaborazione strategica con il mondo dell'impresa – commenta il professor Giuseppe D'Onza – Il contatto diretto con il tessuto imprenditoriale del territorio darà loro l'opportunità di fare esperienze formative importanti, fondamentali per l'inserimento nel mondo del lavoro dei nostri laureati".

"Per uscire dalla crisi di questi anni – commenta Federigo Federighi – è necessario che le aziende pongano estrema attenzione alla gestione strategica e all'analisi dei sistemi produttivi. Nell'ottica di aiutare la ripresa, pensiamo che l'inserimento in azienda, anche sotto forma di stage, di forze giovani e specificatamente formate possa avere una doppia valenza: per le aziende la possibilità di razionalizzare la propria attività e per i giovani la possibilità di fare esperienza in ambiente lavorativo e di arricchire il loro curriculum".

La convenzione prevede la costituzione di un team di coordinamento – formato dai professori Mariacristina Bonti e Riccardo Giannetti – che avrà il compito di gestire le relazioni con l'Unione Industriale Pisana per la selezione dei candidati interessati allo stage. Le aree di attività saranno la gestione strategica delle aziende, il controllo di gestione, l'organizzazione aziendale e della gestione delle risorse umane, l'analisi dei processi e i sistemi informativi. Il team di coordinamento collaborerà con l'Unione Industriale Pisana anche nella progettazione e realizzazione di eventuali attività di ricerca di particolare interesse per l'Unione Industriale Pisana. Inoltre si valuteranno opportunità di docenze coerenti con i programmi annuali di formazione dell'Unione Industriale Pisana.

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa 
QuiNewsPisa.it 
Sole24ore - Toscana24

Per la prima volta un team di antropologi e archeologi delle Università di Pisa e di Oxford ha identificato i segnali genetici derivanti dalla colonizzazione greca del Sud Italia e della Sicilia (Magna Graecia) in età arcaica (VIII-V secolo a.C.). Lo studio, appena pubblicato sulla rivista internazionale del gruppo Nature "European Journal of Human Genetics", ha individuato nella popolazione attuale della Sicilia orientale una chiara "impronta genetica" compatibile con una migrazione dall'isola di Eubea nell'Egeo in età arcaica. L'analisi del DNA ha inoltre permesso di quantificare l'impatto demografico di questa "impronta" in qualche migliaio di maschi e in poche centinaia di femmine, a sostegno dell'ipotesi che il processo di formazione delle colonie primarie fosse sbilanciato per sesso e che non abbia mai assunto i connotati di un vero e proprio fenomeno di massa.
La ricerca ha preso in esame il cromosoma Y e il DNA mitocondriale che si ereditano, rispettivamente, attraverso la linea paterna e materna. Questi due sistemi genetici si differenziano nel tempo solo attraverso la migrazione e la mutazione e sono quindi degli strumenti ideali per riconoscere e datare le stratificazioni demografiche che hanno formato il paesaggio genetico attuale.
"Come Università di Pisa – ha spiegato Sergio Tofanelli antropologo molecolare del Dipartimento di Biologia - abbiamo contribuito allo studio nella fase di disegno sperimentale e nell'elaborazione dei dati ma soprattutto nella verifica delle ipotesi storico-demografiche, avvenuta con un software di simulazione realizzato in proprio."
"L'originalità e l'importanza del lavoro – ha concluso Tofanelli – derivano dalla feconda integrazione di competenze tra esperti di settori umanistici e scientifici tra cui il professore Cristian Capelli, antropologo presso l'Università di Oxford e il dottor Antonino Facella, archeologo di formazione pisana".

Martedì, 21 Luglio 2015 08:27

The genetic legacy of Magna Graecia

Colonie greche ditalia e siciliaVisiting the ancient theater of Syracuse, the temples of Agrigentum and Paestum, or any of the archaeological museums in Magna Graecia, it becomes obvious the substantial impact the Greek colonization of the archaic age has had on the artistic and cultural heritage of the Mediterranean. The cultural relevance of this process has never been questioned, but the same is not true for its genetic legacy.
"For centuries the origin and the demographic imapct of the first colonists have been hotly debated among archaologists and historians" - says Dr Sergio Tofanelli of the Biology Dept of the University of Pisa - "So far, however, population genetics has failed to provide a direct answer to these questions due to the lack of studies specifically focused on these aspects. Our research bypassed the limitations of previous investigations by selecting the samples and the genetic markers to be analysed and by performing extensive computer simulations in order to to rigourously test the various hypotheses"
"The information obtained by looking at the the genetic systems inherited along the male and female line (the Y chromosome and the mitochondrial DNA, respectively) has allowed us to capture and interpret the echo of these episodes" - continues Prof. Cristian Capelli, molecular anthropologist at the University of Oxford - "The changes accumulated through time by these systems make it possible to zoom in time periods and resolve the different demographic layers that have shaped the current genetic landscape"
Dr Antonino Facella, archaeologist for long time under contract at the University of Pisa, concludes: "Thanks to the fruitful collaboration between researchers with different expertise, in Life Sciences and Humanities, has been possible to identify, in the population from East Sicily, a clear genetic imprint compatible with an origin in the Euboea island in the archaic period. In addition, for the first time DNA allowed us to quantify this impact in few thousands males and few hundreds females, supporting the hypothesis that the formation of primary colonies was unbalanced by sex and it never assumed the characteristics of a true mass phenomenon.
The research has been published in the European Journal of Human Genetics.

Colonie greche ditalia e siciliaPer la prima volta un team di antropologi e archeologi delle Università di Pisa e di Oxford ha identificato i segnali genetici derivanti dalla colonizzazione greca del Sud Italia e della Sicilia (Magna Graecia) in età arcaica (VIII-V secolo a.C.). Lo studio, appena pubblicato sulla rivista internazionale del gruppo Nature "European Journal of Human Genetics", ha individuato nella popolazione attuale della Sicilia orientale una chiara "impronta genetica" compatibile con una migrazione dall'isola di Eubea nell'Egeo in età arcaica. L'analisi del DNA ha inoltre permesso di quantificare l'impatto demografico di questa "impronta" in qualche migliaio di maschi e in poche centinaia di femmine, a sostegno dell'ipotesi che il processo di formazione delle colonie primarie fosse sbilanciato per sesso e che non abbia mai assunto i connotati di un vero e proprio fenomeno di massa.
La ricerca ha preso in esame il cromosoma Y e il DNA mitocondriale che si ereditano, rispettivamente, attraverso la linea paterna e materna. Questi due sistemi genetici si differenziano nel tempo solo attraverso la migrazione e la mutazione e sono quindi degli strumenti ideali per riconoscere e datare le stratificazioni demografiche che hanno formato il paesaggio genetico attuale.
"Come Università di Pisa – ha spiegato Sergio Tofanelli antropologo molecolare del dipartimento di Biologia - abbiamo contribuito allo studio nella fase di disegno sperimentale e nell'elaborazione dei dati ma soprattutto nella verifica delle ipotesi storico-demografiche, avvenuta con un software di simulazione realizzato in proprio."
"L'originalità e l'importanza del lavoro – ha concluso Tofanelli – derivano dalla feconda integrazione di competenze tra esperti di settori umanistici e scientifici tra cui il professore Cristian Capelli, antropologo presso l'Università di Oxford e il dottor Antonino Facella, archeologo di formazione pisana".

Ne hanno parlato:
Adnkronos
LaSicilia.it
Focus.it
Panorama.it
IlTempo.it
GreenReport.it
IlGiornale.it
Il Tirreno Pisa

StampToscana.it

 



Lunedì, 20 Luglio 2015 13:24

«L'emozione di marmo»

L'emozione di marmo. I monumenti ai caduti della Grande Guerra a Pisa e nel suo territorioDal 16 luglio al 4 novembre 2015 il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi ospita L'emozione di marmo. I monumenti ai caduti della Grande Guerra a Pisa e nel suo territorio, una mostra che presenta una serie di esempi emblematici e suggestivi dei monumenti ai caduti della Grande Guerra a Pisa e nel suo territorio.
Uno spettacolare percorso tra opere grafiche (disegni e incisioni di alcuni tra i protagonisti dell'arte del '900, come Luigi Bartolini, Mario Chiattone, Lorenzo Viani, Umberto Vittorini, Giuseppe Viviani...), riproduzioni fotografiche, modelli e ricostruzioni virtuali, documenti e testimonianze, che invita il visitatore a riflettere sulle tante storie – di tipologie, committenze, artisti, istituzioni – raccontate dai monumenti, facendo riaffiorare quel valore emozionale su cui la contemporaneità deve tornare a misurarsi.

Promossa dal Museo della Grafica (Comune di Pisa, Università di Pisa) e curata da Alberto Mario Banti, Stefano Renzoni e Alessandro Tosi, L'emozione di marmo. I monumenti ai caduti della Grande Guerra a Pisa e nel suo territorio è realizzata in collaborazione con la Prefettura di Pisa, e con la Soprintendenza alle Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno, la sezione di Pisa dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci e dell'Associazione fra Mutilati e Invalidi di Guerra, Gli Amici dei Musei e Monumenti Pisani, Palazzo Blu.

Qui di seguito pubblichiamo la prefazione al catalogo della mostra stampato dalla Pisa University Press a firma dei curatori.

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L'emozione di marmo

Le parole con cui Doris Lessing affronta il tema della memoria personale e collettiva della Grande Guerra, in un magistrale passo della sua autobiografia Under my skin pubblicata nel 1994, emozionano profondamente: «Nel 1990 [...] ero nel Sud della Francia, in quella campagna collinosa che si trova alle spalle della Riviera, e visitavo quelle deliziose cittadine e quei paesetti, nati secoli addietro come roccaforti in collina; e in ogni città o paese c'era un monumento ai caduti in guerra con l'elenco di dodici o venti giovani uccisi nella prima guerra mondiale. E questo in paesi minuscoli che persino oggi contano meno di un centinaio di abitanti. Era normale che tutti i giovani di quei paesi rimanessero uccisi. In ogni città, paese o villaggio d'Europa c'è un monumento ai caduti in guerra con i nomi dei morti della prima guerra mondiale. E su un altro lato della stele o dell'obelisco si trovano i due o tre nomi dei morti nella seconda guerra mondiale. Con il 1918, tutti gli uomini giovani e sani che c'erano in Europa sono morti» (Sotto la pelle. La mia autobiografia. Primo volume. 1919-1949, Milano, Feltrinelli, 2007, pp. 20-21).

14. NavacchioQuel preciso riferimento geografico e paesaggistico acquista improvvisamente significati e valori transnazionali, condivisi, universali. Basta attraversare la dolce «campagna collinosa» pisana, così assimilabile a certo paesaggio agrario francese, per ritrovare le stesse tracce del conflitto, addirittura moltiplicate. Persino a Tripalle, piccola frazione di Crespina, è possibile scovare un obelisco di pietra ormai quasi dimenticato, nascosto alla vista, accessibile magari durante una gita in bicicletta, nella sosta per riprendere fiato tra un tornantino e l'altro: e poi trattenere il respiro davanti all'elenco dei ventidue nomi di giovani, sottratti alle fatiche della terra e alle gioie della vita, che «il popolo di Tripalle ricorda e onora».

Come in ogni frazione, paese e città d'Italia e di tanta Europa, scattano subito altri pensieri su «quella mattanza che è stata la prima guerra mondiale» – ancora in sottofondo la scrittura di Doris Lessing – con un elenco di nomi, e di «vite non vissute», di «figli non nati», non più contenibile.

E subito dopo la Guerra non si voleva dimenticare. I reduci, gli invalidi, e tutti coloro che avevano visto uno dei loro «ragazzi» cadere in guerra, dovevano sopportare un dolore immenso. Per questo avevano bisogno di conforto; avevano bisogno di essere rassicurati sul senso della sofferenza e delle morti subite; avevano bisogno di essere persuasi che migliaia e migliaia di giovani non avevano patito invano, non erano morti invano. Ed ecco, allora, sorgere quasi dovunque tutta una costellazione di statue e lapidi che, talora con umana pietas, talaltra con tracotante orgoglio, hanno congelato le emozioni nel marmo, nel bronzo, nella pietra, e hanno cercato una risposta definitiva nel nazional-patriottismo, un sistema ideologico che all'epoca dominava ancora moltissime menti: ed ecco, dunque, che i simboli del sacrificio, del martirio, dell'integrità nazionale, della grandezza e della coesione della comunità patria hanno plasmato le forme dei monumenti ai caduti.

13. Castelfranco di sottoC'è qualcosa di strano, in tutto ciò. Quella stessa ideologia che giustificando l'ingresso in guerra ha aperto ferite terribili, dopo la fine della guerra è servita a lenire i traumi che ha provocato, e a dare un senso a «un'inutile strage». È una spirale concettuale tremenda, dalla quale non moltissimi allora riuscirono a prendere le distanze. È una spirale concettuale che, negli anni seguenti, avrebbe continuato a spargere i suoi veleni attraverso l'ideologia fascista. È una spirale concettuale che ancora oggi ha bisogno di essere decifrata e decostruita, giacché anche le forme della memoria hanno una propria storia, e da noi assai complessa.

Ecco che i monumenti ai caduti a Pisa e nel suo territorio, per densità di esempi e tipologie, forse anche per qualità – rara, ma comunque avvertibile – possono offrire materia estremamente significativa. L'album fotografico che negli anni '30 mappava la provincia e quella «invasione monumentale» che ne avrebbe definitivamente segnato il paesaggio, è documento in tal senso di straordinaria rilevanza storiografica. Partendo proprio da quella prima ricognizione è possibile infatti decifrare e dunque ricomporre una memoria che passa attraverso modelli, autori, linguaggi, trasformazioni, verificata e aggiornata nel paesaggio attuale e con lo sguardo di oggi.
Da una parte, allora, la rappresentazione di una memoria sottomessa a un preciso programma simbolico, ideologico, politico; dall'altra, la sua decostruzione e riproposizione in una contemporaneità che ancora può farne occasione di intense riflessioni.

12. CalciE a questo dialogo tra due diversi momenti storici e modi della percezione – risolto nelle splendide fotografie di Simona Bellandi e Elda Chericoni, così come nella suggestione del modello tridimensionale del monumento eretto nel cortile della Sapienza agli studenti caduti dell'Università di Pisa realizzato da Marco Callieri – è stato possibile aggiungere preziose e in molti casi inedite opere grafiche, grazie alla ricchezza delle collezioni del Gabinetto Disegni e Stampe dell'Università di Pisa e alla generosa e appassionata disponibilità di collezionisti, che può spiegare molto nella formazione di un immaginario che restituisse senso alla radice etimologica di quei marmi: monumenti, cose da ricordare, appunto.

Con tali materiali, L'emozione di marmo vuole partire da un singolo contesto per invitare a riflessioni più articolate, e da molteplici prospettive di lettura, sulla nostra percezione della memoria e sul valore che può avere nella contemporaneità e potrà avere per le nuove generazioni. Un percorso tra i monumenti di una provincia toscana, in definitiva, può avere lo stesso significato dell'itinerario seguito da Doris Lessing: «Quel viaggio attraverso i villaggi di Francia e d'Inghilterra, attraverso la Scozia, ridestò in me le emozioni cariche di rabbia della mia infanzia, e poi un senso di protesta, un dolore: quello dei miei genitori. Provai anche incredulità, ma quella fu un'emozione successiva: come era potuto succedere?».

Emozioni, dunque, da ricomporre e su cui riflettere. Che vuol dire rinnovata cognizione del dolore, consapevolezza «che da quella guerra non avevamo imparato niente. Ed è proprio questa la peggiore eredità che abbiamo ricevuto dalla prima guerra mondiale: se siamo una razza incapace di imparare, cosa ne sarà di noi?».
Un'emozione di marmo, ma assai più spesso di pietra, di bronzo, di carta, come rilettura delle cose e attraverso queste come riappropriazione della storia e dei suoi documenti visivi, per provare a imparare, per dare un senso al ricordare, al pensare. Anzi, per ricordarci di pensare.

Alberto Mario Banti, Stefano Renzoni, Alessandro Tosi

Nelle foto, dall'alto: la locandina della mostra; Navacchio, Monumento ai Caduti, 1923, Zoraldo Frattini; Castelfranco di Sotto, Monumento ai Caduti, 1927; Calci, Monumento ai Caduti, 1923, Bruno Galeotti.

Il 22 maggio 2015 si è tenuto il seminario formativo "Contrattare: Regole e Risorse", organizzato da FLC CGIL e PROTEO FARE SAPERE

L'obbiettivo del seminario era di fornire il quadro complessivo delle norme che regolano la contrattazione nel pubblico impiego, con particolare attenzione alle Università: cosa definisce il contratto nazionale, cosa va contrattato a livello di Ateneo, come si costituisce il fondo e il suo impiego.

Slide di Elio Rucci

Circolari

Documenti

Venerdì, 17 Luglio 2015 10:06

La microbiologia del vino pisana a EXPO 2015

Agnolucci ToffaninIl 21 luglio nel Padiglione Italia di EXPO 2015 si svolgerà la presentazione del Gruppo Nazionale per la Microbiologia del Vino. All'evento, sponsorizzato dalla CRUI e coordinato dalla giornalista Sylvie Coyaud, partecipano i maggiori esponenti della microbiologia del vino italiana fra cui Monica Agnolucci e Annita Toffanin (foto), ricercatrici del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa.
Nel corso dell'incontro, gli studiosi esporranno le loro ricerche sull'importanza dei microrganismi benefici in tutta la filiera di produzione del vino, dal campo, alla cantina, alla tavola.
In particolare, le due ricercatrici pisane parleranno della biodiversità dei microrganismi presenti nel vigneto e della loro influenza sulla crescita della vite e sulla qualità del vino. Questi microrganismi sono infatti parte integrante di quello che i francesi definiscono "terroir" e contribuiscono grandemente allo sviluppo degli aromi e delle caratteristiche organolettiche dei vini tipici delle diverse aree di produzione.

Ne hanno parlato:
InToscana.it
ViteVinoQualita.it
Nazione.it
La Nazione Pisa
GoNews.it
PisaInformaFlash
WineNews.it

IurAp smauIn occasione della manifestazione SMAU Toscana Tecnologica, che si è svolta a Firenze alla Fortezza da Basso il 14 e 15 luglio, l'Università di Pisa ha presentato le sue iniziative dedicate al trasferimento tecnologico nello stand "Scuole, Università e CNR" della Regione Toscana, dove era presente lo staff dell'Unità valorizzazione della ricerca. Nell'occasione erano presenti anche alcuni spin off dell'Ateneo, cioè ACTA, QUIPU e IurAp, che hanno avuto la possibilità di stringere nuovi rapporti e possibili partnership con il mondo delle aziende innovative, le migliori start up e i professionisti nel campo dell'innovazione.

IurAp, incardinato presso il dipartimento di Scienze politiche, è una delle pochissime esperienze di spin off accademico nelle scienze giuridiche e sociali a oggi operante in Italia, che offre servizi di formazione a catalogo, di assistenza all'attuazione normativa, all'implementazione delle innovazioni e del benessere organizzativo, nonché studi e indagini. Il progetto di Iur.Ap è fortemente innovativo e pionieristico nel settore della formazione e consulenza alle amministrazioni pubbliche, imprese, nonché soggetti del terzo settore. Le principali aree di interesse di Iur.Ap riguardano l'innovazione e la semplificazione nella pubblica amministrazione, il welfare, la gestione del personale, il governo del territorio, dell'ambiente e dei beni culturali, le pari opportunità, gli studi di genere e la progettazione europea.

QUIPU opera nel campo della diagnostica medica preventiva ad alta tecnologia, dello sviluppo e della produzione di sistemi e tecniche per la valutazione dei primi marcatori di rischio vascolare. ACTA sviluppa software innovativi volti a offrire servizi di ingegneria avanzata nei settori della sicurezza industriale e nucleare.

Nella foto Luigi Rufo e Francesca Carpita dello spin off Iur.Ap.

Venerdì, 17 Luglio 2015 08:11

La microbiologia del vino pisana a EXPO 2015

Il 21 luglio nel Padiglione Italia di EXPO 2015 si svolgerà la presentazione del Gruppo Nazionale per la Microbiologia del Vino. All'evento, sponsorizzato dalla CRUI e coordinato dalla giornalista Sylvie Coyaud, partecipano i maggiori esponenti della microbiologia del vino italiana fra cui Monica Agnolucci e Annita Toffanin, ricercatrici del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa.
Nel corso dell'incontro, gli studiosi esporranno le loro ricerche sull'importanza dei microrganismi benefici in tutta la filiera di produzione del vino, dal campo, alla cantina, alla tavola. In particolare, le due ricercatrici pisane parleranno della biodiversità dei microrganismi presenti nel vigneto e della loro influenza sulla crescita della vite e sulla qualità del vino. Questi microrganismi sono infatti parte integrante di quello che i francesi definiscono "terroir" e contribuiscono grandemente allo sviluppo degli aromi e delle caratteristiche organolettiche dei vini tipici delle diverse aree di produzione.

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