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Comunicati stampa
Martedì, 09 Giugno 2015 08:46

Doppio diploma di laurea Pisa-Vilnius

Corsi congiunti, doppi diplomi di laurea Pisa-Vilnius, scambi di ricercatori e docenti, riconoscimento dei crediti Erasmus per gli studenti italiani in Lituania e viceversa. Sono questi i punti principali dell'accordo di cooperazione appena siglato tra il dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell'Università di Pisa e la facoltà di Filologia dell'Università di Vilnius. Il protocollo d'intesa, firmato dai professori Mauro Tulli e Arturas Zukauskas, si inserisce in una convenzione quadro attiva da anni fra i due atenei.

Grazie a questa nuova collaborazione saranno riconosciuti reciprocamente i crediti di formazione ECTS ottenuti nel quadro del programma Erasmus dagli studenti dell'Università di Pisa che seguono i corsi presso la facoltà di Filologia dell'Università di Vilnius e viceversa. I docenti di entrambi gli atenei potranno inoltre seguire congiuntamente le tesi triennali, specialistiche e dottorali in entrambe le università. Sarà poi possibile organizzare scambi di docenti e allestire nuovi programmi di studio comuni, sia triennali che specialistici, al termine dei quali verrà conferito un doppio diploma di laurea. A coordinare le relazioni tra i due atenei saranno Pietro Dini, professore di Filologia Baltica a Pisa, e Vytautas Kardelis, professore di Lingua Lituana a Vilnius.

Per ricordarne la figura dell'artista portoghese José de Almada Negreiros il dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell'Università di Pisa, in collaborazione con la Universidade Nova di Lisbona, ha organizzato a Palazzo Matteucci (piazza Torricelli 2, Pisa) il congresso internazionale "Almada Negreiros: un trait de union tra arti e culture" che si svolgerà dal 10 al 12 giugno e la mostra "Almada Negreiros, artista prismatico" che resterà aperta dal 10 al 27 giugno.
L'inaugurazione dell'esposizione si terrà il 10 giugno alle 11.30 a Palazzo Matteucci. Intervengono S.E. l'Ambasciatore del Portogallo a Roma, l'Assessore alla Cultura del Comune di Pisa e le nipoti del polivalente artista, Rita e Catarina Almada Negreiros, che, per l'occasione, hanno deciso di donare all'Università di Pisa alcune prime edizioni, rare e preziose, delle opere del nonno che dopo la mostra resteranno alla biblioteca dell'Ateneo.

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Il Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica annuncia con profonda commozione la scomparsa della collega Cinzia Biagiotti, ricercatrice di Lingue e Letterature Anglo-americane all'interno dell'Ateneo di Pisa.

Nata a Grosseto nel 1956, la professoressa Biagiotti si era laureata nel 1981 in Lingue e Letterature Straniere presso l'omonima Facoltà dell'Università di Pisa e aveva quindi conseguito il titolo di Dottore di Ricerca presso l'Università degli Studi di Firenze. Dopo un periodo di insegnamento negli istituti di istruzione superiore, era stata docente d'italiano alla University of Maryland e alla University of California Davis. Ricercatrice dal 1994, era stata titolare dell'insegnamento di Lingue e Letterature Anglo-americane nei corsi magistrali della sua Facoltà d'origine e più di recente nel Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica.
La sua attività scientifica, inizialmente indirizzata allo studio della tradizione orale nella letteratura australiana, si era successivamente concentrata sulla cultura americana contemporanea, con particolare riguardo alle questioni di genere e alla letteratura delle minoranze. Nella sua produzione, accanto a numerose traduzioni e edizioni critiche di opere poetiche e narrative di scrittori nativi (si ricordano, tra gli altri, Leslie Marmon Silko, James Welch, Joy Harjo), spicca l'unica monografia italiana dedicata alla produzione letteraria di Tillie Olsen.

Assieme ai docenti e a tutto il personale tecnico-amministrativo, la ricordano con particolare stima e affetto gli studenti dei corsi di studio del Dipartimento, ai quali ha saputo trasmettere, fino all'ultimo, la sua infinita passione per la Letteratura.

"Chi ha avuto la fortuna di frequentare le lezioni della professoressa Biagiotti - hanno scritto gli studenti del Dipartimento - ha colto una grande occasione: studiare per il suo esame comportava l'acquisizione di nuovi occhi con cui guardare la nostra società. Gli occhi degli indiani d'America, delle donne, degli sconfitti dalla Storia, di tutti quegli 'ultimi' a cui lei si sentiva particolarmente vicina non per maternalistica compassione, ma per sincera empatia. Forse è per questo che amava così tanto starci accanto, vederci crescere, sperando di comunicarci l'importanza di un valore che spesso riassumeva in un motto: keep on keeping on. Un invito a resistere, a non perdere per strada i nostri ideali e la nostra energia. Anche oggi, in questo momento di profondo dolore, avrebbe voluto vederci usare questa energia per mettere da parte la tristezza e ricordare con allegria una mentore e un'amica, che rimarrà per sempre una fonte d'ispirazione per tutti noi".

L'11 e il 12 giugno si terrà a Pisa il VI congresso nazionale della Società Italiana di Sociologia della Salute (SISS) che affronterà, in un'ottica multidisciplinare, i temi dell'integrazione socio-sanitaria e della costruzione della salute in un contesto di crisi dei sistemi di welfare. Il congresso, dal titolo "La costruzione della salute nel welfare socio-sanitario. Nuovi scenari e pratiche sociologiche", si aprirà giovedì 11 giugno, alle 9.30, al Polo Piagge, con i saluti istituzionali di Nicoletta De Francesco, prorettore vicario dell'Università di Pisa, e Paolo Nello, direttore del dipartimento di Scienze politiche. I lavori si articoleranno in sette sessioni parallele, con interventi di studiosi appartenenti all'ambito accademico e professionale.

Il congresso vuole inserirsi nell'attuale dibattito sul welfare socio-sanitario affrontandone i punti nodali, dalla sostenibilità del sistema alle trasformazioni derivanti dalla web-society: l'attuale poli-crisi (economico-finanziaria, sociale, culturale) sta infatti trasformando in modo irreversibile e strutturale le politiche sociali e sanitarie, ponendo la salute sempre più al centro di forti tensioni tra risposte pubbliche e modelli di mercato. Su questo terreno incerto e scivoloso la partecipazione di individui, gruppi e associazioni sono risorse importanti per dar vita a pratiche "dal basso" e a un rinnovamento indispensabile del sistema, modificando i processi in corso in funzione di una sanità delle persone.

Commento del rettore dell'Università di Pisa, Massimo Augello, sull'elezione del professor Luigi Dei a rettore dell'Università di Firenze:

"Desidero esprimere le più vive congratulazioni al professor Luigi Dei per l'elezione a rettore dell'Università di Firenze. Sulla scia di quanto fatto negli ultimi anni, sono sicuro che i nostri Atenei riusciranno a intensificare i rapporti e le collaborazioni reciproche, consolidando il ruolo centrale che ricoprono nel panorama universitario nazionale e offrendo un contributo decisivo allo sviluppo economico, scientifico e culturale del nostro territorio".

Un artista multimediale «avant la lettre», ovvero José de Almada Negreiros, una delle personalità più influenti ed eclettiche del panorama culturale lusitano del XX secolo accanto a Fernando Pessoa. Per ricordarne la figura il dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica dell'Università di Pisa, in collaborazione con la Universidade Nova di Lisbona e le eredi dell'artista, ha organizzato a Palazzo Matteucci, in piazza Torricelli 2, il congresso internazionale "Almada Negreiros: un trait de union tra arti e culture" che si svolgerà dal 10 al 12 giugno e la mostra "Almada Negreiros, artista prismatico" che resterà aperta dal 10 al 27 giugno.

"Disegnatore, caricaturista, illustratore, pittore, poeta, narratore, drammaturgo, ballerino, attore, performer, saggista, Almada Negreiros ha praticato ogni genere di espressione artistica, anticipando spesso i grandi movimenti del Novecento europeo, sia a livello figurativo, sia a livello letterario", ha spiegato la professoressa Valeria Tocco dell'Ateneo pisano.

L'occasione della mostra e del convegno è il centenario di «Orpheu» (1915), la rivista più dirompente sulla scena culturale portoghese di inizio secolo XX, catalizzatrice degli intellettuali e degli artisti più importanti e noti del primo Novecento lusitano fra cui appunto Almada Negreiros e Fernando Pessoa. Al simposio partecipano quegli studiosi italiani e stranieri che più si sono dedicati alla ricerca sulle varie anime dell'artista. Allo stesso modo anche la mostra vuole sottolineare la profonda comunione tra l'artista e lo scrittore, esponendo prime edizioni, libri e disegni il tutto corredato da un apparato audiovisivo e fotografico multimediale. L'inaugurazione della mostra si terrà il 10 giugno, alle 11.30, alla presenza dell'ambasciatore del Portogallo a Roma, dell'assessore alla Cultura del Comune di Pisa e delle nipoti del polivalente artista, Rita e Catarina Almada Negreiros.

Dopo il potenziamento dell'acceleratore LHC, è partita al CERN la nuova campagna di presa dati che porterà informazioni importanti sulla natura della materia oscura e sulla fisica oltre il modello standard, come auspicano gli scienziati. Tra i protagonisti di questa nuova avventura c'è anche un docente di Fisica dell'Università di Pisa, Francesco Forti, a capo dell'LHC Committee (LHCC), il comitato di controllo e indirizzo del programma scientifico dell'intero progetto. "Il mio ruolo è presiedere il comitato che ha il compito di esaminare tutti gli aspetti tecnico-scientifici delle attività degli esperimenti – spiega il professor Forti – LHCC è formato da una quindicina di scienziati di livello internazionale, provenienti da tutte le regioni del globo, che si incontrano quattro volte all'anno al CERN: per la ricerca alla frontiera della conoscenza, come quella all'LHC, il principio della revisione tra pari, in cui gli scienziati si controllano e si "fanno le bucce" a vicenda, è l'unico meccanismo noto per garantire l'eccellenza della ricerca svolta".

Lungo l'anello di 27 km del Large Hadron Collider (LHC), il superacceleratore del CERN di Ginevra, i quattro giganti della fisica, ATLAS, CMS, ALICE e LHCb, hanno appena cominciato a raccogliere stabilmente i dati prodotti nelle collisioni all'energia record di 13.000 miliardi di elettronvolt, 13 TeV, quasi il doppio di quella che ha permesso, nel 2012, d'imbrigliare il bosone di Higgs. Un'energia mai raggiunta prima in laboratorio, alla quale da ora l'acceleratore e i rivelatori lavoreranno a regime per i prossimi tre anni di attività. Per questa nuova stagione di LHC (il RUN2) c'è grande attesa non solo da parte dei ricercatori, tecnici e ingegneri che lavorano a LHC, tra cui circa 1500 italiani (di questi circa 60 da Pisa), ma da parte della comunità mondiale della fisica delle particelle. Grazie ai dati che saranno raccolti nei prossimi tre anni, si aprirà, infatti, una nuova finestra sull'universo subnucleare.

"Dopo il lungo stop necessario al consolidamento delle infrastrutture, LHC ha iniziato a produrre stabilmente collisioni protone-protone alla più alta energia mai raggiunta, 13 TeV, e gli esperimenti hanno appena completato un lungo lavoro di miglioramento degli apparati per affrontare la nuova energia e le elevate intensità previste nel RUN2 – ha commentato il professor Forti - L'LHCC si riunisce proprio questa settimana per esaminare i piani degli esperimenti per la raccolta e analisi dei dati, in modo da produrre le misure previste e individuare il più rapidamente possibile gli eventuali segnali di nuove particelle".

Ma la pianificazione per programmi sperimentali di tale complessità deve essere fatta con grande anticipo e l'LHCC questa settimana si occuperà anche dei programmi di upgrade degli esperimenti, che permetteranno di raccogliere quantità crescenti di dati e aumentare drasticamente la sensibilità della misura: "Il programma detto di Fase-1, relativamente limitato, prevede un'installazione negli anni 2018-19, mentre il programma di Fase-2, che ha una complessità tecnica paragonabile alla iniziale costruzione degli esperimenti, e un costo imponente, vedrà il completamento intorno al 2023, quando anche l'acceleratore verrà migliorato per operare ad altissima luminosità (High Luminosity LHC) – conclude Forti - La realizzazione di questi upgrade richiede un attento vaglio tecnico-scientifico e finanziario che garantisca la qualità e l'efficacia del programma nel suo complesso, che viene discusso e approvato dall'LHCC".

L'effetto serra conseguente alla cospicua concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera starebbe prolungando l'attuale periodo interglaciale, iniziato circa 11.700 anni fa. Gli effetti climatici della CO2, peraltro già relativamente elevata prima dell'avvento della rivoluzione industriale, sono infatti tali da inibire l'inizio di un'era glaciale. È quanto emerge da uno studio appena pubblicato nella rivista 'Geology' e condotto da un team internazionale di ricercatori guidati da Giovanni Zanchetta del dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa, da Biagio Giaccio dell'Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche (Igag-Cnr) e da Eleonora Regattieri, ora dell'Igag-Cnr di Roma e Phd della scuola Galileo Galilei dell'Ateneo pisano.

L'analisi dei depositi accumulatisi sul fondo di un antico lago, che un tempo si estendeva nell'attuale piana Sulmona in Abruzzo, ha consentito ai ricercatori di individuare un periodo analogo all'attuale Olocene, indicato con il nome di 'Stadio isotopico marino 19c (MIS 19c)'. In questo periodo, iniziato circa 790mila anni fa, la configurazione orbitale della Terra, e dunque la quantità di energia solare che riscalda il nostro pianeta, era simile a quella odierna. Lo studio dettagliato di diversi livelli di ceneri vulcaniche rinvenute nell'area, eseguito in centri specializzati in Francia (Cea-Cnrs-Uvsq) e in California (Berkeley Geochronology Center), ha permesso di ottenere per la prima volta un'affidabile cronologia dell'evoluzione climatica di questo antico periodo caldo.

"Assumendo una totale analogia tra le due fasi interglaciali, il MIS 19c e l'Olocene", spiega Biagio Giaccio, "l'attuale periodo caldo dovrebbe essere relativamente prossimo alla sua fine e volgere verso una nuova glaciazione, se non fosse per la significativa differenza dei gas serra riscontrati nei due periodi". Infatti, mentre durante le fasi iniziali di entrambi gli interglaciali le concentrazioni di CO2 appaiono del tutto simili, l'atmosfera dell'Olocene, già a partire dai primi millenni, si è progressivamente arricchita di anidride carbonica rispetto invece a quella del MIS 19c.

"A parità di insolazione", aggiunge Giovanni Zanchetta, "il diverso contenuto di CO2 potrebbe essere stato sufficiente a far divergere drasticamente l'evoluzione dei due interglaciali conducendo, da un lato, il MIS 19c verso la sua fine, e quindi a una glaciazione, e producendo dall'altro un prolungamento delle condizioni delle attuali condizioni interglaciali".

I ricercatori stimano, al 68% di probabilità, che la durata del MIS 19c sia di 10800 +/- 1800 anni. "Questo significa che l'Olocene poteva già essere terminato oltre mille anni fa", afferma Giaccio. "La fase di generale raffreddamento del clima olocenico che si ipotizza sia iniziata circa 4.500 anni fa, quella che i geologi definiscono 'neoglaciale', probabilmente rappresentava l'embrione della prossima glaciazione poi, forse, definitivamente abortita per l'eccesso di CO2".

"I risultati di questo studio forniscono un'ulteriore prova indiretta all'affascinate ipotesi formulata alcuni anni fa", spiegano i ricercatori, "secondo la quale l'uomo avrebbe modificato il ciclo naturale dei gas serra nell'atmosfera aumentandone il contenuto ben prima della rivoluzione industriale, mediante cioè le modificazioni della vegetazione conseguenti alla nascita e sviluppo dell'agricoltura preistorica. Indipendentemente da ciò, i risultati di questo studio mostrano ancora una volta, e in maniera inequivocabile, l'elevata sensibilità del clima alla concentrazione atmosferica di gas serra, oggi fortemente influenzata dall'attività umana".

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