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Comunicati stampa

Macchina Ridotta particolareGoogle rende omaggio al primo computer italiano realizzato all'Università di Pisa nel 1957 con un lungo post dedicato alla storia della "Macchina Ridotta" (MR) in uscita il 1 marzo sul suo blog europeo. La data coincide con i 55 anni dalla pubblicazione del manuale utente della MR, redatto dalla prima informatica italiana Elisabetta Abate che lavorò insieme a coloro che firmarono il progetto del calcolatore - Alfonso Caracciolo, Elio Fabri, Giuseppe Cecchini e Sergio Sibani.

Quasi dimenticata, la vicenda di questo primo computer italiano è stata recentemente ricostruita da un gruppo di studiosi del Dipartimento di Informatica dell'Ateneo pisano grazie al progetto "Hackerando la Macchina Ridotta" (HMR) finanziato dalla Fondazione Pisa, di fatto la prima esperienza italiana di archeologia sperimentale applicata all'informatica. Dal 2006 ad oggi i ricercatori dell'Università di Pisa hanno ricostruito in maniera virtuale la Macchina Ridotta del 1956, un primo progetto che rimase solo sulla carta, e quella del 1957, più complessa, che fu effettivamente realizzata e usata nel 1958 per diverse applicazioni scientifiche fino a quando non venne smantellata e in parte riutilizzata per costruire la Cep, la più famosa Calcolatrice elettronica pisana del 1961. I risultati del progetto HMR attualmente trovano applicazione nelle attività didattiche del Museo degli Strumenti per Il Calcolo dell'Università di Pisa.

"I primi calcolatori elettronici moderni risalgono alla fine degli anni Quaranta – ha spiegato Giovanni Cignoni che insieme a Fabio Gadducci ha promosso il progetto HMR – e in Italia fecero il loro ingresso nel 1954-55 quando ne furono acquistati due di produzione estera. Nello stesso periodo, alla fine del 1954, a Pisa fu concepita l'impresa di progettare e costruire una macchina calcolatrice. La sfida fu il risultato della volontà dell'Università di Pisa, del sostanzioso contributo degli enti locali di Pisa, Livorno e Lucca e di un prezioso suggerimento di Enrico Fermi: da qui nacque nel 1957 la Macchina Ridotta, un risultato che dimostrò la capacità della ricerca italiana di recuperare il tempo perduto e di mettersi al passo con i progetti esteri più avanzati".

Ne hanno parlato:

AdnKronos
Fastweb.it
RadioRosa.it
CorrieredelleComunicazioni.it
Google - blog Italia
Google US - Twitter
Il Tirreno Pisa
StampaToscana.it
OgniSette.it
NovedaFirenze.it
PisaInformaFlash.it
GoNews.it

Giovedì, 28 Febbraio 2013 15:03

Progetto rocce

XXVIII Campagna Antartica del Programma Nazionale delle Ricerche in Antartide (PNRA)

Progetto: Gli eventi deposizionali e magmatici Triassico-Giurassici delle successioni della Terra Vittoria (Antartide) e variazioni paleoclimatiche nella provincia Gondwaniana (coordinatore Prof. P.C. Pertusati)

Partecipanti: Natale Perchiazzi (professore associato di Mineralogia) e Chiara Montomoli (ricercatore di Geologia strutturale) - dipartimento di Scienze della terra dell'Università di Pisa

Date: 24 dicembre 2012 - 6 febbraio 2013

A conclusione della campagna di ricerche geologiche nell'ambito della XXVIII spedizione scientifica in Antartide del PNRA, si può affermare che il bilancio è positivo e che gran parte degli obiettivi prefissati sono stati raggiunti.

I risultati principali della ricerca sono:

  1. lo studio delle deformazioni di rocce antiche che hanno preso parte all'orogenesi di Ross (avvenuta circa 500 milioni di anni fa) e in particolare la comprensione dei processi tettonici che hanno portato alla loro formazione e risalita in superficie. Le rocce che abbiamo studiato e campionato, che attualmente affiorano in superficie, sono state trasportate inizialmente a decine di chilometri di profondità all'interno della crosta terrestre durante la fase di collisione di placche crostali raggiungendo valori di temperatura e pressione molto elevate (temperature di circa 800°C e pressioni di circa 6/7 kbar).
  2. lo studio di rocce sia sedimentarie che vulcaniche che si sono formate dopo l'orogenesi di Ross al di sopra del penepiano di Kukri, che si estende per centinaia di km e che rappresenta il risultato della completa erosione e spianamento della catena orogenetica di Ross. Questa parte della storia geologica dell'Antartide, iniziata circa 180 milioni di anni fa, è stata caratterizzata dalla deposizione di rocce sedimentarie in un ambiente sub-continentale ed è stata associata ad una poderosa attività magmatica di tipo effusivo che ha determinato il formarsi di grandi estensioni laviche, di notevole spessore. Queste rocce laviche e sedimentarie, e i fossili terrestri contenuti in queste ultime, compaiono anche in altri continenti, come America meridionale, Africa sud-orientale, Australia e India, e sono una prova inconfutabile che, prima della dispersione dei continenti nella loro posizione attuale, questi dovevano far parte di un unico supercontinente (PANGEA). Lo studio dei macro e microfossili contenuti nelle rocce sedimentarie che abbiamo campionato durante la spedizione permetterà di vincolare la loro età di deposizione e ricostruire l'assetto paleogeografico dei continenti. Lo studio della durata dell'attività vulcanica (< 1 Milione di anni o molti milioni di anni) è molto importante in quanto tale attività può aver avuto una notevole influenza nei cambiamenti paleoclimatici a scala globale.

Grazie a condizioni metereologiche molto buone e all'ottima organizzazione logistica i ricercatori hanno potuto svolgere circa 20 missioni giornaliere in elicottero e quindi raccogliere una grande mole di dati geologici sui diversi affioramenti, oltre che 400 chili di campioni che verranno studiati presso i nostri laboratori una volta arrivati in Italia. Grazie al supporto logistico dell'ENEA e all'abilità dei piloti che ci hanno accompagnato nelle nostre missioni, è stato possibile raggiungere affioramenti molto lontani dalla base fino a ora sconosciuti, o di difficile accesso, e sono state campionate rocce affioranti a quote molto alte (oltre i 3.200 m.) al limite della possibilità di volo degli elicotteri stessi, che fino ad ora non era mai stato possibile raggiungere.

I campioni, che sono stati spediti in Nuova Zelanda - grazie al supporto tecnico della nave dei colleghi coreani che stazionava in prossimità della Base italiana "Mario Zucchelli" - saranno spediti dall'ENEA in Italia entro breve. L'ulteriore fase della ricerca prevede lo svolgimento di analisi microstrutturali, sedimentologiche, petrografiche e geocronologiche che verranno svolte in laboratori italiani e stranieri sia universitari che del CNR.

Giovedì, 28 Febbraio 2013 14:59

Progetto Cambiamenti climatici ed evoluzione

XXVIII Campagna Antartica del Programma Nazionale delle Ricerche in Antartide (PNRA)

Progetto: Cambiamenti climatici ed evoluzione

Partecipanti: Carlo Baroni (professore ordinario di Geomorfologia e di Geoarcheologia) e Maria Cristina Salvatore (professoressa associata di Geografia fisica e di Fotointerpretazione e principi di telerilevamento) - dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa

Date: 4 dicembre 2012 – 14 gennaio 2013

I professori Carlo Baroni e Maria Cristina Salvatore, ospitati a Scott Base dall'Antarctic New Zealand, hanno svolto ricerche nella Terra Vittoria Meridionale, tra l'Isola di Ross e la Scott Coast, nell'ambito di un programma di collaborazione internazionale AntNZ-PNRA dal titolo: "Does climate change drive evolution? Genomic indicators of climate change" (Dr. Craig Millar, School of Biological Sciences, Auckland University).

Le attività, frutto anche di una collaborazione internazionale tra l'Università di Pisa, la Griffith University (Australia) e l'Environment Protection Training and Research Institute (India), s'inseriscono in una più ampia tematica di ricerca rivolta alla ricostruzione della storia del sistema glaciale antartico e alle conseguenti variazioni del livello del mare, una storia iniziata oltre 30 milioni di anni di anni fa. I due docenti fanno parte di un più ampio gruppo di ricerca nazionale e internazionale che si occupa della storia glaciale e paleoclimatica delle aree polari. Gli studi condotti nelle zone costiere affrontano temi chiave per la definizione dei cambiamenti climatici e ambientali pleistocenici e olocenici e forniscono rilevanti informazioni per la comprensione dell'impatto dei cambiamenti climatici sull'ambiente naturale e antropico (Climatic e Global Change). I nuovi dati contribuiranno anche alla costruzione di nuovi scenari per la comprensione dei meccanismi che guidano le variazioni climatico-ambientali in atto.

Durante questa spedizione, attraverso rilevamenti geomorfologici di terreno e survey da elicottero, sono state individuate nuove colonie relitte di pinguini di Adelia (Pygoscelis adeliae), oltre a siti abbandonati al margine di colonie attualmente occupate. Con un approccio tipicamente "archeologico" sono stati eseguiti scavi stratigrafici in numerosi suoli ornitogenici di età olocenica e pleistocenica (sono state individuate colonie relitte di oltre 40.000 anni fa, precedenti all'ultima grande glaciazione pleistocenica). Grazie all'esecuzione di date radiocarboniche dei campioni raccolti durante la spedizione, sarà possibile ricostruire la storia della colonizzazione delle aree costiere di questo settore antartico.

Il materiale sub-fossile dai suoli ornitogenici campionato durante diverse campagne antartiche, ha rappresentato anche la base di partenza per ricerche multidisciplinari sulla genetica dei pinguini di Adelia (DNA). Infatti, l'eccellente grado di conservazione dei resti di pinguino ha suscitato estremo interesse nell'ambito della biologia evolutiva, oltre a consentire di sviluppare programmi di ricerca rivolti alla ricostruzione completa del genoma di questa specie. Inoltre, attraverso l'analisi del DNA antico dei pinguini di Adelia estratto dai campioni raccolti, viene studiata in termini filogenetici la risposta di questi uccelli marini alle passate modificazioni ecologiche del loro habitat naturale. Proprio in quanto raccolti in un contesto ambientale conservatosi pressoché indisturbato e inalterato nel tempo, i resti dei pinguini di Adelia hanno permesso di individuare trend evolutivi ed eventi di vicarianza genetica come risultato di cambiamenti ambientali a scala regionale e globale, quali ad esempio il raffreddamento pleistocenico e il successivo riscaldamento olocenico dell'Antartide.

Considerata la loro elevata sensibilità ambientale, i pinguini di Adelia (Pygoscelis adeliae) rappresentano una delle specie antartiche più studiate al mondo e un modello ideale per studiarne i trend evolutivi intesi come risposte adattative a cambiamenti ambientali e climatici. Dopo l'ultimo periodo di massima espansione glaciale (25-18.000 anni fa) il continente antartico è stato interessato da un graduale aumento della temperatura. Impossibilitati a migrare verso luoghi più freddi, i pinguini di Adelia sono stati in grado di sopravvivere ai cambiamenti climatici in atto semplicemente adattandosi alle nuove condizioni di vita. In quanto tali, i pinguini di Adelia rappresentano una specie chiave ideale per studiare i meccanismi evolutivi che regolano la biologia adattativa delle specie.

L'Antartide, cuore bianco della Terra, è un eccezionale "teatro ecologico" dove si sta svolgendo un "dramma evolutivo" nel quale i pinguini di Adelia sono i principali interpreti. Poiché la scenografia cambia a ogni era glaciale o, come nel nostro caso, a ogni periodo di riscaldamento interglaciale, sta cambiando anche il copione. Ma sarà sempre così? Se iI pianeta continuerà a riscaldarsi, i pinguini di Adelia rischiano di non avere più un clima freddo dove rifugiarsi. Dovranno quindi adattarsi o morire. Lo studio delle variazioni alleliche del DNA aiuterà i ricercatori a interpretare il futuro comportamento dei pinguini in risposta alle variazioni climatiche.

Giovedì, 28 Febbraio 2013 14:57

Progetto Meteoriti antartiche

XXVIII Campagna Antartica del Programma Nazionale delle Ricerche in Antartide (PNRA)

Progetto: Meteoriti Antartiche

Partecipanti: Luigi Folco (coordinatore nazionale del Progetto Meteoriti Antartiche del PNRA e docente di Geologia planetaria), Maurizio Gemelli (assegnista di ricerca) e Agnese Fazio (dottoranda) - dipartimento di Scienze della terra dell'Università di Pisa

Date: 27 novembre 2012 - 6 gennaio 2013

La spedizione per la ricerca di meteoriti è stata svolta nel corso del II Periodo della XXVIII Campagna Antartica del PNRA, dal 27 novembre 2012 al 6 gennaio 2013, con supporto fornito dalla base italiana estiva Mario Zucchelli (MZS) nella Baia Terra Nova. Vi hanno partecipato Luigi Folco, Maurizio Gemelli e Agnese Fazio.

Sono state svolte 13 escursioni giornaliere con elicottero e una con Twin Otter (un piccolo bimotore canadese) in varie aree di ghiaccio blu dell'altopiano polare, comprese tra il Rennick Glacier e il Darwin Glacier (distanze fino a 500 km dalla base italiana). Le ricerche di meteoriti sono state svolte a piedi cercando queste rocce scure sulla superficie del ghiaccio, percorrendo sistematicamente in lungo e largo aree di ghiaccio blu di molte decine di km2. Mediamente ci sono state escursioni di 6 ore ininterrotte, percorrendo 15-25 km ogni giorno. Le condizioni meteorologiche tipiche sono state temperature di -15°-20°C, con venti fino a 35 nodi (65 km/h). Originariamente era previsto un campo remoto nella regione di Escalade Peak a circa 450 km dalla base MZS, di 20 giorni, ma l'operazione è stata cancellata a causa di un guasto al bimotore che doveva fare da supporto.

Malgrado non sia stato effettuato il campo remoto come da programma, il "piano B" delle escursioni giornaliere ha prodotto dei risultati molto soddisfacenti, che metteranno in grado il gruppo di ricerca di studiare un buon numero di nuove meteoriti. In sintesi i risultati principali sono stati i seguenti:

  1. Sono state raccolte 111 meteoriti con masse comprese tra 1 g e ca. 2 kg, per un peso complessivo di oltre 10 kg. Tra queste alcune meteoriti con caratteristiche non ordinarie, di notevole interesse scientifico, che saranno oggetto di immediati studi cosmochimici in Italia. È verosimile che questi campioni contengano informazioni nuove sui materiali più primitivi del sistema solare. Conseguentemente potrebbero darci nuove informazioni sull'origine del sistema solare avvenuta 4.6 miliardi di anni fa. Questi ritrovamenti straordinari sono la conferma dell'importanza del proseguire le ricerche di terreno in futuro.
  2. Sono state raccolte sabbie contenenti migliaia di micrometeoriti sulle cime delle Montagne Transantartiche a ridosso delle aree di ghiaccio blu dove si cercavano meteoriti. Questi campioni daranno informazioni sulla variabilità composizionale di questo materiale extraterrestre che costituisce la massima parte del flusso di materia extraterrestre che arriva costantemente sulla Terra, nonché serviranno da traccianti della storia di deglaciazione delle Montagne Transantartiche.
  3. È stata individuata una vasta area di ghiaccio blu nello Skelton Névé dove effettuare campi remoti futuri per ricerche di meteoriti.

Una volta arrivate in Italia, sono state avviate le procedure per la classificazione delle meteoriti, in collaborazione col Museo Nazionale dell'Antartide di Siena che si occuperà della loro conservazione nel tempo (come del resto, di tutti i reperti geologici recuperati nelle spedizioni del PNRA). A Pisa si procederà con il lavoro scientifico in senso stretto, ovvero con analisi petrografiche e cosmochimiche per ricerche su origine ed evoluzione del Sistema Solare. Molte analisi saranno svolte in Italia. Per quelle più sofisticate saremo costretti a rivolgerci a laboratori stranieri, con l'ovvio dispendio di risorse umane e finanziarie, condivisione/dispersione dei risultati scientifici e limitazione delle nostre capacità formative. Tali laboratori di fatto non esistono in Italia o sono obsoleti. Stiamo attivamente lavorando alla ricerca di finanziamenti pubblici per l'acquisizione di strumentazione che ci permetta di invertire il trend di dipendenza dai laboratori stranieri. Cozziamo tuttavia con il fatto che in Italia, a differenza del resto della EU, non esistono o non sono attive agenzie di finanziamento pubblico per l'acquisizione di grande strumentazione per le Scienze della Terra, come ad esempio microsonde elettroniche, microscopi elettronici a trasmissione, nanoSIMS, spettrometri di massa multicollettori (costi compresi tra 800 k€ e 2M€ circa). Tale strumentazione, unitamente alle competenze esistenti e ai materiali di grande valore scientifico disponibili, costituisce un'opportunità per essere competitivi in Europa e permetterebbe di creare nel nostro paese nuclei di ricerca di eccellenza in grado di attrarre risorse umane e finanziarie dal resto del mondo.

XXVIII Campagna Antartica del Programma Nazionale delle Ricerche in Antartide (PNRA)

Progetto: Meteoriti Antartiche

Partecipanti: Luigi Folco (docente di Geologia planetaria e coordinatore nazionale del Progetto Meteoriti Antartiche del PNRA), Maurizio Gemelli (assegnista di ricerca) e Agnese Fazio (dottoranda) - dipartimento di Scienze della terra dell'Università di Pisa

Date: 27 novembre 2012 - 6 gennaio 2013

 

Delle 111 meteoriti trovate in varie aree di ghiaccio blu del plateau polare in Terra Vittoria, è stata avviata la classificazione della decina di campioni che già sul terreno sembravano molto interessanti. Sulla base delle analisi petrografiche si può concludere che uno di questi è una condrite carboniosa con composizione solare (circa 70 grammi) e che una seconda è una meteorite lunare (circa 90 grammi).

 

La meteorite con composizione solare
La meteorite con composizione solare appartiene a un gruppo di meteoriti molto rare dette condriti carboniose. Si tratta di residui della materia della nebulosa solare da cui, 4.6 miliardi di anni fa, si è formato il Sole e tutti gli altri corpi celesti che ruotano intorno ad esso.

Studiare questa meteorite significa:

• Definire quale sia la composizione chimica originaria del Sistema Solare.

• Investigare quali fossero gli ingredienti inorganici e organici della nebulosa solare, distinguendo quali fossero i componenti prodotti nella nebulosa e quali fossero invece già presenti nello spazio interstellare (ovvero più vecchi del Sistema Solare).

• Comprendere i processi attraverso cui si sono formati tutti i corpi celesti del sistema solare, ivi incluso la paleo-Terra. Meteoriti simili a quella trovata hanno permesso di identificare numerosi composti organici primordiali considerati da alcuni scienziati come i mattoni della vita.

 

La meteorite lunare
La meteorite lunare è un altro esemplare molto raro, perché delle circa 50 mila meteoriti presenti nelle collezioni di tutto il mondo solo alcune decine sono di origine lunare. Al di là del grande fascino di provenire dal nostro bel satellite, sono di grande rilievo scientifico perché hanno permesso di comprendere meglio la geologia della Luna e hanno di fatto esteso l'inventario delle rocce presenti sulla superficie lunare.

L'insieme dai dati raccolti dallo studio delle meteoriti lunari e dei campioni raccolti nel corso delle missioni Luna e Apollo degli anni 60-70 ha permesso di concludere sulla origine per impatto della luna, sul fatto che in origine la luna fosse avvolta da un oceano magmatico globale e che quest'ultimo scenario è stato probabilmente la norma nelle prime fasi di formazione dei pianeti rocciosi, compresa la Terra.

Un altro motivo fondamentale è che la luna è obiettivo di numerose missioni spaziali di varie agenzie spaziali nazionali programmate per i prossimi 30 anni (circa 20 tra definite e in sviluppo), per le quali i campioni lunari servono da taratura nell'acquisizione dei dati strumentali e nella loro interpretazione (ground truth).

conf_stampa_webCi sono due meteoriti rarissime e di grande valore scientifico, una lunare e una con composizione solare, tra le 111 trovate dai ricercatori pisani nel corso della XXVIII Campagna del Programma Nazionale delle Ricerche in Antartide (PNRA). Altri studi sull'ambiente antartico e sui resti sub-fossili di pinguino hanno invece mirato ad ampliare le nostre conoscenze sui cambiamenti climatici e sulle conseguenze che questi provocano a livello geologico e antropico, indagando anche i meccanismi evolutivi che regolano la biologia adattativa delle specie alle mutate condizioni di vita. Un terzo filone di ricerca ha riguardato il campionamento di rocce antartiche finora mai analizzate, che permetterà di avere nuove indicazioni sulla deriva dei continenti e sull'assetto paleogeografico della Terra che seguì la frammentazione del supercontinente Pangea. I risultati provvisori delle ultime spedizioni pisane in Antartide, sempre nell'ambito del PNRA, sono stati illustrati giovedì 28 febbraio 2013, al dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa, dal direttore del dipartimento Michele Marroni, dal prorettore per la Ricerca dell'Ateneo, Roberto Barale, e dai componenti dei tre gruppi di ricerca, che fanno tutti parte dello stesso dipartimento: Luigi Folco, Maurizio Gemelli e Agnese Fazio; Carlo Baroni e Cristina Salvatore; Chiara Montomoli e Natale Perchiazzi.

Gemelli_Folco_FazioLa campagna per la ricerca di meteoriti (leggi la scheda della missione) è stata svolta dal 27 novembre 2012 al 6 gennaio 2013, con il supporto fornito dalla base italiana estiva Mario Zucchelli (MZS) nella Baia Terra Nova. Vi hanno partecipato Luigi Folco, docente di Geologia planetaria e coordinatore nazionale del Progetto Meteoriti Antartiche del PNRA, Maurizio Gemelli, assegnista di ricerca, e Agnese Fazio, dottoranda. In 13 escursioni giornaliere svolte in varie aree di ghiaccio blu dell'altopiano polare, i tre ricercatori hanno raccolto 111 meteoriti con masse comprese tra 1 grammo e 2 chilogrammi circa, per un peso complessivo di oltre 10 kg. Tra queste vi sono una meteorite lunare di circa 90 grammi e una condrite carboniosa con composizione solare (leggi la scheda delle meteoriti), che è un residuo della materia della nebulosa solare da cui 4.6 miliardi di anni fa si è formato il Sole e tutti gli altri corpi celesti che ruotano intorno ad esso. Sono entrambe molto rare, essendo quelle simili poche decine delle circa 50 mila meteoriti presenti nelle collezioni di tutto il mondo, e hanno uno straordinario rilievo scientifico, perché rappresentano per gli studiosi delle tessere preziose di un puzzle che descrive l'origine e l'evoluzione del sistema solare.

ghiacciLe ricerche sui cambiamenti climatici ed evoluzione sono state realizzate tra il 4 dicembre 2012 e il 14 gennaio 2013 dai professori Carlo Baroni, ordinario di Geomorfologia e di Geoarcheologia, e Maria Cristina Salvatore, associata di Geografia fisica e di Fotointerpretazione e principi di telerilevamento (leggi la scheda della missione). Le loro attività fanno parte di un più ampio gruppo di ricerca nazionale e internazionale che si occupa della storia glaciale e paleoclimatica delle aree polari. Gli studi condotti nelle zone costiere affrontano temi chiave per la definizione dei cambiamenti climatici e ambientali pleistocenici e olocenici e forniscono rilevanti informazioni per la comprensione dell'impatto dei cambiamenti climatici sull'ambiente naturale e antropico. Nel corso della missione sono state individuate nuove colonie relitte di pinguini di Adelia (Pygoscelis adeliae), oltre a siti abbandonati al margine di colonie attualmente occupate. Considerata la loro elevata sensibilità ambientale, questi pinguini rappresentano una specie ideale per studiare i meccanismi evolutivi che regolano la biologia adattativa delle specie ai mutamenti ambientali e climatici.

montomoli_perchiazzi_carosiLa campagna di ricerche geologiche è stata portata a termine, dal 24 dicembre 2012 al 6 febbraio 2013, dai professori Natale Perchiazzi, associato di Mineralogia, e Chiara Montomoli, ricercatore di Geologia strutturale (nella foto a sinistra con Rodolfo Carosi dell'Università di Torino). In circa 20 missioni giornaliere sono state studiate rocce sedimentarie e vulcaniche finora inesplorate, che costituiscono una prova inconfutabile della teoria che, prima della dispersione dei continenti, questi dovevano far parte di un unico supercontinente (PANGEA). Lo studio dei macro e microfossili in esse contenuti permetterà inoltre di vincolare la loro età di deposizione e di ricostruire l'assetto paleogeografico dei continenti. (Leggi la scheda della missione).



Guarda la galleria fotografica delle meteoriti sulla pagina Facebook della Spedizione in Antartide dell'Università di Pisa 

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
Quotidiano Nazionale
RepubblicaFirenze.it
InToscana.it
GreenReport.it
NazionePisa.it
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it
Gonews.it

 

Giovedì, 28 Febbraio 2013 09:16

L'Ateneo ricorda il professor Mario Mancianti

prof_ManciantiL'Università di Pisa ricorda il professor Mario Mancianti recentemente scomparso, a cui l'Ateneo deve l'enorme crescita del settore dell'ingegneria dell'informazione sia dal punto di vista scientifico, con la costituzione dell'attuale Dipartimento, che da quello didattico, con l'attivazione di tre corsi di laurea nello stesso settore.

Nato a Pisa nel 1924, Mario Mancianti si è laureato in Ingegneria nel 1952 cominciando così la sua carriera universitaria durata sino al pensionamento nel 1999. Insignito dell'Ordine del Cherubino nel 1984 e quindi del titolo di Professore emerito nel 2000, Mario Mancianti è stato sempre una guida sicura e illuminata, ispirata ad un pieno inserimento nella comunità scientifica internazionale.

 

 

 

Ne hanno parlato:

Il Tirreno Pisa
La Nazione Pisa

Fluido bioreattoreHa ricreato in vitro un ambiente fisiologico simile a quello embrionale, in cui possono essere coltivate cellule - o anche frammenti di tessuti – con la possibilità di controllare il differenziamento delle staminali. Autore della ricerca è Giovanni Vozzi, docente di Bioingegneria industriale e ricercatore del Centro "E. Piaggio" dell'Università di Pisa, che insieme ai suoi collaboratori Gianni Orsi e Carmelo De Maria, ha sviluppato un bioreattore denominato 3D Gradient Maker (o 3D Embryo) che, grazie a un accordo con la Linari Engineering s.r.l., sarà presto commercializzato.

«La possibilità di studiare cellule e tessuti in vitro risulta essere al giorno d'oggi uno dei più grandi strumenti per lo sviluppo di tecnologie farmaceutiche e per la comprensione della maggior parte dei fenomeni fisiologici del corpo umano – commenta Vozzi – Basandoci su queste considerazioni, abbiamo messo a punto un bioreattore capace di ricreare nello spazio tridimensionale un gradiente di concentrazione modulabile in modo da simulare al meglio l'ambiente embrionale».

Vozzi GiovanniIl 3D Gradient Maker è un dispositivo molto versatile che permette di realizzare anche matrici geliformi tridimensionali con un gradiente di proprietà meccaniche. «Queste matrici geliformi sono molto importanti dal punto di vista della ricerca – aggiunge Vozzi – Studi recenti hanno infatti evidenziato che, modulando le proprietà meccaniche del substrato di adesione cellulare, è possibile anche controllare il differenziamento delle cellule staminali».

Il bioreattore sviluppato da Giovanni Vozzi è molto compatto e facile da usare: è realizzato in silicone biocompatibile ed è composto principalmente da quattro parti: una serie di canali di immissione dei fluidi che permette di creare diverse concentrazioni della specie che si vuole in ingresso; una camera di coltura cellulare o per la creazione dell'idrogel; un sistema di chiusura ermetico e trasparente in modo da visionare in tempo reale ciò che accade all'interno della camera di coltura cellulare e dei canali; una pompa peristaltica o a siringa che immette i fluidi nella camera di coltura con una portata similare a quella del distretto biologico in esame.

«Siamo molto soddisfatti della risposta che il nostro lavoro ha trovato alla Linari Engineering – conclude Vozzi – Il nostro studio accademico potrà ora essere tradotto in applicazioni commerciali utilizzabili per la sperimentazione dei farmaci e per la ricerca nei settori dei biomateriali e della medicina rigenerativa, diventando un dispositivo biomedico capace di supportare la ricerca di base nel campo della embriogenesi e dello sviluppo dei tessuti».

Sviluppo GradienteLa Linari Engineering s.r.l. è un'azienda pisana premiata anche dalla camera di commercio nel 2010 come migliore azienda innovativa della provincia per i suoi prodotti nella medicina riabilitativa (AvDesk) e nella produzione di nanomateriali (RT Collector). Il fondatore della società, Stefano Linari, ha creato nel 2008 la divisione Biomedicale con cui si è affermato in tutto il mondo tra i leader nella produzione di apparecchiature per l'elettrofilatura di nanofibre, ovvero filamenti centinaia di volte più sottili di un capello realizzati nei materiali più diversi, dalle ceramiche alla gelatina, utilizzati per realizzare una gamma incredibile di prodotti ad alte prestazioni come filtri ad elevatissima efficienza, celle a combustibile piuttosto che materiali biodegradabili e biocompatibili per la medicina rigenerativa. I maggiori centri di ricerca europei ed americani utilizzano già molte sue apparecchiature.

La collaborazione con il professor Giovanni Vozzi è nata durante lo svolgimento di un progetto di ricerca internazionale che li vedeva coinvolti in un consorzio che aveva come scopo lo sviluppo di una nuova protesi medicale. Venuti a conoscenza dell'invenzione 3D Embryo si è considerato strategico acquisire questo prodotto come capo stipite di una nuova linea di bioreattori all'avanguardia della tecnica per poter offrire, primi sul mercato mondiale, una suite completa di competenze e soluzioni per la coltura cellulare avanzata dalla produzione degli scaffold nano strutturati (i supporti fisici su cui si fanno crescere le cellule) a i bioreattori dinamici all'interno del quale si esaltano le potenzialità di questi nano substrati. In questo modo sarà possibile rivolgersi a centri di ricerca e aziende farmaceutiche come referenti principali nello sviluppo di nuovi farmaci e trials clinici.

Ne hanno parlato: 
Ansa.it 
QN
TirrenoPisa.it 
NazionePisa.it
InToscana.it 
PisaInformaFlash.it
OgniSette.it 

Venerdì, 22 Febbraio 2013 09:43

Progettare la città verde del futuro

TreeCity gruppo di ricercaProgettare la città verde del futuro per contrastare inquinamento e cambiamenti climatici. E' questo l'obiettivo di "TreeCity", un progetto di ricerca di interesse nazionale (PRIN) appena finanziato dal Miur con 812mila euro e coordinato dal Giacomo Lorenzini, professore di Patologia forestale urbana del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa.

"Nel 2050, il 70% della popolazione mondiale (almeno 6 miliardi di persone) sarà classificata come 'urbana' – spiega Giacomo Lorenzini; contestualmente, a causa del cambiamento climatico, i centri abitati saranno sempre più caldi, più aridi e più inquinati. Proprio per questo è importante selezionare alberi capaci di resistere allo stress ambientale e di garantire al contempo una serie di positività: il sequestro e lo stoccaggio del carbonio atmosferico e di altri contaminanti aerodispersi, il miglioramento del microclima, e la riduzione dei consumi energetici e dei relativi carichi inquinanti".

La sfida di "TreeCity" riguarda dunque il miglioramento della salute e del benessere dell'uomo e da questo punto di vista la ricerca può svolgere un ruolo chiave nell'assicurare competenze e servizi ai decisori politici e ai pianificatori urbanistici futuri con l'obiettivo di contrastare gli effetti del cambiamento globale. Oltre all'Ateneo pisano, il progetto, che si svilupperà nei prossimi 3 anni, coinvolge 7 unità di ricerca, distribuite nel territorio nazionale, da Trieste a Palermo, con il contributo di 12 team di supporto, la maggior parte dei quali esteri (Stati Uniti, Brasile, Germania, Spagna, Austria).

"Si tratta di un progetto fortemente multidisciplinare e applicativo, con competenze che spaziano dalla biologia molecolare, alla modellistica ambientale e al telerilevamento – conclude Giacomo Lorenzini - Una delle linee di ricerca simulerà uno scenario 2050 attraverso l'applicazione di stress combinati in ambiente controllato. Questo consentirà di investigare il ruolo degli alberi nel verde urbano e di conoscere l'impatto degli stress ambientali sulla funzionalità degli ecosistemi arborei cittadini".

Ne hanno parlato:

Ansa - Energia&Ambiente
Nazione.it
Tg -RTV38
InToscana.it
Rinnovabili.it
StampaToscana.it
Greenreport.it
Ognisette.it
PisaInformaFlash.it

Per gli studenti già iscritti in altro ateneo che intendono trasferirsi all'Università di Pisa, gli studenti iscritti all'Università di Pisa che intendono presentare domanda di passaggio, oppure i laureati che intendono iscriversi con abbreviazione, ai corsi di laurea triennale in Scienze Biologiche e Biotecnologie, senza dover sostenere il test di ingresso, devono presentare la relativa domanda secondo la procedura e i termini definiti con Decreto Rettorale n. 1481 del 03 luglio 2024.

BANDO DI AMMISSIONE

L'elenco dettagliato dei posti disponibili per passaggi/trasferimenti per ciascun corso e per ciascun anno è indicato nella seguente tabella:

Numero posti per anno di corso

Corso

Anno di corso

Numero posti

Requisiti

Scienze Biologiche

II

15

almeno 40 cfu nei SSD: FIS/01-07 (almeno 6 cfu); MAT/01-09 (almeno 6 cfu); CHIM/03 (almeno 6 cfu); CHIM/06; BIO/01; BIO/05; BIO/06 (citologia e istologia). I SSD devono essere tutti presenti.

Scienze Biologiche

III

20

almeno 80 cfu nei SSD: FIS/01-07 (almeno 6 cfu); MAT/01-09 (almeno 6 cfu); CHIM/03 (almeno 6 cfu), CHIM/06; BIO/01; BIO/05; BIO/06 (Citologia e Istologia); BIO/07; BIO/10; BIO/11; BIO/16; BIO/18; BIO/19. I SSD devono essere tutti presenti.

Biotecnologie

II

1

. almeno 40 cfu nei SSD: FIS/01-07 (almeno 6 cfu); MAT/01-09 (almeno 6 cfu); CHIM/03 (almeno 6 cfu); CHIM/06; BIO/05; BIO/06; AGR/01. I SSD devono essere tutti presenti.

Biotecnologie

III

10

almeno 80 cfu nei SSD: FIS/01-07 (almeno 6 cfu); MAT/01-09 (almeno 6 cfu); CHIM/03 (almeno 6 cfu); CHIM/06; BIO/01; BIO/04; BIO/05; BIO/06; BIO/10; BIO/11; BIO/16; BIO/17; BIO/18; AGR/01; AGR/16 (oppure BIO/19) ; INF/01. I SSD devono essere tutti presenti.

L'elenco dettagliato dei posti disponibili per abbreviazioni di carriera è indicato nella seguente tabella:

Corso

Anno di corso

Numero posti

Requisiti

Scienze biologiche

II

12

almeno 40 cfu nei SSD: FIS/01-07 (almeno 6 cfu); MAT/01-09 (almeno 6 cfu); CHIM/03 (almeno 6 cfu); CHIM/06; BIO/01; BIO/05; BIO/06 (citologia e istologia). I SSD devono essere tutti presenti.

Scienze biologiche

III

20

almeno 80 cfu nei SSD: FIS/01-07 (almeno 6 cfu); MAT/01-09 (almeno 6 cfu); CHIM/03 (almeno 6 cfu); CHIM/06; BIO/01; BIO/05; BIO/06 (citologia e istologia); BIO/07; BIO/10; BIO/11; BIO/16; BIO/18; BIO/19. I SSD devono essere tutti presenti.

Biotecnologie 

II

2

almeno 40 cfu nei SSD: FIS/01-07 (almeno 6 cfu); MAT/01-09 (almeno 6 cfu); CHIM/03 (almeno 6 cfu); CHIM/06; BIO/05; BIO/06; AGR/01. I SSD devono essere tutti presenti.

Biotecnologie

III

10

almeno 80 cfu nei SSD: FIS/01-07 (almeno 6 cfu); MAT/01-09 (almeno 6 cfu); CHIM/03 (almeno 6 cfu); CHIM/06; BIO/01; BIO/04; BIO/05; BIO/06; BIO/10; BIO/11; BIO/16; BIO/17; BIO/18; AGR/01; AGR/16 (oppure BIO/19) ; INF/01. I SSD devono essere tutti presenti.

 

Quando e dove presentare la richiesta

A fini della presentazione della domanda di partecipazione al concorso, il candidato deve:

1. effettuare la registrazione entro le ore 12.00 del 13 settembre 2024 al portale di ateneo Alice: www.studenti.unipi.it

Effettuare il log-in sul portale e scegliere dal menu a destra la voce “Segreterie” – “Iscrizione concorsi” e il relativo concorso di ammissione "ANNI SUCCESSIVI AL PRIMO (solo per studenti già iscritti o laureati) Scienze Biologiche - Biotecnologie, a.a. 2024/2025".

Al termine della procedura, il sistema rilascia una ricevuta di “avvenuta iscrizione al concorso”. Tale ricevuta, contraddistinta da un progressivo univoco, costituisce l’unico documento comprovante la corretta iscrizione al concorso: in caso di contestazione, è ammesso a partecipare solo il candidato in grado di esibirla.

2. caricare sul portale Alice, in fase di iscrizione al concorso, sempre entro la scadenza prevista:

a. Modulo di ammissione scaricabile dalla presente pagina

b. Certificato con il dettaglio delle attività formative sostenute, il relativo voto e il numero di crediti conseguiti (in caso di studenti iscritti); certificato di laurea con il dettaglio delle attività formative sostenute, il relativo voto e il numero di crediti conseguiti (in caso di studenti laureati)

c. un documento di riconoscimento in corso di validità.

d. Gli studenti laureati in un'università straniera sono inoltre tenuti a produrre i seguenti
documenti:
• Titolo accademico estero in originale o copia autenticata, con relativa legalizzazione o timbro "apostille", traduzione ufficiale in lingua italiana e dichiarazione di valore rilasciata dalla Rappresentanza Diplomatica o Consolare Italiana competente per territorio o in alternativa, Dichiarazione di comparabilità ENIC-NARIC (www.cimea.it sotto servizi) o in alternativa Diploma Supplement rilasciato dall’ateneo di provenienza;
• Certificato in originale o copia autenticata degli esami superati all'estero per conseguire il titolo accademico straniero con traduzione ufficiale in lingua italiana o in lingua inglese, in alternativa solo per i Paesi UE Diploma Supplement in originale o copia autenticata, in lingua inglese su carta intesta dell'Università estera con firma e timbro della stessa;
• Programmi di studio (su carta intestata dell'Università straniera o avvalorati con timbro dell'Università stessa) degli esami di cui sopra con relativa traduzione ufficiale o giurata in lingua italiana o in alternativa in lingua inglese.

Non saranno prese in considerazione domande presentate con modalità diverse rispetto a quelle sopra descritte. Dopo la scadenza non è più possibile iscriversi al concorso.

 

Quali sono i criteri della graduatoria

Passaggi/trasferimenti: qualora il numero delle richieste sia superiore al numero di posti disponibili, tra tutti coloro che hanno presentato domanda nel periodo indicato e risultano in possesso dei requisiti previsti saranno redatte, per ciascun corso e per ciascun anno, apposite graduatorie di merito, formulate in base ai seguenti criteri:

  • maggiore media riportata negli esami;
  • maggior numero di cfu totali conseguiti nel corso di provenienza nei SSD sopraindicati.

In caso di ulteriore parità prevale il più giovane d'età.

Abbreviazione di carriera: qualora il numero delle richieste sia superiore al numero di posti disponibili, tra tutti coloro che hanno presentato domanda nel periodo indicato e che risultano in possesso dei requisiti previsti, verranno redatte apposite graduatorie di merito calcolate sulla base del maggior voto di laurea. In caso di parità prevarrà il più giovane d'età. 

  

Esiti

Esiti

I candidati non presenti in graduatoria non sono in possesso dei requisiti minimi richiesti dal bando di ammissione.
I candidati ammessi che desiderano accettare il posto devono inviare una email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. entro l’11 ottobre 2024. La mancata accettazione del posto entro la scadenza indicata equivale a rinuncia.

Per effettuare un passaggio di corso sarà necessario effettuare la richiesta dal portale Gepaco.

Per effettuare una immatricolazione per abbreviazione di carriera, è necessario collegarsi alla pagina personale del portale Alice. Dal menù è necessario selezionare "Scelta del corso/immatricolazione" e selezionare il corso di interesse. Alla fine della procedura compariranno: il FORIM (da stampare, firmare e ricaricare sul portale) e la tassa di iscrizione da pagare per completare l'immatricolazione.

Per effettuare un trasferimento, è necessario collegarsi alla pagina personale del portale Alice. Dal menù è necessario selezionare "Scelta del corso/immatricolazione", selezionare "immatricolazione pre trasferimento in ingresso" e selezionare il corso di interesse. Alla fine della procedura comparirà la tassa di iscrizione da pagare a meno che non si sia fatta richiesta di borsa di studio DSU. Una volta pagata la tassa di iscrizione è necessario scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (in caso si sia invece fatta richiesta di borsa di studio DSU, allegare la ricevuta) per ricevere il nullaosta. Il nullaosta deve essere consegnato all'università di provenienza contestualmente alla domanda di trasferimento. Una volta che l'Università di Pisa riceverà il foglio di congedo dall'ateneo di provenienza, l'immatricolazione sarà perfezionata.

- I curricula degli aventi diritto all’abbreviazione di corso verranno sottoposti al Consiglio di corso di studio che delibererà in merito alla convalida degli esami sostenuti.

- Dal momento della pubblicazione della graduatoria, gli studenti potranno frequentare le lezioni.

 

Informazioni a cura di:
Direzione Didattica, Studenti e Internazionalizzazione
largo Bruno Pontecorvo n. 3 - Pisa
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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