«Per Francesco Orlando»
È appena uscito per le Edizioni ETS il volume "Per Francesco Orlando", una raccolta di testimonianaze e ricordi di personalità del mondo della cultura che hanno conosciuto il professor Orlando, illustre docente dell'Università di Pisa scomparso nel 2010, autore di una innovativa teoria freudiana della letteratura. Pubblichiamo qui di seguito il contributo di Maurizio Alfonso Iacono, docente di Storia della Filosofia ed ex preside della facoltà di Lettere e filosofia, che il 24 giugno 2010 ha così ricordato il professore nel cortile della Sapienza dell'Università di Pisa, in occasione della commemorazione.
Guarda il video "Autoritratto d'intellettuale a Palermo", un lungometraggio di Roberto Andò, in cui Francesco Orlando parla di sé e dei suoi rapporti con Giuseppe Tomasi di Lampedusa e de "Il Gattopardo".
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LEZIONI DI STILE
Francesco Orlando apparteneva a quel tipo di studioso per il quale l'insegnamento era tutt'uno con la ricerca. Interpretava magistralmente il senso e la qualità dell'insegnare regalando a studenti, discenti, colleghi lezioni in cui metteva in gioco con arte le inquietudini e le domande dello studioso. I suoi corsi non erano frequentati soltanto da studenti di Lettere e di Lingue, ma abitualmente anche da quelli di altre discipline, a cominciare dalle discipline filosofiche e storiche. Egli infatti andava oltre i limiti istituzionali e disciplinari delle materie di cui si occupava, letteratura francese o teoria della letteratura, perché le sue interpretazioni coglievano dall'interno di tali materie aspetti inconsueti che evocavano altri saperi, dalla filosofia alla psicanalisi.
Riproponendo nel 1997 alle stampe il libro del 1982, Illuminismo, barocco e retorica freudiana, Francesco Orlando scrisse che si trattava del suo lavoro meno fortunato del ciclo freudiano e si chiese se la scarsa attenzione che originariamente gli aveva prestato la critica non fosse dipesa dal fatto che quel libro aveva un taglio interdisciplinare oppure che l'argomento affrontato fosse inattuale. In effetti, l'argomento era inattuale. Si trattava dell'illuminismo. Orlando ha tentato di consegnare, attraverso Freud, un illuminismo diverso. Se dovessi indicare con una parola cosa caratterizzi teoricamente e storicamente l'illuminismo di Orlando, un illuminismo che va dalla Riforma alle soglie di Rousseau, la risposta è facile: l'ironia. Se il barocco è segnato dalla metafora, l'illuminismo è caratterizzato dall'ironia. Un'ironia che determina il dislocarsi del punto di vista del narratore o dei protagonisti in una posizione tale che lo scenario da loro descritto assume tutti i toni graffianti, perché stupiti o ingenui, di una critica. Siamo dentro una situazione che giustappunto caratterizza il nesso tra illuminismo e ironia. La confutazione da parte di un altro, di un selvaggio, depotenzia il pericolo del peccato d'orgoglio che una critica simile può portare con sé. Similmente Usbek e Rica, i protagonisti delle Lettere Persiane di Montesquieu, oggetto di un intero capitolo di questo libro, viaggiatori orientali che si trovano a visitare e ad osservare Parigi, i suoi costumi e le sue istituzioni, hanno questo ruolo di osservatori estranianti ed estraniati. Vedono con altri occhi la vita della città europea e, dal loro particolare punto di vista, operano una critica che è filtrata dallo stupore tipico dello straniero che non sa nulla di ciò che osserva.
Orlando fa una proposta che va al di là del piano della letteratura, perché il compromesso freudiano costituito dall'ironia illuminista ci porta verso quel lato dell'illuminismo che contiene in sé l'antidoto agli stessi pregiudizi che ha creato. Il gioco dello spostamento, da questo punto di vista, è senz'altro decisivo: come ci guardano gli altri? Anche quando una simile domanda funziona da simulazione o da artificio, resta ugualmente un'ottima domanda.
Qui, come si vede, l'interpretazione letteraria va oltre la letteratura e la critica si veste di teoria.
Francesco Orlando insegnò sia alla Facoltà di Lingue sia alla Facoltà di Lettere. Si batté anche per la loro unificazione, ma la cosa non ebbe successo. Come preside della Facoltà di Lettere e Filosofia posso dire che Francesco Orlando ha dato lustro alla mia Facoltà non soltanto per sue ben note qualità di studioso, ma perché è fra coloro che ha contribuito a segnare uno stile che si caratterizza per il senso dell'insegnamento, un senso che era scientifico, didattico ed etico insieme. Non era uomo che usava l'università per fare altro, ma considerava l'insegnamento universitario come la forma primaria della comunicazione di uno studioso. Aveva, e la comunicava, una grande passione civile, indissociabile dalla critica. Intervenendo a un dibattito che aveva per argomento la malinconica domanda «A che serve la letteratura?», Francesco Orlando aveva sollevato un sospetto: «le mode dell'autoreferenzialità e dell'intertestualità – egli scriveva – ci ripetono da quarant'anni che la letteratura parla di se stessa e non del mondo, rimanda sempre ad altra letteratura a mai al mondo; non saranno per caso corresponsabili, secondo una sorta di legge del taglione, se ormai il mondo teme di annoiarsi a sentir parlare di classici e non vuol più lasciarsi rimandare ad essi? Farla finita con queste anziane mode, tornare a interrogarsi in modo originale sulla parte di mimesi e la parte di convenzione che fondano ogni arte, sarebbe corresponsabilità istituzionale di noi studiosi e insegnanti di letteratura». Ma a che serve la letteratura? Ho avuto l'onore e il piacere di accompagnare Francesco all'ultima lezione che tenne in Facoltà prima di andare in pensione. Bastava respirare l'aria che respiravano i suoi studenti per capire che una domanda del genere può sorgere solo fuori dalle sue lezioni, solo quando la passione intellettuale e la passione civile cominciano, come forse sta accedendo oggi, a essere impercettibilmente sostituite da quelli che dovrebbero essere soltanto dei mezzi e dei supporti, dalle pratiche burocratiche, dagli orari, dai crediti e dai debiti, dalla cosiddetta full immersion, dalla sciocca rigidità dei percorsi di studio. Alla domanda: «a che serve la letteratura?» Francesco aveva risposto dicendo che essa «suona press'a poco come le seguenti: a che cosa serve l'aria che respiriamo? La terra che ci sostiene? Il corpo in cui consistiamo?». E aveva concluso con un messaggio semplice e bellissimo, un messaggio che mi piacerebbe scrivere sui muri di Palazzo Ricci: «L'aria, la terra, il corpo, la letteratura. Queste cose non servono... – scrive Francesco Orlando – piuttosto sono condizioni del nostro essere fisicamente quello che ognuno di noi è, un essere umano».
Alfonso Maurizio Iacono
Le pasticche di collirio di 2000 anni fa
Servivano a curare gli occhi le pasticche di 2000 anni fa ritrovate sul Relitto del Pozzino, a largo delle coste toscane. Lo ha dimostrato uno studio condotto insinergia tra il dipartimento di Chimica e Chimica industriale dell'Università di Pisa - da Erika Ribechini, Maria Perla Colombini e Jeannette Lucejk - la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e il dipartimento di Biologia evoluzionistica dell'Università di Firenze, che ha analizzato le compresse dalla forma piatta e circolare, con un diametro di quattro centimetri, che avevano la funzione di collirio. I risultati della ricerca sono stati pubblicati nell'articolo "The ingredients of a 2000-year-old medicine revealed by chemical, mineralogical and botanical investigations" sulla prestigiosa rivista statunitense PNAS, Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America.
Nel lavoro che sarà pubblicato sul PNAS vengono presentati i risultati di indagini chimico-mineralogiche e paleobotaniche condotte su medicinali risalenti al II sec a.C. rinvenuti tra i resti di una nave etrusca soprannominata "Relitto del Pozzino" trovata a largo delle coste di Piombino. I medicinali consistevano in compresse di colore grigio e forma discoidale. Dato che in archeologia, la scoperta di farmaci antichi è davvero rara, così come lo è la conoscenza della loro composizione, lo studio condotto ha fornito preziose e uniche informazioni su antiche pratiche mediche e farmaceutiche, e sullo sviluppo della farmacologia e della medicina nel corso dei secoli.
Le indagini condotte hanno consentito di evidenziare che idrozincite e smithsonite (sali di zinco) erano di gran lunga gli ingredienti più abbondanti delle compresse, costituendone più dell'80%, insieme amido, lipidi di origine animale e vegetale, e resina di pino. La composizione e la forma delle compresse Pozzino sembrano indicare che essi sono stati utilizzati per scopi oftalmici: si tratterebbe di una sorta di grandi pasticche con funzione di collirio che venivano applicate direttamente sulle palpebre. I sali a base di zinco, tutt'oggi molto utilizzati in campo dermatologico e oftalmico, hanno azione rinfrescante, protettiva e attività batteriostatica. Da sottolineare, inoltre, come il termine latino collirium (collirio) derivi dal nome greco ҡоλλύρα, che a sua volta significa "piccoli panetti rotondi".
Ne hanno parlato:
Ansa
Corriere Fiorentino
Tirreno
Tirreno Pisa
QN
Il Messaggero
L'Unione Sarda
CorriereFiorentino.it
NazionePisa.it
Agnese, Maurizio e Luigi salutano l'Antartide
Ciao a tutti,
oggi è la giornata dei saluti, della relazione finale, delle ultime foto, della firma ricordo al pinguinattolo (il pinguinattolo è un piccolo casotto di legno antistante la base che ospita tutte le firme accumulate negli anni dei partecipanti alle spedizioni).
Il risultato di questa campagna è positivo, nonostante la cancellazione del campo remoto. Infatti abbiamo effettuato 13 uscite, 3 delle quali con i ricercatori coreani. Abbiamo raccolto un totale di 111 meteoriti, per una massa di 10.2 kg.
Questa esperienza ci arricchito sia da un punto di vista lavorativo sia umano. Studiare le meteoriti è già qualcosa di molto emozionante, sapere che l'oggetto che stai studiando ha più di 4 miliardi di anni e racchiude informazioni sulla formazione del nostro Sistema Solare è incredibile, ma trovarne una in un ambiente così speciale ti dà un'emozione così forte che è difficile da descrivere. Dal punto di vista umano vivere in un luogo così isolato all'interno di una base con così poche persone è sicuramente una prova non da poco. Questo, insieme alla lontananza dalle persone care certamente provoca sensazioni forti che si iniziano a gestire dopo un po' di tempo.
Ora che si avvicina il momento del rientro, la voglia di ritornare a casa si fa sempre più strada. Presto torneremo alla "normalità" ma siamo sicuri che di tanto in tanto il rumore del vento del Plateau Antartico risuonerà nelle nostre orecchie risvegliando emozioni che speriamo un giorno di poter riprovare.
Con questo messaggio vogliamo ringraziare tutti voi che ci avete seguito durante queste settimane e l'Ufficio stampa dell'Università di Pisa, che ci ha dato la possibilità di tenere questo blog e quindi di far conoscere la nostra attività di ricerca.
Alle 20:30 (8:30 italiane) inizierà l'imbarco sulla nave coreana ARAON tramite elicottero.
A presto
Agnese e Maurizio
Biblioteche
Biblioteche
Le biblioteche pisane rendono fruibile un grande patrimonio di libri e riviste.
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Elenco delle biblioteche di ateneo con sedi, recapiti e orari
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Assistenza sanitaria di base per studenti e dottorandi fuori sede
Gli studenti e i dottorandi non residenti nel territorio di riferimento dell'Azienda USL Toscana Nord Ovest possono avere accesso a tutte le prestazioni previste dalla assistenza sanitaria di base (prescrizione visite specialistiche, prescrizione farmaci, certificazioni varie etc) con le seguenti modalità:
- assumendo a Pisa il cosiddetto domicilio sanitario che consente di entrare a far parte della anagrafe assistiti della Azienda Toscana Nord Ovest e quindi di scegliere, come i residenti, un medico di base.
- avvalendosi delle visite occasionali a pagamento dei medici di base convenzionati con la Toscana Nord Ovest.
- Negli orari di chiusura degli ambulatori dei medici di base, rivolgendosi al servizio di guardia medica dell'Azienda Toscana Nord Ovest, a pagamento per i cittadini non residenti o privi del domicilio sanitario in Toscana.
Il domicilio sanitario
Il domicilio sanitario dura da un minimo di tre mesi fino ad un massimo di un anno ed è rinnovabile per tutto il periodo di studio; per ottenerlo occorre la cancellazione (reversibile) dalla anagrafe assistiti della Azienda USL di residenza.
Coloro che intendono richiedere il domicilio sanitario, ed effettuare la scelta del medico curante, potranno presentarsi agli sportelli della USL con i seguenti documenti:
- autocertificazione relativa al proprio domicilio
- attestato di sospensione del medico di base (da richiedere alla Azienda USL di residenza)
- certificato di frequenza per corsi di studio (anche il libretto universitario o ricevuta di pagamento tasse universitarie)
Assistenza sanitaria alternativa per studenti e dottorandi non residenti nel Comune di Pisa che non spostano il domicilio sanitario
Gli studenti e i dottorandi non residenti nel Comune di Pisa che decidono di non spostare il loro domicilio sanitario possono usufruire del servizio di assistenza sanitaria da parte di un medico del territorio pisano, mantenendo il medico curante scelto nella sede di residenza.
Il servizio è offerto grazie ad una collaborazione tra Università di Pisa, USL Toscana nord ovest e i Medici di Medicina Generale di Pisa
Dopo aver versato il contributo previsto (15 € per un anno dalla data del pagamento), si può scegliere uno dei medici di base del territorio pisano che hanno aderito al servizio e su cui sarà possibile trovare tutte le informazioni prima di effettuare la scelta.
Successivamente, in caso di necessità, lo studente/dottorando potrà recarsi dal medico da lui indicato ed effettuare gratuitamente le visite, sia ambulatoriali sia a domicilio. Verrà data anche la possibilità di modifica della scelta del medico in maniera semplice e con una procedura esclusivamente telematica.
Tutti coloro che avranno diritto ad aderire all’iniziativa riceveranno un avviso tramite il portale Agenda Didattica, che consentirà loro di iscriversi o di rinnovare l’adesione al servizio in maniera molto semplice.
Per ulteriori informazioni
URP Azienda USL Toscana Nord Ovest
mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. tel. 0585498005
dal lunedì al venerdi dalle 9 alle 13.00
Unità relazioni con il pubblico Università di Pisa
mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 0502212914-907-909
dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13.00
Assicurazione per studenti (infortuni)
Polizza n.: 90104
Validità: dal dal 1/4/2021 al 31/12/2024
Compagnia: Poste Assicura S.p.A.
Leggi i dettagli su: https://www.unipi.it/index.php/amministrazione/item/4128-polizza-infortuni-a-favore-degli-studenti-e-dei-dipendenti
Nota dell'Ateneo sul ricorso degli studenti di Ingegneria
L'Università di Pisa comunica che - in esecuzione dell'ordinanza del Tar Toscana n. 01746/2012 con la quale è stata accolta l'istanza cautelare presentata da circa centocinquanta studenti immatricolati nell'A.A. 2012/2013 ai corsi di laurea dell'area di Ingegneria - sarà consentito agli studenti ricorrenti di sostenere gli esami relativi agli insegnamenti che hanno frequentato, fatta salva la verifica dell'estinzione degli OFA, a conclusione dei corsi di recupero appositamente programmati.
L'Università comunica inoltre che, allo scopo di evitare disparità di trattamento tra studenti, i direttori dei dipartimenti interessati, in accordo con gli organi di governo dell'Ateneo, sono in procinto di adottare i provvedimenti necessari a estendere la medesima possibilità agli studenti immatricolati nello stesso anno accademico che non hanno promosso il predetto ricorso.
«Famiglia di ieri, famiglie di oggi. Affetti e legami nella vita intima»
Rita Biancheri, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all'Università di Pisa, ha recentemente pubblicato il volume "Famiglia di ieri, famiglie di oggi. Affetti e legami nella vita intima" (Edizioni ETS). Il volume tenta di rispondere ad alcune domande guardando alla famiglia come fenomeno sociale e non come istituzione immutabile nel tempo: siamo di fronte a una crisi della famiglia o ci sono altri modelli che ne analizzano funzioni e sentimenti? Le categorie con cui interpretiamo i cambiamenti e leggiamo il passato risentono della contrapposizione tra affettività e ragione, sminuendo la ricchezza delle relazioni e la complessità del soggetto?
Qui di seguito pubblichiamo l'introduzione al volume.
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Introduzione
Numerosi interrogativi, a partire dai problemi definitori e dai molteplici significati simbolici del termine famiglia, si pongono a chi studia la sfera privata e, in particolare, se si cerca di superare l'impasse, in un'ottica multidisciplinare, che ha pesato su questo argomento fino agli anni Ottanta. Da sempre terreno di scontri politici e ideologici, spazio dell'intimità ma anche agenzia di socializzazione primaria e luogo di formazione dell'identità, la sua realtà polimorfa e complessa – su cui insistono valori, aspettative, abitudini – si scontra con categorie poco idonee a comprenderne le trasformazioni.
Dalla retorica, che ha confuso la pratica con la sua rappresentazione, all'aumento del fenomeno inquietante della violenza domestica molte questioni richiedono interventi e politiche familiari, se non per risolvere, almeno per cercare di invertire il circolo vizioso in cui è intrappolato il nostro paese (Ferrera 2008): bassi tassi di fecondità e occupazione femminile intorno al 46%, con oscillazioni di alcuni decimali.
Siamo allora di fronte alla crisi (strutturale) della famiglia? Oppure questa deriva dalle discrasie tra realtà e sistemi di welfare non più in grado, non solo per la diminuzione delle risorse materiali, di rispondere, con equità, ai nuovi bisogni?
Sicuramente ci dobbiamo misurare con nuovi modi di stare insieme, ma questo richiede un diverso sforzo concettuale, quella tensione essenziale necessaria per assumere, all'interno dei propri schemi interpretativi, il nodo fondamentale intorno al quale la sociologia è chiamata ad operare che è la«diversità irriducibile di ciascun individuo». Se la nostra condizione quotidiana, è caratterizzata dalla molteplicità delle forme di vita sociale, come si può generalizzare riduttivamente, o meglio impropriamente, il declino della famiglia basandosi su dati esclusivamente quantitativi, o su modelli ritenuti validi per tutti?
Di conseguenza, «il luogo possibile e affascinante della ricerca» rimane il tentativo di individuare il senso della costruzione della nostra esistenza, in un mondo dove le appartenenze sono multiple, i comportamenti non sono determinati solo dalla razionalità strumentale, ma entra preponderante la forza delle passioni – uscita dall'occultamento che è stato compiuto – e, soprattutto, i condizionamenti delle istituzioni non agiscono più in modo prescrittivo e assoluto.
E come è possibile farlo negli «affari»sentimentali, in quei luoghi per eccellenza evanescenti e non soggetti ad alcun determinismo, se non quello dell'unicità del singolo e del momento in cui avviene l'incontro con l'Altro?
Abbiamo nelle pagine del volume «attraversato con consapevolezza» questo territorio incerto e sfuggente tenendo presente le numerose difficoltà fra cui quella di non cadere in sterili contrapposizioni con il passato. Se dal mondo chiuso dell'ordine sociale siamo passati all'universo infinito delle soggettività, come possiamo pensare di semplificare frettolosamente le risposte senza avvalerci del conforto della storia? Più di ieri e meno di domani, necessitiamo di una prospettiva diacronica, di uno sguardo lungo per leggere le trasformazione dell'affettività.
La famiglia deve, dunque, essere osservata come soggetto cruciale della storia e lente privilegiata attraverso cui raccontarne l'orizzonte teorico ed empirico dei mutamenti. Ambito economico e di interessi materiali, «mondo vitale» della solidarietà, dove si intrecciano i rapporti tra i generi e le generazioni; un sistema non affatto omogeneo in cui si combinano, in una molteplicità fenomenica, passato e presente, interessi privati e bene pubblico.
Nell'itinerario che abbiamo disegnato per affrontare un ambito di studio così sfaccettato, cercando di non ridurre la complessità attraverso una semplificazione monocausale dei fenomeni, e cercando di non intorbidire le acque per poter guardare dentro la «scatola chiusa» del quotidiano domestico, abbiamo fatto numerose soste nel pensiero di autori e autrici, ritenuti significativi, riportando ampi brani delle loro opere e fornire a chi legge ulteriore materiale di analisi.