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Comunicati stampa

L'E-team campione non solo su pista: la squadra corse dell'Università di Pisa si è aggiudicata il primo premio nel "Media-Award 2011 - Formula Student Germany" grazie a un video promozionale realizzato da Filippo Cappellini e Timoteo Fontanella, studenti del corso in Discipline dello spettacolo e della comunicazione della facoltà di Lettere e filosofia. Gli organizzatori della competizione tedesca, che ogni anno si tiene a Hockenheim, avevano indetto un concorso per premiare le competenze comunicative delle squadre, chiedendo di realizzare un video di 30 secondi che promuovesse l'iniziativa. Il video presentato dagli studenti pisani è risultato vincitore per "la qualità delle immagini, unite alla musica, che colgono in pieno lo spirito della manifestazione" e sarà utilizzato in ambito internazionale come promo della Formula Student Germany. Grazie a questo riconoscimento, l'E-Team ha ottenuto un posto di diritto alla gara 2012 (solitamente 80 posti e 300 domande). Il video è pubblicato sul canale YouTube dell'Università di Pisa e sul sito ufficiale della Formula Student Germany.

Ricerca tecnologica, lavoro di gruppo e competenze multidisciplinari sono le parole d'ordine dell'E-Team, la squadra corse dell'Università di Pisa che da diversi anni partecipa alle competizioni internazionali della Formula SAE italiana e della Formula Student tedesca. Il progetto dell'E-Team (http://www.eteamsquadracorse.it) è nato nel 2008. Nel corso degli anni, agli elementi provenienti da Ingegneria si sono aggiunti studenti delle facoltà di Economia, Giurisprudenza, Lettere, Lingue e Scienze politiche, le cui competenze sono fondamentali perché, ai fini delle gare, la squadra non è chiamata solo a progettare e costruire la vettura, ma anche ad affrontare i problemi legati alla ricerca e gestione delle risorse economiche, al marketing, alle pubbliche relazioni e alla comunicazione.

Anche quest'anno la monoposto dell'Università di Pisa ha preso parte alle competizioni principali riservate agli studenti, partecipando alla gara di Hockenheim ad agosto e a quella della Formula SAE Italy a Varano de' Melegari, ottenendo risultati positivi nelle prove statiche e dinamiche. I ragazzi dell'E-team, guidati dal capitano Andrea Mascellani, sono già al lavoro per costruire la vettura che correrà nella prossima stagione.

Martedì 8 novembre 2011, alle ore 18, al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi, Lucia Tongiorgi Tomasi, delegata del rettore alla cultura, Antonella Galanti, prorettore per i rapporti col territorio dell'Università di Pisa, e Silvia Panichi, assessore alla cultura del Comune di Pisa, presentano il volume di Francesca Romana Dragone "Eclectica. Art and Fairytales / Arte e Favole" (Entasis Press, Washington Dc).

Le tre favole raccolte nel volume sono tratte dalla ricca tradizione di racconti popolari italiani e riecheggiano il lavoro di Italo Calvino, impiegando i personaggi di re e regine, animali parlanti, streghe e esseri magici in storie che divertono e sorprendono per i loro intrecci, colpi di scena e sorprese. Francesca Romana Dragone utilizza nel volume i suoi disegni, i suoi dipinti e collage di foto ispirati al mondo botanico.

Rivivere i problemi, le scelte e le emozioni di chi, negli anni Cinquanta, apriva la strada all'informatica italiana, raccontarne le storie umane e le sfide tecnologiche usando le ricostruzioni dei prototipi che portarono alla realizzazione della Calcolatrice Elettronica Pisana.

Il dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa ha promosso da alcuni anni un progetto scientifico e didattico - "Hackerando la Macchina Ridotta" (HMR), a cura di Fabio Gadducci e Giovanni A. Cignoni - che rappresenta il primo caso in Italia di archeologia sperimentale applicata all'informatica.

A cinquanta anni esatti dall'inaugurazione della CEP da parte del presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, le storie e le tecnologie riscoperte da HMR saranno proposte al grande pubblico in una mostra realizzata grazie al contributo delle Fondazioni Cassa di Risparmio di Pisa e Cassa di Risparmio di Lucca.

Le celebrazioni si avvalgono della collaborazione di numerosi partner: il Comune di Pisa, l'Istituto nazionale di fisica nucleare, l'Istituto di informatica e telematica e l'Istituto di scienza e tecnologie
 dell'informazione - i due istituti del CNR che hanno dato un apporto scientifico e di ricerca fondamentali per la nascita e lo sviluppo dell'informatica pisana -, i dipartimenti di Fisica e di Ingegneria dell'informazione, la Fondazione "Galilei" di Pisa, la Fondazione "Museo del Computer" di Novara, l'associazione "La Limonaia", la Confederazione nazionale dell'artigianato.

Le iniziative, intitolate "La CEP prima della CEP: storia dell'informatica", sono state presentate venerdì 4 novembre al rettorato dal prorettore vicario Nicoletta De Francesco, dal sindaco Marco Filippeschi, dal consigliere della Fondazione CariPi, Maurizio Sbrana, dal direttore dell'INFN, Giovanni Batignani, dal direttore ISTI del CNR, Claudio Montani, e dal direttore del dipartimento di Informatica, Franco Turini. Nell'occasione erano inoltre presenti i rappresentanti degli enti che hanno dato un contributo al programma delle celebrazioni.

Le iniziative

Domenica 13 novembre, al Museo degli strumenti per il calcolo, si inaugurerà la mostra, che rimarrà aperta fino alla fine di marzo 2012 e proporrà al pubblico il fascino delle macchine di ieri come strumento divulgativo per apprezzare e comprendere le tecnologie hardware e software di oggi. Fino a giugno saranno inoltre offerti alle scuole medie e superiori laboratori didattici basati sulle ricostruzioni delle macchine storiche, che spiegheranno i principî e i meccanismi con cui funzionano tutti i calcolatori, compresi quelli moderni. Il cinquantenario della CEP sarà ricordato anche da un annullo filatelico che sarà apposto in occasione dell'inaugurazione della mostra.

L'11 e 12 novembre, nella sede della Limonaia, la mostra sarà preceduta da un convegno scientifico focalizzato su tre temi principali: la storia dell'informatica pisana e italiana con la partecipazione di diversi protagonisti del tempo, le ricadute dell'esperienza CEP come opportunità per Pisa e per il suo territorio, la conservazione e la ricostruzione delle macchine del passato e il loro uso come strumenti didattici e divulgativi.

Fino a giugno 2012, un calendario di eventi manterrà vivo l'interesse proponendo l'informatica come aspetto caratterizzante della città. Saranno organizzati seminari di approfondimento, incontri con i protagonisti, tavole rotonde e visite ai centri di ricerca.

Il progetto HMR

Il progetto HMR è dedicato al recupero della storia e della tecnologia dei primi calcolatori costruiti in Italia ed è attivo dal 2006 al dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa.

HMR affronta la ricerca storica approfondendone anche gli aspetti tecnologici, indispensabili sia per comprendere in pieno i fatti e le loro dinamiche, sia per poter ricostruire a scopo divulgativo e didattico le macchine del passato.

HMR è un esempio, unico nel nostro paese, di archeologia sperimentale dell'informatica. Sebbene non siano trascorsi molti anni, gran parte della documentazione è spesso andata perduta: per comprendere e ricostruire una macchina storica occorre colmare le lacune, mettersi nei panni dei protagonisti, formulare ipotesi e verificarle tramite esperimenti.

Una sfida affascinante e ricca di spunti e riflessioni per la ricerca attuale, ma che richiede quel mix di abili competenze e curiosa dedizione che caratterizza la filosofia "hacker" nata intorno agli anni Sessanta nei laboratori informatici del Massachusetts Institute of Technology.

L'uso delle ricostruzioni in mostre e laboratori permette di presentare in modo interattivo i misteri dei calcolatori, sfruttando la semplicità e il fascino delle macchine del passato e favorendo l'avvicinamento dei ragazzi al mondo dell'informatica e, in generale, allo studio delle scienze e delle tecnologie.

Le ricostruzioni

Le ricostruzioni realizzate da HMR riguardano le prime macchine del progetto CEP, interessanti sia per il loro primato cronologico, sia per le loro caratteristiche all'epoca allo stato dell'arte.

Sono state ricostruite in maniera virtuale, cioè come simulatori, la Macchina Ridotta del '56, il primo progetto che rimase solo sulla carta, e la Macchina Ridotta del '57, più complessa, che fu effettivamente realizzata e usata nel 1958 per diverse applicazioni scientifiche.

È stato ricostruito in replica hardware l'addizionatore a 6 bit del 1956, uno dei primi studi di fattibilità del progetto CEP. Alla ricostruzione hanno fattivamente collaborato la Fondazione "Museo del computer" di Novara e le officine della sezione di Pisa dell'INFN e del dipartimento di Fisica. La replica sarà esposta alla mostra e messa in funzione durante le visite guidate. Una versione componibile dell'addizionatore, realizzata con componenti elettronici moderni e sicuri, sarà utilizzata nei laboratori didattici e in seguito sarà resa disponibile come kit di montaggio.

Cenni storici sulla MR e sulla CEP

I primi calcolatori elettronici moderni risalgono alla fine degli anni Quaranta, frutto della ricerca inglese e statunitense. In Italia solo nel 1954 furono acquistati i primi due calcolatori di produzione estera: a Milano dal Politecnico e a Roma dall'Istituto nazionale per le applicazioni del calcolo. Lo stesso anno, a Pisa, iniziò l'impresa di progettare e costruire una macchina calcolatrice. La sfida fu il risultato della volontà dell'Università di Pisa, del sostanzioso contributo degli enti locali di Pisa, Livorno e Lucca e di un prezioso intervento di Enrico Fermi.

Il primo importante risultato si ebbe nel 1957 con la Macchina Ridotta (la CEP prima della CEP). Con la realizzazione della MR e il suo immediato uso per applicazioni scientifiche, il progetto dimostrò la capacità della ricerca italiana di recuperare il tempo perduto e di mettersi al passo con i più avanzati progetti esteri. La partecipazione dell'Olivetti al progetto CEP e la sua capacità di proporre nel 1959 l'Elea 9003, un prodotto commerciale competitivo sul mercato internazionale, testimoniavano un mondo industriale attento e intraprendente.

Nel 1961 fu completata la CEP: negli anni seguenti fu il laboratorio dove si formarono i ricercatori dei primi istituti del CNR dedicati al nuovo mondo dell'informatica e i futuri docenti del corso di laurea in Scienze dell'informazione, primo in Italia nel 1969. L'Università di Pisa continua a giocare un ruolo da protagonista tramite i dipartimenti, sia di Scienze che di Ingegneria, che conducono progetti di ricerca altamente innovativi, multidisciplinari, di elevata qualità scientifica e di portata internazionale in tutti i settori ICT.

Per approfondire

I referenti per le iniziative sono Fabio Gadducci e Giovanni A. Cignoni, del dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa.

Tutte le informazioni relative alle iniziative per CEP50 e al progetto HMR sono sulle seguenti pagine web:

www.di.unipi.it/HMR

www.di.unipi.it/CEP50

www.di.unipi.it/storia

Lunedì, 07 Novembre 2011 12:58

Il primo homo sapiens europeo era italiano

Il primo sapiens europeo? Era italiano. A svelarlo un articolo appena pubblicato sulla rivista Nature, frutto della collaborazione internazionale di 13 enti di ricerca fra cui l'Università di Pisa e di Siena. "Sino ad ora – spiega l'antropologo dell'Ateneo pisano Francesco Mallegni che ha collaborato allo studio – si pensava che l'uomo sapiens fosse apparso in Europa assai prima di 45.000 anni fa, in Romania, ma i ritrovamenti fatti in Puglia nella grotta Grotta del Cavallo di Uluzzo, in provincia di Lecce, sono i più antichi esistenti e dimostrano che il suo arrivo dall'Africa è precedente di alcuni millenni".

Al centro di tutta la ricerca ci sono due denti di latte ritrovati durante una campagna di scavo nella grotta Grotta del Cavallo alla metà degli anni sessanta del Novecento e che erano stati inizialmente classificati come neandertaliani. "Per molte migliaia di anni – continua Mallegni - l'uomo sapiens e l'uomo di neandertal hanno convissuto in Europa: dal primo discendiamo noi, l'altro invece si è estinto circa 27.000 anni fa". Le misurazioni effettuate dallo studioso pisano e le analisi condotte all'Università di Vienna attraverso modelli digitali 3D hanno dunque dimostrato, contrariamente a quanto si pensava prima, che i due denti appartengono a due bambini sapiens. I due molari superiori di latte sono del tutto uguali a quelli dei bambini di oggi. "Il primo dei denti trovati – aggiunge Mallegni - spunta tra 15 ed i 18 mesi dalla nascita e siccome è senza usura il bambino alla morte poteva avere 18 mesi; il secondo spunta a due anni ed essendo usurato in questo caso il bambino alla morte poteva avere dai 3 ai 4 anni o forse leggermente di più".

I due denti sono stati trovati a circa 2 metri e mezzo dalla superficie e la datazione della stratigrafia è stata eseguita su conchiglie dello stesso deposito attraverso il metodo AMS (Accelerator Mass Spectrometry) del radiocarbonio. I resti risalgono a circa 45-43.000 anni fa, all'epoca della glaciazione Würm 2, un mondo naturalmente molto diverso da quello attuale. Il clima era fresco e arido e la quantità di terre emerse era molto maggiore rispetto ad oggi (Corsica e Toscana, ad esempio, erano molto più vicine). Gli uomini sapiens di allora erano cacciatori-raccoglitori e vivevano in piccoli gruppi e pur conoscendo il fuoco non cuocevano ancora i cibi (da cui probabilmente l'usura di uno dei denti ritrovati).

"Insieme ai due molari - spiega l'antropologo pisano - sono stati rinvenuti anche dei manufatti, come strumenti ricavati da ossa o conchiglie usate per ornamento, ma non bisogna pensare a sepolture, probabilmente i due bambini sono morti in quella grotta casualmente". "A parte i dentini il cui smalto ha la stessa durezza del topazio e quindi si conservano bene – conclude Mallegni – non è rimasto altro, un po' perché le ossa dei bambini sono particolarmente deperibili, un po' perché, denti a parte, i resti umani erano spesso depredati dagli animali".

Lunedì, 07 Novembre 2011 12:04

L'E-team campione non solo su pista

E-teamL'E-team campione non solo su pista: la squadra corse dell'Università di Pisa si è aggiudicata il primo premio nel "Media-Award 2011 - Formula Student Germany" grazie a un video promozionale realizzato da Filippo Cappellini e Timoteo Fontanella, studenti del corso in Discipline dello spettacolo e della comunicazione della facoltà di Lettere e filosofia. Gli organizzatori della competizione tedesca, che ogni anno si tiene a Hockenheim, avevano indetto un concorso per premiare le competenze comunicative delle squadre, chiedendo di realizzare un video di 30 secondi che promuovesse l'iniziativa. Il video presentato dagli studenti pisani è risultato vincitore per "la qualità delle immagini, unite alla musica, che colgono in pieno lo spirito della manifestazione" e sarà utilizzato in ambito internazionale come promo della Formula Student Germany. Grazie a questo riconoscimento, l'E-Team ha ottenuto un posto di diritto alla gara 2012 (solitamente 80 posti e 300 domande). Il video è pubblicato sul canale YouTube dell'Università di Pisa e sul sito ufficiale della Formula Student Germany.

E-team con rettoreRicerca tecnologica, lavoro di gruppo e competenze multidisciplinari sono le parole d'ordine dell'E-Team, la squadra corse dell'Università di Pisa che da diversi anni partecipa alle competizioni internazionali della Formula SAE italiana e della Formula Student tedesca. Il progetto dell'E-Team (http://www.eteamsquadracorse.it) è nato nel 2008. Nel corso degli anni, agli elementi provenienti da Ingegneria si sono aggiunti studenti delle facoltà di Economia, Giurisprudenza, Lettere, Lingue e Scienze politiche, le cui competenze sono fondamentali perché, ai fini delle gare, la squadra non è chiamata solo a progettare e costruire la vettura, ma anche ad affrontare i problemi legati alla ricerca e gestione delle risorse economiche, al marketing, alle pubbliche relazioni e alla comunicazione.

Anche quest'anno la monoposto dell'Università di Pisa ha preso parte alle competizioni principali riservate agli studenti, partecipando alla gara di Hockenheim ad agosto e a quella della Formula SAE Italy a Varano de' Melegari, ottenendo risultati positivi nelle prove statiche e dinamiche. I ragazzi dell'E-team, guidati dal capitano Andrea Mascellani, sono già al lavoro per costruire la vettura che correrà nella prossima stagione.

Guarda il video:
Video E-team 

Ne hanno parlato: 
Tirreno Pisa
Unità Toscana
Tirreno Viareggio
PisaInformaFlash.it 
InToscana.it 

TG:
50canale 

 

i sei astronauti all'uscita del simulatoreA tre giorni esatti dalla fine della missione Mars 500 che ha simulato un viaggio su Marte, i ricercatori del Centro Extreme lunedì 7 novembre sono volati a Mosca per raccogliere i dati sui livelli di stress degli astronauti. Il team pisano, composto da studiosi dell'Università di Pisa, della Scuola Superiore Sant'Anna e del CNR, ha infatti effettuato un mix di analisi sui sei astronauti che per 520 giorni sono stati confinati negli spazi angusti del simulatore russo Nek senza contatti diretti con l'esterno e senza possibilità di uscire.

"Ad una prima impressione, non appena usciti, le condizioni migliori sembravano quelle dell'italiano Diego Urbina e del francese Romain Charles" ha detto Angelo Gemignani del Centro Extreme e docente di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica dell'Ateneo pisano. "Abbiamo confrontato il filmato dell'uscita dal simulatore - ha aggiunto - con quello di entrata e abbiano notato dei sintomi da stress come alcune espressioni facciali, perdita di capelli e di peso". Ma per avere i risultati del complesso set di esami elettroncefalografici, ecocardiografici e psicometrici a cui sono stati sottoposti i sei astronauti saranno necessari alcuni mesi. A questo proposito l'Italia si già candidata per essere la sede di un workshop internazionale che dovrà svolgersi fra aprile e maggio per dar conto i primi esiti della ricerca.

"Nella prima missione del programma Mars 500, durata 105 giorni,- ha speigato Gemignani - abbiamo già dimostrato che il sonno degli astronauti in isolamento somiglia al sonno delle persone depresse, ma certo questo secondo studio osservazionale è sicuramente più complesso". In particolare sarà cruciale verificare l'efficacia di alcuni metodi non farmacologici capaci di contrastare il livello di stress. "Se le misurazione e l'efficacia delle contromisure si rivelassero corrette - ha concluso Angelo Gemignani - l'esperimento di Mars 500 spalancherebbe le porte alla determinazione dei profilo di rischio dei singolo individui, fornendo un contributo essenziale alla moderna medicina predittiva: per le persone impegnate in attività estreme come pompieri, militari, addetti alla protezione civile ma con ricadute positive per tutti i cittadini".

Ne hanno parlato:

Tirreno Pisa
Nazione Pisa 
InToscana.it 

TG:

SkyTG24
Tg2

TGR Leonardo - RaiTre

50canale
Telegranducato 

Venerdì, 04 Novembre 2011 14:34

'La CEP prima della CEP'

foto Conferenza CEPRivivere i problemi, le scelte e le emozioni di chi, negli anni Cinquanta, apriva la strada all'informatica italiana, raccontarne le storie umane e le sfide tecnologiche usando le ricostruzioni dei prototipi che portarono alla realizzazione della Calcolatrice Elettronica Pisana.

Il dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa ha promosso da alcuni anni un progetto scientifico e didattico - "Hackerando la Macchina Ridotta" (HMR), a cura di Fabio Gadducci e Giovanni A. Cignoni - che rappresenta il primo caso in Italia di archeologia sperimentale applicata all'informatica.

A cinquanta anni esatti dall'inaugurazione della CEP da parte del presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, le storie e le tecnologie riscoperte da HMR saranno proposte al grande pubblico in una mostra realizzata grazie al contributo delle Fondazioni Cassa di Risparmio di Pisa e Cassa di Risparmio di Lucca.

Le celebrazioni si avvalgono della collaborazione di numerosi partner: il Comune di Pisa, l'Istituto nazionale di fisica nucleare, l'Istituto di informatica e telematica e l'Istituto di scienza e tecnologie
 dell'informazione - i due istituti del CNR che hanno dato un apporto scientifico e di ricerca fondamentali per la nascita e lo sviluppo dell'informatica pisana -, i dipartimenti di Fisica e di Ingegneria dell'informazione, la Fondazione "Galilei" di Pisa, la Fondazione "Museo del Computer" di Novara, l'associazione "La Limonaia", la Confederazione nazionale dell'artigianato.

Le iniziative, intitolate "La CEP prima della CEP: storia dell'informatica", sono state presentate venerdì 4 novembre al rettorato dal prorettore vicario Nicoletta De Francesco, dal sindaco Marco Filippeschi, dal consigliere della Fondazione CariPi, Maurizio Sbrana, dal direttore dell'INFN, Giovanni Batignani, dal direttore ISTI del CNR, Claudio Montani, e dal direttore del dipartimento di Informatica, Franco Turini. Nell'occasione erano inoltre presenti i rappresentanti degli enti che hanno dato un contributo al programma delle celebrazioni.

Le iniziative

CEP storicaDomenica 13 novembre, al Museo degli strumenti per il calcolo, si inaugurerà la mostra, che rimarrà aperta fino alla fine di marzo 2012 e proporrà al pubblico il fascino delle macchine di ieri come strumento divulgativo per apprezzare e comprendere le tecnologie hardware e software di oggi. Fino a giugno saranno inoltre offerti alle scuole medie e superiori laboratori didattici basati sulle ricostruzioni delle macchine storiche, che spiegheranno i principî e i meccanismi con cui funzionano tutti i calcolatori, compresi quelli moderni. Il cinquantenario della CEP sarà ricordato anche da un annullo filatelico che sarà apposto in occasione dell'inaugurazione della mostra.

L'11 e 12 novembre, nella sede della Limonaia, la mostra sarà preceduta da un convegno scientifico focalizzato su tre temi principali: la storia dell'informatica pisana e italiana con la partecipazione di diversi protagonisti del tempo, le ricadute dell'esperienza CEP come opportunità per Pisa e per il suo territorio, la conservazione e la ricostruzione delle macchine del passato e il loro uso come strumenti didattici e divulgativi.

Fino a giugno 2012, un calendario di eventi manterrà vivo l'interesse proponendo l'informatica come aspetto caratterizzante della città. Saranno organizzati seminari di approfondimento, incontri con i protagonisti, tavole rotonde e visite ai centri di ricerca.

Il progetto HMR

CEP storica 2Il progetto HMR è dedicato al recupero della storia e della tecnologia dei primi calcolatori costruiti in Italia ed è attivo dal 2006 al dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa.

HMR affronta la ricerca storica approfondendone anche gli aspetti tecnologici, indispensabili sia per comprendere in pieno i fatti e le loro dinamiche, sia per poter ricostruire a scopo divulgativo e didattico le macchine del passato.

HMR è un esempio, unico nel nostro paese, di archeologia sperimentale dell'informatica. Sebbene non siano trascorsi molti anni, gran parte della documentazione è spesso andata perduta: per comprendere e ricostruire una macchina storica occorre colmare le lacune, mettersi nei panni dei protagonisti, formulare ipotesi e verificarle tramite esperimenti.

Una sfida affascinante e ricca di spunti e riflessioni per la ricerca attuale, ma che richiede quel mix di abili competenze e curiosa dedizione che caratterizza la filosofia "hacker" nata intorno agli anni Sessanta nei laboratori informatici del Massachusetts Institute of Technology.

L'uso delle ricostruzioni in mostre e laboratori permette di presentare in modo interattivo i misteri dei calcolatori, sfruttando la semplicità e il fascino delle macchine del passato e favorendo l'avvicinamento dei ragazzi al mondo dell'informatica e, in generale, allo studio delle scienze e delle tecnologie.

Le ricostruzioni

Le ricostruzioni realizzate da HMR riguardano le prime macchine del progetto CEP, interessanti sia per il loro primato cronologico, sia per le loro caratteristiche all'epoca allo stato dell'arte.

Sono state ricostruite in maniera virtuale, cioè come simulatori, la Macchina Ridotta del '56, il primo progetto che rimase solo sulla carta, e la Macchina Ridotta del '57, più complessa, che fu effettivamente realizzata e usata nel 1958 per diverse applicazioni scientifiche.

È stato ricostruito in replica hardware l'addizionatore a 6 bit del 1956, uno dei primi studi di fattibilità del progetto CEP. Alla ricostruzione hanno fattivamente collaborato la Fondazione "Museo del computer" di Novara e le officine della sezione di Pisa dell'INFN e del dipartimento di Fisica. La replica sarà esposta alla mostra e messa in funzione durante le visite guidate. Una versione componibile dell'addizionatore, realizzata con componenti elettronici moderni e sicuri, sarà utilizzata nei laboratori didattici e in seguito sarà resa disponibile come kit di montaggio.

Cenni storici sulla MR e sulla CEP

Cep 3I primi calcolatori elettronici moderni risalgono alla fine degli anni Quaranta, frutto della ricerca inglese e statunitense. In Italia solo nel 1954 furono acquistati i primi due calcolatori di produzione estera: a Milano dal Politecnico e a Roma dall'Istituto nazionale per le applicazioni del calcolo. Lo stesso anno, a Pisa, iniziò l'impresa di progettare e costruire una macchina calcolatrice. La sfida fu il risultato della volontà dell'Università di Pisa, del sostanzioso contributo degli enti locali di Pisa, Livorno e Lucca e di un prezioso intervento di Enrico Fermi.

Il primo importante risultato si ebbe nel 1957 con la Macchina Ridotta (la CEP prima della CEP). Con la realizzazione della MR e il suo immediato uso per applicazioni scientifiche, il progetto dimostrò la capacità della ricerca italiana di recuperare il tempo perduto e di mettersi al passo con i più avanzati progetti esteri. La partecipazione dell'Olivetti al progetto CEP e la sua capacità di proporre nel 1959 l'Elea 9003, un prodotto commerciale competitivo sul mercato internazionale, testimoniavano un mondo industriale attento e intraprendente.

Nel 1961 fu completata la CEP: negli anni seguenti fu il laboratorio dove si formarono i ricercatori dei primi istituti del CNR dedicati al nuovo mondo dell'informatica e i futuri docenti del corso di laurea in Scienze dell'informazione, primo in Italia nel 1969. L'Università di Pisa continua a giocare un ruolo da protagonista tramite i dipartimenti, sia di Scienze che di Ingegneria, che conducono progetti di ricerca altamente innovativi, multidisciplinari, di elevata qualità scientifica e di portata internazionale in tutti i settori ICT.

Per approfondire

I referenti per le iniziative sono Fabio Gadducci e Giovanni A. Cignoni, del dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa.

Tutte le informazioni relative alle iniziative per CEP50 e al progetto HMR sono sulle seguenti pagine web:

www.di.unipi.it/HMR

www.di.unipi.it/CEP50

www.di.unipi.it/storia


Ne hanno parlato:

Repubblica Firenze

Corriere Fiorentino

Quotidiano Nazionale

L'Unità Toscana

Il Fatto Quotidiano

L'Unità

Tirreno Pisa

Nazione Pisa

InToscana.it

TirrenoPisa.it

NazionePisa.it

PisaNotizie.it

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TG:

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Lavoratori e prodotti di Orti EticiMangiare verdura fa bene alla salute. Ma a volte anche produrla ha effetti positivi.
A San Piero a Grado da qualche anno è attivo “Orti Etici” un progetto sperimentale di agricoltura sociale nato dalla collaborazione dell’Università di Pisa con Biocolombini, un’azienda agricola biologica della zona, e con la cooperativa sociale Ponteverde.

Il progetto ha avuto la Menzione Speciale Innovazione al concorso nazionale ESEMPI "Esperienze di Sviluppo Eccellenti per Metodi e Prassi Innovative", promosso dal Ministero delle Politiche Agricole.

Cosa vuol dire “agricoltura sociale”?
“In una certa misura è un concetto che abbiamo introdotto noi con il progetto “Social Farming”, finanziato dal VI Programma Quadro dell’Unione Europea - afferma il professor Francesco Di Iacovo – Il termine descrive quelle pratiche agricole che offrono servizi civili per la collettività, ad esempio sostenendo il recupero socio-riabilitativo e l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e con “bassa capacità contrattuale” (dovuta ad es. a disabilità mentale e fisica, detenzione, tossicodipendenza)”.

Orti Etici è un esperimento economico innovativo: nei tre ettari che l’Università ha messo a disposizione lavorano 5 o 6 persone, seguite da un tutor della cooperativa Ponteverde, e producono porri, bietole, finocchi, pomodori, fragole, cavoli e insalate per un valore di circa 40.000 euro l’anno.

 I prodotti vengono distribuiti tramite la rete dei Gruppi di Acquisto Solidale, gruppi di consumatori che sostengono l’agricoltura biologica locale sperimentando forme di economia diverse da quelle dominanti.

Il progetto è del tutto autofinanziato. Funziona perché risponde ad esigenze e necessità di ognuno dei partner partecipanti: l’università aveva dei terreni a disposizione, ma non aveva il personale per lavorarli, Biocolombini aveva necessità di terreni da coltivare per la crescente domanda dei Gruppi di acquisto, la cooperativa Ponteverde aveva bisogno di nuovi percorsi di formazione in cui inserire gli utenti.

L’incontro è stato produttivo ed efficace: nei suoi tre anni di vita il progetto ha offerto formazione per 30 persone, 3 persone hanno trovato lavoro e sono stati prodotti 400 quintali di ortaggi per i membri dei gruppi di acquisto. Il tutoraggio della cooperativa sociale e le spese necessarie alla coltivazione sono a carico dell’azienda Biocolombini, a cui va il ricavato della vendita. L’Università dal canto suo può offrire attività formative qualificate ai suoi studenti e ha la possibilità di fare ricerca nel campo dell’agricoltura multifunzionale.

“Nel periodo di crisi in cui ci troviamo- continua Di Iacovo - il progressivo ridursi delle risorse pubbliche ha effetti drammatici nelle zone rurali, che devono fare fronte ad un taglio drastico dei servizi sociali. In questo contesto le aziende agricole possono offrire servizi di inclusione sociale e, più in generale, servizi alle persone molto validi”.

Le aziende agricole toscane già lo fanno già adesso. Nel 2003 erano attivi 60 progetti che hanno favorito inserimento per 1200 persone, di fatto quasi una ASL “in ombra”, a cui poi si sono aggiunte nuove esperienze. Più tardi sono cominciati ad arrivare i riconoscimenti formali: la Società della Salute della Valdera, ad esempio, riconosce formalmente l’Agricoltura sociale, la Società della Salute di Pisa ha progetti già attivi in tale direzione, e anche altri territori toscani si stanno muovendo. La Regione Toscana è stata la prima a varare una legge regionale nel 2010, ed a prevedere nel Piano di Sviluppo Rurale aiuti alle aziende che adeguano le strutture per offrire servizi alla persona.

BietolaLe persone che lavorano ad “Orti Etici” sono selezionate dai servizi sociali (il SerT, il Servizio per le Tossicodipendenze, il Dipartimento di Salute Mentale, gli UEPE, Uffici per l’esecuzione Penale Esterna) e seguono dei percorsi che durano circa 6 mesi.

“Lavorare in un’azienda agricola è particolarmente efficace per chi si confronta con diverse forme di disagio  – afferma Di Iacovo - Il rapporto con le piante e con gli animali all'interno di processi produttivi veri dal punto di vista professionale ed economico, permette a persone in difficoltà di operare e mettersi alla prova senza esporsi al giudizio diretto delle persone e di progredire nella percezione della propria autostima, del proprio valore. D’altra parte lavorare all’aperto, a contatto con la natura, offre particolari opportunità. Come mi ha detto una volta un responsabile della Cooperativa Agricola il Forteto, una comune storica che ospita minori inviati dal Tribunale dei minori, la campagna è un posto dove si può urlare il proprio disagio e nessuno ti dice niente”.

La ricerca in corso, oltre a studiare modelli di innovazione sociale e di mediazione della conoscenza (in questo caso agricola e sociale) serve anche a definire dei criteri utili a valutare in maniera obbiettiva l’impatto che questi percorsi hanno sugli utenti e su tutti i soggetti coinvolti, in modo da avere degli strumenti validi per scegliere che interventi adottare nei diversi casi.

Il modello dell’agricoltura sociale sta già espandendosi ulteriormente: ad esempio nel campo dei servizi all’infanzia, con la realizzazione di agri asili, oppure con l’offerta di servizi ad anziani o adulti in situazione di difficoltà temporanea.

Ne hanno parlato:
Il Tirreno Pisa
Repubblica Firenze.it
InToscana.it
Il Tirreno Pisa.it
Pisa Informa Flash
Ansa.it
Il Tirreno

Mercoledì, 02 Novembre 2011 15:04

In Sapienza un workshop sulla fotografia digitale

Nell'ambito delle iniziative promosse da "Pisa per la Fotografia 2011", venerdì 4 novembre alle 16.00, nell'Aula Magna storica del Palazzo della Sapienza (in via Curtatone e Montanara 15), si terrà un workshop dal titolo "Dallo scatto al multimediale", in cui esperti della Nikon (Nital) e di Apple (Dataport) illustreranno i materiali e le tecniche per condividere al meglio i propri scatti digitali (e le proprie riprese) nel mondo multimediale. "Pisa per la Fotografia 2011", arrivata alla sua ottava edizione, è una manifestazione promossa dal Circolo Dipendenti Universitari, dal Circolo Fotografico Pisano e da Foto Ottica Allegrini.

I nuovi prodotti fotografici offrono all'utilizzatore una miriade di possibilità di catturare immagini e i nuovi software sono a disposizione per il loro miglior utilizzo. La fotografia ormai non è più solo stampa ma è anche slideshow, condivisione in rete e con i dispositivi mobili (smartphone, tablet, lettori multimediali). Con questo workshop si intende dare una risposta a tutti quegli appassionati che intendono avvalersi di tutto questo.

Mercoledì, 02 Novembre 2011 14:32

Il primo homo sapiens europeo? Era italiano

Località della Puglia dove si situa la Grotta del CavalloIl primo sapiens europeo? Era italiano. A svelarlo un articolo appena pubblicato sulla rivista 'Nature', frutto della collaborazione internazionale di 13 enti di ricerca fra cui l'Università di Pisa e di Siena. "Sino ad ora – spiega l'antropologo dell'Ateneo pisano Francesco Mallegni che ha collaborato allo studio – si pensava che l'homo sapiens fosse apparso in Europa assai prima di 45.000 anni fa, in Romania, ma i ritrovamenti fatti in Puglia nella Grotta del Cavallo di Uluzzo, in provincia di Lecce, sono i più antichi esistenti e dimostrano che il suo arrivo dall'Africa è precedente di alcuni millenni".

Al centro di tutta la ricerca ci sono due denti di latte ritrovati durante una campagna di scavo nella Grotta del Cavallo alla metà degli anni sessanta del Novecento e che erano stati inizialmente classificati come neandertaliani. "Per molte migliaia di anni – continua Mallegni - l'homo sapiens e l'homo di Neandertal hanno convissuto in Europa: dal primo discendiamo noi, l'altro invece si è estinto circa 27.000 anni fa". Le misurazioni effettuate dallo studioso pisano e le analisi condotte all'Università di Vienna attraverso modelli digitali 3D hanno dunque dimostrato, contrariamente a quanto si pensava prima, che i due denti appartengono a due bambini sapiens. I due molari superiori di latte sono del tutto uguali a quelli dei bambini di oggi. "Il primo dei denti trovati – aggiunge Mallegni - spunta tra 15 ed i 18 mesi dalla nascita e siccome è senza usura il bambino alla morte poteva avere 18 mesi; il secondo spunta a due anni ed essendo usurato in questo caso il bambino alla morte poteva avere dai 3 ai 4 anni o forse leggermente di più".

manufatti grottaI due denti sono stati trovati a circa 2 metri e mezzo dalla superficie e la datazione della stratigrafia è stata eseguita su conchiglie dello stesso deposito attraverso il metodo AMS (Accelerator Mass Spectrometry) del radiocarbonio. I resti risalgono a circa 45-43.000 anni fa, all'epoca della glaciazione Würm 2, un mondo naturalmente molto diverso da quello attuale. Il clima era fresco e arido e la quantità di terre emerse era molto maggiore rispetto ad oggi (Corsica e Toscana, ad esempio, erano molto più vicine). Gli uomini sapiens di allora erano cacciatori-raccoglitori e vivevano in piccoli gruppi e pur conoscendo il fuoco non cuocevano ancora i cibi (da cui probabilmente l'usura di uno dei denti ritrovati).

"Insieme ai due molari - spiega l'antropologo pisano - sono stati rinvenuti anche dei manufatti, come strumenti ricavati da ossa o conchiglie usate per ornamento, ma non bisogna pensare a sepolture, probabilmente i due bambini sono morti in quella grotta casualmente". "A parte i dentini il cui smalto ha la stessa durezza del topazio e quindi si conservano bene – conclude Mallegni – non è rimasto altro, un po' perché le ossa dei bambini sono particolarmente deperibili, un po' perché, denti a parte, i resti umani erano spesso depredati dagli animali".

Ne hanno parlato:

QN

Nazione Pisa

Tirreno Pisa

Il Giornale di Vicenza

Il Giorno Milano

La Sicilia Catania 

Repubblica.it

PisaNotizie.it

Greenreport.it 

IlTirreno.it

Ansa

Wired.it

Televideo.rai.it

Greenreport.it

Libero.it

InToscana.it

Il quotidiano di Puglia

Libero

Qn (4.11.2011)

Secolo d'Italia

 

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