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Comunicati stampa

Un sensore più sottile di un francobollo, biocompatibile e bioriassorbibile, e impiantabile sottopelle, riuscirà a monitorare in tempo reale alcuni parametri del corpo come il pH, e l’efficacia dei farmaci somministrati, aprendo così la strada a nuove procedure cliniche e diagnostiche.

Il risultato è pubblicato nella rivista Advanced Science, e reca la firma del team di ingegneri elettronici del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa (DII), coordinati da Giuseppe Barillaro, in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia e Surflay Nanotec GmgH di Berlino.

“Il livello del pH, da cui emerge una eventuale acidificazione dei tessuti - spiega Giuseppe Barillaro – è, tra altre cose, indicativo dell’insorgenza e della progressione di malattie come il cancro e problemi cardiaci. Fino ad ora la misura del pH viene svolta con analisi di laboratorio, che richiedono in genere il prelievo di fluidi corporei e non riescono a misurare l’eventuale acidificazione di una zona di interesse specifico con elevata accuratezza. Il nostro sensore, costituito da una membrana di silicio nanostrutturato ricoperta da un polimero fluorescente riesce a fornire un risultato immediato, accurato e soprattutto continuo nel tempo del livello di pH nel tessuto di interesse. È sufficiente illuminare la zona della pelle in cui il sensore è impiantato con una luce verde. Il sensore emetterà una luce rossa più o meno intensa, indicativa del livello di pH. Infine, il sensore si degraderà dopo l’uso all’interno del corpo, senza necessità di rimozione chirurgica.”

“Il sensore funziona per circa 5 giorni - aggiunge Martina Corsi, dottoranda in elettronica al DII - poi inizia a biodegradarsi, e in un periodo breve di tempo viene completamente riassorbito dal corpo senza conseguenze.”

“Di solito i dispositivi impiantabili sono protetti da una rivestimento opportuno - aggiunge Alessandro Paghi, ricercatore presso il DII - per non essere aggrediti e messi fuori uso dal nostro sistema immunitario. Questo rende molto difficile realizzare dei sensori chimici impiantabili, che non possono essere protetti perché funzionano solo se interagiscono chimicamente con il nostro corpo. Noi abbiamo dimostrato che può essere realizzato un sensore chimico non solo impiantabile, ma anche biodegradabile, una scoperta che apre la porta a innumerevoli applicazioni in ambito biomedico”.

Il team di Barillaro ha infatti di recente vinto un progetto Europeo, RESORB (www.resorb-project.eu), del programma Horizon Europe, il nuovo Programma Quadro per la Ricerca e l’Innovazione dell’Unione Europea per il periodo 2021-2027, che ha l’obiettivo di sviluppare ulteriormente il sensore, aggiungendo dei biorecetttori per la quantificazione di molecole target di interesse clinico/diagnostico in-vivo, in-situ e in tempo reale. RESORB si concentrerà sulla quantificazione di un farmaco chemioterapico, la doxorubicina, con lo scopo di ottimizzarne il dosaggio durante il trattamento di pazienti con tumore, attraverso una misura diretta e continua - nel tempo - del quantitativo di farmaco nel sito di impianto.

“Il sensore sviluppato, e la sua ulteriore evoluzione nel progetto RESORB - conclude - apre la strada per la messa a punto di sensori chimici capaci di effettuare analisi cliniche direttamente all’interno del corpo, per poi dissolversi senza necessità di rimozione chirurgica. Tali sensori, impiantabili e bioriassorbibili, hanno la potenzialità di rivoluzionare le procedure cliniche/diagnostiche garantendo un monitoraggio continuo di una molecola specifica nel tessuto di interesse, e quindi informazioni in tempo reale sia sullo stato di salute del paziente sia sull’efficacia dei farmaci. Un ulteriore passo avanti verso una medicina di precisione e personalizzata ”.

Un sensore più sottile di un francobollo (in foto), biocompatibile e bioriassorbibile, e impiantabile sottopelle, riuscirà a monitorare in tempo reale alcuni parametri del corpo come il pH, e l’efficacia dei farmaci somministrati, aprendo così la strada a nuove procedure cliniche e diagnostiche.

sensore3_1_copy.jpgIl risultato è pubblicato nella rivista Advanced Science, e reca la firma del team di ingegneri elettronici del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa (DII), coordinati da Giuseppe Barillaro, in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia e Surflay Nanotec GmgH di Berlino.

“Il livello del pH, da cui emerge una eventuale acidificazione dei tessuti - spiega Giuseppe Barillaro – è, tra altre cose, indicativo dell’insorgenza e della progressione di malattie come il cancro e problemi cardiaci. Fino ad ora la misura del pH viene svolta con analisi di laboratorio, che richiedono in genere il prelievo di fluidi corporei e non riescono a misurare l’eventuale acidificazione di una zona di interesse specifico con elevata accuratezza. Il nostro sensore, costituito da una membrana di silicio nanostrutturato ricoperta da un polimero fluorescente riesce a fornire un risultato immediato, accurato e soprattutto continuo nel tempo del livello di pH nel tessuto di interesse. È sufficiente illuminare la zona della pelle in cui il sensore è impiantato con una luce verde. Il sensore emetterà una luce rossa più o meno intensa, indicativa del livello di pH. Infine, il sensore si degraderà dopo l’uso all’interno del corpo, senza necessità di rimozione chirurgica.”

“Il sensore funziona per circa 5 giorni - aggiunge Martina Corsi, dottoranda in elettronica al DII - poi inizia a biodegradarsi, e in un periodo breve di tempo viene completamente riassorbito dal corpo senza conseguenze.”

“Di solito i dispositivi impiantabili sono protetti da una rivestimento opportuno - aggiunge Alessandro Paghi, ricercatore presso il DII - per non essere aggrediti e messi fuori uso dal nostro sistema immunitario. Questo rende molto difficile realizzare dei sensori chimici impiantabili, che non possono essere protetti perché funzionano solo se interagiscono chimicamente con il nostro corpo. Noi abbiamo dimostrato che può essere realizzato un sensore chimico non solo impiantabile, ma anche biodegradabile, una scoperta che apre la porta a innumerevoli applicazioni in ambito biomedico”.

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La biodegradazione del sensore

Il team di Barillaro ha infatti di recente vinto un progetto Europeo, RESORB (www.resorb-project.eu), del programma Horizon Europe, il nuovo Programma Quadro per la Ricerca e l’Innovazione dell’Unione Europea per il periodo 2021-2027, che ha l’obiettivo di sviluppare ulteriormente il sensore, aggiungendo dei biorecetttori per la quantificazione di molecole target di interesse clinico/diagnostico in-vivo, in-situ e in tempo reale. RESORB si concentrerà sulla quantificazione di un farmaco chemioterapico, la doxorubicina, con lo scopo di ottimizzarne il dosaggio durante il trattamento di pazienti con tumore, attraverso una misura diretta e continua - nel tempo - del quantitativo di farmaco nel sito di impianto.

“Il sensore sviluppato, e la sua ulteriore evoluzione nel progetto RESORB - conclude - apre la strada per la messa a punto di sensori chimici capaci di effettuare analisi cliniche direttamente all’interno del corpo, per poi dissolversi senza necessità di rimozione chirurgica. Tali sensori, impiantabili e bioriassorbibili, hanno la potenzialità di rivoluzionare le procedure cliniche/diagnostiche garantendo un monitoraggio continuo di una molecola specifica nel tessuto di interesse, e quindi informazioni in tempo reale sia sullo stato di salute del paziente sia sull’efficacia dei farmaci. Un ulteriore passo avanti verso una medicina di precisione e personalizzata ”.

Sempre accattivanti le offerte musicali che il Coro dell’Università di Pisa ci propone ogni anno. Questa volta però la compagine corale era impegnata in una prima esecuzione assoluta di un nuovo lavoro.
Dante. L’altre stelle è il titolo dell’oratorio del maestro Marco Bargagna, compositore pisano e docente al Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze, andato in scena a Pisa, al Teatro Verdi, il 14 e il 15 maggio scorsi. Diretti dal maestro Stefano Barandoni, il Coro dell’Università di Pisa e la Tuscan Chamber Orchestra sono stati protagonisti di questo progetto che, patrocinato dal Comune di Pisa e dalla Regione Toscana e promosso dal Ministero della Cultura, rientrava fra gli eventi inseriti dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni Dantesche a 700 anni dalla morte di Dante Alighieri.

 

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Proprio con l’idea di celebrare in musica il sommo poeta in occasione dell’anniversario ricorrente nel 2021, si era costituito, nel gennaio 2020, un comitato di letterati e musicisti formato da Alberto Casadei e Fabrizio Cigni, docenti del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, Maria Antonella Galanti, responsabile del Polo musicale di Ateneo, Alessandra Lischi, delegata del Rettore per la comunicazione e la diffusione della cultura, Stefano Barandoni, direttore del Coro dell’Università di Pisa. Così, nasceva Dante.L’altre stelle, il cui libretto è stato affidato al Professor Alberto Casadei. Con testi originali e un’antologia di opere dantesche l’oratorio sviluppava un racconto in cui i motivi che portarono Dante alla scrittura della Divina Commedia si accompagnavano alle parole di un Dante narratore, un personaggio sfaccettato, simbolo di tutti gli esseri umani, la cui interpretazione recitativa è stata affidata al celebre attore pisano Renato Raimo.

Il compositore Marco Bargagna, oltre a una sterminata produzione di musica sacra, ha al suo attivo diversi lavori sia nel genere dell’oratorio e della cantata sia nel genere del melodramma e ha una sua cifra compositiva caratteristica: il suo linguaggio si presenta colto ma non intellettualistico, affonda le radici nell’armonia allargata novecentesca che supera i confini tra tonalità, modalità e cromatismo. Ascoltando questo lavoro, ci si rende sempre più conto che qui Bargagna ha confermato e ulteriormente perfezionato la sua naturale capacità di comporre una musica sempre drammatica, nel senso di teatrale, e ricca di profondi contrasti, che la critica aveva già rilevato nei suoi lavori precedenti. I pezzi solistici e soprattutto i grandiosi affreschi corali sono sempre inseriti in un tessuto orchestrale ricco di colori e ritmi coinvolgenti, in piena fusione col testo dantesco.

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Gli spettatori sono stati così accompagnati in un viaggio che alternava la malinconia dell’esilio alle rime petrose, le musicalità aspre dell’Inferno a quelle delicate del pure del Paradiso.
Oltre al già citato Renato Raimo, protagonisti canori nell’alternanza di musica e recitativi sono stati il soprano Paola Cigna, il baritono Carlo Morini, il tenore Marco Mustaro che hanno dato voce a Beatrice al Sommo Poeta, a Virgilio, ma anche a Ulisse, al Conte Ugolino, a Farinata degli Uberti. Cantori e professori d’orchestra, sotto la competente ed energica guida del maestro Stefano Barandoni, sono stati artefici delle melodie ora infernali, ora sublimi fino alla contemplazione divina, in un crescendo di emozioni. Da dannati a angeli, dai lamenti pietosi dei figli di Ugolino ai cori inneggianti Beatrice, dall’amore alla morte, il Coro dell’Università di Pisa ha contribuito alla realizzazione di un evento unico nel suo genere e che ha riscosso un grande successo, come testimoniato dalla grande partecipazione del pubblico a entrambe le recite. Il coinvolgimento emotivo degli esecutori ha inoltre contribuito a rendere l’oratorio davvero una grande opera collettiva.

A quasi 2000 anni dall’eruzione del Vesuvio che nel 79 d.C. distrusse gran parte del territorio e delle città circostanti, un team internazionale di ricercatori ha analizzato nuovamente l’evento per offrire un piano esaustivo dello stato dell’arte sulle conoscenze dell’eruzione più famosa della storia, partendo dalla sua datazione, che uno studio di alcuni anni fa ha posticipato di alcuni mesi, da agosto a ottobre. L’integrazione tra lo studio sul campo, le analisi in laboratorio e la rilettura delle fonti storiche ha consentito di seguire temporalmente tutte le fasi dell’eruzione, dalla camera magmatica fino alla deposizione della cenere in aree lontanissime dal Vesuvio, trovandone traccia fino in Grecia.

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Lo studio “The A.D. 79 eruption of Vesuvius: a lesson from the past and the need of multidisciplinary approaches for developments in volcanology”, recentemente pubblicato sulla rivista ‘Earth Science Reviews’, è stato condotto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in collaborazione con il Centro Interdipartimentale per lo Studio degli Effetti del Cambiamento Climatico (CIRSEC) e il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, l’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IGAG-CNR), il Laboratoire Magmas et Volcans di Clermont-Ferrand (LMV) in Francia e la School of Engineering and Physical Sciences (EPS) della Heriot-Watt University di Edimburgo nel Regno Unito. La ricerca è stata realizzata nell’ambito del progetto di ricerca ‘Pianeta Dinamico’ finanziato dall’INGV.

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Il team di ricercatori pluridisciplinari ha raccolto e analizzato criticamente la vasta produzione scientifica disponibile sull’eruzione, integrandola con nuove ricerche. “Il nostro lavoro esamina con un approccio ampio e multidisciplinare diversi aspetti dell’eruzione del 79 d.C., integrando dati storici, stratigrafici, sedimentologici, petrologici, geofisici, paleoclimatici e di modellazione dei processi magmatici ed eruttivi di uno degli eventi più famosi e devastanti che hanno interessato l’area vulcanica napoletana – spiega Mauro A. Di Vito, vulcanologo dell’INGV e coordinatore dello studio – L’articolo parte dalla ridefinizione della data dell’eruzione, che sarebbe avvenuta nell’autunno del 79 d.C. e non il 24 agosto come si è ipotizzato in passato, e prosegue con l’analisi vulcanologica di siti in prossimità del vulcano per poi spostarsi progressivamente fino a migliaia di chilometri di distanza, dove sono state ritrovate tracce dell’eruzione sotto forma di ceneri fini”.

“Fin dal XVIII secolo, la data del 24 agosto è stata oggetto di dibattito fra storici, archeologi e geologi perché incongruente con numerose evidenze, come ad esempio i ritrovamenti a Pompei di frutta tipicamente autunnale o le tuniche pesanti indossate dagli abitanti che mal si conciliavano con la data del 24-25 agosto” – spiega Biagio Giaccio, ricercatore dell’Igag-Cnr e coautore dell’articolo. La prova definitiva dell’inesattezza della data è però emersa solo pochi anni fa: “Un’iscrizione in carboncino sul muro di un edificio di Pompei che tradotta cita ‘Il sedicesimo giorno prima delle calende di novembre, si abbandonava al cibo in modo smodato’, indicando che l’eruzione avvenne certamente dopo il 17 ottobre”, aggiunge Giaccio. La data più accreditata è, quindi, quella del 24-25 ottobre.

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La ricerca è stata poi integrata dalla valutazione quantitativa dell’impatto delle singole fasi dell’eruzione sulle aree e sui siti archeologici vicini al vulcano. “Lo spirito del nostro lavoro è stato quello di comprendere come un evento del passato possa rappresentare una finestra sul futuro, aprendo nuove prospettive per lo studio di eventi simili che potranno verificarsi un domani – prosegue Domenico Doronzo, vulcanologo dell’INGV e coautore della ricerca – Questo studio, quindi, consentirà di migliorare l’applicabilità di modelli previsionali, dai fenomeni precursori all’impatto dei vari processi eruttivi e deposizionali, ma potrà anche contribuire a ridurre la vulnerabilità delle aree e delle numerose infrastrutture esposte al rischio vulcanico, non solo in prossimità del vulcano, ma - come ci insegna questo evento - anche a distanza di centinaia di chilometri da esso”.

FIG 3 lahars“Negli ultimi anni è diventato sempre più importante comprendere l’impatto delle eruzioni sul clima anche per poter studiare l’origine e l’impatto di alcune variazioni climatiche brevi. Tuttavia, non conosciamo ancora molto - e con la risoluzione adeguata - delle condizioni climatiche al tempo dell’eruzione del 79 d.C.”, commenta Gianni Zanchetta dell’Università di Pisa e coautore della ricerca.

“In questo lavoro abbiamo cercato di mettere insieme le conoscenze sulle condizioni climatiche regionali al tempo dell’eruzione per tentare una prima sintesi, anche per indirizzare le ricerche future su questo aspetto che ha ancora molti lati oscuri”, aggiunge Monica Bini dell’Università di Pisa.

I risultati di questo studio hanno ricevuto l’apprezzamento di autentiche icone della vulcanologia mondiale come Raymond Cas, professore emerito presso la School of Earth Atmosphere and Environment della Monash University (Australia): “L'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. è una delle più iconiche nel campo della vulcanologia fisica – dice il noto ricercatore australiano – Le osservazioni su questa eruzione, così come gli innumerevoli studi sui depositi e l'interpretazione dei processi eruttivi, sono alla base di molti dei concetti e della comprensione dei meccanismi delle eruzioni esplosive nella moderna vulcanologia. Una revisione di ciò che si sa sull'eruzione e sui suoi depositi è quindi molto importante per i vulcanologi e giustifica un documento completo e articolato, come questo articolo. Agli autori vanno fatte senz’altro le congratulazioni per i dettagli estremamente completi, estratti dall'enorme documentazione storica e dalla letteratura scientifica contemporanea su questa iconica eruzione”.

NBracciale Tomei.jpegon più cervelli in fuga, ma ambasciatori della conoscenza capaci di attivare reti e collaborazioni a vantaggio del Paese di origine arricchendolo un po’ come accadeva con le rimesse degli emigrati un tempo. Questa nuova prospettiva che ribalta la retorica negativa della diaspora scientifica è al centro di un progetto di ricerca dell’Università di Pisa e del MIT intitolato “Transnational networks and cognitive remittances using Big Data”.
L’obiettivo dei ricercatori è di capire se, in che misura e in quali casi la migrazione qualificata possa rappresentare un elemento di vantaggio competitivo per luoghi di origine degli espatriati.

“Diversi paesi hanno già scommesso su questa prospettiva, identificando i propri emigrati con alti titoli di studio e alte professionalità come ambasciatori o antenne per l’attivazione di collaborazioni internazionali – racconta il professor Gabriele Tomei (foto) del dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa che lavora al progetto insieme alla collega Roberta Bracciale (foto) e al dottorando Sebastian Carlotti.

Bracciale e Tomei hanno appena trascorso un periodo al Connection Science/Human Dynamics del Media Lab del MIT per definire le prime fasi del lavoro in attesa della prossima visita dei ricercatori statunitensi a Pisa nel gennaio 2023.
“Attraverso i big data, senza utilizzare sondaggi o interviste personali – continua Bracciale - stiamo mettendo a punto una metodologia del tutto nuova per poter realizzare monitoraggi rapidi e capaci di misurare la forza e il potenziale di sviluppo delle diaspore scientifiche”.

Il primo passo sarà dunque individuare le basi dati per analizzare la struttura e il funzionamento delle reti transnazionali di scienziati espatriati e i loro collegamenti con studiose e studiosi nei paesi di origine, compresa una analisi delle “rimesse cognitive” (cioè collaborazioni scientifiche e editoriali, scrittura congiunta di saggi, contatti, ecc.) generate all’interno di queste reti.

Il 23 e il 24 giugno si svolge al Palazzo La Sapienza dell'Università di Pisa (Via Curtatone Montanara, 15) il convegno "La Pedagogia come territorio di confine interdisciplinare". L’evento vuole tributare un riconoscimento alla memoria e al contributo scientifico della professoressa Maria Antonella Galanti, a un anno dalla sua scomparsa, mettendo in evidenza il pensiero della studiosa in ambito pedagogico e in particolare la sua capacità di cogliere intrecci con altri settori disciplinari, per consentire quell’ibridazione e quel meticciamento, altrimenti definibili come interdisciplinarità, tanto cari alla studiosa.

Il convegno, aperto a tutte/i, accoglierà le relazioni di studiosi di chiara fama che hanno condiviso e condividono principi, tematiche e problematiche che hanno animato tutta l’attività scientifica della professoressa Galanti.

L'iniziativa, organizzata da Donatella Fantozzi e Elena Falaschi, è promossa dall'Ateneo pisano e dal Dipartimento di Civiltà e Forme del sapere.

Venerdì 24 giugno alle ore 21.30, nella Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria (in Piazza Santa Caterina a Pisa), il Coro dell'Università di Pisa eseguirà il Requiem in re minore K626 di W. A. Mozart, a un anno dalla scomparsa di Maria Antonella Galanti, già responsabile del Polo Musicale di Ateneo. Insieme al Coro si esibiranno il soprano Federica Nardi, il contralto Fulvia Bertoli, il tenore Mentore Siesto e il basso Giorgio Marcello, insieme alla Tuscan Chamber Orchestra, sotto la direzione di Stefano Barandoni. L’ingresso è libero.

Così, Maria Letizia Gualandi, attuale responsabile del Polo Musicale ‘Maria Antonella Galanti’, presenta il concerto di venerdì: “Il 24 giugno 2021 ci ha lasciati Maria Antonella Galanti, dopo una malattia fulminante. È stata una grave perdita per chiunque l’abbia conosciuta: per i colleghi del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere, dove insegnava Didattica e Pedagogia Speciale e dove portava avanti studi raffinati sulla psiche umana; per gli studenti che ne hanno seguito gli insegnamenti su temi delicati come la complessità, la differenza, la disabilità; per l’Università tutta dove, come prorettrice per i Rapporti con il territorio, si è sempre battuta per il superamento delle disuguaglianze, per l’integrazione, per i diritti delle donne e dei più deboli.

E anche per il Coro e l’Orchestra dell’Università di Pisa che, come responsabile del Polo Musicale di Ateneo, Maria Antonella ha guidato ininterrottamente dal 2013 fino alla sua scomparsa, con profonda competenza, grande entusiasmo e ferrea determinazione. In realtà in questi anni Maria Antonella non è stata solo la responsabile, è stata l’anima del Coro e dell’Orchestra, che sotto la sua guida sono cresciuti, non solo nel numero dei componenti, ma anche nell’impegno dei concerti. Fino a quando la malattia l’ha fermata.

A lei il Magnifico Rettore Paolo Mancarella ha deciso di intitolare il Polo Musicale e a lei, a un anno esatto dalla scomparsa, il Coro dell’Università dedica la Messa di Requiem in re minore K 626 di W. Amadeus Mozart, accomunando nel ricordo anche altre figure importanti per il Polo Musicale, che in questi ultimi due anni ci hanno lasciato prematuramente: il Magnifico Rettore Luciano Modica, che nel 1999 favorì la nascita del Coro, accogliendo il progetto di Carolyn Gianturco; la stessa Carolyn, fondatrice del Coro e dell’Orchestra e responsabile del Polo Musicale fino al 2013; e inoltre Giancarlo Dell’Amico, basso e responsabile dell’organizzazione dei concerti del Coro, Gianluigi Barbaglio, tenore, Laura Pasqualetti, pianista”.

Dopo una selezione a cui hanno partecipato in totale 75 candidati, sono stati assegnati i 14 premi per le migliori tesi di dottorato di ricerca discusse nel 2021 all’Università di Pisa. Giunta alla sua terza edizione, l’iniziativa rappresenta un importante momento per il riconoscimento del lavoro di tesi svolto dai dottori di ricerca, quale contributo allo sviluppo e alla valorizzazione della ricerca dell’Ateneo pisano. I premi, suddivisi tra i vari settori disciplinari, sono stati conferiti ai seguenti vincitori.

Per il settore Scienze matematiche, informatiche, fisiche e Scienze della Terra sono stati premiati Giulia Tuci, dottoressa di ricerca in Fisica, per la tesi “Searching for confirmation of charm CP violation in K_S^0 final states at LHCb” (relatore professor Giovanni Punzi), Luca Versari, dottore di ricerca in Informatica, per la tesi “Compression techniques for large graphs: theory and practice” (relatore professor Roberto Grossi, commissari professor Flavio Chierichetti, professor Bruno Crispo, García Sánchez, José Daniel) e Matteo Verzobio, dottore di ricerca in Matematica, per la tesi “Primitive divisors of elliptic divisibility sequences” (relatore professor Roberto Dvornicich).

Per il settore Scienze chimiche, Scienze biologiche, Scienze agrarie e Scienze del farmaco sono stati premiati Gianluca Casotti, dottore di ricerca in Scienze chimiche e dei materiali, per la tesi “New protocols for the chemo-, regio- and stereoselective formation of C – C bonds via organometallics also by using innovative synthetic techniques” (relatrice professoressa Anna Iuliano), e Manuel Gentiluomo, dottore di Ricerca in Biologia, per la tesi “Identification of new germline variants associated with the risk of developing pancreatic cancer using genome-wide data” (relatore professor Daniele Campa).

Per il settore Scienze mediche e Scienze veterinarie sono stati premiati Martina Francesconi, dottoressa di ricerca in Scienze cliniche e traslazionali, per la tesi “Development of an Innovative Portable and Easy-to-use Ultrasound-based System for Carotid Biomarkers Assessment” (relatori dottoressa Rosa Maria Bruno, dottoressa Elisabetta Bianchini, dottor Vincenzo Gemignani), e Anello Marcello Poma, dottore di ricerca in Fisiopatologia clinica, per la tesi “The Transcriptional Coactivator TAZ Has an Opposite Impact on Progressionfree Survival of Metastatic Colorectal Cancer Patients Depending on Colorectal Cancer Assigner Subtypes” (relatore Fulvio Basolo).

Per il settore Ingegneria civile e architettura, Ingegneria industriale e dell'informazione sono stati premiati Andrea Motroni, dottore di ricerca in Ingegneria dell’informazione, per la tesi “UHF-RFID Technology for Indoor Localization in Industrial Internet of Things Scenarios” (relatore professor Paolo Nepa, professor Giuliano Manara, professoressa Alice Buffi), Andrea Chiocca, dottore di ricerca in Ingegneria industriale, per la tesi “Influence of residual stresses on the fatigue life of welded joints” (relatore professor Francesco Frendo), Anna Lapomarda, dottoressa di ricerca in Ingegneria dell’informazione, per la tesi “Green biofabrication of pectin-based scaffolds for tissue engineering applications” (relatore professor Giovanni Vozzi, ingegnere Carmelo De Maria).

Per il settore Scienze dell'Antichità, filologico-letterarie, storico-artistiche, storiche, filosofiche, pedagogiche, psicologiche sono stati premiati Linda Fiasconi, dottoressa di ricerca in Filologia, Letteratura e Linguistica, per la tesi “Re-thinking Afrikaner Identity in the New South Africa: An exploration of Post-Apartheid Narrative by André Brink, Antjie Krog, and Mark Behr” (relatrice professoressa Laura Giovanelli), Marzia D’Angelo, dottoressa di ricerca in Scienze dell'Antichità e Archeologia, per la tesi “Philodemus, Opus incertum, PHerc. 89/1301/1383: edizione critica, traduzione e commento” (relatrice professoressa Francesca Maltomini).

Per il settore Scienze giuridiche, economiche e statistiche, Scienze politiche e sociali sono stati premiati Paola Imperatore, dottoressa di ricerca in Scienze politiche, per la tesi “Davide contro Golia. Protesta e territorio in Italia: una prospettiva interazionista e comparata per l'analisi dei conflitti Locally Unwanted Land Use” (relatore professor Massimiliano Andretta) e Fabio Magnacca, dottore di ricerca in Economia aziendale e management, per la tesi “Management accounting practices and value creation in the parsifal project” (relatori professor Riccardo Giannetti, professoressa Giovanna Mariani, professor Marco Allegrini).

 

Dopo una selezione a cui hanno partecipato in totale 75 candidati, sono stati assegnati i 14 premi per le migliori tesi di dottorato di ricerca discusse nel 2021 all’Università di Pisa. Giunta alla sua terza edizione, l’iniziativa rappresenta un importante momento per il riconoscimento del lavoro di tesi svolto dai dottori di ricerca, quale contributo allo sviluppo e alla valorizzazione della ricerca dell’Ateneo pisano. I premi, suddivisi tra i vari settori disciplinari, sono stati conferiti ai seguenti vincitori.

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Per il settore Scienze matematiche, informatiche, fisiche e Scienze della Terra sono stati premiati Giulia Tuci, dottoressa di ricerca in Fisica, per la tesi “Searching for confirmation of charm CP violation in K_S^0 final states at LHCb” (relatore professor Giovanni Punzi), Luca Versari, dottore di ricerca in Informatica, per la tesi “Compression techniques for large graphs: theory and practice” (relatore professor Roberto Grossi, commissari professor Flavio Chierichetti, professor Bruno Crispo, García Sánchez, José Daniel) e Matteo Verzobio, dottore di ricerca in Matematica, per la tesi “Primitive divisors of elliptic divisibility sequences” (relatore professor Roberto Dvornicich).

Per il settore Scienze chimiche, Scienze biologiche, Scienze agrarie e Scienze del farmaco sono stati premiati Gianluca Casotti, dottore di ricerca in Scienze chimiche e dei materiali, per la tesi “New protocols for the chemo-, regio- and stereoselective formation of C – C bonds via organometallics also by using innovative synthetic techniques” (relatrice professoressa Anna Iuliano), e Manuel Gentiluomo, dottore di Ricerca in Biologia, per la tesi “Identification of new germline variants associated with the risk of developing pancreatic cancer using genome-wide data” (relatore professor Daniele Campa).

Per il settore Scienze mediche e Scienze veterinarie sono stati premiati Martina Francesconi, dottoressa di ricerca in Scienze cliniche e traslazionali, per la tesi “Development of an Innovative Portable and Easy-to-use Ultrasound-based System for Carotid Biomarkers Assessment” (relatori dottoressa Rosa Maria Bruno, dottoressa Elisabetta Bianchini, dottor Vincenzo Gemignani), e Anello Marcello Poma, dottore di ricerca in Fisiopatologia clinica, per la tesi “The Transcriptional Coactivator TAZ Has an Opposite Impact on Progressionfree Survival of Metastatic Colorectal Cancer Patients Depending on Colorectal Cancer Assigner Subtypes” (relatore Fulvio Basolo).

Per il settore Ingegneria civile e architettura, Ingegneria industriale e dell'informazione sono stati premiati Andrea Motroni, dottore di ricerca in Ingegneria dell’informazione, per la tesi “UHF-RFID Technology for Indoor Localization in Industrial Internet of Things Scenarios” (relatore professor Paolo Nepa, professor Giuliano Manara, professoressa Alice Buffi), Andrea Chiocca, dottore di ricerca in Ingegneria industriale, per la tesi “Influence of residual stresses on the fatigue life of welded joints” (relatore professor Francesco Frendo), Anna Lapomarda, dottoressa di ricerca in Ingegneria dell’informazione, per la tesi “Green biofabrication of pectin-based scaffolds for tissue engineering applications” (relatore professor Giovanni Vozzi, ingegnere Carmelo De Maria).

Per il settore Scienze dell'Antichità, filologico-letterarie, storico-artistiche, storiche, filosofiche, pedagogiche, psicologiche sono stati premiati Linda Fiasconi, dottoressa di ricerca in Filologia, Letteratura e Linguistica, per la tesi “Re-thinking Afrikaner Identity in the New South Africa: An exploration of Post-Apartheid Narrative by André Brink, Antjie Krog, and Mark Behr” (relatrice professoressa Laura Giovanelli), Marzia D’Angelo, dottoressa di ricerca in Scienze dell'Antichità e Archeologia, per la tesi “Philodemus, Opus incertum, PHerc. 89/1301/1383: edizione critica, traduzione e commento” (relatrice professoressa Francesca Maltomini).

Per il settore Scienze giuridiche, economiche e statistiche, Scienze politiche e sociali sono stati premiati Paola Imperatore, dottoressa di ricerca in Scienze politiche, per la tesi “Davide contro Golia. Protesta e territorio in Italia: una prospettiva interazionista e comparata per l'analisi dei conflitti Locally Unwanted Land Use” (relatore professor Massimiliano Andretta) e Fabio Magnacca, dottore di ricerca in Economia aziendale e management, per la tesi “Management accounting practices and value creation in the parsifal project” (relatori professor Riccardo Giannetti, professoressa Giovanna Mariani, professor Marco Allegrini).

 

Il 21 giugno alle 9 nel Palazzo della Sapienza (via Curtatone e Montanara, 15) si è inaugurata l'edizione 2022 dei Career Days dell'Ateneo, con l'apertura degli stand aziendali e l'accoglienza degli iscritti. I Career Days proseguono il 22, 28 e 29 giugno, per un totale di quattro giornate di incontri, presentazioni e colloqui con aziende per favorire l'orientamento e l'inserimento professionale degli studenti e laureati dell'Ateneo.

All'iniziativa hanno aderito 36 aziende di diversi settori merceologici e altre aziende parteciperanno da remoto. Complessivamente a oggi sono state già pubblicate oltre 130 offerte di lavoro per diversi profili sia tecnici che umanistici (programmazione software, progettazione meccanica, ingegneria di processo, ingegneria elettrica, assicurazione qualità, consulenza, risorse umane, digital marketing, business development, veterinaria, legale). Il programma prevede al mattino delle brevi presentazioni aziendali di circa venti minuti ciascuna, che hanno l’obiettivo di illustrare ai presenti valori, strategie aziendali e opportunità professionali.
Nel pomeriggio, dopo la pausa pranzo, si svolgono dei colloqui conoscitivi, riservati a studenti, laureati, dottorandi e dottori di ricerca che si sono candidati attraverso la piattaforma Career Center.
Il 22 giugno alle 17 e il 29 giugno alle 18 in Sapienza l'appuntamento è con gli “Aperitivi con gli Alumni” inseime a due laureati dell'Ateneo che raccontano il loro originale percorso di carriera. Il primo è Renato Raimo, laureato in Farmacia, affermato attore, la seconda Emanuela Ligarò, laureata in fisica, in arte Gold Mass, brillante musicista di livello internazionale.
Tutte i dettagli su www.unipi.it/careerservice.

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