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Comunicati stampa

brunori.pngLa "ricerca per la sostenibilità" come chiave per affrontare le grandi sfide future quali il cambiamento climatico, la povertà e le disuguaglianze, anche e soprattutto alla luce della situazione post-covid. Le linee guida che dovranno indirizzare questa trasformazione sono descritte in un articolo appena uscito sulla rivista “Nature Food”.

Si tratta di una sintesi del lavoro svolto da un gruppo di esperti nominati dalla Commissione europea nell'ambito del Comitato permanente per la ricerca agricola. Il gruppo di esperti coordinato dal professore Gianluca Brunori (foto) dell’Università di Pisa ha lavorato tra il 2019 e il 2020 al rapporto Resilience and Transformation pubblicato alla fine del 2020 sul sito web della Commissione UE.

L'articolo dunque enuncia e discute quattro principi cardine: responsabilità (che assume un'attenzione da parte del ricercatore agli effetti della propria ricerca), pluralità (che coinvolge nel processo di ricerca più voci e sensibilità), apertura (che tende a superare la separazione tra discipline) e collaborazione (che concepisce la ricerca come azione collettiva).

“Nell'ambito agro-alimentare, ad esempio, questo vuol dire che la ricerca dovrà contribuire a cambiare profondamente il modo con cui si produce, si trasforma, si distribuisce e si consuma il cibo con l’obiettivo di ridurre l'inquinamento, la perdita di biodiversità, gli sprechi e l'obesità – spiega Gianluca Brunori – per questo occorre rifondare il rapporto scienza e politica allocando in modo diverso le risorse e coinvolgendo soggetti, valori e interessi diversi”.

Sono arrivate all’Università di Pisa le prime due docenti ucraine accolte con il programma Visiting fellow, che permetterà loro di lavorare e fare ricerca nell’Ateneo pisano per un anno. Le due professoresse - Yelena Gregorian e Sibilla Buletsa - sono state accolte dal rettore Paolo Mancarella nella Sala Mappamondi del rettorato insieme a Francesco Marcelloni, prorettore per la cooperazione e le relazioni internazionali, Francesco Dal Canto, direttore del dipartimento di Giurisprudenza, le professoresse Enza Pellecchia e Angioletta Sperti del dipartimento di Giurisprudenza, e il professor Ugo Faraguna, coordinatore per l’Internazionalizzazione della Scuola di Medicina.

"Ho voluto dare personalmente il benvenuto ed esprimere la vicinanza mia e di tutta l’Università di Pisa alle due colleghe e, loro tramite, a tutti gli ucraini in questo momento terribile – ha commentato il rettore -. La loro diretta testimonianza ha contribuito ad accrescere in noi il senso di incredulità per quanto sta accadendo e lo sgomento per la sofferenza del popolo ucraino. Ringrazio i colleghi dei Dipartimenti e dell’Amministrazione Centrale che nei giorni scorsi si sono prodigati per assicurare la migliore accoglienza alle colleghe. Sono certo che, nella loro permanenza a Pisa, potranno ritrovare un po’ della serenità perduta e instaurare collaborazioni scientifiche durevoli nel tempo".

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Il gruppo in Sala dei Mappamondi con, da sinistra, Faraguna, Marcelloni, Gregorian, Mancarella, Buletsa, Dal Canto, Pellecchia e Sperti.

Yelena Gregorian, proviene dalla National Medical University di Kharkiv, è docente di psicofisiologia e si occupa di psicologia del lavoro. Per il prossimo anno lavorerà al Dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Ateneo pisano, nel team di ricerca del professor Angelo Gemignani. È arrivata a Pisa con la figlia di 13 anni e la madre, e adesso alloggiano in una struttura messa a disposizione dall'Ateneo.

Sibilla Buletsa proviene invece dalla Uzhhorod National University (Uzhhorod è una città nell’ovest del paese) è docente di Scienze giuridiche, capo del dipartimento di Diritto civile e Diritto processuale civile. È stata accolta al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Ateneo pisano dove lavorerà con la professoressa Enza Pellecchia. Arrivata in Italia con la famiglia, ora risiede in provincia.

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Il rettore Paolo Mancarella con le professoresse Yelena Gregorian e Sibilla Buletsa.

Proprio in questi giorni l’Università di Pisa sta definendo interventi di supporto per studenti e docenti ucraini: oltre al programma Visiting fellow che permetterà di accogliere docenti e ricercatori, si darà l’opportunità agli studenti ucraini di iscriversi a corsi singoli dell’Ateneo, frequentare gratuitamente un corso di lingua italiana al CLI e, grazie alla disponibilità dell’ARDSU, alloggiare in una residenza universitaria e avere pasti gratuiti nelle mense (tutte le informazioni a questo link). Grazie alla collaborazione dell’Unità di Psicologia clinica, è stato inoltre attivato un servizio di supporto psicologico per gli studenti ucraini, come anche per gli studenti russi. Si ricorda inoltre che l’Ateneo ha creato un canale Teams per comunicare con gli studenti ucraini, oltre all’indirizzo email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Anche a scuola si impara a riconoscere l’olio buono. Il metodo anticontraffazione dell’olio extravergine d’oliva, creato all’Università di Pisa nella sua prima versione nel 2014, approda negli istituti superiori. La professoressa Valentina Domenici del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale e il professore Sandro Jurinovich dell’ITS Cattaneo di San Miniato hanno sviluppato una versione 'friendly' e gratuita del software per l'analisi dell’olio documentando tutto il lavoro con un articolo sul Journal of Chemical Education della ‘American Chemical Society.

“Abbiamo testato il nuovo software sia con studenti delle quinte dell'istituto Cattaneo sia con gli studenti di Chimica del corso di Chimica Fisica e Laboratorio, di cui sono docente – spiega Valentina Domenici dell’Università di Pisa – portando alla portata di ragazze e ragazzi il nostro metodo per analizzare gli spettri di assorbimento UV-vis e capire, ad esempio, se l'olio è davvero un olio di oliva oppure no”.

Il software, chiamato EVOODec, è scaricabile liberamente. Il suo funzionamento si basa sullo sviluppo del metodo di analisi degli spettri degli oli messo a punto negli ultimi anni nel gruppo della professoressa Valentina Domenici (https://smslab.dcci.unipi.it/olive-oils-research.html) e permette di ottenere informazioni sul contenuto in pigmenti. Pur rappresentando meno del 1% del totale dei composti presenti nell'olio, i pigmenti sono fondamentali per testarne le qualità organolettiche e rivelare le principali frodi a cui può esser stato sottoposto. Oltre ai quattro pigmenti principali (luteina, feofitina-a, feofitina-b e β-carotene) che erano stati oggetto del primo lavoro del 2014, il metodo è stato migliorato per ottenere informazioni anche sulle clorofille (clorofilla-a e clorofilla-b).

Il caso più comune di contraffazione riscontrato dagli studenti, e che ha suscitato molto interesse a riprova del valore didattico di questo metodo, è stato il miscelamento dell'olio di oliva con altri oli vegetali, come l'olio di semi di girasole o di arachidi. Con questo software, gli studenti hanno infine potuto anche verificare l’effetto della cattiva conservazione degli oli, quando vengono sottoposti a illuminazione o a riscaldamento, e a studiare l’evoluzione dei pigmenti nel tempo.

Leggi i dettagli: https://www.unipi.it/index.php/unipieventi/event/6276-il-miglio-di-pisa

Anche a scuola si impara a riconoscere l’olio buono. Il metodo anticontraffazione dell’olio extravergine d’oliva, creato all’Università di Pisa nella sua prima versione nel 2014, approda negli istituti superiori. La professoressa Valentina Domenici del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale e il professore Sandro Jurinovich dell’ITS Cattaneo di San Miniato hanno sviluppato una versione 'friendly' e gratuita del software per l'analisi dell’olio documentando tutto il lavoro con un articolo sul Journal of Chemical Education della ‘American Chemical Society.


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Studenti alla prova del metodo anticontraffazione

“Abbiamo testato il nuovo software sia con studenti delle quinte dell'istituto Cattaneo sia con gli studenti di Chimica del corso di Chimica Fisica e Laboratorio, di cui sono docente – spiega Valentina Domenici dell’Università di Pisa – portando alla portata di ragazze e ragazzi il nostro metodo per analizzare gli spettri di assorbimento UV-vis e capire, ad esempio, se l'olio è davvero un olio di oliva oppure no”.

Il software, chiamato EVOODec, è scaricabile liberamente. Il suo funzionamento si basa sullo sviluppo del metodo di analisi degli spettri degli oli messo a punto negli ultimi anni nel gruppo della professoressa Valentina Domenici (https://smslab.dcci.unipi.it/olive-oils-research.html) e permette di ottenere informazioni sul contenuto in pigmenti. Pur rappresentando meno del 1% del totale dei composti presenti nell'olio, i pigmenti sono fondamentali per testarne le qualità organolettiche e rivelare le principali frodi a cui può esser stato sottoposto. Oltre ai quattro pigmenti principali (luteina, feofitina-a, feofitina-b e β-carotene) che erano stati oggetto del primo lavoro del 2014, il metodo è stato migliorato per ottenere informazioni anche sulle clorofille (clorofilla-a e clorofilla-b).

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Valentina Domenici del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale e Sandro Jurinovich

Il caso più comundi contraffazione riscontrato dagli studenti, e che ha suscitato molto interesse a riprova del valore didattico di questo metodo, è stato il miscelamento dell'olio di oliva con altri oli vegetali, come l'olio di semi di girasole o di arachidi. Con questo software, gli studenti hanno infine potuto anche verificare l’effetto della cattiva conservazione degli oli, quando vengono sottoposti a illuminazione o a riscaldamento, e a studiare l’evoluzione dei pigmenti nel tempo.

Il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa è partner del progetto VOC-TAN finanziato dalla Regione Toscana che ha come obiettivo la realizzazione di un impianto prototipale per la riduzione delle emissioni in atmosfera delle concerie. In particolare l’impianto che sarà realizzato mira alla rimozione e al recupero dei composti organici volatili derivanti dai processi di rifinizione e verniciatura dei pellami.

“Gli attuali impianti di abbattimento a umido raggiungono livelli di efficienza massima pari al 30%, un elevato consumo di acqua e risultano poco efficienti nel captare i composti organici volatili non idrosolubili – dice la professoressa Maurizia Seggiani dell’Ateneo pisano – Si stima che nel solo distretto conciario di Santa Croce sull’Arno i composti organici volatili emessi ammontino a circa 5000 tonnellate l’anno”.

Grazie a VOC-TAN saranno quindi riprogettati i sistemi di abbattimento dei composti organici volatili per renderli più efficienti anche dal punto di vista del consumo idrico. In un’ottica di valorizzazione di scarti industriali e di economica circolare, verrà inoltre validato l’impiego di un rifiuto derivante dal trattamento termico dei fanghi conciari, il Keu, come sorbente dei composti organici volatili.

“Il progetto porterà a un primo beneficio diretto sull’ambiente in termini di miglioramento della qualità dell’aria – conclude Seggiani - un secondo effetto positivo diretto sull’ambiente sarà poi rappresentato dal risparmio del consumo di acqua grazie al trattamento in continuo della fase acquosa circolante”.

Insieme al Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa sono partner di VOC-Tan: SIME srl, come capofila, Compolab srl e SUED srl.

Voc TanIl Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa è partner del progetto VOC-TAN finanziato dalla Regione Toscana che ha come obiettivo la realizzazione di un impianto prototipale per la riduzione delle emissioni in atmosfera delle concerie. In particolare l’impianto che sarà realizzato mira alla rimozione e al recupero dei composti organici volatili derivanti dai processi di rifinizione e verniciatura dei pellami.

“Gli attuali impianti di abbattimento a umido raggiungono livelli di efficienza massima pari al 30%, un elevato consumo di acqua e risultano poco efficienti nel captare i composti organici volatili non idrosolubili – dice la professoressa Maurizia Seggiani dell’Ateneo pisano – Si stima che nel solo distretto conciario di Santa Croce sull’Arno i composti organici volatili emessi ammontino a circa 5000 tonnellate l’anno”.


“Il progetto porterà a un primo beneficio diretto sull’ambiente in termini di miglioramento della qualità dell’aria – conclude Seggiani - un secondo effetto positivo diretto sull’ambiente sarà poi rappresentato dal risparmio del consumo di acqua grazie al trattamento in continuo della fase acquosa circolante”.Grazie a VOC-TAN saranno quindi riprogettati i sistemi di abbattimento dei composti organici volatili per renderli più efficienti anche dal punto di vista del consumo idrico. In un’ottica di valorizzazione di scarti industriali e di economica circolare, verrà inoltre validato l’impiego di un rifiuto derivante dal trattamento termico dei fanghi conciari, il Keu, come sorbente dei composti organici volatili.

Insieme al Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa sono partner di VOC-Tan: SIME srl, come capofila, Compolab srl e SUED srl.

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