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Comunicati stampa

Prende il via la prima edizione del Premio Legacoop Toscana per le migliori tesi di laurea sulla cooperazione rivolto ai laureati dell’Università di Pisa. Potranno partecipare al bando tutti i laureati di un Corso di laurea magistrale o magistrale a ciclo unico che abbiano conseguito il relativo titolo di studio presso l’Università di Pisa e che abbiano discusso la tesi nelle sessioni comprese fra il 1 maggio 2022 e il 30 aprile 2023. Le tesi dovranno affrontare tematiche connesse all’impresa cooperativa, dal punto di vista economico, sociale e giuridico.
Saranno premiate tre tesi gli autori delle quali riceveranno un contributo di 1000 euro ciascuno. Per partecipare al bando e inviare la propria tesi ci sarà tempo fino al 30 aprile 2023 (bando e informazioni su www.legacooptoscana.coop).

 

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Il bando di concorso per le migliori tesi di laurea sulla cooperazione rientra nel progetto Ateneo Cooperativo, attraverso cui Legacoop Toscana si propone di diffondere la cultura cooperativa presso le università toscane. Nel 2017 Legacoop Toscana e Università di Pisa hanno siglato un protocollo d’intesa, in seguito rinnovato, che punta a sviluppare e consolidare i rapporti tra il mondo accademico pisano e quello della cooperazione.

“Il bando per le tesi di laurea rivolto agli studenti dell’ateneo di Pisa ha come obiettivo quello di incentivare la ricerca in ambito accademico su temi legati all’impresa cooperativa – sottolinea la vicepresidente di Legacoop Toscana Irene Mangani – In questo modo vogliamo portare nuova linfa alla cooperazione e al tempo stesso avvicinare i giovani universitari alla forma cooperativa come possibile strada di ingresso nel mondo del lavoro”.

“Questa iniziativa con Legacoop Toscana conferma l’impegno dell’Università di Pisa a favore della collaborazione con un soggetto significativo del contesto territoriale e nazionale, cruciale sia per sostenere la ricerca e l’innovazione che per attuare attività di orientamento ai percorsi di studio universitari e per favorire l’occupazione dei propri laureati – sottolinea Rossano Massai, prorettore per gli studenti e delegato al placement dell’Ateneo - Mi auguro che gli studenti sappiano cogliere questa opportunità approfondendo un tema rilevante come quello della cooperazione affrontato in una delle molteplici sfaccettature che il mondo cooperativo presenta in un mercato del lavoro e dei servizi sempre in continua e profonda evoluzione”.

aruba conferenceÈ arrivato a un primo importante traguardo il progetto Jean Monnet “Assessing the EU Strategy on Green Finance and ESG factors” co-finanziato dalla Commissione Europea nel 2019 e coordinato dal professor Luca Spataro, ordinario di Scienze delle finanze del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa e direttore dello stesso Dipartimento. Il team di ricerca, che comprende ricercatori di diversi dipartimenti dell’Ateneo pisano e di atenei internazionali, si è riunito in una conferenza internazionale ad Aruba, in cui si è discusso dei risvolti economici e giuridici dell’approccio sostenibile dello sviluppo economico. La conferenza, dal titolo “Towards a sustainable economy. ESG factors, green finance and new business structures”, è stata organizzata in collaborazione dall’Università di Pisa e da quella di Aruba, con il contributo della Banca Centrale di Aruba.

Il focus di ricerca del progetto riguarda gli investimenti socialmente responsabili (SRI) e l’integrazione di fattori ESG (ambientali, sociali e aziendali) nella finanza dell’Unione Europea. Negli ultimi decenni gli SRI hanno attirato una notevole attenzione non solo da parte di singoli investitori e privati cittadini, ma anche da parte della comunità scientifica. Promosso inizialmente da piccole comunità di investitori istituzionali su base etica, lo sviluppo degli SRI è proseguito e persino intensificato negli ultimi anni, in particolare dopo l'ultima crisi finanziaria. Inoltre, in Europa, grazie al Green New Deal e al PNRR, molti investimenti saranno diretti verso aziende che forniscono soluzioni alle sfide della transizione energetica. Gli effetti di queste politiche sono già visibili e la loro influenza sarà ancora maggiore in futuro.

Il progetto Jean Monnet “Assesing the EU Strategy on Green Finance and ESG factor” mira a svolgere ricerche, mediante un approccio interdisciplinare, diffondere le informazioni disponibili tra studenti, ricercatori, rappresentanti della società civile come fondi comuni di investimento, fondi pensione, autorità di regolamentazione, sul tema degli investimenti socialmente responsabili in Europa e sul processo di armonizzazione della normativa a livello comunitario sul tema della finanza responsabile.

Il progetto ha fatto seguito alle attività già concluse nell'ambito del Progetto Jean Monnet “Development and Harmonisation of Socially Responsible Investment in European Union”, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito delle azioni Jean Monnet nell'anno 2016 e coordinato dallo stesso professor Luca Spataro.

“Ricordare Giuseppe Mazzini a 150 anni dalla scomparsa, avvenuta a Pisa pochi mesi dopo che Roma era divenuta capitale dell'Italia finalmente unita – ha scritto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella nel saluto inviato per l’avvio delle celebrazioni in onore del patriota genovese - sollecita una rinnovata riflessione sulle radici della Repubblica e sul suo legame storico con la coscienza unitaria del popolo italiano, sul suo inveramento possibile solo in un contesto di democrazia, di libertà, di uguaglianza dei diritti”. “Il messaggio di Mazzini – ha concluso subito dopo il Capo dello Stato - contiene una preziosa lezione sul rapporto tra indipendenza nazionale e visione di un'Europa unita nella libertà, solidamente ancorata al grande patrimonio di cultura comune”.

Il messaggio del Presidente Mattarella, letto dal Rettore dell’Università di Pisa, Paolo Maria Mancarella, ha aperto le celebrazioni nazionali per il 150° anniversario della scomparsa di Giuseppe Mazzini, tenute giovedì 10 marzo agli Arsenali Repubblicani di Pisa, alla presenza del Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico.

Nel suo saluto il rettore dell’Ateneo pisano ha collegato gli ideali mazziniani alla drammatica situazione odierna, con una guerra che è tornata a interessare il cuore dell’Europa. “Nelle pieghe delle cronache di questi giorni e nella risposta che l’Italia e l’Europa stanno dando alla crisi ucraina – ha detto il Rettore Paolo Maria Mancarella - credo si possa cogliere a pieno quell’ideale di solidarietà e di giustizia, attorno a cui riunire tutti i popoli, che emerge forte dalla riflessione mazziniana sul concetto di democrazia, il cui fine era per lui il ‘miglioramento di tutti per opera di tutti’. E che gli fa anche sottolineare la necessità che i ‘popoli liberi ed uguali’, nel rispetto delle loro tradizioni, si impegnino a collaborare per distruggere le barriere che li separano”.

Nel suo intervento, il presidente della Camera, Roberto Fico, che in precedenza aveva visitato la sede della Domus Mazziniana e la mostra “Dare un volto all’idea. L’immagine di Mazzini nella filatelia”, ha sottolineato la vocazione europeista del patriota genovese. “L'Europa – ha ricordato - è stata l'orizzonte ideale a cui Mazzini ha guardato per tutta la sua vita, a partire da quando, appena ventinovenne, fondò a Berna la Giovine Europa, il primo progetto politico per l'unità di tutto il continente. Nella sua ottica l'Europa era la patria della libertà e della democrazia, la frontiera della civiltà e del progresso, a cui ciascuna nazione sarebbe stata chiamata a dare il suo contributo. L'unificazione nazionale era quindi per lui il presupposto perché l'Italia partecipasse a pieno titolo alla più ampia comunità europea”.

“La lezione di Giuseppe Mazzini – ha concluso il presidente Fico dopo aver ripercorso l’esperienza e gli insegnamenti dell’esponente risorgimentale - è parte costitutiva del nostro essere oggi italiani ed europei, un patrimonio da cui attingere ispirazione ideale e forza morale, per affrontare le sfide della contemporaneità”.

La mattinata pisana è andata avanti con la Lectio Magistralis di Roberto Balzani, dell’Università di Bologna, dal titolo “1872-2022. L’Italia allo specchio di Mazzini”, e con l’intervento di Michele Finelli, Presidente Nazionale dell’Associazione Mazziniana Italiana. Il finale musicale e narrativo è stato curato dal Coro dell’Università di Pisa e da una delegazione di studenti.

When did whales start feeding on other marine mammals? Probably in very recent times, at least so it seems from the discovery in Greece of an extraordinary fossil dolphin, similar and related to the extant false killer whale (Pseudorca crassidens). Indeed, this fossil was found with fish remains of its last meal. The confirmation comes from the study of another fossil discovered in Tuscany over a century ago, a close relative of the extant killer whale (Orcinus orca).

The false killer whale and the killer whale are the only current cetaceans that feed on other marine mammals. False killer whales often catch other dolphins, while killer whales prey not only on seals and small cetaceans but also on rorquals over 10 meters long.
Both of these cetaceans feed on large prey that they hunt in pods, delivering powerful bites to tear apart the flesh of their victims in a similar way to sharks.
Until now, however, there was a lack of fossil evidence to illustrate the origin of this feeding behavior, although molecular studies indicate that this ecomorph evolved independently in the two distinct evolutionary lineages of both the killer whale and the false killer whale.

A new study made by paleontologists from the University of Pisa and the New York Institute of Technology rewrites the evolutionary history of these macropredators of the seas. The results of this research have been published in the prestigious international journal Current Biology (https: // doi. org / 10.1016 / j.cub.2022.02.041). The research was carried out on two separate fronts from over a century of history: a new extraordinary fossil recently discovered in Rhodes (Greece), and the only ancestor of the modern killer whale, discovered in Cetona (Tuscany, Italy) in the second half of the 19th century.

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Skull and mandible of Rhododelphis stamatiadisi, the Pleistocene dolphin of Rhodes (Greece) (photo G. Bianucci)

 

The Rhodes fossil consists of a skeleton discovered in 2020 by Polychronis Stamatiadis, an expert in geology and paleontology, from 1.5-1.3 million years-old clays exposed in the bay of Pefkos on the southeastern coast of the island. The fossil represents one of the most complete Pleistocene cetacean skeletons ever found until now.

"As soon as I received the photos of this fossil from Polychronis - says Giovanni Bianucci, paleontologist of the Department of Earth Sciences of the University of Pisa and first author of the publication - I immediately realized the importance of this discovery, later confirmed by my visit to Rhodes where, thanks to the hospitality of Polychronis, I studied the skeleton in detail. During the study I realized that this fossil was a new dolphin to science, being a cetacean like Pseudorca but with some characters of a Globicephala (pilot whale). So, we called this new dolphin Rododelphis stamatiadisi dedicating it to the Greek island where it was found and to its discoverer. "

But Giovanni and his colleagues also wanted to understand what and how this new dolphin fed: was it a ferocious predator that also captured other cetaceans like the extant killer and the false killer whales? Or did it feed more quietly in deep water on squids by suction like the pilot whale? The study of the skull and teeth only partially clarify these doubts about the feeding strategy of Rododelphis. If it is true, in fact, that the Rhodes dolphin has some macropredatory affinities with the false killer whale, such as the presence of 11 robust teeth implanted on the lower jaw and the large temporal fossa (the area of the cranium where the buccal muscles are inserted); on the other hand, the rounded shape of the mandibles, the anterior position of the last maxillary tooth and the limited wear of the teeth are all characters found in the pilot whale and other cetaceans using suction.

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Professor Bianucci studying the fossil skeleton of Rododelphis stamatiadisi in the Museum of Mineralogy and Paleontology Stamatiadis (Rhodes, Greece) (photo C. Sorbini)

 

"The solution to this puzzle - says Alberto Collareta, also a paleontologist of the Department of Earth Sciences of the University of Pisa, who took part in the study - comes from the exceptional discovery of the fossil remains of the last meal of the Rhodes dolphin, found around the skeleton at the time of excavation and its preparation. These are otoliths, calcium carbonate concretions placed in the inner ear of vertebrates. Otoliths are often the only preserved part of the fossil fishes. Those found associated with Rododelphis belong to Micromesistius poutassou, commonly known as blue whiting, a fish that still lives in the Mediterranean between 300 and 400 meters deep. Examining these otoliths, it was also possible to estimate the length of the fish caught by the dolphin to be around 30 cm."

What information do we get from the discovery of these otoliths? That Rododelphis ate medium-sized fish and therefore, perhaps, was unable to catch other dolphins, as the false killer whale does; but also that, unlike the pilot whale, it did not feed on small cephalopods.

While Polychronis was discovering the skeleton of Rododelphis, Sara Citron had just finished her master's thesis in Conservation and Evolution at the University of Pisa on Orcinus citoniensis, the fossil orca discovered in Cetona (Siena) from 3–4 million year-old marine Pliocene sands. This exceptional skeleton was described for the first time in 1883 by the great naturalist Giovanni Capellini who gave its name to the Museum of Geology and Paleontology of the University of Bologna, where the fossil is still preserved and exhibited.

"With my thesis work - says Sara - I had the opportunity to study this fossil in detail and to obtain important clues about the diet of this ancestor of the biggest active predator among all current cetaceans. The Cetona orca looks like a reduced version of the current species Orcinus orca: the shape of its skeleton is very similar to the extant killer whale, but the length of the body should not exceed three meters, about half of the extant orca. With such a small size it is therefore unlikely that Orcinus citoniensis was able to capture large prey as Orcinus orca does. The skull features a longer, narrower rostrum and a smaller temporal fossa than Orcinus orca, further supporting the hypothesis that even the Cetona orca, like the Rhodes dolphin, was unable to catch prey as large as dolphins or baleen whales. "

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Vertebrae and ribs of Rhododelphis stamatiadisi, the Pleistocene dolphin of Rhodes (Greece) (photo G. Bianucci)

 

The study of the wear and the apical microwear of the teeth of Orcinus citoniensis confirms the observations made on the shape of the skull and on the body size: these abrasions, caused by the activity of predation, are compatible with a fish-based diet, in analogy with as observed in some current populations of killer whales.
The study conducted by Sara suggests, therefore, that Orcinus citoniensis also fed on medium-sized fish.
It remained to understand the kinship relations between these two fossil species and the extant killer and false killer whales. To solve this mystery, it was necessary to reconstruct the phylogeny (a sort of genealogical tree) of the Delphinidae, the cetacean family including Rododelphis, Pseudorca, Orcinus citoniensis, and Orcinus orca.

"We took into consideration hundreds of morphological characters - explains Jonathan Geisler, an anatomist at the New York Institute of Technology and co-author on the study - to determine where living and fossil killer whales fall in the evolutionary tree of oceanic dolphins. We found that Rododelphis was a close relative of Pseudorca and Orcinus citoniensis was a relative of Orcinus orca. Thus, our study supports the hypothesis that the Rhodes dolphin and the Cetona orca represent two similar, but separate, evolutionary stages. In these stages, true and false killer whales preferentially preyed on medium-sized fish, rather than on seals, dolphins, and baleen whales. Thus feeding on marine mammals happened very recently, showing that the predation by these fossil killer whales was not a driving force in the evolution of gigantism in baleen whales".

Rododelphis 1
Artistic reconstruction of Rhododelphis made by the scientific illustrator Rossella Faleni

 

"This study - concludes Giovanni Bianucci - provides a small but important piece to fully understand the placement of modern delphinid and more generally cetacean fauna, still largely shrouded in mystery due to the extreme global scarcity of significant fossils of Pleistocene cetaceans. The discovery of Rododelphis encourages us to continue investigating areas such as Greece and southern Italy where Pleistocene marine sediments, potentially rich in fossil cetaceans, are abundantly exposed.

Giovedì 10 marzo si svolgerà a Pisa, alla presenza del Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, la Cerimonia di apertura delle celebrazioni per il 150° anniversario della scomparsa di Giuseppe Mazzini.

Il programma della giornata sarà aperto alle ore 9 in Piazza Giuseppe Mazzini con la deposizione della corona al monumento a Giuseppe Mazzini.

Alle ore 11.30 alla Domus Mazziniana sarà inaugurata, alla presenza del Presidente Fico, la mostra “Dare un volto all’idea. L’immagine di Mazzini nella filatelia” e sarà emesso il francobollo commemorativo da parte di Poste Italiane con annullo filatelico “primo giorno”. La mostra e lo sportello filatelico saranno aperti al pubblico dalle ore 12,15.

Alle ore 12 agli Arsenali Repubblicani si terrà la Cerimonia di apertura delle celebrazioni per il 150° anniversario della morte di Giuseppe Mazzini, alla presenza del Presidente della Camera dei Deputati.

Il programma prevede:

- Coro dell’Università di Pisa, Inno Nazionale

- Paolo Maria Mancarella, Rettore dell’Università di Pisa e Presidente della Domus Mazziniana, Apertura delle Celebrazioni

- Roberto Fico, Presidente della Camera dei Deputati, Indirizzo di saluto

- Roberto Balzani, Università di Bologna, Lectio Magistralis su “1872-2022. L’Italia allo specchio di Mazzini”

- Michele Finelli, Presidente Nazionale Associazione Mazziniana Italiana, Intervento

- Finale musicale narrativo a cura del Coro dell’Università di Pisa e di una delegazione studentesca

- Coro dell’Università di Pisa, Inno d’Europa

Nel pomeriggio dalle ore 15 alle ore 18 la Domus Mazziniana propone visite guidate a ingresso libero ogni ora alla mostra e al museo.

Alle ore 19 nel Salone Storico della Stazione Leopolda il Maestro Marco Battaglia tiene ”Eco di un mondo invisibile. Viaggio musicale in compagnia della chitarra di Giuseppe Mazzini”. Introduce Pietro Finelli, direttore scientifico della Domus Mazziniana. L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti.

Quarantadue specie aliene, con popolazioni anche numericamente consistenti, sono state ritrovate nei porti di Livorno, Bastia e Olbia, si tratta soprattutto di crostacei, vermi policheti, molluschi e altri invertebrati. La notizia arriva da uno studio dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista Marine Pollution Bulletin che per la prima volta ha anche valutato quali delle zone interne alle aree portuali siano più soggette alle bioinvasioni.

“Le bioinvasioni rappresentano ad oggi una delle principali problematiche ecologiche che interessano gli ecosistemi marini, specialmente nel Mediterraneo – spiega Alberto Castelli, professore ordinario del Dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano - lo studio degli ambienti portuali riveste quindi un particolare interesse proprio perché si tratta di aree particolarmente suscettibili alle bioinvasioni dove le specie aliene, volontariamente o accidentalmente introdotte dall’uomo, costituiscono un rischio per la biodiversità locale”.

Per rintracciare le specie aliene i ricercatori hanno analizzato il fouling, cioè l’insieme di organismi che vive sui substrati artificiali sommersi come le banchine o le chiglie delle imbarcazioni. Dai dati è dunque emerso che, contrariamente a quanto atteso, l’area turistica dei grandi porti ha una presenza di specie aliene molto maggiore rispetto a quella commerciale, che è direttamente interessata dal traffico marittimo internazionale.
“Lo studio del fouling risulta di particolare importanza al fine di comprendere l’identità degli invasori, i loro meccanismi di introduzione e i loro effetti sugli ambienti invasi, in particolare sulla biodiversità originaria – dice il dottor Jonathan Tempesti, dottorando del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa - inoltre, l’identificazione delle zone dei porti che risultano più vulnerabili, e dei fattori ambientali e antropici correlati, sono di fondamentale importanza per lo sviluppo di efficaci piani di monitoraggio e di prevenzione”.

La ricerca condotta nei porti di Livorno, Bastia e Olbia è durata due anni ed è stata svolta da un team dell’Università di Pisa da tempo impegnato in studi di biologia marina ed ecologia nelle aree marino-costiere dell’Alto Mar Tirreno. Il gruppo comprende ricercatori e docenti dei dipartimenti di Biologia e di Scienze della Terra. In particolare, questo lavoro fa parte del progetto di dottorato del dottor Jonathan Tempesti ed è stato condotto sotto la supervisione dei professori Ferruccio Maltagliati, Claudio Lardicci e Alberto Castelli, con il fondamentale contributo del dottor Joachim Langeneck. Hanno inoltre collaborato allo studio, che si è avvalso del supporto dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale e della Direction adjointe des Ports et Aéroports de la Collectivité de Corse, il dottor Luigi Romani del Gruppo Malacologico Livornese e la dottoressa Marie Garrido dell’Office de l'Environnement de la Corse.



Quarantadue specie aliene, con popolazioni anche numericamente consistenti, sono state ritrovate nei porti di Livorno, Bastia e Olbia, si tratta soprattutto di crostacei, vermi policheti, molluschi e altri invertebrati. La notizia arriva da uno studio dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista Marine Pollution Bulletin che per la prima volta ha anche valutato quali delle zone interne alle aree portuali siano più soggette alle bioinvasioni.

“Le bioinvasioni rappresentano ad oggi una delle principali problematiche ecologiche che interessano gli ecosistemi marini, specialmente nel Mediterraneo – spiega Alberto Castelli, professore ordinario del Dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano - lo studio degli ambienti portuali riveste quindi un particolare interesse proprio perché si tratta di aree particolarmente suscettibili alle bioinvasioni dove le specie aliene, volontariamente o accidentalmente introdotte dall’uomo, costituiscono un rischio per la biodiversità locale”.

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Foto a sinistra: Il Dott. Jonathan Tempesti durante le fasi di un campionamento, seguito da studenti del Corso di Laurea Triennale in Scienze Biologiche e del Corso di Laurea Magistrale in Biologia Marina dell’Università di Pisa.
Foto a destra: Il gruppo di ricerca dell’Università di Pisa. Da sinistra: Dott. Jonathan Tempesti (Dipartimento di Biologia), Prof. Ferruccio Maltagliati (Dipartimento di Biologia), Prof. Claudio Lardicci (Dipartimento di Scienze della Terra), Dott. Joachim Langeneck (Dipartimento di Biologia), Prof. Alberto Castelli (Dipartimento di Biologia).

Per rintracciare le specie aliene i ricercatori hanno analizzato il fouling, cioè l’insieme di organismi che vive sui substrati artificiali sommersi come le banchine o le chiglie delle imbarcazioni. Dai dati è dunque emerso che, contrariamente a quanto atteso, l’area turistica dei grandi porti ha una presenza di specie aliene molto maggiore rispetto a quella commerciale, che è direttamente interessata dal traffico marittimo internazionale.
“Lo studio del fouling risulta di particolare importanza al fine di comprendere l’identità degli invasori, i loro meccanismi di introduzione e i loro effetti sugli ambienti invasi, in particolare sulla biodiversità originaria – dice il dottor Jonathan Tempesti, dottorando del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa - inoltre, l’identificazione delle zone dei porti che risultano più vulnerabili, e dei fattori ambientali e antropici correlati, sono di fondamentale importanza per lo sviluppo di efficaci piani di monitoraggio e di prevenzione”.

La ricerca condotta nei porti di Livorno, Bastia e Olbia è durata due anni ed è stata svolta da un team dell’Università di Pisa da tempo impegnato in studi di biologia marina ed ecologia nelle aree marino-costiere dell’Alto Mar Tirreno. Il gruppo comprende ricercatori e docenti dei dipartimenti di Biologia e di Scienze della Terra. In particolare, questo lavoro fa parte del progetto di dottorato del dottor Jonathan Tempesti ed è stato condotto sotto la supervisione dei professori Ferruccio Maltagliati, Claudio Lardicci e Alberto Castelli, con il fondamentale contributo del dottor Joachim Langeneck. Hanno inoltre collaborato allo studio, che si è avvalso del supporto dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale e della Direction adjointe des Ports et Aéroports de la Collectivité de Corse, il dottor Luigi Romani del Gruppo Malacologico Livornese e la dottoressa Marie Garrido dell’Office de l'Environnement de la Corse.



Mercoledì, 09 Marzo 2022 10:23

Concorso fotografico “Humanimal”

Il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'ateneo ha indetto il concorso fotografico/ artistico “Humanimal”.
Il concorso è aperto a tutti gli studenti dell’Università di Pisa e ha come tema il benessere dell’uomo e degli animali. La finalità del concorso è quella di raccogliere e premiare gli scatti fotografici/disegni/progetti grafici che meglio descrivano il rapporto uomo animale attraverso lo sguardo degli studenti
Tutte le foto potranno essere utilizzate dall'Università di Pisa  e dal Dipartimento di Scienze Veterinarie per fini istituzionali e promozionali.

Il concorso prevede che ai 4 autori delle migliori realizzazioni selezionate da apposita commissione, venga assegnata una somma di 50,00 euro in buoni acquisto libri.
Per partecipare al concorso occorre seguire le indicazioni del regolamento riportato di seguito, inviando entro il 25 Marzo 2022 ORE 12.00 un massimo di tre fotografie o 1 progetto grafico (scansione o file vettoriale) via mail all'indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Regolamento

 

HumanimalConcorso fotografico 

 

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