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Comunicati stampa

Nicola Di Fidio, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Chimica e Chimica industriale dell'Università di Pisa e dottore di ricerca in Scienze chimiche e dei materiali (33° ciclo), ha vinto il prestigioso Premio Adolfo Parmaliana 2021 assegnato dal Gruppo Interdivisionale di Catalisi (GIC) della Società Chimica Italiana alla miglior tesi di dottorato svolta sul tema "Catalisi per lo sviluppo sostenibile". Il premio, giunto alla dodicesima edizione, è stato istituito nel 2010 per onorare la memoria del professor Parmaliana, docente di chimica industriale presso l'Università di Messina, appartenente al GIC, scomparso nel 2008.

Nicola Di Fidio, 30 anni, originario di Barletta, ha conseguito nel 2013 la laurea triennale in Biotecnologie per l'Innovazione di processi e prodotti e nel 2015 la laurea magistrale in Biotecnologie industriali e ambientali presso l'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro". A novembre 2017 ha iniziato il corso di dottorato di ricerca in Scienze chimiche e dei materiali presso l'Università di Pisa, conseguendo il titolo lo scorso aprile.

La tesi di dottorato premiata, dal titolo "Innovative process for the conversion of residual biomass into high added-value products combining chemical and biological catalysis", descrive un lavoro di ricerca volto a creare e ottimizzare degli innovativi processi di bioraffineria basati sulla combinazione sinergica della catalisi chimica (omogenea ed eterogenea) e della biocatalisi (enzimatica e su cellula intera). Implementando i principi della chimica verde e dell'economia circolare, Di Fidio ha ideato, realizzato e ottimizzato diversi approcci catalitici per frazionare e convertire delle biomasse agro-industriali residuali, quali la canna infestante e gli scarti cellulosici di cartiera, in molecole a elevato valore aggiunto, tra cui un biodiesel di nuova generazione non in competizione con la filiera alimentare.

La cerimonia di premiazione da parte del Direttivo del GIC avrà luogo in presenza presso l'Auditorium del Campus Scientifico dell'Università Ca' Foscari di Venezia il 10 settembre 2021 dalle 14.00 alle 18.00.

 

Con un accordo preliminare sottoscritto dall’Università di Pisa, dall’Università di Scienze Geologiche di Tashkent e dal Comitato di Stato della Repubblica dell’Uzbekistan per la Geologia e le risorse minerarie, è stata ufficializzata la prossima istituzione di un “Unipi Branch” a Tashkent, una sede estera dell’Ateneo pisano in cui svolgere attività di didattica e di ricerca congiunta con le istituzioni uzbeke. Si parte con l’attivazione di un primo corso di laurea in Geologia della durata di quattro anni, che prevede un Preparatory first year (1 anno) e un Bachelor’s Degree Program in Geology (3 anni). L’accordo è stato firmato nel Palazzo della Sapienza da Paolo Mancarella, rettore dell’Università di Pisa, Bobir Islamov, rettore della University of Geological sciences di Tashkent, e Azam Kadirhodjaev, responsabile delle relazioni internazionali dello State Committee on Geology and Mineral Resources of Uzbekistan.

“La firma di questo accordo, col quale il nostro Ateneo si appresta ad aprire un primo corso di studi in scienze geologiche a Tashkent, conferma la vocazione internazionale dell’Università di Pisa e il suo desiderio di misurarsi sempre con nuove e stimolanti sfide - ha dichiarato il Rettore, Paolo Mancarella – Si tratta solo di un primo passo e già è prevista l’attivazione di altri corsi, che contribuiranno a consolidare i nostri rapporti con l’Uzbekistan, un paese che oggi sta vivendo un momento di grande sviluppo, tanto da essere considerato un’area strategica del Centro Asia. Per questo la nostra presenza qualificata nel Paese, anche in prospettiva futura, non può che rappresentare una grande opportunità per il prestigio internazionale della nostra Università”.

Alla cerimonia ha portato i suoi saluti anche il sindaco di Pisa, Michele Conti: “Con piacere ho dato il benvenuto a Pisa alla delegazione dell’Uzbekistan. L’accordo sottoscritto stamattina è un atto importante che mette in relazione le nostre università, le nostre città, i nostri Paesi. Auspico che questo primo passo sia l’apripista di una più ampia collaborazione in grado di portare vantaggi per i nostri territori e occasioni di crescita reciproca”.

Il progetto di accordo con l’Uzbekistan nasce nel 2019, quando il prorettore alla Cooperazione e relazioni internazionali Francesco Marcelloni e l’Ufficio per le relazioni internazionali dell’Università di Pisa iniziarono a discutere con il vice-ministro Uzokboy Begimkulov del Ministry of higher and secondary specialised education della Repubblica Uzbeka della possibilità di aprire un “Branch Unipi” a Tashkent in cui offrire corsi di laurea dall’Università di Pisa. Molteplici sono le motivazioni che hanno portato all’avvio del progetto: negli ultimi anni infatti il governo uzbeko ha intrapreso una serie di riforme intese ad aprire economicamente il paese al mondo, coltivando legami con Russia, Europa e Cina e investendo molto sull’istruzione universitaria, sull’aumento della qualità dell’istruzione e sulle percentuali di accesso agli studi universitari, che è passata dal 9.5% a circa il 20%, ponendosi come obiettivo di raggiungere il 50% nel 2030. Inoltre l’Uzbekistan si sta proponendo come “hub for internationalization” per tutta l’Asia centrale, mettendo in atto una politica di accoglienza nei confronti degli studenti provenienti dai paesi limitrofi (Kazakistan, Kyrghizistan, Tagikistan, Turkmenistan) e offrendo loro agevolazioni economiche e facilities (dormitori gratuiti, visti gratuiti, ecc.), stimando un potenziale bacino di utenza di circa 100 milioni di giovani. Infine gli studenti uzbeki hanno una formazione di stampo sovietico e sono ben preparati nelle materie scientifiche, riuscendo spesso ad ottenere buoni risultati in termini di carriera accademica. Per questo motivo sono potenzialmente ottimi studenti da reclutare anche come future matricole per l’Università di Pisa.

Alla firma dell’accordo nel Palazzo della Sapienza erano presenti nella delegazione uzbeka Shukhrat Mirkhadiev, membro del Cabinet of the Ministers, Obidjon Kodirov, capo del Dipartimento per la cooperazione internazionale dell’UGS, Numonbek Dalimov, capo del Dipartimento per lo sviluppo strategico dell’UGS e assistente per le attività organizzative dell’Unipi Branch e dell’UGS. Inoltre hanno partecipato S.E. Otabek Akbarov, ambasciatore uzbeko in Italia, Agostino Pinna, ambasciatore italiano in Uzbekistan (collegato a distanza), e Federico Cinquepalmi, della Direzione generale per lo studente lo sviluppo e l'internazionalizzazione della formazione superiore del Ministero dell’Università e della Ricerca. Per l’Università di Pisa, oltre al prorettore Francesco Marcelloni, erano presenti anche Marco Abate, prorettore per la Didattica, Luca Pandolfi, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra, Anna Gioncada, presidente del corso di laurea in Scienze geologiche, Sergio Rocchi, professore ordinario del Dipartimento di Scienze della Terra, e Paola Cappellini, responsabile dell’Unità Cooperazione internazionale.

A un anno e mezzo dalla sua tragica scomparsa, il Comune di San Giuliano Terme, assieme all’Associazione Sante Malatesa, all'Associazione degli Studenti Camerunensi di Pisa e all’Università di Pisa, ha voluto ricordare Christin Tadjuidje Kamdem con una cerimonia tenutasi venerdì 16 luglio nella sala consiliare. Una vicenda, quella del giovane di origini camerunensi laureando in Scienze agrarie all'Università di Pisa e vittima del Coronavirus, che ha segnato profondamente tutta la comunità universitaria, come non ha mancato di sottolineare il Rettore dell’Ateneo pisano, Paolo Mancarella, intervenuto alla cerimonia assieme alla professoressa Lucia Guidi, presidente del corso di laurea in Scienze agrarie a cui il ragazzo era iscritto. Sono intervenuti anche il vicesindaco della comune di San Giuliano Terme, Lucia Scatena, il presidente dell’Associazione Santa Malatesta, Pietro Barbucci, e il presidente dell’Associazione degli Studenti Camerunensi di Pisa, Fodjiog Nouazi Axel, studente del corso di laurea in Ingegneria gestionale.

«La vicenda di Christin, portato via dal Covid a pochi giorni dalla discussione della sua tesi in scienze agrarie, è una di quelle storie che il nostro Ateneo non dimenticherà mai – ha sottolineato il Rettore – È il simbolo tragico di quanto la nostra comunità ha dovuto soffrire nei momenti più bui della Pandemia. Per questo non potevo mancare in occasione della cerimonia organizzata dal Comune di San Giuliano Terme e per questo, lo scorso anno, la nostra Università ha voluto conferirgli la laurea alla memoria, affinché almeno potesse avere quel titolo per il quale aveva lavorato duramente. Dispiace solo, ancora una volta, non aver avuto la possibilità di ricordarlo degnamente con una cerimonia pubblica. Ma verrà anche quel momento e il nostro Ateneo saprà farlo nel modo migliore».

«Come Presidente del corso di studi in Scienze Agrarie sono onorata di essere stata invitata dalla comunità studenti camerunensi di Pisa alla commemorazione di Christin Tadjuidje Kamdem, studente di Scienze agrarie al quale il corso di studi ha conferito la laurea alla memoria – ha commentato la professoressa Lucia Guidi - Una laurea che Christin aveva già acquisito perché si sarebbe dovuto laureare proprio il 9 aprile 2020. È certamente un momento triste per tutti noi ma sappiamo tutti che Christin è qui con noi, nel cuore di tutti noi e come Presidente porto l'abbraccio di tutti gli studenti iscritti al corso e di tutti i docenti Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali».

«Anche quest’anno siamo stati orgogliosi di ospitare, presso la sala del Consiglio Comunale di San Giuliano Terme, la cerimonia in ricordo di Christin Tadjuidje Kamdem e di tutte le vittime del Covid-19. Christin, nostro giovane concittadino sangiulianese, dal Camerun aveva deciso di venire a studiare all’Università di Pisa con l’intento di costruire un futuro migliore per sé e per la sua famiglia. - interviene così la vicesindaco Lucia Scatena, che prosegue - Purtroppo tutti i suoi sforzi e suoi sacrifici sono stati vanificati da questa terribile malattia. Noi intendiamo, grazie anche al suo ricordo, proseguire con i nostri principali valori: solidarietà, inclusione e uguaglianza, punti cardine della nostra storia e del nostro futuro affinché con i ragazzi dell’Associazione Studenti Camerunensi di Pisa possiamo diventare un’unica grande comunità».

 

Didattica, ricerca applicata e terza missione sono gli ambiti di collaborazione previsti dall’accordo quadro tra l'Università di Pisa e l’Ordine dei Geologi della Toscana che è stato sottoscritto martedì 20 luglio nella Sala dei Mappamondi del rettorato pisano. Alla firma erano presenti il prorettore vicario dell’Ateneo, Carlo Petronio, il presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana, Riccardo Martelli, la presidente della Fondazione dei Geologi della Toscana e vicepresidente dello stesso Ordine, Elisa Livi, e i professori Giovanni Zanchetta, vice direttore del Dipartimento di Scienze della Terra, e Roberto Giannecchini, docente di Geologia applicata.

La convenzione, di durata triennale, ha come premessa la volontà di integrare le rispettive competenze ed esperienze nei settori di comune interesse per migliorare nello svolgimento delle reciproche attività istituzionali. Le possibilità di collaborazione richiamate nel testo sono svariate. Per quanto riguarda la didattica, si va dallo svolgimento, da parte di personale tecnico qualificato iscritto all’Ordine, di corsi di insegnamento e seminari, attività di laboratorio ed esercitazioni pratiche di terreno, all’effettuazione da parte degli studenti Unipi di tirocini, tesi di laurea e visite tecniche, fino al cofinanziamento di attività formative professionalizzanti, borse di studio e premi finalizzati a valorizzare la figura del geologo.

In relazione agli altri due ambiti, l’accordo cita lo sviluppo di progetti di ricerca e di attività di trasferimento tecnologico congiunti, di corsi di formazione e aggiornamento professionale riservati agli iscritti all’Ordine, di iniziative dedicate all’orientamento e al placement. Un rappresentante dell’Ordine parteciperà infine alle attività dei Comitati di indirizzo per i corsi di studio di sua competenza.

I referenti dell’accordo sono il presidente Martelli per l’Ordine dei Geologi della Toscana e i professori Roberto Giannecchini, associato di Geologia applicata, e Monica Bini, associata di Geografia fisica e Geomorfologia, per l’Ateneo di Pisa.

"Anche a nome del Rettore - ha detto il professor Petronio - esprimo il mio grande compiacimento per questo accordo, che trova le sue radici nella antichissima tradizione di eccellenza della geologia universitaria pisana e apre la strada a importanti collaborazioni, creando occasioni di crescita sia per i nostri studenti sia per i professionisti che operano sul territorio".

"Si tratta di una grande opportunità per i nostri studenti e per le nostre istituzioni, che vedono in questa convenzione uno strumento per crescere insieme – ha commentato il presidente Martelli - Lo scambio di informazione e formazione permetterà alle università di dotare gli studenti di strumenti nuovi che consentiranno loro di arrivare ad affacciarsi al mondo del lavoro con conoscenze ed esperienze che giungono direttamente dal mondo della professione e dell'impresa, oltre a una maggior consapevolezza dell'importanza del percorso che stanno compiendo. Lo stesso scambio di informazione e formazione permetterà di aggiornare e incrementare il patrimonio di conoscenza tecnico-scientifica degli iscritti al nostro Ordine e questo avrà una positiva ricaduta sulla qualità del lavoro che ogni giorno metteranno a disposizione dei cittadini come professionisti, come dipendenti della pubblica amministrazione o dell'impresa".

"Questo accordo - ha aggiunto la dottoressa Livi - giunge a coronamento di una collaborazione attiva già da diversi anni con il Dipartimento di Scienze della Terra e che auspichiamo possa ora essere estesa anche ad altri dipartimenti".

"La firma odierna - hanno concluso i professori Zanchetta e Giannecchini - completa un percorso di lavoro fatto insieme all'Ordine dei Geologi della Toscana e più in generale alle realtà produttive del territorio, agevolando i rapporti con il mondo della libera professione che rappresenta uno degli sbocchi principali per i laureati di Scienze della Terra”.

Sono 342 i pazienti con Covid-19 della Asl Toscana Nord Ovest trattati e monitorati da remoto, senza ricorrere ad accesso in ospedale, a partire da marzo 2020, grazie alla piattaforma di telemedicina TELTECovid19 sviluppata e messa a disposizione dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e dalla sua spin-off Ingeniars.

I risultati della sperimentazione di questo progetto sono stati illustrati martedì 20 luglio, in Sapienza. Dopo i saluti del prorettore Rossano Massai e della direttrice del Dipartimento di Sanità Territoriale dell’Asl Toscana Nord Ovest Antonella Tomei sono intervenuti: Alessandro Iala, Direttore UOC Transizione al Digitale e coordinamento ammnistrativo dei presidi; Luca Fanucci, ordinario di Elettronica al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione; Luca Melani, medico di medicina generale, Aggregazioni Funzionali Territoriali-AFT3 Pisa; Lorenzo Celandroni, paziente Covid-19 seguito con la piattaforma TELTECovid19; Stefano Taddei, direttore della UO Medicina 1 dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.

Già all’esplodere della pandemia i medici della Asl Toscana Nord Ovest hanno intravisto le potenzialità della piattaforma di telemedicina TELTECovid19. “Tra fine febbraio e inizio marzo 2020 - ha ricordato il dottor Luca Melani - il Covid-19 ci ha colpito in modo molto duro e io ho perso due miei pazienti storici, marito e moglie poco più che 75enni. Da quel momento ho cercato di far fronte all’emergenza con tutte le mie forze e, con l’aiuto delle nuove tecnologie messe a disposizione dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, ho potuto monitorare da remoto i parametri vitali dei pazienti Covid-19, soprattutto la funzionalità respiratoria, riducendo anche il numero di visite domiciliari e le possibilità di contagio”.

“Il progetto – ha spiegato Luca Fanucci – mira a fornire ai pazienti un insieme di sensori biomedicali (termometro, pulsossimetro e misuratore di pressione) e un tablet per l’auto misurazione dei parametri vitali. Tramite una semplice interfaccia grafica, il tablet ricorda quando le misure devono essere effettuate e, una volta acquisiti i parametri vitali, invia automaticamente i dati alla piattaforma centrale, a cui il medico può accedere monitorando in tempo reale l’evoluzione del quadro clinico”.

Per i pazienti è fondamentale la semplicità di utilizzo e, come ha sottolineato Lorenzo Celandroni, uno dei pazienti Covid-19 seguiti con la piattaforma, “dopo aver ricevuto il kit, avevo molta paura e facevo più misurazioni di quante erano previste, ma senza poter aggiornare il mio medico di continuo con le auto-misurazioni sarei dovuto andare subito in ospedale”.

Inoltre, ha evidenziato Stefano Taddei, “la possibilità di monitoraggio remoto, unita alla comunicazione tra ospedale e territorio grazie alla cartella clinica condivisa, ci ha permesso di seguire il decorso clinico dei pazienti, sia in fase di pre-ospedalizzazione che in fase post-dimissione, anticipando anche la dimissione stessa”.

La collaborazione tra l’Università di Pisa e la Asl Toscana Nord Ovest non si è fermata con la prima ondata pandemica. Ai medici di medicina generale si sono aggiunti i medici delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) di tutto il territorio della Asl, mentre la piattaforma di telemedicina è stata ulteriormente potenziata e personalizzata da Ingeniars grazie al progetto SatNav E@syCare, finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea. È stata quindi aggiunta la possibilità di effettuare il monitoraggio dell’attività fisica del paziente, importante per il test del cammino, e di geo-localizzare le misure acquisite dai pazienti, in modo da fornire ai medici delle mappe per analisi epidemiologiche.

Dopo più di un anno di utilizzo, Antonella Tomei ha tirato le somme sui benefici apportati dall’utilizzo della telemedicina: “la recente esperienza ha evidenziato che la tecnologia ha contribuito a rendere più forte la prima linea della sanità sul territorio, riducendo quando possibile l’accesso agli ospedali. In particolare la possibilità di monitoraggio a distanza rappresenta una grande opportunità per la cura delle patologie croniche consentendo la presa in carico dei pazienti mantenendoli al proprio domicilio che, soprattutto per gli anziani, costituisce di per sé una risorsa".

“Nel futuro post-Covid – ha concluso Alessandro Iala - la telemedicina è con certezza uno degli strumenti organizzativi, non solo tecnici, sui quali è indispensabile puntare per garantire una migliore presa in carico della cronicità sul territorio, in modo che si possa avere la massima condivisione delle informazioni sanitarie per ogni paziente, garantendo la continuità tra territorio e ospedale attraverso la stessa interfaccia semplificata”.

Sono più di 300 i pazienti con Covid-19 della Asl Toscana Nord Ovest trattati e monitorati da remoto, senza ricorrere ad accesso in ospedale, a partire da marzo 2020, grazie alla piattaforma di telemedicina TELTECovid19 sviluppata e messa a disposizione dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e dalla sua spin-off Ingeniars.

I risultati della sperimentazione di questo progetto saranno illustrati martedì 20 luglio, alle ore 12 nell’Aula Magna Nuova della Sapienza.

Dopo i saluti del prorettore Rossano Massai e del direttore generale dell’Asl Toscana Nord Ovest, Maria Letizia Casani, interverranno:

- Luca Lavazza, direttore sanitario dell’Asl Toscana Nord Ovest;

- Antonella Tomei, direttrice del Dipartimento di Sanità Territoriale dell’Asl Toscana Nord Ovest;

- Luca Fanucci, ordinario di Elettronica al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione;

- Luca Melani, medico di medicina generale, Aggregazioni Funzionali Territoriali-AFT3 Pisa;

- Lorenzo Celandroni, paziente Covid-19 seguito con la piattaforma TELTECovid19;

- Stefano Taddei, direttore della UO Medicina 1 dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.

La bassa concentrazione di ossigeno al fondo, il rapido seppellimento delle carcasse e la precipitazione di minerali come l’apatite e la dolomite subito dopo il seppellimento delle ossa, insieme alla ricchezza biologica originaria. Queste le condizioni che sarebbero all’origine di uno dei più grandi giacimenti di fossili di vertebrati marini del mondo.

Si trova in una delle aree più aride del pianeta, il Deserto di Ica del Perù meridionale, ed è un giacimento così eccezionale perché ospita migliaia di reperti fossili di balene, delfini, foche, squali ed altri pesci, uccelli e rettili risalenti ad un intervallo di tempo compreso tra 14 e 6 milioni di anni fa (un'epoca che i geologi chiamano “Miocene”).

Il gruppo di ricercatori di Milano-Bicocca (Giulia Bosio ed Elisa Malinverno), di Camerino (Claudio Di Celma) e di Pisa (Giovanni Bianucci, Alberto Collareta, Anna Gioncada e Karen Gariboldi), in collaborazione con studiosi di vari istituti di ricerca esteri, ha svelato le cause dell’origine di questo straordinario sito paleontologico grazie allo studio di quasi 900 reperti, spesso eccezionalmente conservati, in un articolo dal titolo “Taphonomy of marine vertebrates of the Pisco Formation (Miocene, Peru): Insights into the origin of an outstanding Fossil-Lagerstätte”, appena pubblicato sulla rivista PLOS ONE.

«Dove oggi c’è un deserto che si estende per centinaia di chilometri lungo la costa del Perù - spiega il geologo Claudio Di Celma - in passato si trovava un grande bacino marino, il Bacino di Pisco, caratterizzato da una grande abbondanza di nutrienti e una ricca biodiversità». «Gli abitanti di questa antica baia si sono conservati per milioni di anni e sono oggi esposti nei dintorni di Ica grazie al sollevamento tettonico e all’erosione nell’ambiente desertico attuale. L'assenza di vegetazione che caratterizza l'area facilita inoltre enormemente la scoperta dei reperti» continua la paleontologa Elisa Malinverno.

«Lo studio della distribuzione dei reperti, della fauna associata e delle tracce lasciate dai morsi di squalo sulle ossa - afferma il paleontologo Alberto Collareta - unitamente a quello delle rocce in cui i fossili sono contenuti, hanno permesso di ricostruire la storia tafonomica di questi straordinari reperti, ovvero ciò che ne ha permesso la conservazione come fossili dal momento della loro morte sino ai giorni nostri.»

E’ stata quindi una concomitanza di diverse condizioni favorevoli alla fossilizzazione che ha dato origine a questo straordinario giacimento, come spiega la paleontologa Giulia Bosio dell’Università di Milano-Bicocca, prima autrice dell’articolo: «La bassa concentrazione di ossigeno al fondo, il rapido seppellimento delle carcasse e la precipitazione di minerali come l’apatite e la dolomite subito dopo il seppellimento delle ossa, insieme alla ricchezza biologica originaria hanno permesso la formazione di questo importante giacimento, portando alla fossilizzazione di migliaia di esemplari».

Particolarmente interessante risulta il riconoscimento di alcuni scheletri di balene la cui disposizione e le cui relazioni con le rocce incassanti suggeriscono che la carcassa sia andata incontro ad un meccanismo di "autoseppellimento". Ciò accade quando oggetti relativamente pesanti si adagiano su di un fondale solcato da correnti; queste erodono rapidamente il sedimento su cui appoggia l'ostacolo (nel nostro caso, la carcassa), causandone così lo sprofondamento in una cavità che viene poi altrettanto presto riempita da nuovo sedimento. Il risultato di questo processo - molto studiato per quanto riguarda le mine sottomarine ma mai riconosciuto in contesti paleontologici - è la veloce fagocitazione da parte del sedimento di una carcassa che viene così messa al riparo dall'azione degli organismi “spazzini” e da molti altri fattori di “disturbo”.

Lo studio è stato portato avanti, con numerose campagne di prospezione e scavo, dai ricercatori delle università di Milano-Bicocca, Pisa e Camerino, coordinati dal paleontologo Giovanni Bianucci dell’Università di Pisa, in collaborazione con l’Institut Royal des Sciences Naturelles de Belgique (Bruxelles, Belgio), il Museum of New Zealand Te Papa Tongarewa (Wellington, Nuova Zelanda), l’University of Otago (Dunedin, Nuova Zelanda), il Muséum national d’Histoire naturelle (Parigi, Francia) e il Museo de Historia Natural (Lima, Perù).

Sono 103 le studentesse e gli studenti dell’Università di Pisa a cui è destinato il rifinanziamento, approvato stamani all’unanimità dal Consiglio d’Amministrazione dell’Ateneo, del “Bando per l’erogazione di contributi a studenti universitari che si trovino in condizioni di difficoltà economica - a. a. 2020/21”. Si tratta di ragazze e ragazzi che erano già risultati idonei, ma che non avevano ancora beneficiato dei fondi del Bando emanato il 19 ottobre 2020. A loro, adesso, arriverà un contributo di 700 euro a testa.

Quello di oggi è il secondo incremento dei fondi per l’assegnazione di contributi agli studenti in condizioni di disagio economico disposto dall’Università di Pisa. Già in primavera, infatti, l’Ateneo aveva approvato un aumento di 69.300 euro destinando al Bando del 2020 le risorse derivanti dal 5 per mille, per un totale di 99 contributi sempre da 700 euro ciascuno.

Il nuovo rifinanziamento approvato oggi è stato possibile, invece, grazie all’intervento della Fondazione Premi, borse di studio e provvidenze dell’Università di Pisa che, il 12 luglio scorso, ha deliberato di intervenire in aiuto degli studenti universitari attraverso un contributo complessivo pari a € 72.100 a favore dell’Ateneo.

«Con questo nuovo rifinanziamento salgono a 918 le studentesse e gli studenti in difficoltà economica che siamo riusciti a sostenere grazie al bando dello scorso ottobre – ha commentato il Rettore, Paolo Mancarella – Adesso il nostro obiettivo è quello di reperire al più presto ulteriori risorse per nuove iniziative di sostegno come questa». «Ci tengo a cogliere questa occasione per sottolineare come, oltre al sostegno della Fondazione, in questo nostro intervento siano state fondamentali le risorse del 5 per mille che i cittadini decidono di destinare all’Università – ha aggiunto il Rettore - Con questa loro scelta hanno contribuito a difendere il diritto allo studio dei propri figli e la nostra comunità non può che essergliene grata».

foto coccominiÈ stato proclamato dottore il primo studente del corso magistrale in "Artificial Intelligence and Data Engineering". Davide Coccomini ha discusso la sua tesi venerdì 23 luglio, e ha ottenuto la massima valutazione, 110/110 e lode.

"Questa laurea magistrale - riferisce il presidente del corso Marco Avvenuti - è stata attivata al Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa due anni fa, come una delle azioni nell'ambito del progetto CrossLab - Dipartimento di Eccellenza, e copre alcune aree chiave di Industria 4.0, relative alla gestione efficiente di grosse quantità di dati, alla loro analisi per ricavarne informazioni utili a supportare decisioni, come pure ai sistemi intelligenti in grado di prendere decisioni autonome".

I complimenti a Davide e a tutti i docenti del corso arrivano dal direttore del DII Andrea Caiti, intervenuto durante la discussione della tesi: "Sono molto orgoglioso per questo nuovo percorso di studi, che dimostra come i nostri docenti siano pronti a rispondere alle esigenze del mondo del lavoro, e ad adattare l'offerta didattica alla velocità dei cambiamenti in corso e alle sfide che abbiamo di fronte”. Anche il presidente della Scuola di Ingegneria Alberto Landi ha espresso soddisfazione per il bel risultato, purtroppo ottenuto quasi del tutto “a distanza” a causa della pandemia.

La tesi, dal titolo "Design and development of Transformer-based methods for Video Deepfake Detection”, è stata sviluppata in collaborazione con il CNR e descrive alcune tecniche innovative di Deep Learning per l'identificazione di video Deepfake. Il Deepfake è una tecnica per la sintesi dell'immagine umana basata sull'intelligenza artificiale, usata per combinare e sovrapporre immagini e video esistenti con video o immagini originali.

Paolo Pedinotti e Giulia Rambelli, attualmente iscritti al dottorato in Discipline linguistiche e letterature straniere dell’Università di Pisa, sono stati premiati con il “best paper award” dalla conferenza internazionale *SEM – The 10th Joint Conference on Lexical and Computational Semantics che si terrà il 5 e 6 agosto 2021. La conferenza *SEM è parte delle conferenze promosse dall’Association for Computational Linguistics ed è il più importante appuntamento internazionale della comunità dell’Intelligenza Artificiale interamente dedicato all’analisi computazionale del significato.

pedinotti rambelli

Il lavoro premiato si intitola “Did the Cat Drink the Coffee? Challenging Transformers with Generalized Event Knowledge” ed è il risultato di una ricerca di un team internazionale che include Alessandro Lenci dell’Università di Pisa e supervisore dottorale di Paolo Pedinotti e Giulia Rambelli, Philippe Blache dell’Università Aix-Marseille (Francia), con la quale Giulia Rambelli svolge il dottorato in cotutela, Emmanuele Chersoni dell’Hong Kong Polytechnic University, ed Enrico Santus, del Laboratorio di Intelligenza Artificiale di Bayer Pharmaceuticals, questi ultimi laureati dell’Università di Pisa. Paolo Pedinotti, 27 anni originario di Pisa, è laureato in Linguistica e Traduzione mentre Giulia Rambelli, 28 anni originaria di Gavardo (BS), è laureata in Informatica Umanistica.

La ricerca indaga le capacità dei Transformer, architetture neurali alla base dei sistemi più recenti di Intelligenza Artificiale, di catturare aspetti importanti della cosiddetta “conoscenza di senso comune”, ovvero quell’insieme di informazioni sugli eventi e i loro partecipanti (ad esempio, distinguere eventi tipici come “Il gatto beve latte”, da eventi strani o impossibili come “Il gatto beve caffè”) che sono alla base della capacità umana di comunicare e agire nelle situazioni quotidiane. Essa rappresenta dunque un contributo significativo nell’indagine sulle potenzialità e i limiti dei modelli neurali di Intelligenza Artificiale nel comprendere il linguaggio umano.

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