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Comunicati stampa

E’ semplice, veloce e conveniente il nuovo kit brevettato al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa per rilevare presenza di Macrophomina phaseolina, un fungo patogeno delle piante.
La diagnosi precoce di questo fungo è vantaggiosa sia dal punto di vista economico che ambientale per difendere i raccolti e ridurre l’uso di prodotti chimici. Macrophomina phaseolina è infatti diffusa in tutto il mondo, attacca oltre 500 specie vegetali e può causare perdite di produzione fino al 90% nel girasole, 30-60% nella fragola, 50% nella soia e 70% nel mais. Il patogeno predilige climi caldi tropicali e sub-tropicali e a seguito dei cambiamenti climatici in atto, è stato previsto un aumento della sua aggressività anche in zone del mondo in cui attualmente è presente ma non provoca molti danni.

 

 

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Laboratorio portatile LABINABAG per effettuare diagnosi in campo

 

“I sintomi causati da Macrophomina phaseolina sono spesso sono simili a quelli provocati da altri patogeni, per confermarne la presenza le tecniche attuali prevedono analisi di laboratorio lunghe e laboriose fatte da personale specializzato - spiega Susanna Pecchia ricercatrice dell’Ateneo pisano che ha sviluppato il brevetto - grazie al nostro kit saranno invece possibili diagnosi anche sul campo, senza bisogno di personale specializzato e senza l’uso di apparecchiature e reagenti sofisticati e costosi, il tutto in sole due ore, fra raccolta del campione ed esito”.

Un primo prototipo del kit diagnostico è già stato sviluppato e validato in laboratorio e in campo, il prossimo passo sarà lo sviluppo industriale. Intanto il prototipo è stato presentato all’edizione 2021 di Tech Share day, evento digitale promosso da Netval e dall’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del Ministero dello Sviluppo Economico, per dare visibilità alla ricerca delle istituzioni pubbliche nei confronti di industrie e investitori.

Lunedì, 31 Maggio 2021 16:24

Unipi sostenibile

Le azioni e gli obiettivi per la sostenibilità, le notizie, i contatti.

Leggi di più su: https://sostenibile.unipi.it/

Lunedì, 31 Maggio 2021 14:33

Educazione cinofila

Sede
Dipartimento di Scienze Veterinarie

Direttore del corso
Angelo Gazzano

Obiettivi
L'obiettivo del corso è quello di fornire adeguate conoscenze per poter intraprendere l’attività di educatore cinofilo. I contenuti formativi del corso riguarderanno le conoscenze generali d’etologia e cognizione animale, la conoscenza dell’etogramma del cane e filogenesi e ontogenesi del comportamento, conoscenze di elementi di bioetica e benessere del cane, conoscenze di base delle tecniche e delle metodologie di comunicazione con il cliente/utente, conoscenze di base sulle metodologie didattiche e tecniche attive di insegnamento, la conoscenza delle teorie e tecniche di pianificazione degli interventi educativi con il cane, conoscenze relative alle pratiche e alle attività di accudimento del cane, conoscenze di base sulla normativa di riferimento, conoscenze di base di cinognostica e cinologia, conoscenze di base anatomia, fisiologia, nutrizione, primo soccorso, conoscenze delle teorie dell’apprendimento animale, conoscenze sulla relazione uomo-cane, conoscenze di base delle attività cinotecniche e cinosportive, conoscenze delle tecniche e metodologie di educazione cinofila, conoscenze di base sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, conoscenze sulle tecniche e strumenti di gestione in sicurezza del cane e la conoscenza degli strumenti di monitoraggio e valutazione del percorso educativo.

Requisiti per l'ammissione
Laurea triennale classe L38 o altre lauree triennali o magistrali.
Sono ammessi anche uditori in possesso di diploma di scuola superiore (che non potranno conseguire il titolo, ma potranno avere una attestazione di frequenza).
È richiesta la partecipazione con un cane, di età compresa tra i 6 mesi ed i 9 anni, adeguatamente socializzato ed in possesso di certificazione sanitaria, rilasciata dal veterinario curante, che ne attesti lo stato vaccinale e di buona salute.

Durata
Il corso si svolgerà in modalità mista (a distanza e in presenza) dal 12 febbraio 2022 al 16 aprile 2023.

Scadenza domanda di ammissione
17 gennaio 2022

Costo
2500 euro

Info
Angelo Gazzano Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Bando 

Bando

RnaPotrebbe essere una minuscola molecola di RNA, mir-541, lo spartiacque evolutivo tra “noi” mammiferi placentati e gli altri vertebrati. È questa l’ipotesi che scaturisce da uno studio della Scuola Normale Superiore e dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista Stem Cell Reports.

La molecola mir-541, un micro RNA presente nell’uomo e negli altri mammiferi placentati, assolverebbe a una funziona decisiva nella formazione del corpo calloso, il ponte di fibre nervose presente all’interno del cervello, fondamentale per far comunicare l’emisfero destro con quello sinistro. Nell’uomo, 200 milioni di fibre attraversano il corpo calloso. Gli altri vertebrati, compresi i mammiferi marsupiali, non hanno questa via di connessione, una differenza che segna un netto distacco evolutivo.

Coordinato da Federico Cremisi (ricercatore del Laboratorio di Biologia della Scuola Normale Superiore Bio@sns, diretto da Antonino Cattaneo), e Robert Vignali (Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa), lo studio, a firma di Manuela Martins, perfezionanda della Scuola Normale, ha coniugato approcci di biologia molecolare dello sviluppo, trascrittomica, bioinformatica e analisi statistico-matematica.

Qual è l’azione decisiva di mir-541? Quella di ritardare la sintesi della proteina Satb2, le cui funzioni sono fondamentali in una precisa fase temporale dello sviluppo della corteccia cerebrale. Questo consentirebbe a determinati neuroni corticali di inviare le proprie fibre attraverso una nuova via di connessione (il corpo calloso) anziché attraverso la più antica e più lenta via, la commessura anteriore, una connessione nervosa presente negli altri mammiferi non placentati. L’importante risultato scaturisce da una collaborazione multidisciplinare tra diversi gruppi di ricerca, che hanno utilizzato un modello in vitro di cellule staminali umane e di topo per studiare l’azione dei microRNA durante il loro differenziamento in neuroni corticali. 

“Abbiamo osservato che quando miR-541 viene inibito nei neuroni in coltura, la proteina Satb2 compare in anticipo, e questo, anche alla luce di risultati di altri laboratori, potrebbe ostacolare la creazione del corpo calloso – dicono gli studiosi-. Le implicazioni di questo meccanismo molecolare sono potenzialmente enormi, sia dal punto di vista evolutivo che per eventuali aspetti clinici. Sono infatti note malformazioni del corpo calloso, il cui determinismo non è completamente chiaro, o, in molti casi, completamente ignoto. Siamo adesso al lavoro per caratterizzare l’azione dei geni regolati da miR-541 e le differenze genetiche che rendono così unica questa fondamentale via di comunicazione tra gli emisferi cerebrali”.

 

Sono state consegnate all'Università di Pisa l'emblema araldico e la tessera di socio d'onore dell'Istituto del Nastro Azzurro, che riunisce i combattenti al valor militare nella promozione dei principi di amore verso la patria. L'Ateneo ha ricevuto questi titoli nell'ambito della commemorazione per il 173° anniversario della battaglia di Curtatone e Montanara e in virtù della medaglia d'oro al valor militare conferita alla bandiera tricolore che ricorda la partecipazione del Battaglione Universitario Toscano alla battaglia del 29 maggio 1848.

La cerimonia di commemorazione è iniziata nel cortile del Palazzo con la deposizione delle corone ai caduti, cui sono seguiti nel loggiato antistante l'Aula Magna Nuova gli indirizzi di saluto delle autorità. Sono intervenuti il rettore Paolo Maria Mancarella; il sindaco di Curtatone, Carlo Bottani (in collegamento da remoto); il sindaco di Pisa, Michele Conti; il direttore del Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura (CIDIC), Saulle Panizza; il direttore della Domus Mazziniana, Pietro Finelli; i rappresentanti del gruppo SaVOT - Goliardia Pisana. Alle 11,45 il professor Alessandro Volpi, docente di Storia contemporanea al dipartimento pisano di Scienze politiche, ha tenuto una breve relazione sul tema "Giuseppe Montanelli. Cronaca di una morte annunciata. E della successiva resurrezione".

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Alle 12 è stata quindi effettuata la consegna dell'emblema araldico e della tessera di socio d'onore dell'Istituto del Nastro Azzurro, con gli interventi del presidente nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al valor militare (in collegamento remoto), Carlo Maria Magnani, della rappresentante del Consiglio direttivo della Federazione di Arezzo-Siena, Caterina Testi, e del presidente della Federazione provinciale di Pisa, Alberto Andreoli, che ha consegnato materialmente l'emblema araldico al rettore.

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La commemorazione della battaglia di Curtatone e Montanara ricorda il coraggio dei membri del Battaglione Universitario Toscano che partirono volontari per andare a combattere sui campi lombardi. Tra di loro 384 studenti e 30 docenti dell'Ateneo pisano che il 22 marzo 1848, nell’Aula Magna della Sapienza, divenuta “storica” proprio in memoria di quella riunione, decisero di accorrere in appoggio alle truppe piemontesi impegnate contro l’esercito austriaco. Il sacrificio di molti di loro, dei quali diversi non ancora ventenni, guidati da Ottaviano Fabrizio Mossotti, docente di Fisica matematica e Meccanica celeste, si impose all’opinione pubblica del tempo e il loro esempio divenne subito uno dei simboli del rinnovamento morale e civile del Paese.

Il legame profondo che lega l’Ateneo pisano a questo glorioso episodio, rinverdito a partire dalla ricorrenza del 170° anniversario, si rinnova ogni anno grazie all'impegno del Comitato scientifico composto dal rettore, dai docenti Massimo Caboara, Simone Capaccioli, Marco Cini, Eleonora Da Pozzo, Monica Lupetti, Davide Poli, Rosalba Tognetti e dal rappresentante del personale tecnico-amministrativo, Michele da Caprile.

laffi umbertoMercoledì 26 maggio, presso la sala conferenze del Rettorato dell’Università del Salento, si è svolta la cerimonia di conferimento della laurea magistrale honoris causa in Giurisprudenza al professor Umberto Laffi, docente emerito dell’Università di Pisa e accademico dei Lincei, che ha ricevuto questo importante riconoscimento dal Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università del Salento.

Formatosi a Pisa, il professor Laffi ha condotto un’intensa attività di ricerca lungo diversi filoni della storia e del diritto pubblico antico, con particolare interesse verso i problemi politico-amministrativi dello stato romano, sia in età repubblicana sia in età imperiale.

Si legge nella motivazione per il conferimento del titolo: “Il professor Umberto Laffi ha messo a frutto la sua singolare sensibilità per i molteplici aspetti dell’antichità romana legati al diritto, e ha gettato luce, per oltre un cinquantennio, con i suoi studi, su svariati ambiti del diritto romano. Ha svolto un lavoro d’indagine assiduo e costante nel tempo, avvalendosi, con inventiva e sapienza, degli strumentari di ricerca storico-antichistica, e muovendosi agevolmente fra esegesi, filologia e logica giuridica. (…). Personalità di grande rilievo a livello internazionale, il professor Laffi ha promosso costantemente una ricerca interdisciplinare. Le sue indagini trasmettono, agli studiosi delle nuove generazioni, oltre a un ampio spettro di risultati originali, anche un legato di metodo: quello connesso con la fondamentale necessità di un dialogo incessante fra la storia, la filologia, l’amministrazione pubblica e il diritto”.

Si tratta di un riconoscimento di grande valore per il professor Laffi, che conferma l’eccellenza dei docenti del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa.

Guarda il video della cerimonia:

 

Venerdì 28 maggio, con inizio alle ore 11, al Palazzo della Sapienza si terrà la cerimonia di commemorazione del 173° anniversario della battaglia di Curtatone e Montanara, che vide protagonista un battaglione di studenti e docenti dell’Ateneo pisano nella Prima Guerra d’Indipendenza.

In tale ambito, alle ore 12, saranno consegnati all’Università di Pisa l’emblema araldico e la tessera di Socio d’Onore dell’Istituto del Nastro Azzurro, per la medaglia d’oro al Valore militare conferita alla Bandiera del Battaglione Universitario Toscano nel centenario della Battaglia.

Il programma completo della cerimonia è al link: https://www.unipi.it/index.php/unipieventi/event/5782-commemorazione-del-173-anniversario-della-battaglia-di-curtatone-e-montanara

La cerimonia potrà essere seguita anche in diretta streaming collegandosi all’indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=zkePC9MUjlU

Gli scavi archeologici nel Parco Archeologico di Segesta, in provincia di Trapani, hanno portato al rinvenimento di un nuovo edificio monumentale, nei pressi del portico che chiudeva l’antica agorà, con la base di un’antica statua su cui sono incisi il nome e le opere di un personaggio che sostenne finanziariamente e curò opere monumentali di edilizia pubblica. 

Dallo scorso 3 maggio l’équipe di archeologi, con studenti specializzandi e dottorandi provenienti da varie università, aveva ripreso le indagini nell’agorà di Segesta con i suoi edifici pubblici. Lo scavo, concluso venerdì scorso, era diretto da Anna Magnetto, professoressa di Storia greca alla Scuola Normale Superiore e direttrice del Laboratorio Saet, e da Maria Cecilia Parra, docente di Archeologia della Magna Grecia e della Sicilia antica dell'Università di Pisa, e coordinato sul campo da Riccardo Olivito (ricercatore IMT di Lucca), sotto la supervisione della Direttrice del Parco Archeologico di Segesta, Rossella GiglioCarmine Ampolo, Professore Emerito della Scuola Normale, era presente per lo studio del materiale epigrafico e degli aspetti storici.

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«Sono risultati importantissimi, che dimostrano il fondamentale ruolo che ricopriva la munificenza delle grandi famiglie nella storia della Sicilia antica e il rilievo che veniva dato ad esse nei luoghi più strategici», commenta la professoressa Anna Magnetto, «proprio come avviene adesso con i grandi sponsor di restauri e di eventi».

La piazza di Segesta fu costruita su tre terrazze digradanti, dal II secolo a.C., secondo modelli urbanistici e monumentali diffusi nelle città e nei santuari del Mediterraneo, dall’Asia Minore all’area egea e a quella italica. «Lo scavo» spiega Maria Cecilia Parra, «si è svolto sul versante meridionale della grande piazza, dove un portico (stoa) monumentale chiudeva l’agorà. Fu costruito realizzando grandi tagli della roccia, come hanno chiarito le possenti opere di sostruzione messe in luce lungo il pendio: un complesso imponente quanto quello sul lato nord riportato alla luce negli anni passati».

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Il portico superiore si affacciava sulla piazza, davanti a un edificio monumentale, con una facciata a livello inferiore prospiciente al percorso viario. Qui si apriva un’ampia porta d’accesso, con vani che avevano un’importante funzione pubblica: grazie alle nuove scoperte sappiamo che chi entrava poteva leggere su una base, conservata al suo posto originario, il nome e le opere di un personaggio di spicco a Segesta, uno di quelli che tra II e I sec. a.C. sostennero finanziariamente e curarono monumentali opere di edilizia pubblica: Diodorofiglio di Tittelo.

«Era la base» come riconosce il prof. Ampolo, «ben conservata e leggibile, di una delle statue fatte innalzare da questo personaggio, già noto per aver eretto la statua della sorella, sacerdotessa di Afrodite Uranìa, rinvenuta presso il tempio dorico nel XVII secolo. Un’altra iscrizione greca, scoperta presso la porta, arricchisce così il quadro delle testimonianze di evergetismo, di munificenza per la comunità, della Segesta ellenistico-romana: vi compare lo stesso nome che era iscritto su una base di statua (ora a Palermo) nel teatro di Segesta, forse quello del suo finanziatore. Diodoro fa porre qui la statua di suo padre Tittelo, che era stato ginnasiarca e aveva a sua volta finanziato la costruzione di un edificio per i giovani della città. Tutte queste testimonianze mostrano chiaramente il ruolo che avevano le grandi famiglie nella storia della Sicilia antica».

«I risultati raggiunti quest’anno» conclude Magnetto «possono dirsi straordinari. Un tassello del tutto nuovo si è aggiunto alla nostra conoscenza dell’antica città, mostrando un complesso archeologico inedito, che la nuova iscrizione consentirà di interpretare. Vorrei aggiungere che tutto questo non sarebbe stato possibile senza il sostegno della Scuola Normale e la lungimiranza del suo direttore, Luigi Ambrosio, che ha creato le condizioni perché potessimo proseguire le nostre ricerche in sicurezza a tranquillità anche in un momento così complesso. Siamo particolarmente lieti di poter ripagare la sua fiducia con questi importanti risultati».
(Fonte Ufficio stampa Scuola Normale).

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