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Comunicati stampa
Lunedì, 25 Marzo 2019 11:14

Organizzatori

"Informatica50" è un'iniziativa ideata e organizzata dall'Università di Pisa e dal Dipartimento di Informatica, in collaborazione con il Comune di Pisa e con il sostegno di istituzioni, fondazioni e imprese del territorio.

Il Comitato Scientifico è composto da: Paolo Maria Mancarella (Presidente), Nicoletta De Francesco, Gian-Luigi Ferrari, Paolo Ferragina, Chiara Bodei, Fabio Gadducci, Davide Bacciu, Alessandra Lischi.

 

Info e contatti:

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Credits

Ideazione grafica a cura di Andrea Rosellini 

Martedì 26 marzo, alle ore 21.15, a Palazzo dei Congressi, si terrà "Magie d'esordio", secondo appuntamento dell’ottava stagione concertistica dell'Orchestra dell’Università di Pisa. L'orchestra, diretta da Manfred Giampietro, esegue i due "esordi" nel campo della musica sinfonica di Beethoven e Wagner: la Sinfonia n. 1 in Do Maggiore Op. 21 di Ludwig van Beethoven e la Sinfonia in Do Maggiore WWV 29 di Richard Wagner. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti a sedere.

Lunedì 25 marzo, nell’Aula Magna del Polo Fibonacci, a partire dalle ore 17.30, appuntamento con “The Reversed Game”, un evento aperto al pubblico in cui Alessandro Baricco intervisterà docenti e studenti dell’Ateneo, oltre al laureato pisano Enrico Dameri, oggi Chief Executive Officer di LIST, per dialogare con loro dell’insurrezione digitale e delle sfide dell’informatica del futuro.
Moderati da Claudio Giua, saranno sul palco i professori Antonio Bicchi, Nicoletta De Francesco, Paolo Ferragina, Gianluigi Ferrari, Emanuela Navarretta ed Enrica Salvatori, e gli studenti Fulvio Denza e Ismail El Gharras. L’incontro inaugura “Informatica50”, il ciclo di appuntamenti che lungo tutto il 2019 proporrà incontri ed eventi, una mostra, un concorso per realizzare un'opera d'arte e tante altre iniziative per celebrare i cinquanta anni dall’istituzione del primo corso di laurea in Informatica, nato all’Università di Pisa nel 1969.

Linee guida per organizzare workshop e convegni scientifici effettivamente inclusivi e orientati all’equilibrio di genere: grazie al lavoro di un gruppo di esperte istituito dal CUG, il Comitato unico di garanzia dell’Università di Pisa, è stato redatto e approvato un documento che offre indicazioni per garantire la parità di genere in conferenze, seminari ed eventi scientifici. Obiettivo del CUG è adesso far adottare nel suo complesso queste linee guida dall’Ateneo, anche alla luce del fatto che la parità di genere è uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite (Sustainable Development Goals, Obiettivo 5 “Achieve gender equality and empower all women and girls”), che l’Università di Pisa si è impegnata a perseguire, anche partecipando alla Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS) promossa dalla CRUI.
Il documento è stato redatto da un gruppo di lavoro composto da Elisa Giuliani, docente del dipartimento di Economia e Management, Nadia Pisanti, docente del dipartimento di Informatica, componente del CUG, e dalla dottoressa Adriana Ciurli, del dipartimento di Scienze agrarie, vicepresidente del CUG, che sono partite dalle “Guidelines for ensuring gender balance at conferences”, di Elvira Uyarra, Philip Shapira, Laura Dawson Alliance della Manchester Business School, e dalle “Linee Guida per la parità di genere nelle conferenze, seminari e eventi scientifici”, adottate dalla Società Italiana degli Economisti.
“Il documento che il CUG ha approvato - sottolinea Giuliani, che per prima ha proposto al CUG l’adozione di un simile strumento - si basa su indicazioni provenienti da ricerche internazionali condotte sul tema, che hanno guidato il lavoro delle economiste autrici delle guidelines da cui abbiamo preso le mosse”. “Comitati scientifici e comitati organizzatori equilibrati rispetto alla presenza di genere, lista di speakers equilibrata, con particolare attenzione ai ruoli attribuiti alle donne all’interno dei panel, promozione di un ambiente inclusivo che non ostacoli la partecipazione attiva di tutti i generi alla discussione e al confronto scientifico, adozione di politiche di Ateneo volte alla rimozione di barriere strutturali alla partecipazione, come le responsabilità genitoriali”, questi alcuni dei punti fondamentali delle Linee guida, richiamati da Ciurli.
Ma segnala Pisanti anche alcune previsioni molto specifiche, che chiamano in causa direttamente l’Ateneo: “Nel caso di conferenze con partecipazione a pagamento e in settori disciplinari in cui il genere femminile è particolarmente sottorappresentato, si suggerisce, al fine di incentivare la partecipazione femminile, di elaborare ipotesi di sconti per l’iscrizione di relatrici di sesso femminile, eventualmente individuando sponsor specifici per lo scopo. Accanto a questo ci sembra fondamentale l’inserimento del rispetto dell’equilibrio di genere e, eventualmente, del perseguimento di politiche di pari opportunità nell’organizzazione dell’evento, tra le condizioni richieste dall’Ateneo per il supporto finanziario a convegni e conferenze”.
Il documento è disponibile sul sito del Comitato Unico di Garanzia, www.cug.unipi.it.

 

Linee guida per organizzare workshop e convegni scientifici effettivamente inclusivi e orientati all’equilibrio di genere: grazie al lavoro di un gruppo di esperte istituito dal CUG, il Comitato unico di garanzia dell’Università di Pisa, è stato redatto e approvato un documento che offre indicazioni per garantire la parità di genere in conferenze, seminari ed eventi scientifici. Obiettivo del CUG è adesso far adottare nel suo complesso queste linee guida dall’Ateneo, anche alla luce del fatto che la parità di genere è uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite (Sustainable Development Goals, Obiettivo 5 “Achieve gender equality and empower all women and girls”), che l’Università di Pisa si è impegnata a perseguire, anche partecipando alla Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS) promossa dalla CRUI.

Il documento è stato redatto da un gruppo di lavoro composto da Elisa Giuliani, docente del dipartimento di Economia e Management, Nadia Pisanti, docente del dipartimento di Informatica, componente del CUG, e dalla dottoressa Adriana Ciurli, del dipartimento di Scienze agrarie, vicepresidente del CUG, che sono partite dalle “Guidelines for ensuring gender balance at conferences”, di Elvira Uyarra, Philip Shapira, Laura Dawson Alliance della Manchester Business School, e dalle “Linee Guida per la parità di genere nelle conferenze, seminari e eventi scientifici”, adottate dalla Società Italiana degli Economisti.

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Il gruppo di lavoro del CUG che ha redatto il documento: da sinistra Elisa Giuliani, Nadia Pisanti e Adriana Ciurli.

“Il documento che il CUG ha approvato - sottolinea Giuliani, che per prima ha proposto al CUG l’adozione di un simile strumento - si basa su indicazioni provenienti da ricerche internazionali condotte sul tema, che hanno guidato il lavoro delle economiste autrici delle guidelines da cui abbiamo preso le mosse”. “Comitati scientifici e comitati organizzatori equilibrati rispetto alla presenza di genere, lista di speakers equilibrata, con particolare attenzione ai ruoli attribuiti alle donne all’interno dei panel, promozione di un ambiente inclusivo che non ostacoli la partecipazione attiva di tutti i generi alla discussione e al confronto scientifico, adozione di politiche di Ateneo volte alla rimozione di barriere strutturali alla partecipazione, come le responsabilità genitoriali”, questi alcuni dei punti fondamentali delle Linee guida, richiamati da Ciurli.

Pisanti segnala anche alcune previsioni molto specifiche, che chiamano in causa direttamente l’Ateneo: “Nel caso di conferenze con partecipazione a pagamento e in settori disciplinari in cui il genere femminile è particolarmente sottorappresentato, si suggerisce, al fine di incentivare la partecipazione femminile, di elaborare ipotesi di sconti per l’iscrizione di relatrici di sesso femminile, eventualmente individuando sponsor specifici per lo scopo. Accanto a questo ci sembra fondamentale l’inserimento del rispetto dell’equilibrio di genere e, eventualmente, del perseguimento di politiche di pari opportunità nell’organizzazione dell’evento, tra le condizioni richieste dall’Ateneo per il supporto finanziario a convegni e conferenze”.

Scarica le linee guida dal sito del Comitato Unico di Garanzia

The first graduates in Computer Science in Italy were taught in Pisa: fifty years ago, in 1969, the University of Pisa established the first degree course in Computer Science in Italy, placing the university at the forefront of the digital revolution which has transformed our daily lives. In order to commemorate and celebrate this historic anniversary, the University of Pisa has organized “Informatica50”, which throughout 2019 will include meetings and events, an exhibition, an art competition and many other initiatives. Informatica50 was presented in the university administrative building on Tuesday 19th March by the rector Paolo Mancarella, the deputy rector, Nicoletta De Francesco, and the director of the Department of Computer Science, Gian-Luigi Ferrari.

ferrari defrancesco mancarella

The events begin on Monday 25th March with “The Reversed Game”, which is open to the public and in which Alessandro Baricco will be interviewing teaching staff and students from the university, as well as Enrico Dameri, a graduate from the University of Pisa and today Chief Executive Officer at LIST, to talk about the rise of the digital era and the challenges facing computer science of the future.

The event will be chaired by Claudio Giua, and will see professors Antonio Bicchi, Nicoletta De Francesco, Paolo Ferragina, Gianluigi Ferrari, Emanuela Navarretta and Enrica Salvatori on stage alongside students Fulvio Denza and Ismail El Gharras. The meeting will take place in the Aula Magna of Polo Fibonacci, from 5.30 pm.

Informatica50 events will follow three strands which recall the classical structure of computers: memory, processing and communication. The memory element will be dedicated to events piecing together stories and memories of the first graduates, in a dialogue with present-day students and the public. In this regard, an exhibition will be mounted to promote the collection housed in the Museum of Computing Machinery and a web doc will be created including the main characters and the evolution of the history of computer science in Pisa. For the processing element, the challenge will be to outline future scenarios of computer science research. The communication theme will start from everything which has to do with the so-called digital society to finally shedding light on connections between computer science and aspects of everyday life, from art to music and the cinema, from video art to comic strips and videogames. Academics from various fields will discuss the evolution of Artificial Intelligence, illustrating the areas of freedom in social networks and Big Data, and will talk about forms of entertainment on the web. A project for the creation of a permanent work of art to commemorate Pisa’s leading role in the institution and growth of computer science in Italy will be chosen through a public competition.

“The degree course in Computer Science is the reason I moved to Pisa in 1977: being able to celebrate the 50th anniversary of its foundation as rector of the university is a very thrilling and moving experience for me,” said Professor Paolo Mancarella. “The journey which was undertaken at that time has led our university to levels of excellence which have been confirmed yet again this year by the excellent placings our subjects have received in international rankings. It is up to us to continue along this path and aim ever higher, with the same enthusiasm as back then which we hope to pass on to our young researchers of today.”

“The computer science adventure of Pisa, which had already begun in the 1950s with the creation of the first Italian computer, the CEP, must become part of our collective memory and add one more jewel to the rich history of the city,” stressed Professor Nicoletta De Francesco. “These celebrations do not only include the university but the whole city, and for this reason we will be collaborating closely with Pisa City Council during the various initiatives.”

”Just as it was 50 years ago,” said Gian-Luigi Ferrari, director of the Department of Computer Science, “computer science is still today a young scientific subject capable of developing innovation and answering the needs of today’s society. It was founded by people with a strategic vision - that of introducing an innovative degree with a strong scientific base and close interdisciplinary collaboration. The value and merit of the University of Pisa are to be found in having delivered this vision to the attention of the national and international public. The 50 years of this degree course will, therefore, be a celebration of the past and present of computer science and above all an opportunity to indicate the future of the subject and our society in general.”

 

Informatica50; a brief history

The founding fathers of the first degree course in Computer Science in Italy were two mathematicians from the University of Pisa, who established the course fifty years ago, in 1969: the then Rector, Alessandro Faedo, and Professor Gianfranco Capriz, at that time director of the Institute of Data Processing of the CNR. This date marks one of the fundamental steps of the digital revolution in our country and confirms the leading role the city of the Leaning Tower and Galileo Galilei have had in the history of computer science in Italy.

It was, in fact, in Pisa that the first Italian electronic calculator, the CEP (Calcolatrice Elettronica Pisana) was built. The CEP, designed by Enrico Fermi, was inaugurated by the President of the Republic Giovanni Gronchi in 1961. In 1969, in the wake of this project, the most important national centre of electronic calculus in the country (CNUCE), which later became part of the CNR, and the first Institute for Computer Science (ISI), forefathers of the present Department of Computer Science, were established. Along with these, of course, the first Italian degree course in Computer Science was founded and subsequently, in 1983, the first PhD course in Italy in Computer Science. In 1986, the first Internet connection in Italy was also made from Pisa, and this is the reason why the city still hosts the register of national domains .it.

In this brief history, the University of Pisa has held and continues to hold a leading role. From the 90s, in addition to investing in teaching and research, it has, in fact, contributed significantly to communication networks: firstly, with the development of the metropolitan network of Pisa (which has now been extended as far as Livorno), serving around 100,000 users; then by contributing to the creation of the national ultra-broadband network  dedicated to the teaching and research community (GARR); and more recently, with the creation of the Data Center infrastructure which is essential for dealing with research in all fields nowadays.

In the 90s, inside the area of the old slaughterhouse (ex Macelli), the University of Pisa – in agreement with Pisa City Council – opened the Museum of Computing Machinery, where it is possible to see the CEP as well as an extensive collection of machinery linked to the history of computing and computer science. It is an area where it is possible to understand the technological revolutions which have led to our way of life today.

Pisa, 19th March 2019

Si scosta un altro po’ il velo calato sul mistero dell’asimmetria tra materia e antimateria: un’asimmetria minuscola ma sufficiente a far sì che il nostro universo esista e sia fatto esclusivamente di materia. È stata, infatti, scoperta nei decadimenti delle particelle charm (ossia particelle che contengono un quark c, che ha carica elettrica +2/3 rispetto a quella dell’elettrone) un’asimmetria di comportamento rispetto alle loro antiparticelle, chiamata violazione di CP (cioè di carica e di parità). In particolare, la violazione di CP è stata osservata nei mesoni D0. La misura è stata ottenuta dall’esperimento LHCb, uno dei quattro enormi rivelatori dislocati lungo l’anello sotterraneo di 27 km dell’acceleratore LHC del CERN, ed è stata coordinata dal gruppo di Bologna dell’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare che fa parte della collaborazione scientifica LHCb, a cui partecipa anche l’Università di Pisa con un gruppo di ricerca coordinato dal professor Giovanni Punzi.

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“L’osservazione di questo fenomeno, previsto dalla teoria ma sfuggito fino ad oggi alla conferma sperimentale, rappresenta per la fisica delle particelle il raggiungimento di una nuova pietra miliare” commenta Vincenzo Vagnoni, responsabile del gruppo LHCb della Sezione INFN di Bologna. “Si tratta di una misura complessa: per realizzarla è stato necessario progettare e costruire strumenti di indagine potenti come l’acceleratore LHC e il nostro rivelatore LHCb, e ci sono voluti quasi dieci anni di lavoro da parte del nostro gruppo di ricerca”, conclude Vagnoni.

Il risultato, che ha una significatività statistica di 5.3 sigma – deviazioni standard – superiore quindi alla soglia di 5 sigma convenzionalmente adottata dai fisici delle particelle per affermare in maniera inequivocabile una scoperta), viene presentato oggi, 21 marzo, alla conferenza Rencontres de Moriond EW e di un seminario al CERN dai ricercatori italiani Federico Betti e Angelo Carbone, entrambi della Sezione INFN e dell’Università di Bologna.

“Aver contribuito alla realizzazione di questa misura – racconta Federico Betti – è stata per me un’esperienza entusiasmante”. “Ho lavorato ininterrottamente all’analisi dei dati durante gli ultimi due anni e mezzo, inserendomi in un lavoro quasi decennale portato avanti dal nostro gruppo di ricerca”, conclude Betti.

“Abbiamo realizzato una misura di altissima precisione che ha richiesto un lunghissimo lavoro”, spiega Angelo Carbone. “La differenza di comportamento tra le particelle D0 e le corrispondenti antiparticelle è, infatti, molto piccola – prosegue Carbone – e abbiamo avuto bisogno di produrre e ricostruire decine di milioni di loro decadimenti per poterla osservare e misurare con precisione”.

I quark e la violazione di CP

I quark possono essere suddivisi in due categorie: quelli di “tipo up” con carica +2/3 denominati quark up (u), charm (c) e top (t), e quelli di “tipo down” con carica -1/3, i quark down (d), strange (s) e beauty (b). Differenze di proprietà tra materia e antimateria derivanti dal cosiddetto fenomeno della violazione della simmetria CP erano state osservate in passato solo nei decadimenti di particelle strange e beauty, cioè particelle che contengono quark s o quark b. La violazione di CP non era mai stata misurata prima d’ora nei decadimenti di particelle che contengono quark con carica di +2/3.

“Questa scoperta - spiega Giovanni Passaleva dell’INFN di Firenze, che è a capo della collaborazione internazionale LHCb - apre ora un nuovo campo di studi per la fisica delle particelle: la comprensione degli effetti della violazione di CP anche nella categoria di quark di tipo up”. “La violazione di CP è uno dei processi chiave per comprendere fino in fondo e spiegare perché l’universo di oggi sia composto solo di particelle di materia, e non vi sia presenza di antimateria residua”.

Il fenomeno della violazione di CP fu osservato per la prima volta nel 1964 nel decadimento dei mesoni K neutri, e i due fisici che fecero la scoperta, James Cronin e Val Fitch, furono insigniti del premio Nobel per la fisica nel 1980. A quel tempo, la scoperta rappresentò una grande sorpresa per la comunità dei fisici delle particelle, allora fermamente convinta che la simmetria CP non potesse essere violata.
Si poneva, quindi, il problema di come inserirla nella descrizione matematica della teoria. Un primo contributo teorico, successivamente rivelatosi fondamentale per lo sviluppo di una descrizione completa del fenomeno, era già stato fornito in un celebre articolo del 1963 da Nicola Cabibbo, il quale aveva capito che l’interazione debole ‘interpreta’ le particelle composte da quark come il risultato del mescolamento dei loro vari tipi. Partendo dalle fondamenta gettate da Cabibbo, i giapponesi Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa realizzarono all’inizio degli anni '70 che la violazione di CP poteva essere inclusa nel quadro teorico che oggi conosciamo come Modello Standard della fisica delle particelle elementari a condizione che esistessero in natura almeno sei diversi tipi di quark. Alla matrice che descrive il mescolamento dei quark fu dato poi il nome di matrice CKM, dalle iniziali dei cognomi tre fisici teorici. L’idea fu confermata definitivamente tre decenni dopo con la scoperta della violazione di CP nei decadimenti delle particelle beauty da parte degli esperimenti BaBar negli Stati Uniti e Belle in Giappone, risultato che condusse al riconoscimento del premio Nobel per la fisica nel 2008 a Kobayashi e Maskawa.

“Questa teoria spiega tutti gli effetti di violazione di CP finora noti nella fisica delle particelle ed è stata ulteriormente confermata da altre misure, molte ottenute dall’esperimento LHCb”, spiega Matteo Palutan, ricercatore dei Laboratori Nazionali INFN di Frascati e rappresentante nazionale della collaborazione LHCb. “La stessa teoria prevede anche la minuscola violazione di CP nei decadimenti delle particelle charm che finalmente siamo riusciti a provare sperimentalmente con questa misura”, conclude Palutan.

L’entità della violazione di CP osservata finora nelle interazioni del Modello Standard è, tuttavia, troppo piccola per spiegare l’asimmetria materia-antimateria che osserviamo in natura, suggerendo l’esistenza di ulteriori processi ancora
sconosciuti che violino più fortemente la simmetria CP. Questa misura stimolerà un rinnovato lavoro teorico per valutarne l’impatto sulla descrizione fornita dalla matrice CKM nel contesto del Modello Standard, e aprirà la strada alla ricerca di possibili nuovi processi di violazione di CP nelle particelle charm. La ricerca prosegue dunque nel suo intento di scovare effetti che evidenzino l’incompletezza del Modello Standard nella descrizione della realtà fisica, per aprire nuovi orizzonti alla conoscenza dei meccanismi di funzionamento del nostro universo.

I dipartimenti di fisica delle università italiane contano solo un 20% donne, che diventano il 10% se sono docenti; un 35% di dottorande e un 30% di studentesse". Sono i numeri con cui la giornalista Sandra Zampa ha aperto la tavola rotonda che si è tenuta nella sede dell’agenzia Dire, a Roma, sul rapporto tra pensiero di genere e donne, con una provocazione: se la scienza abbia bisogno delle donne. Protagoniste della discussione sono state Marilù Chiofalo, professoressa di fisica della materia dell’Università di Pisa, Anna Loretoni, professoressa di Filosofia politica alla Scuola Superiore Sant'Anna, e l’onorevole Chiara Braga, urbanista e ambientalista.

Guarda il video della tavola rotonda.

"Il lavoro della ricerca scientifica non ha orari. È un tempo opportuno e non cronologico, quindi i maggiori ostacoli, più che pregiudizi, si incontrano quando si ha un progetto di vita completo che richiede anche un lavoro di cura, e questo riguarda le donne come gli uomini che se ne occupano". È questa una delle difficoltà più grandi secondo Marilù Chiofalo, che ha anche sottolineato come la "massima produttività della carriera universitaria e di ricerca arrivi intorno ai 30/40 anni, proprio in coincidenza di quella riproduttiva".

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Nella foto, da sinistra: Marilù Chiofalo, Sandra Zampa, Anna Loretoni e Chiara Braga.

C'è una questione di stereotipi culturali che iniziano fin dall'infanzia, ma c'è anche un tema di governance e di potere nelle università e nei dipartimenti su cui tanto lavoro c'è ancora da fare, secondo Anna Loretoni: "Il pensiero di genere e la presenza delle donne può cambiare e orientare diversamente le agende di ricerca". È questa in fin dei conti la risposta alla domanda della tavola rotonda DireDonne moderata da Sandra Zampa. "Un esempio tra tanti - che ha citato Anna Loretoni, riferendosi alle scienze sociali - è dato dall'apporto del ‘simbolico’ che il pensiero delle donne può dare alla ricerca, o ancora, l'abbandono della prospettiva economicistica marxiana”. La competenza, soprattutto nella scienza sperimentale che è il terreno dei fatti, è proprio la ragione per cui "non si possono avere discriminazioni".

E a proposito di competenza è la deputata Chiara Braga, urbanista e membro della Commissione ambiente, a spiegare come recuperarla sia importante anche in politica "per le donne" e per le loro battaglie. "Basta pensare alle tante donne - ha detto Braga - impegnate per l'emergenza clima, molte nel Continente africano dove si pagano in modo tangibile le emergenze di cui tutti sappiamo o all'ultimo sciopero per il pianeta Terra in occasione del quale i giovani si sono presentati - ha ricordato la parlamentare, commentando un cartello tra i tanti che hanno sfilato nelle strade - come portavoce degli scienziati".

Eppure "le adolescenti hanno spesso performance peggiori dei maschi nelle scienze sperimentali" ha sottolineato Marilù Chiofalo, e per abbattere gli stereotipi e le cosiddette "scelte adattive",che sono riflessi di modelli ormai assimilati, più che scelte vere e proprie, ha lanciato una sfida al mondo dell'istruzione, sin dalla scuola dell'infanzia. "La fisica si insegna in adolescenza, ed è già troppo tardi. La scienza è creatività, linguaggio, sperimentazione e chi meglio dei bambini può farlo. Ma serve anche un nuovo modo di insegnarla che faccia cogliere la sua utilità sociale, perchè le donne hanno la capacità di connettere temi e questioni diverse. Accade in Norvegia, ma anche in India e in Giordania che le ragazze negli studi scientifici siano più brave dei maschi. Bisogna trovare il modo - ha concluso - di non perdere cervelli".

Venerdì 22 marzo alle 16.30 alle Officine Garibaldi a Pisa (via Gioberti, 39), sarà presentato il libro "Sulla nostra pelle. Geografia culturale del tatuaggio". Saranno presenti gli autori, Paolo Macchia e Maria Elisa Nannizzi, introdotti da Maria Antonella Galanti. L’incontro, a ingresso gratuito, fa parte del ciclo “Scienza prêt-à-porter” organizzato dalle Officine Garibaldi in collaborazione con la Pisa University Press, la casa editrice dell’Università di Pisa, con l’obiettivo di divulgare la scienza a un pubblico di interessati e curiosi attraverso la parola di docenti ed esperti.

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