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Comunicati stampa

Martedì 10 luglio, alle ore 17, al Centro Congressi delle Benedettine dell'Università di Pisa, in Piazza San Paolo a Ripa d’Arno (e non più presso la Gipsoteca come precedentemente indicato), si inaugura il CrossLab “IT & Society” con un dialogo che avrà come protagonista Juan Carlos De Martin, direttore del Centro Nexa su Internet e Società del Politecnico di Torino ed editorialista di Repubblica. A discutere con lui di “Fake news, democrazia e università al tempo di Internet” ci sarà il professor Giuseppe Iannaccone. L’incontro sarà aperto dai saluti della prorettrice vicaria Nicoletta De Francesco e del direttore del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione Giuseppe Anastasi.
In un'epoca di grandi avanzamenti tecnici è necessaria una riflessione globale in grado di costruire un quadro ampio dei fenomeni in atto. Per questo il laboratorio IT & Society va ad affiancarsi ai cinque CrossLab orientati a Industria 4.0 con l'intento di studiare l'impatto delle nuove tecnologie sulla società su aspetti fondamentali quali l'economia, i diritti, la cultura, la comunicazione, il lavoro, l'istruzione. Di volta in volta, una serie di "Dialoghi", aperti alla cittadinanza, cercheranno di proporre riflessioni di scenario su vari temi connessi alla tecnologia.

Venerdì 13 luglio alle 20.30, alla sede “Un ponte per” in via Garibaldi, 33, si svolgerà la proiezione del film-documentario “La vittoria è certa” di Lionello Massobrio. 

L’evento inizierà alle 19.30 con un aperitivo a cura dell’associazione di volontariato “Un ponte per” e si concluderà, dopo la proiezione, con il dibattito in presenza del regista del film.

Il film racconta il viaggio di Lionel, Randi, Guelfo, Augusta e Stefano nel campo base dei guerriglieri angolani per realizzare “La vittoria è certa”. È l'agosto del settanta. In capo a cinque mesi Augusta, Stefano e poi Guelfo decidono di tornare a casa. Randi e Lionel restano e si trasferiscono in una zona liberata per portare avanti l'impresa di raccontare come crescono e studiano le bambine e i bambini angolani mentre i loro padri imparano a distruggere ponti che attraversano fiumi frequentati da caimani e a colpire con i mortai gli acquartieramenti portoghesi.

L’iniziativa, che si inserisce nell’ambito del Cineforum di pellicole autoprodotte "Popoli che resistono" organizzato dall'associazione culturale studentesca "LiberLabor" in collaborazione con "Un Ponte Per”, è realizzata con i contributi dell'ateneo per le attività studentesche autogestite all'Università di Pisa.

 la vittoria è certa

 

 

https://www.unipi.it/index.php/attivita-e-viaggi-studenteschi/item/12813-binxet-sotto-il-confine-film-documentario

Giovedì 12 luglio alle 20.30, alla sede “Un ponte per” in via Garibaldi, 33, si svolgerà la proiezione del film-documentario “Binxet. Sotto il confine” di Luigi D’Alife.
L’evento inizierà alle 19.30 con un aperitivo a cura dell’associazione di volontariato “Un Ponte Per” e si concluderà, dopo la proiezione, con il dibattito in presenza del regista del film in cui si discuterà anche di alcuni aggiornamenti sulla situazione della Siria del Nord. 

“Binxêt - Sotto il confine" è il primo documentario che racconta, con immagini esclusive, la condizione del popolo curdo che subisce la violenza dell'esercito turco in Kurdistan su uno dei confini più caldi del Mondo, quello che divide la Siria dalla Turchia. Il film, realizzato dal regista Luigi D'Alife, è accompagnato dalla voce narrante dell'attore già premiato al festival di Cannes e alla mostra del cinema di Venezia, Elio Germano. 

L’iniziativa, che si inserisce nell’ambito del Cineforum di pellicole autoprodotte "Popoli che resistono" organizzato dall'associazione culturale studentesca "LiberLabor" in collaborazione con "Un Ponte Per", è realizzata con i contributi dell'ateneo per le attività studentesche autogestite all'Università di Pisa.

Locandina Binxet sotto il confine

Si terrà lunedì 9 luglio, alle ore 12 nella Sala dei Mappamondi del Rettorato, la presentazione del premio di ricerca realizzato in collaborazione tra Università di Pisa e Agenzia Generale UnipolSAI divisione SAI di Pisa, finalizzato a documentare la presenza del famoso compositore Franz Liszt a Pisa nella prima metà dell'Ottocento.
La ricerca ha fatto emergere che il musicista ungherese, nel suo soggiorno pisano, ha avuto occasione di ammirare al Camposanto Monumentale il celebre affresco di Buffalmacco, da poco restaurato, che ha ispirato la composizione "Toten Tanz". È stata inoltre scoperta l'esistenza di uno strumento, custodito in un'abitazione privata, sul quale è documentato aver suonato Liszt.
Alla presentazione interverranno, per l'Ateneo, il rettore Paolo Mancarella, il direttore generale Riccardo Grasso, i professori Maria Antonella Galanti e Alessandro Cecchi; per l'Agenzia Generale UnipolSAI, i dottori Giorgio Chiarini, Fabrizio Cusin, Dario Santi e Maurizio Sbrana.
Saranno inoltre presenti Carlo Cardella, proprietario del fortepiano su cui ha suonato Liszt, la professoressa Gabriella Garzella, in rappresentanza dell’Opera della Primaziale Pisana, e la professoressa Maria Teresa Storino, vincitrice del premio di ricerca intitolato a Liszt.

Una ricerca dell’Università di Pisa ha rivelato per la prima volta il meccanismo che favorisce la diffusione di una delle specie aliene più presenti nel Mediterraneo, Caulerpa cylindracea. Il segreto sta infatti nella capacità di questa macroalga verde di origine Indo-Pacifica, tipica delle zone tropicali, di modificare i fondali che colonizza in modo da garantirsi un vantaggio competitivo rispetto alle specie native. La scoperta arriva da uno studio pubblicato sul Journal of Ecology, la rivista della British Ecological Society, e condotto dai ricercatori del dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano in collaborazione con i colleghi australiani della University of New South Wales e del Sydney Institute of Marine Science, insieme agli italiani delle Università di Cagliari e Politecnica delle Marche e della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli.

“La diffusione di alghe invasive rappresenta un’importante minaccia per la biodiversità marina – spiega il professore Fabio Bulleri dell’Università di Pisa – e se sulla terraferma le interazioni tra suolo e piante sono ben documentate ed ampiamente riconosciute tra i processi che regolano l’insediamento di specie non native, questa è la prima volta che il fenomeno viene osservato in un ambiente marino”.

Caulerpa_sabbia.jpg

Caulerpa cylindracea (crediti foto: Stefano Guerrieri)


La sperimentazione è stata condotta a Capraia, un'isola inserita nella rete del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano e caratterizzata da condizioni ambientali incontaminate. Qui, sui fondali sabbiosi, i ricercatori hanno potuto osservare la “lotta” fra la specie aliena Caulerpa e la pianta nativa Posidonia (Posidonia oceanica), presente in rigogliose praterie che in virtù della trasparenza dell'acqua possono estendersi fino a profondità di oltre 30 metri.

Dallo studio è emerso che le due specie influenzano i fondali in modo diverso: nel caso della Caulerpa i sedimenti sono caratterizzati da comunità microbiche e processi metabolici che riflettono condizioni anaerobiche, mentre nel caso della Posidonia riflettono condizioni aerobiche. I ricercatori hanno inoltre dimostrato che la capacità di insediamento della Caulerpa è più elevata nelle aree che ha precedentemente colonizzato. La macroalga sarebbe infatti capace di modificare le caratteristiche dei sedimenti, in termini di comunità microbica, quantità e qualità della materia organica, in modo da rendere i fondali più favorevoli alla propria diffusione e impedendo contemporaneamente l’avanzata delle specie native.

“I risultati dello studio– conclude Fabio Bulleri - incrementano la nostra comprensione dei meccanismi che regolano l’insediamento di specie aliene in ambiente marino e contribuiscono quindi ad aumentare la nostra capacità di far fronte al problema delle invasioni biologiche e, quindi, di conservazione della biodiversità marina”.

Una ricerca dell’Università di Pisa ha rivelato per la prima volta il meccanismo che favorisce la diffusione di una delle specie aliene più presenti nel Mediterraneo, Caulerpa cylindracea. Il segreto sta infatti nella capacità di questa macroalga verde di origine Indo-Pacifica, tipica delle zone tropicali, di modificare i fondali che colonizza in modo da garantirsi un vantaggio competitivo rispetto alle specie native. La scoperta arriva da uno studio pubblicato sul Journal of Ecology, la rivista della British Ecological Society, e condotto dai ricercatori del dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano in collaborazione con i colleghi australiani della University of New South Wales e del Sydney Institute of Marine Science, insieme agli italiani delle Università di Cagliari e Politecnica delle Marche e della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli.
“La diffusione di alghe invasive rappresenta un’importante minaccia per la biodiversità marina – spiega il professore Fabio Bulleri dell’Università di Pisa – e se sulla terraferma le interazioni tra suolo e piante sono ben documentate ed ampiamente riconosciute tra i processi che regolano l’insediamento di specie non native, questa è la prima volta che il fenomeno viene osservato in un ambiente marino”.
La sperimentazione è stata condotta a Capraia, un'isola inserita nella rete del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano e caratterizzata da condizioni ambientali incontaminate. Qui, sui fondali sabbiosi, i ricercatori hanno potuto osservare la “lotta” fra la specie aliena Caulerpa e la pianta nativa Posidonia (Posidonia oceanica), presente in rigogliose praterie che in virtù della trasparenza dell'acqua possono estendersi fino a profondità di oltre 30 metri.
Dallo studio è emerso che le due specie influenzano i fondali in modo diverso: nel caso della Caulerpa i sedimenti sono caratterizzati da comunità microbiche e processi metabolici che riflettono condizioni anaerobiche, mentre nel caso della Posidonia riflettono condizioni aerobiche. I ricercatori hanno inoltre dimostrato che la capacità di insediamento della Caulerpa è più elevata nelle aree che ha precedentemente colonizzato. La macroalga sarebbe infatti capace di modificare le caratteristiche dei sedimenti, in termini di comunità microbica, quantità e qualità della materia organica, in modo da rendere i fondali più favorevoli alla propria diffusione e impedendo contemporaneamente l’avanzata delle specie native.
“I risultati dello studio– conclude Fabio Bulleri - incrementano la nostra comprensione dei meccanismi che regolano l’insediamento di specie aliene in ambiente marino e contribuiscono quindi ad aumentare la nostra capacità di far fronte al problema delle invasioni biologiche e, quindi, di conservazione della biodiversità marina”.

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