Contenuto principale della pagina Menu di navigazione Modulo di ricerca su uniPi Modulo di ricerca su uniPi

Risale davvero al 1200 il “Sacco di San Francesco”, una reliquia conservata presso il monastero di Folloni, vicino a Montella in Campania. E il suo contenuto, sempre secondo gli scienziati e come racconta la leggenda, sarebbe stato proprio pane. Sono questi i risultati di uno studio pubblicato “Radiocarbon”, una rivista della Cambridge University Press, e condotto dalle professoresse Ilaria Degano e Maria Perla Colombini dell’Università di Pisa insieme ai ricercatori della University of Southern Denmark, e della Leiden University nei Paesi Bassi.

 

s.francesco_a_folloni.jpg


Secondo la leggenda, il sacco di pane sarebbe apparso sulla soglia del monastero di Folloni (foto) nell’inverno del 1224, inviato da San Francesco grazie ad un angelo per sfamare i monaci assediati dalla neve e dai lupi. Mettendo a confronto miracolo e scienza, lo studio ha quindi previsto la datazione al radiocarbonio di un frammento del sacco e l’analisi delle tracce sopravvissute di pane da parte del gruppo di lavoro di Scienze Chimiche applicate ai Beni Culturali dell’Ateneo pisano.

“La datazione al radiocarbonio posiziona il campione con elevata probabilità tra il 1220 e il 1295, confermando quindi l’età della reliquia – spiega Ilaria Degano – le analisi che poi abbiamo effettuato tramite gascromatografia con rivelazione a spettrometria di massa hanno rivelato la presenza di ergosterolo, che è appunto un marcatore molecolare noto negli studi archeometrici come indicatore di lievitazione per la produzione di birra o pane”.

“E’ molto interessante dal punto di vista analitico che un marcatore molecolare riesca a conservarsi in campioni così antichi – conclude Degano – ma per essere sicuri dei risultati ed escludere il rischio di contaminazione abbiamo anche esaminato altri oggetti conservati insieme alla reliquia nei quali infatti non abbiamo trovato alcuna traccia di ergosterolo”.

"Se un giorno mangeremo una carne più sana e un pane che cura come la migliore medicina per viveve a lungo e in salute dovremo dire grazieai ricercatori dell'Università di Pisa". E' con queste parole che la giornalista Rai Luciana Parisi racconta quanto si fa al Centro Interdipartimentale di Ricerca Nutrafood. Il servizio, che ha portato una troupe a Pisa venerdì 22, è andato in onda giovedì 28 settembre al Tg3 nazionale delle 14,30 nell'ambito della cronaca sul G7 della Scienza. 

La professoressa Manuela Giovannetti, microbiologa e direttrice del Centro, e il professore Marcello Mele, zootecnico, sono stati intervistati all'interno dei loro laboratori, dove svolgono ricerche sul valore salutistico del cibo, in particolare pane, carne e formaggi.

 

dellamea_copy.jpgOggi la Gipsoteca ospita il convegno di studi "Luciano Della Mea. Un inquieto intellettuale nell’Italia del secondo ’900", organizzato dalla Biblioteca Franco Serantini, in collaborazione con l'Università di Pisa, la Fondazione di studi storici “Filippo Turati” di Firenze e l'Istituto De Martino di Sesto Fiorentino.

Il convegno fa parte del programma "Pisa e il 68”, un ciclo di iniziative dedicate ad approfondire il contesto del '68, curate dall'Ateneo, il Comune di Pisa, la Biblioteca Franco Serantini, il Cinema Arsenale e la Scuola Normale Superiore.

Pubblichiamo di seguito il saluto introduttivo del rettore dell'Ateneo Paolo Mancarella.

****

Porto volentieri il mio saluto a questa giornata di studio che ancora una volta attesta l’importante impegno della Biblioteca Franco Serantini nella valorizzazione e trasmissione della nostra memoria storica e nel ripensamento di materiali e di testimonianze da far vivere anche nelle nuove generazioni. Ci tengo a dire che la collaborazione fra l’Università di Pisa e questa istituzione si è rafforzata con le recenti iniziative sui 50 anni delle “Tesi della Sapienza” in febbraio, proprio qui alla Gipsoteca, che hanno annunciato una stagione di incontri e iniziative che avranno un momento centrale nel convegno sul 1968 organizzato a Pisa dall’Università in collaborazione con la Scuola Normale e altre istituzioni cittadine nella primavera 2018.

Non ho mai avuto il bene di conoscere Luciano Della Mea ma, naturalmente, ho avuto modo di entrare in rapporto con lui attraverso il suo lavoro e le testimonianze di suoi amici e compagni che collocavano la sua figura, con un’aura quasi leggendaria, come fratello maggiore di una generazione che, con un sussulto forte, ha cambiato molte cose in questo paese e che, a Pisa, ha avuto forse la prima scintilla e l’epicentro. Mi pare di aver capito che fosse una persona da maneggiare con delicatezza: per motivi apparentemente opposti era, mi dicono, ispido e fragile.
Sentii parlare di lui quando venni a Pisa, era il 1977, e un nuovo sussulto si stava preparando con altri, diversi e forse meno nobili padri.

La sua figura, anche nella fisiognomica, rendeva l’idea di quello che fu un cardine per la politica degli anni del nostro dopoguerra: l’intellettuale. Al contrario di altri, però, non fu mai organico a qualcosa, non ne trasse mai alcuna convenienza, ma seguì, con una propensione che coniugava curiosità e rispetto, le vite e i pensieri di coloro che, come lui, avevano iniziato la vita in salita forse per consentire anche a loro, i “Senzastoria”, un riscatto che lui era riuscito ad ottenere attraverso tante tormentate vicende e un lavoro costante e puntiglioso.

Emblematico di questo fu il suo impegno per Franco Serantini, il giovane anarchico ucciso inerme sui nostri lungarni. Una responsabilità che era già iniziata ben prima di quel tragico episodio e che gli aveva fatto accogliere il giovanissimo studente sardo orfano di affetti nella sua famiglia, per le gite al mare, per i pranzi della domenica, come se vedesse in lui un’immagine speculare di se stesso ragazzo.

Anche per questo, dopo l’omicidio, il suo mobilitarsi, assieme a quello di Umberto Terracini e Lelio Basso, per impedire che l’orrore fosse nascosto, come si tentò di fare, risultò decisivo.
Non voglio dilungarmi su aspetti ed episodi che certamente c’è chi tratterà con maggiore conoscenza e competenza di me.

Voglio solo rammentare qualcosa che, senza averne coscienza, mi aveva fatto incontrare il pensiero trasmesso da questo intellettuale inquieto prima del mio arrivo a Pisa. Furono le parole di una canzone, per me ragazzino milanese, ancor oggi indelebili. Ascoltate chissà in quale cantina da un tipo con gli occhiali spessi e una voce indecifrabile e affannata. Era un testo dialettale, sporco e politicamente scorretto, come si direbbe oggi, scritto e cantato – seppi poi – dal primo dei tanti fratelli minori di Luciano Della Mea, quello vero: Ivan. Una storia disperata di periferia dove si raccontava di un gatto ammazzato, “El me gatt” e che si concludeva con due versi: “L’è la giustissia che me fa tort/ Ninetta è viva ma el gatt l’è mort” (È la giustizia che mi fa torto/ Ninetta e viva ma il gatto è morto).

Sembra una via di mezzo tra un bilancio e un presagio, i fratelli Della Mea avevano e avrebbero incontrato molte volte i torti della giustizia: senza mai rassegnarsi, però.

Alla loro memoria un saluto grato.
A tutti voi un grazie e buon lavoro.

 

 

 

 

For over 25 years, neuroscientists have used functional magnetic resonance imaging (fMRI) to understand the role of the various areas of the human brain. These studies have brought a very thorough understanding of human brain function, particularly in those areas that analyse and encode stimulation from our sensory organs. But now, after two and a half decades of intensive research with these powerful techniques, a team of European neuroscientists working in Italy have discovered a new visual area of the brain, one that is specialised for fast motion in peripheral vision.

Published today in the high impact journal Current Biology, researchers led by Dr Kyriaki Mikellidou and Prof Maria Concetta Morrone from Pisa University’s Department of Translational Medicine studied the properties of this brain area, known as prostriata, showing it to be specialised for processing fast-moving objects in peripheral vision.

Brain_Prostriata_copy.jpg

To study this area, they elicited the support of Vincenzo Greco from the CNR Institute of Optics in Florence, who designed and built special equipment to display rapidly moving images over a very wide field. This optical equipment was specially designed with non-magnetic material to function inside the high magnetic field of the imaging scanner of the Monasterio Foundation in Pisa (managed and operated by Drs Domenico Montanaro and Francesca Frijia).

Using state-of-the-art “population receptive-field mapping” techniques, the team (including Dr Jan Kurzawski and Prof David Burr from the Department of Neuroscience of Florence University) showed that this area contains a complete “map” of the external world. But unlike other visual areas, which devote most of space to processing information from central, high-acuity vision, the map of prostriata is dedicated largely to stimuli in the peripheral field. Importantly, it responds only to rapidly moving stimuli, which could require a rapid evasive response.

Previous work in the monkey suggests that this area has very fast responses to visual stimuli, simultaneously broadcasting information to brain areas that control attention, emotional and motor reactions, suggesting a specialised brain circuit through which stimuli in peripheral vision can be fast-tracked to command quickly coordinated physical and emotional responses.

Area prostriata is located in a primitive part of the cerebral cortex, and has characteristics unlike other visual areas described before, including a “direct line” of communication to brain areas controlling emotion and quick reactions.

Understanding the function of this area could have important clinical ramifications. Prostriata is one of the first areas affected in Alzheimer disease, and could contribute the spatial disorientation and the tendency to fall, characteristic of that disorder.

MikellidouBurr_cropped_copy.jpg
Dr Kyriaki Mikellidou (University of Pisa) and Professor David Burr (University of Florence).

Grazie alla risonanza magnetica funzionale (fMRI), la tecnica che ha rivoluzionato le ricerche in neuroscienze dell’uomo negli ultimi 25 anni, un team italiano di neuroscienziati ha scoperto una nuova area visiva nel cervello umano. La ricerca, guidata dalla dottoressa Kyriaki Mikellidou e dalla professoressa Maria Concetta Morrone, del dipartimento di Medicina traslazionale dell’Università di Pisa, è stata pubblicata sulla rivista internazionale Current Biology e analizza le proprietà di questa area cerebrale, nota come prostriata, mostrando per la prima volta una sua specializzazione nell’analisi degli oggetti che si muovono ad alta velocità presentati della periferia del campo visivo. Del team di ricerca fanno parte anche il professor David Burr del dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Firenze e il dottor Jan Kurzawski (Fondazione Stella Maris e Università di Firenze).

Brain_Prostriata.jpg

“L’area prostriata è localizzata in una parte primitiva della corteccia cerebrale e possiede caratteristiche peculiari che la differenziano dalle altre aree visive scoperte finora – spiega la professoressa Morrone – Tra queste una “linea diretta” di comunicazione tra aree cerebrali che controllano emozioni e reazioni motorie rapide. Comprendere il funzionamento di questa area può generare importanti ricadute in ambito clinico. Ad esempio, nel morbo di Alzheimer sono state osservate degenerazioni che anatomicamente corrispondono all’area prostriata: queste alterazioni potrebbero contribuire al disorientamento spaziale e alla mancanza di equilibrio, caratteristici di questa malattia negli stadi iniziali”.

Per questo studio, i ricercatori si sono avvalsi del supporto di Vincenzo Greco dell’Istituto di Ottica del CNR di Firenze, che ha progettato e realizzato uno speciale dispositivo dedicato a stimolare ampie regioni di campo visivo con immagini in movimento ad alta velocità. Questo speciale supporto è stato appositamente ideato con materiali amagnetici, per poter funzionare all’interno del potente campo magnetico generato dello scanner della Fondazione Monasterio di Pisa, diretto dai dottori Domenico Montanaro e Francesca Frijia.

“Utilizzando le tecniche computazionali di analisi del segnale BOLD, dette di “population receptive-field mapping” – aggiunge il professor Burr – abbiamo mostrato che quest’area, sebbene piccola, contiene una “mappa” completa e organizzata del mondo esterno. Diversamente da altre aree corticali visive che utilizzano gran parte delle proprie risorse per analizzare le informazioni provenienti dalla fovea (la zona a più alta acuità al centro del campo visivo), l’area prostriata è invece maggiormente coinvolta all’elaborazione degli stimoli presentati nella periferia del campo visivo. In particolare, quest’area risponde esclusivamente a stimoli in rapido movimento, come ad esempio stimoli transienti che richiedono un’immediata risposta di fuga”.

MikellidouBurr_cropped.jpgNella foto la dottoressa Kyriaki Mikellidou (Università di Pisa) e il professor David Burr (Università di Firenze).

Le collaborazioni Virgo e LIGO annunciano l'osservazione di onde gravitazionali da parte di tre rivelatori. Questo risultato evidenzia il potenziale scientifico di una rete globale di rivelatori di onde gravitazionali, fornendo una migliore localizzazione della sorgente e l'accesso alla polarizzazione delle onde gravitazionali. L'osservazione da parte dei tre rivelatori è stata fatta il 14 agosto 2017 alle 10:30:43 UTC. Le onde gravitazionali, increspature nello spazio-tempo, rivelate sono state emesse durante le fasi finali della fusione di due buchi neri di massa pari a circa 31 e 25 volte quella del Sole e che si trovano a circa 1,8 miliardi di anni luce da noi. Grazie alla dislocazione sul globo terrestre degli strumenti è stato possibile per la prima volta determinare la posizione della sorgente con precisione e osservarne la polarizzazione.
La scoperta, che verrà pubblicata sulla rivista "Physical Review Letters" (l'articolo può essere scaricato in anteprima dai seguenti link: https://dcc.ligo.org/P170814 e https://tds.virgo-gw.eu/GW170814; disponibile su arXiv) è stata realizzata dalla collaborazione LIGO-Virgo.

virgo2

Alla scoperta hanno contribuito diversi ricercatori del dipartimento di Fisica dell'Università di Pisa, che da anni sono impegnati nella realizzazione dell'interferometro Virgo e nel suo potenziamento, insieme ai colleghi dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. I ricercatori pisani sono inoltre coinvolti nell'analisi dei dati raccolti, nella loro interpretazione astrofisica e nello sviluppo di nuova strumentazione che permetta di raggiungere sensibilità ancora maggiori. “Conoscere immediatamente e con precisione la posizione nel cielo di questi eventi permette di puntare i telescopi e raccogliere informazioni prima inaccessibili” spiega Massimiliano Razzano, ricercatore a tempo determinato senior. "L’utilizzo di tre interferometri complementari tra loro consente di studiare in grande dettaglio la natura delle onde gravitazionali, in particolare la loro polarizzazione” dice Walter Del Pozzo, anche lui ricercatore a tempo determinato senior. “La messa in funzione di un osservatorio globale di onde gravitazionali, più di quatto secoli dopo il cannocchiale di Galileo, apre una nuova era nello studio dell’Universo, siamo orgogliosi che questo avvenga nella città natale di Galileo”. Queste le parole di Francesco Fidecaro, ordinario di Fisica applicata e già spokesperson della Collaborazione Virgo.
Oltre al continuo finanziamento dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), il gruppo pisano ha ottenuto diversi finanziamenti ministeriali, fra cui progetti PRIN dedicati allo sviluppo sperimentale e un progetto FIRB giovani sull’indagine dei collegamenti fra onde gravitazionali e osservazioni astronomiche con telescopi tradizionali. L'attività di ricerca in Virgo ha reso possibile la formazione di molti giovani scienziati, grazie a tesi di laurea e di dottorato, e di personale tecnico di altissimo livello. Il gruppo svolge anche una continua e crescente attività di comunicazione verso il grande pubblico.

virgo1

La collaborazione Virgo
È composta da più di 280 fisici e ingegneri appartenenti a 20 diversi gruppi di ricerca europei: sei dal Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) in Francia; otto dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) in Italia; due nei Paesi Bassi con il Nikhef; in Ungheria il Wigner Research Centre for Physics della Accademia Ungherese delle Scienze (MTA); in Polonia il gruppo POLGRAW; in Spagna l'Università di Valencia; e infine EGO, il laboratorio che ospita il rivelatore Virgo vicino a Pisa in Italia (www.virgo-gw.eu).

LIGO
È finanziato dalla National Science Foundation (NSF), e gestito da Caltech e MIT, che hanno ideato e realizzato il progetto. Il sostegno finanziario per il progetto Advanced LIGO è stato guidato dalla NSF, con contributi significativi da parte della Germania (Max Planck Society), del Regno Unito (Science and Technology Facilities Council) e dell'Australia (Australian Research Council). Più di 1200 scienziati provenienti da tutto il mondo partecipano allo sforzo attraverso la Collaborazione Scientifica LIGO (LSC), che include la collaborazione GEO. Altri partner sono elencati all'indirizzo http://ligo.org/partners.php

Marianne Hepp Come riporta l’articolo del quotidiano svizzero “Freiburger Nachrichten", la professoressa Marianne Hepp del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa è stata eletta per il quadriennio 2017-2021 presidente dello IDV (Internationaler Deutschlehrerverband), l’Associazione Internazionale Docenti di Tedesco. Il nuovo mandato conferma la carica che Marianne Hepp ricopre dal 2009 al vertice di un’istituzione che riunisce attualmente 94 associazioni nazionali di docenti di Tedesco L2 in 85 paesi di tutti i continenti, dedicandosi a questioni di politica culturale e linguistica. Nel suo ruolo di presidente, la professoressa Hepp cura le relazioni internazionali miranti alla promozione e diffusione della lingua e cultura tedesca tra i paesi in cui è lingua ufficiale e il resto del mondo.

Marianne Hepp è professore associato di Lingua e traduzione tedesca. I suoi interessi di ricerca sono rivolti alla morfologia e alla formazione della parola nel tedesco e al rapporto tra generi testuali di uso quotidiano e generi letterari. Dal 2009 si occupa di politica linguistica, con particolare riguardo per la situazione del tedesco come lingua straniera nel mondo.

***********

L'articolo sul quotidiano svizzero “Freiburger Nachrichten".

articolo_Feiburger.jpg

Sono 37 le scuole di specializzazione di area sanitaria dell'Università di Pisa accreditate secondo le nuove procedure definite dal decreto interministeriale congiunto tra Miur e Ministero della Salute uscito in giugno e che ha impegnato tutti gli atenei italiani nella scorsa estate.

scuola medica1

Se all’accreditamento corrispondesse l’attribuzione di almeno una borsa, come è altamente probabile, l'Ateneo pisano otterrebbe la sede amministrativa per 7 nuove scuole: Ematologia, Allergologia e immunologia clinica, Medicina dello sport e dell’esercizio fisico, Malattie dell’apparato respiratorio, Medicina del lavoro, Malattie infettive e tropicali e Chirurgia vascolare. A queste si sommano le 3 scuole per le quali l'Ateneo ha stretto un accordo di collaborazione con l’Università di Siena finalizzato alla creazione di scuole di specializzazione regionali. In questo caso si tratta di Cardiochirurgia, Chirurgia pediatrica e Chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica. Le ultime due sono nuove nel panorama dell’offerta formativa dell'Università di Pisa.

"Sono molto soddisfatto del risultato ottenuto - ha commentato il rettore Paolo Mancarella - che vede l'accreditamento di ben 37 scuole di specializzazione dell'Università di Pisa sulle 40 per cui era stata presentata richiesta. Rispetto alle indiscrezioni pubblicate a fine agosto sul 'Corriere della sera', sono solo 3 e non 7 le scuole che non hanno avuto un responso positivo. Sono inoltre particolarmente lieto che l'offerta formativa del nostro Ateneo si arricchisca di nuove scuole di specializzazione su tematiche di grande rilievo e per noi molto importanti".

Salto di qualità nella produzione di semiassi grazie alla collaborazione tra il dipartimento di Ingegneria civile e industriale dell'Università di Pisa e la GKN, multinazionale britannica che si occupa principalmente della realizzazione di componenti destinati alle industrie del settore automobilistico. Un innovativo sistema di controllo della qualità di semiassi per automobili è il risultato di un progetto di ricerca di Industria 4.0, avviato nel marzo del 2016, tra il dipartimento pisano e la GKN di Firenze, specializzata nella produzione di semiassi per Fca e per diverse altre case automobilistiche mondiali.

Il sistema di controllo sfrutta un algoritmo e cinque telecamere mobili, utilizzando una sorta di “body scanner” per analizzare il pezzo prima della spedizione. Se il prodotto è conforme, il semiasse viene sistemato nell’imballaggio finale diretto al cliente; se invece viene rilevato un difetto di fabbricazione, il pezzo viene identificato con una etichetta e messo a disposizione dell’operatore, che lo controllerà nuovamente.

GKN_Ottavi_Lanzetta1.jpg 
Nella foto: da sinistra Cesare Ottavi e Michele Lanzetta.

I vantaggi del nuovo sistema stanno nell'eliminazione del rischio di errore umano, nella maggiore efficienza dell’impianto e nella più rapida rilevazione e riparazione del pezzo. Finora, infatti, il controllo qualità veniva effettuato a mano da un operatore, che applicava un’etichetta ai pezzi considerati difettosi e li inviava a ulteriore verifica, col rischio di escape insito in tutti i controlli umani.

Il sistema, frutto di una più ampia strategia diretta ad automatizzare il controllo qualità avviata nel 2009, è stato già installato su una delle linee di produzione dello stabilimento fiorentino della GKN, diretto dall'amministratore delegato Cesare Ottavi, che produce semiassi per i veicoli Jeep Renegade e Fiat 500x, realizzando più di 1500 pezzi al giorno per cella di produzione. Lo stabilimento GKN di Firenze diventa così un modello per gli altri 34 stabilimenti della divisione Driveline, che conta 4,2 miliardi di sterline di ricavi e 28.100 dipendenti.

Il gruppo di ricerca dell'Ateneo pisano è composto da una decina di ingegneri industriali con varie specializzazioni (automazione, gestionale e meccanica), che si sono susseguiti per circa un anno e mezzo, tra i quali Stefano Chiodi, Jonathan Fiorini e Michele Biancalana. È stato formato e coordinato dal professor Michele Lanzetta su impulso del professor Gino Dini. “La sfida principale - spiega Michele Lanzetta - è stata rilevare 43 tipi di errori su 500 pezzi a turno per 3 turni giornalieri, un grado di complessità particolarmente elevato in campo meccanico. Un’ulteriore innovazione è nel tipo di collaborazione che prevede il trasferimento di know-how universitario all’azienda, con cessione del codice sorgente, di tutti i documenti di progetto e perfino un piano di addestramento, che coinvolge ben 25 tecnici GKN, al fine di rendere l’azienda autonoma per lo sviluppo di futuri sistemi, permettendole di fare un taglia e incolla delle soluzioni già sperimentate sul progetto pilota, quello che presentava le maggiori criticità".

"Progressivamente - precisa l'amministratore delegato di GKN Firenze, Cesare Ottavi - il nuovo sistema sarà esteso a tutte e dodici le linee fiorentine e perfettamente integrato nell’impianto. L’intenzione del gruppo è quella di estenderlo inoltre a tutti gli altri stabilimenti che hanno processi di assemblaggio". "Questo sistema - conclude il dottor Ottavi - segna una rivoluzione, uno spartiacque nel controllo qualità, facendo acquisire a Firenze grande visibilità, riconoscimento di eccellenza e leadership tecnologica nei confronti degli altri stabilimenti del gruppo".

Il responsabile del progetto in GKN, l’ingegner Enrico Cannoni, racconta che il sistema è stato dapprima testato in laboratorio presso l’Università e in parallelo è stata realizzata la stazione definitiva grazie alla sperimentazione in stretta collaborazione con i tecnici GKN, in particolare Gianni Salvini, Simone Pozzi, Valerio Raugi e Nicola Coscia. Il sistema è andato in linea lo scorso dicembre, affinando le prestazioni progressivamente fino a diventare totalmente autonomo in aprile.

GKN_presentazione1.jpg

Con una mappa di eventi che seguirà il percorso ideale di una “metropolitana del sapere”, torna a Pisa “BRIGHT - La Notte dei Ricercatori in Toscana”, la manifestazione che venerdì 29 settembre si svolgerà in contemporanea in oltre 250 città in tutta Europa. Protagonisti della notte saranno i ricercatori, che il pubblico potrà incontrare nelle strade e nelle piazze della città lungo le tappe di un percorso che collega tra loro le università e i centri di ricerca promotori dell’iniziativa: Università di Pisa, Scuola Normale Superiore, Scuola Superiore Sant’Anna, CNR, INGV, INFN e Scuola IMT Alti Studi Lucca.

Il programma di BRIGHT è stato presentato dal rettore dell’Università di Pisa Paolo Mancarella, il professor Andrea Ferrara della Scuola Normale, il professor Vincenzo Lionetti della Scuola Sant’Anna, Domenico Laforenza, presidente dell’area della ricerca di Pisa del CNR, Michele Viviani, ricercatore della Sezione INFN Pisa, Spina Cianetti, ricercatrice dell’INGV e il professor Emanuele Pellegrini, della Scuola IMT Alti Studi Lucca.

foto_gruppo_Bright_sito.jpg

Per sottolineare la connessione fra le tante sedi in cui si fa ricerca a Pisa, città della ricerca per eccellenza, le attività saranno infatti organizzate secondo 5 “linee” (Salute e benessere, Nuove tecnologie, Sviluppo sostenibile, I regni della natura, Patrimonio culturale) che si snoderanno dalle vie del centro fino all’Area San Cataldo (CNR e Dipartimento di Chimica), passando per i musei dell’Ateneo (aperti gratuitamente al pubblico dalle 18 alle 22), fino al Museo di Storia Naturale di Calci. Ad ogni “fermata” della metropolitana, i visitatori potranno incontrare i veri protagonisti di BRIGHT, i ricercatori, che racconteranno e sveleranno al pubblico il loro lavoro e le loro scoperte.

Per collegare gli eventi organizzati in centro con quelli dell’Area San Cataldo (CNR e Dipartimento di Chimica) anche quest’anno è stato attivato un servizio di navetta gratuito.

L’inaugurazione della giornata è prevista alle ore 17 in Piazza XX Settembre, con un intermezzo musicale dell’Orchestra dell’Università di Pisa. I ricercatori mostreranno i risultati delle proprie ricerche presso stand in Largo Ciro Menotti, alle Logge di Banchi e in Piazza Martiri della Libertà; ne parleranno con i cittadini negli aperitivi della ricerca e nelle librerie; i più piccoli potranno divertirsi con i giochi alla scoperta del mondo o partecipando agli incontri a loro dedicati in libreria; biblioteche, collezioni e laboratori degli enti di ricerca coinvolti rimarranno aperti e ospiteranno visite guidate per adulti e bambini. Il programma di intrattenimento prevede un ciclo di proiezioni al Cinema Arsenale, con brindisi alla ricerca, e tanta musica con la band itinerante Fantomatik Orchestra, la diretta di Radioeco dalle Logge di Banchi e il concerto finale in Piazza XX Settembre del Libero Coro Bonamici. Altri eventi si snoderanno lungo le varie “fermate” della metropolitana, con musica e intrattenimento in tutta la città.

banner_2017_copy_copy_copy.jpg

Oltre a Pisa, gli appuntamenti di BRIGHT 2017 saranno ospitati anche sul territorio: a Viareggio, con iniziative dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR ospitate a Villa Borbone, a Pontedera nel Polo Valdera della Scuola Sant’Anna e a Lucca, dove la Scuola IMT Alti Studi propone un ampio programma di eventi.

Promosso dalla Regione Toscana e coordinato dall’Università di Siena, “Bright 2017” vede la partecipazione delle Università di Firenze, Pisa, Siena e Siena-Stranieri, delle Scuole Superiori Sant’Anna e Normale di Pisa, e Scuola IMT Alti Studi Lucca, insieme al CNR (area della ricerca di Pisa), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Sezione di Pisa).

Il programma dettagliato è disponibile sul sito http://www.bright-toscana.it.


Un focus sulle iniziative dell'Università di Pisa 

Stand della ricerca


Il Centro di ricerca “Enrico Piaggio” mostrerà le ultime ricerche di frontiera nell’ambito della robotica, con il robot Ego, in grado di entrare in ambienti pericolosi al posto dell’uomo e la mano robotica “softhand”, e della bioingegneria, dai bioreattori per lo sviluppo di organi artificiali ai dispositivi indossabili per lo studio dei segnali corporei.

Il dipartimento di Filologia Letteratura e Linguistica parteciperà con lo stand “Voce, libro, bit”, lettere e diari dalla Prima Guerra Mondiale, film e serie tv saranno il mezzo per scoprire le nuove opportunità che le tecnologie della lingua offrono per conservare e arricchire il patrimonio di memoria dei testi e i software per l'analisi simultanea dei codici verbali e non verbali.

I dipartimenti di Ingegneria civile e industriale e di Ingegneria dell'energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni ci presenteranno l'auto del futuro in termini di motori, combustibili eco-friendly, indagini di sicurezza e di sostenibilità, materiali a basso impatto ambientale per la costruzione del veicolo e della pavimentazione stradale.

In tutti gli stand della ricerca anche bambini e ragazzi potranno scoprire e capire molte delle ricerche presentate attraverso attività, esperimenti e giochi pensati per loro. Ricordiamo ad esempio la Ludoteca scientifica, oltre agli stand dedicati alla Chimica e alle Scienze della terra. Inoltre la Libreria dei Ragazzi ospiterà due eventi dedicati ai mostri marini dopo i dinosauri (con il professor Giovanni Bianucci) e alla matematica (con Anna Baccaglini-Frank e Marco Franciosi).

Aperitivi della Ricerca e Librerie e Scienza


Molto ricca è l’offerta nell’ambito degli aperitivi della ricerca, che spazieranno dalla fisica, dalla riscoperta di un’antica tradizione della nostra Regione (il latte d’asina), alle nuove tecnologie applicate al diritto. Nella tematica delle scienze socio-economiche sono in programma seminari di grande attualità come quello del professor Marco Allegrini del dipartimento di Economia e Management, che ci aiuterà a capire i principali scandali finanziari verificatisi dal 2000 in poi a livello nazionale e internazionale e quello del professor Mario Morroni del dipartimento di Scienze Politiche sulla crisi finanziaria, lo stato di salute dell’economia italiana e le prospettive per il futuro. Infine, il professor Alessandro Tredicucci, del dipartimento di Fisica e vincitore del più prestigioso progetto europeo (ERC Grant), ci svelerà quali materiali riescono ad impicciolire e imprigionare la luce e cosa sarà possibile fare con questi materiali nel prossimo futuro.

Iniziativa in Gipsoteca


Alle ore 21, alla Gipsoteca di Arte antica, Maria Chiara Carrozza presenterà il suo libro “I robot e noi”. Ne discuteranno con l’autrice Fabio Fossa, filosofo, Matteo Bianchi, ricercatore del Centro Piaggio, Cristina Zirafa, chirurgo toracico dell’Unità operativa di chirurgia toracica mininvasiva robotica, Arianna Menciassi, ingegnere biomedico recentemente premiata al Festival della Robotica. Modera Paolo Mancarella, rettore Università di Pisa.

I Musei d’Ateneo


Per la Notte dei Ricercatori saranno inoltre aperti fino a tarda notte i Musei del Sistema Museale d’Ateneo, con visite guidate e iniziative dedicate alla città, dagli adulti ai bambini. Il Museo di Storia naturale di Calci, il Museo della Grafica, il Museo degli Strumenti per il Calcolo, la Gipsoteca di Arte antica, le Collezioni egittologiche e il Museo botanico parteciperanno a BRIGHT e l’ingresso sarà gratuito.

Da segnalare l’evento alle ore 21 al Museo di Calci: “Con l’intelletto si muove la fantasia: intervista impossibile a Paolo Savi”, a cui seguirà una visita alla Galleria Storica e brindisi.

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa