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A Pisa città dell’informatica, l’Università si è aggiudicata un finanziamento Google per realizzare un progetto che coinvolge le scuole secondarie di secondo grado. Sono più di cinquanta i docenti da tutta Italia che nelle prossime settimane frequenteranno il corso sul "Pensiero computazionale", organizzato dall'Ateneo e finanziato dal più famoso motore di ricerca di Internet. L’intero progetto, ideato da Paolo Ferragina e Fabrizio Luccio, è infatti risultato tra i tre vincitori italiani del Google Educator Grant Award 2018.

L’iniziativa è stata illustrata in Rettorato venerdì 26 ottobre, dal rettore Paolo Mancarella, dai professori Paolo Ferragina, Fabrizio Luccio e Pietro Di Martino, delegato quest’ultimo per la formazione insegnanti, e dal provveditore agli studi Giacomo Tizzanini.

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Da sinistra Giacomo Tizzanini, Fabrizio Luccio, Paolo Mancarella, Paolo Ferragina e Pietro Di Martino

“L'Università di Pisa è da sempre sensibile alle iniziative rivolte alle scuole – ha detto il rettore Paolo Mancarella - Questo progetto conferma come Pisa sia ormai un riferimento per la formazione informatica, dalle scuole superiori fino ai percorsi universitari. L’informatica poi è la disciplina che mi ha portato a Pisa, quindi la soddisfazione per me è doppia. Per questo ringrazio di cuore, a nome mio personale e di tutto l’Ateneo, i colleghi e amici Paolo Ferragina e Fabrizio Luccio che, ancora una volta, hanno saputo dare lustro alla nostra Università”.

Il corso, le cui iscrizioni si chiuderanno il prossimo 31 ottobre, comincerà il 12 novembre con l'intervento del professor Luccio su "Algoritmi e coding", cui seguiranno altri nove appuntamenti distribuiti tra novembre e dicembre. Lezioni e laboratori non prevedono conoscenze pregresse di Informatica e saranno quindi strutturate in modo da essere fruibili da tutti i docenti delle materie scientifiche e tecnologiche. Oltre ai docenti del dipartimento pisano di Informatica, gli incontri saranno tenuti dai professori Fosca Giannotti, del CNR di Pisa, Alberto Policriti, dell'Università di Udine, Sergio Rampino, della Scuola Normale Superiore, e Cecilia Laschi, della Scuola Superiore Sant’Anna.

L'obiettivo, ha sottolineato il professor Ferragina, è quello di “descrivere in un linguaggio matematico elementare problemi reali e loro soluzioni algoritmiche che nascono in vari ambiti in cui l’impiego dell’informatica è oggi fondamentale, quali crittografia, motori di ricerca, bioinformatica, reti sociali, intelligenza artificiale, big data e robotica. Ampio spazio sarà riservato alla discussione con i partecipanti su come le nozioni presentate in classe potranno essere trasferite nell’insegnamento della scuola secondaria di cui proprio i partecipanti sono gli esperti. Così, le attività laboratoriali saranno declinate in due modi: i docenti con conoscenze pregresse di coding potranno realizzare in linguaggio Python gli algoritmi visti in classe con l’aiuto di personale universitario e membri del club CoderDojo di Pisa; gli altri potranno approfondire, insieme ai docenti delle lezioni, alcuni argomenti e progettare moduli possibilmente multi-disciplinari, che siano utilizzabili direttamente in classe con gli studenti delle scuole”.

Nella fase iniziale il percorso formativo, accreditato dal MIUR e disponibile sulla piattaforma Sofia, ha coinvolto le scuole dell’area pisana, ma sarà diffuso anche in streaming tramite la piattaforma Mediateca dell’Università di Pisa in modo da poter essere fruito da docenti di altri istituti superiori della Toscana e di altre regioni. Tutto il materiale didattico sarà reso disponibile pubblicamente sul sito del progetto: http://ilpensierocomputazionale.di.unipi.it.

 

 

It is the first school of excellence between an Italian University and a Chinese University officially approved by the Chinese Ministry of Education. Every year will give the opportunity to 30 students - Chinese and Italian - to participate in their respective joint paths. The Pisa Marine Graduate School is born from an agreement between the University of Pisa and the Zhejiang Ocean University and offers joint academic training in Master's Degree Programmes in Marine Biology and Biosafety and Food Quality.

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«The Zhejiang Ocean University, founded in 1958, is one of the most important Chinese Universities in the field of Marine Sciences and Food Science and Technology - says the rector Paolo Mancarella - Since the academic year 2015/2016, our University has an agreement with the ZJOU for the awarding of a double degree in Marine Biology. From then on, a fruitful collaboration between the two Universities has been developed in other scientific disciplinary areas as well, getting to the launch of a joint programme in Biosafety and Food Quality and, today, also to this school of excellence, a flagship in the scenery of our educational offer».

The school is located on the campus of Zhejiang Ocean University and will give Chinese students the opportunity to learn about the Italian University System and Italian students to spend a study period in China and obtain both the Italian Degree and the Chinese. For the moment, the Master's Degrees involved in the project are in Marine Biology and Food Safety and Biosecurity; however, in the future, it may extend to other scientific areas and degree programmes. The school's statute also provides for the possibility of activating joint doctorates, carrying out joint research and exchanges of teachers and academic staff.

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Professor Francesco Marcelloni, Pro-Rector of Cooperation and International relations at the University of Pisa joins: "This school will be a great new opportunity to bring the two nations and their cultures together. I want to thank Professor Alessandra Guidi, who preceded me in this role. We owe to her most of the work that led to the approval of the school. Let me also thank: the International Cooperation Unit with its manager, Paola Cappellini, for the supervision of the whole process; Professor Alberto Castelli, who was the president of the Master's Degree Programme in Marine Biology at the time of the activation of the double title and now Director of the Department of Biology; Professor Luciana Dente current president of the Master's Degree Programme in Marine Biology; Professor Annamaria Ranieri and Professor Andrea Serra, respectively former and current president of the Master's Degree Programme in Biosafety and Food Quality; Professor Alberto Pardossi, Director of the Department of Agricultural, Food and Agri-Environmental Sciences. Last but not least, a sincere thank goes to all the teachers of the Departments of Biology, Agricultural, Food and Agro-Environmental Sciences, and Veterinary Sciences that with great enthusiasm and participation have contributed with their commitment to start this school. I am sure they will continue and contribute to its success."

È stata inaugurata a Palazzo Vitelli, in Lungarno Pacinotti 44, la mostra fotografica "Storie illustrate di minori migranti", a cura di Claudia Bellante, Mirko Cecchi e Michela Nanut e promossa dal Centro Interdisciplinare "Scienze per la Pace" dell'Università di Pisa. La mostra, presentata in anteprima il 3 ottobre scorso, in occasione della Giornata Nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione, sarà visitabile dal 23 al 30 ottobre 2018. L'ingresso è libero.

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Si tratta di un progetto unico nel suo genere, nato in collaborazione di Terre des Hommes Italia che, dal 2011, lavora al porto di Pozzallo in Sicilia offrendo sul posto e nei centri di accoglienza di Scicli, Siracusa e Catania, assistenza psicologica e psicosociale ai minori stranieri non accompagnati e alle famiglie con bambini.

Da tempo Terre des Hommes desiderava raccontare le storie di alcuni dei ragazzi e delle ragazze che negli anni sono stati ospitati nei loro centri. Per farlo hanno chiesto aiuto alla giornalista Claudia Bellante e al fotografo Mirko Cecchi che, a loro volta, hanno deciso di coinvolgere l'illustratrice Michela Nanut per ottenere una narrazione nuova del tema migratorio, che andasse oltre i luoghi comuni e il classico foto-reportage.

foto minori migrantiClaudia e Mirko sono andati in Sicilia dove hanno incontrato otto giovani migranti, tutti minori di 18 anni, arrivati soli dalla Nigeria, dal Gambia, dal Marocco e dalla Guinea. Claudia li ha intervistati, Mirko li ha ritratti e poi Michela ha illustrato parte dei loro racconti sulle fotografie, rendendo le immagini fluttuanti. I racconti di quei ragazzi e di quelle ragazze, pieni di ingiustizie ma anche di voglia di vivere e di guardare al futuro con coraggio, si sono trasformate così in avventure incredibile, come può essere dormire nel deserto sotto le stelle quando hai 16 anni.

"Quello che volevamo - spiegano i curatori - era sviluppare un linguaggio nuovo, più onirico e meno diretto di quello usato comunemente, in modo da raggiungere quante più persone possibili e innescare un processo di riflessione". In effetti, bastano pochi minuti per guardare le otto foto illustrate e leggere le didascalie: un tempo breve ma sufficiente per mettersi nella pelle di questi giovani, provare a immaginare le loro esperienze, cogliere i loro sogni e guardare con occhi nuovi quello che sta accadendo intorno a noi.

Prima di arrivare a Pisa, il progetto è stato esposto a Trento, Milano e Rovereto, ed è stato pubblicato su El País, Donna Moderna, Vanity Fair, Corriere della Sera e QCode.

Durante il tempo in cui sarà allestita la mostra le stampe sono in vendita. Parte del ricavato verrà destinato a Terre des Hommes perché possa portare avanti il progetto Faro e aiutare così molti altri ragazzi e ragazze. Il costo delle stampe nel formato 50x70 è di 90 euro, nel formato 40x50, 50 euro.

Lunedì 22 ottobre, con la prima seduta del Consiglio nell’Aula Magna Fratelli Pontecorvo del Polo Fibonacci, ha preso vita il CISUP - Centro per l’Integrazione della Strumentazione dell'Università di Pisa. Il CISUP è un nuovo Centro di Ateneo, con finalità di ricerca, di formazione e di servizio e opera con una duplice funzione, come gestore di propri strumenti (per lo più grandi strumentazioni) e come coordinatore di una rete di strumenti e laboratori presenti in Ateneo, messi a disposizione dai dipartimenti su base volontaria e con modalità e impegno concordati. Finora vi hanno aderito 289 professori e ricercatori, afferenti a 18 dipartimenti dell’Ateneo.

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Il rettore Paolo Mancarella, presente alla prima riunione, ha sottolineato che “la costituzione del centro rientra in un piano strategico di incentivazione della ricerca di alta qualità e va a colmare una lacuna di cui eravamo consapevoli da tempo. Oltre agli evidenti vantaggi in termini di ottimizzazione delle risorse, sono sicuro che il CISUP favorirà anche una maggiore collaborazione tra ricercatori di diverse discipline, dando un ulteriore impulso alle ricerche multidisciplinari verso cui dobbiamo sempre più orientare i nostri sforzi e investimenti”.
Il rettore ha nominato direttore del CISUP il professor Simone Capaccioli, del dipartimento di Fisica, che vanta una vasta esperienza di uso di strumentazioni analitiche, comprese quelle in large scale facilities europee, nelle applicazioni della fisica allo studio dei materiali, dei sistemi biologici, dei beni culturali e ambientali.

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“La sfida che ci aspetta è fra le più difficili – afferma il professor Capaccioli – ma l’entusiasmo che sta accompagnando la nascita del CISUP mi fa ben presagire per il suo sviluppo. Una struttura con questi compiti e queste dimensioni non c’è mai stata a Pisa, ma di simili ce ne sono in Italia, ad esempio Modena, Pavia, Milano, Venezia. Il vasto patrimonio di conoscenze e laboratori diffuso nelle varie strutture dell’Università di Pisa, se opportunamente aggregato e supportato in azioni comuni, può sicuramente svilupparsi e ambire a un ruolo di primo piano nel panorama europeo della ricerca”.

Le grandi strumentazioni gestite direttamente da CISUP arriveranno dal piano Grandi Strumenti di Ateneo, da bandi competitivi per sviluppo della strumentazione, tipo il Programma Nazionale per le Infrastrutture di Ricerca (PNIR), da finanziamenti provenienti da bandi europei, nazionali e regionali, da contratti e convenzioni con enti pubblici di ricerca. Il CISUP garantirà, attraverso la rete, un’efficace collaborazione a livello di Ateneo per l’utilizzo del patrimonio strumentale esistente, nonché per una integrazione delle competenze tecnico-scientifiche interdipartimentali. Vi sarà un supporto per manutenzioni e accreditamenti in caso di attività condivise. Infine il CISUP fornirà, attraverso un proprio sito web, visibilità agli strumenti della rete con modalità e costi di accesso e un calendario d’uso.

pic organoid sNegli ultimi anni le tecniche di coltura in tre dimensioni di cellule staminali hanno visto dei progressi consistenti. Gli “organoidi”, i mini-organi così formati dalla struttura tridimensionale e dalle staminali che vi proliferano, forniscono un modello di come si sviluppa e vive un organo umano, imitandone struttura e funzionalità. Un risultato potenzialmente rivoluzionario per lo studio di alcune malattie, ma anche per i test farmacologici. Questi modelli di organi hanno però dei limiti, principalmente dovuti alla difficoltà di creare ambienti che garantiscano a lungo la sopravvivenza delle cellule. Le cellule staminali infatti vi proliferano per un certo tempo, dando luogo agli stessi tipo cellulari che generano in vivo, ma poi, mancando nutrienti fondamentali nel suo interno, l’organoide muore.

Dai laboratori del centro di ricerca dell’Università di Pisa “E.Piaggio” e dell’Università del Lussemburgo arrivano però nuove scoperte, che permetteranno agli organoidi di restare vitali, rendendoli modelli scientifici validi per lo studio di malattie come il Parkinson.

arti«La nostra ricerca – spiega Arti Ahluwalia, direttrice del Centro di Ricerca “E.Piaggio” dell’Università di Pisa - ha dimostrato che è possibile ingegnerizzare ambienti di crescita degli organoidi nei quali il flusso di ossigeno e nutrienti svolge una funzione di mantenimento delle condizioni vitali. In particolare, abbiamo testato questo metodo sull’organoide del mesencefalo: attraverso l’uso della tecnologia fluidica e modelli computazionali, mostriamo che le cellule all'interno dei mini organi, quando stimolate da un flusso, hanno una maggiore vitalità e si differenziano in maniera più efficace in neuroni dopaminergici, che sono importantissimi per il buon funzionamento del cervello. Infatti, la morte dei neuroni dopaminergici è una caratteristica del morbo di Parkinson. Inoltre, la sinergia di modelli computazionali e osservazioni al microscopio ci hanno permesso di individuare una soglia critica per la vitalità delle cellule, che ci permetterà di ottimizzare ulteriormente il protocollo di generazione di questi cervelli in vitro».

La possibilità di avere un organoide-mesencefalo vitale permetterà quindi di studiare come il deterioramento nei neuroni incide sullo svilupparsi della malattia. Ma non è tutto. Lo sviluppo della tecnologia di coltura degli organoidi significa anche costruire un’alternativa concreta ai testi sugli animali. “L’evidenza sperimentale – conclude Arti Ahluwalia – ci dice che tecnologie bioingegneristiche integrate con nuovi metodi per la manipolazione di cellule staminali in-vitro rendono gli organoidi dei modelli scientificamente validi per i test farmacologici, aprendo la strada alla possibilità di fare a meno di cavie animali”.

Un esperto in grado di guidare i processi di digitalizzazione delle imprese per favorire percorsi di innovazione orientati all’Industria 4.0. È la figura professionale del Digitalization Manager quella che mira a formare il nuovo master di I livello in “Industry 4.0 Design – Enterprise Digitalization and 4.0 Technologies”, un percorso di alta formazione, di durata annuale, nato dalla collaborazione tra l’Università di Pisa, l’Università degli Studi di Firenze, l’Università di Siena e la Scuola Superiore Sant’Anna che partirà il prossimo 19 novembre. Il corso è promosso inoltre da una serie di aziende che saranno direttamente coinvolte nelle attività formative e nei tirocini: ErreQuadro s.r.l., Fondazione Giacomo Brodolini e Things On Internet s.r.l.

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«In un mondo produttivo sempre più orientato all’Industra 4.0, il Digitalization Manager ha il compito di individuare e selezionare le tecnologie più idonee per apportare un reale beneficio all’interno di un’azienda, consentendo a manager e operatori di focalizzarsi sulle attività a maggior valore aggiunto - spiega il professor Gualtiero Fantoni (nella foto in basso a destra), coordinatore scientifico e organizzativo del master - Tale figura è in grado di analizzare le funzioni aziendali e di coniugare l’attenzione per gli aspetti di processo con le tematiche di management con lo scopo di progettare piani di sviluppo e crescita dell’impresa, ovvero integrare correttamente le tecnologie digitali all’interno dei processi aziendali. Infatti, la trasformazione digitale parte dall’analisi dei processi esistenti per riprogettarli in chiave ottimale sfruttando il potenziale delle risorse umane e delle tecnologie disponibili».

Igualtiero fantonintegrando in un unico percorso le migliori competenze messe in campo dagli Atenei coinvolti, il master si rivolge ai laureati in discipline economiche, ingegneristiche e scientifiche. I candidati ideali sono neolaureati e professionisti che intendono acquisire competenze specifiche sulla digitalizzazione delle imprese. Il master è riservato a un massimo di 35 partecipanti e le iscrizioni sono aperte fino al 31 ottobre. Le lezioni si svolgeranno per tre giorni a settimana (dal lunedì al mercoledì) presso il GATE Centre di Pisa al fine di favorire un contatto diretto tra i partecipanti e imprese del territorio che operano nell’ambito della digitalizzazione dei processi aziendali. La partecipazione è aperta anche a laureati in discipline diverse da quelle indicate nel bando: possono partecipare infatti anche professionisti, manager e imprenditori che potranno essere presenti con la qualifica di studente uditore acquisendo, al termine del percorso, l'attestato di frequenza al master.

Il master coniuga lezioni frontali con attività pratiche come esercitazioni in aula, lavori di gruppo e analisi di casi studio. L’attività didattica prevede l’intervento di una serie di imprese e professionisti i quali andranno a rappresentare la loro esperienza nell’ambito dell’Industria 4.0. Al termine delle attività in aula, è previsto un tirocinio in azienda di almeno 160 ore durante il quale i partecipanti dovranno analizzare il livello di maturità digitale dell’impresa ospitante al fine di identificare le azioni correttive da attuare per aumentare tale livello in conformità con gli obiettivi che l’azienda vuole perseguire. I tirocini saranno svolti nelle aziende del territorio e saranno promossi attraverso il network del master, nonché grazie alla collaborazione con associazioni di categoria come Confartigianato Imprese Toscana. Tra le aziende interessate a ospitare i tirocinanti ci sono grandi e medie imprese locali di vari settori economici tra cui Fabio Perini S.p.A. e IGLOM Italia S.p.A.

Tutti i dettagli su lezioni, modalità e quote di iscrizione sono disponibili sul sito www.masterindustry40.it. Per maggiori informazioni rivolgersi alla segreteria del master: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Più arido e con minori precipitazioni, potrà essere così il clima del Mediterraneo nei prossimi cento anni secondo quanto emerge da uno studio internazionale pubblicato su Nature Communications e al quale hanno partecipato come unici italiani Eleonora Regattieri e Giovanni Zanchetta del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa. La ricerca, che complessivamente ha coinvolto 12 istituzioni fra cui l’University College di Londra come capofila, si basa sull’idea che l’analisi del clima passato, in questo caso l’ultimo periodo interglaciale (129-116 mila anni fa), possa fornire fondamentali indicazioni per capire le tendenze attuali e future.

“Lo studio dell'ultimo periodo interglaciale è particolarmente rilevante perché è stato caratterizzato da un intenso riscaldamento artico, con temperature più alte di alcuni gradi rispetto a quelle attuali e quindi paragonabili agli scenari di riscaldamento previsti per la fine di questo secolo”, spiega Giovanni Zanchetta.

Come conseguenza del riscaldamento, la ricerca ha stimato che il livello globale del mare nell’ultima epoca interglaciale sia stato di circa 6-9 metri superiore al livello attuale, un innalzamento in buona parte dovuto alla fusione della calotta glaciale della Groenlandia.

“Un tale scioglimento dei ghiacci potrebbe quindi aver contribuito ad un’instabilità, della circolazione oceanica del Nord Atlantico, con momenti di indebolimento corrispondenti a periodi di scarsità di precipitazioni in Europa”, aggiunge Zanchetta.

 

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Stalagmiti dall'Antro del Corchia (Lucca) (Foto I. Isola).


Per definire in dettaglio i cambiamenti oceanici e atmosferici dell'Atlantico settentrionale e dell'Europa meridionale, i ricercatori hanno prodotto una sorta di "stele di rosetta stratigrafica" analizzando una carota di sedimento marino proveniente dal margine atlantico della penisola iberica. I dati emersi, relativi ad esempio ai pollini e ai cambiamenti della vegetazione, sono stati quindi confrontati con l’andamento delle precipitazioni, registrato nelle stalagmiti della grotta “Antro del Corchia”, nel nord Italia, già studiate dai geologi dell’Università di Pisa. Il collegamento tra Corchia e il margine atlantico della penisola iberica ha così permesso ai ricercatori di datare per la prima volta in modo dettagliato e preciso i cambiamenti climatici nel Nord Atlantico. L'Antro del Corchia possiede infatti un vero e proprio archivio del clima passato, conservato nella stratigrafia e nelle proprietà chimiche delle sue concrezioni, che copre più di un milione di anni.

“Sebbene l’ultimo periodo interglaciale non sia un del tutto sovrapponibile a quanto accade oggi come conseguenza dell’attività umana – conclude Zanchetta - il profilo climatico che emerge, su scala secolare, indica che il progressivo riscaldamento che stiamo osservando possa generare in futuro un’instabilità del clima associata a fenomeni significativi di siccità”.

Giovanni Zanchetta ed Eleonora Zanchetta sono ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, dipartimento da anni leader nelle ricerche paleoclimatiche che a livello didattico offre, fra i primi in Italia, un nuovo curriculum di Climatologia nell’ambito un corso di laurea magistrale di Scienze ambientali.

 

È la prima scuola di eccellenza tra una università italiana e una università cinese ufficialmente approvata dal Ministero dell’Educazione Cinese e ogni anno anno darà la possibilità a 30 studenti – cinesi e italiani – di partecipare ai rispettivi percorsi congiunti. È la Pisa Marine Graduate School, nata da un accordo tra l’Università di Pisa e la Zhejiang Ocean University e offre una formazione accademica congiunta nei corsi di laurea magistrale in Biologia marina e Biosicurezza e qualità degli alimenti.

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«La Zhejiang Ocean University, fondata nel 1958, è una tra le più importanti università cinesi in ambito di Scienze marine e Scienze e tecnologie alimentari – commenta il rettore Paolo Mancarella – Il nostro Ateneo, già dall’anno accademico 2015/2016 ha attivato una convenzione con la ZJOU per il conseguimento di un doppio titolo in Biologia marina. Da qui si è sviluppata una fruttuosa collaborazione tra le due Università anche in altre aree scientifico disciplinari, tanto da arrivare all’istituzione del corso congiunto in Biosicurezza e qualità degli alimenti e, oggi, della scuola di eccellenza, un fiore all’occhiello nel panorama della nostra offerta didattica».

La scuola ha fisicamente luogo nel campus della Zhejiang Ocean University e darà la possibilità agli studenti cinesi di conoscere il sistema universitario italiano e agli studenti italiani di poter trascorrere un periodo in Cina e acquisire, oltre al titolo di studio italiano, anche quello cinese. Per il momento le lauree magistrali coinvolte nel progetto sono quella in Biologia marina e in Biosicurezza e qualità degli alimenti, ma in futuro potrà estendersi ad altri settori e corsi di laurea. Lo statuto della scuola prevede anche la possibilità di attivare dottorati congiunti, lo svolgimento di ricerche in comune e scambi di docenti e staff accademico.

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«La scuola sarà una nuova grande opportunità per avvicinare le due nazioni e le loro culture – aggiunge Francesco Marcelloni, prorettore alla Cooperazione e alle relazioni internazionali dell’Ateneo pisano – Vorrei ringraziare la professoressa Alessandra Guidi, che mi ha preceduto nel ruolo di prorettore all’Internazionalizzazione e a cui si deve la maggior parte del lavoro che ha portato all’approvazione della scuola, l'unità Cooperazione internazionale con la sua responsabile, Paola Cappellini, che ha seguito tutto l’iter, il professor Alberto Castelli, sia come presidente del corso di laurea magistrale in Biologia marina al momento dell’attivazione del doppio titolo che come attuale direttore del dipartimento di Biologia e la professoressa Luciana Dente attuale presidente in carica, la professoressa Annamaria Ranieri, presidente del corso di laurea magistrale in Biosicurezza e qualità degli alimenti al momento dell’attivazione del doppio titolo e il professor Andrea Serra attuale presidente in carica, il professor Alberto Pardossi, direttore del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali. Un doveroso ringraziamento va infine a tutti i docenti dei Dipartimenti di Biologia, Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, e Scienze Veterinarie che con grande entusiasmo e partecipazione hanno contribuito con il loro impegno alla nascita della scuola e che, sono sicuro, contribuiranno alla sua riuscita».».

FUTURIS, la serie tv settimanale di Euronews dedicata ai progetti di ricerca finanziati dall’UE, ha realizzato una trasmissione sul PrandtPlane, l'aereo del futuro studiato nell’ambito del progetto PARSIFAL coordinato dall’Università di Pisa.

La puntata racconta la storia dell’innovativo velivolo che ha una configurazione ad ala scatolata, che consiste in due ali collegate in punta da superfici verticali. Le riprese sono state effettuate all’Università di Pisa e all’Università di Delft, due dei sei partner che collaborano al progetto.

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Il documentario è trasmesso da Euronews in 158 paesi e in 12 lingue con il seguente programma:

- Lunedì 15 ottobre: ​​18:45, 01:45 (ora dell'Europa centrale)
- Martedì 16 ottobre: ​​13:15, 18:15, 01:45
- Mercoledì 17 ottobre: ​​10:15, 16:45, 02:45
- Giovedì 18 ottobre: ​​14:15, 17:15, 01:45
- Venerdì 19 ottobre: ​​11:45, 15:45
- Sabato 20 ottobre: ​​06:45, 12:15, 17:45, 22:15
- Domenica 21 ottobre: ​​10:45, 14:15, 20:45

Il video è disponibile a questo link.

 

Si è svolta a Pisa il 12 e 13 ottobre 2018 la Soccer Data Challenge la competizione aperta a tutti gli appassionati di dati e calcio organizzata all’interno di Internet Festival con il supporto del Master in Big Data dell’Università di Pisa, WyScout e l’infrastruttura di ricerca europea SoBigData.

Le 10 squadre partecipanti avevano a propria disposizione le informazioni relative a una intera stagione di serie A: oltre 500mila eventi di gioco accaduti nella partite della scorsa stagione di Serie A, messi a disposizione dall’azienda Wyscout.

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Per 30 ore consecutive, studenti, ricercatori e professionisti del settore si sono sfidati sullo sviluppo di una soluzione al problema proposto dalla giuria tecnica, che chiedeva di individuare i ruoli dei giocatori sulla base delle indicazioni di un allenatore professionista. Le soluzioni sono state vagliate dalla giuria composta da Michele Salzarulo (football analysis manager dell’Inter), Vlad Andersen (ricerca e sviluppo WyScout), Flavio Fusi (giornalista di Ultimo Uomo), Anna Monreale (professoressa Università di Pisa) e Paolo Ferragina (professore Università di Pisa).

Ad aggiudicarsi il premio di 5.000 euro è stato il team “Holly e Benjo”, composto da ricercatori dell’Università di Siena (Alessandro Rossi, Andrea Zugarini, Dario Zanca e Matteo Tiezzi). La premiazione si è svolta al termine di una tavola rotonda, durante la quale i giurati hanno raccontato come la scienza dei dati stia assumendo un ruolo sempre più centrale in ambito sportivo. Gli organizzatori - Paolo Cintia, Luca Pappalardo, Alessio Rossi, Daniele Fadda e Viola Bachini, membri del progetto SoBigData e del KDD Lab (CNR e Università di Pisa) - hanno infine consegnato l’assegno ai vincitori.

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I partecipanti
La gara era aperta a chiunque: studenti, programmatori, designer, data scientist, ricercatori, o semplici appassionati di calcio. Le doti richieste, oltre alla capacità di programmazione, erano curiosità, entusiasmo e resistenza. Per essere ammessi alla challenge, i team hanno superato una fase di qualificazione. Gli organizzatori hanno ricevuto oltre 30 richieste di iscrizione e hanno selezionato le migliori 10 squadre. Hanno partecipato persone provenienti da tutta Italia, tra cui professionisti del settore, studenti universitari o liceali (il più giovane, 16 anni, faceva parte di una squadra composta da 5 cugini). C’era anche un’undicesima squadra, fuori concorso, formata da 5 ragazzi dell’ITI Galilei di Livorno in alternanza scuola-lavoro.

La sfida
La sfida proposta alle squadre partecipanti è stata formulata dagli organizzatori insieme ai match analyst di Wyscout, con l’obiettivo di simulare uno scenario reale di applicazione. La scelta è ricaduta sull’analisi del “ruolo” di un calciatore, partendo dalle indicazioni dello staff tecnico. Wyscout ha fornito una lista di 19 ruoli diversi, dal “terzino offensivo” al “centravanti cinico”, corredati da una lista di 3 calciatori rappresentanti del ruolo. Da questa lista, i partecipanti hanno costruito un modello in grado di assegnare il ruolo ad ogni giocatore, basandosi esclusivamente sugli eventi di gioco prodotti nelle partite. Alla fine delle 30 ore, oltre a presentare l’idea di fronte alla giuria, i partecipanti hanno fornito alla giuria tecnica anche il codice sorgente utilizzato per ottenere i risultati presentati.

I vincitori
Il team “Holly e Benjo” è composto da quattro studenti di dottorato presso le Università di Firenze-Siena (Andrea Zugarini, Dario Zanca, Matteo Tiezzi), ed uno studente di dottorato (Alessandro Rossi) che attualmente ha una borsa di ricerca presso la Fondazione Bruno Kessler (FBK) di Trento.

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