Un mosaico con il ritratto di Giuseppe Mazzini donato alla Domus Mazziniana dal Comune di Ravenna
ìLunedì 30 maggio, una delegazione di studentesse e studenti del Liceo Artistico “Nervi-Severini” di Ravenna, accompagnate dai propri docenti, dal presidente della Fondazione Ravenna Risorgimento, Eugenio Fusignani, vicesindaco di Ravenna, e dai rappresentanti dell'Associazione Nazionale Volontari e Reduci Garibaldini e dell'Associazione Mazziniana Italiana, ha visitato la Domus Mazziniana per donare un mosaico con il ritratto di Giuseppe Mazzini. L’opera è stata realizzata nell’ambito di un progetto multidisciplinare promosso dal Liceo Artistico, diretto dal professor Gianluca Dradi, e dalla Fondazione Ravenna Risorgimento con il patrocinio del Comitato Nazionale per il 150° della morte di Giuseppe Mazzini e ha visto coinvolti le docenti Romina Martinelli, Elisa Simoni, Marzia Lobietti.
Il mosaico, di scuola ravennate, è stato realizzato dalle allieve e dagli allievi della classe 5E indirizzo Arti figurative Pittura/Mosaico con la guida della professoressa Elena Pagani e l’assistenza tecnica di Paola Nappini, su progetto di Isabella Merendi risultata vincitrice del concorso organizzato dal Comune di Ravenna, cui hanno partecipato anche gli studenti e le studentesse Aceti Sara, Albicini Chiara, Bubacco Vittoria, Bubbani Chiara, Foschi Rachele, Greco Lucia, Ingoli Giulia, Landriscina Alice, Majnishta Grejsi, Merendi Isabella, Meucci Sara, Minardo Sabrina, Orecchini Christopher, Rivalta Giacomo, Sansavini Francesca, Sferruzzi Manila, Sintoni Giulia, Tassinari Lisa, Zangheri Teresa.
Ad accogliere gli studenti l’assessore alla cultura del Comune di Pisa, Pierpaolo Magnani, il Segretario Generale della Domus Mazziniana, Riccardo Grasso, il presidente nazionale dell’Associazione Mazziniana Italiana Michele Finelli.
"La scelta di ricordare Mazzini attraverso un ritratto musivo - ha ricordato il presidente della Fondazione Ravenna Risorgimento - è nato come una scelta naturale per sottolineare il legame strettissimo della città romagnola, nota nel mondo per i propri mosaici patrimonio dell’Umanità, con la tradizione risorgimentale democratica e repubblicana incarnata da Mazzini". "L’antica arte del mosaico rievoca visivamente il valore universale del messaggio mazziniano", ha ribadito Michele Finelli. Le studentesse e gli studenti hanno da parte loro evidenziato come la sfida di rappresentare Mazzini abbia rappresentanto un’occasione per riscoprire – o per molti scoprire – una personalità ricca e articolata, ben oltre il ‘santino’ dei libri di testo. L’assessore Magnani ha portato il ringraziamento dell’intera comunità cittadina e espresso la sua soddisfazione per la ritrovata centralità della Domus Mazziniana, evidenziata anche dalle numerose iniziative di questi giorni e l’importanza di una stretta sinergia tra mondo della scuola e istituzioni culturali per la formazione delle nuove cittadine e cittadini.
Ha portato infine il saluto del presidente della Domus Mazziniana, Paolo Mancarella, rettore dell’Università di Pisa, il direttore scientifico della Domus, Pietro Finelli, che ha voluto concludere la cerimonia ricordando come per Mazzini “l’educazione è il pane dell’anima”.
Dopo la consegna del mosaico che sarà esposto al pubblico per tutto il mese di giugno nella ‘sala del Giuramento’, prima di essere collocato nelle collezioni permanenti, si è svolta una visita guidata del museo.
Un mosaico con il ritratto di Giuseppe Mazzini donato alla Domus Mazziniana dal Comune di Ravenna
Lunedì 30 maggio, una delegazione di studentesse e studenti del Liceo Artistico “Nervi-Severini” di Ravenna, accompagnate dai propri docenti, dal presidente della Fondazione Ravenna Risorgimento, Eugenio Fusignani, vicesindaco di Ravenna, e dai rappresentanti dell'Associazione Nazionale Volontari e Reduci Garibaldini e dell'Associazione Mazziniana Italiana, ha visitato la Domus Mazziniana per donare un mosaico con il ritratto di Giuseppe Mazzini. L’opera è stata realizzata nell’ambito di un progetto multidisciplinare promosso dal Liceo Artistico, diretto dal professor Gianluca Dradi, e dalla Fondazione Ravenna Risorgimento con il patrocinio del Comitato Nazionale per il 150° della morte di Giuseppe Mazzini e ha visto coinvolti le docenti Romina Martinelli, Elisa Simoni, Marzia Lobietti.
Il mosaico, di scuola ravennate, è stato realizzato dalle allieve e dagli allievi della classe 5E indirizzo Arti figurative Pittura/Mosaico con la guida della professoressa Elena Pagani e l’assistenza tecnica di Paola Nappini, su progetto di Isabella Merendi risultata vincitrice del concorso organizzato dal Comune di Ravenna, cui hanno partecipato anche gli studenti e le studentesse Aceti Sara, Albicini Chiara, Bubacco Vittoria, Bubbani Chiara, Foschi Rachele, Greco Lucia, Ingoli Giulia, Landriscina Alice, Majnishta Grejsi, Merendi Isabella, Meucci Sara, Minardo Sabrina, Orecchini Christopher, Rivalta Giacomo, Sansavini Francesca, Sferruzzi Manila, Sintoni Giulia, Tassinari Lisa, Zangheri Teresa.
Ad accogliere gli studenti l’assessore alla cultura del Comune di Pisa, Pierpaolo Magnani, il Segretario Generale della Domus Mazziniana, Riccardo Grasso, il presidente nazionale dell’Associazione Mazziniana Italiana Michele Finelli.
"La scelta di ricordare Mazzini attraverso un ritratto musivo - ha ricordato il presidente della Fondazione Ravenna Risorgimento - è nato come una scelta naturale per sottolineare il legame strettissimo della città romagnola, nota nel mondo per i propri mosaici patrimonio dell’Umanità, con la tradizione risorgimentale democratica e repubblicana incarnata da Mazzini". "L’antica arte del mosaico rievoca visivamente il valore universale del messaggio mazziniano", ha ribadito Michele Finelli. Le studentesse e gli studenti hanno da parte loro evidenziato come la sfida di rappresentare Mazzini abbia rappresentanto un’occasione per riscoprire – o per molti scoprire – una personalità ricca e articolata, ben oltre il ‘santino’ dei libri di testo. L’assessore Magnani ha portato il ringraziamento dell’intera comunità cittadina e espresso la sua soddisfazione per la ritrovata centralità della Domus Mazziniana, evidenziata anche dalle numerose iniziative di questi giorni e l’importanza di una stretta sinergia tra mondo della scuola e istituzioni culturali per la formazione delle nuove cittadine e cittadini.
Ha portato infine il saluto del presidente della Domus Mazziniana, Paolo Mancarella, rettore dell’Università di Pisa, il direttore scientifico della Domus, Pietro Finelli, che ha voluto concludere la cerimonia ricordando come per Mazzini “l’educazione è il pane dell’anima”.
Dopo la consegna del mosaico che sarà esposto al pubblico per tutto il mese di giugno nella ‘sala del Giuramento’, prima di essere collocato nelle collezioni permanenti, si è svolta una visita guidata del museo.
L’enigma mineralogico dello zolfo dei Monti Livornesi nel video documentario del Museo di Storia Naturale
“Le collezioni museali non sono soltanto custodi del nostro passato, ma sono anche fucine di idee per le ricerche del futuro”. Questa affermazione trova una sua espressione nel video “Lo zolfo dei Monti Livornesi. Storia di un enigma mineralogico”, realizzato dal Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra e il Polo Multimediale del Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura (CIDIC). Partendo da un insolito esemplare di zolfo conservato nelle collezioni mineralogiche dell’Ateneo pisano e proveniente dai Monti Livornesi, i ricercatori hanno effettuato una serie di indagini di carattere storico e geologico per cercare di comprenderne la reale provenienza.
In questo studio essi hanno collaborato con esperti naturalisti e collezionisti di minerali attivi sul territorio. Dalle pagine ingiallite dei lavori del geologo Igino Cocchi, ai resti di una collina che non esiste più, attraverso il materiale da costruzione dell’Acquedotto Lorenese che serviva la città di Livorno, i ricercatori hanno dovuto mettere assieme le disordinate tessere di un puzzle che le vicende geologiche ed umane avevano contribuito a confondere. Dalla speranza di aver trovato le tessere giuste, allo sconforto di non averle collocate correttamente, sino alla idea rivelatrice che porta all’eccitazione della scoperta, il video ripercorre le vicende che hanno condotto ad individuare una nuova ed interessante località mineralogica ricca di campioni di zolfo ma che apre una nuova serie di problematiche geologiche che dovranno essere oggetto di future ricerche scientifiche.
Il video è stato realizzato nell’ambito della iniziativa nazionale “Lo zolfo in Italia”, promossa dalla Commissione Musei della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia, in occasione dell’Anno della Mineralogia 2022 proclamato dalla International Mineralogical Association. Esso quindi fa parte di una delle iniziative rivolte alla Terza Missione organizzate dal Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra. La realizzazione del video si è avvalsa delle competenze professionali del personale del CIDIC, che ne ha curato la regia, le riprese e il montaggio. Si tratta della seconda "fruttuosa" collaborazione tra i due centri di Ateneo. L’anteprima del video “Lo zolfo dei Monti Livornesi. Storia di un enigma mineralogica” è stata proiettata in occasione del convegno “Mineralogia della Toscana: 150 anni dopo” che si è svolto presso la sede del Museo di Storia Naturale sabato 21 maggio. Oltre che sulla pagina Youtube del Museo di Storia Naturale, il video sarà anche visibile durante la mostra temporanea “Lo zolfo in Italia” che si terrà dal 6 giugno al 2 ottobre 2022.
Lo zolfo dei Monti Livornesi – Storia di un enigma mineralogico
(video documentario di 8'03’’).
Idea e progettazione: Daniela Mauro, Cristian Biagioni
Sceneggiatura: Daniela Mauro, Cristian Biagioni
Regia: Alessio Sbrana
Riprese drone: GCAVCOM
Interpreti in ordine di apparizione: Daniela Mauro, Franco Sammartino, Riccardo Torri, Massimo D’Orazio, Cristian Biagioni
Ringraziamenti: Azienda Agricola Biologica Cordecimo 2, di Vitale Fabrizio e Carlotta Miniati; Patrizia Gargani, proprietaria dei terreni dove si apre la Buca delle Fate.
Attivata all’Università di Pisa la cattedra dell’Unesco in “Sustainable Energy Communities”
È stata istituita all’Università di Pisa la cattedra dell’Unesco in “Sustainable Energy Communities” (https://unescochair.unipi.it/), che contribuirà alla missione dell’Agenzia delle Nazioni Unite di diffusione di programmi di sviluppo sostenibile attraverso la promozione dell'uso e della produzione di energia sostenibile. Prima a Pisa e tra le poche in Toscana, si distingue per il profilo internazionale e per la multidisciplinarietà, con il coinvolgimento dei dipartimenti dell’area di Ingegneria, di Informatica, di Giurisprudenza, di Chimica e Chimica industriale, di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, di Scienze politiche e di Economia e management. Partner dell’iniziativa sono l’ENI e la Electricite de France (EDF), il CNR e il CNR francese, più di trenta università di tutto il mondo e le istituzioni pisane e toscane.
La cattedra è stata presentata lunedì 30 maggio, nella Sala dei Mappamondi del rettorato dell’Università di Pisa, dal rettore Paolo Maria Mancarella e dal prorettore per la Ricerca applicata e il Trasferimento tecnologico, Marco Raugi, che è docente di Elettrotecnica e titolare della cattedra Unesco.
Il progetto elaborato dall’Ateneo pisano si propone di sviluppare uno strumento che è diventato particolarmente attuale anche in termini di autosufficienza e sicurezza energetica oltre che di contribuire al programma dell'UNESCO mirato a risolvere le esigenze prioritarie dell’Africa, attraverso il coinvolgimento di partner africani nella progettazione di strutture energetiche sostenibili specificamente basate sulle caratteristiche dei loro paesi. L’obiettivo finale è quello di definire principi e strumenti tecnici di progettazione per la simulazione e la definizione di comunità energetiche completamente autonome attraverso metodi innovativi per l'integrazione di sistemi elettrici e termici, alimentati solo da fonti rinnovabili prodotte localmente. In questo senso è necessario prefigurare un caso di studio del tutto innovativo, ribaltando l'attuale paradigma in cui le risorse energetiche si adattano alle richieste e ai bisogni degli utenti ed esaminando invece una nuova prospettiva in cui sono i fabbisogni energetici degli utenti ad adeguarsi alle risorse energetiche disponibili, sia in termini di consumi complessivi che di distribuzione oraria.
“L'accordo firmato da Università di Pisa e UNESCO per la creazione di una Cattedra sulle ‘Comunità energetiche sostenibili’ è la nostra risposta alla necessità di un'accelerazione nella transizione energetica, resa ancor più urgente dall'attuale conflitto ucraino - ha commentato il Rettore Paolo Mancarella - Un gesto che ci fa compiere un significativo salto di qualità nel nostro impegno a favore dello sviluppo sostenibile, oltre che un importante riconoscimento da parte della comunità internazionale. Tanto che la nostra candidatura è stata accompagnata da ben 40 lettere di endorsement da parte di prestigiose istituzioni, università e imprese”.
“Le comunità energetiche – ha precisato il professor Marco Raugi - possono diventare, attraverso il focus sull’energia, uno strumento abilitante per sviluppare un nuovo modello di società legato al reperimento delle risorse ai territori di riferimento. Per comunicare e informare questo cambiamento paradigmatico la cattedra Unesco prevede perciò, oltre alle attività di ricerca, anche attività rivolte alla società civile e ai giovani come eventi aperti alla cittadinanza, summer school, master e conferenze”.
174° anniversario della battaglia di Curtatone e Montanara
Venerdì 27 maggio si sono svolte le celebrazioni per il 174° anniversario della battaglia di Curtatone e Montanara, uno dei ‘momenti storici’ dell’Università di Pisa. La Domus Mazziniana ha ospitato il convegno la "Dimensione militare del Risorgimento" e in Sapienza c'è stata la commemorazione con la deposizione delle corone seguita dalla lectio "1848-49 - l'ultima guerra napoleonica".
La commemorazione della battaglia di Curtatone e Montanara giunta quest’anno alla 174esimo anniversario ricorda il coraggio dei membri del Battaglione Universitario Toscano che partirono volontari per andare a combattere sui campi lombardi. Tra di loro 384 studenti e 30 docenti dell'Ateneo pisano che il 22 marzo 1848, nell’Aula Magna della Sapienza, divenuta “storica” proprio in memoria di quella riunione, decisero di accorrere in appoggio alle truppe piemontesi impegnate contro l’esercito austriaco. Il sacrificio di molti di loro, dei quali diversi non ancora ventenni, guidati da Ottaviano Fabrizio Mossotti, docente di Fisica matematica e Meccanica celeste, si impose all’opinione pubblica del tempo e il loro esempio divenne subito uno dei simboli del rinnovamento morale e civile del Paese.
Attivata all’Università di Pisa la cattedra dell’Unesco in “Sustainable Energy Communities”
È stata istituita all’Università di Pisa la cattedra dell’Unesco in “Sustainable Energy Communities” (https://unescochair.unipi.it/), che contribuirà alla missione dell’Agenzia delle Nazioni Unite di diffusione di programmi di sviluppo sostenibile attraverso la promozione dell'uso e della produzione di energia sostenibile. Prima a Pisa e tra le poche in Toscana, si distingue per il profilo internazionale e per la multidisciplinarietà, con il coinvolgimento dei dipartimenti dell’area di Ingegneria, di Informatica, di Giurisprudenza, di Chimica e Chimica industriale, di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, di Scienze politiche e di Economia e management. Partner dell’iniziativa sono l’ENI e la Electricite de France (EDF), il CNR e il CNR francese, più di trenta università di tutto il mondo e le istituzioni pisane e toscane.
La cattedra è stata presentata lunedì 30 maggio, nella Sala dei Mappamondi del rettorato dell’Università di Pisa, dal rettore Paolo Maria Mancarella e dal prorettore per la Ricerca applicata e il Trasferimento tecnologico, Marco Raugi, che è docente di Elettrotecnica e titolare della cattedra Unesco.
Il progetto elaborato dall’Ateneo pisano si propone di sviluppare uno strumento che è diventato particolarmente attuale anche in termini di autosufficienza e sicurezza energetica oltre che di contribuire al programma dell'UNESCO mirato a risolvere le esigenze prioritarie dell’Africa, attraverso il coinvolgimento di partner africani nella progettazione di strutture energetiche sostenibili specificamente basate sulle caratteristiche dei loro paesi. L’obiettivo finale è quello di definire principi e strumenti tecnici di progettazione per la simulazione e la definizione di comunità energetiche completamente autonome attraverso metodi innovativi per l'integrazione di sistemi elettrici e termici, alimentati solo da fonti rinnovabili prodotte localmente. In questo senso è necessario prefigurare un caso di studio del tutto innovativo, ribaltando l'attuale paradigma in cui le risorse energetiche si adattano alle richieste e ai bisogni degli utenti ed esaminando invece una nuova prospettiva in cui sono i fabbisogni energetici degli utenti ad adeguarsi alle risorse energetiche disponibili, sia in termini di consumi complessivi che di distribuzione oraria.
“L'accordo firmato da Università di Pisa e UNESCO per la creazione di una Cattedra sulle ‘Comunità energetiche sostenibili’ è la nostra risposta alla necessità di un'accelerazione nella transizione energetica, resa ancor più urgente dall'attuale conflitto ucraino - ha commentato il Rettore Paolo Mancarella - Un gesto che ci fa compiere un significativo salto di qualità nel nostro impegno a favore dello sviluppo sostenibile, oltre che un importante riconoscimento da parte della comunità internazionale. Tanto che la nostra candidatura è stata accompagnata da ben 40 lettere di endorsement da parte di prestigiose istituzioni, università e imprese”.
“Le comunità energetiche – ha precisato il professor Marco Raugi - possono diventare, attraverso il focus sull’energia, uno strumento abilitante per sviluppare un nuovo modello di società legato al reperimento delle risorse ai territori di riferimento. Per comunicare e informare questo cambiamento paradigmatico la cattedra Unesco prevede perciò, oltre alle attività di ricerca, anche attività rivolte alla società civile e ai giovani come eventi aperti alla cittadinanza, summer school, master e conferenze”.
174° anniversario della battaglia di Curtatone e Montanara
Doppio appuntamento per il 174° anniversario della battaglia di Curtatone e Montanara, uno dei ‘momenti storici’ dell’Università di Pisa, che si è tenuto il 27 maggio. La mattina dalle 9 alla Domus Mazziniana (Via Giuseppe Mazzini, 71) si sono aperti i lavori del convegno la Dimensione militare del Risorgimento, il pomeriggio dalle 15,30 le celebrazioni si sono spostate al Palazzo della Sapienza (Via Curtatone e Montanara, 15) con la deposizione delle corone, la lectio 1848-49 - l'ultima guerra napoleonica del professore Massimo Caboara e la seconda parte del convegno.
Un momento della celebrazione
Il convegno, in memoria dello storico francese Hubert Heyriès, è stato organizzato dall’Università di Pisa e dalla Domus in collaborazione con l’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano e il Centro Interuniversitario di Studi storico-militari. Al centro dei lavori le recenti linee di ricerca sulla storia militare del Risorgimento che negli ultimi anni sta riscoprendo una nuova vitalità contaminandosi con altre prospettive, come la storia culturale o i gender studies, a partire dalla partecipazione femminile e dal ruolo delle ‘donne in armi’. Sempre in tema militare, l’intervento di Massimo Caboara si è incentrato sulla prima guerra d’indipendenza come ultima propaggine, dal punto di vista della tecnologia militare, tattico e strategico, della grande stagione di guerre di fine ‘700 e inizio ‘800.
Un momento della celebrazione
La commemorazione della battaglia di Curtatone e Montanara giunta quest’anno alla 174esimo anniversario ricorda il coraggio dei membri del Battaglione Universitario Toscano che partirono volontari per andare a combattere sui campi lombardi. Tra di loro 384 studenti e 30 docenti dell'Ateneo pisano che il 22 marzo 1848, nell’Aula Magna della Sapienza, divenuta “storica” proprio in memoria di quella riunione, decisero di accorrere in appoggio alle truppe piemontesi impegnate contro l’esercito austriaco. Il sacrificio di molti di loro, dei quali diversi non ancora ventenni, guidati da Ottaviano Fabrizio Mossotti, docente di Fisica matematica e Meccanica celeste, si impose all’opinione pubblica del tempo e il loro esempio divenne subito uno dei simboli del rinnovamento morale e civile del Paese.
Presentazione della prima cattedra pisana dell’Unesco in “Sustainable Energy Communities”
Sarà presentata lunedì 30 maggio, alle ore 11 nella Sala dei Mappamondi del rettorato dell’Università di Pisa, la prima cattedra Unesco attivata a Pisa su “Sustainable Energy Communities”, che contribuirà alla missione Unesco di diffusione di programmi di sviluppo sostenibile attraverso la promozione dell'uso e della produzione di energia sostenibile.
Alla presentazione interverranno il rettore Paolo Maria Mancarella e il prorettore per la Ricerca applicata e il Trasferimento tecnologico, Marco Raugi, che è il titolare della cattedra.
Sulle note della Pace con il violoncello di Felipe Avellar de Aquino
Giovedì 26 maggio nel cortile del Palazzo della Sapienza si è tenuto il concerto “Un Violoncello per la Pace” con protagonista il violoncellista brasiliano Felipe Avellar de Aquino, accolto dai saluti della professoressa Enza Pellecchia, direttrice del CISP, il Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace, e del professor Francesco Marcelloni, prorettore alla cooperazione e relazioni internazionali. Erano inoltre presenti il rettore Paolo Maria Mancarella, il direttore del Centro per l'Innovazione e la Diffusione della Cultura (CIDIC), Saulle Panizza, e alcune visiting professor ucraine con parenti rifugiati.
Il concerto è stato preceduto da un intervento del professor Marcílio Toscano Franca Filho, docente presso l'Università Federale di Paraíba (Brasile) e adesso visiting professor del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Pisa. Sono state eseguite opere di Gaspar Cassadó (Spagna), Clóvis Pereira (Brasile) e Zoltán Kodály (Ungheria), la cui scrittura coniuga virtuosismo strumentale con elementi della tradizione popolare e delle espressioni popolari di ogni paese. Come riportato sul libretto del concerto, “nonostante tre distinti background culturali, possiamo ancora sentire una convergenza espressiva di gesti musicali che sottolinea il senso di fratellanza tra le persone e le Nazioni. Ricordandoci che il processo di pace può partire da un semplice gesto come un violoncellista che si esibisce da solo. Questo può certamente toccare il cuore degli altri, portando più persone a questo continuo sforzo verso il processo di pace”.
Alla fine del concerto il rettore Paolo Mancarella ha consegnato ai professori Felipe Avellar de Aquino e Marcílio Toscano Franca Filho la medaglia con il Cherubino.
Qui di seguito riportiamo il testo del discorso pronunciato dal professor Marcílio Toscano Franca Filho subito prima del concerto, in cui parla del rapporto tra musica e pace.
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La guerra ha un suono. E non è solo il suono delle bombe, le urla, le sirene antiaeree, le esplosioni, il pianto o gli spari. Ci sono anche inni marziali, trombe, tamburi, le note delle marce e i canti di battaglia che incoraggiano le truppe e spaventano i nemici. Questa è stata la tragica e fragorosa melodia della guerra per molti secoli.
Nel 2010, la pop star Simon Bikindi, famoso cantautore ruandese, una specie di Michael Jackson locale e il volto più visibile del Ministero della Gioventù e dello Sport nel Paese africano dilaniato dalla guerra civile, è stato condannato a 15 anni di carcere per un crimine contro l'umanità, da una Corte Internazionale delle Nazioni Unite. Il suo delitto? Incitare in modo serio, ripetitivo, diretto e pubblico, con composizioni musicali distribuite su cassette e trasmesse in altoparlante, live e su Radio Rwanda, i loro connazionali hutu al feroce genocidio dell'etnia tutsi durante i massacri del 1994. Per i giudici del Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda, a L'Aia, Simon Bikindi, durante la creazione della colonna sonora del flagello ruandese, si è reso colpevole di istigazione al genocidio con i suoi lavori che mescolavano testi rap con melodie tradizionali africane.
Mai prima un tribunale internazionale aveva condannato un musicista per il contenuto della sua musica, anche se questa non era affatto la prima volta che la musica veniva usata per offendere i diritti umani, come arma di guerra, per fomentare l'odio razziale o come strumento di tortura.
Antichi e recenti esempi non sono pochi: dalle sonore Trombe di Gerico, nella Bibbia, all'umiliante “Tauza”, il ballo in cui i prigionieri politici dell'apartheid sudafricano erano costretti a ballare nudi, davanti ad altri detenuti e polizia, al fine di esporre potenziali oggetti nascosti e nelle loro parti intime; arrivando persino all'uso della musica come strumento di tortura psicologica nelle carceri di Abu Grahib, Guantánamo o nel Gulag sovietico. Inoltre, il dramma di musicisti ebrei costretti a suonare per i loro aguzzini durante le feste del Terzo Reich o dei prigionieri politici argentini che hanno dovuto ballare con gli ufficiali della dittatura militare nei centri di intrattenimento per le truppe non possono essere dimenticati.
Decisamente, non tutta la musica significa elevazione intellettuale, morale o spirituale. La musica è un'azione profondamente sociale, non è mai innocente e, come ogni risultato del comportamento umano, è ambigua, può essere corrotta dall'ideologia e configurata come strumento o risultato del nazionalismo, dell'estremismo e di ogni tipo di violenza.
Ma che dire della pace: la pace ha un suono? Quel suono - se esistesse - sarebbe rumore o potrebbe essere musica? In effetti, una melodia può essere un cammino verso la pace? La musica può essere uno strumento di peacemaking, peacekeeping, peacebuilding e peace enforcement?
Nello stesso Ruanda di Simon Bikindi, pochi anni prima della sua condanna, la musicista Odile Gakire (Kiki) Katese ha creato, nel 2004, un gruppo di percussioni tradizionali tutto al femminile chiamato Ingoma Nshya. Tutte le donne erano sopravvissute alla guerra civile ruandese del 1994 e appartenevano a entrambe le parti del conflitto. Alcune di quelle percussioniste che avevano perso parenti cari hanno suonato i tamburi fianco a fianco con i parenti dei genocidi, in una eloquente dimostrazione del potere della musica di unire e produrre armonia. Inoltre, le percussioni tradizionali in Ruanda erano riservate ai soli uomini e il gruppo Ingoma Nshya ha dimostrato che portando le donne in primo piano, le culture possono cambiare ed evolversi.
Questo, ovviamente, non è un esempio isolato. Musicisti di vari stili si sono impegnati contro la guerra e a favore della pace in diverse occasioni. Nella seconda metà del ventesimo secolo, il violoncellista catalano Pablo Casals si è distinto in modo eloquente contro tutti i tipi di guerre e regimi oppressivi. Casals è stato anche nominato per il Premio Nobel per la Pace nel 1958, ha ricevuto la Medaglia per la Pace delle Nazioni Unite e ha persino composto un inno alle Nazioni Unite nel 1971, commissionato dal segretario generale U Thant. Bob Dylan, premio Nobel per la letteratura nel 2016 e autore di classici pacifisti come “Masters of War” e “Blowing in the Wind”, è stato una figura di spicco nelle proteste contro la guerra in Vietnam. Nel 2006, il violoncellista Yo-Yo Ma è stato designato dalle Nazioni Unite come "Messaggero della Pace". Poco dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, il violoncellista russo Mstislav Rostropovich ha suonato una composizione di Johann Sebastian Bach in una Berlino riunificata dopo 28 anni. Non si può nemmeno dimenticare la West Eastern Divan Orchestra, una sinfonica fondata nel 1999 dal direttore Daniel Barenboim e dallo scrittore Edward Said con l'obiettivo di promuovere il dialogo tra musicisti provenienti da paesi e culture storicamente ostili. Ora, durante la tragedia della guerra in Ucraina, la televisione mondiale ha mostrato un anonimo violoncellista suonare il suo strumento come un disperato grido di pace.
Ma qual è il senso di queste iniziative? Qual è il potere di queste esibizioni di musica per la pace? Questo ha qualche effetto pratico? Cosa può, infatti, un musicista con il suo strumento contro eserciti e cannoni? È questo, per caso, diverso da quello che può fare un intellettuale con la sua penna o un manifestante con il suo megafono?
W. H. Auden aveva una visione pessimistica del potere dell'arte e degli artisti. Una volta, interrogato, disse: “So che, anche con tutti i versi che ho scritto, anche con tutte le posizioni che ho preso (...), non ho salvato un solo ebreo... La storia politica del mondo sarebbe stata esattamente la stessa se non fosse stata scritta una sola poesia, né dipinto un solo quadro, né composta una sola battuta di musica.”
Perdonate la mia audacia, ma non posso essere d'accordo con il poeta inglese. Arte e musica possono fare molto, altrimenti gli artisti non sarebbero così perseguitati, uccisi, imprigionati o censurati dalle dittature nel corso della storia. Quindi c'è davvero un significato profondo, un'importanza enorme e un'utilità innegabile in queste esibizioni di "musica per la pace".
Quando il mio stimato amico Felipe Avellar de Aquino, uno dei più talentuosi violoncellisti brasiliani e professore al Dipartimento di Musica dell'Università Federale di Paraíba, è disposto a eseguire un concerto chiamato "un violoncello per la pace" nel Palazzo della Sapienza, ci fa vedere, in primis, che la musica è un'ottima metafora di un “processo di pace”. Alla fine, la creazione musicale è il risultato della risoluzione dei molti conflitti tra le note, tra gli strumenti, tra le interpretazioni, tra le dissonanze che dialogano e si armonizzano. E più importante: La musica, infatti, non elimina le differenze, ma le somma e le unisce, producendo empatia, comprensione e trasformazione reciproca, convertendo in consonanza e armonia ciò che prima era solo conflitto e disarmonia. In un'orchestra, ad esempio, sarebbe tragico mettere a tacere il violinista per sentire solo i violoncelli. La diversità è la più grande risorsa di qualsiasi orchestra.
In secondo luogo, un concerto come questo dimostra che, nonostante l’idea generale che la musica sia un linguaggio universale, la cultura musicale è fortemente legata alle tradizioni locali, alla cultura del territorio e al senso di appartenenza a una comunità. Condividere una melodia comune o cantare un ritmo popolare rafforza il senso di comunità, abbatte le percezioni di dissomiglianza e crea un senso di solidarietà e di riconciliazione. Nel concerto “Un violoncello per la pace”, una selezione di opere basate sulla musica popolare di tre paesi diversi - di Gaspar Cassadó (Spagna), Clóvis Pereira (Brasile) e Zoltán Kodály (Ungheria) - ci permetterà di ascoltare una convergenza espressiva di gesti musicali che enfatizzano il senso della fraternità. Lo stesso senso di fraternità presente nel quarto movimento della Nona Sinfonia di Beethoven, l’Inno alla gioia, che incanta e commuove a tutti noi dalle sue note di apertura.
E parlando di emozione, si può menzionare un terzo punto. Dato il fascino emotivo che le manifestazioni musicali presentano, questo concerto dimostra che la musica ha il potere di amplificare le azioni. Azioni che vanno dalle manifestazioni contro la guerra, attraverso le affermazioni dell'umanità stessa in mezzo al conflitto e il sostegno alla guarigione dei traumi, alla promozione dell'empowerment della comunità e all'espressione e apprezzamento dei gruppi emarginati. In questo contesto, la musica può indubbiamente supportare e rafforzare i processi di peacemaking, peacekeeping, peacebuilding e peace enforcement.
Questo giorno può offrire anche una quarta riflessione, sul legame privilegiato tra musica e umanità. Un brano musicale ben composto e ben eseguito è infatti una grande impresa dello spirito umano, tanto quanto un dipinto di Cecco di Pietro o una scultura di Nicola Pisano, per esempio. Ma, nel caso dell'esecuzione musicale, è come se fossimo seduti accanto al grande maestro Nicola Pisano nell'esatto momento in cui lui brandisce martello e scalpello per scolpire il maestoso pulpito del Battistero di Pisa, gioiello del gotico e una delle pietre miliari della scultura italiana. In altre parole, qui c'è un messaggio di ottimismo: “siamo ancora capaci”. Non è mai facile, ma è possibile. Non è facile perché, come diceva Vladimir Horowitz, suonare bene richiede ragione, cuore e mezzi tecnici in egual misura e proporzione: “Senza ragione sarà un fiasco; senza tecnica, sarei un dilettante; senza cuore, una macchina”. Questa complessa modulazione tra ragione, tecnica ed emozione richiede allenamento, prova, investimento di tempo e studio. Tutto questo non è lontano dai processi di peacemaking, peacekeeping, peacebuilding e peace enforcement. Posso dirlo con l'esperienza personale di chi è stato consigliere giuridico della Missione di Pace delle Nazioni Unite a Timor Est, un paese dove la cultura musicale è ricca ed è stata di grande aiuto nella sua ricostruzione.
Facilitando le connessioni tra le persone, superando le differenze, consentendo la memoria e ricostruendo relazioni spezzate dalla violenza, non ho dubbi che il soft power della musica occupa un posto privilegiato nei processi di pace, ovunque nel mondo.
Non ho inoltre dubbi sul fatto che il suono della pace, nelle società multietniche, multireligiose e multiculturali, sia inclusivo, diverso, dialogico, polifonico, multiplo, plurale. Proprio come non c'è solo una via per la pace, non c'è nemmeno una sola musica per la pace. Ci sono diverse possibili colonne sonore. Dico però senza timore di sbagliarmi che, in questa colonna sonora della pace, deve esserci uno spazio generoso per lo meno per l'ultima frase del personaggio Marcello, il pittore de La Bohème, di Giacomo Puccini, un frammento che deve costituire l'appello permanente per tutti i nostri sforzi, grandi e piccoli, alla ricerca della pace: “Coraggio!” "Coraggio!"
Con l'eco di quella piccola frase di Marcello, che riecheggia nel Palazzo della Sapienza, vi lascio ora con la voce del violoncello del prof. Aquino. E questa è la quinta ed ultima lezione che la musica ci offre oggi: non può esserci pace senza ascolto. Ascoltare l'altro è un dovere fondamentale per chi cerca la pace.
Questo testo è dedicato a Fyodor Petrov, soldato della libertà del suo paese.
Grazie mille.
Prof. Marcílio Toscano Franca Filho
Tracciare la Chiralità in tempo reale
Gli scienziati del Politecnico Federale di Losanna in Svizzera (EPFL) hanno sviluppato una nuova tecnica, basata sul laser, in grado di misurare le variazioni ultraveloci nella simmetria strutturale delle molecole, e in particolare una proprietà chiamata chiralità, monitorando i loro cambiamenti conformazionali in tempo reale. L’utilizzo di questa tecnica, in collaborazione con ricercatori delle Università di Ginevra e Pisa, ha permesso di risolvere un problema di vecchia data su come un'importante classe di complessi metallici cambia le proprie proprietà magnetiche quando viene attivata da un impulso di luce. Questo risultato può avere implicazioni, per esempio, in applicazioni di archiviazione dei dati su supporti magnetici. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature Chemistry a fima per l'Ateneo pisano del dottor Francesco Zinna, ricercatore del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale.
Rappresentazione artistica di una misura di dicroismo circolare risolta nel tempo di un complesso spin-crossover fotoeccitato. Immagine di Ella Maru Studio, Inc.
Le molecole chirali esistono in due forme, chiamate enantiomeri, che sono immagini speculari l'una dell'altra e non sono sovrapponibili, esattamente come una coppia di mani. Sebbene condividano le stesse proprietà chimiche e fisiche, due enantiomeri possono avere effetti completamente diversi in fenomeni (bio)chimici. Ad esempio, una proteina o un enzima può legare solo una forma enantiomerica di una molecola bersaglio. Di conseguenza, l'identificazione e il controllo della chiralità sono spesso fondamentali per sviluppare composti (bio)chimici, ad es. nell'industria alimentare, delle fragranze e farmaceutica.
Una delle tecniche più comuni per rivelare la chiralità è il dicroismo circolare, che misura come i campioni chirali assorbano la luce polarizzata circolarmente sinistra e destra in modo diverso. Il dicroismo circolare può anche aiutare a risolvere la conformazione di una molecola studiandone la risposta alla luce circolarmente polarizzata, una caratteristica che l'ha reso uno strumento analitico comune nelle scienze (bio)chimiche.
Tuttavia, il dicroismo circolare è stato finora limitato nella risoluzione temporale e nell'intervallo spettrale. I ricercatori guidati da Malte Oppermann nel gruppo di Majed Chergui all'EPFL, hanno ora sviluppato un nuovo strumento a risoluzione temporale che misura i cambiamenti del dicroismo circolare in frazioni di picosecondo (un trilionesimo di secondo), il che significa che può "scattare" istantanee ultraveloci della chiralità di una molecola durante tutta la sua attività (bio)chimica. Ciò consente di catturare la chiralità delle molecole nel loro stato eccitato e di risolverne il movimento conformazionale che avviene a seguito dell’assorbimento della luce.
In collaborazione con il gruppo di Jérôme Lacour dell'Università di Ginevra e Francesco Zinna dell'Università di Pisa, Il nuovo metodo è stato utilizzato per studiare le dinamiche di commutazione magnetica, associata a transizioni di stati di spin, dei cosiddetti "complessi spin-crossover a base di ferro" - un'importante classe di composti di coordinazione con possibili applicazioni in dispositivi magnetici di archiviazione ed elaborazione di dati. Dopo decenni di ricerca, il meccanismo di disattivazione del loro stato magnetico è rimasto irrisolto, nonostante la sua importanza dal punto di vista sia fondamentale che applicativo.
Effettuando un esperimento di dicroismo circolare risolto nel tempo, i ricercatori hanno scoperto che la perdita di magnetizzazione è determinata da una torsione della struttura della molecola che ne distorce la simmetria. In modo inatteso, il team è stato anche in grado di rallentare il decadimento dello stato magnetico, sopprimendo il movimento di torsione tramite un controllo chimico della chiralità dei complessi.
"Questi esperimenti rivoluzionari mostrano che il dicroismo circolare risolto nel tempo è particolarmente adatto a catturare il movimento molecolare che guida molti processi (bio)chimici", affermano i ricercatori. “Lo studio dimostra come il controllo della chiralità sia fondamentale anche nel controllo delle transizioni alto-basso spin. Tali transizioni sono fondamentali anche in processi biologici, quale, ad esempio, la formazione del legame tra ossigeno e ferro-emoglobina”.