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D. Marchi2020È il professor Damiano Marchi il nuovo direttore del Centro Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa. Subentrato alla professoressa Elena Bonaccorsi ormai a fine mandato, rimarrà in carica fino al 31 ottobre 2022.

Damiano Marchi è docente di Antropologia e svolge la sua attività di ricerca presso il dipartimento di Biologia, dove si occupa di evoluzione della locomozione nell’Uomo e di antropologia virtuale. Damiano Marchi ha insegnato per sei anni negli Stati Uniti alla Duke University e poi ha svolto un anno di ricerca alla University of the Witwatersrand in Sudafrica. Nel 2015 è stato l’unico italiano coinvolto nello studio del nuovo fossile trovato in Sudafrica, Homo naledi. Nella sua ricerca ha visitato molti musei di storia naturale in giro per il mondo. Ha scritto un libro di divulgazione scientifica, ha partecipato a diversi programmi divulgativi, sia televisivi che radiofonici e presentato la sua ricerca in varie scuole in Italia.

Damiano Marchi è entrato in carica da pochi giorni, in un periodo in cui il museo è chiuso al pubblico: «Ho assunto la direzione del museo in un periodo difficile a causa dell’emergenza COVID. La precedente direttrice ha svolto un lavoro eccellente lo scorso anno, in cui il museo è rimasto chiuso al pubblico per lunghi periodi. Assumere la direzione dopo quella di Elena Bonaccorsi, è una grande responsabilità. Il mio primo impegno sarà cercare di continuare i molti progetti che non è stato possibile portare a compimento a causa dell’emergenza sanitaria. In questo posso contare sulla collaborazione del personale del museo, costituito da persone molto motivate e disponibili. Per esempio, inaugureremo a primavera la nuova sala “immersiva” dedicata alla biodiversità. Nella sala si trovano animali tassidermizzati della collezione Barbero e della collezione storica del museo e il visitatore viaggerà nei cinque continenti circondato da questi animali. Stiamo inoltre rimodernando l’acquario del museo, rendendo l’esperienza più coinvolgente per il visitatore con nuova pannellistica e arricchendo le vasche con ricostruzioni ambientali in cui i pesci potranno “sentirsi a casa loro”».

Museo del Territorio Calci 04

Nonostante la chiusura al pubblico, il museo ha svolto e continuerà a svolgere nei mesi futuri la sua funzione di divulgazione, di didattica, di presenza nell’università e sul territorio tramite le molte iniziative sui social media che tutto il personale si è impegnato a sostenere e che possono essere seguite accedendo dalla pagina web del museo.

«Nel mio lavoro faccio largo uso di realtà virtuale e tecnologie digitali per studiare la struttura dello scheletro dei nostri antenati, per capire quali forze hanno portato, durante l’evoluzione, alla condizione dell’Uomo attuale. Il museo ha una storia lunghissima. Durante la sua “evoluzione” ha dovuto fronteggiare molti cambiamenti per mantenere la sua funzione divulgativa, didattica e scientifica. Se paragoniamo il museo a un organismo vivente, esso è oggi sottoposto a una forte pressione ambientale dovuta all’emergenza delle nuove tecnologie digitale, che oramai permeano qualsiasi ambito, non solo scientifico. E l’emergenza COVID ha ulteriormente aumentato questo fatto. Io credo che le nuove tecnologie digitali possano essere messe a servizio del museo per renderlo più adatto alle aspettative del visitatore di oggi. Possono arricchire molto l’esperienza del visitatore che può così “entrare” e “interagire” con le varie esposizioni invece che solamente osservarle. Io mi riterrei estremamente soddisfatto se, durante la mia direzione, riuscissi a cominciare un processo di valorizzazione delle importanti esposizioni – storiche e non – del museo mediante l’utilizzo delle più innovative tecnologie digitali disponibili oggi, per fornire al visitatore un’esperienza unica».

Nell'ambito dell'ultimo bando della Ricerca Finalizzata del Ministero della Salute, l'IRCCS Fondazione Stella Maris ha vinto il primo progetto, guidato dalla dottoressa Giuseppina Sgandurra, ricercatrice della Stella Maris e dell'Università di Pisa, Lo studio che ha un finanziamento ministeriale di 450 mila euro (727 mila in totale, compreso il co-finanziamento) punta a estendere le precedenti esperienze di AOT (terapia riabilitativa basata sulla scoperta dei neuroni specchio, ossia la corrispondenza tra azione osservata e azione eseguita) dai bambini con paralisi cerebrale a tipo emiplegia (paralisi a uno dei due lati del corpo) a quelli con diplegia (paralisi a entrambi i lati).

stella maris

Lo studio ha la collaborazione di partner di grande rilevanza e in particolare, il professor Giovanni Cioni, direttore scientifico dell'IRCCS Stella Maris, il professor Adriano Ferrari dell'Azienda USL IRCCS di Reggio Emilia e il professor Leonardo Fogassi del Dipartimento di Medicina e chirurgia dell'Università di Parma. Partecipa al progetto anche la giovane terapista Elena Beani, che da sempre ha collaborato nel portare avanti questo tipo di progetti di successo.

Questo pool di ricercatori sono stati fra i primi a sperimentare l'AOT nei bambini con paralisi cerebrale, in particolare nell'emiplegia. Inoltre, hanno lavorato alla progettazione, analisi dei dati clinici e risonanza magnetica di questo nuovo approccio riabilitativo, sperimentando anche l'utilizzo di un supporto tecnologico con Tele-UPCAT, il progetto anch'esso finanziato dal Ministero della Salute nel 2011 che ha visto protagonista  la stessa dott.ssa Sgandurra. Quello studio ha ottenuto risultati ottimi, che hanno permesso all'AOT di essere annoverata tra gli approcci più validati scientificamente nella riabilitazione dell'arto superiore nei bambini con paralisi cerebrale (PC).

Prof Cioni e dr.ssa Sgandurra"Nell'ambito delle nuove prospettive della medicina personalizzata - dice la dottoressa Sgandurra (nella foto a destra con il professor Cioni) - abbiamo sempre asserito che non era possibile utilizzare gli esercizi proposti al bambino con emiplegia per i bambini con diplegia per la compromissione bilaterale dei loro arti superiori. Per questo, appena dimostrato scientificamente che l'AOT funziona e che si può praticare direttamente a casa del bambino, abbiamo ideato un nuovo progetto per il recupero della manipolazione nei bambini con forme diplegiche". 

"Anche in questo caso gli esercizi sono personalizzati alle specifiche richieste riabilitative del singolo paziente. L'interesse verso i pazienti diplegici - aggiunge il professor Adriano Ferrari- è giustificato non solo dal loro numero, inferiore di poco solo a quello dei bambini emiplegici, ma dal fatto che il recupero della capacità di manipolazione in questi pazienti è stato troppo a lungo oscurato dalla attenzione rivolta ai problemi del cammino".  

"Questo progetto - sottolinea il professor Leonardo Fogassi - ci darà un'importante opportunità, come per i precedenti progetti nei bambini emiplegici, di mettere in evidenza le modificazioni cerebrali alla base degli effetti della terapia nei diplegici" .

"L'utilizzo della tecnologia Khymeia, industria italiana di apparecchiature biomedicali, permetterà di implementare per la prima volta l'AOT in una replicabile struttura di tele-riabilitazione. Il nostro progetto è stato giudicato così valido - spiega la dott.ssa Sgandurra - da meritare un ulteriore finanziamento da parte dell'AACPDM, la più grande associazione Americana sulla paralisi cerebrale, per effettuare uno studio pilota mirato, prima di iniziare quello più complesso finanziato dal Ministero della Salute. Entrambi gli studi verranno condotti su bambini eleggibili afferenti per la terapia rieducativa alla Fondazione Stella Maris di Pisa e alla Unità per le gravi disabilità infantili dell'IRCCS AUSL di Reggio Emilia".

Commenta il professor Giovanni Cioni: "Tra le caratteristiche del progetto che hanno permesso di superare la concorrenza delle centinaia di proposte presentate al Ministero della Salute, voglio ricordare la sua interdisciplinarità, che mette insieme le scienze neurologiche e riabilitative sul bambino, le neuroscienze di base e le nuove tecnologie ICT, applicate ad un disturbo neurologico, molto grave per sue conseguenze per il bambino e la sua famiglia e non raro".
(Fonte: Ufficio stampa Fondazione Stella Maris).

 

L’Europa guarda alla rete del futuro. Mentre i prossimi anni vedranno la diffusione massiccia del 5G, l'insieme di tecnologie di telefonia mobile e cellulare i cui standard definiscono la quinta generazione della telefonia mobile, la ricerca lavora già alla generazione successiva della rete, il 6G, in grado di assicurare la gestione efficiente dell’enorme traffico dati generato dalla grande quantità di dispositivi connessi, con una velocità decisamente superiore a quella che dovrebbe garantire il 5G.

È questo l’orizzonte del progetto europeo Hexa-X, finanziato con 12 milioni di euro, e che coinvolge più di 25 partner, tra cui i giganti della telefonia Nokia, Ericcson e Intel, e centri di ricerca come le Università di Pisa, Dortmund, Madrid, e il politecnico di Torino. Il progetto inizierà il 1° gennaio 2021, con una durata prevista di due anni e mezzo. Per l’Università di Pisa il progetto sarà sviluppato dal gruppo di reti di calcolatori, coordinato da Giovanni Stea, e dal gruppo di Intelligenza Artificiale, coordinato da Francesco Marcelloni, entrambi del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione.

“Un esempio concreto delle potenzialità del 6G - commenta Giovanni Stea, docente di Ingegneria Informatica e responsabile del progetto per l’Università di Pisa - ci viene fornito dalle auto a guida autonoma: per fare in modo che la circolazione sulle strade avvenga rapidamente e in sicurezza, tutte le auto dovranno essere connesse tra di loro e ricevere e inviare costantemente e istantaneamente informazioni relative alla propria posizione, ai semafori, alle altre vetture e a molto altro. Per gestire questo enorme traffico dati non basteranno le capacità di elaborazione del 5G. Sarà compito del 6G vincere questa sfida ingegneristica e computazionale”.

“Uno dei pilastri su cui si fonderà la rete di prossima generazione - aggiunge Francesco Marcelloni - sarà l’uso massiccio dell’Intelligenza Artificiale. Il ruolo dell’Università di Pisa riguarderà lo studio e lo sviluppo di metodi e architetture di Intelligenza Artificiale per realizzare reti sempre più efficienti e servizi di nuova generazione per gli utenti”.

Le potenzialità sono immense: oltre alle citate automobili a guida autonoma, il potenziamento nei vari settori già interessati dal 5G quali Internet of Things, Industria 4.0, salute e benessere, e intrattenimento.

A questi obiettivi corrispondono altrettante sfide da vincere, non solo sull’intelligenza della rete e la velocità di connessione, ma anche per quanto riguarda la protezione dei dati degli utenti e l’impatto delle tecnologie ICT sull’ambiente, progettando un’infrastruttura digitale ottimizzata per un basso consumo energetico, per offrire all’industria, alla società e alla politica strumenti avanzati per una digitalizzazione sostenibile.

“La prospettiva – conclude Stea – è quella di una rete in cui, grazie all’Intelligenza Artificiale, si aprono scenari che ora ci sembrano fantascientifici. Oltre alle auto a guida autonoma, infatti, è possibile immaginare un mondo caratterizzato da una IA ubiqua, in cui gli utenti stessi mettono a disposizione le loro capacità di computazione per realizzare servizi distribuiti in modo sicuro e rispettando la privacy”.

YOU DESIGN Poster 0Una gara per progettare una passerella pedonale di 60 metri di luce libera situata nei pressi di Stoccarda, in Germania. Con questo obiettivo da alcuni giorni è partita una prestigiosa collaborazione internazionale università-impresa che coinvolge il corso di Progetto di Strutture Speciali dell'Università di Pisa, di cui è titolare il professor Maurizio Froli e co-docente il Phd Francesco Laccone, e lo Studio internazionale di ingegneria e architettura SBP (www.sbp.de), celebre per i suoi progetti di ponti avveniristici e grandi coperture.

Grazie alla presenza del professor Maurizio Froli, inventore delle travi di vetro TVT e secondo classificato nel concorso World Innovation in Bridge Engineering 2017, lo studio SBP ha proposto la competizione “You, design” riservata agli studenti del corso pisano che ha come tema il progetto di una passerella pedonale nei pressi di Stoccarda, sede principale di SBP. Gli studenti riceveranno istruzione e guida alla progettazione di passerelle nel corso di alcuni workshop on line che saranno tenuti da alcuni dei progettisti dello Studio SBP, tra i quali Andreas Keil, direttore della Bridge Division, Daniel Gebreiter, Conceptual Design Lead e Matteo Dini, Project Manager e già allievo dell’Università di Pisa.

Al termine della competizione, il primo classificato sarà premiato con un periodo di Internship retribuito di sei mesi nella sede di SBP a Stoccarda.

L’Europa guarda alla rete del futuro. Mentre i prossimi anni vedranno la diffusione massiccia del 5G, l'insieme di tecnologie di telefonia mobile e cellulare i cui standard definiscono la quinta generazione della telefonia mobile, la ricerca lavora già alla generazione successiva della rete, il 6G, in grado di assicurare la gestione efficiente dell’enorme traffico dati generato dalla grande quantità di dispositivi connessi, con una velocità decisamente superiore a quella che dovrebbe garantire il 5G.

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È questo l’orizzonte del progetto europeo Hexa-X, finanziato con 12 milioni di euro, e che coinvolge più di 25 partner, tra cui i giganti della telefonia Nokia, Ericcson e Intel, e centri di ricerca come le Università di Pisa, Dortmund, Madrid, e il politecnico di Torino. Il progetto inizierà il 1° gennaio 2021, con una durata prevista di due anni e mezzo. Per l’Università di Pisa il progetto sarà sviluppato dal gruppo di reti di calcolatori, coordinato da Giovanni Stea, e dal gruppo di Intelligenza Artificiale, coordinato da Francesco Marcelloni, entrambi del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione.

“Un esempio concreto delle potenzialità del 6G - commenta Giovanni Stea, docente di Ingegneria Informatica e responsabile del progetto per l’Università di Pisa - ci viene fornito dalle auto a guida autonoma: per fare in modo che la circolazione sulle strade avvenga rapidamente e in sicurezza, tutte le auto dovranno essere connesse tra di loro e ricevere e inviare costantemente e istantaneamente informazioni relative alla propria posizione, ai semafori, alle altre vetture e a molto altro. Per gestire questo enorme traffico dati non basteranno le capacità di elaborazione del 5G. Sarà compito del 6G vincere questa sfida ingegneristica e computazionale”.

Uno dei pilastri su cui si fonderà la rete di prossima generazione - aggiunge Francesco Marcelloni - sarà l’uso massiccio dell’Intelligenza Artificiale. Il ruolo dell’Università di Pisa riguarderà lo studio e lo sviluppo di metodi e architetture di Intelligenza Artificiale per realizzare reti sempre più efficienti e servizi di nuova generazione per gli utenti”.

Le potenzialità sono immense: oltre alle citate automobili a guida autonoma, il potenziamento nei vari settori già interessati dal 5G quali Internet of Things, Industria 4.0, salute e benessere, e intrattenimento.

A questi obiettivi corrispondono altrettante sfide da vincere, non solo sull’intelligenza della rete e la velocità di connessione, ma anche per quanto riguarda la protezione dei dati degli utenti e l’impatto delle tecnologie ICT sull’ambiente, progettando un’infrastruttura digitale ottimizzata per un basso consumo energetico, per offrire all’industria, alla società e alla politica strumenti avanzati per una digitalizzazione sostenibile.

“La prospettiva – conclude Stea – è quella di una rete in cui, grazie all’Intelligenza Artificiale, si aprono scenari che ora ci sembrano fantascientifici. Oltre alle auto a guida autonoma, infatti, è possibile immaginare un mondo caratterizzato da una IA ubiqua, in cui gli utenti stessi mettono a disposizione le loro capacità di computazione per realizzare servizi distribuiti in modo sicuro e rispettando la privacy”.

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