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Martedì, 22 Settembre 2020 10:23

Corsi online

In questa pagina si possono trovare istruzioni su come usare strumenti semplici e gratuiti per la creazione di aule virtuali per permettere la partecipazione a distanza degli studenti, con l'utilizzo del proprio computer, tablet o cellulare. Gli strumenti messi a disposizione sono Teams di Microsoft e Meet di Google. L'utilizzo è gratuito collegandosi con le proprie credenziali di Ateneo.

Le caratteristiche di questi due strumenti sono:

  • Meet di Google consente la partecipazione fino a 250 studenti, consente di convocare riunioni facilmente anche su tablet e di eseguire lo streaming fino a 100.000 partecipanti (senza interazione).
  • Teams di Microsoft consente la partecipazione fino a 250 studenti, risulta più agevole su computer e laptop che su tablet e cellulari, permette di registrare la lezione e di lasciare a disposizione del materiale per gli studenti.

IMPORTANTE:
Le aule virtuali create per le lezioni attraverso Teams di Microsoft o Meet di Google possono essere utilizzate anche per i ricevimenti studenti e gli esami che si possono svolgere in modalità online.

Guide per le video lezioni e l'e-learning

Guide per docenti

 

Guide per studenti

Guide per esami 

 

FAQ

Al seguente link è possibile leggere una lista aggiornata delle più frequenti domande e relative risposte poste dai docenti e che integrano le guide pubblicate in questa pagina: leggi le FAQ

 

Assistenza tecnica nei dipartimenti

Per ricevere assistenza tecnica è possibile contattare i servizi informatici dipartimentali

Offerte per la connessione 

I principali operatori di telefonia mobile forniscono traffico gratis per la didattica a distanza. È possibile seguire le lezioni online senza consumare il traffico dati degli abbonamenti ai telefoni cellulari.

Offerte (alcune delle quali gratuite)  per servizi per la propria connessione sono disponibili sul portale del Ministero dell'Innovazione Tecnologica.

 

Per ulteriori dettagli e approndimenti:

Google Meet

IT: Formazione su Google Meet
EN: Training on Google Meet

Microsoft Teams

IT: Formazione su Microsoft Teams
EN: Training on Microsoft Teams

Martedì, 22 Settembre 2020 07:15

Marco Malvaldi protagonista di un video per Unipi

"L'esperienza fa la differenza" è il titolo del video che lo scrittore e divulgatore scientifico, Marco Malvaldi, ha realizzato all’Università di Pisa, la “sua” università, per invitare gli studenti a iscriversi a un ateneo ricco di storia e prestigio, frequentando una vera e propria città-campus unica nel panorama accademico italiano.

La sceneggiatura utilizza toni giocosi e animazioni grafiche per rivelare l’importanza della formazione in un ateneo prestigioso; formazione che accompagnerà un individuo per tutto il corso della sua vita. “Ti potranno rubare la bici, il cuore… - dice Malvaldi nel filmato girato nel cortile del Palazzo della Sapienza, centro e simbolo dell’Ateneo – ma non…”.

Marco Malvaldi ha frequentato il dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università di Pisa, dove si è laureato, ha conseguito il dottorato di ricerca ed è stato assegnista di ricerca. È autore di numerosi libri di narrativa e gialli, e di divulgazione scientifica. Nel 2020 ha pubblicato il suo ultimo romanzo, “Il borghese Pellegrino”, edito da Sellerio.

Il video è stato ideato, scritto e interpretato dallo stesso Malvaldi. Le riprese, il montaggio e le animazioni sono opera di Simone De Varti e Daniele Bonanni, anche loro laureati pisani, e i disegni di Letizia Ghelli.

Il progetto è a cura dell’ufficio comunicazione dell’Ateneo.

 

È stato rinnovato, con la firma di un protocollo in prefettura, la rete provinciale di Pisa per la prevenzione e il contrasto della violenza maschile contro le donne, della violenza intrafamiliare e della violenza assistita.

Il rapporto di collaborazione interistituzionale era stato avviato con la precedente firma di un protocollo nel 2013, che assicurava sistematicità alla promozione di strategie e azioni di contrasto ad ogni forma di violenza contro le donne.
Un fenomeno complesso che richiede l’integrazione di aspetti di protezione e repressione, attivati dalla magistratura e dalle Forze dell'ordine, con misure di natura psicologica e sociale e di reinserimento, di presa in carico delle vittime nonché di rilevazione, prevenzione, sensibilizzazione e formazione.

La rete vede protagonisti, accanto alla prefettura e alla provincia, il Tribunale, la Procura della Repubblica, le Forze di polizia, l’Università e l’Ufficio Scolastico Provinciale, insieme ai comuni del territorio provinciale, all'azienda ospedaliera universitaria, alle ASL, alle Società della Salute, alla Consigliera di Parità della provincia e ai centri e alle associazioni anti violenza.

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“Grande soddisfazione" per la sottoscrizione dell'intesa è stata espressa dal prefetto Giuseppe Castaldo che ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito a definirne i contenuti. “La provincia di Pisa - ha aggiunto - non è immune da episodi di violenza contro le donne, ma grazie alla accresciuta sensibilità delle istituzioni, delle Forze di Polizia e del mondo delle associazioni, il territorio offre strumenti di contrasto sempre più integrati, potenziando al massimo la capacità di risposta in termini di prevenzione, sostegno e repressione”.

"Se oggi siamo chiamati a rinnovare il nostro impegno nel contrasto alla violenza maschile contro le donne, alla violenza intra-familiare e alla violenza domestica che ha come testimoni impotenti dei minori - ha detto il prorettore per i Rapporti con gli enti del territtorio, Marco Gesi -  è perché la nostra società, tanto progredita in termini di innovazione e di ricerca, è ancora molto in ritardo per quanto riguarda l’uguaglianza di genere. La conferma ce l’hanno data, nel caso ne avessimo avuto bisogno, i mesi del lockdown, durante i quali questo esecrabile fenomeno ha conosciuto un momento di particolare recrudescenza. Ma quando si parla di violenza di genere, sarebbe superficiale, ovviamente, fermarsi al mero atto fisico. Discriminazioni e molestie, troppo spesso sottovalutate se non ignorate, sono gli aspetti che rendono questo fenomeno particolarmente insidioso".
"Un motivo - ha aggiunto - che ci ha spinti, anche nei mesi più duri della pandemia, a mantenere attivo, seppur in modalità 'a distanza', il nostro servizio di assistenza, consulenza e attività di ascolto a tutela di chi si ritenesse vittima di atti discriminatori. Come non si sono fermati i lavori per il nuovo Bilancio di Genere del nostro Ateneo che vedrà a breve la luce. Questi sono solo alcuni degli esempi più recenti del lavoro che la nostra Università sta portando avanti, al fine di garantire un ambiente di lavoro rispettoso della libertà, dell’eguaglianza e delle dignità delle persone. Il nostro Ateneo che oggi rinnova il suo impegno nei confronti di questa rete provinciale è un Ateneo che vuole fare sempre di più per la prevenzione e il contrasto delle violenze di genere, sia al suo interno che su tutto il nostro territorio".

(fonte: Prefettura di Pisa)

Si sta avviando alla conclusione la prima fase del “San Sisto Project”, il progetto di ricerca archeologica che per tre anni indagherà l’area del giardino della chiesa di San Sisto, fondata nel 1087 e situata in pieno centro storico a Pisa. Personale e studenti del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa, sotto la direzione del professor Federico Cantini, sono stati impegnati tutto il mese di settembre nello scavo e nello studio dei materiali che sono emersi dal terreno adiacente alla chiesa, con un’indagine che sta consentendo di ricostruire la storia delle trasformazioni di un’area che rappresenta non solo il cuore topografico del tessuto urbanistico di Pisa, ma anche lo spazio che verosimilmente ospitò nell’alto Medioevo il centro del potere pubblico.

I risultati raggiunti in questa prima fase di lavoro sono stati illustrati dal professor Federico Cantini e dai protagonisti dello scavo alla presenza del rettore Paolo Mancarella, del prorettore ai rapporti con il territorio Marco Gesi, del direttore del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere Pierluigi Barrotta e di don Francesco Barsotti, parroco di San Sisto. "L'apertura degli scavi nel giardino della Chiesa di San Sisto – ha commentato il rettore Paolo Mancarella – è un segno importante della ripresa di molte delle attività di studio e di ricerca dell'Università di Pisa in questa Fase 3. Per tre anni, sotto la guida del professor Federico Cantini, personale e studenti del nostro Ateneo indagheranno una delle aree di maggior interesse storico della nostra città. Un lavoro impreziosito dal fatto che saranno resi partecipi delle nuove scoperte tutti coloro che a Pisa vivono, lavorano o semplicemente sono di passaggio per visitare la nostra splendida città".

Durante questa prima indagine sono state aperte tre aree di scavo: una nei pressi della canonica e due lungo la fiancata della chiesa. In questa zona è stata messa in luce la soglia della porta corrispondente al pavimento medievale, che si trovava circa 20 centimetri più in basso di quello odierno. Addossate alle fondamenta della chiesa, si intravedono grandi lastre di pietra che potrebbero essere interpretate come coperture di tombe. Nelle altre aree di scavo sono stati raggiunti i livelli di XIII-XIV secolo, individuando le tracce di attività di lavorazione dei metalli e cumuli di piccole lastre di pietra, che potrebbero appartenere al tetto più antico della chiesa o a qualche costruzione adiacente.

Una grande trincea testimonia lavori edilizi che si collocano all’inizio del Seicento in base al suo riempimento, fatto di macerie miste a numerosi frammenti di ceramica: resti di stoviglie decorate in alcuni casi con stemmi araldici, tra i quali si riconosce quello della famiglia Medici.

Al di là dello scavo, si è scoperto con grande sorpresa che le spallette delle aiuole del giardino sono in realtà manufatti di pietra provenienti da edifici medievali o dalla stessa chiesa di San Sisto, restaurata alla fine del Settecento.

“Se ad oggi lo scavo ci ha permesso di raggiungere gli strati di XIII-XIV secolo, con il proseguimento delle ricerche avremo la possibilità di indagare anche i depositi altomedievali e antichi – commenta il prof. Cantini – Molti sono infatti i reperti ceramici databili fino agli inizi del VI secolo a.C. rinvenuti in contesti più tardi. Essi provengono da tutte le aree di scavo, suggerendo che la zona fosse intensamente abitata ben prima della “Corte vecchia” citata nei documenti. Sarà interessante capire la destinazione di quest’area nella fase romana e in quella etrusca, per verificare se la centralità assunta nel Medioevo affondi le sue radici in epoche ben più remote”.

La ricerca rientra nelle iniziative finanziate con i fondi del Progetto di Eccellenza del Dipartimento ed è realizzata grazie alla disponibilità di don Francesco Barsotti (parroco di S. Sisto) che ha gentilmente concesso l’utilizzo dell’area. Il progetto prevede il coinvolgimento del Laboratorio LaDiRe del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere (rilievo e documentazione grafica), del Dipartimento di Scienze della Terra (prospezioni, carotaggi) e del CNR di Pisa (analisi archeometriche).

 

Grande successo e partecipazione per “Climbing for Climate”, l’escursione guidata dalla Certosa alla Verruca di Calci organizzata dall’Università di Pisa insieme alla Scuola Sant’Anna quale testimonianza attiva contro il cambiamento climatico. L’iniziativa giunta quest’anno alla seconda edizione si è svolta sabato 19 settembre in tutta Italia su impulso della Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile - RUS, in collaborazione con il Club alpino italiano - Cai.

In totale hanno aderito 27 università di 10 regioni, da nord a sud, tutte per promuovere i temi dell’Agenda 2030 attraverso la mobilità attiva.

“Climbing for Climate”, è stato patrocinato dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - MATTM, dal Comitato Glaciologico Italiano - CGI, dal Sustainable Development Solutions Network - SDSN e inserito nel calendario del Festival dello sviluppo sostenibile promosso dall'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS.

La pupilla è una finestra aperta sui nostri processi cerebrali e fisiologici, in grado di fornire un metodo oggettivo per misurare lo stato di coscienza e le sue alterazioni – spesso ritenuti impenetrabili – raggiunti attraverso la meditazione mindfulness. È questo il risultato di una ricerca condotta dall’Università di Pisa in collaborazione con l’Università di Firenze sul tema “Spontaneous pupillary oscillations increase during mindfulness meditation”, appena pubblicata sulla prestigiosa rivista Current Biology.

È ormai un dato di fatto che la meditazione sia in grado di esercitare una profonda influenza sulla funzionalità cerebrale e i risultati della nuova ricerca introducono la misura della pupilla come un nuovo strumento per studiare questi processi. Il grande vantaggio di questo approccio è la sua semplicità, che si combina con l’oggettività dei dati che restituisce. Una delle grandi barriere nello studio dell’uomo risiede infatti nella difficoltà di studiare i processi senza disturbarli. Ad esempio, durante la meditazione, è molto difficile misurare la percezione e il comportamento con domande dirette che, per definizione, interromperebbero l’attività di meditazione. Al contrario, la misura della pupilla avviene automaticamente, e fornisce un dato oggettivo in grado di distinguere una persona che sta meditando da una che si sta semplicemente rilassando e ascoltando della musica.

“La pupilla è l’apertura attraverso cui la luce entra nell’occhio – spiega la professoressa Paola Binda dell’Università di Pisa, senior author del lavoro – A lungo si è pensato che la sua grandezza fosse regolata solo in base alla quantità di luce: più piccola quando c’è tanta luce, più grande quando ce n’è poca, come capita al diaframma delle macchine fotografiche. Tuttavia, le ricerche del nostro e di altri laboratori hanno rivelato che la grandezza della pupilla è regolata anche da una moltitudine di altri fattori: percettivi, cognitivi, fisiologici”.

La ricerca appena pubblicata su Current Biology si è focalizzata sulle variazioni spontanee del diametro pupillare: “Quando la luce è costante, la pupilla si costringe ogni pochi secondi e poi torna a dilatarsi, in modo ciclico – aggiunge il professor David C. Burr dell’Università di Firenze, corresponding author del lavoro – Apparentemente casuali, queste variazioni sono in realtà cariche di significato fisiologico, visto che in precedenti ricerche abbiamo trovato che la loro ampiezza si correla con la plasticità del cervello, quindi con la nostra capacità di apprendere e di adattarci al nostro ambiente. Di qui l’idea di misurare queste variazioni in una situazione molto particolare dal punto di vista percettivo e cognitivo: durante la meditazione”.

Completano il team di ricerca la dottoressa Antonella Pomè dell’Università di Firenze, che ha partecipato alla ricerca durante la sua formazione nel XXXII ciclo del dottorato toscano di Neuroscienze, e la studentessa Annalisa Capuozzo che l’ha seguita per la sua tesi di laurea magistrale in Psicologia. “Un gruppo di volontari che avevano precedentemente ricevuto un training specifico nella "mindfulness meditation" si è prestato ad eseguire una breve sessione di meditazione (a occhi aperti), indossando un paio di occhiali in grado di registrare il diametro delle loro pupille – racconta la dottoressa Pomè – I risultati dimostrano un notevole aumento della motilità delle pupille durante la meditazione, rispetto al periodo precedente e seguente”.

La ricerca è frutto di una rete di eccellenza che coinvolge i due atenei toscani e altrettanti progetti finanziati dalla Commissione Europea: il progetto Pupiltraits (finanziato con circa 1.5 milioni di euro per una durata di 5 anni), ospitato all’Università di Pisa e coordinato dalla professoressa Paola Binda, e il progetto GenPercept (finanziato con circa 2.5 milioni di euro per una durata di 5 anni,) ospitato all’Università di Firenze con titolare il professor David C. Burr.

Grande successo e partecipazione per “Climbing for Climate”, l’escursione guidata dalla Certosa alla Verruca di Calci organizzata dall’Università di Pisa insieme alla Scuola Sant’Anna quale testimonianza attiva contro il cambiamento climatico. L’iniziativa giunta quest’anno alla seconda edizione si è svolta sabato 19 settembre in tutta Italia su impulso della Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile - RUS, in collaborazione con il Club alpino italiano - Cai.
In totale hanno aderito 27 università di 10 regioni, da nord a sud, tutte per promuovere i temi dell’Agenda 2030 attraverso la mobilità attiva.

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“Climbing for Climate”, è stato patrocinato dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - MATTM, dal Comitato Glaciologico Italiano - CGI, dal Sustainable Development Solutions Network - SDSN e inserito nel calendario del Festival dello sviluppo sostenibile promosso dall'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS.

Il 5 febbraio 2020 alle ore 15,30, presso il Polo Fibonacci Edificio D aula D2, si è tenuto un incontro di presentazione del percorso Formativo PF24 2019/2020, con il professor Pietro Di Martino e il dottor Luigi Diana.

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