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Dirette quotidiane in radio o in tv come al GAMeC di Bergamo o al Palazzo Ducale di Genova, “Azioni d’Artista” inedite su YouTube per il MAXXI di Roma, ma anche le cacce al tesoro e i laboratori per bambini di Palazzo Medici Riccardi a Firenze o i quiz artistici del Parco Colosseo di Roma fino a vere e proprie mostre digitali e molto altro ancora.
Sono queste alcune delle iniziative messe in atto dai musei italiani dopo la chiusura dell’8 marzo dovuta all’emergenza coronavirus. Per raccontare, documentare e studiare queste esperienze è nato l’Osservatorio #museichiusimuseiaperti dell’Università di Pisa on line da aprile sul sito di MUSEIA, il Laboratorio di cultura museale guidato dalla professoressa Antonella Gioli del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere.

“La chiusura dei musei sta producendo sperimentazioni molto interessanti con massiccio utilizzo del web e di altri canali per veicolare iniziative, contenuti e prodotti – racconta Antonella Gioli – il nostro obiettivo è di raccogliere e studiare tutte la varie forme in cui si esprime questa ‘resilienza culturale’”.

L’Osservatorio è organizzato in tre sezioni: “Mappatura” che riunisce le varie iniziative ordinate per tipologia di musei con dei focus sulle mostre virtuali e sulle attività per bambini; “Da Museia” dove si descrive quel che sta facendo il Laboratorio Museia in collaborazione con i musei partner; infine “Remix”, una raccolta di meme, video e suggestioni che “rileggono” le opere d’arte alla luce dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.

Il sito dell’Osservatorio è aggiornato quotidianamente da un gruppo di lavoro coordinato da Elena Janniello con notizie raccolte dal web, dalle newsletter dei musei e segnalate da operatori, visitatori e studenti. E’ infatti possibile contattare e inviaresegnalazioni via mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Dirette quotidiane in radio o in tv come al GAMeC di Bergamo o al Palazzo Ducale di Genova, “Azioni d’Artista” inedite su YouTube per il MAXXI di Roma, ma anche le cacce al tesoro e i laboratori per bambini di Palazzo Medici Riccardi a Firenze o i quiz artistici del Parco Colosseo di Roma fino a vere e proprie mostre digitali e molto altro ancora. Sono queste alcune delle iniziative messe in atto dai musei italiani dopo la chiusura dell’8 marzo dovuta all’emergenza coronavirus. Per raccontare, documentare e studiare queste esperienze è nato l’Osservatorio #museichiusimuseiaperti dell’Università di Pisa on line dal 1 aprile sul sito di MUSEIA, il Laboratorio di cultura museale guidato dalla professoressa Antonella Gioli del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere.

 

Osservatorio



“La chiusura dei musei sta producendo sperimentazioni molto interessanti con massiccio utilizzo del web e di altri canali per veicolare iniziative, contenuti e prodotti – racconta Antonella Gioli – il nostro obiettivo è di raccogliere e studiare tutte la varie forme in cui si esprime questa ‘resilienza culturale’”.

L’Osservatorio è organizzato in tre sezioni: “Mappatura” che riunisce le varie iniziative ordinate per tipologia di musei con dei focus sulle mostre virtuali e sulle attività per bambini; “Da Museia” dove si descrive quel che sta facendo il Laboratorio Museia in collaborazione con i musei partner; infine “Remix”, una raccolta di meme, video e suggestioni che “rileggono” le opere d’arte alla luce dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.

Il sito dell’Osservatorio è aggiornato quotidianamente da un gruppo di lavoro coordinato da Elena Janniello con notizie raccolte dal web, dalle newsletter dei musei e segnalate da operatori, visitatori e studenti. E’ infatti possibile contattare e inviaresegnalazioni via mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

scienzapace magazine coverÈ appena nata “Scienza & Pace Magazine” la rivista di informazione e analisi curata dal Centro Interdisciplinare “Scienze per la Pace” dell’Università di Pisa. Il suo scopo è fornire strumenti utili a comprendere criticamente il presente e agire sui conflitti in una prospettiva di “pace positiva”, avendo di mira la costruzione di una società giusta, fondata sulla pari dignità e sull’accesso di tutte e tutti ai diritti fondamentali. Questo obiettivo richiede la collaborazione di tutte le scienze e di tutte le professionalità, in una prospettiva realmente interdisciplinare.

Il magazine ospita quattro tipi di contributi: articoli originali; video-interviste a esperti; articoli già pubblicati, ritenuti meritevoli di ulteriore diffusione; rassegne stampa tematiche. Mette, inoltre, a disposizione nella sezione “Risorse” indicazioni utili per approfondire i temi oggetto degli articoli.

Per i primi mesi il magazine ospiterà prevalentemente contributi dedicati ad analizzare la pandemia da Coronavirus dal punto di vista delle scienze per la pace. Per rispondere a questo specifico focus, la redazione è al momento organizzata intorno alle seguenti marco-aree tematiche: ambiente, cibo, comunicazione, dimensione di genere, diritti, economia, geopolitica, salute. Le proposte di articoli possono essere inviate alla redazione ovvero ai referenti delle macro-aree tematiche, seguendo le istruzioni nella pagina dedicata ai collaboratori.

La redazione del Magazine è composta da: Chiara Angiolini, Valentina Bartolucci, Mauro Capocci, Marilù Chiofalo, Simone D’Alessandro, Pompeo della Posta, Caterina di Pasquale, Giorgio Gallo, Francesco Lenci, Tommaso Luzzati, Chiara Magneschi, Valentina Mangano (coordinatrice), Federico Oliveri (coordinatore), Sonia Paone, Luigi Pellizzoni, Daniel Ruiz, Eleonora Sirsi, Mauro Stampacchia, Elettra Stradella, Fabio Tarini, Tiziano Telleschi, Matteo Villa, Francesca Zampagni.

Qui di seguito pubblichiamo l’editoriale di lancio di “Scienza & Pace Magazine” a firma dei coordinatori della rivista, Valentina Mangano e Federico Oliveri, e della direttrice del CISP, la professoressa Enza Pellecchia.

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scienzapace magazineDa tempo, noi del CISP, coltivavamo il progetto di realizzare un Magazine: uno strumento da affiancare alla rivista Scienza e Pace, che ne condividesse il taglio interdisciplinare nel promuovere il contributo che le scienze (tutte le scienze) possono dare alla costruzione della pace, ma con uno stile comunicativo più agile e finalità divulgative, senza ovviamente rinunciare al rigore scientifico.

Però il progetto veniva continuamente rinviato: partiva, ma poi si arenava. Sentivamo che era un progetto importante, ma le urgenze erano sempre altre e le difficoltà di realizzazione richiedevano approfondimenti ulteriori.

Finché, in una maniera che ha sorpreso prima di tutto noi, questo tempo sospeso dalla pandemia – in cui tanti progetti hanno avuto rallentamenti o battute di arresto – è diventato tempo di gestazione, elaborazione, maturazione, tempo che ha riordinato le priorità: e abbiamo sentito che l’importante sopravanzava di gran lunga ciò che, poco più di un mese fa ancora, ci sembrava urgente. Importante ora, per noi che coltiviamo le Scienze per la Pace, è esserci e prendere la parola in questo tempo di crisi che solo in apparenza è sospeso, ma in realtà è tempo formidabile di cambiamento e costruzione. Con questo spirito iniziamo, prima del previsto, le pubblicazioni online di Scienza & Pace Magazine.

Nel diluvio di notizie – spesso comunicate con una retorica bellicista infarcita di espressioni come “nemico invisibile”, “armi per contrastare il virus”, “prime linee”, “trincee”, “rinforzi”, “gabinetto di guerra” – la nostra presa di parola è un’assunzione di responsabilità, nel senso di abilità nel rispondere, che presuppone un passaggio preliminare: porre le domande giuste e indirizzare lo sguardo al di là della superficie degli eventi. Le Scienze per la Pace hanno molto da dire e da dare, soprattutto per spostare l’attenzione dalla pandemia e dai suoi effetti immediati alle cause profonde che l’hanno determinata e/o amplificata: su queste cause occorre oggi aprire la discussione pubblica, se vogliamo davvero apprendere dagli eventi e ripensare la direzione del nostro futuro.

Questo tempo non è una parentesi. È un tipping point, un punto di svolta epocale. Più di 1,2 milioni di persone risultano a oggi positive al virus; 264.000 sono in cura; 70.000 sono morte. 3,5 miliardi di persone in 80 paesi sono ferme, in lockdown. Numeri di cui si fa fatica a cogliere la portata, destinati ad aumentare ancora, che possono provocare anche effetti insperati. L’appello al cessate il fuoco globale formulato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterrez, è stato accolto in diverse aree di conflitto, come lo Yemen, la Libia, il Camerun, la Colombia, la Syria e l’Ucraina. Alcune immagini sono già diventate icone per il potere evocativo immenso che hanno. Vogliamo ricordarne solo due, dall’Italia: il corteo di camion militari che trasportano centinaia di bare da Bergamo ai cimiteri dell’Emilia; Papa Francesco che prega da solo sotto la pioggia battente in una Piazza San Pietro deserta. A fronte di queste immagini che urlano la vulnerabilità di noi essere umani, ci sembra ancora più insensata la notizia della rimozione del capitano della portaerei statunitense Theodor Roosvelt per avere chiesto di fare sbarcare l’equipaggio (5000 persone) così da evitare che il contagio, già in atto, dilagasse: non si abbandona una nave da guerra – è stata la risposta – anche se una guerra non c’è.

È ormai evidente che la pandemia colpisce tutte e tutti, ma non allo stesso modo: situazioni di fragilità e diseguaglianza economica e sociale vengono esasperate; nuove povertà (invisibili o inimmaginabili fino a pochi mesi fa) compaiono e ci accompagneranno a lungo; per milioni di persone il confinamento non è possibile (non hanno una casa, oppure non possono fare a meno di uscire per cercare cibo) e ancora meno praticabili sono le misure di distanziamento sociale (impensabile per chi vive nei campi profughi, negli slum, nelle baraccopoli, nelle carceri, …) e persino il semplice lavaggio delle mani (in mancanza di acqua).

La domanda di maggiore giustizia sociale cresce in tutto il mondo: non si può morire vittime di un sistema sanitario pubblico deprivato di risorse, o perché si è costretti a lavorare senza le adeguate protezioni. La scienza, marginalizzata e diffamata da una fitta schiera di detrattori che va dai no-vax a molti politici populisti, ha ritrovato il suo ruolo pubblico: per mantenerlo, però, deve essere in grado di parlare ai cittadini e alle cittadine, ad esempio per spiegare il nesso tra crisi ecologica, crisi climatica e diffusione del virus. Le nuove tecnologie applicate alla tracciabilità e all’identità personali possono costituire una risorsa, e non una minaccia, se sapremo garantire il giusto bilanciamento tra diritto alla salute e diritto alla privacy. Possiamo avere la salute e la privacy. Possiamo scegliere di proteggere la nostra salute e fermare l’epidemia di coronavirus senza istituire regimi di sorveglianza totalitari, ma responsabilizzando le persone. Quando sono informati sui fatti scientifici e si fidano delle autorità pubbliche, i cittadini e le cittadine possono fare la cosa giusta. Ma per raggiungere questo livello di rispetto delle regole e di collaborazione, ci vuole fiducia. Le persone devono potersi fidare della scienza, delle tecnologie, delle autorità pubbliche e dei mezzi d’informazione: c’è molto da fare, la fiducia erosa per anni non può essere ricostruita da un giorno all’altro.

La stessa ricerca scientifica (non solo la ricerca volta alla individuazione di un vaccino o di farmaci efficaci contro il Covid-19) può fare moltissimo per ripristinare questa fiducia e implementare la collaborazione dei cittadini e delle cittadine. Una collaborazione consapevole, fondata anche sul coinvolgimento attivo nei progetti scientifici: non semplicemente come destinatari dei risultati finali, ma come stakeholders i cui bisogni vanno ascoltati prima ancora di formulare i progetti di ricerca. L’approccio della Responsible Research and Innovation (RRI), che l’Università di Pisa ha inserito nel suo piano strategico di ricerca, va in questa direzione e noi del CISP lo sosteniamo con convinzione.

In questo tempo di svolta, non una parentesi prima del ritorno alla “normalità”, vogliamo essere proattivi, vitali, creativi. Presenti.

Lo faremo pubblicando sul Magazine articoli e video-interviste originali – la grande ricchezza del CISP è nelle numerose e differenti competenze al suo interno – ma anche segnalando contributi già pubblicati, sia italiani che stranieri. Ci aiuteranno in redazione – e li ringraziamo per questo – le volontarie e i volontari del Servizio Civile Universale. Ma contiamo sul contributo di tutte e tutti voi, come lettori e lettrici, ma anche come autori e autrici, per far crescere e diffondere il seme della riflessione.

Valentina ManganoFederico OliveriEnza Pellecchia

Uno strumento ecografico top di gamma, con elevate potenzialità in ambito assistenziale e di ricerca. È questo l’inaspettato dono che Maurizio Mian, ex presidente del Pisa Calcio, ha fatto questa mattina al Centro per l'Integrazione della Strumentazione dell'Università di Pisa (CISUP), mosso dal desiderio di fornire un aiuto concreto nella lotta contro l’emergenza Covid-19.

“Quello compiuto da Mian è un gesto meraviglioso a sostegno di tutta la nostra comunità – ha commentato il rettore Paolo Mancarella - Un aiuto prezioso al personale dell’AOUP che da settimane lotta contro l’emergenza”.

L’ecografo sarà collocato all'Ospedale di Cisanello, permettendone l'uso immediato al gruppo di anestesisti-rianimatori attivi nell'unità operativa diretta dal professor Francesco Forfori, associato di Anestesiologia, afferente al dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell'area critica, oltre che membro del CISUP.

“Non potremo mai ringraziare a sufficienza Maurizio Mian per la generosità dimostrata – ha commentato il direttore del CISUP, Simone Capaccioli - Questa strumentazione non solo è utile oggi nella lotta contro il Covid-19, ma continuerà a essere di grande aiuto anche in futuro”.

I colleghi dell'unità del professor Forfori potranno, infatti, impiegare lo strumento già da subito nel monitoraggio con ecografia polmonare dei pazienti da loro seguiti. Passata l'attuale emergenza sanitaria, le caratteristiche multidisciplinari dello strumento potranno, invece, consentirne un uso proficuo anche da parte di altri ricercatori in ambito radiologico, cardiovascolare, muscolo-scheletrico e dermatologico e, più in generale, a membri di varie aree del CISUP.

In piena emergenza coronavirus, l’Ospedale didattico veterinario “M. Modenato” del Dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università di Pisa continua ad assicurare le cure urgenti agli animali lasciando aperto il servizio di pronto soccorso e di terapia intensiva H24. La struttura di San Piero a Grado, pur avendo contratto le varie attività nell’intento di rafforzare i dispositivi del #iorestoacasa e per salvaguardare la salute degli operatori e di tutti, ha mantenuto i servizi di emergenza seguendo le indicazioni della Federazione Nazionale dell’Ordine dei Veterinari e in linea con le indicazioni dei provvedimenti di legge nazionali.

“Accanto alle iniziali preoccupazioni, subito fugate, rispetto alle possibilità di contagio, fino alle necessarie attività di presa in carico di quegli animali i cui proprietari stanno vivendo momenti terribili e talvolta definitivi, la presenza degli animali nelle case sta dimostrandosi una preziosa risorsa per migliorare e ridurre la tensione nella vita delle persone – spiega la dottoressa Chiara Mariti, ricercatrice di fisiologia veterinaria ed esperta di comportamento animale del Dipartimento di Scienze Veterinarie– La possibilità di uscire, il contatto e l’interazione, rappresentano infatti, elementi di socialità che oggi stanno acquistando più chiara evidenza e utilità. In questa logica, la cura degli animali, la comprensione del loro benessere e della loro salute, rappresenta un elemento inderogabile, come previsto dalle stesse normative”.

È in questo scenario che l’Ospedale didattico veterinario, oltre a diffondere sul suo sito indicazioni di comportamento volte ad assicurare il benessere degli cani e dei gatti nelle nostre case, ha lasciato attivi i servizi di urgenza, interpretando la terza missione dell’Università come servizio di utilità per continuare a essere vicini, in sicurezza, alle persone e ai loro animali e, quindi, assicurare un pronto soccorso a quanti dovessero trovarsi in condizioni di necessità e urgenza nelle cure dei propri pet. Il pronto soccorso è attivo in convenzione con la Regione Toscana anche per l’intervento sui selvatici in difficoltà.

“Non solo gli animali da compagnia hanno bisogno di assistenza in questo periodo, ma anche gli animali in produzione zootecnica – aggiunge la professoressa Micaela Sgorbini, direttore sanitario dell’Ospedale – Il personale clinico-ostetrico dell’ospedale continua quindi ad assicurare, sia ai bovini allevati nella stalla dell’Università al Centro Avanzi, sia agli animali presenti nelle stalle consorziate con il Dipartimento di Scienze Veterinarie, le ordinarie attività di assistenza e controllo medico-riproduttivo, per dare sanità e continuità ai processi di produzione agro-alimentare di cui il nostro Paese continua ad avere grande bisogno”.

In piena emergenza coronavirus, l’Ospedale didattico veterinario “M. Modenato” del Dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università di Pisa continua ad assicurare le cure urgenti agli animali lasciando aperto il servizio di pronto soccorso e di terapia intensiva H24. La struttura di San Piero a Grado, pur avendo contratto le varie attività nell’intento di rafforzare i dispositivi del #iorestoacasa e per salvaguardare la salute degli operatori e di tutti, ha mantenuto i servizi di emergenza seguendo le indicazioni della Federazione Nazionale dell’Ordine dei Veterinari e in linea con le indicazioni dei provvedimenti di legge nazionali.

ODV Lato Nord

“Accanto alle iniziali preoccupazioni, subito fugate, rispetto alle possibilità di contagio, fino alle necessarie attività di presa in carico di quegli animali i cui proprietari stanno vivendo momenti terribili e talvolta definitivi, la presenza degli animali nelle case sta dimostrandosi una preziosa risorsa per migliorare e ridurre la tensione nella vita delle persone – spiega la dottoressa Chiara Mariti, ricercatrice di fisiologia veterinaria ed esperta di comportamento animale del Dipartimento di Scienze Veterinarie– La possibilità di uscire, il contatto e l’interazione, rappresentano infatti, elementi di socialità che oggi stanno acquistando più chiara evidenza e utilità. In questa logica, la cura degli animali, la comprensione del loro benessere e della loro salute, rappresenta un elemento inderogabile, come previsto dalle stesse normative”.

foto cardio

È in questo scenario che l’Ospedale didattico veterinario, oltre a diffondere sul suo sito indicazioni di comportamento volte ad assicurare il benessere degli cani e dei gatti nelle nostre case, ha lasciato attivi i servizi di urgenza, interpretando la terza missione dell’Università come servizio di utilità per continuare a essere vicini, in sicurezza, alle persone e ai loro animali e, quindi, assicurare un pronto soccorso a quanti dovessero trovarsi in condizioni di necessità e urgenza nelle cure dei propri pet. Il pronto soccorso è attivo in convenzione con la Regione Toscana anche per l’intervento sui selvatici in difficoltà.

asine alla rotoballa

“Non solo gli animali da compagnia hanno bisogno di assistenza in questo periodo, ma anche gli animali in produzione zootecnica – aggiunge la professoressa Micaela Sgorbini, direttore sanitario dell’Ospedale  – Il personale clinico-ostetrico dell’ospedale continua quindi ad assicurare, sia ai bovini allevati nella stalla dell’Università al Centro Avanzi, sia agli animali presenti nelle stalle consorziate con il Dipartimento di Scienze Veterinarie, le ordinarie attività di assistenza e controllo medico-riproduttivo, per dare sanità e continuità ai processi di produzione agro-alimentare di cui il nostro Paese continua ad avere grande bisogno”.

 

Sfoglia la gallery con altre immagini delle attività svolte all'Ospedale didattico veterinario:

 

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