Avviso di fabbisogno interno "Ricerca sulle fonti documentarie testuali e iconografiche per lo studio conoscitivo della Certosa di Calci”
Ateneo in lutto per la scomparsa del professor Romano Lazzeroni
È scomparso pochi giorni fa mentre si trovava all’estero il professor Romano Lazzeroni, eminente studioso di Glottologia.
Professore Emerito del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, storico docente di Glottologia e di Sanscrito presso l'Università di Pisa, il Professor Lazzeroni è stato a lungo Direttore del Dipartimento di Linguistica, coordinatore del dottorato di ricerca in Linguistica e dal 1975 al 1983 Prorettore Vicario dell’Università di Pisa.
Nato a Pontedera (PI) nel 1930, ha studiato presso l’Università e la Scuola Normale Superiore di Pisa; laureatosi in Lettere Classiche nel 1952, ha conseguito il diploma di Perfezionamento presso la Scuola Normale Superiore nel 1953.
Dopo un periodo di studi nelle Università di Bonn e di Heidelberg, ha ottenuto nel 1958 la libera docenza in Glottologia.
Vincitore nel 1965 del concorso a professore ordinario di Glottologia bandito dall’Università di Palermo, fu chiamato nel 1966 a coprire la II cattedra di Glottologia dell’Università di Pisa. Fino al 1985 ha tenuto parallelamente anche il corso di Sanscrito.
È stato inoltre professore straordinario presso l’Università telematica G. Marconi di Roma in qualità di Preside della Facoltà di Lettere, nonché Presidente del Dottorato di ricerca in Linguistica.
È stato insignito dell’ordine del Cherubino dell’Università di Pisa nel 1978 e della medaglia d’oro del Presidente della Repubblica dei Benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte.
Membro dal 1982, del comitato 08 del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Scienze storiche, filologiche e filosofiche), dal 1988 al 1994 è stato Presidente del medesimo Comitato e membro del Consiglio di Presidenza del C.N.R.
Ha conseguito nel 1999 il premio speciale per l’orientalistica dell’Università di Torino e nel 2005 il premio internazionale “Empedocle” dell’Accademia di Studi Mediterranei di Agrigento. Già membro del comitato dei garanti dell’Università di Siena e presidente del Nucleo di Valutazione dell’Università di Pisa, ha presieduto il nucleo di valutazione dell’I.M.T di Lucca fino al 17 dicembre 2019.
Ha fatto parte del Consiglio Nazionale della Scienza e della Tecnologia fin dalla sua istituzione.
Socio nazionale dell’Accademia dei Lincei dal 1991, della Società Italiana di Glottologia (di cui è stato Presidente dal 1984 al 1986), dell’Associazione Italiana di Studi Sanscriti, socio ordinario dell’Istituto di Studi Etruschi e Italici, dell’Accademia delle Scienze di Torino, dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, dell’Academy of Europe of Cambridge, del Sodalizio Glottologico Milanese, del Centro di Studi sul Medio ed Estremo Oriente di Torino (CESMEO).
È stato membro della Commissione per l’insegnamento bilingue dell’UNESCO, del Consiglio di Amministrazione dell’Atlante Linguistico Italiano e dell’Atlante Linguistico Sardo.
Ha ricoperto inoltre il ruolo di Direttore delle riviste scientifiche Studi e Saggi Linguistici e Archivio Glottologico Italiano.
Autore di oltre 200 pubblicazioni su riviste italiane e straniere, nonché di alcuni volumi pubblicati presso gli editori Laterza e Carocci, i suoi campi di studio sono stati le lingue dell’Italia antica, l’indiano antico con particolare riguardo al vedico, l’indoeuropeistica classica, e le problematiche teoriche relative alla ricostruzione linguistica e culturale, nonché alla variazione sociolinguistica ed al mutamento linguistico.
Punto di riferimento per quanti in Italia e all’estero si occupano di linguistica storica, la sua opera ed il suo insegnamento hanno lasciato il segno in quanti, allievi e colleghi, hanno avuto la possibilità di frequentarlo attraverso le sue lezioni e i suoi scritti: ovunque spargeva semi della sua mente lucida, uniti ad una brillante capacità di sintesi, sempre condita di dialettica e autoironia.
Partiti sette corsi hands-on sugli strumenti digitali innovativi
Sono stati inaugurati mercoledì 8 gennaio i corsi hands-on sugli strumenti digitali innovativi, organizzati per il secondo anno dalle professoresse Enrica Salvatori e Maria Simi, che fanno parte di un progetto speciale per la didattica on-line dell'Università di Pisa. Aperti a tutti gli interessati e in maniera gratuita agli studenti e al personale dell'Ateneo, i sette corsi andranno avanti nei mesi di gennaio e febbraio. La prima lezione dedicata al programma di composizione tipografica "LaTeX" è stata tenuta da Massimiliano Dominici, che da anni si occupa di impaginazione editoriale come freelance, e proseguirà il 15 e 28 gennaio per concludersi il 4 febbraio.
Gli altri sei corsi, sempre di otto ore ciascuno, sono dedicati a "GIT", software di controllo versione volto alla gestione delle modifiche di qualsiasi tipologia di file (docente Angelo Maria Del Grosso, 3 e 5 febbraio); "Modellazione 3D" (docenti Niccolò Albertini e Andrea Dal Pino, 21 e 24 gennaio, 10 e 13 febbraio); "Omeka", il content manager open source per la creazione di collezioni, archivi digitali ed esposizioni online (docente Fabio Venuda, 11 e 12 febbraio); "Video digitale" (docente Francesco Andreotti, 13, 20 e 27 gennaio); "Word press: livello base", piattaforma di personal publishing e content management system open source (docente Chiara Mannari, 13 e 20 gennaio) e "Word press: livello avanzato" (docente Stefano Dei Rossi, 22 e 29 gennaio).
"Il mondo delle competenze digitali - hanno detto le professoressa Salvatori e Simi introducendo i corsi - si muove molto rapidamente. Quasi ogni mese escono nuove soluzioni tecniche e strumenti innovativi che potrebbero semplificare la vita e dare una marcia in più. I corsi hands-on promossi, prevalentemente rivolti al settore umanistico, si propongono di colmare il divario tra la formazione accademica (gli strumenti per 'conoscere') e la pratica (gli strumenti per 'fare'), fornendo utili competenze spendibili all’interno dell’università e nel mondo del lavoro".
I corsi sono aperti a tutti gli interessati fino a esaurimento dei posti, che sono limitati dalla capienza dei laboratori, e sono gratuiti per gli studenti e per il personale dell'Università. Per accedere è necessario registrarsi attraverso la piattaforma Moodle dell’area umanistica all’indirizzo: https://elearning.humnet.unipi.it/course/index.php?categoryid=152
Nella foto: l’inaugurazione del primo corso con il docente Massimiliano Dominici e la professoressa Enrica Salvatori, rispettivamente quarto e quinta da sinistra.
Avviso di fabbisogno interno per un incarico per le esigenze del progetto di ricerca “Correlati endocrinologici dei disturbi cognitivi”
Incarico presso il dip. di Giurisprudenza per attività di ricerca bibliografica dei rapporti tra diritto e religione, con specifico riferimento alla questione dell’esposizione dei simboli religiosi nei Paesi islamici
Nota del rettore dell'Università di Pisa sulla questione dell'edicola della legalità
Sono rimasto molto stupito che il 2020 a Pisa sia iniziato con la cancellazione di un simbolo. Nulla più di questo è infatti la rimozione repentina dell’edicola della legalità. Non sono qui a discutere, e probabilmente non spetta neppure a me, come si combatte la mafia, ma da cittadino e Rettore so che per buona parte della comunità pisana e studentesca quel manufatto, inserito nel progetto di Libera, era un ricordo quotidiano della vittoria dello Stato sulle mafie. Per la città quell’edicola infatti era divenuta dal 2014 un simbolo di giustizia e di riscatto, come testimoniato dai tanti messaggi e disegni esposti proprio lì ad opera di bambini e ragazzi delle scuole del territorio. Nel maggio scorso, in occasione del conferimento della laurea honoris causa a Don Luigi Ciotti, mi ero recato personalmente insieme a lui proprio davanti all’edicola e insieme avevamo auspicato che quel simbolo così importante per Pisa non venisse rimosso prima di aver trovato una nuova collocazione. Confido che l’Amministrazione Comunale sia disponibile a riaprire quanto prima il dialogo iniziato allora con Libera e con la comunità tutta per trovare una soluzione sulla base di una progettualità condivisa.
Paolo Mancarella
Rettore Università di Pisa
Ateneo in lutto per la scomparsa del professor Franco Scaramuzzi
Lutto in Ateneo per la scomparsa, lunedì 6 gennaio, del professore Franco Scaramuzzi, professore emerito dell’Università di Pisa dove ha insegnato Coltivazioni Arboree e fondato la scuola di Arboricoltura.
Nato a Ferrara nel 1926, nel corso della sua carriera il professore Scaramuzzi ha ricoperto molte cariche e ricevuto importanti onorificenze: è stato presidente dell’Accademia dei Georgofili dal 1986 al 2014 di cui poi è rimasto presidente onorario; Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana, ha ricevuto la medaglia d’oro dal Presidente della Repubblica quale “Benemerito per la Scuola e la Cultura”; è stato inoltre presidente del Comitato Nazionale per le Scienze Agrarie del CNR e rettore dell’ateneo fiorentino dal 1979 al 1991.
Ripubblichiamo di seguito una recensione del professore Giacomo Lorenzini, ordinario di Patologia Vegetale al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali del nostro Ateneo, su "Il giovane Professore" (Campano Edizioni, Pisa, 2018), volume che Filiberto Loreti e Rolando Guerriero hanno dedicato al loro maestro Franco Scaramuzzi.
******
Una carriera accademica prestigiosa, quella di Franco Scaramuzzi: professore emerito; dal 1986 al 2014 presidente dell’Accademia dei Georgofili, di cui è ora presidente onorario; insignito di medaglia d’oro dal Presidente della Repubblica quale “Benemerito per la Scuola e la Cultura”; Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana; per molti anni presidente del Comitato Nazionale per le Scienze Agrarie del CNR; rettore dell’ateneo fiorentino dal 1979 al 1991.
Ma prima di trasferirsi a Firenze, il prof. Scaramuzzi ha insegnato Coltivazioni Arboree per una dozzina di anni alla Facoltà di Agraria di Pisa, dove ha fondato una scuola di Arboricoltura, ricca di risultati anche in campo internazionale e che oggi rappresenta uno dei settori di eccellenza del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali. Due dei suoi allievi del tempo, poi divenuti ordinari a Pisa, il Prof. Filiberto Loreti (recentemente scomparso) e il Prof. Rolando Guerriero (non certo agli esordi come scrittore di prosa – quante volte ha già messo su carta i ricordi della sua infanzia, e rievocato mestieri e civiltà, ormai scomparse), hanno voluto dedicare al loro “Maestro di vita e di scienza” un agile volumetto nel quale ripercorrono, con appassionata nostalgia, una puntigliosa ricostruzione degli anni trascorsi insieme, loro giovani e promettenti collaboratori fiduciosi nel futuro, Lui già scienziato di chiara fama. Il volume è una miniera di aneddoti, piccole cronache, avventurose peripezie e descrizioni dettagliate di un mondo rurale ormai scomparso, appartenente a un’epoca distante nel tempo e nei modi di vivere, con autentici ‘acquarelli’, che inevitabilmente richiamano alla mente i racconti maremmani di Renato Fucini, altro studente di Agraria a Pisa. Il mondo rurale (e non solo quello) era in profonda trasformazione e le aspettative dal mondo della ricerca erano enormi.
L’ammirazione degli autori per il protagonista è palese: “Le sue frasi correvano diritte sul bersaglio come frecce lucenti”, affermano, ricordandone le non comuni doti didattiche, con la costante ricerca di metodi innovativi di comunicazione (cominciò a registrare le lezioni; citava gli articoli più recenti e le ricerche in corso e introdusse e rinnovava sistematicamente le diapositive a colori!), il ricorso a esempi pratici calati nel concreto, supportato da una gestualità coinvolgente. Indimenticabili le lezioni sui sistemi di potatura basate sull’analisi di fedelissimi modelli in miniatura costruiti ad hoc con filo metallico. Non meraviglia il fatto che, seguendo il richiamo di quelle parole, molti Suoi studenti abbiano intrapreso con successo la strada della carriera accademica in vari settori della orto-floro-frutticoltura, e in questo Scaramuzzi si è rivelato anche un eccellente talent scout.
Ma è soprattutto nel campo della ricerca che vanno individuate le innate doti manageriali di Franco Scaramuzzi. Libero docente a 28 anni, tre anni dopo giunge a Pisa come Professore incaricato e nel 1959 (33 anni) diviene Ordinario: ecco il motivo dell’appellativo “giovane Professore” che dà il titolo all’opera. L’Istituto del quale prende possesso è ben poca cosa; in pratica partiva da zero, con qualche stanza, un paio di unità di personale e niente risorse economiche e mezzi operativi. I tempi erano duri: per gli spostamenti in campagna veniva utilizzato uno scassato furgoncino appartenente al padre di Guerriero, commerciante, il quale non recuperava neppure i costi del carburante.
L’entusiasmo, il carisma e le energie non mancavano, ed ecco che inizia una veloce e travolgente attività alla caccia di fondi, di collegamenti con il mondo produttivo e con le istituzioni locali e nazionali, di missioni scientifiche in mezzo mondo (sempre accompagnato da due macchine fotografiche, una Rolley e una Laica), in cerca di novità, idee, materiali genetici da testare. Gli studenti presto si fanno attrarre dal calore umano, dalla passione profonda e contagiosa e dalla disponibilità di Scaramuzzi e affollano i laboratori oramai avviati, per le loro tesi, rigorosamente di carattere applicativo. Cominciano a sorgere le aziende e gli impianti sperimentali, che alla fine del percorso pisano saranno parecchie decine (gli autori parlano di “impero sperimentale”, che superava le trenta unità di personale), in diverse aree pedoclimatiche, per lo più concesse gratuitamente dai proprietari, desiderosi di seguire in diretta l’evoluzione delle tecniche e di godere in anteprima dei risultati del miglioramento genetico.
Particolare attenzione viene rivolta alla Maremma toscana, che per caratteristiche climatiche e vocazione agronomica ha (meglio, aveva; meglio ancora, avrebbe avuto) le carte in regola per divenire un vero paradiso della frutticoltura. Ma le cose non sono andate esattamente per il verso giusto, ma questa è un’altra storia. Scaramuzzi, vero anticipatore degli eventi, spinge verso la meccanizzazione delle operazioni colturali (la manodopera era sempre meno disponibile e più cara, i conti non tornavano), che necessitavano profonde revisioni, a cominciare dalle forme di allevamento e dalle tecniche di potatura.
La perfetta conoscenza dei principi fisiologici che regolano lo sviluppo delle piante arboree consentiva al Professore di proporre soluzioni tecniche che talvolta sfidavano lo scetticismo di colleghi e agricoltori ancorati a schemi di lavoro superati: è questo il caso delle accese contrapposizioni in merito alle soluzioni per il recupero degli olivi martoriati dalle gelate, per i quali la ceduazione si rivelava la proposta vincente. Altro settore di interesse era il vivaismo olivicolo del pesciatino, nell’ambito del quale si doveva confrontare con pratiche empiriche (e improprie) portate avanti con spirito acritico dagli operatori, i quali dovettero ammettere la correttezza delle Sue idee e i vantaggi pratici che derivavano dall’adozione delle proposte da Lui tenacemente sollecitate.
Il miglioramento genetico e la selezione clonale della vite costituiscono un altro esempio della lungimiranza di Scaramuzzi, il quale ha ben presto individuato nella certificazione sanitaria del materiale di impianto un fattore strategico per il successo della coltura, in questo certamente istruito dal fratello Giovanni, docente di Patologia vegetale e vero pioniere della Virologia in campo nazionale (allorquando le virosi erano considerate una specie di stregoneria).
Le capacità gestionali di Scaramuzzi sono ben rappresentate dalla realizzazione di una iniziativa scientifica epocale: l’organizzazione di un lungo ciclo di seminari su tutti gli aspetti della viticoltura che portarono a Pisa i massimi esponenti della ricerca in campo internazionale e dettero vita a una collana editoriale che rappresenta tuttora un punto di riferimento per molti versi ancora attuale.
Sul piano professionale il “giovane Professore” incita i collaboratori a lavorare in gruppo e valorizzare il loro spirito di curiosità; convoca periodiche riunioni, nel corso delle quali i pregi (e i difetti) dei singoli vengono messi in luce attraverso la discussione dei risultati ottenuti e delle proposte operative. Soddisfazione per i meritevoli, incitamento e incoraggiamento (e magari qualche affettuoso rimprovero) per una prova andata male. Efficienza, rigore e serietà, ma mai viene a mancare l’aspetto umano, sempre rispettoso dei problemi di natura personale che inevitabilmente coinvolgono prima o poi qualcuno che ci è vicino. E non mancavano i momenti collegiali: leggendo le pagine che descrivono minuziosamente i riti preparatori dell’”inferno degli spiedi” si percepisce nettamente il profumo e il sapore della carne che arrostiva a fuoco lento nella macchia grossetana: era l’occasione rituale per ringraziare tutti per l’impegno profuso, ma anche per nuovi incontri, nuove relazioni sociali, nuove idee.
Il volume è anche una raccolta organica di ritratti di personaggi che a vario titolo erano coinvolti nelle attività sperimentali (lungo è l’indice dei nomi): di ognuno si tratteggia qualche particolare fisico o umano, si evidenziano le caratteristiche personali, si evocano episodi e aneddoti. Avventurose le trasferte verso le aree sperimentali, con strade impervie e mezzi di trasporto sgangherati e soste ristoratrici in bar e trattorie, nelle quali si innescano rapporti interpersonali sulla cui evoluzione viene lasciato spazio alla fantasia del lettore. A proposito di veicoli: Scaramuzzi riesce ben presto ad acquistare un pulmino nuovo di zecca per il trasporto di persone e materiali, ma sottopone i collaboratori a una sorta di esame suppletivo di patente per essere rassicurato sulle loro capacità di guida (“il furgone non ha muso, lo sterzo è sensibilissimo…”).
Il finale del volume è a sorpresa: vengono riprodotte una quindicina di ‘tavole’ disegnate con inchiostro di china da un tecnico di laboratorio particolarmente dotato nella grafica: con spirito satirico e dissacratorio vengono immortalate le disavventure grandi e piccole che avevano accompagnato la nascita e la crescita dell’Istituto di Coltivazioni Arboree. Scaramuzzi apprezzò l’idea e fece riprodurre a proprie spese la raccolta per donarne una copia a tutti i collaboratori.
Indubbiamente siamo in presenza di un esemplare documento d’epoca, di un periodo tanto lontano e così diverso, nel quale emergono i valori e il senso di una seppur piccola comunità, caratterizzata da reciproca stima e amicizia e spirito di collaborazione: i risultati non sono mancati e sono visibili ancora oggi.
Giacomo Lorenzini
Ripartono le attività Jean Monnet al dipartimento di Scienze politiche
Il 10 gennaio riprendono le attività del Modulo Jean Monnet «Protecting the EU’s financial interest: role of European Court of Auditors and the cooperation with italian Corte dei conti» (PEUFI) nell’ambito della progettualità per il triennio 2017-2020 promosso dalla professoressa Giovanna Colombini e oggi coordinato dalla professoressa Vanessa Manzetti. Il modulo sarà articolato nell’insegnamento di "Diritto degli interessi finanziari nazionali ed europei” (6 CFU), un convegno finale internazionale e un ciclo di seminari tematici sulle modalità di audit, che culminerà con l’organizzazione della terza edizione della Summer School in Public auditing and accountability.
La frequenza all’insegnamento di “Diritto degli interessi finanziari nazionali ed europei” è aperta a tutti gli studenti dell’Ateneo, con particolare riferimento ai corsi di laurea dei dipartimenti di Scienze Politiche, Giurisprudenza ed Economia e Management, il cui personale docente è direttamente coinvolto nelle attività formative.
Il percorso vedrà inoltre la partecipazione di importanti esponenti della Corte dei conti europea come Pietro Russo e Eduardo Ruiz Garcia, ma anche della Corte dei conti italiana, tra cui Maria Teresa Polito e Alessandra Olessina.
Non mancano, inoltre, le occasioni di confronto “sul campo”, grazie ai viaggi di istruzione che saranno organizzati per conoscere le Istituzioni nazionali ed europee, non solo grazie ai contributi della Commissione Europea, ma anche del supporto offerto dal Dipartimento di Scienze Politiche e dall’Ateneo nell’ambito dei progetti speciali per la didattica.
Nell’a.a. 2018/2019, infatti, gli studenti hanno potuto partecipare a un viaggio d’istruzione di 5 giorni a Lussemburgo, durante i quali hanno potuto visitare e conoscere il funzionamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la Corte dei Conti Europea, la Commissione, la Banca Europea degli Investimenti.
La prima lezione dell’insegnamento si terrà venerdì 10 gennaio, ore 10.30 nell’Aula A0 del Polo Piagge (via Matteucci, 11), con la presentazione del corso e le testimonianze degli ex alunni. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito http://peufi.sp.unipi.it o possono essere richieste per email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
«Costruire l’impresa intelligente. L'imprenditore consapevole lo fa meglio»
Tre ricercatori dell’Università di Pisa hanno pubblicato un libro divulgativo su impresa 4.0 raccontando la loro esperienza nel supporto alle imprese nel processo di trasformazione digitale. Gualtiero Fantoni, professore associato, Marcello Braglia, professore ordinario, e Annamaria Natelli, assegnista di ricerca – tutti afferenti al Dipartimento di Ingegneria civile e industriale – spiegano le ragioni per cui la maggior parte dei progetti 4.0 fallisce. Il libro “Costruire l’impresa intelligente. L'imprenditore consapevole lo fa meglio” è edito da Lupetti Editore e disponibile su Amazon (https://amzn.to/2sFQslK). Pubblichiamo qui di seguito una presentazione del libro a firma degli autori.
*******
Oggi migliaia di imprese si domandano come sfruttare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie per trasformarsi in imprese moderne e digitali. La quarta rivoluzione industriale è stata però troppo spesso interpretata solo come una rivoluzione tecnologica, trascurando l'importante ruolo delle persone che devono far propri i valori di una nuova cultura e imparare a gestire i nuovi processi digitali. Il libro, sempre leggero nel tono, ma preciso nei contenuti, alterna paragrafi sui principi e sulle tecnologie a interviste e casi reali semplici ed efficaci. Nel volume raccontiamo senza enfasi i pro e i contro di ogni nuova tecnologia: solo con la giusta consapevolezza è possibile costruire l'impresa intelligente che gli imprenditori desiderano e nella quale tutti vorremmo lavorare.
Ci siamo fatti aiutare nel nostro lavoro da colleghe e colleghi che lavorano nell’industria e che ci hanno dato la loro prospettiva sulle tecnologie, sui metodi e sui limiti allo sviluppo delle tecnologie e delle imprese. Abbiamo tentato di trattare la tematica raccontando casi di piccole e medie imprese italiane, focalizzandoci sia sugli aspetti informatici che quelli più vicini alle risorse umane, vero motore di ogni trasformazione. Il libro è costruito per fornire una visione critica del nuovo paradigma industriale noto come Industria 4.0 o Impresa 4.0, avendo come obiettivo quello di aumentare la consapevolezza nel lettore animati dalla certezza che la consapevolezza aiuta a prendere buone decisioni”.
Il libro parte con 4 capitoli nei quali vengono presentate 5 domande chiave per la trasformazione digitale di un’impresa: siamo pronti alla quarta rivoluzione industriale? Che cos’è l’Industria 4.0? Da dove partire? Quali competenze per l’Industria 4.0? Come approcciarsi all’Industria 4.0?
Poi distingue le 9+1 tecnologie del Piano Calenda in due blocchi: Tecnologie abilitanti e integrative. Se le fondanti sono l’Integrazione Verticale e Orizzontale, alla base della piramide troviamo l’Internet delle Cose Industriale, poi i Big Data and Analytics, quindi l’Intelligenza Artificiale (senza dimenticare la Cybersecutity). Da qui si passa alle abilitanti: dalla Simulazione alla costruzione del “gemello digitale” dell’impresa per concludere questa sezione con la Realtà Virtuale ed Aumentata. Il libro prosegue con due delle più fisiche tecnologie: i sistemi di produzione avanzata (robot e cobot) e l’Additive Manufacturing, chiudendosi con una suggestiva “passeggiata disincantata”.
Tutti i capitoli terminano con un’intervista in cui ci confrontiamo in un interrogatorio serrato con esperti ed esperte delle tecnologie o dei processi di trasformazione digitale. Le domande non sono mai banali e servono ad approfondire e calare sul mondo industriale i temi troppo spesso relegati a qualche riga di giornale o a riviste specializzate.
Per queste interviste ci siamo rivolti a personaggi di spicco dell’università, della ricerca e dell’industria che hanno accettato di condividere le loro esperienze e fornire testimonianze concrete di chi nell’innovazione ha creduto e continua a credere: Enrica Bosani, Whirlpool EMEA; Roberto Pancaldi, MYLIA (The Adecco Group); Riccardo Torri, CPT Italy (Gruppo Continental); Ilaria Campana, Consorzio QuInn; Teresa Minero, LifeBee; Roberto Risi, Kering Eyewear; Daniele Mazzei, TOI - Things On Internet; Lorenzo Dell’Acqua, DXC Technology; Fosca Giannotti, ISTI-CNR di Pisa; Marco Frosolini, Università di Pisa; Maria Chiara Carrozza, Scuola Superiore Sant’Anna; Michele Di Foggia, E. M. A. (Gruppo Rolls-Royce). Arricchiscono il libro la prefazione di Massimo Banzi, co-fondatore di Arduino, e la quarta di copertina di Franco Canna, giornalista direttore di Innovation Post.
Gualtiero Fantoni, Marcello Braglia, Annamaria Natelli.