Contenuto principale della pagina Menu di navigazione Modulo di ricerca su uniPi

Per combattere la fake news scientifiche che inquinano il dibattito pubblico la rivista Nature ha per la prima volta pubblicato una definizione di “riviste predatorie”. La definizione è stata redatta da un panel di 35 ricercatori provenienti da 10 paesi diversi che si è incontrato a Ottawa, in Canada, lo scorso aprile e di cui ha fatto parte anche Mauro Sylos Labini, professore dell’Università di Pisa.
Secondo la definizione pubblicata su Nature, le “riviste predatorie” sono quelle che antepongono i loro interessi economici alla diffusione della ricerca scientifica e, più in concreto, riportano informazione false o ingannevoli, non rispettano le migliori pratiche redazionali ed editoriali, non sono trasparenti e si rivolgono (di solito per email) ai ricercatori in modo aggressivo e indiscriminato per spingerli ad inviare i propri articoli. Secondo le stime degli studiosi, si calcola che ogni anno circa 400 mila articoli appaiono su riviste che millantano standard accademici, ma che invece pubblicano qualsiasi cosa a pagamento. Di conseguenza è sempre più complicato capire se i risultati di una ricerca trovata on-line sono stati pubblicati seguendo le regole della comunità scientifica.
"Le riviste predatorie ingannano i colleghi inesperti, inquinano la valutazione della ricerca e diffondono informazioni potenzialmente false spacciandole per scientifiche - ha dichiarato Mauro Sylos Labini, economista del dipartimento di Scienze Politiche dell’Ateneo pisano – Si tratta di pubblicazioni a volte difficili da riconoscere, anche perché le numerose black list disponibili on-line non sono sempre coerenti fra loro, è quindi importante che la comunità accademica trovi un accordo su una definizione e individui le caratteristiche in grado di identificarle”.

 

Riferimento completo all’articolo:
Riviste predatorie: nessuna definizione, nessuna difesa. Nature. Vol 576, pp 210-212; 2019
https://www.nature.com/articles/d41586-019-03759-y

 

mauro_sylos_labini.jpgPer combattere la fake news scientifiche che inquinano il dibattito pubblico la rivista Nature ha per la prima volta pubblicato una definizione di “riviste predatorie”. La definizione è stata redatta da un panel di 35 ricercatori provenienti da 10 paesi diversi che si è incontrato a Ottawa, in Canada, lo scorso aprile e di cui ha fatto parte anche Mauro Sylos Labini, professore dell’Università di Pisa (foto a destra).

Secondo la definizione pubblicata su Nature, le “riviste predatorie” sono quelle che antepongono i loro interessi economici alla diffusione della ricerca scientifica e, più in concreto, riportano informazione false o ingannevoli, non rispettano le migliori pratiche redazionali ed editoriali, non sono trasparenti e si rivolgono (di solito per email) ai ricercatori in modo aggressivo e indiscriminato per spingerli ad inviare i propri articoli. Secondo le stime degli studiosi, si calcola che ogni anno circa 400 mila articoli appaiono su riviste che millantano standard accademici, ma che invece pubblicano qualsiasi cosa a pagamento. Di conseguenza è sempre più complicato capire se i risultati di una ricerca trovata on-line sono stati pubblicati seguendo le regole della comunità scientifica.

"Le riviste predatorie ingannano i colleghi inesperti, inquinano la valutazione della ricerca e diffondono informazioni potenzialmente false spacciandole per scientifiche - ha dichiarato Mauro Sylos Labini, economista del dipartimento di Scienze Politiche dell’Ateneo pisano – Si tratta di pubblicazioni a volte difficili da riconoscere, anche perché le numerose black list disponibili on-line non sono sempre coerenti fra loro, è quindi importante che la comunità accademica trovi un accordo su una definizione e individui le caratteristiche in grado di identificarle”.

 

 

Venerdì 10 gennaio, al Palazzo della Sapienza, gli allievi della quarta edizione del master di secondo livello in “Internet Ecosystem: Governance e Diritti” hanno discusso i loro elaborati finali dinanzi alla Commissione composta dalla direttrice del master, la professoressa Dianora Poletti, e dai docenti del Consiglio direttivo. Presenti anche tutor di aziende e studi professionali che hanno ospitato i partecipanti per il tirocinio.
Numerosi e di interesse i temi trattati dagli allievi del corso: dalle problematiche in tema di privacy e blockchain alla giustizia digitale, dall’informazione sul web alla profilazione algoritmica, dai problemi posti dal captatore informatico al cyberbullismo, dal sexting all’accesso abusivo nei sistemi informatici. Si è confermata con ciò l’attrattività dei temi approfonditi, che mirano a fornire competenze specialistiche di tipo legale-informatico per crescita professionale e attività consulenziale, da spendere in contesti aziendali, così come istituzionali.
Attivato dal dipartimento di Giurisprudenza in collaborazione con l’Istituto di Informatica e Telematica del CNR di Pisa, il master, di taglio giuridico ma con vocazione interdisciplinare, si propone in particolare di formare avvocati specializzati nel diritto della rete e nella consulenza legale-informatica, consulenti privacy e Data Protection Officers, professionisti delle tecnologie e nel diritto dell’innovazione per enti privati e pubblici.
È ancora possibile iscriversi alla quinta edizione del master, che mirerà a rafforzare la visione innovativa del programma didattico, con protagonisti i maggiori esperti del settore e nuove e importanti realtà aziendali operanti nella rete che contribuiranno all’arricchimento delle competenze degli allievi.
Ad oggi il master, che è patrocinato dall’Agenzia per l’Italia Digitale, presenta un ottimo livello di placement dei partecipanti, data la necessità del mercato di ricercare figure professionali con competenze giuridiche unite a essenziali conoscenze informatiche. Per maggiori informazioni si può consultare il sito: http://internetecosystem.it o contattare la segreteria al numero 050/2212814.
Nella foto: allievi e docenti del master prima dell’inizio della discussione degli elaborati finali.

A partire dal 1 gennaio 2020 tutti i residenti nella regione Toscana e tutti gli studenti universitari delle Università Toscane potranno entrare con il biglietto ridotto nei musei gestiti dal Comune di Volterra: Museo Etrusco Guarnacci, Pinacoteca Civica, Ecomuseo dell’Alabastro, Palazzo dei Priori, Acropoli Etrusca e Teatro Romano.

Questa riduzione vale sia per l’ingresso nella singola struttura, che per la Volterra Card, con la quale – ad esempio – si potrà entrare in tutti i musei della città al prezzo di 13,00 euro invece che di 16,00 euro.

Si tratta della principale novità introdotta nel nuovo tariffario: altre novità riguardano la possibilità di ottenere l’ingresso gratuito se si pernotta la domenica in occasione dei Grandi Eventi che si svolgono in città, l’estensione delle tariffa ridotta ai giovani fino ai 18 anni (prima era solo fino ai 16) e la possibilità di usufruire di visite guidate con un lieve supplemento di prezzo al Teatro Romano.

È scomparso pochi giorni fa mentre si trovava all’estero il professor Romano Lazzeroni, eminente studioso di Glottologia. Professore emerito del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, storico docente di Glottologia e di Sanscrito presso l'Università di Pisa, il professor Lazzeroni è stato a lungo direttore del dipartimento di Linguistica, coordinatore del dottorato di ricerca in Linguistica e dal 1975 al 1983 prorettore vicario dell’Università di Pisa.

Nato a Pontedera (PI) nel 1930, ha studiato presso l’Università e la Scuola Normale Superiore di Pisa; laureatosi in Lettere classiche nel 1952, ha conseguito il diploma di perfezionamento presso la Scuola Normale Superiore nel 1953. Dopo un periodo di studi nelle Università di Bonn e di Heidelberg, ha ottenuto nel 1958 la libera docenza in Glottologia.

Vincitore nel 1965 del concorso a professore ordinario di Glottologia bandito dall’Università di Palermo, fu chiamato nel 1966 a coprire la II cattedra di Glottologia dell’Università di Pisa. Fino al 1985 ha tenuto parallelamente anche il corso di Sanscrito.

È stato inoltre professore straordinario presso l’Università telematica G. Marconi di Roma in qualità di preside della Facoltà di Lettere, nonché presidente del dottorato di ricerca in Linguistica.

È stato insignito dell’ordine del Cherubino dell’Università di Pisa nel 1978 e della medaglia d’oro del Presidente della Repubblica dei Benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte.

Membro dal 1982, del comitato 08 del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Scienze storiche, filologiche e filosofiche), dal 1988 al 1994 è stato presidente del medesimo Comitato e membro del Consiglio di Presidenza del C.N.R.

Ha conseguito nel 1999 il premio speciale per l’orientalistica dell’Università di Torino e nel 2005 il premio internazionale “Empedocle” dell’Accademia di Studi Mediterranei di Agrigento. Già membro del comitato dei garanti dell’Università di Siena e presidente del Nucleo di Valutazione dell’Università di Pisa, ha presieduto il nucleo di valutazione dell’I.M.T di Lucca fino al 17 dicembre 2019.

Ha fatto parte del Consiglio Nazionale della Scienza e della Tecnologia fin dalla sua istituzione.

Socio nazionale dell’Accademia dei Lincei dal 1991, della Società Italiana di Glottologia (di cui è stato Presidente dal 1984 al 1986), dell’Associazione Italiana di Studi Sanscriti, socio ordinario dell’Istituto di Studi Etruschi e Italici, dell’Accademia delle Scienze di Torino, dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, dell’Academy of Europe of Cambridge, del Sodalizio Glottologico Milanese, del Centro di Studi sul Medio ed Estremo Oriente di Torino (CESMEO).

È stato membro della Commissione per l’insegnamento bilingue dell’UNESCO, del Consiglio di Amministrazione dell’Atlante Linguistico Italiano e dell’Atlante Linguistico Sardo.

Ha ricoperto inoltre il ruolo di direttore delle riviste scientifiche Studi e Saggi Linguistici e Archivio Glottologico Italiano.

Autore di oltre 200 pubblicazioni su riviste italiane e straniere, nonché di alcuni volumi pubblicati presso gli editori Laterza e Carocci, i suoi campi di studio sono stati le lingue dell’Italia antica, l’indiano antico con particolare riguardo al vedico, l’indoeuropeistica classica, e le problematiche teoriche relative alla ricostruzione linguistica e culturale, nonché alla variazione sociolinguistica ed al mutamento linguistico.

Punto di riferimento per quanti in Italia e all’estero si occupano di linguistica storica, la sua opera e il suo insegnamento hanno lasciato il segno in quanti, allievi e colleghi, hanno avuto la possibilità di frequentarlo attraverso le sue lezioni e i suoi scritti: ovunque spargeva semi della sua mente lucida, uniti a una brillante capacità di sintesi, sempre condita di dialettica e autoironia.

Scoperto di recente a Pisa e esposto in via eccezionale a Palazzo Blu, a partire da sabato 11 gennaio, ecco il ritratto di Antonio Pacinotti eseguito dall’artista futurista Giacomo Balla.
Si tratta di un quadro dedicato a uno dei padri nobili dell’Università di Pisa, ritratto dal grande artista futurista con tutta probabilità intorno alla metà degli anni ’30. Il quadro, firmato dall’autore, è attualmente di proprietà dell’Università di Pisa ed è collocato nel dipartimento di Ingegneria dell'Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni, e di esso, ad oggi inedito, non sappiamo la data esatta di esecuzione né il motivo.

Accanto al quadro sono in mostra due prototipi delle macchine di Pacinotti, che appaiono nel quadro sulla destra e dietro Pacinotti, prestati dal Museo degli Strumenti di Fisica del Sistema Museale di Ateneo, grazie all’interessamento del direttore Sergio Giudici e del dottor Claudio Luperini. La "Macchina a Gomitolo" (1873) fu presentata nel Volume XII del "Nuovo Cimento" del 1874. Pacinotti iniziò a costruire la macchina nel 1873 presso la villa di famiglia a Caloria (Pistoia) per poi concluderla a Cagliari dove era professore di Fisica sperimentale all’Università. Questa macchina era detta “a gomitolo” in quanto presentava una nuova calamita trasversale consistente in un filo conduttore (di spessore 0.5 mm, lungo circa 100m e ricoperto di seta) avvolto attorno a un cilindro di ferro pieno in maniera simile a un gomitolo di lana. Secondo Pacinotti la macchina, nonostante le sue piccole dimensioni, avrebbe potuto produrre una discreta quantità di corrente. Questa macchina partecipò alle esposizioni di Parigi del 1881 e del 1900 e a quelle di Torino del 1884 e 1898. La "Macchina ad Anello" (1902) è una delle due, simili alla macchinetta, che Pacinotti fece costruire intorno al 1902 nel Gabinetto di Fisica tecnologica di Pisa; soltanto alcuni perfezionamenti tecnici la distinguono dall’originale in cui Pacinotti fin dal 1860, con l’impiego della sua “calamita trasversale”, aveva risolto i problemi delle macchine dinamo elettriche dell’epoca, infatti la macchinetta rappresentava la prima macchina in grado di generare, economicamente e con elevato rendimento, corrente continua a tensioni di gran lunga superiori a quelle sino allora ottenute.

Antonio Pacinotti (Pisa, 17 giugno 1841 – Pisa, 25 marzo 1912), scienziato, professore universitario, universalmente noto per essere stato l’inventore della dinamo e del motore elettrico in corrente continua, è stato professore di Fisica dell’Università di Pisa dal 1881 al 1912 e Direttore del Gabinetto di Fisica tecnologica, sempre dell’Università di Pisa. Una mente eclettica ed estremamente dotata. A soli 15 anni viene ammesso a frequentare il corso di laurea in Matematiche applicate dell’Università di Pisa. Durante la sua carriera si indirizza verso la fisica e in particolare l’elettrodinamica. Nell’aprile del 1860 realizza il primo prototipo di dinano/motore in corrente continua, la ‘macchinetta’ come lui stesso la chiamò.

Balla per articolo

Il dipinto di Giacomo Balla ritrae Pacinotti in età avanzata, al suo tavolo di lavoro e, accanto a lui, la sua invenzione più celebre, la dinamo appunto. Il quadro è ambientato nel Gabinetto di Fisica tecnologica che sorgeva in via Santa Maria n. 14, all’interno dell’Istituto di Fisica dell’Università di Pisa, nel quale egli ha ricoperto il ruolo di professore ordinario di Fisica tecnologica e meccanica sperimentale. Tra le poche informazioni che sono ad oggi disponibili sappiamo che l’opera è la fedele riproduzione pittorica di una foto del 1911, presente in una pubblicazione celebrativa del 70° compleanno di Pacinotti e per il 50° anniversario dell’invenzione della dinamo. L’aspetto celebrativo e le caratteristiche stilistiche del dipinto inducono a collocarne la realizzazione negli anni trenta, prima del 1941, anno nel quale una sua riproduzione compare, per la prima volta, nel libro Antonio Pacinotti nel primo centenario della nascita, pubblicato da Vittorio Emanuele Boccara.
Alcune informazioni storiche consentono di individuare il contesto in cui si è arrivati alla committenza dell’opera. L’edificio di via Santa Maria, sede del Gabinetto di Fisica tecnologica, era anche sede dell’appartamento dove Pacinotti nacque e visse fino alla morte. Sempre in questa sede nel 1930 venne fondato il Museo Pacinotti, con l’intento di raccogliere e conservare i cimeli che gli eredi dello scienziato avevano donato alla Scuola d’Ingegneria. Nell’elenco del lascito non compare però il quadro, così come non compare nel catalogo della ‘mostra dei cimeli pacinottiani’ allestita dal 24 maggio al 30 giugno del 1934 nell’Aula Magna dell’Università di Pisa, in occasione delle celebrazioni per il 75° anniversario dell’invenzione della dinamo. Le solenni celebrazioni si aprirono, al Teatro Verdi, con la commemorazione presieduta da Guglielmo Marconi, Presidente dell’Accademia d’Italia ed alla quale aderirono numerose personalità tra le quali Enrico Fermi, Pietro Mascagni e Filippo Tommaso Marinetti. In quella occasione, il Museo Pacinotti venne dichiarato ‘monumento nazionale’, con il Regio Decreto n. 1020 del 4 giugno 1934. In seguito, nella seconda metà del secolo scorso, i cimeli di proprietà dell’Università di Pisa, custoditi nel Museo, furono suddivisi fra vari istituti. Dalle ricerche effettuate si può ragionevolmente supporre che l’iniziativa di realizzare il dipinto sia nata nell’ambito dell’Università di Pisa a seguito della solenne celebrazione di Pacinotti del 1934. Anche l’analisi stilistica del quadro rimanda agli anni ’30, quando Balla sceglie di tornare a una figurazione tradizionale, lontana da tentazioni d’avanguardia futurista.

Eppure, nonostante il dipinto non presenti elementi stilistici che richiamino al Futurismo riesce comunque a realizzare una sintonia di spirito tra le idee di modernità e velocità e la rivoluzione tecnologica promossa dalle grandi invenzioni di cui fu autore Antonio Pacinotti. L’esposizione dell’opera a Palazzo Blu assume un particolate rilievo, proprio in concomitanza con le ultime settimane della mostra "Futurismo", e al tempo stesso consente alla città di Pisa di approfondire una pagina della sua storia, in particolare quella relativa ai legami tra arte e scienza, arte e mondo accademico poco nota e ancora tutta da svelare. Il ritratto sarà visitabile gratuitamente fino a domenica 9 febbraio.

balla1

Alla presentazione hanno partecipato Cosimo Bracci Torsi, presidente della Fondazione Palazzo Blu; Paolo Mancarella, rettore dell'Università di Pisa; Andrea Muzzi, direttore della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno; Chiara Bodei, presidentessa del Sistema Museale di Ateneo; Elena Gigli, responsabile Archivio Gigli per l’opera di Giacomo Balla.

"Già nel 2012 - ha detto il rettore Mancarella - abbiamo ricordato Antonio Pacinotti in occasione del centenario della sua morte. Oggi, però, grazie al ritratto che gli fece Giacomo Balla e che esce per la prima volta dal nostro dipartimento di Ingegneria dell'Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni, possiamo parlarne da un punto di vista diverso: come un incontro non certo casuale tra due giganti avvenuto, idealmente, negli anni Trenta, sul campo mai neutro della tela bianca. In questo modo possiamo far emergere una storia importante, ma ancora oggi, al di là delle periodiche celebrazioni di Pacinotti, poco nota a un grande pubblico a cui possiamo adesso raccontarla sfruttando il potere comunicativo dell’arte".

(fonte: Ufficio Stampa Fondazione Palazzo Blu)

Nella foto, da sinsitra: Bracci Torsi, Muzzi, Gigli, Mancarella e Bodei.

 

Giunto quest'anno alla quattordicesima edizione, il Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica è promosso dal Comune di Padova, nell'ambito di Galileo-Settimana della Scienza e Innovazione che si svolgerà dal 4 al 10 maggio 2020.

Gli studenti interessati a far parte della Giuria Esterna potranno inviare la propria candidatura compilando il modulo disponibile a questo link entro il 29 febbraio 2020. Per poter far parte della Giuria, gli studenti dovranno essere iscritti all'Università per l'anno in corso (a.a. 2019-2020) e garantire la propria partecipazione giovedì 7 alle presentazioni dei volumi da parte degli autori e venerdì 8 maggio alla Cerimonia di premiazione che si terrà in Aula Magna dell'Università di Padova. I partecipanti alla Giuria esterna verranno estratti a sorte tra tutte le candidature raccolte garantendo un'adeguata rappresentatività dell'intero territorio nazionale; gli esiti dell'estrazione saranno comunicati ai diretti interessati via mail entro il 16 marzo 2020.

Gli studenti che parteciperanno alla Giuria esterna riceveranno i 5 volumi finalisti del Premio in formato elettronico e potranno esprimere la propria votazione con le modalità che saranno loro indicate.
I 5 volumi finalisti sono:

  • “Il giro del mondo in sei milioni di anni” (Il Mulino) di Guido Barbujani e Andrea Brunelli
  • “Senza confini. Le straordinarie storie degli animali migratori” (Codice Edizioni) di Francesca Buoninconti
  • “La trama della vita. La scienza della longevità e la cura dell’incurabile tra ricerca e false promesse” (Marsilio Editori) di Giulio Cossu
  • “Il senso perfetto. Mai sottovalutare il naso” (Codice Edizioni) di Anna D’Errico
  • “Cybercrime. Attacchi globali, conseguenze locali” (Hoepli) di Carola Frediani.



Venerdì 10 gennaio, al Palazzo della Sapienza, gli allievi della quarta edizione del master di secondo livello in “Internet Ecosystem: Governance e Diritti” hanno discusso i loro elaborati finali dinanzi alla Commissione composta dalla direttrice del master, la professoressa Dianora Poletti, e dai docenti del Consiglio direttivo. Presenti anche tutor di aziende e studi professionali che hanno ospitato i partecipanti per il tirocinio.

_DSC7364.jpeg
Nella foto: allievi e docenti del master prima dell’inizio della discussione degli elaborati finali.

Numerosi e di interesse i temi trattati dagli allievi del corso: dalle problematiche in tema di privacy e blockchain alla giustizia digitale, dall’informazione sul web alla profilazione algoritmica, dai problemi posti dal captatore informatico al cyberbullismo, dal sexting all’accesso abusivo nei sistemi informatici. Si è confermata con ciò l’attrattività dei temi approfonditi, che mirano a fornire competenze specialistiche di tipo legale-informatico per crescita professionale e attività consulenziale, da spendere in contesti aziendali, così come istituzionali.

Attivato dal dipartimento di Giurisprudenza in collaborazione con l’Istituto di Informatica e Telematica del CNR di Pisa, il master, di taglio giuridico ma con vocazione interdisciplinare, si propone in particolare di formare avvocati specializzati nel diritto della rete e nella consulenza legale-informatica, consulenti privacy e Data Protection Officers, professionisti delle tecnologie e nel diritto dell’innovazione per enti privati e pubblici.

È ancora possibile iscriversi alla quinta edizione del master, che mirerà a rafforzare la visione innovativa del programma didattico, con protagonisti i maggiori esperti del settore e nuove e importanti realtà aziendali operanti nella rete che contribuiranno all’arricchimento delle competenze degli allievi.

Ad oggi il master, che è patrocinato dall’Agenzia per l’Italia Digitale, presenta un ottimo livello di placement dei partecipanti, data la necessità del mercato di ricercare figure professionali con competenze giuridiche unite a essenziali conoscenze informatiche. Per maggiori informazioni si può consultare il sito o contattare la segreteria al numero 050/2212814.

Il Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa inizia il nuovo anno con uno slancio fiducioso al futuro, ricco di idee e progetti, e uno sguardo di soddisfazione al passato, per l’anno che si è appena concluso. Il 2019 è stato per il Museo un anno significativo, ricco di eventi, inaugurazioni e progetti.

In linea con la politica degli ultimi anni, è proseguito il processo di intenso rinnovamento delle esposizioni permanenti con l’apertura di due nuovi settori espositivi e l’ampliamento dell’offerta culturale, nel 2019 ancora più ricca e variegata con la proposta di eventi di educazione e divulgazione dedicati ai visitatori di tutte le età.

In sintesi i numeri del 2019:

 I-NUMERI-DEL-2019-450x450.jpg

 

Numeri importanti, dunque, anche per il 2019, che confermano l’impegno del Museo e del suo staff, con la nuova direzione della Professoressa Elena Bonaccorsi, per una crescita continua.

Numeri ma non solo: il Museo, infatti, punta sempre di più alla qualità dell’offerta culturale dedicata al pubblico. Un pubblico che è sempre più centrale nelle scelte e nella progettualità del Museo. Negli ultimi due anni, infatti, il Museo ha intensificato gli studi sul gradimento da parte dei visitatori, cogliendone spunti di miglioramento, e ha sperimentato nuove strategie per includere il punto di vista dei visitatori nella progettazione di nuove sale, attività e allestimenti.

cetacei2020.jpg

Educazione e divulgazione si confermano centrali nella politica culturale del Museo, che nel 2019 ha organizzato esposizioni a tema, cicli di conferenze, eventi di divulgazione, corsi di formazione per insegnanti, guide ambientali e operatori museali, e una serie di iniziative per il benessere degli individui e delle famiglie, in particolare: campi per bambini durante le vacanze scolastiche, cicli di pratiche partecipative come yoga e mindfulness e percorsi per l’inclusione sociale come quelli dedicati a persone con Alzheimer, a migranti e a persone con autismo. Un dialogo aperto con il pubblico e con il territorio, con i quali il Museo si pone in ascolto per attivare percorsi di progettazione condivisa.

Un riconoscimento speciale per questo impegno nel 2019 è arrivato anche dalla Regione Toscana: nel 2019, infatti, il Museo di Storia Naturale si è classificato primo tra tutti i musei della Toscana nella graduatoria di merito per l’assegnazione dei contributi ai musei ed ecomusei di rilevanza regionale.

Anche il 2020 si apre con molti progetti da realizzare. In programma l’inaugurazione di nuovi settori espositivi per completare l’esposizione della collezione Barbero, il rinnovamento di alcune sale già esistenti, e inoltre numerose proposte di mostre temporanee, incontri a tema, eventi e novità. Con l’auspicio che il Museo possa essere sempre più un posto aperto a tutti dove imparare, scoprire, incuriosirsi, socializzare, rilassarsi, e perché no… anche divertirsi! (Fonte: www.msn.unipi.it).

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa