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Mercoledì, 09 Gennaio 2019 09:43

Narrare la malattia

narrare malattia coverE' in uscita con la Pisa University Press il volume Narrare la malattia per costruire la salute curato da Rita Biancheri, professoressa del dipartimento di Scienze Politiche dell'Ateneo, e da Stefano Taddei, direttore della Unità Operativa di Medicina 1 dell'Aoup.

Pubblichiamo di seguito una breve presentazione a firma della professoressa Biancheri.

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A quarant’anni dalla nascita del Sistema Sanitario nazionale con la legge 833 del 1978 permangono diseguaglianze di salute, difficoltà di accesso alle cure, consistenti differenze regionali che in una prospettiva ormai storica consentono di comprendere, con maggiore efficacia, molte delle cause che hanno condizionato negativamente la qualità dei servizi offerti.

Gran parte della letteratura pubblicata nell’ultimo ventennio fa riferimento all’importanza dell’attivazione del paziente, alla prospettiva relazionale oltre a valorizzare la funzione di voice della partecipazione associazionistica. Dall’altra parte altri studiosi hanno messo in guardia sull’ambiguità dei concetti utilizzati con il rischio di descrivere “un involucro vuoto”, di teorizzare principi difficilmente applicabili. Dinamiche complesse che costringono, anzi rendono imprescindibile, un ripensamento sulle pratiche, sulle modalità di presa in carico dei malati cronici, sulle risposte per il fine vita, su come aiutare chi soffre.

Cambiano i bisogni dei pazienti, si sono allungate le speranze di vita ma sono troppi gli anni passati in cattiva salute, soprattutto per le donne; cresce l’esigenza di informazione ma spesso si ricorre a notizie mediatiche mentre la comunicazione esperta, la prevenzione subisce incrinature e derive pericolose. In questa cornice, brevemente delineata, il volume intende trattare, attraverso vari approcci, un tema che nel nostro paese rischia di essere considerato irrilevante o non applicabile, proprio perché richiede un cambiamento di paradigma, un svolta a nostro avviso necessaria.

La contrapposizione tra il crescente bisogno di tecnologie e l’umanizzazione delle cure fa parte di un filo rosso che corre all’interno di un confronto più che trentennale; gli Autori e le Autrici di questo libro condividono l’assunto che proprio per affrontare la minaccia di una perdita di creatività, di capacità di riconoscimento dell’altro, di fronte ai domini dell’ipertecnologizzazione, della medicalizzazione della vita e del consumerismo occorrano nuovi strumenti derivanti da un cambiamento epistemologico, da un’integrazione dei saperi, attraverso il racconto delle esperienze vissute. Una possibile risposta alle sfide in grado di assumere, al tempo stesso, la complessità e l’unicità della condizione umana.

Rita Biancheri

 

“Da Sambadù a Moravia: le Leggi Razziali e i libri” è il titolo della terza lettura cittadina che si svolge nell’ambito della rassegna dell’Università di Pisa “San Rossore 1938”. L’appuntamento è giovedì 10 gennaio alle 17,30, alla Libreria Feltrinelli a Pisa (Corso Italia 50). L’incontro a ingresso libero è a cura di Luca Biagiotti e Franco Farina con Paolo Giommarelli e riguarderà la politica del regime fascista sui prodotti culturali degli ebrei. Non soltanto gli ebrei come persone, ma anche il loro pensiero, i loro prodotti intellettuali e artistici dovevano sparire dai luoghi di apprendimento e dalla memoria del nostro Paese. La minuziosità, la scrupolosità, e anche la goffaggine di questo percorso di censura totale del pensiero ebraico, vengono quindi raccontati in questa lettura.

 

Giuseppe Attardi e Laura Ricci del dipartimento di informatica dell’Università di Pisa sono stati nominati nel pool di esperti del Ministero dello Sviluppo Economico per elaborare le strategie nazionali sui temi dell’intelligenza artificiale e della tecnologia blockchain. I due docenti dell’Ateneo pisano sono stati scelti dopo una selezione che ha vagliato candidature a livello europeo e internazionale. In particolare, Laura Ricci metterà a disposizione la sua esperienza nel campo delle criptovalute e nell'utilizzo della tecnologia dei distributed ledger nel campo dell'IoT e delle reti sociali per proporre come sfruttare al meglio tutte le potenzialità di questa innovativa tecnologia. Giuseppe Attardi da parte sua farà valere le sue ricerche nel campo dell’intelligenza artificiale che ha svolto fra l’altro al MIT, all'ICSI di Berkeley, al Sony Laboratory di Parigi e a Yahoo! Research Barcelona. La prima riunione dei due comitati di esperti sarà a gennaio 2019.

Giuseppe Attardi e Laura Ricci del dipartimento di informatica dell’Università di Pisa sono stati nominati nel pool di esperti del Ministero dello Sviluppo Economico per elaborare le strategie nazionali sui temi dell’intelligenza artificiale e della tecnologia blockchain.

 

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Laura Ricci e Giuseppe Attardi

I due docenti dell’Ateneo pisano sono stati scelti dopo una selezione che ha vagliato candidature a livello europeo e internazionale. In particolare, Laura Ricci metterà a disposizione la sua esperienza nel campo delle criptovalute e nell'utilizzo della tecnologia dei distributed ledger nel campo dell'IoT e delle reti sociali per proporre come sfruttare al meglio tutte le potenzialità di questa innovativa tecnologia. Giuseppe Attardi da parte sua farà valere le sue ricerche nel campo dell’intelligenza artificiale che ha svolto fra l’altro al MIT, all'ICSI di Berkeley, al Sony Laboratory di Parigi e al Yahoo! Research Barcelona.

La prima riunione dei due comitati di esperti sarà a gennaio 2019.

Può essere un cavaliere particolarmente esigente o la separazione dal proprio gruppo sociale o ancora l’apparizione di qualcosa di nuovo nell’ambiente. Succede così che anche i cavalli (nel loro piccolo) si stressano e che per calmarsi (al pari di noi umani) mettono in atto particolari comportamenti.

Si potrebbe sintetizzare in questo modo quanto emerge da un recentissimo studio pubblicato sulla rivista “Scientific Reports” e realizzato da una equipe di veterinari ed etologi composto da Paolo Baragli, Claudio Sighieri (Dipartimento di Scienze Veterinarie) ed Elisabetta Palagi (Dipartimento di Biologia) dell’Università di Pisa e da Chiara Scopa del Centro di Referenza Nazionale per gli Interventi Assistiti con gli Animali (Direttore Dott. Luca Farina), Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, Legnaro, Padova.

 

cavalli

Cavalli durante i test


“Per la prima volta abbiamo definito e standardizzato una condizione di stress nei cavalli secondo modalità e tempistiche precise, che ci ha permesso di individuare quei comportamenti che i cavalli usano per calmarsi”, sottolinea Paolo Baragli del dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Ateneo pisano.

E’ emerso così che lo “snore”, cioè un suono legato alla respirazione simile ad una profonda inalazione, è un comportamento messo in atto per controbilanciare lo stress così come, ma con una tempistiche diverse, il “vacuum chewing”, cioè la masticazione a vuoto, senza nulla in bocca.

“I comportamenti calmanti messi in atto dai cavalli sono una forma di resilienza, cioè una strategia che consente di affrontare meglio certe situazioni caratterizzate da una importante risposta emotiva negativa – spiega Chiara Scopa dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie – sono azioni inconsapevoli che hanno un effetto sul sistema nervoso autonomo, che permette al soggetto di bilanciare lo stress e provare a ristabilire l’equilibrio interno del proprio organismo, lo facciamo anche noi umani in alcune situazioni, ad esempio dondolando le gambe, gesticolando, strusciando le mani o arricciandoci i capelli”.

I ricercatori hanno condotto la sperimentazione su 33 cavalli di razza, sesso ed età diversi in quattro differenti scuderie italiane. In pratica, lo stress test consisteva nel gonfiare con un meccanismo a distanza, improvvisamente e in pochi secondi, un palloncino all’interno dei box dei cavalli lasciandolo gonfio per 5 minuti. Il comportamento degli animali è stato quindi video-registrato e i dati fisiologici (frequenza e variabilità cardiaca) sono stati raccolti da un monitor cardiaco fissato su una cintura elastica applicata al torace. Per validare i risultati le stesse rilevazioni sono state eseguite anche su un gruppo controllo e in questo caso i cavalli venivano lasciati soli nei box senza che ci fosse alcun palloncino. I ricercatori hanno quindi rilevato che lo snore e il vacuum chewing erano molto più frequenti come reazione al palloncino, infatti le variabili fisiologiche indicavano una maggiore attività del sistema “calmante” dell’organismo (componente vagale del sistema nervoso autonomo). La differenza riscontrata stava nella tempistica di comparsa, lo “snore” era prevalente nel primo minuto, mentre il vacuum chewing era distribuito in tutti i 5 minuti del test. Ciò indicherebbe che lo “snore” serve a contrastare il primo impatto dell’evento stressante, mentre il vacuum chewing interviene con un’azione più lenta e prolungata.

Il cavallo è tra i più diffusi animali domestici e da compagnia, oltre ad essere utilizzato in attività ludico-ricreative e nelle terapie assistite - conclude Paolo Baragli – e, nonostante l’attenzione sempre crescente, è ancora difficile definire e riconoscere quali siano i segnali che possono aiutarci a capire il loro reale stato interiore. Il comportamento da solo può non essere sufficiente e questo studio potrebbe quindi fare da apripista alla realizzazione di linee guida comportamentali, validate dalla reale attività del sistema nervoso autonomo, utili a tutti coloro che hanno a che fare con i cavalli e perciò anche a beneficio degli umani”.

Può essere un cavaliere particolarmente esigente o la separazione dal proprio gruppo sociale o ancora l’apparizione di qualcosa di nuovo nell’ambiente. Succede così che anche i cavalli (nel loro piccolo) si stressano e che per calmarsi (al pari di noi umani) mettono in atto particolari comportamenti.
Si potrebbe sintetizzare in questo modo quanto emerge da un recentissimo studio pubblicato sulla rivista “Scientific Reports” e realizzato da una equipe di veterinari ed etologi composto da Paolo Baragli, Claudio Sighieri (Dipartimento di Scienze

Veterinarie) ed Elisabetta Palagi (Dipartimento di Biologia) dell’Università di Pisa e da Chiara Scopa del Centro di Referenza Nazionale per gli Interventi Assistiti con gli Animali (Direttore Dott. Luca Farina), Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, Legnaro, Padova.
“Per la prima volta abbiamo definito e standardizzato una condizione di stress nei cavalli secondo modalità e tempistiche precise, che ci ha permesso di individuare quei comportamenti che i cavalli usano per calmarsi”, sottolinea Paolo Baragli del dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Ateneo pisano.
E’ emerso così che lo “snore”, cioè un suono legato alla respirazione simile ad una profonda inalazione, è un comportamento messo in atto per controbilanciare lo stress così come, ma con una tempistiche diverse, il “vacuum chewing”, cioè la masticazione a vuoto, senza nulla in bocca.
“I comportamenti calmanti messi in atto dai cavalli sono una forma di resilienza, cioè una strategia che consente di affrontare meglio certe situazioni caratterizzate da una importante risposta emotiva negativa – spiega Chiara Scopa dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie – sono azioni inconsapevoli che hanno un effetto sul sistema nervoso autonomo, che permette al soggetto di bilanciare lo stress e provare a ristabilire l’equilibrio interno del proprio organismo, lo facciamo anche noi umani in alcune situazioni, ad esempio dondolando le gambe, gesticolando, strusciando le mani o arricciandoci i capelli”.
I ricercatori hanno condotto la sperimentazione su 33 cavalli di razza, sesso ed età diversi in quattro differenti scuderie italiane. In pratica, lo stress test consisteva nel gonfiare con un meccanismo a distanza, improvvisamente e in pochi secondi, un palloncino all’interno dei box dei cavalli lasciandolo gonfio per 5 minuti. Il comportamento degli animali è stato quindi video-registrato e i dati fisiologici (frequenza e variabilità cardiaca) sono stati raccolti da un monitor cardiaco fissato su una cintura elastica applicata al torace. Per validare i risultati le stesse rilevazioni sono state eseguite anche su un gruppo controllo e in questo caso i cavalli venivano lasciati soli nei box senza che ci fosse alcun palloncino. I ricercatori hanno quindi rilevato che lo snore e il vacuum chewing erano molto più frequenti come reazione al palloncino, infatti le variabili fisiologiche indicavano una maggiore attività del sistema “calmante” dell’organismo (componente vagale del sistema nervoso autonomo). La differenza riscontrata stava nella tempistica di comparsa, lo “snore” era prevalente nel primo minuto, mentre il vacuum chewing era distribuito in tutti i 5 minuti del test. Ciò indicherebbe che lo “snore” serve a contrastare il primo impatto dell’evento stressante, mentre il vacuum chewing interviene con un’azione più lenta e prolungata.
“Il cavallo è tra i più diffusi animali domestici e da compagnia, oltre ad essere utilizzato in attività ludico-ricreative e nelle terapie assistite - conclude Paolo Baragli – e, nonostante l’attenzione sempre crescente, è ancora difficile definire e riconoscere quali siano i segnali che possono aiutarci a capire il loro reale stato interiore. Il comportamento da solo può non essere sufficiente e questo studio potrebbe quindi fare da apripista alla realizzazione di linee guida comportamentali, validate dalla reale attività del sistema nervoso autonomo, utili a tutti coloro che hanno a che fare con i cavalli e perciò anche a beneficio degli umani”.

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