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Il Senato Accademico dell’Università di Pisa, nella seduta del 18 gennaio 2019, dopo aver valutato la delibera motivata assunta dalla Commissione Etica di Ateneo a conclusione dell’attività istruttoria svolta, nonché la proposta di irrogazione di sanzione formulata dal Rettore, ha deliberato di comminare al prof. Alessandro Strumia la sanzione del richiamo pubblico per la violazione, grave e rilevante, degli artt. 3, 5, comma 1, e 9 del Codice Etico di Ateneo.

Il Senato Accademico richiama il Prof. Alessandro Strumia a prendere atto che quanto da lui sostenuto pubblicamente in più occasioni – e non smentito altrettanto pubblicamente – in merito all’incidenza del genere sull’esito delle procedure concorsuali in taluni ambiti scientifici, è in contrasto con:

  •  l’art. 3 del Codice etico, nella parte in cui afferma che “tutti i componenti la comunità universitaria, docenti, studenti, personale tecnico-amministrativo [...] sono tenuti ad ispirare i propri comportamenti ai principi di [...] lealtà, correttezza […] enunciati in questo codice, anteponendo il superiore interesse della comunità stessa a quello personale”;
  •  l’art. 5, comma 1, del Codice etico, laddove recita: “Nel pieno rispetto della libertà della ricerca scientifica e dell’insegnamento spettante a tutti i destinatari del codice […] tutti debbono svolgere i propri compiti uniformandosi ai principi di lealtà e di rispetto reciproco”;
  •  l’art. 9 del Codice etico, ai sensi del quale “Nell’esercizio della libertà accademica i membri dell’Università sono tenuti a mantenere una condotta […] responsabile”.

Pisa, 18 gennaio 2019

Il segretario
Dott. Riccardo Grasso

Il Rettore
Prof. Paolo M. Mancarella

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La sottoscritta Sandra Bernardini, in qualità di responsabile dell’Ufficio del Rettore, attesta ex art. 22, comma 2, D. Lgs. n. 82/2005 la conformità tra il contenuto in formato elettronico e quello cartaceo conservato presso l’Ufficio del Rettore.

La Responsabile dell’Ufficio del Rettore
F.to avv. Sandra Bernardini
Firma autografa sostituita a mezzo firma digitale ai sensi e per gli effetti del D. Lgs. n. 82/2005 s.m.i.

Nel XVII secolo Livorno fu una delle città europee che accolse con più fervore la dottrina di Sabbatai Zevi di Smirne, il cabalista che nel 1665 si proclamò l’atteso messia degli ebrei e che in poche settimane raccolse attorno a lui un impetuoso movimento di fedeli. I legami di Sabbatai con la città toscana sono al centro di uno studio coordinato da Alessandra Veronese, storica dell’Università di Pisa, che sarà presentato a un convegno internazionale sul Sabbatianismo in Italia in programma a Roma dal 20 al 22 gennaio presso l’Unione delle Comunità ebraiche e la Sapienza.
«Livorno fu uno dei più importanti centri sabbatiani del Mediterraneo – spiega la professoressa Veronese – I contatti di Sabbatai Zevi con Livorno precedono persino la sua rivelazione messianica. Già nel marzo 1664 Sabbatai aveva sposato un’ebrea polacca residente a Livorno, che sosteneva di aver doni profetici e aveva annunciato che sarebbe diventata la moglie del messia. La notizia che Sabbatai aveva dichiarato di essere il messia giunse in città nell’autunno del 1665 e gran parte della comunità, compresa la maggioranza degli studiosi rabbinici, aderì al movimento sabbatiano. Nel nostro studio abbiamo ricostruito questi legami attraverso fatti ed episodi che in quel periodo caratterizzarono il territorio di Livorno, con alcune tracce anche all’Isola d’Elba».
Il movimento sabbatiano era nato nella primavera del 1665 quando Sabbatai Zevi proclamò di essere l’atteso messia degli ebrei. Nel febbraio 1666 Sabbatai fu arrestato e condannato a morte a Istanbul. Gli venne però offerta la salvezza nel caso si fosse convertito all’Islam e clamorosamente Sabbatai accettò di farsi musulmano. L'annuncio della conversione provocò grande disappunto tra i suoi fedeli, che progressivamente abbandonarono il loro messia. Nel 1672, a causa della sua ambiguità religiosa, Sabbatai fu esiliato in Montenegro dove morì nel 1676. Quanti ancora credevano in lui, pur facendosi passare per musulmani, vennero chiamati i dönmeh (in turco “convertiti”) e continuarono a vivere in semi-clandestinità sino almeno ai primi anni del ‘900.
«La notizia della conversione all’Islam di Sabbatai del settembre 1666 dovette giungere a Livorno già ai primi di ottobre e fece barcollare la fede della comunità – aggiunge la professoressa Veronese - La vicenda di Sabbatai era ormai motivo di profondo imbarazzo e sappiamo che nell’estate del 1667 gli ebrei di Livorno chiesero addirittura l’intervento del vicario dell’Inquisizione per impedire la circolazione di un opuscolo che trattava delle vicende di questo presunto messia. Ormai minoritari, i sabbatiani di Livorno continuarono a riunirsi più o meno in segreto e si ha notizia di un rinnovato fervore sabbatiano a metà degli anni ’70, tanto che nell’ottobre 1676, la comunità di Livorno scomunicò formalmente chi sosteneva che Sabbatai Zevi fosse il vero messia».
Il convegno di Roma, organizzato dall’Università del Maryland, dalla Johns Hopkins University di Baltimora e dal gruppo di ricerca sull’Antisemitismo finanziato dal MIUR (di cui fa parte anche il gruppo di Pisa), vedrà la partecipazione dei maggiori studiosi del movimento sabbatiano e fa parte di un ciclo di tre conferenze internazionali sulla storia ebraica italiana nel lungo Rinascimento, che comprende altri eventi a Baltimora e a Gerusalemme. Il programma è consultabile alla pagina: https://jewsitalylongrenaissa4nce.wordpress.com/.

Nei giorni 23 e 24 gennaio 2019 si svolgeranno due giornate di formazione sul tema "Gestione e diffusione di testi e immagini nella società dell’informazione". L'iniziativa ha lo scopo di approfondire la complessa materia del diritto d'autore e dei diritti connessi che intervengono sulle opere dell'ingegno di qualunque tipologia e che ne disciplinano l'utilizzo, la fruizione e la diffusione.

La prima giornata formativa sul tema "Il diritto d’autore" si svolgerà il 23 gennaio dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.00 alle ore 17.00 presso Palazzo Matteucci, Aula Magna, Piazza E. Torricelli 2, Pisa.

La seconda giornata, sul tema "Immagini e diritti", si terrà il 24 Gennaio dalle 9:00 alle 13:00 nell'aula G1 del Polo Guidotti.

Il docente per le due giornate è l'avv. Andrea Renato Sirotti Gaudenzi.

Ulteriori informazioni sul sito https://www.sba.unipi.it/it.

sabbatai zeviNel XVII secolo Livorno fu una delle città europee che accolse con più fervore la dottrina di Sabbatai Zevi di Smirne, il cabalista che nel 1665 si proclamò l’atteso messia degli ebrei e che in poche settimane raccolse attorno a lui un impetuoso movimento di fedeli. I legami di Sabbatai con la città toscana sono al centro di uno studio coordinato da Alessandra Veronese, storica dell’Università di Pisa, che sarà presentato a un convegno internazionale sul Sabbatianismo in Italia in programma a Roma dal 20 al 22 gennaio presso l’Unione delle Comunità ebraiche e la Sapienza.

«Livorno fu uno dei più importanti centri sabbatiani del Mediterraneo – spiega la professoressa Veronese – I contatti di Sabbatai Zevi con Livorno precedono persino la sua rivelazione messianica. Già nel marzo 1664 Sabbatai aveva sposato un’ebrea polacca residente a Livorno, che sosteneva di aver doni profetici e aveva annunciato che sarebbe diventata la moglie del messia. La notizia che Sabbatai aveva dichiarato di essere il messia giunse in città nell’autunno del 1665 e gran parte della comunità, compresa la maggioranza degli studiosi rabbinici, aderì al movimento sabbatiano. Nel nostro studio abbiamo ricostruito questi legami attraverso fatti ed episodi che in quel periodo caratterizzarono il territorio di Livorno, con alcune tracce anche all’Isola d’Elba».

Il movimento sabbatiano era nato nella primavera del 1665 quando Sabbatai Zevi proclamò di essere l’atteso messia degli ebrei. Nel febbraio 1666 Sabbatai fu arrestato e condannato a morte a Istanbul. Gli venne però offerta la salvezza nel caso si fosse convertito all’Islam e clamorosamente Sabbatai accettò di farsi musulmano. L'annuncio della conversione provocò grande disappunto tra i suoi fedeli, che progressivamente abbandonarono il loro messia. Nel 1672, a causa della sua ambiguità religiosa, Sabbatai fu esiliato in Montenegro dove morì nel 1676. Quanti ancora credevano in lui, pur facendosi passare per musulmani, vennero chiamati i dönmeh (in turco “convertiti”) e continuarono a vivere in semi-clandestinità sino almeno ai primi anni del ‘900.

«La notizia della conversione all’Islam di Sabbatai del settembre 1666 dovette giungere a Livorno già ai primi di ottobre e fece barcollare la fede della comunità – aggiunge la professoressa Veronese - La vicenda di Sabbatai era ormai motivo di profondo imbarazzo e sappiamo che nell’estate del 1667 gli ebrei di Livorno chiesero addirittura l’intervento del vicario dell’Inquisizione per impedire la circolazione di un opuscolo che trattava delle vicende di questo presunto messia. Ormai minoritari, i sabbatiani di Livorno continuarono a riunirsi più o meno in segreto e si ha notizia di un rinnovato fervore sabbatiano a metà degli anni ’70, tanto che nell’ottobre 1676, la comunità di Livorno scomunicò formalmente chi sosteneva che Sabbatai Zevi fosse il vero messia».

Il convegno di Roma, organizzato dall’Università del Maryland, dalla Johns Hopkins University di Baltimora e dal gruppo di ricerca sull’Antisemitismo finanziato dal MIUR (di cui fa parte anche il gruppo di Pisa), vedrà la partecipazione dei maggiori studiosi del movimento sabbatiano e fa parte di un ciclo di tre conferenze internazionali sulla storia ebraica italiana nel lungo Rinascimento, che comprende altri eventi a Baltimora e a Gerusalemme. Il programma è consultabile alla pagina: https://jewsitalylongrenaissa4nce.wordpress.com. Del comitato scientifico di questo convegno, che ha ricevuto finanziamenti da numerose istituzioni culturali europee, israeliane e statunitensi, fa parte anche Stefano Villani, già docente dell’Università di Pisa e ora professore di storia europea all’Università del Maryland.

“I dati (1) sui progetti europei presentati e vinti dall’Università di Pisa nel corso del 2018 evidenziano un trend in ulteriore e significativa crescita rispetto al 2017 - afferma il Rettore Paolo Mancarella - e confermano l’efficacia delle misure di incentivazione e supporto alla progettazione europea che il nostro Ateneo ha voluto attivare nel primo biennio della nuova governance”.

I progetti europei di ricerca vinti dall’Università di Pisa (2) (nell’arco temporale della programmazione europea in corso, ovvero dal 2014 ad oggi) sono 111, per un contributo europeo complessivo pari a 36,5 milioni di euro: di questo, quasi la metà, ovvero oltre 17,4 milioni di euro, è il contributo ottenuto soltanto nel 2018, triplicato rispetto alla media dei tre anni precedenti (2015, 2016, 2017) che si attestava sui 6 milioni di euro.

Al dato finanziario corrisponde il dato numerico: nel 2018 sono stati vinti 41 progetti europei, contro i 27 vinti del 2017 e i 17 vinti nel 2016.

Progetti di ricerca UNIPI finanziati dallUnione Europea

 

 Contributo UE ad UNIPI.jpg

Altro dato positivo è la crescita del numero di progetti vinti come coordinatori da UNIPI, più che raddoppiato nel 2018, con 9 progetti vinti come coordinatori (erano stati 4 nel 2017 e nel 2016 ed 1 nel 2015), per un finanziamento ad UNIPI come coordinatori balzato da 1,4 milioni di euro nel 2017 a 8,6 milioni di euro nel 2018.

Progetti di ricerca UNIPI finanziati dall'Unione Europea come Coordinatori.jpg

  

Contributo UE ad UNIPI come Coordinatori.jpg

 
E proprio tra i progetti coordinati spiccano i tre finanziamenti dello European Research Council (ERC Grant) ottenuti tra fine 2017 e 2018, i più prestigiosi finanziamenti europei che premiano la ricerca di eccellenza, assegnati a docenti dell’Ateneo per sviluppare importanti ricerche in ambito medico-comportamentale, chimico e di ingegneria dell’informazione. A questi si aggiungeranno presto altri due ERC Grant di studiosi che hanno scelto di trasferire le loro ricerche premiate dall’Europa presso l’Università di Pisa, grazie anche alla nuova misura di incentivazione della chiamata diretta (in termini di punti organico) come professore associato/ordinario per i vincitori dei finanziamenti ERC.

“Abbiamo creduto sin dall’inizio che la via maestra per accrescere la qualità della ricerca e la propria competitività fosse potenziare la capacità progettuale europea - spiega il Prorettore per la Ricerca in ambito Europeo ed Internazionale Lisandro Benedetti-Cecchi - perché sapere confrontarsi, collaborare e competere con colleghi, centri di ricerca e aziende europee ed internazionali è la dimensione della ricerca del nostro presente e del nostro futuro. Abbiamo così messo in campo una serie di misure di incentivazione e di supporto alla progettazione europea, investendo ingenti risorse e competenze e lavorando su più fronti: sensibilizzando e premiando i nostri docenti che si impegnano nel presentare proposte, in particolare come coordinatori, offrendo un nuovo servizio di supporto alla preparazione delle proposte ed investendo parallelamente in attività e strategie di networking e lobbying sul piano europeo.”

La prima iniziativa è stata il lancio a inizio 2017 di BIHO, il Bando Incentivi di Ateneo Horizon e Oltre che premia il coordinamento dell’Università di Pisa di progetti Horizon e di progetti finanziati da altri programmi di ricerca europei: tra il 2017 e il 2018 sono stati assegnati ai docenti di UNIPI oltre 40 incentivi, per un investimento dell’Ateneo di oltre 1,6 milioni di euro. Tra le ulteriori misure introdotte nel 2018, il cofinanziamento in termini di punto organico di un posto di ricercatore di tipo b) per il dipartimento e il settore scientifico-disciplinare del docente coordinatore di progetti Horizon 2020 ed il servizio di supporto qualificato alla preparazione e alla redazione di proposte progettuali, attivato presso la Direzione Servizi per la Ricerca e il Trasferimento Tecnologico. In soli 10 mesi è stata fornita assistenza alla redazione di oltre 110 proposte progettuali, individuali e in partenariato, e al reperimento di opportunità di finanziamento mirate per oltre 90 docenti.

A conferma della spinta catalizzatrice data anche da tali misure, si registra infatti un significativo incremento su tutti i fronti (numero dei progetti vinti, numero delle proposte presentate - anche in qualità di coordinatori, entità dei finanziamenti ottenuti) tra il biennio nel quale sono state attivate le misure di incentivazione e supporto alla progettazione europea (2017-2018) ed il biennio precedente (2015-2016):

 Confronto biennio misure di incentivazione e biennio precedente.jpg

Tra i più recenti successi delle ultime settimane, è il finanziamento ad UNIPI per il coordinamento di un progetto del nuovo programma PRIMA, la Public-Public Partnership che finanzia lo sviluppo di soluzioni innovative per migliorare la produzione agroalimentare e la gestione delle risorse idriche nell’area mediterranea.

Insieme alle misure di incentivazione, un forte impulso è stato dato allo sviluppo delle attività di networking europeo (Istituzioni e reti europee, Rappresentanza Permanente italiana presso l’Unione Europea): tra le più recenti iniziative, la collaborazione con Tour4EU, l’associazione che riunisce la Regione Toscana e le sette università toscane: “L’Università di Pisa ha creduto fortemente in questa iniziativa e ha avuto un ruolo importante nella costituzione dell’associazione – aggiunge il Prorettore Benedetti-Cecchi - è nostra intenzione accogliere pienamente la sfida di rendere Tour4EU uno strumento chiave non solo per attrarre risorse ma per rafforzare la mentalità europea della ricerca.”

“I primi risultati ottenuti dalle misure di incentivazione – conclude il Rettore Paolo Mancarella - non sarebbero stati raggiunti senza la competenza e la passione dei nostri docenti e senza il costante impegno del nostro Prorettore per la Ricerca in ambito europeo ed internazionale, professor Lisandro Benedetti-Cecchi e dello staff tecnico della Direzione Servizi per la Ricerca. A tutti loro va il mio sentito ringraziamento. Questo primo traguardo ci incoraggia a proseguire sulla strada intrapresa per accrescere ulteriormente la capacità del nostro Ateneo di produrre e attrarre ricerca di eccellenza e di competere con i grandi atenei di ricerca europei”.

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Note:
(1) I dati, aggiornati al 7 gennaio 2019, sono estratti dal Participant Portal, il portale della Commissione europea che veicola i bandi di Horizon 2020 e dei principali programmi europei di finanziamento (vedi nota 2).
(2) Oltre al programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazione, Horizon 2020, altri programmi e iniziative europee di finanziamento, come le principali Public-Private Partnership e Joint Technlogies Intiatives: 3rd Health Programme, Asylum, Migration and Integration Fund, Internal Security Fund Police, Research Fund for Coal & Steel, Rights, Equality and Citizenship Programme, Union Civil Protection Mechanism, Clean Sky 2, Bio-Based Industries JU, Euratom, ECSEL, IMI2.

 

Per approfondimenti:


I progetti dell’Università di Pisa in Horizon 2020


Gli ERC Grant vinti all’Università di Pisa

Il sostegno dell’Università di Pisa alla progettualità europea

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Per informazioni:

Unità Servizi per la ricerca - Sezione Ricerca europea e internazionale

- Michele Padrone (responsabile)
- Elena Di Stefano
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Cosa accadrebbe se il nostro cervello smettesse di produrre la serotonina, ovvero la cosiddetta molecola della felicità? La risposta arriva da uno studio tutto italiano pubblicato su “Scientific Reports”, rivista del gruppo "Nature", che ha mostrato l’esistenza di un legame causale fra la riduzione dei livelli di serotonina nel cervello e l’insorgenza del disturbo bipolare.
Lo studio è stato condotto dal professore Massimo Pasqualetti del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, dal professore Alessandro Usiello dell’Università della Campania e del Ceinge di Napoli e dalla dottoressa Chiara Mazzanti del Fondazione Pisana per la Scienza. La ricerca ha inoltre coinvolto competenze di elettrofisiologia e imaging funzionale delle équipe guidate da Alessandro Gozzi dell'Istituto Italiano di Tecnologia di Rovereto e da Raffaella Tonini dell'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova.
“Il nostro studio ha permesso di associare il deficit di serotonina allo sviluppo di sintomi riconducibili alla sindrome maniacale – spiega il professore Massimo Pasqualetti dell’Università di Pisa – infatti abbiamo dimostrato che la cosiddetta molecola della felicità è fondamentale per attenuare lo stress da ‘insulti’ ambientali provenienti dal mondo esterno, senza di essa il nostro cervello è più attivo e da cui appunto la fase “up” o maniacale che fa da contraltare alla depressione”.
I ricercatori hanno condotto lo studio attraverso una sperimentazione su modelli animali e così hanno visto che i topi a cui veniva inibita la produzione di serotonina mostravano comportamenti, come ad esempio la perdita del senso del rischio, assimilabili a quelli delle persone in fase maniacale. Se però agli stessi animali veniva somministrato l’acido valproico, un farmaco comunemente usato per la cura del disturbo bipolare, ecco che i loro tratti comportamentali alterati si normalizzavano. Oltre all’analisi comportamentale, i ricercatori hanno condotto lo studio anche nelle cellule nell’ippocampo dove i geni sono risultati più attivi proprio in corrispondenza della fase maniacale.
“La conoscenza dei complessi meccanismi che governano la fenomenologia del disturbo bipolare – conclude Massimo Pasqualetti – costituisce senz’altro un passo in avanti per l’identificazione di modelli validi per testare terapie farmacologiche sempre più avanzate”.

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