Al via ciclo conferenze “Gli effetti della ricerca nella nostra vita”
Al via "Scienza e territorio. Gli effetti della ricerca nella nostra vita" un ciclo di incontri aperto al pubblico organizzato dal Comune di Viareggio in collaborazione con la Pisa University Press. Si comincia il 25 gennaio alle 16,30 alle 16,30 alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Lorenzo Viani di Viareggio (Piazza Giuseppe Mazzini 11) con “Il dolore e la sua terapia nella medicina occidentale” con due luminari di medicina dell’Università di Pisa, Franco Mosca e Gianfranco Natale.
In totale saranno cinque gli appuntamenti animati da docenti dell’Ateneo pisano, un venerdì al mese da gennaio a maggio 2019 sempre alle 16,30 alla GAMC di Viareggio. Il prossimo incontro è il 22 febbraio con l’egittologa e archeologa Edda Bresciani parlerà invece delle meraviglie dell’Egitto antico. L’8 marzo spazio quindi alle questioni di genere con la conferenza "Donna e diritti: quale sostegno dalle strutture pubbliche?" tenuta da Rita Biancheri e Maria Grazia Ricci del Dipartimento di Scienze Politiche. Il 19 aprile saranno poi di scena le nuove frontiere della robotica fra problemi etici e giuridici con Erica Palmerini della Scuola Superiore Sant’Anna e Fiorella Battaglia dell’Ateneo pisano. La chiusura del ciclo è il 31 maggio con un incontro su attività motoria, benessere e salute tenuto da Marco Gesi, direttore del Centro di Medicina Riabilitativa “Sport and Anatomy”.
“E’ con piacere che annunciamo questa rassegna – commenta l’assessore alla Cultura Sandra Mei – per incontri di livello mai banali che accrescono il dibattito all’interno della Comunità. Un legame che si rinnova con l’Università di Pisa, rafforzato anche dalla presenza dello sportello della segreteria universitaria, e conferma un rapporto sempre più stretto con la nostra città”.
“La lotta alle informazioni scientifiche false – ha concluso il professore Paolo Rossi, presidente della Pisa University Press - comporta un difficile equilibrio fra la libertà di ricerca e la protezione dei cittadini nei confronti di una informazione ingannevole. L’Università deve quindi assumere un nuovo fondamentale obiettivo accanto a quelli tradizionali dell’alta formazione e della ricerca scientifica: il dialogo con la società per una corretta e consapevole fruizione del sapere”.
Le parole per dirlo: l’Inferno di Dante per testimoniare l’esperienza dei Lager
Bolge, diavoli, demoni, gironi infernali, l’eterno dolore e la perduta gente. Sono queste alcune delle parole e delle espressioni dantesche che ricorrono nelle descrizioni dei Lager nazisti rese dai sopravvissuti: il Lager è un inferno in terra che i testimoni sono riusciti a raccontare facendo in molti casi ricorso al lessico dantesco. L’imperativo categorico del ‘dovere della testimonianza’ ha così trovato la via attraverso la Commedia di Dante, che ha fornito alle vittime il vocabolario attraverso il quale dare un nome a eventi e a realtà altrimenti indicibili. Sono proprio queste “parole per dirlo” al centro della ricerca di Marina Riccucci, docente di Letteratura italiana dell’Università di Pisa, che sul tema sta lavorando da circa due anni e che entro il 2019 pubblicherà almeno tre lavori, uno dei quali insieme all’allieva Sara Calderini sulla rivista “Italianistica”.
Lo studio prende in considerazione fonti non letterarie, cioè diari, lettere e racconti orali di chi ha vissuto il campo di sterminio, un patrimonio molto vasto di cui fanno parte, per esempio, “Un mondo fuori dal mondo”, l’indagine dell’istituto DOXA condotta nel 1971 tra gli ex-deportati italiani nei vari capi di sterminio, ma anche alcune interviste, realizzate ad hoc da Riccucci, alla Senatrice Liliana Segre, a Mauro Betti, dissidente politico internato in vari campi scomparso purtroppo l’anno scorso, e a Goti Bauer, la donna italiana più anziana ancora in vita sopravvissuta ad Auschwitz.
“In tutti i casi – dice Marina Riccucci – a colpire è l’enorme difficoltà che i testimoni hanno nel raccontare e la frase che usano di più è ‘non ci sono parole per dirlo’: nello stesso tempo, però, quando queste persone arrivano a dare un nome e un volto a ciò che hanno visto e subìto, viene loro spontaneo, quasi in virtù di un automatismo, ricorrere all’immaginario infernale dantesco, indipendentemente dal loro livello di istruzione; perché si attinge a Dante come a un patrimonio linguistico collettivo, senza ambizioni letterarie, in nome dell’urgenza di trovare un codice, le parole, appunto”.
Per i sopravvissuti, insomma, in molti casi il campo di concentramento è come l’oltretomba dantesco e per questo quando se ne riferisce, lo si fa rimandando alle immagini che Dante ha creato, con le parole che il poeta della Commedia ha usato.
Accade spesso che per descrivere l’arrivo nel Lager i testimoni prendano in prestito le parole del terzo canto dell’Inferno, quelli che recitano “Lasciate ogni speranza o voi che entrate / … / Per me si va nella città dolente, / per me si va ne l’etterno dolore, /per me si va tra la perduta gente”. Non solo: sembra che abbiano bisogno di ripetere spesso termini come ‘bolgia’ e ‘Malebolge’, o espressioni come ‘voci alte e fioche’, come ‘pianti e altri guai’, come, ancora, ‘girone infernale’, e quando parlano del momento della liberazione dicono di essere tornati ‘a riveder le stelle’. In loro non c’è nessun intento di citare o di esibire una cultura letteraria. Per i salvati c’è, incombente sempre, il bisogno di trovare le parole per descrivere l’inaudito.
“I campi di concentramenti ritornano nelle parole dei testimoni come la realizzazione concreta di una fantasia malvagia e perversa, quella di cui Dante ci ha offerto, appunto, il migliore e il più rappresentativo esempio – conclude Marina Riccucci – solo che la giustizia divina che caratterizza il poema dantesco è letteralmente capovolta: nei Lager, infatti, a essere torturate e uccise furono vittime innocenti dei colpevoli aguzzini. Non dimentichiamo mai che quello che i sopravvissuti hanno conosciuto e subìto è un regno dei vivi con carnefici e dannati, in cui milioni di persone si sono trovate a essere dannate senza avere commesso alcuna colpa. È questo che dobbiamo ricordare: perché nessuno dimentichi, perché niente di così atroce si ripeta mai più”.
Al via il contest europeo per eleggere i 15 ambasciatori dell’innovazione rurale
Con un contest rivolto ad agricoltori, operatori forestali e imprenditori nel settore agro-alimentare, il progetto europeo “Liaison” va alla ricerca di 15 ambasciatori dell’innovazione rurale in Europa. Partner dell’iniziativa è anche l’Università di Pisa, con un team del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali guidato dal professor Gianluca Brunori: «I settori agricolo, forestale e di trasformazione alimentare affrontano oggi sfide economiche e ambientali sempre più impegnative – spiega il professore – Il progetto “Liaison”, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito di Horizon 2020, nasce con l’obiettivo di dare un contributo significativo alle politiche dell’UE per accelerare l’innovazione in questi settori e il concorso che lanciamo in questi giorni fa parte di questa attività».
I 15 ambasciatori riceveranno un riconoscimento internazionale durante la cerimonia di premiazione in programma nel prossimo mese di novembre in una grande capitale europea e potranno beneficiare dalla cooperazione con il progetto “Liaison” e la sua rete. Per candidarsi basta compilare il form disponibile sul sito http://www.agr.unipi.it/liaison-better-rural-innovation-linking-actors-instruments-and-policies-through-networks/. Alla fine del contest verrà realizzato un database interattivo con circa 150 casi di studio.
I soggetti che intendono candidarsi devono avere una storia di successo da condividere, devono aver fatto parte di un’iniziativa innovativa ispiratrice ed essersi avvalsi di competenze da parte di partner con un background scientifico o professionale, con cui si è instaurato un rapporto collaborativo e di condivisione. Maggiori informazioni sui requisiti per partecipare al contest sono disponibili sul sito del progetto.
«Il progetto “Liaison” produrrà metodi e strumenti pratici per ottimizzare l'uso dell'approccio interattivo all'innovazione nei progetti finanziati nell’ambito di EIP-AGRI, il Partenariato europeo per l’innovazione per la produttività e sostenibilità in agricoltura, lanciato dalla Commissione Europea nel 2012 – aggiunge Brunori – In particolare il mio gruppo di ricerca (composto, oltre a me, da Elena Favilli e Gabriela Molina) si occuperà di studiare e analizzare gli approcci all’innovazione interattiva messi in atto all’interno di progetti realizzati in Italia, al fine di individuarne i meccanismi di funzionamento e poter fornire raccomandazioni alla sfera politica riguardo al miglioramento degli strumenti di supporto».
Del progetto fanno parte 17 istituzioni, ONG e aziende europee; capofila è la tedesca Eberswalde University for Sustainable Development.
Le parole per dirlo: l’Inferno di Dante per testimoniare l’esperienza dei Lager
Bolge, diavoli, demoni, gironi infernali, l’eterno dolore e la perduta gente. Sono queste alcune delle parole e delle espressioni dantesche che ricorrono nelle descrizioni dei Lager nazisti rese dai sopravvissuti: il Lager è un inferno in terra che i testimoni sono riusciti a raccontare facendo in molti casi ricorso al lessico dantesco. L’imperativo categorico del ‘dovere della testimonianza’ ha così trovato la via attraverso la Commedia di Dante, che ha fornito alle vittime il vocabolario attraverso il quale dare un nome a eventi e a realtà altrimenti indicibili. Sono proprio queste “parole per dirlo” al centro della ricerca di Marina Riccucci, docente di Letteratura italiana dell’Università di Pisa, che sul tema sta lavorando da circa due anni e che entro il 2019 pubblicherà almeno tre lavori, uno dei quali insieme all’allieva Sara Calderini sulla rivista “Italianistica”.
Lo studio prende in considerazione fonti non letterarie, cioè diari, lettere e racconti orali di chi ha vissuto il campo di sterminio, un patrimonio molto vasto di cui fanno parte, per esempio, “Un mondo fuori dal mondo”, l’indagine dell’istituto DOXA condotta nel 1971 tra gli ex-deportati italiani nei vari capi di sterminio, ma anche alcune interviste, realizzate ad hoc da Riccucci, alla Senatrice Liliana Segre, a Mauro Betti, dissidente politico internato in vari campi scomparso purtroppo l’anno scorso, e a Goti Bauer, la donna italiana più anziana ancora in vita sopravvissuta ad Auschwitz.
“In tutti i casi – dice Marina Riccucci – a colpire è l’enorme difficoltà che i testimoni hanno nel raccontare e la frase che usano di più è ‘non ci sono parole per dirlo’: nello stesso tempo, però, quando queste persone arrivano a dare un nome e un volto a ciò che hanno visto e subìto, viene loro spontaneo, quasi in virtù di un automatismo, ricorrere all’immaginario infernale dantesco, indipendentemente dal loro livello di istruzione; perché si attinge a Dante come a un patrimonio linguistico collettivo, senza ambizioni letterarie, in nome dell’urgenza di trovare un codice, le parole, appunto”.
Per i sopravvissuti, insomma, in molti casi il campo di concentramento è come l’oltretomba dantesco e per questo quando se ne riferisce, lo si fa rimandando alle immagini che Dante ha creato, con le parole che il poeta della Commedia ha usato.
Marina Riccucci
Accade spesso che per descrivere l’arrivo nel Lager i testimoni prendano in prestito le parole del terzo canto dell’Inferno, quelli che recitano “Lasciate ogni speranza o voi che entrate / … / Per me si va nella città dolente, / per me si va ne l’etterno dolore, /per me si va tra la perduta gente”. Non solo: sembra che abbiano bisogno di ripetere spesso termini come ‘bolgia’ e ‘Malebolge’, o espressioni come ‘voci alte e fioche’, come ‘pianti e altri guai’, come, ancora, ‘girone infernale’, e quando parlano del momento della liberazione dicono di essere tornati ‘a riveder le stelle’. In loro non c’è nessun intento di citare o di esibire una cultura letteraria. Per i salvati c’è, incombente sempre, il bisogno di trovare le parole per descrivere l’inaudito.
“I campi di concentramenti ritornano nelle parole dei testimoni come la realizzazione concreta di una fantasia malvagia e perversa, quella di cui Dante ci ha offerto, appunto, il migliore e il più rappresentativo esempio – conclude Marina Riccucci – solo che la giustizia divina che caratterizza il poema dantesco è letteralmente capovolta: nei Lager, infatti, a essere torturate e uccise furono vittime innocenti dei colpevoli aguzzini. Non dimentichiamo mai che quello che i sopravvissuti hanno conosciuto e subìto è un regno dei vivi con carnefici e dannati, in cui milioni di persone si sono trovate a essere dannate senza avere commesso alcuna colpa. È questo che dobbiamo ricordare: perché nessuno dimentichi, perché niente di così atroce si ripeta mai più”.
Incarico presso il DESTEC “Svolgimento di rilievi e realizzazione di modelli di calcolo”
Incarico presso il DESTEC “Creazioni di modelli di calcolo agli elementi finiti di strutture in muratura con l’utilizzo di modelli costitutivi non lineari per il materiale”
Riunione a Pisa delle case editrici universitarie italiane
Si è riunito a Pisa il coordinamento della nuova Associazione delle University Press Italiane (UPI), la rete che raccoglie le più importanti realtà editoriali accademiche italiane. Nel corso dell’assemblea è stato deciso l’ingresso di un nuovo socio, la Palermo University Press (UniPapress). Alla presenza dei professori Antonino Giuffrida e Andrea Le Moli, rispettivamente amministratore unico e direttore della collana "Filosofie” della UniPapress, il direttivo ha apprezzato la proposta e il catalogo dell’editore siciliano, capace di coniugare visione imprenditoriale e progettualità culturale.
L’incontro si è svolto nel rettorato dell’Università di Pisa il 21 gennaio scorso: insieme ai rappresentanti della Pisa University Press erano presenti gli editori dell’Ateneo Salesiano, della Bocconi, delle università di Macerata, Trieste, Udine, Genova, Palermo e della Urbaniana University Press.
La nuova Associazione UPI si è costituita a giugno 2018 presso la Pontificia Università Urbaniana ed ha come obiettivo lo studio e l’approfondimento dei temi relativi all’alta divulgazione scientifica e alla funzione dell’editoria accademica. Dopo l’ingresso della UniPapres è in fase avanzata di perfezionamento l’adesione di altri cinque soci.
I partecipanti dell’incontro in Rettorato dell’Università di Pisa
Riunione a Pisa delle case editrici universitarie italiane
Si è riunita a Pisa il coordinamento della nuova associazione delle University Press Italiane (UPI), la rete che raccoglie le più importanti realtà editoriali accademiche italiane. Nel corso dell’assemblea è stato deciso l’ingresso di un nuovo socio, la Palermo University Press (UniPapress). Alla presenza dei professori Antonino Giuffrida e Andrea Le Moli, rispettivamente amministratore unico e direttore della collana "Filosofie” della UniPapress, il direttivo ha apprezzato la proposta e il catalogo dell’editore siciliano, capace di coniugare visione imprenditoriale e progettualità culturale.
L’incontro si è svolto nel rettorato dell’Università di Pisa il 21 gennaio scorso: insieme ai rappresentanti della Pisa University Press erano presenti gli editori dell’Ateneo Salesiano, della Bocconi, delle università di Macerata, Trieste, Udine, Genova, Palermo e della Urbaniana University Press.
La nuova Associazione UPI si è costituita a giugno 2018 presso la Pontificia Università Urbaniana ed ha come obiettivo lo studio e l’approfondimento dei temi relativi all’alta divulgazione scientifica e alla funzione dell’editoria accademica. Dopo l’ingresso della UniPapres in fase avanzata di perfezionamento l’adesione di altri cinque soci.
Didascalia foto: i partecipanti dell’incontro dell’Associazione UPI che si è riunita il 21 gennaio nel Rettorato dell’Università di Pisa
"Scienza e territorio: gli effetti della ricerca nella nostra vita"
Al via "Scienza e territorio: gli effetti della ricerca nella nostra vita" un ciclo di incontri organizzato dal Comune di Viareggio in collaborazione con la Pisa University Press, la casa editrice dell’Università di Pisa. Sono cinque in tutto gli appuntamenti aperti al pubblico e animati da docenti dell’ateneo pisano: un venerdì al mese da gennaio a maggio 2019 sempre alle 16,30 alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Lorenzo Viani di Viareggio (Piazza Giuseppe Mazzini 11).
Si comincia il 25 gennaio con “Il dolore e la sua terapia nella medicina occidentale” al quale partecipano i due luminari di medicina Franco Mosca e Gianfranco Natale. Il 22 febbraio l’egittologa e archeologa Edda Bresciani parlerà invece delle meraviglie dell’Egitto antico. L’8 marzo spazio quindi alle questioni di genere con la conferenza "Donna e diritti: quale sostegno dalle strutture pubbliche?" tenuta dalle due scienziate politiche Rita Biancheri e Maria Grazia Ricci. Il 19 aprile saranno poi di scena le nuove frontiere della robotica fra problemi etici e giuridici con le ricercatrici Fiorella Battaglia dell’Ateneo pisano ed Erica Palmerini della Scuola Superiore Sant’Anna. La chiusura del ciclo è il 31 maggio con un incontro su attività motoria, benessere e salute tenuto da Marco Gesi, direttore del Centro di Medicina Riabilitativa “Sport and Anatomy”.
“E’ con piacere che annunciamo questa rassegna – commenta l’assessore alla Cultura Sandra Mei – per incontri di livello mai banali che accrescono il dibattito all’interno della Comunità. Un legame che si rinnova con l’Università di Pisa, rafforzato anche dalla presenza dello sportello della segreteria universitaria, e conferma un rapporto sempre più stretto con la nostra città”.
“La lotta alle informazioni scientifiche false – ha concluso il professore Paolo Rossi, presidente della Pisa University Press - comporta un difficile equilibrio fra la libertà di ricerca e la protezione dei cittadini nei confronti di una informazione ingannevole. L’Università deve quindi assumere un nuovo fondamentale obiettivo accanto a quelli tradizionali dell’alta formazione e della ricerca scientifica: il dialogo con la società per una corretta e consapevole fruizione del sapere”.