Il professor Forti dell’Università di Pisa nel Consiglio Direttivo dell’Istituto Nazionale di Fisica
Il professore Francesco Forti (foto), docente del Dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa, è entrato a far parte nel Consiglio direttivo dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) come rappresentante del Ministero dell'Università e Ricerca. La nomina ufficiale è arrivata lo scorso dicembre a firma della Ministra Anna Maria Bernini. Forti, che resterà in carica per il prossimo quadriennio, si è laureato nel 1985 all’Università di Pisa come allievo della Scuola Normale Superiore. Professore ordinario dell’Ateneo pisano dal 2016, ha lavorato al CERN di Ginevra, al Lawrence Berkeley Laboratory e al laboratorio SLAC a Stanford in California. Dal 2013 partecipa all'esperimento Belle II presso il laboratorio KEK, Tsukuba in Giappone.
“Grazie anche al PNRR viviamo un momento molto dinamico in cui vengono poste le basi delle infrastrutture di ricerca per le sfide del futuro, in cui l’INFN gioca da protagonista - ha detto Forti - Avendo iniziato la mia carriera scientifica come ricercatore INFN, poter partecipare alla gestione dell’ente è per me fonte di grande soddisfazione, e spero di poter contribuire al rafforzamento della sua eccellenza scientifica.”
L'INFN è un ente pubblico nazionale che svolge attività di ricerca, teorica e sperimentale, nei campi della fisica subnucleare, nucleare e astroparticellare. Il Consiglio direttivo esercita le funzioni di indirizzo e opera le scelte di programmazione scientifica.
Concorso fotografico Fi/oTO 2024
Tutte le informazioni al link: https://www.sma.unipi.it/2024/01/concorso-fotografico-fi-oto-2024/
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Al via a Pisa la prima edizione del master in Cardiologia del cane e del gatto
Al via a Pisa la prima edizione del master di II livello in Cardiologia del cane e del gatto (Cardio_Pet), organizzato dal Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa in collaborazione con il Consorzio Quinn. Il percorso formativo ad alta specializzazione è il secondo in Italia nel suo genere e ha ricevuto l’interesse da medici veterinari da tutta Italia e anche dall’estero. Diretto dalla professoressa Rosalba Tognetti, il master ha lo scopo di fornire agli allievi competenze teorico-pratiche approfondite nel campo della cardiologia veterinaria. Il corso proporrà un ampio ventaglio di conoscenze, aggiornate allo stato dell’arte, per la diagnosi, la prognosi e la terapia delle malattie cardiocircolatorie del cane e del gatto con lo scopo di consentire a ciascun partecipante di acquisire le competenze e le abilità indispensabili per la gestione autonoma del paziente cardiopatico. Saranno inoltre affrontate le tematiche della responsabilità professionale, della gestione dei dati sensibili, della comunicazione con il proprietario e del lavoro in equipe.
Alla lezione inaugurale del master, tenuta da Massimiliano Tursi, ricercatore dell’Università di Torino, hanno portato i loro saluti la professoressa Anna Monreale, delegata del rettore per i master, il direttore del Dipartimento di Scienze Veterinarie Francesco Di Iacovo, la direttrice Rosalba Tognetti, il coordinatore scientifico Tommaso Vezzosi, il coordinatore didattico Giacomo Petrini. Era presente anche il tutor d’aula Andrea della Pina, che seguirà e assisterà gli allievi nel corso dell’anno.
“Abbiamo attivato questo master pensando rivolgerci a medici veterinari in cerca di occasioni formative e di aggiornamento professionale con peculiarità molto specifiche e siamo rimasti piacevolmente colpiti dall’interesse che abbiamo generato – commenta la professoressa Rosalba Tognetti – Abbiamo infatti ricevuto 120 domande di iscrizione al test di ammissione, con richieste arrivate da tutta Italia e anche da paesi esteri come Grecia e Svizzera, da parte sia di giovani medici veterinari, sia da parte di professionisti già avviati che hanno deciso di investire risorse nel potenziamento e perfezionamento delle loro competenze. Alla fine, abbiamo ammesso 44 allievi, decidendo di ampliare del 10% il numero massimo di partecipanti e dare l’opportunità di frequentare il corso a più persone”.
“Il master che si inaugura oggi alle Benedettine va ad ampliare un’offerta formativa post laurea che già di per sé è molto ricca - aggiunge la professoressa Anna Monreale - Questa ricchezza è il risultato della preziosa attività dei nostri docenti che, come in questo caso, decidono di investire in una formazione all’avanguardia, che permette ai partecipanti di adeguare ed elevare il proprio livello professionale, facilitando l’accesso a posizioni lavorative qualificate e un aggiornamento delle competenze. Avere attività così fruttuose, che aprono le porte a collaborazioni con il mondo accademico internazionale, con il mondo dei professionisti e con le aziende, è a mio parere di fondamentale valore e come Università stiamo lavorando e continueremo a lavorare per supportare queste iniziative”.
“È con estrema soddisfazione e impegno che il QUINN, in qualità di consorzio universitario dell’ateneo pisano specializzato nell’alta formazione, ha messo a disposizione il proprio know-how più che trentennale nell’organizzazione di master – dichiara Giacomo Petrini – La collaborazione con il Dipartimento di Veterinaria risale agli anni Novanta ed oggi arriva a segnare una nuova e importante tappa. In coerenza con la nostra mission, il team del QUINN e i nostri docenti sono pronti a dare il loro contributo a questa nuova avventura capace di intercettare un bisogno diffuso pur nella sua specificità tecnica”.
Il master è organizzato in sei moduli didattici che si svolgeranno in sei settimane singole distribuite nell’arco dell’anno. Mentre i laboratori e le dimostrazioni pratiche saranno ospitati all’Ospedale Didattico Veterinario di San Piero a Grado, le lezioni teoriche si terranno al Centro Congressi Le Benedettine e, saltuariamente, anche in altre aule dell’Ateneo, con la volontà di far vivere ai partecipanti l’ambiente universitario pisano valorizzando anche il rapporto con la città.
Protocolli Internet più nuovi ma dispositivi più scarichi: non sempre l’innovazione va di pari passo con l’efficienza energetica
Il telefonino che si scarica troppo velocemente? Il problema può dipendere dai vari protocolli con cui navighiamo in rete e non è detto che quelli più recenti siano anche i più vantaggiosi dal punto di vista energetico. La notizia arriva da uno studio dell’Università di Pisa e dell’Istituto di Informatica e Telematica del CNR recentemente pubblicato sulla rivista Pervasive and Mobile Computing.
In particolare, l’obiettivo dei ricercatori era di valutare il consumo energetico di smartphone e dispositivi di Internet of Things (IoT) rispetto ai diversi protocolli HTTP che sono alla base della trasmissione dati sul Web.
“Generalmente quando si parla delle differenti versioni del protocollo HTTP l’attenzione è focalizzata sulle “prestazioni” intese come il tempo necessario a scaricare dati e risorse mediante la rete – spiega Alessio Vecchio autore dello studio e docente al Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell’Ateneo pisano – Il nostro studio invece si è concentrato sul consumo energetico che è particolarmente rilevante nel contesto dell’Internet delle Cose (Internet of Things), dove molti dispositivi sono alimentati a batteria. In questo ambito risparmiare energia consente di allungare significativamente il tempo di vita del dispositivo, evitando la sostituzione o la ricarica delle batterie con conseguenze positive in termini di sostenibilità e usabilità”.
Il protocollo HTTP è tra i protocolli di comunicazione più usati nelle reti informatiche, basti pensare che il Web si basa su di esso. Anche la comunicazione tra dispositivi IoT, quali sensori o sistemi per la domotica, è spesso basata sul protocollo HTTP. Attualmente le tre versioni principali sono HTTP/1.1, HTTP/2, e il più recente HTTP/3, che differiscono in modo sostanziale tra di loro, anche per prestazioni energetiche. Come ha rivelato lo studio, in alcuni scenari HTTP/3, che generalmente è più efficiente delle altre versioni, può consumare fino al 30% in più. Questo, per esempio, accade quando i dati da trasferire sono molti, mentre consuma meno degli altri quando i dati sono pochi.
“Il nostro studio è importante per due motivi, uno di carattere pratico e uno di carattere scientifico – sottolinea Vecchio - Dal punto di vista pratico, grazie ai risultati ottenuti, è possibile, per chi sia interessato a costruire sistemi che facciano uso di smartphone e dispositivi IoT, fare delle scelte che tengano conto degli aspetti di natura energetica. Dal punto di vista scientifico, si aprono nuovi scenari di ricerca. Ad esempio, lo studio di algoritmi intelligenti che siano
La ricerca è stata svolta nel contesto di Future-Oriented REsearch LABoratory (FoReLab), un progetto del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) con il programma Dipartimenti di Eccellenza.
Hanno partecipato allo studio insieme ad Alessio Vecchio, Chiara Caiazza, Dottore di Ricerca in Smart Computing (programma di dottorato congiunto erogato dalle Università di Firenze, Pisa e Siena) e Valerio Luconi, Dottore di Ricerca in Ingegneria dell’Informazione presso Università di Pisa nel 2016 e ricercatore presso Istituto di Informatica e Telematica del CNR dal 2019.
Tutti e tre i partecipanti al gruppo di ricerca sono accomunati dall’interesse e dall’attenzione per le tematiche ambientali, in particolare per la sostenibilità energetica. Lo studio delle implicazioni energetiche dei protocolli di rete è quindi stato un ottimo punto di incontro per coniugare aspetti di ricerca legati all’informatica e all’ingegneria dei sistemi con tematiche di risparmio energetico.
Innovazione ed efficienza energetica: nuovi protocolli Internet ma dispositivi più scarichi
Il telefonino che si scarica troppo velocemente? Il problema può dipendere dai vari protocolli con cui navighiamo in rete e non è detto che quelli più recenti siano anche i più vantaggiosi dal punto di vista energetico. La notizia arriva da uno studio dell’Università di Pisa e dell’Istituto di Informatica e Telematica del CNR recentemente pubblicato sulla rivista Pervasive and Mobile Computing.
In particolare, l’obiettivo dei ricercatori era di valutare il consumo energetico di smartphone e dispositivi di Internet of Things (IoT) rispetto ai diversi protocolli HTTP che sono alla base della trasmissione dati sul Web.
“Generalmente quando si parla delle differenti versioni del protocollo HTTP l’attenzione è focalizzata sulle “prestazioni” intese come il tempo necessario a scaricare dati e risorse mediante la rete – spiega Alessio Vecchio autore dello studio e docente al Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell’Ateneo pisano – Il nostro studio invece si è concentrato sul consumo energetico che è particolarmente rilevante nel contesto dell’Internet delle Cose (Internet of Things), dove molti dispositivi sono alimentati a batteria. In questo ambito risparmiare energia consente di allungare significativamente il tempo di vita del dispositivo, evitando la sostituzione o la ricarica delle batterie con conseguenze positive in termini di sostenibilità e usabilità”.
Il protocollo HTTP è tra i protocolli di comunicazione più usati nelle reti informatiche, basti pensare che il Web si basa su di esso. Anche la comunicazione tra dispositivi IoT, quali sensori o sistemi per la domotica, è spesso basata sul protocollo HTTP. Attualmente le tre versioni principali sono HTTP/1.1, HTTP/2, e il più recente HTTP/3, che differiscono in modo sostanziale tra di loro, anche per prestazioni energetiche. Come ha rivelato lo studio, in alcuni scenari HTTP/3, che generalmente è più efficiente delle altre versioni, può consumare fino al 30% in più. Questo, per esempio, accade quando i dati da trasferire sono molti, mentre consuma meno degli altri quando i dati sono pochi.
“Il nostro studio è importante per due motivi, uno di carattere pratico e uno di carattere scientifico – sottolinea Vecchio - Dal punto di vista pratico, grazie ai risultati ottenuti, è possibile, per chi sia interessato a costruire sistemi che facciano uso di smartphone e dispositivi IoT, fare delle scelte che tengano conto degli aspetti di natura energetica. Dal punto di vista scientifico, si aprono nuovi scenari di ricerca. Ad esempio, lo studio di algoritmi intelligenti che siano in grado di scegliere dinamicamente la versione del protocollo HTTP più efficiente dal punto di vista energetico a seconda dello schema di comunicazione, della quantità di dati da trasferire e delle condizioni della rete”.
Una foto del sistema di monitoraggio
La ricerca è stata svolta nel contesto di Future-Oriented REsearch LABoratory (FoReLab), un progetto del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) con il programma Dipartimenti di Eccellenza.
Hanno partecipato allo studio insieme ad Alessio Vecchio, Chiara Caiazza, Dottore di Ricerca in Smart Computing (programma di dottorato congiunto erogato dalle Università di Firenze, Pisa e Siena) e Valerio Luconi, Dottore di Ricerca in Ingegneria dell’Informazione presso Università di Pisa nel 2016 e ricercatore presso Istituto di Informatica e Telematica del CNR dal 2019.
Tutti e tre i partecipanti al gruppo di ricerca sono accomunati dall’interesse e dall’attenzione per le tematiche ambientali, in particolare per la sostenibilità energetica. Lo studio delle implicazioni energetiche dei protocolli di rete è quindi stato un ottimo punto di incontro per coniugare aspetti di ricerca legati all’informatica e all’ingegneria dei sistemi con tematiche di risparmio energetico.
Bando per attività di tutoraggio all'INFN
L'Istituto di Fisica Nucleare - INFN ha istituito un albo nazionale di validità annuale per studenti che vogliano svolgere attività di tutoraggio nelle attività di outreach.
L'iscrizione all'albo è riservato a studenti con laurea triennale in una materia STEM conseguita con voto =>95/110.
Il compenso per il tutoraggio ammonterà a 25 euro/ora, fino a un massimo di 20 ore.
Tuttele informazioni al link: https://www.inpa.gov.it/bandi-e-avvisi/dettaglio-bando-avviso/?concorso_id=045854baa89c455fa544529bcc86b146
Bando Servizio Civile Universale
Sul portale del Ministero dell'Università e della Ricerca è stata pubblicata la notizia relativa al bando per il Servizio Civile Universale.
Le domande di partecipazione sono aperte sino al 15 febbraio 2024.
Tutte le informazioni, il bando e l'opuscolo al link.
L'opera "Annelies" in scena al Teatro Verdi per le celebrazioni del Giorno della Memoria
Giovedì 25 gennaio, alle 21.15, nella Sala Titta Ruffo del Teatro Verdi di Pisa, va in scena "Annelies" di James Whitbourn, un’opera musicale per strumenti, coro e soprano solista che traspone in musica il famosissimo diario di Anne Frank (il cui nome per esteso era appunto Annelies). Il concerto, organizzato dal Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici dell'Università di Pisa in occasione del Giorno della Memoria, sarà introdotto dal musicologo Alessandro Cecchi (Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica).
La partitura dell'opera, che si sviluppa in 14 movimenti, è stata scritta in due versioni: una più ampia, per orchestra sinfonica, ed una più intima, per una compagine di strumentisti composta da clarinetto, violino, violoncello e piano. Annelies è stata eseguita per la prima volta al National UK Holocaust Memorial Day a Westminster Hall, Londra, il 27 gennaio 2005, mentre la prima mondiale è avvenuta nell'aprile 2005 alla Cadogan Hall di Londra, diretta da Leonard Slatkin con il Coro di Clare College Cambridge e la Royal Philharmonic Orchestra.
"Annelies" ripercorre la sfida commovente di Anne, che nel suo diario, giorno dopo giorno, racconta le paure, le speranze, il coraggio e la resistenza di lei bambina ebrea costretta alla clandestinità e alla deportazione. Il testo originale del diario di Anne è stato rielaborato dalla scrittrice Melanie Challenger, diventando il libretto dell’opera di Whitbourn. Nell’evento qui presentato, la lettura dei brani in prosa della Challenger non cantati è affidata al celebre doppiatore Carlo Valli. Pervasa da una struggente vulnerabilità e da un’insostenibile intensità emotiva, la musica che accompagna i testi presenta i rintocchi delle campane della Westerkerk, gli echi delle trasmissioni radiofoniche dell’epoca che filtravano dagli altri appartamenti e una serie di elementi della cultura ebraica e tedesca di Anna. Il Times ha descritto l’opera come «una partitura che trova i suoi maggiori punti di forza in un profondo rispetto e in una assoluta mancanza di retorica».
L'ingresso è libero con prenotazione obbligatoria (www.eventbrite.it - info 050 941111).
A Marco Paolini la laurea honoris causa in Filosofia e Forme del Sapere
L’Università di Pisa ha conferito la laurea honoris causa in Filosofia e Forme del Sapere all’attore, autore e regista Marco Paolini con una cerimonia che si è svolta il 25 gennaio nell’aula magna nuova del Palazzo “La Sapienza”
Il pomeriggio è stato aperto dai saluti del Rettore Riccardo Zucchi, quindi il professore Pierluigi Barrotta del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere ha letto la Motivazione del conferimento, a seguire la professoressa Alessandra Fussi, presidente del Corso di laurea in Filosofia e Forme del Sapere, ha fatto la Laudatio. A conclusione della cerimonia, Marco Paolini ha tenuto la sua Lectio Magistralis intitolata “Pratica e grammatica del (mio) mestiere del teatro”.
La cerimonia di conferimento della laurea honoris causa
“Una laurea honoris causa è anzitutto un modo per onorare chi la riceve, è questo è certamente il caso di Marco Paolini, figura di grande rilievo nel mondo dell’arte, del teatro, della cultura e dell’impegno civile” ha esordito così il Rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi nell’inaugurare la cerimonia.
“Marco Paolini ci apre nuove prospettive – ha aggiunto Zucchi - Nel suo caso, la laurea honoris causa in Filosofia e Forme del Sapere enfatizza in particolare l’uso del metodo teatrale e dialogico per una rilettura critica di ciò che riteniamo noto, evoluzione moderna di un approccio che risale ai grandi dialoghi di Platone”.
Sull’impegno civile di Marco Paolini è tornata anche la Motivazione del conferimento della laurea honoris causa letta subito dopo dal professore Pierluigi Barrotta, ordinario di Logica e Filosofia della Scienza del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere.
“Il teatro di Marco Paolini – ha detto Barrotta - è un teatro civile e di denuncia basato sul coraggio della presa di posizione e sull’importanza di tenere vivo il pensiero critico e dubitoso che rappresenta la linfa vitale della ricerca filosofica”.
In particolare nella motivazione il riferimento è a due lavori: il racconto del Vajont, considerato “una vera e propria riflessione di Filosofia della Scienza che ci ricorda che ogni opera artatamente costruita dall’uomo e inserita nell’ambiente naturale rende necessario l’apporto e la supervisione critica della ricerca scientifica”, e ITIS Galileo che “rappresenta una pietra miliare per chi si occupa dei legami tra la Filosofia e la Scienza, ma anche per chi si batte per l’indipendenza e laicità della seconda”.
“Nel teatro di Marco Paolini la narrazione ha un ruolo centrale, che per semplicità vi proporrò di considerare socratica”, ha detto la professoressa Alessandra Fussi, presidente del Corso di laurea in Filosofia e Forme del Sapere del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, che ha tenuto la Laudatio.
“Come filosofe e filosofi emotivamente coinvolti nel suo teatro gli esprimiamo oggi la nostra gratitudine – ha quindi concluso - Perché non solo ci ha invitato a considerare questioni che riguardano noi e il nostro passato, ma, soprattutto nelle sue opere più recenti, ci ha proposto riflessioni appassionate sul rapporto fra le generazioni e sulla responsabilità che abbiamo tutti e tutte di immaginare assieme un futuro accettabile per l’ecosistema terra”.
Dopo il conferimento ufficiale della laurea in Filosofia e Forme del Sapere, ha infine preso la parola Marco Paolini che ha tenuto la sua Lectio Magistralis intitolata “Pratica e grammatica del (mio) mestiere del teatro”. Nel suo appassionato e personale racconto del suo rapporto con il teatro, Paolini ha ricordato i suoi esordi, gli scrittori e autori che hanno influenzato il suo percorso come Luigi Meneghello e Peter Brook sino ai progetti futuri.
“Il mio è un mestiere di incontri – ha detto Paolini - Devi accorgerti quando succedono, per questo tengo un quaderno. L’unico criterio utile è il numero sulla copertina. Sarà un caso ma gli appunti per questa occasione son finiti sul quaderno n. 100. Son circa 8/9000 pagine di quaderni che non servono granché, ma ogni tanto vengono buone per non perdersi o per accorgersi che sto girando in tondo. È questa la natura del mio lavoro”.
L’Abiura – 26 gennaio incontro con studentesse e studenti UNIPI
Venerdì 26 gennaio alle 10.00, presso il Polo Carmignani (Piazza dei Cavalieri) Marco Paolini terrà una lezione aperta alla comunità studentesca dal titolo "L'abiura".
Il filo conduttore dell’incontro sarà il dialogo intergenerazionale, al centro dell’ultimo lavoro teatrale di Paolini (Boomers, in scena sabato 27 gennaio al Teatro Verdi): un dialogo necessario, ma reso difficile dall’apparente rottura del codice comunicativo e culturale fra le generazioni. L’accelerazione del tempo storico e i profondi cambiamenti in corso stanno rapidamente trasformando le parole e le cose. Boomers e millennials non parlano lo stesso linguaggio, forse non vivono nemmeno nello stesso mondo, o per lo stesso mondo. I loro punti di vista sono spesso lontani, antagonistici, su molti fronti: la società patriarcale; le relazioni, la sessualità, l’identità di genere; l’Occidente e il suo modello di sviluppo; l’ideologia e l’impegno politico; la tecnologia, l’ambiente, il futuro. Sono ancora in grado di capirsi? Ha senso per loro farlo? Possono costruire insieme dei ponti tra futuro e passato? O l’unica soluzione (per i boomers) è… l’abiura?