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L’Università di Pisa ha conferito la laurea honoris causa in Filosofia e Forme del Sapere all’attore, autore e regista Marco Paolini con una cerimonia che si è svolta il 25 gennaio nell’aula magna nuova del Palazzo “La Sapienza”
Il pomeriggio è stato aperto dai saluti del Rettore Riccardo Zucchi, quindi il professore Pierluigi Barrotta del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere ha letto la Motivazione del conferimento, a seguire la professoressa Alessandra Fussi, presidente del Corso di laurea in Filosofia e Forme del Sapere, ha fatto la Laudatio. A conclusione della cerimonia, Marco Paolini ha tenuto la sua Lectio Magistralis intitolata Pratica e grammatica del (mio) mestiere del teatro”.

La cerimonia di conferimento della laurea honoris causa

“Una laurea honoris causa è anzitutto un modo per onorare chi la riceve, è questo è certamente il caso di Marco Paolini, figura di grande rilievo nel mondo dell’arte, del teatro, della cultura e dell’impegno civile” ha esordito così il Rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi nell’inaugurare la cerimonia.
“Marco Paolini ci apre nuove prospettive – ha aggiunto Zucchi - Nel suo caso, la laurea honoris causa in Filosofia e Forme del Sapere enfatizza in particolare l’uso del metodo teatrale e dialogico per una rilettura critica di ciò che riteniamo noto, evoluzione moderna di un approccio che risale ai grandi dialoghi di Platone”. (leggi il testo completo del Saluto del Rettore)

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Il rettore Riccardo Zucchi conferisce la laurea al drammaturgo Marco Paolini

Sull’impegno civile di Marco Paolini è tornata anche la Motivazione del conferimento della laurea honoris causa letta subito dopo dal professore Pierluigi Barrotta, ordinario di Logica e Filosofia della Scienza del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere.
“Il teatro di Marco Paolini – ha detto Barrotta - è un teatro civile e di denuncia basato sul coraggio della presa di posizione e sull’importanza di tenere vivo il pensiero critico e dubitoso che rappresenta la linfa vitale della ricerca filosofica”.
In particolare nella motivazione il riferimento è a due lavori: il racconto del Vajont, considerato “una vera e propria riflessione di Filosofia della Scienza che ci ricorda che ogni opera artatamente costruita dall’uomo e inserita nell’ambiente naturale rende necessario l’apporto e la supervisione critica della ricerca scientifica”, e ITIS Galileo che “rappresenta una pietra miliare per chi si occupa dei legami tra la Filosofia e la Scienza, ma anche per chi si batte per l’indipendenza e laicità della seconda”. (leggi il testo completo della motivazione)

“Nel teatro di Marco Paolini la narrazione ha un ruolo centrale, che per semplicità vi proporrò di considerare socratica”, ha detto la professoressa Alessandra Fussi, presidente del Corso di laurea in Filosofia e Forme del Sapere del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, che ha tenuto la Laudatio.
“Come filosofe e filosofi emotivamente coinvolti nel suo teatro gli esprimiamo oggi la nostra gratitudine – ha quindi concluso - Perché non solo ci ha invitato a considerare questioni che riguardano noi e il nostro passato, ma, soprattutto nelle sue opere più recenti, ci ha proposto riflessioni appassionate sul rapporto fra le generazioni e sulla responsabilità che abbiamo tutti e tutte di immaginare assieme un futuro accettabile per l’ecosistema terra”. (leggi il testo completo della Laudatio)

Dopo il conferimento ufficiale della laurea in Filosofia e Forme del Sapere, ha infine preso la parola Marco Paolini che ha tenuto la sua Lectio Magistralis intitolata “Pratica e grammatica del (mio) mestiere del teatro”. Nel suo appassionato e personale racconto del suo rapporto con il teatro, Paolini ha ricordato i suoi esordi, gli scrittori e autori che hanno influenzato il suo percorso come Luigi Meneghello e Peter Brook sino ai progetti futuri.
“Il mio è un mestiere di incontri – ha detto Paolini - Devi accorgerti quando succedono, per questo tengo un quaderno. L’unico criterio utile è il numero sulla copertina. Sarà un caso ma gli appunti per questa occasione son finiti sul quaderno n. 100. Son circa 8/9000 pagine di quaderni che non servono granché, ma ogni tanto vengono buone per non perdersi o per accorgersi che sto girando in tondo. È questa la natura del mio lavoro”. (leggi il testo completo della Lectio magistralis)

 

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Marco Paolini legge la sua lectio magistralis

 

L’Abiura – 26 gennaio incontro con studentesse e studenti UNIPI

Venerdì 26 gennaio alle 10.00, presso il Polo Carmignani (Piazza dei Cavalieri) Marco Paolini terrà una lezione aperta alla comunità studentesca dal titolo "L'abiura".

Il filo conduttore dell’incontro sarà il dialogo intergenerazionale, al centro dell’ultimo lavoro teatrale di Paolini (Boomers, in scena sabato 27 gennaio al Teatro Verdi): un dialogo necessario, ma reso difficile dall’apparente rottura del codice comunicativo e culturale fra le generazioni. L’accelerazione del tempo storico e i profondi cambiamenti in corso stanno rapidamente trasformando le parole e le cose. Boomers e millennials non parlano lo stesso linguaggio, forse non vivono nemmeno nello stesso mondo, o per lo stesso mondo. I loro punti di vista sono spesso lontani, antagonistici, su molti fronti: la società patriarcale; le relazioni, la sessualità, l’identità di genere; l’Occidente e il suo modello di sviluppo; l’ideologia e l’impegno politico; la tecnologia, l’ambiente, il futuro. Sono ancora in grado di capirsi? Ha senso per loro farlo? Possono costruire insieme dei ponti tra futuro e passato? O l’unica soluzione (per i boomers) è… l’abiura?

 

 

Following two intense days of activities, meetings, and laboratory visits, the kick-off meeting of the Societal Engagement working package (WP5) of Circle U. concluded in Pisa. Circle U. is a University Alliance comprising the University of Pisa and eight other European universities: Aarhus University (Denmark), Humboldt-Universität zu Berlin (Germany), King’s College London (UK), Université Paris Cité (France), University of Belgrade (Serbia), Université catholique de Louvain (Belgium), University of Oslo (Norway), and University of Vienna (Austria).

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Led by Professor Alessio Cavicchi, representatives from the partner universities convened in Pisa to collaborate over the next four years on initiatives aimed at fostering direct interaction between universities and civil society, as well as the entrepreneurial ecosystem. The objective is to promote economic and social growth within the region. Among these initiatives, notable is the establishment of the InCU.bator, a platform designed to promote entrepreneurship opportunities for students, including challenges, hackathons, boot camps, and other innovative formats.

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On Monday, the guests were greeted by Rector Riccardo Zucchi, Vice Rector Giuseppe Iannaccone, Vice Rector for Cooperation and International Relations Giovanni Federico Gronchi, and several other members of the academic community involved in the project in various capacities. Among them were Francesco Lorenzoni and Sariel Vita, representatives from Pisa’s CUSU, the Circle U. Student Union bringing together students from the nine universities.

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Demonstrating the commitment to local connections, on Tuesday, the Circle U. working group relocated to the Technological Pole of Navacchio. Here, they engaged with representatives from some associated partners of the Alliance. Alongside hosts Andrea Di Benedetto, President, and Silvia Marchini, responsible for the start-up area at the Pole, attendees included Frida Scarpa, councilor for relations with university institutions of the Municipality of Pisa, and Iulia Apreotesei from the Tour4U association. Opportunities for collaboration were discussed, offering international visibility to local initiatives and events. Foreign guests also had the chance to attend presentations from spin-off companies of the University of Pisa residing at the Technological Pole (Proxima Robotics, Weabios, Echoes) and tour the CrossLab facility.

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"Circle U. presents a tremendous opportunity for the university community and the entire region," commented Professor Alessio Cavicchi. "On the one hand, it offers the chance to expand research and educational horizons; on the other, it provides the opportunity to gain international reach and visibility. This applies both in terms of attracting talent and capital from abroad and in terms of disseminating and promoting the excellence we have within the region. Achieving this will require increasingly close dialogue between universities and local communities, as well as between universities and public administrations".

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Dopo due intense giornate di attività, incontri e visite ai laboratori, si è concluso a Pisa il kick-off meeting del gruppo di lavoro sul Societal Engagement (WP5) di Circle U., l’Alleanza Universitaria di cui fa parte l’Università di Pisa insieme ad altri 8 atenei europei: Aarhus University (Danimarca), Humboldt-Universität zu Berlin (Germania), King’s College London (UK), Université Paris Cité (Francia), Università di Belgrado (Serbia), Università di Louvain (Belgio), Università di Oslo (Norvegia) e Università di Vienna (Austria).

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A Pisa erano presenti i rappresentanti degli atenei partner che, coordinati dal professor Alessio Cavicchi, lavoreranno nei prossimi quattro anni allo sviluppo di iniziative in grado di attivare processi di interazione diretta dell’università con la società civile e il tessuto imprenditoriale, con l’obiettivo di promuovere la crescita economica e sociale del territorio. Tra queste spicca la creazione dell’InCU.bator, una piattaforma in cui promuovere tutte le occasioni di formazione all’imprenditorialità per studenti, tra cui challenges, hackathon, boot camps e altri format innovativi.

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Nella giornata di lunedì gli ospiti sono stati salutati dal rettore Riccardo Zucchi, dal prorettore vicario Giuseppe Iannaccone, dal prorettore per la cooperazione e le relazioni internazionali Giovanni Federico Gronchi e da molti altri membri della comunità accademica coinvolti a vario titolo nel progetto. Tra loro anche Francesco Lorenzoni e Sariel Vita, rappresentanti pisani del CUSU, la Circle U. Student Union che riunisce studentesse e studenti delle 9 università.

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A testimonianza della volontà di creare connessioni con il territorio, nella giornata di martedì il gruppo di lavoro Circle U. si è trasferito al Polo Tecnologico di Navacchio dove, tra le altre cose, ha potuto incontrare i rappresentanti di alcuni partner associati dell’Alleanza: oltre ai “padroni di casa” Andrea Di Benedetto, presidente, e Silvia Marchini, responsabile dell’area sturt-up del Polo, sono intervenuti Frida Scarpa, assessora ai rapporti con le istituzioni universitarie del Comune di Pisa, e Iulia Apreotesei dell’associazione Tour4U. Con loro sono già state discusse occasioni di collaborazione che offriranno opportunità di visibilità internazionale a iniziative ed eventi del territorio. Infine, gli ospiti stranieri hanno potuto assistere alla presentazione di alcune aziende spin-off dell’Università di Pisa che risiedono al Polo Tecnologico (Proxima Robotics, Weabios, Echoes) e visitare i CrossLab.

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“Circle U. è una grandissima occasione per la comunità universitaria e per tutto il territorio – ha commentato il professor Alessio Cavicchi – da una parte c’è la possibilità di allargare i propri orizzonti di ricerca e formazione, dall’altra c’è la possibilità di acquistare una portata e una visibilità internazionale. Questo vale sia in termini di attrazione di talenti e capitali dall’estero, sia in termini di disseminazione e divulgazione delle eccellenze che abbiamo sul territorio. Perché questo avvenga sarà necessario un dialogo sempre più serrato fra università e comunità locali e tra università e pubbliche amministrazioni”.

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Mercoledì 31 gennaio, mercoledì 7, mercoledì 14 e mercoledì 21 febbraio continua "Ritratti nell'Orto", il corso online di acquerello botanico con Silvana Rava.

Il corso per principianti dal titolo "Le arance: il colore arancio e la rotondità dei frutti" avrà luogo nei giorni previsti tra le ore 14.30 e le ore 16.00. Il corso intermedio-avanzato dal titolo "I fiori bianchi: magnolia grandiflora" avrà luogo negli stessi giorni dalle ore 17.00 alle ore 18.30.

La registrazione è obbligatoria.

Maggiori informazioni al link: https://www.ortomuseobot.sma.unipi.it/2024/01/ritratti-nellorto-corso-onlin/  

Per maggiori informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Per maggiori iscrizioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

 

Did the Megalodon look like the great white sharks of today’s seas? For years, researchers have been wondering about the appearance of   this huge extinct shark that lived about 15-3.6 million years ago, and finally the answer seems to have been found. A new scientific study, in which Dr Alberto Collareta, a palaeontologist at the Department of Earth Sciences at the University of Pisa, took part, has shown that the giant shark known by the scientific name of Carcharocles megalodon (or Otodus megalodon) had a slimmer body than previous studies had suggested.

“In science fiction novels and movies, the Megalodon is typically portrayed as a monstrous shark of titanic proportions," explains Dr Alberto Collareta, the only Italian member of the team of 26 international scientists, who took part in this research. “This is not surprising, since the maximum size of this shark, one of the largest marine predators that has ever existed, is now estimated at around 15-20 metres in total length, and there is little doubt about its hyper-carnivorous diet.

“Understanding the biology, evolution and extinction of the Megalodon," Dr. Collareta continues, “is important for the significant impact this species had on the ecology and evolution of the marine ecosystems that gave rise to current oceans. However, the fossil record of Megalodon is almost essentially represented by its characteristic huge teeth, while skeletal remains are extremely rare”.

The lack of complete Megalodon skeletons has always led researchers to reconstruct the appearance of this ancient giant of the seas by modelling it on that of the current white shark (Carcharodon carcharias). This hypothesis has now been refuted by the study of the international research team of which Collareta is a member and which has recently published a new study in the prestigious international scientific journal Palaeontologia Electronica. This study shows that the Megalodon had a slenderer body shape than the current white shark.

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“This deduction,” the researcher goes on to explain, “comes from the restudy of an incomplete set of fossil vertebrae belonging to a single specimen of Megalodon discovered in Belgium in the 19th century. In particular, the total body length of that specimen, if estimated on the diameter of the vertebrae of the current white shark, is much less than the length of the incomplete vertebral column alone (9.2 metres vs. 11.1 metres)” “This simple observation,’ Collareta concludes, “strongly suggests that Megalodon was not merely a bulkier version of the modern great white shark, but it was different from the latter in a slenderer physiognomy.

Although, in the absence of complete skeletal remains, the exact shape of Megalodon’s body remains uncertain, the results presented in this new research constitute the most cogent empirical evidence for such a shape and represent a significant step towards its reconstruction.

The article “White shark comparison reveals a slender body for the extinct megatooth shark, Otodus megalodon (Lamniformes: Otodontidae)” is freely accessible online at the following web address: https://doi.org/10.26879/1345

The authors are Phillip Sternes, Patrick Jambura, Julia Türtscher, Jürgen Kriwet, Mikael Siversson, Iris Feichtinger, Gavin Naylor, Adam Summers, John Maisey, Taketeru Tomita, Joshua Moyer, Timothy Higham, João Paulo da Silva, Hugo Bornatowski, Douglas Long, Victor Perez, Alberto Collareta, Charlie Underwood, David Ward, Romain Vullo, Gerardo González-Barba, Harry Maisch IV, Michael Griffiths, Martin Becker, Jake Wood and Kenshu Shimada.

Il Megalodon assomigliava ai grandi squali bianchi dei mari di oggi? Da anni gli studiosi si interrogano sull’aspetto dell’enorme squalo estinto vissuto circa 15–3,6 milioni di anni fa, e finalmente la risposta sembra essere giunta. Un nuovo studio scientifico, a cui ha preso parte anche il dottor Alberto Collareta, paleontologo presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, ha dimostrato infatti che il gigantesco squalo - noto con il nome scientifico di Carcharocles megalodon (o Otodus megalodon) - era provvisto di un corpo più slanciato di quanto suggerito dagli studi precedenti.

“Nei romanzi e nei film di fantascienza il Megalodon è tipicamente rappresentato come uno squalo mostruoso e dalle proporzioni titaniche – spiega il dottor Alberto Collareta, unico italiano a far parte del team di 26 scienziati internazionali autori dello studio - Ciò non deve stupire, in quanto la taglia massima di questo squalo, uno dei più grandi predatori marini mai esistiti, è oggi stimata intorno a 15-20 metri di lunghezza totale e vi sono pochi dubbi riguardo alla sua dieta ipercarnivora”.

“Comprendere la biologia, l'evoluzione e l'estinzione del Megalodon – prosegue Collareta - è importante alla luce dell’impatto significativo che tale specie deve aver avuto sull'ecologia e sull'evoluzione degli ecosistemi marini che hanno dato origine agli oceani moderni. Tuttavia, la documentazione fossile del Megalodon è quasi essenzialmente rappresentata dai caratteristici enormi denti, mentre i reperti scheletrici sono estremamente rari”.

Proprio la mancanza di scheletri completi riferiti al Megalodon ha da sempre indotto gli studiosi a ricostruire l’aspetto di questo antico gigante dei mari modellandolo su quello dell’attuale squalo bianco (Carcharodon carcharias). Ipotesi adesso confutata dal lavoro del gruppo di ricerca internazionale di cui Collareta fa parte e che ha da poco pubblicato un nuovo studio sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Palaeontologia Electronica. Studio che dimostra come il Megalodon avesse una forma del corpo più slanciata rispetto a quella che caratterizza lo squalo bianco.

“Questa deduzione – spiega ancora il ricercatore - deriva dalla revisione di un set incompleto di vertebre fossili appartenenti ad un unico esemplare di Megalodon scoperto in Belgio nel diciannovesimo secolo. In particolare, la lunghezza totale del corpo di tale esemplare, se stimata sulla base del diametro delle vertebre dello squalo bianco attuale, risulta molto minore della lunghezza della sola colonna vertebrale incompleta (9,2 metri vs 11,1 metri)”. “Questa semplice osservazione – conclude Collareta - suggerisce fortemente che il Megalodon non fosse meramente riconducibile ad una versione più voluminosa del moderno grande squalo bianco, ma che differisse da quest’ultimo per una fisionomia più slanciata”.

Sebbene, in assenza di reperti scheletrici completi, l’esatta forma del corpo del Megalodon rimanga ancora incerta, i risultati presentati in questa nuova ricerca costituiscono l’evidenza empirica più cogente di tale forma e rappresentano un passo avanti significativo verso la sua ricostruzione.

L’articolo “White shark comparison reveals a slender body for the extinct megatooth shark, Otodus megalodon (Lamniformes: Otodontidae)” è liberamente accessibile online al seguente indirizzo internet: https://doi.org/10.26879/1345. I suoi autori sono: Phillip Sternes, Patrick Jambura, Julia Türtscher, Jürgen Kriwet, Mikael Siversson, Iris Feichtinger, Gavin Naylor, Adam Summers, John Maisey, Taketeru Tomita, Joshua Moyer, Timothy Higham, João Paulo da Silva, Hugo Bornatowski, Douglas Long, Victor Perez, Alberto Collareta, Charlie Underwood, David Ward, Romain Vullo, Gerardo González-Barba, Harry Maisch IV, Michael Griffiths, Martin Becker, Jake Wood e Kenshu Shimada.

Il futuro di Pisa si fa sempre più Smart grazie al supporto della rete metropolitana dell’Università di Pisa: circa 30.000 chilometri di fibra lineare su cui, grazie al recente potenziamento, correranno sempre più veloci servizi e informazioni per cittadini e imprese del territorio. Lunedì 22 gennaio, in Palazzo alla Giornata, sede del Rettorato dell’Ateneo, è stato infatti rinnovato l’accordo quadro per il consolidamento, il potenziamento e la manutenzione della Rete Civica Unitaria della Provincia di Pisa.

“Sono passati già 25 anni da quanto il territorio pisano, per la prima volta, ha aderito al progetto regionale delle Reti Civiche unitarie a livello provinciale. Progetto che oggi trova proprio nella rete pisana uno dei suoi sviluppi più interessanti e consolidati  - ha ricordato il rettore dell’Università di Pisa, Riccardo Zucchi – Con il rinnovo di questo accordo quadro diamo, quindi, sempre più forza al nostro territorio e sono fiero che l’Ateneo pisano, ancora una volta, metta a disposizione della comunità le sue forti competenze nel campo dell’ICT e le sue infrastrutture, così da sostenere i processi di digitalizzazione della nostra società e, con essi, il suo sviluppo sociale, culturale, economico e urbano. Per questo ci tengo a ringraziare tutti gli enti che fanno parte della Rete Civica Unitaria pisana e, in primo luogo, il Comune di Pisa, per il suo ruolo fondamentale di ‘regista’ di questa iniziativa”.

Grazie alla connettività pervasiva e sicura della rete metropolitana dell’Ateneo, con le sue infrastrutture e tecnologie digitali di ultima generazione, Pisa potrà così proseguire nel suo percorso di potenziamento dei  servizi digitali erogati dalle Pubbliche Amministrazioni e offrire, in questo modo, alle proprie comunità uno sviluppo sostenibile, capillare, inclusivo, efficace e partecipato, con servizi innovativi per svolgere più facilmente ed efficacemente attività personali, formative, sociali, economiche e industriali, in linea con il paradigma delle Smart City moderne.

Nove gli enti che compongono la Rete Civica Unitaria pisana e che oggi, nella Sala Mappamondi del rettorato, hanno firmato il nuovo accordo quadro: Università, Comune, Tribunale, Procura della Repubblica, Polizia di Stato - Questura di Pisa, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.

Il futuro di Pisa si fa sempre più Smart grazie al supporto della rete metropolitana dell’Università di Pisa: circa 30.000 chilometri di fibra lineare su cui, grazie al recente potenziamento, correranno sempre più veloci servizi e informazioni per cittadini e imprese del territorio. Lunedì 22 gennaio, in Palazzo alla Giornata, sede del Rettorato dell’Ateneo, è stato infatti rinnovato l’accordo quadro per il consolidamento, il potenziamento e la manutenzione della Rete Civica Unitaria della Provincia di Pisa.

“Sono passati già 25 anni da quanto il territorio pisano, per la prima volta, ha aderito al progetto regionale delle Reti Civiche unitarie a livello provinciale. Progetto che oggi trova proprio nella rete pisana uno dei suoi sviluppi più interessanti e consolidati  - ha ricordato il rettore dell’Università di Pisa, Riccardo Zucchi – Con il rinnovo di questo accordo quadro diamo, quindi, sempre più forza al nostro territorio e sono fiero che l’Ateneo pisano, ancora una volta, metta a disposizione della comunità le sue forti competenze nel campo dell’ICT e le sue infrastrutture, così da sostenere i processi di digitalizzazione della nostra società e, con essi, il suo sviluppo sociale, culturale, economico e urbano. Per questo ci tengo a ringraziare tutti gli enti che fanno parte della Rete Civica Unitaria pisana e, in primo luogo, il Comune di Pisa, per il suo ruolo fondamentale di ‘regista’ di questa iniziativa”.

 

Rettore sito

Il rettore dell'Università di Pisa, prof. Riccardo Zucchi, durante la cerimonia di firma dell’accordo quadro per il consolidamento, il potenziamento e la manutenzione della Rete Civica Unitaria della Provincia di Pisa

 

Grazie alla connettività pervasiva e sicura della rete metropolitana dell’Ateneo, con le sue infrastrutture e tecnologie digitali di ultima generazione, Pisa potrà così proseguire nel suo percorso di potenziamento dei  servizi digitali erogati dalle Pubbliche Amministrazioni e offrire, in questo modo, alle proprie comunità uno sviluppo sostenibile, capillare, inclusivo, efficace e partecipato, con servizi innovativi per svolgere più facilmente ed efficacemente attività personali, formative, sociali, economiche e industriali, in linea con il paradigma delle Smart City moderne.

Nove gli enti che compongono la Rete Civica Unitaria pisana e che oggi, nella Sala Mappamondi del rettorato, hanno firmato il nuovo accordo quadro: Università, Comune, Tribunale, Procura della Repubblica, Polizia di Stato - Questura di Pisa, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.

Gruppo firmatari sito

I rappresentati dei nove enti che hanno sottoscritto l’accordo quadro per il consolidamento, il potenziamento e la manutenzione della Rete Civica Unitaria della Provincia di Pisa. Partendo da Sinistra: Ing. Nicola Ciannelli, Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco; Dott. Mauro Izzo, Comandante provinciale Arma dei Carabinieri; dott. Giovanni Porpora, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pisa; dott.ssa Gabriella Porcaro, Assessore alla Semplificazione e tecnologie della p.a. del Comune di Pisa; Prof. Riccardo Zucchi, Rettore dell'Università di Pisa; dott.ssa Beatrice Dani, Presidente del Tribunale di Pisa; dott. Sebastiano Salvo, Questore della provincia di Pisa; colonnello Salvatore Salvo, Comandante provinciale della Guardia di Finanza; dott.ssa Silvia Briani, Direttore generale AOUP.

Il Megalodon assomigliava ai grandi squali bianchi dei mari di oggi? Da anni gli studiosi si interrogano sull’aspetto dell’enorme squalo estinto vissuto circa 15–3,6 milioni di anni fa, e finalmente la risposta sembra essere giunta. Un nuovo studio scientifico, a cui ha preso parte anche il dottor Alberto Collareta, paleontologo presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, ha dimostrato infatti che il gigantesco squalo - noto con il nome scientifico di Carcharocles megalodon (o Otodus megalodon) - era provvisto di un corpo più slanciato di quanto suggerito dagli studi precedenti.

“Nei romanzi e nei film di fantascienza il Megalodon è tipicamente rappresentato come uno squalo mostruoso e dalle proporzioni titaniche – spiega il dottor Alberto Collareta, unico italiano a far parte del team di 26 scienziati internazionali autori dello studio - Ciò non deve stupire, in quanto la taglia massima di questo squalo, uno dei più grandi predatori marini mai esistiti, è oggi stimata intorno a 15-20 metri di lunghezza totale e vi sono pochi dubbi riguardo alla sua dieta ipercarnivora”.

“Comprendere la biologia, l'evoluzione e l'estinzione del Megalodon – prosegue Collareta - è importante alla luce dell’impatto significativo che tale specie deve aver avuto sull'ecologia e sull'evoluzione degli ecosistemi marini che hanno dato origine agli oceani moderni. Tuttavia, la documentazione fossile del Megalodon è quasi essenzialmente rappresentata dai caratteristici enormi denti, mentre i reperti scheletrici sono estremamente rari”.

Proprio la mancanza di scheletri completi riferiti al Megalodon ha da sempre indotto gli studiosi a ricostruire l’aspetto di questo antico gigante dei mari modellandolo su quello dell’attuale squalo bianco (Carcharodon carcharias). Ipotesi adesso confutata dal lavoro del gruppo di ricerca internazionale di cui Collareta fa parte e che ha da poco pubblicato un nuovo studio sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Palaeontologia Electronica. Studio che dimostra come il Megalodon avesse una forma del corpo più slanciata rispetto a quella che caratterizza lo squalo bianco.

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“Questa deduzione – spiega ancora il ricercatore - deriva dalla revisione di un set incompleto di vertebre fossili appartenenti ad un unico esemplare di Megalodon scoperto in Belgio nel diciannovesimo secolo. In particolare, la lunghezza totale del corpo di tale esemplare, se stimata sulla base del diametro delle vertebre dello squalo bianco attuale, risulta molto minore della lunghezza della sola colonna vertebrale incompleta (9,2 metri vs 11,1 metri)”. “Questa semplice osservazione – conclude Collareta - suggerisce fortemente che il Megalodon non fosse meramente riconducibile ad una versione più voluminosa del moderno grande squalo bianco, ma che differisse da quest’ultimo per una fisionomia più slanciata”.

Sebbene, in assenza di reperti scheletrici completi, l’esatta forma del corpo del Megalodon rimanga ancora incerta, i risultati presentati in questa nuova ricerca costituiscono l’evidenza empirica più cogente di tale forma e rappresentano un passo avanti significativo verso la sua ricostruzione.

L’articolo “White shark comparison reveals a slender body for the extinct megatooth shark, Otodus megalodon (Lamniformes: Otodontidae)” è liberamente accessibile online al seguente indirizzo internet: https://doi.org/10.26879/1345. I suoi autori sono: Phillip Sternes, Patrick Jambura, Julia Türtscher, Jürgen Kriwet, Mikael Siversson, Iris Feichtinger, Gavin Naylor, Adam Summers, John Maisey, Taketeru Tomita, Joshua Moyer, Timothy Higham, João Paulo da Silva, Hugo Bornatowski, Douglas Long, Victor Perez, Alberto Collareta, Charlie Underwood, David Ward, Romain Vullo, Gerardo González-Barba, Harry Maisch IV, Michael Griffiths, Martin Becker, Jake Wood e Kenshu Shimada.

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