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Comunicati stampa

Un innovativo approccio di ricerca sviluppato all’Istituto Italiano di Tecnologia di Rovereto e dall’Università di Pisa potrà aiutare a capire come alterazioni genetiche compromettono la regolare funzione del cervello, aprendo nuove frontiere nella comprensione delle cause dei disturbi dello spettro autistico.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Brain, è stato condotto dal team di ricercatori guidato da Alessandro Gozzi dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Rovereto e dal professore Massimo Pasqualetti del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa in collaborazione con cinque altri gruppi di ricerca distribuiti sul territorio nazionale. La ricerca, interamente italiana, è stata finanziata dalla fondazione statunitense Simons Foundation for Autism Research Initiative, un ente che seleziona e premia le ricerche più innovative nel campo dell’autismo a livello mondiale.


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“Sebbene sia noto che l’autismo sia altamente ereditario, - spiega Alessandro Gozzi, coordinatore del team di ricerca e ricercatore all’IIT - il ruolo che i geni hanno nel determinare questa sindrome non è ancora chiaro. Questo studio rappresenta un’importante dimostrazione di come specifiche alterazioni del DNA possano compromettere le connessioni cerebrali e la regolare funzione del cervello, causando una delle forme più diffuse di autismo.”

Utilizzando la risonanza magnetica funzionale, una tecnica di neuroimmagine totalmente non invasiva che permette di ricostruire digitalmente il cervello dei pazienti in tre dimensioni, i ricercatori IIT hanno analizzato le scansioni cerebrali di 30 bambini affetti da disturbi dello spettro autistico, tutti portatori della stessa mutazione genetica conosciuta con il termine scientifico di “delezione 16p11.2”. L’analisi di questi segnali ha permesso di scoprire che la corteccia prefrontale nei bambini portatori della mutazione oggetto di studio, rimane isolata e non riesce a comunicare efficacemente con il resto del cervello, generando sintomi specifici dell’autismo, come un ridotto interesse ad instaurare relazioni sociali e problemi nella comunicazione.

Lo studio ha previsto una ricerca parallela su modelli animali in cui è stata riprodotta la mutazione 16p11.2. Sempre grazie alla risonanza magnetica, anche nelle cavie sono stati riscontrati gli stessi deficit di connettività e una riduzione del dialogo fra le medesime aree corticali come nei bambini affetti da autismo. I ricercatori dell’Università di Pisa hanno quindi studiato il cervello dei topi portatori della delezione 16p11.2 per cercare di capire se vi fossero alterazioni strutturali capaci di spiegare i deficit di connettività funzionale osservati.

“Grazie a questa analisi parallela – spiega il professore Massimo Pasqualetti – siamo riusciti ad esaminare le connessioni neuronali a livello neuroanatomico fine, cioè con un dettaglio estremo, scoprendo, attraverso lo studio sui modelli animali, quali siano le anomalie strutturali potenzialmente all’origine dei difetti di connettività cerebrale riconducibili allo specifico disturbo dello spettro autistico riscontrato nei bambini portatori della delezione 16p11.2”.

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Il professore Massimo Pasqualetti del Dipartimento di Biologia

Alla luce di questi risultati i ricercatori stanno ora studiando altri geni per capire come le mutazioni nel DNA associate all’autismo alterino le funzioni del cervello e individuare le diverse categorie che compongono lo spettro dell’autismo.

“Ci aspettiamo che questo tipo di approccio permetta di identificare in maniera oggettiva quante e quali forme di autismo esistano – conclude Alessandro Gozzi - un prerequisito fondamentale per l’identificazione di future terapie mirate”.

Oltre all’IIT e all’Università di Pisa hanno partecipato allo studio le Università di Torino e Verona, il Laboratorio europeo di biologia molecolare a Monterotondo, il Consiglio Nazionale delle Ricerche di Catanzaro e il S. Anna Institute and Research in Advanced Neuro-Rehabilitation a Crotone.

 

 

QS World ranking 2019 copyPrima tra le grandi università toscane e nona a livello nazionale, l’Università di Pisa conferma la propria posizione nell’edizione 2019 del QS World University Rankings, rientrando nella top ten a livello italiano e in 422ma posizione a livello mondiale.

Il ranking elaborato dall’agenzia QS è tra i più autorevoli a livello internazionale e si basa su indicatori che misurano la reputazione degli Atenei considerati, il rapporto docenti/studenti, la produttività scientifica e il livello di internazionalizzazione. Alcuni di questi indicatori, quali ad esempio il rapporto docenti/studenti, portano le grandi università pubbliche e generaliste italiane a essere svantaggiate rispetto ai competitor internazionali e alle istituzioni di minori dimensioni. Ciò nonostante, gli Atenei che, come l’Università di Pisa, sono particolarmente impegnati sulla ricerca e godono di buona reputazione internazionale, riescono comunque a posizionarsi nella parte alta della classifica.

Analizzando i dati, l’Università di Pisa ottiene il valore più alto tra le 5 istituzioni toscane per quanto riguarda la reputazione internazionale. Inoltre, l’Ateneo pisano ottiene un miglioramento significativo rispetto allo scorso anno in particolare sull’indicatore che riguarda la produttività della ricerca. Questi risultati sono in linea con l’attenzione sempre crescente dell’Ateneo verso la ricerca.

La buona performance dell’Ateneo nel QS World University Ranking conferma i risultati relativi alle singole discipline (già pubblicati a febbraio dalla stessa agenzia) in cui l’Università di Pisa aveva riportato un generale miglioramento con punte di eccellenza in Matematica, Fisica e Scienze dell’Antichità (12a al mondo), come anche in Computer Science e in Electrical Engineering.

“Tra le prime dieci istituzioni di studio italiane tre sono a Pisa e, tra le università generaliste, la nostra è la quinta in Italia - commenta il rettore Paolo Mancarella – Quelle che ci precedono hanno sede in città con popolazioni che vanno da più del doppio a trenta volte Pisa – e conclude - l’eccellenza della nostra città, che fa perno sul nostro ateneo, è comprovata. Ci auguriamo che le scelte ministeriali tengano nel dovuto conto questo straordinario concentrato di sapere, garantendoci risorse adeguate per confermare e migliorare ancora la qualità del nostro lavoro”.

Si terrà a Pisa dall'11 al 15 giugno la Seconda Conferenza italiana di Public History (http://www.aiph.it), nuovo campo di studi e di attività che promuove la storia come risorsa essenziale per la società, nella convinzione che essa, come sapere critico e metodo di lavoro, sia necessaria per la risoluzione dei problemi del presente. Il motto scelto per l'appuntamento pisano, "Metti la storia a lavoro", è quanto mai adatto a descrivere una manifestazione che proporrà 380 occasioni di incontro, studio e confronto e 12 iniziative che coinvolgeranno direttamente il pubblico in diversi luoghi della città. Tra queste, un gioco di ruolo dal vivo che riguarderà le leggi razziali del 1938, a 80 anni dalla promulgazione, e uno speed networking in cui studenti, laureandi, dottorandi e giovani aspiranti public historian potranno incontrare i professionisti in grado di guidarli nelle loro imprese.

La Conferenza, nel corso della quale sarà anche discusso e pubblicato il Manifesto della Public History italiana, è stata presentata in Rettorato, giovedì 7 giugno, dalla delegata per la Comunicazione e la diffusione della cultura dell'Università di Pisa, Sandra Lischi, dalla responsabile della Conferenza pisana, Enrica Salvatori, dal professor Paolo Pezzino, in rappresentanza della Rete degli Istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, dal direttore della Domus Mazziniana, Pietro Finelli, e dal ricercatore dell'Istituto di linguistica computazionale "Zampolli" del CNR, Federico Boschetti.

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Visto l'interesse con cui la Public History guarda al pubblico, il pomeriggio dell'11 giugno, il giorno che precede la formale apertura dei lavori scientifici, saranno aperti alla cittadinanza diversi laboratori, legati principalmente, ma non solo, alla storia digitale. Si parlerà così di GIS e storia, di realtà virtuale, di cittadinanza responsabile, di uso della storia nei conflitti e nella lotta alla mafia, della visione del Risorgimento, del trattamento automatico dei documenti storici, dell’edizione digitale di una fonte e di molto altro ancora. Inoltre sarà possibile partecipare a una visita guidata della Pisa risorgimentale che terminerà con una “Pinta di Storia” ovvero una birra da bersi in compagnia di giovani e meno giovani storici del Risorgimento italiano. Insieme al Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici e all’Associazione Secondi Figli, sarà inoltre proposto un gioco di ruolo dal vivo in cui i partecipanti, semplici cittadini, saranno catapultati indietro nel tempo nel 1938, all’epoca della promulgazione delle leggi razziali.

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Durante i lavori veri e propri della Conferenza saranno discussi 76 panel, per un totale di 380 relazioni, e saranno presentati 32 poster. Per favorire la discussione sui temi di maggior interesse, sono state inoltre organizzate 6 tavole rotonde, con la proiezione di 3 documentari e la rappresentazione della pièce teatrale di Davide Enia dal titolo "Raccontare la memoria". Al termine della settimana, infine, i convegnisti interessati potranno andare alla scoperta della mura medievali di Pisa.

I lavori saranno seguiti in diretta sugli account social di Instagram, Twitter e Facebook; le foto e i video saranno condivisi usando l’hashtag ufficiale #AIPH2018, oltre che #publichistory. Successivamente sul sito dell’Associazione sarà pubblicato il Book of Abstracts in formato digitale, che conterrà i riassunti degli interventi e dei poster, oltre che immagini e video della conferenza.

Venerdì 8 e sabato 9 giugno nell’Auditorium del Complesso Le Benedettine si svolgerà il convegno dedicato al nuovo Regolamento europeo sulla privacy (GDPR, General Data Protection Regulation), organizzato dal master in "Internet ecosystem: governance e diritti" del dipartimento di Giurisprudenza, che metterà a confronto i rappresentanti dell’Autorità Garante della privacy italiana e i corrispondenti colleghi spagnoli. Il Regolamento europeo, entrato in vigore da pochi giorni, ha cambiato lo scenario della protezione dei dati personali, introducendo nuovi diritti per i cittadini europei e prevedendo la necessità per aziende, istituzioni, enti che trattano i dati personali di adottare logiche diverse rispetto al passato nella scelta delle misure adeguate per garantire soprattutto la sicurezza dei dati trattati, sempre più a rischio come hanno dimostrato recenti vicende. La nuova e complessa normativa è attesa ora alla prova della prassi.
Su questo tema, attualissimo e delicato, pubblichiamo il contribuito della professoressa Dianora Poletti, coordinatrice scientifica del convegno.

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L’entrata in vigore del Regolamento (UE) 2016/679: la riforma alla prova della prassi in Italia e in Spagna

Il regolamento europeo 2016/679, da pochi giorni entrato in vigore, segna l’apertura di una nuova fase nella disciplina della tutela dei dati delle persone, resasi necessaria per rafforzare i diritti dei cittadini europei di fronte ad una dimensione sempre più collettiva e preoccupante dell’uso delle informazioni, come recenti casi balzati agli onori della cronaca hanno ampiamente evidenziato.

Molte sono le innovazioni apportate dal regolamento, noto ormai con l’acronimo GDPR (General Data Protection Regulation), sia sul piano dei diritti dell’interessato (ossia della persona fisica alla quale i dati si riferiscono), sia in ordine alle modalità con le quali devono essere trattati i dati personali. La consapevolezza degli effetti che sui dati possono avere le nuove tecnologie (dai Big Data alla Data analysis, dal Cloud all’Intelligenza Artificiale) ha generato nuovi diritti come quello all’oblio, alla limitazione del trattamento, alla portabilità dei dati. La riscontrata insufficienza delle vecchie regole, legate ad una logica di tipo individuale, incentrata sul rispetto di condotte predeterminate dal legislatore, ha lasciato il posto a un nuovo approccio alla protezione dei dati personali, imperniato sulla fondamentale esigenza di prevenire l’insorgenza di rischi per i diritti e per le libertà degli interessati. Da qui l’adozione di concetti come la responsabilizzazione (accountability) dei soggetti coinvolti nel trattamento; la valutazione preventiva del rischio per quei diritti e quelle libertà e la conseguente necessità di scegliere le misure idonee a contenerlo al minimo; il monitoraggio continuo delle misure di sicurezza adottate e la valutazione/revisione costante del livello di adeguamento della struttura organizzativa, onde evitare di incorrere in violazioni. Espressioni nuove per il diritto - come privacy by default e privacy by design - elevano la finalità di tutela dei dati personali ad impostazione predefinita dell’organizzazione istituzionale, professionale o aziendale e impongono di valutare i possibili problemi per la protezione dei dati già in fase di progettazione (“design”) del trattamento.

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Di tutto questo si parlerà nel convegno, che costituisce un’occasione importante di riflessione sulle sfide poste dal modello europeo e di suggerimento per la soluzione dei numerosi aspetti applicativi posti dalle nuove regole. Si tratta del primo incontro accademico italo-spagnolo su questa normativa, che mette a confronto due paesi accomunati da una storia giuridica non solo culturalmente affine, ma anche caratterizzata da un mutuo scambio con riferimento all’ambito sia dottrinale sia legislativo: da qui l’interesse ad analizzare l’attuazione operativa del Regolamento nei due Paesi.

L’incontro vede in apertura il coinvolgimento dei rappresentanti (e ex rappresentanti) dell’Autorità garante privacy, che ha anche concesso il patrocinio all’iniziativa, i quali si interrogheranno sulle sfide poste dal regolamento europeo, sul ruolo delle autorità di controllo e sul sistema delle “fonti” della Data Protection, sempre più orientato – proprio nella logica dell’accountability - verso l’adozione di codici di condotta e di certificazioni.
Tra gli altri relatori, sono presenti i più autorevoli esperti del settore che hanno contribuito alla costruzione del regolamento e gli autori dei primi commentari alla previgente legge sulla privacy e ora al regolamento. Posto che questo riserva agli stati membri alcuni margini di intervento, il convegno vede protagonisti anche la presidente e altri componenti della commissione legislativa incaricata di stendere il testo del decreto legislativo di adeguamento della normativa interna al diritto europeo, che dovrebbe vedere la luce tra breve.

Di particolare interesse i temi trattati da giovani studiosi di altre università o esperti a vario titolo chiamati a intervenire tramite una call for papers, dalla quale sono scaturiti tre panels per un totale di ben diciotto interventi vertenti, tra altro, sui seguenti temi: il trattamento dei dati dei minori e dei lavoratori, la tutela dei dati dei rifugiati e dei migranti, i dati per la ricerca scientifica, la manipolazione e il neuromarketing, le firme grafometriche e i dati biometrici.
Una proattiva e avveduta applicazione del GDPR, pur con i suoi innegabili limiti, potrà contribuire a costruire le basi sulle quali poggiare larga parte della difesa della dignità delle persone e delle stesse nostre società democratiche: è indubbio che proprio sulla protezione dei dati si giochi una delle grandi questioni identitarie dell’Unione europea.

Dianora Poletti
Professore Ordinario di Diritto Privato e di Diritto dell’Informatica
Direttrice del master in "Internet ecosystem: governance e diritti"

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Un torneo di calcetto molto particolare si è svolto al Liceo Carducci di Pisa: tre squadre, due del Carducci e una dell’IIS Santoni di Pisa si sono sfidate in un torneo cinque contro cinque. In campo però non erano schierati i canonici dieci giocatori, perché a custodire le porte delle due squadre c’erano due portieri elettronici, El.Go. (Electronic Goal Keeper), progettati e costruiti dal team del professor Luca Fanucci, del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Ateneo.

El.Go. è un sistema costituito da una sagoma di forma umana e da un sistema elettro-meccanico che permette a questa di scorrere lungo la linea di porta, emulando l’azione di un portiere umano. I portieri elettronici erano pilotati da due ragazzi disabili, che sedevano alle spalle della porta, in modo da avere la stessa prospettiva di un portiere. Gli El.Go. agivano come una sorta di avatar, permettendo quindi ai due ragazzi di giocare effettivamente la partita con la squadra.

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Squadre Carducci - Santoni

Si tratta del secondo evento che coinvolge El.Go., dopo la prova dello scorso anno, svoltasi sempre al liceo Carducci, in cui le squadre si erano sfidate con un solo portiere elettronico. “Quest’anno – spiega Fanucci – abbiamo messo in campo due portieri, uno per squadra, e migliorato prestazioni e sicurezza. Ma non troppo… La bravura del portiere dipende dalla prontezza di riflessi, dalla concentrazione e dalla velocità del pilota che lo guida. In questo modo i ragazzi possono davvero giocare e far parte della squadra”.

Per pilotarlo, sono possibili diverse interfacce, dal joystick ai pedali, a sensori che colgono il movimento della testa. In questo modo potranno scendere in campo molti ragazzi diversamente abili.

“Siamo particolarmente orgogliosi di questo progetto - aggiunge Giuseppe Anastasi, direttore del DII – che ha impegnato per diverso tempo molto dei nostri studenti e ricercatori per risolvere una quantità di problemi, dalla meccanica al controllo. Ma crediamo che sia parte della vocazione della ricerca, oltre la soluzione di problemi teorici, o il trasferimento tecnologico verso l’industria, anche il proporre soluzioni per una migliore integrazione sociale, aprendo spazi e opportunità a persone che prima non l’avevano. Anche per i nostri studenti è stato molto formativo”.

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El.Go in porta

In effetti, il team di El.Go. ha lavorato accanitamente per mettere a punto in tempo tutti i dettagli. Inclusa la porta sui cui è montato il sistema, costruita a mano da Luca Baldanzi, dottorando al DII e che ha dedicato anima e corpo al progetto, assieme a colleghi che nel frattempo avevano trovato posto di lavoro altrove, persino all’estero, ma che non hanno mai smesso di contribuire all’evoluzione del progetto. E il torneo è stato un successo.

“Una bellissima esperienza per tutti – dichiara la professoressa Silvia Cifarelli, docente al liceo Carducci e organizzatrice del torneo – per i nostri ragazzi è una opportunità di toccare con mano il significato dello sport come inclusione, e in cosa la tecnologia può contribuire a costruire una società più aperta”.

“Ci vorrebbe un El.Go. per ogni scuola – conclude Fanucci – per dare l’opportunità a tutti i ragazzi di sperimentare l’ebbrezza del gioco in squadra. Per adesso il sistema è un prototipo, costruito grazie al contributo dei giovani LEO del Distretto 108LA. In particolare ringrazio i responsabili del progetto, Carlo Gasperini e Maria Ginevra Gnesi, e la presidentessa del Distretto Martina Cecchi, che hanno creduto con entusiasmo nel progetto. Adesso, siamo in cerca di un’azienda che possa adattare El.Go. a una produzione in serie e diffonderlo”.

 

Pisa diventa “RoboTown”, la città dei robot, grazie alla seconda edizione del Festival Internazionale della Robotica, ospitato per la seconda edizione, dal 27 settembre al 3 ottobre 2018, nella città toscana che vanta una delle più alte concentrazioni al mondo di addetti e di attività per la ricerca, lo sviluppo, l’applicazione di sistemi robotici verso settori sempre più ampi, che ormai arrivano a coinvolgere (e migliorare) ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Dopo l’esordio del 2017, caratterizzato da un successo record con oltre 10 mila presenze, si conferma estesa e rilevante la rete delle istituzioni di Pisa che hanno confermato il valore e la rilevanza del Festival come elemento chiave per pianificare l’ulteriore sviluppo territoriale, per aumentarne la notorietà a livello mondiale e, soprattutto, per dimostrare come la robotica, in tutte le sue declinazioni, sia una tecnologia amichevole per l’uomo. I sistemi robotici, infatti, sono a servizio dell’uomo per aiutarlo e per agevolarlo, mai per sostituirlo, a meno che non si tratti di compiere incarichi pesanti e pericolosi. 

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Ego, il robot del Centro di Ricerca “E.Piaggio” dell’Università di Pisa in grado di intervenire e lavorare in zone inaccessibili e pericolose

 

In questi giorni si rinnova il protocollo di intesa che vede impegnarsi nell’organizzazione e nel sostegno del secondo Festival Internazionale della Robotica Regione Toscana, Comune di Pisa, Provincia di PisaUniversità di PisaScuola Normale SuperioreScuola Superiore Sant'Anna, Consiglio Nazionale delle Ricerche di PisaIstituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, Centro di Ricerca “E.Piaggio” dell’Università di Pisa, Centro di Eccellenza Endocas dell’Università di Pisa, Irccs Fondazione Stella MarisCamera di Commercio, Azienda Ospedaliero-Universitaria PisanaFondazione Arpa. Confermata la direzione del Festival di Franco Mosca, presidente della Fondazione Arpa e professore emerito di chirurgia generale all’Università di Pisa. Alla direzione artistica è stato riconfermato Renato Raimo, che curerà la regia e condurrà l’evento clou, in programma il 3 ottobre al Teatro Verdi di Pisa, con la partecipazione di Andrea Bocelli. 

Aumentano le sedi che ospitano gli eventi dell’edizione 2018 del Festival Internazionale della Robotica, per rispondere alle esigenze di un programma dove sono più numerose le aree di interesse e che si distribuisce sul territorio, dalla Versilia a Pontedera, lungo l’Arno Valley. A Pisa, tra le sedi, si ricordano gli Arsenali Repubblicani, il convento delle Benedettine e il palazzo della Sapienza dell’Università di Pisa, la Stazione Leopolda, la Scuola Normale Superiore, la Scuola Superiore Sant’Anna, i Navicelli, l’Opera della Primaziale, la Camera di Commercio, il Centro di Ricerca Enel, l’Unione Industriale Pisana, la Domus Mazziniana, le Officine Garibaldi, il Parco Naturale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, la Torre Guelfa della Cittadella, il Museo e il Cantiere delle Navi Antiche, il Centro di Restauro del Legno Bagnato. Con la nuova edizione si aggiungono il Teatro Puccini a Torre del Lago (Lucca) e la Fondazione Piaggio di Pontedera (Pisa).  

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La mano robotica SoftHand, che replica i meccanismi di funzionamento della mano umana. progettata dal Centro Piaggio in collaborazione con IIT

 

Il programma si sta delineando e comprende già decine di eventi di carattere scientifico, divulgativo, musicale e culturale, per rispondere alle esigenze di un pubblico ampio e variegato, proprio come ampia è la presenza della robotica – intesa nel senso più ampio del termine – nella vita quotidiana. Sono previsti eventi sul contributo della robotica in sanità, nella cooperazione umanitaria, nella nautica da diporto, anche per permettere alle persone differentemente abili di affrontare un viaggio in mare in sicurezza, nello sport, nell’industria e nel mercato del lavoro. La riflessione si soffermerà sulle implicazioni etiche, sociali, economiche legate alla sempre più massiccia diffusione della robotica, senza tralasciare aspetti che coinvolgono la “green economy”, il recupero e la conservazione dei beni culturali, la medicina, esplorando anche il ruolo di professioni come quella dell’infermiere nella gestione delle nuove tecnologie. 
 
Attenzione particolare riservata alla robotica educativa, che permette al Festival di avviare una collaborazione con Internet Festival, in programma dall’11 al 14 ottobre 2018, sempre a Pisa. All’interno dell’Internet Festival, saranno proposti laboratori di robotica educativa pensati per gli studenti delle scuole, dalle elementari alle superiori. Grazie a questa partnership, Internet Festival e Festival Internazionale della Robotica propongono laboratori che vedono protagoniste le nuove generazioni, per facilitare il coinvolgimento degli studenti, dei docenti e di tutti coloro che vorranno entrare in contatto con la robotica o approfondire la conoscenza delle tecnologie che stanno ridisegnando il futuro dell’educazione e della didattica. A proposito di collaborazioni, da segnare quella con BRIGHT 2018, la Notte dei Ricercatori, che in particolare nella città di Pisa prevede eventi diffusi di divulgazione scientifica, con particolare attenzione per la robotica.

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Squadre di veicoli sottomarini autonomi per azioni di montoraggio e intervento in mare, progettati dal team di ricerca in robotica subacquea del Centro Piaggio

 

Anche la seconda edizione del Festival presenta un cartellone culturale con concerti, spettacoli e un occhio particolare per il cinema, proponendo il nuovo concorso cinematografico “Pisa Robot Film Festival”, rassegna per scoprire quanto sia saldo il legame tra il mondo della celluloide e quello della robotica. 

In un programma in continuo aggiornamento, con decine di appuntamenti, ecco alcune date da non dimenticare: 27 settembre inaugurazione al Teatro Verdi; 28 settembreBRIGHT 2018, la Notte dei Ricercatori; 29 settembre (pomeriggio) concerto “LOLA”, nell’aula magna della Sapienza, Università di Pisa (pomeriggio), “ROBOTopera” al Teatro Puccini di Torre del Lago (sera); 30 settembre concerto con la chitarra appartenuta a Giuseppe Mazzini, presso la Domus Mazziniana; 1 ottobre concerto di strumenti antichi presso la Domus Mazziniana (pomeriggio) “Totentanz” di Franz Liszt al Camposanto Monumentale del Duomo di Pisa (sera); 2 ottobre opera “Don Cristobal” alla Gipsoteca di arte antica dell’Università di Pisa; 3 ottobre concerto con Andrea Bocelli e Maria Luigia Borsi al Teatro Verdi di Pisa.  
 
Per seguire il Festival: www.festivalinternazionaledellarobotica.it , Facebook, Twitter, Instagram.

Nella sera del 3 Giugno, gli Arsenali Repubblicani hanno fatto da suggestiva cornice all’evento conclusivo della settimana che l’Ateneo ha dedicato alle celebrazioni per il 170° anniversario della battaglia risorgimentale di Curtatone e Montanara. Numeroso il pubblico intervenuto alla lezione in prosa dal titolo 'Io vorrei che a Metternicche', scritta e curata da Franco Farina_6032225-2.jpg

La presenza della compagnia di studenti universitari 'I Nosodi' e l’accompagnamento dei cori della Filarmonica Pisana e del Liceo Ulisse Dini hanno permesso di riproporre in un’ottica diversa e emozionante gli eventi storici accaduti sul campo di Curtatone il 29 maggio 1848. I bellissimi costumi di scena, gentilmente offerti dalla Fondazione Cerratelli, hanno reso l’ambientazione reale e particolarmente coinvolgente.

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Fino al 30 giugno è visitabile la mostra "Addio mia bella addio. L’Università di Pisa e la memoria di Curtatone e Montanara" al Centro Congressi Le Benedettine. L’esposizione, ad ingresso gratuito, sarà aperta da lunedì a venerdì 15.00-19.00 e il sabato 9.00-12.00; il 16 giugno ci sarà un'apertura speciale dalle 16.00 alle 22.00.

copertinaAntonella Alimento, professoressa di Storia moderna al Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, e Gianluigi Goggi, docente dell'Ateneo, sono i curatori di L’Histoire philosophique et politique des établissements et du commerce des Eiropéens dans les deux Indes, un volume che raccoglie gli atti di una giornata di studio organizzata a Pisa sulla figura dell'abate Guillaume-Thomas Raynal.

Pubblichiamo di seguito una presentazione del volume.

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L’Histoire philosophique et politique des établissements et du commerce des Européens dans les deux Indes (in forma abbreviate: Histoire des deux Indes) è un vasto resoconto delle imprese coloniali e del commercio degli Europei nelle due Indie (cioè Indie orientali e Indie occidentali, o Americhe), a partire dalla fine del Quattrocento (scoperta dell’America) sino agli anni ‘70/’80 del Settecento.

Redatta e coordinata dall’abate Guillaume-Thomas Raynal (1713-1796), sotto il patrocinio dell’onnipotente duca di Choiseul, ministro di Luigi XV, essa diventa il punto di incontro di numerosi intellettuali/philosophes dell’epoca. L’opera nasce quindi come opera filogovernativa, di appoggio alla politica coloniale del regime di Luigi XV e di critica al predominio sui mari che esercita l’Inghilterra del tempo. Fra i collaboratori di Raynal un rilievo particolare assume la figura di Denis Diderot (il direttore ben noto dell’Encyclopédie), che lavora a lungo all’opera.

La prima edizione esce con la data del 1770 (6 vol. in-8°). Altre due edizioni arricchite e ampliate si contano nel giro di poche anni: Nel 1774 esce la seconda edizione (7 vol. in-8°), nel 1780, l’edizione in qualche modo definitiva comprendente 4 vol. in-4° o 10 vol, in.8°.

Passando da un’edizione all’altra, l’opera di Raynal conosce una forte radicalizzazione. Quella che all’inizio era il frutto per così dire di un ‘incarico’ (o di una ‘commessa’) filogovernativa diventa una vera e propria macchina da guerra (machine de guerre) contro l’Ancien Régime.

Da una ventina di anni un gruppo di studiosi di diversi paesi (europei e non) hanno progettato una edizione critica moderna dell’opera dell’abate Raynal. Di tale edizione è uscito per ora il primo volune, il secondo è ormai imminente.

All’interno della cornice di tale edizione si colloca il colloquio sull’abate Raynal che Antonella Alimento e Gianluigi Goggi hanno organizzato a Pisa nel febbraio 2016, con il titolo: Autour de l’abbé Raynal: genèse et enjeux politiques de l’Histoire des deux Indes (Intorno all’abate Raynal: genesi e poste politiche dell’Histoire des deux Indes).

Le relazioni presentate a tale incontro sono raccolte nel volume che viene qui presentato e che è stato pubblicato dal Centre international d’étude du XVIIIesiècle di Ferney-Voltaire, diretto da Andrew Brown, a cui si deve anche la pubblicazione dell’edizione critica moderna dell’opera di Raynal.

Fondazione Sistema Toscana e il dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa, con il sostegno di SIAE e MiBACT, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”, organizzano “Storie dell’altro mondo (virtuale)”, un corso di specializzazione gratuito a numero chiuso incentrato sulle tecniche della Virtual Reality applicata al Web e alla narrazione video, la cui fase finale si svolgerà in occasione dell’edizione 2018 di Internet Festival.

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Le tematiche approfondite nel corso saranno: Introduzione al Pensiero ComputazionaleInteractive Narrative and Virtual Reality Design PhilosophyCreative Coding, Big Data & Data Science, Internet of Things, 3D Interaction Design/Modellazione 3D, Filmmaking 3D, Sound Design. L’offerta formativa si compone di due momenti chiave: il primo a Firenze presso ZAP, organizzato in moduli, arricchito da un percorso di tutoraggio, prevede una formazione frontale condotta da esperti del mondo creativo ed accademico. La seconda verrà organizzata attraverso il working experience durante Internet Festival 2018: attività laboratoriali e di produzione basate sulle nozioni e concetti appresi durante i moduli didattici.

La call è rivolta a 12 giovani artisti e designer under 35 residenti in Italia interessati a migliorare le proprie capacità artistiche e culturali e sviluppare nuove competenze legate al mondo del digitale. Il percorso formativo si snoda su un totale di 35 giorni (luglio, settembre e ottobre 2018), per un totale di 197 ore di formazione frontale, attività laboratoriali e verifica finale.
Le lezioni e i laboratori saranno tenuti da docenti universitari e esperti del mondo creativo che da anni lavorano nella produzione audio-video.
La domanda di iscrizione dovrà pervenire tramite email entro e non oltre le ore 23.00 del giorno 8 giugno a questo indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Per maggiori info si rimanda al Bando ufficiale.

 

L’assistenza al parto, come evento sociale tutto al femminile, non è una caratteristica esclusiva degli umani come sinora ritenuto, ma un comportamento che condividiamo con i bonobo, una specie “cugina” molto vicina a noi dal punto di vista evolutivo. La scoperta arriva da una ricerca pubblicata sulla rivista americana “Evolution and Human Behavior” e condotta da Elisabetta Palagi dell’Università di Pisa, Elisa Demuru dell’Università di Parma e Pier Francesco Ferrari del CNRS francese.

Le studio etologico è stato realizzato presso il Parco Primati Apenheul nei Paesi Bassi e La Vallée des Singes in Francia dove i ricercatori sono riusciti a filmare tre nascite nel bonobo fin dalle prime fasi del travaglio, un’opportunità eccezionale che ha permesso di documentare non solo il comportamento della mamma, ma anche quello dell’intero gruppo sociale. Mai prima d’ora i comportamenti legati al parto in una grande scimmia erano stati descritti e analizzati in modo così dettagliato.

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La femmina Lucy e la sua piccolina di due giorni (Foto di Elisa Demuru)



“Durante il parto di una loro compagna, le femmine di bonobo le si stringono intorno e mettono in atto comportamenti per proteggerla e supportarla in un momento di massima vulnerabilità, fino ad arrivare ad aiutare la partoriente a sorreggere il piccolo durante la fase espulsiva – spiega Elisabetta Palagi – Inoltre, gli scambi di espressioni facciali, vocalizzazioni e gesti raccontano una storia di intensa partecipazione emotiva che i ricercatori non hanno mai registrato in altre situazioni”.

L’assistenza al parto è sempre stata considerata una peculiarità che ci distingue dagli altri animali e la principale ragione è che per le donne il parto è reso estremamente difficoltoso dall’evoluzione che ci ha reso bipedi e “cervelloni”, abbiamo cioè un cranio molto voluminoso che però deve passare da un canale reso angusto per soddisfare le esigenze dettate dalla postura eretta. Queste condizioni però non valgono per le grandi scimmie, bonobo compreso, dove tuttavia il travaglio è comunque un evento sociale ed emotivo. Secondo i ricercatori, le somiglianze nelle dinamiche sociali attorno alla partoriente osservate nel bonobo e nell’uomo sono legate agli alti livelli di coesione femminile che caratterizzano queste due specie “cugine”. I bonobo, infatti sono considerati dagli etologi una specie estremamente tollerante e “femminista” dove il ruolo di comando spetta alle femmine che cooperano e formano forti alleanze e amicizie che vanno al di là dei semplici legami di parentela.

 

Da sinistra, Elisabetta Palagi, Elisa Demuru e Pier Francesco Ferrari


“La nostra ricerca dimostra quindi come l’assistenza al parto nei bonobo sia presente anche se l’evento non risulta particolarmente complicato – conclude Palagi – il che potrebbe suggerire addirittura il ribaltamento di un paradigma evolutivo che ci riguarda direttamente. In altre parole, potrebbe non essere stata la difficoltà dell’evento in sé a determinare l’assistenza al parto ma, al contrario, la socialità nel momento al parto potrebbe aver favorito l’evoluzione di quelle caratteristiche morfo-anatomiche, dalla misura del cranio all’andatura bipede, che hanno reso la nostra specie così peculiare”.

 

 

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