Per una dottoranda pisana una borsa di studio per studiare il Kamil Crater in Egitto
Dalla Barringer Crater Company, proprietaria del cratere Barringer o Meteor Crater in Arizona, arriva una borsa di studio di 5.000 dollari per una dottoranda del dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa. Agnese Fazio, allieva del XXVII ciclo della scuola di dottorato Galileo Galilei, è tra i sette giovani studenti selezionati a livello mondiale che si occupano di tematiche legate ai crateri di impatto che potranno utilizzare il premio per scopi di ricerca in laboratorio o sul campo. La dottoranda, già protagonista l'anno scorso della spedizione in Antartide alla ricerca di meteoriti, potrà approfondire una delle scoperte più sorprendenti fatta studiando le rocce impattate del Kamil Crater in Egitto: la presenza di minerali di alta pressione.
I minerali di alta pressione si formano a partire da minerali già presenti nelle rocce, la pressione indotta dal contatto della meteorite mantiene inalterata la loro composizione chimica, ma fa cambiare la loro struttura trasformandoli così in minerali nuovi: dal quarzo si formano coesite e stishovite e dalla grafite di forma il diamante.
Il Kamil Crater, un cratere di impatto di 45 metri di diametro, è stato scoperto nel 2008 nel sudovest dell'Egitto. Nonostante i corpi asteroidi in grado di formare strutture d'impatto di queste dimensioni abbiano la probabilità di colpire la terra con scadenze da decennali a secolari, i crateri piccoli sono molto rari e mal preservati sulla terra a causa dell'erosione e della vegetazione che tendono a obliterarne le caratteristiche.
Le conoscenze sugli effetti indotti da questo tipo di impatto sono poche, ma grazie al perfetto stato di preservazione del Kamil Crater, lo studio delle rocce coinvolte sta rivelando particolari mai descritti per simili strutture. Kamil è infatti il cratere più piccolo della terra a presentare un set completo di effetti di shock, che Agnese Fazio sta studiando con il suo dottorato sotto la supervisione del professor Massimo D'Orazio e del dottor Luigi Folco.
Un itinerario per riscoprire Pisa e l’Islam nel Medioevo
Lunedì 9 giugno, il Laboratorio di Cultura Digitale dell'Università di Pisa, in collaborazione con la Camera di Commercio e i Rotary Club di Pisa, invita i cittadini a partecipare all'evento "In piazza, in chiesa e a palazzo: Pisa e l'Islam nel Medioevo", un itinerario inusuale tra le vie di Pisa alla riscoperta di un passato lontano, ma ancora presente nella memoria collettiva. Il ritrovo è alle ore 17.15 nel salone "Rino Ricci" della Camera di Commercio, mentre la visita inizierà alle ore 18, con la guida di Gabriella Garzella ed Enrica Salvatori, docenti di Storia.
La visita, in parte reale e in parte virtuale, si svolgerà all'interno della città di Pisa di cui intende valorizzare un percorso che tocca emergenze storico-artistiche poco conosciute o poco valorizzate eppure estremamente importanti per la storia della città stessa. In qualità di potenza mediterranea Pisa ebbe strette relazioni con il mondo islamico medievale, sia di carattere bellico sia di carattere diplomatico, e quindi improntate a un dialogo pacifico. Le tracce di questi scontri e incontri si trovano un po' dovunque nel tessuto urbano.
Il progetto ha creato un percorso multimediale specifico su cinque punti della città: le epigrafi della facciata del Duomo (epigrafe delle imprese, di fondazione e della regina di Maiorca); la chiesa di San Sisto (bacini ceramici, chiesa, epigrafe araba); l'epigrafe della Porta Aurea (S. Maria dei Galletti); la Sala delle Baleari del Comune; l'affresco delle Baleari alla Stazione Centrale.
La visita di lunedì riguarderà solo le tappe alla chiesa di San Sisto e alla Sala delle Baleari e saranno date istruzioni per la visita autonoma degli altri punti di interesse. Tramite il sito http://pisaeislam.humnet.unipi.it/ e tramite Qrcode distribuiti con brochure, per ogni punto di interesse sono disponibili testi e video in italiano e in inglese.
A Pisa un convegno internazionale su Hegel e il movimento fenomenologico
Dal 10 al 13 giugno 2014 il dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa ospiterà un convegno internazionale di filosofia dal tema "Hegel e il movimento fenomenologico". L'evento è organizzato dal gruppo di ricerca di Zetesis in "Idealismo tedesco e fenomenologia" con il supporto del Consiglio degli studenti dell'Università di Pisa, il patrocinio del Comune di Pisa, e in collaborazione con la Scuola di Dottorato in Filosofia e Storia della scienza (Università di Pisa), la Scuola di dottorato in Filosofia (Università di Pisa e Università di Firenze), la Scuola di Roma-IISF (Istituto Italiano Studi Filosofici) e del CEPCAP (Centre d'études de la philosophie classique allemande et de sa postérité) dell'Université Paris IV-Sorbonne.
La filosofia di Hegel è stata un riferimento fondamentale per il pensiero filosofico del XX secolo. Nonostante il crescente interesse per gli studi hegeliani da parte dei filosofi di orientamento analitico, rimane da esplorare e approfondire il ruolo della filosofia di Hegel nel movimento fenomenologico del Novecento. A questo proposito scopo del convegno è di esplorare i rapporti tra Hegel e molti tra i più importanti pensatori di indirizzo fenomenologico come Husserl, Heidegger, Fink, Sartre, Merleau-Ponty, Levinas e Ricoeur. Verranno prese in considerazione anche rilevanti critiche mosse al movimento fenomenologico da alcuni importanti autori (tra cui Heidegger, Adorno, Derrida e Sellars).
La discussione verterà su alcune questioni chiave: è possibile comparare l'idea di filosofia di Hegel con le visioni di Husserl, Heidegger, Levinas o Derrida? Quanto è distante il metodo fenomenologico dal pensiero dialettico? Qual è la relazione tra l'ontologia hegeliana e le nozioni di "apparenza" (Erscheinung) sviluppate da Husserl, Heidegger, Sartre e Merleau-Ponty? Quali somiglianze e differenze possono essere individuate tra Hegel e il movimento fenomenologico riguardo la questione della soggettività? Maggiori informazioni, il programma dettagliato e tutti gli aggiornamenti saranno consultabili sul blog zetesisprojects.wordpress.com.
Realizzato il primo censimento di tutte le piante che crescono solo in Italia
Sono in tutto 1.371 le piante che oggi crescono spontanee esclusivamente in Italia. È questo il risultato del primo censimento delle specie e sottospecie endemiche del nostro Paese realizzato da Lorenzo Peruzzi, ricercatore del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa, in collaborazione con Fabrizio Bartolucci e Fabio Conti, botanici del Centro Ricerche Floristiche dell'Appennino, ente co-gestito dal Parco Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga e dall'Università di Camerino. La ricerca, durata quattro anni, è stata appena pubblicata sulla rivista internazionale "Phytotaxa".
"Il nostro studio ha messo in evidenza che quasi il 19% della flora nazionale è costituito da piante endemiche – ha spiegato Lorenzo Peruzzi – e oltre la metà delle specie e sottospecie si trova nelle due principali isole, Sardegna e Sicilia, seguite in classifica da Calabria, Toscana e Abruzzo".
Fra le 1371 piante superiori (come ad esempio felci e affini, conifere, piante a fiore) censite non mancano curiosità o sorprese. Come ad esempio la "Pinguicola di Poldini" tipica dell'Italia nord-orientale, una pianta carnivora (o meglio, insettivora) che cattura le prede grazie alle foglie trasformate in trappole adesive. Oppure il "Lino di Katia", una specie endemica del Massiccio del Pollino in Calabria che vive in una sola remota località in prossimità della vetta del Monte Manfriana.
"La conoscenza delle specie endemiche è indispensabile dato che la loro eventuale estinzione sarebbe sotto la piena responsabilità dell'Italia - ha concluso Lorenzo Peruzzi – questo studio rappresenta quindi un punto di partenza fondamentale da cui partire per approfondire la conoscenza di queste piante sia dal punto di vista evolutivo che conservazionistico".
Studente pisano premiato per un’idea innovativa sul futuro energetico dell’Italia
C'è anche uno studente dell'Università di Pisa tra i 13 vincitori di Enertour4Students, il concorso promosso da TIS Innovation Park e Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano che ha premiato tredici idee innovative proposte da studenti universitari per il futuro energetico dell'Italia. Giovanni Bruschi, iscritto al corso di laurea in Ingegneria edile-Architettura, ha vinto come premio un soggiorno di tre giorni in Alto Adige con la possibilità di visitare impianti all'avanguardia per la produzione di energia pulita.
L'idea di Giovanni, selezionata tra le 31 inviate da oltre 20 università, riguarda il rapporto tra abitudini alimentari e ambiente: "Sono da sempre stato appassionato di ecologia e crescendo mi sono interrogato più volte sull'impatto che le nostre attività giornaliere hanno sull'ambiente e su come poterle cambiare per limitare il loro effetto – spiega Giovanni – Dalla mia passione per la cucina è nata poi questa idea: trovare il modo di intervenire sulle nostre abitudini alimentari, non solo per far sorridere l'ambiente, ma anche per alzarne la qualità, operando in economia".
Il progetto di Giovanni si articolava in diverse proposte finalizzate a migliorare i nostri comportamenti a tavola e al supermercato – acquisto di prodotti a km 0 o realizzati in modo sostenibile, un ritorno agli alimenti preparati in casa (pane, pasta, dolci), la coltivazione di alimenti freschi anche in città su terrazzi e nei giardini e altro.
I ragazzi vincitori del concorso hanno trascorso tre giorni nella Green Regio d'Italia alla scoperta di energie rinnovabili ed edifici a efficienza energetica, potendo ascoltare dalla viva voce di tecnici e amministratori pubblici quali sono le strategie dell'Alto Adige per rispondere alle sfide energetiche presenti e future. Inoltre sono entrati in contatto con aziende e istituzioni altoatesine attive nel settore dell'energia.
Il mistero delle tombe dei marchesi di Saluzzo
Un nuovo "giallo storico" per l'équipe del professore Gino Fornaciari dell'Università di Pisa che in passato ha già studiato le tombe della famiglia de' Medici a Firenze o quelle degli Aragonesi a Napoli. Questa volta il "mistero" riguarda le sepolture dei marchesi di Saluzzo, uno dei grandi casati italiani che governò in Piemonte fra medioevo ed età moderna. Il progetto di ricerca appena partito e finanziato dalla Cassa di Risparmio di Saluzzo vede coinvolti dal punto di vista scientifico Adriano Ribolini e Monica Bini del Dipartimento di Scienze della Terra e Raffaele Gaeta e Antonio Fornaciari della Divisione di Paleopatologia del Dipartimento di Ricerca Translazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia. Il luogo dell'indagine è l'interno alla chiesa di San Giovanni nella diocesi di Saluzzo(Cuneo), dove lo scorso aprile, è partita una prima campagna di esplorazione non invasiva del sottosuolo tramite georadar.
"La costruzione del primo edificio dedicato a San Giovanni Battista – spiega Antonio Fornaciari – risale al 1281, ma la chiesa, specialmente tra gli inizi del XIV e la fine del XV secolo, ha subito molte trasformazioni che di fatto hanno reso difficile l'identificazione delle tombe dei marchesi di Saluzzo. Ad esempio è tuttora ignoto il luogo di sepoltura di Ludovico I morto nel 1475 prima che venisse completata la nuova cappella funeraria da lui voluta. Il suo successore, Ludovico II (1438-1504), XI marchese di Saluzzo e viceré di Napoli, fu invece probabilmente sepolto sotto l'attuale monumento funebre del coro, ma tuttora non si sa se i resti dei suoi illustri antenati siano stati traslati nello stesso luogo o meno".
L'obiettivo del progetto è dunque di recuperare informazioni sulla presenza di camere sepolcrali contenenti resti umani scheletrici e mummificati, appartenenti alle famiglie aristocratiche che avevano diritto di sepoltura all'interno della chiesa, fra cui appunto i Saluzzo, ed allo stesso tempo comprendere, grazie anche alla collaborazione di Silvia Beltramo, ricercatrice del il Politecnico di Torino, l'evoluzione architettonica dell'edificio religioso.
"Il Ground Penetrating Radar (Georadar o GPR) con il quale abbiamo effettuato le prime indagini – conclude Fornaciari - è uno degli strumenti geofisici non invasivi più utilizzati nella ricerca archeologica. Il successo di questa tecnica deriva prevalentemente dalla sua capacità di rilevare ampie porzioni di superficie in tempi relativamente veloci, oltre che dall'elevata risoluzione dei dati ottenibili che permettono una visualizzazione 3D della sottosuperficie".
Avviate le procedure di vendita del Podere Fornacina e di tre lotti del Podere "Poggio al Lupo"
Proseguendo nel programma di vendita di immobili non necessari allo svolgimento delle funzioni istituzionali e il cui ricavato è destinato a contribuire alla manutenzione, messa a norma e valorizzazione del restante patrimonio immobiliare, l'Università di Pisa ha avviato le procedure per la vendita di alcuni poderi situati nelle zone di San Piero a Grado e in prossimità di Stagno.
In particolare, la procedura di vendita riguarda il Podere Fornacina e tre lotti del Podere "Poggio al Lupo". Il primo è un interessante complesso immobiliare da ristrutturare per destinazione ricettiva, ristoro e residenziale: si trova sul Viale D'Annunzio, in località San Piero a Grado, e ha una superficie di circa 1.200 metri quadrati, oltre a un terreno di circa 5.000 metri quadrati. Il prezzo a base d'asta è di 702.000,00 euro. La scadenza per la presentazione delle offerte è fissata per le ore 12 del 9 luglio 2014.
I tre lotti del Podere "Poggio al Lupo" sono situati sulla Via Aurelia Sud, vicinissimo alle principali vie di comunicazione tra Pisa e Livorno, prossimi al confine del territorio del Comune di Collesalvetti, frazione di Stagno. In questo caso, vi è la possibilità di fare offerte anche in ribasso rispetto agli importi indicati:
- Lotto A1 (appartamento locato con resede): Euro 74.000,00
- Lotto A3 (appartamento libero con resede): Euro 121.000,00
- Lotto B (fabbricato indipendente plurifamiliare, da ristrutturare, con annessi, resede e terreni agrari): Euro 219.500,00
La scadenza per la presentazione delle offerte è fissata per le ore 12 del 2 luglio 2014.
Gli avvisi di vendita, con foto e planimetrie, sono pubblicati sulla pagina http://patrimonio.unipi.it/. Per informazioni è possibile rivolgersi al Settore Patrimonio dell'Ateneo, ai numeri telefonici 050/2212924 o 2212342.
Il GPS genomico che scopre il luogo di origine degli individui
È un algoritmo e si chiama GPS, ovvero Geographic Population Structure, e traduce le informazioni genetiche in coordinate geografiche per scoprire il luogo di origine degli individui, proprio come un "normale" GPS riesce a tradurre in coordinate geografiche le onde radio dei sistemi satellitari. Il GPS genomico, presentato nell'ultimo numero della rivista Nature Communications, è stato elaborato da un consorzio internazionale di ricercatori di cui fa parte, per l'Università di Pisa, il dottor Sergio Tofanelli del Dipartimento di Biologia.
L'algoritmo, spiega l'articolo, è stato testato su circa 1,650 individui appartenenti a più di 40 popolazioni. L'83% degli individui è stato assegnato correttamente alla nazione di origine e per alcune popolazioni, come nel caso dei Sardi, il 50% è stato collocato correttamente entro un raggio di 50 km dal proprio villaggio di origine. E' infatti intuitivo che la precisione del GPS genomico relativamente ad una certa popolazione o regione dipende dalla ricchezza di dati specifici disponibili e dall'assenza di fenomeni recenti di mescolamento o di migrazione. Quindi è più preciso se applicato a regioni come la Sardegna che hanno una "residenza storica" della popolazione e una grande mole di dati genomici.
"I dati che elabora il GPS genomico – spiega Sergio Tofanelli – sono poche decine di migliaia di varianti a singolo nucleotide, quelle con il maggiore contenuto di informazione biogeografica, che abbiamo selezionato tra i milioni di siti variabili del nostro genoma. In gergo vengono denominati AIMs, termine che in italiano potremmo tradurre con 'marcatori informativi di ancestralità'. In particolare, il mio contributo è stato quello di contribuire alla selezione e validazione degli AIMs su popolazioni mediterranee."
"Uno degli aspetti più innovativi dell'algoritmo GPS – conclude Sergio Tofanelli – è l'applicazione di un nuovo paradigma della genetica evolutiva umana che permette di abbandonare definitivamente qualsiasi implicazione biologica del concetto storico di razza: tutte le popolazioni attuali sono il frutto di un mescolamento".
Mozione del Consiglio di Amministrazione sulla chiusura del Palazzo della Sapienza
Nella seduta di mercoledì 28 maggio 2014, il Consiglio di Amministrazione dell'Università di Pisa ha approvato la seguente mozione:
A due anni dalla chiusura del Palazzo della Sapienza, disposta con Ordinanza del sindaco di Pisa il 29 maggio del 2012, l'Università di Pisa ribadisce la ferma volontà e il concreto impegno per garantire - in sinergia con le altre istituzioni - la riapertura dell'edificio nei tempi più rapidi possibili, in modo da poter riprendere quanto prima le attività che in esso si svolgevano quotidianamente. Dopo la presentazione dello Studio sulla "Verifica della sicurezza statica ed analisi della vulnerabilità sismica dell'edificio", avvenuta a Roma nello scorso dicembre alla presenza degli allora ministri Bray e Carrozza - Studio che ha confermato le gravi criticità dell'immobile - sono stati decisi i passi successivi per arrivare al consolidamento del Palazzo, con la creazione di un gruppo di lavoro congiunto tra Università e MIBACT.
Tale gruppo ha elaborato il progetto relativo agli interventi funzionali e strutturali, condiviso dal Dipartimento di Giurisprudenza e dal Sistema Bibliotecario di Ateneo. La realizzazione del progetto sta procedendo con alcuni interventi già effettuati e altri in fase di definizione, in attesa che il MIBACT sciolga il nodo relativo alle risorse promesse.
In piena sintonia dunque con i soggetti istituzionali coinvolti, l'Università di Pisa sta continuando a operare fattivamente per risanare quella che la comunità universitaria, prima di tutti, avverte come una ferita profonda. In questo clima costruttivo, spiace costatare la periodica riproposizione di polemiche sterili e strumentali che, certamente, non offrono alcun contributo positivo alla soluzione dei problemi.
L'ultimo esempio è dato dall'articolo pubblicato sul quotidiano "Il Tirreno" in data odierna, che dà spazio all'opinione di un docente dell'Università di Firenze, il quale formula ipotesi e accuse del tutto fantasiose, come l'affermazione secondo cui "gli squarci e le crepe all'interno della BUP sono stati compiuti di proposito da parte dei vigili del fuoco". Si tratta di frasi talmente prive di fondamento da non meritare alcuna replica da parte dell'Ateneo, che, nel continuare a operare per una rapida soluzione della questione, preferisce astenersi dal rispondere a qualsivoglia falsità e insinuazione.
Due giovani imprese pisane tra le dieci finaliste del premio «Start up dell’anno»
Alla finale dell'ottava edizione del premio nazionale "Start up dell'anno" - in programma venerdì 30 maggio alla Scuola Sant'Anna - ci sono anche due giovani imprese pisane: BioCare Provider e Kiunsys sono tra le dieci finaliste nella competizione promossa da PNICube - l'Associazione degli Incubatori e delle Business Plan Competition accademiche italiane – che premia le start up generate dalla ricerca accademica e che hanno conseguito, nei primi anni di attività, la migliore crescita tecnica e il miglior riscontro sul mercato. Biocare Provider, spin off dell'Università di Pisa e della Scuola Sant'Anna, e Kiunsys – spin off dell'Università di Pisa - saranno valutate insieme alle altre finaliste da un pool di esperti provenienti dall'industria e della finanza.
La spin off BioCare Provider è nata nel 2013 da un gruppo di sette giovani ricercatori e laureati dell'Università di Pisa e della Scuola Superiore Sant'Anna e si è affermata grazie a drDrin, una piattaforma di servizi web accessibili sia da PC che attraverso smartphone e tablet, che mette le più moderne tecnologie informatiche al servizio di medici e pazienti. La principale funzione di drDrin è ricordare ai pazienti in terapia farmacologica quando, come e quale medicinale prendere, ma il prodotto è molto più di una App-reminder: "L'idea è stata sviluppata partendo dal concetto che ricordare a un paziente quando assumere i farmaci non è sufficiente - spiega Francesca Sernissi - Il paziente deve essere innanzi tutto motivato, quindi seguito, e per rispondere a queste esigenze sono stati realizzati un insieme di servizi online e applicazioni".
Ciò che rende drDrin unico è la possibilità di creare un nuovo canale comunicativo tra medico e paziente che, grazie a interfacce utente intuitive e allo sviluppo di algoritmi proprietari, è in grado di coinvolgere anche i familiari e i caregiver, facilitando il monitoraggio dell'aderenza del paziente alle singole terapie prescrittegli. drDrin è già stato utilizzato nel 2012-2013 da un gruppo di 15 pazienti affetti da malattie neurodegenerative presso l'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, con il supporto dell'associazione NeuroCare Onlus del dottor Paolo Bongioanni. Oggi le applicazioni per Android e iOS sono disponibili in versione beta dal sito www.drdrin.it. L'idea di drDrin è nata nell'ambito dell'edizione 2011 del PHD Plus, il percorso formativo promosso dall'Università di Pisa dedicato allo sviluppo dello spirito imprenditoriale, alla promozione dell'innovazione e alla valorizzazione delle proprie idee e dei risultati della ricerca.
Kiunsys è un'azienda spin-off dell'Università di Pisa che progetta e realizza soluzioni innovative per la gestione della mobilità sostenibile, dei parcheggi e della logistica urbana. La giovane impresa si è già affermata in molte città italiane grazie ai suoi prodotti software, hardware e RFID che permettono di gestire al meglio parcheggi, permessi e circolazione di auto e mezzi pubblici. "Kiunsys sviluppa prodotti che aiutano a ridurre i tempi di spostamento nelle aree urbane, diminuiscono la congestione del traffico e contribuiscono a ridurre l'inquinamento – spiega Alfredo Salvatore, presidente dell'azienda – Il nostro team tecnologico si è specializzato nel mercato di riferimento e ha sviluppato competenze nell'Internet of Things per le smart cities".
Tra i prodotti che hanno avuto più successo c'è "Mobility Pass", la soluzione che permette di gestire i permessi di mobilità urbana tramite l'identificazione automatica di veicoli, autobus, merci, persone o servizi di pagamento. Oppure "INeS Cloud" un software per la gestione ottimale dei processi operativi delle aziende di mobilità, grazie anche all'integrazione con servizi di pagamento via web e mobile. Inoltre ci sono "Tap&Park", la mobile app per pagare la sosta con il proprio smartphone, senza più bisogno di monete, e il "Parking Spot Sensor", il sensore di parcheggio wireless per il rilevamento dell'occupazione del singolo stallo di sosta.
L'impegno costante di Kiunsys nel dare risposte alle esigenze delle smart city ha avuto un costante riscontro negli anni: ha vinto il RFID Award nella categoria "progetti di rilevanza sociale e ambientale", è stata finale agli SMAU Mob App Awards 2012 e recentemente ha costruito una partnership con Deutsche Telekom AG.