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Comunicati stampa

In occasione del centenario della Scuola di studi ingegneristici dell'Università di Pisa, lunedì 14 ottobre alla biblioteca di Ingegneria in Largo Lazzarino 1 si inaugura la mostra "Dal trattato all'e-book". L'esposizione, a ingresso gratuito, resterà aperta dal lunedì al venerdì dalle 9,00 alle 18,00 sino al 5 novembre. Il percorso proposto comprende una serie di testi che vanno dal XIX al XXI secolo. L'obiettivo è quello di rappresentare l'evoluzione degli insegnamenti, dalle prime specializzazioni in ingegneria civile e meccanica a quelle più recenti in campo energetico, elettrotecnico, nucleare, informatico, biomedico ed edile-architettonico. La storia della didattica a livello bibliografico è inoltre strettamente legata all'evoluzione dei supporti, dalle prime dispense scritte a mano dai docenti o da qualche diligente allievo, fino ai libri in formato elettronico. Non manca infine una gruppo di testi dedicati agli edifici della Scuola di studi ingegneristici, dalla sede principale, costruita negli anni Trenta, ai vari dipartimenti attraverso i quali si è ampliata negli anni Novanta e Duemila. I progettisti sono sempre coincisi con professori delle cattedre di architettura e urbanistica, i quali hanno inoltre dato un contributo sia ai piani regolatori della città di Pisa, sia alla ricerca nel campo dell'edilizia universitaria.

La mostra ha il patrocinio di Regione Toscana, Provincia di Pisa, Comune di Pisa, e del Sistema bibliotecario di Ateneo.

Può la tecnologia adattarsi allo stato fisiologico delle persone? È possibile creare esperienze multimediali coinvolgenti, capaci di migliorare lo stile della vita, partendo dai dati biometrici? È il progetto a cui sta lavorando BioBeats, una spinoff dell'Università di Pisa, che con la app "Pulse" ha attirato anche l'interesse dei big del mondo dello spettacolo, tra cui Will Smith. «Pulse è un esperimento in cui otteniamo il battito cardiaco dell'utente usando la telecamera dello smartphone - spiega Davide Morelli, co-fondatore di BioBeats e dottorando del dipartimento di Informatica – Con la nostra tecnologia riusciamo a generare musica in tempo reale, sincronizzata col cuore".

Le prossime app che BioBeats sta sviluppando aiuteranno l'utente a quantificare e gestire il livello di stress (leggendo la frequenza cardiaca e respiratoria) e gestirlo con playlist personalizzate, esercizi di rilassamento e media su misura. La spinoff BioBeats partecipa allo "IoTPrise", un progetto promosso dall'Università di Pisa, CUBIT e CNA di Pisa e finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico, e presentato all'Internet Festival di Pisa (appuntamento oggi, venerdì 11 ottobre, alle ore 14, al Palazzo dei Congressi). Il progetto ha l'obiettivo di consolidare e favorire il processo di valorizzazione e di trasferimento dei risultati della ricerca verso le piccole e medie imprese (PMI) che operano nel settore dell'"Internet of Things".

L'avventura di BioBeats è nata dalla lunga collaborazione tra Davide Morelli e David Plans, anche lui ricercatore nel campo della ricerca a cavallo tra intelligenza artificiale e musica. Dall'incontro nel 2012 con l'imprenditore Nadeem Kassam è nata BioBeats. La società è fortemente internazionale, con la sede in California da cui vengono gestiti gli investitori e il business development nel settore intrattenimento, un team a Londra che gestisce lo sviluppo nel settore medicale e il team di sviluppo basato a Pisa.

Lo scorso mese di maggio BioBeats ha ottenuto finanziamenti per un totale di 650mila dollari che ha visto investire nomi del mondo dello spettacolo (come Will Smith, Damon Wayans, il manager di Justin Bibier, Justin Boreta), del wellness (Deepak e Gotham Chopra) e più istituzionali dalla Silicon Valley. A giugno il team ha poi vinto il premio "Digital Innovation Contest for Clinical Excellence" di IC Tomorrow, che comprende un fondo di ricerca e l'opportunità collaborare con BUPA, University College London per sviluppare applicazioni cliniche.

Al 57° Premio Nazionale Letterario Pisa arriva un prestigioso riconoscimento per la Pisa University Press. La casa editrice dell'Università di Pisa ha infatti ottenuto dal Comitato promotore la segnalazione speciale per la saggistica. La cerimonia di premiazione si terrà sabato 12 ottobre, alle ore 17, nella Sala Titta Ruffo del Teatro Verdi di Pisa.

I giurati, presieduti dal professor Eugenio Ripepe, hanno espresso il loro apprezzamento per i volumi presentati dalla Pisa University Press al Premio, decidendo di segnalare al pubblico la produzione editoriale dell'editrice d'Ateneo.

La Pisa University Press nasce con l'obiettivo di valorizzare da un punto di vista editoriale l'ampia e multiforme produzione culturale dell'Ateneo e del territorio pisano. La casa editrice è diventata un punto di riferimento all'interno del panorama dell'editoria universitaria italiana, grazie all'ampia distribuzione del proprio catalogo e alla qualità editoriale pienamente conforme ai parametri scientifici riconosciuti a livello di valutazione della ricerca.

"L'Università di Pisa ha accolto con entusiasmo e orgoglio la notizia del Premio Nobel per la Fisica assegnato ai professori Peter Higgs e Francois Englert, le cui intuizioni devono molto al contributo che i ricercatori pisani, a partire dal professor Guido Tonelli, hanno dato alla scoperta del 'bosone' nei laboratori del CERN". È questo il primo commento del rettore Massimo Augello all'indomani della decisione del Comitato di Stoccolma di premiare l'aspetto teorico del lavoro sulla cosiddetta "particella di Dio".

Questo prestigioso riconoscimento, che attesta la forza e la vitalità della ricerca italiana, deve diventare secondo il rettore un'occasione per sviluppare una riflessione più ampia sullo stato di salute del settore. "Pochi giorni fa - ha continuato il professor Augello - sono stati diffusi gli ultimi risultati sugli Advanced Grants dell'European Research Council, che hanno premiato 19 progetti italiani sui 284 finanziati a livello europeo, tra i quali anche uno pisano nel campo delle scienze cognitive. L'insieme dei dati sugli ERC indica che i ricercatori italiani, con 385 progetti finanziati in totale, si dimostrano altamente competitivi nel contesto europeo. C'è tuttavia da sottolineare una nota dolente su cui riflettere: quasi il 40% di questi progetti, pur vinti da studiosi italiani, si svolgono in istituzioni all'estero".

"Per questo - ha concluso il rettore - mi associo alla richiesta formulata dal professor Tonelli, che dal successo registrato ieri parta un messaggio di speranza per i giovani che operano nel mondo universitario italiano, un messaggio di cui anche la politica si deve fare ora carico".

"Se devo essere sincero, me l'aspettavo, perché negli ultimi giorni avevo capito dai contatti con l'Accademia di Stoccolma che tirava aria di Nobel". È questo il primo commento di Guido Tonelli, docente dell'Università di Pisa e ricercatore dell'INFN, alla notizia del Premio Nobel per la Fisica assegnato a Peter Higgs e Francois Englert. Il professor Tonelli è stato per molti anni a capo del principale esperimento che ha portato alla scoperta della cosiddetta "particella di Dio", confermando sperimentalmente le intuizioni dei due vincitori.

Al momento dell'annuncio, Guido Tonelli si trovava nella sede del Cern di Ginevra, precisamente nel Building 40, insieme ad altri 300 scienziati di tutto il mondo: "Ai nomi di Higgs e Englert - racconta il professore - c'è stata un'esplosione spontanea di gioia e per trenta minuti abbiamo brindato e ci siamo fatti delle foto con una medaglia Nobel di cioccolato. Poi tutti siamo tornati nelle nostre stanze per lavorare, consapevoli che ognuno di noi aveva contribuito a una scoperta scientifica che resterà nella storia".

Nonostante l'attesa, l'attribuzione del Nobel non era poi così scontata. "Il Comitato di Stoccolma è imprevedibile - dice infatti Tonelli - anche perché il tempo medio per premiare le scoperte è di circa 10 o 15 anni e nel nostro caso è passato solo poco più di un anno. Quelle di oggi sono state un'emozione e una gioia importanti, ma non paragonabili a quelle provate, come scienziato, nel momento della scoperta della particella".

A chi accenna alla possibilità di una piccola delusione per la mancata assegnazione del Premio a uno degli scienziati italiani coinvolti nella scoperta, il professor Tonelli replica in tono fermo. "Non c'è alcuna delusione: l'attività scientifica moderna è fatta da centinaia di persone che lavorano insieme per raggiungere un unico risultato. D'altra parte, il Nobel ha regole ferree e nessuno poteva illudersi di essere premiato insieme ai due teorici della particella. Non è escluso che in un futuro prossimo queste regole possano cambiare e che, quindi, possano essere premiati i due principali esperimenti che hanno dimostrato le intuizioni di Higgs e Englert".

Alla domanda di come ricorda gli inizi di questa avventura, il professor Tonelli risponde che "in questo momento si mescolano le emozioni iniziali e i timori di chi ha vissuto venti anni di fatica. La vita degli scienziati è fatta di dubbi e di paure, e più volte abbiamo passato periodi di crisi dicendoci che forse stavamo osando troppo. La vittoria di oggi è un piccolo 'accidente' in una vita fatta di grande impegno e lavoro".

Con più di mille scienziati italiani sui circa dieci mila che operano al Cern, di cui moltissimi provengono dall'Università di Pisa, questo Nobel rappresenta anche una vittoria per la ricerca del nostro Paese. "Dal successo di oggi parte un messaggio di speranza - conclude Guido Tonelli - L'Italia può vantare ricercatori che si sono fatti onore in questa scoperta, guadagnandosi il rispetto e l'ammirazione di tutto il mondo. La mia segreta speranza è che ora i governi ne tengano conto".

A quasi quindici anni dall'inizio delle campagne di scavi, il bilancio delle scoperte è notevole, come testimonia il ritrovamento di una tabella in bronzo con una lunga dedica votiva che contiene il testo più lungo in alfabeto acheo della Magna Grecia. Sul campo degli scavi di Kaulonia, dal 1999 ad oggi, si sono avvicendati sul campo studenti, laureandi, specializzandi, dottorandi e perfezionandi dell'Università di Pisa e della Scuola Normale Superiore, che hanno riportato lentamente alla luce i resti del santuario di Punta Stilo dell'antica colonia greca, situato in provincia di Reggio Calabria. Con una scoperta d'eccezione che si aggiunge alle molte già note.

La tabella di bronzo rinvenuta a Kaulonia è infatti risultata essere un documento unico: pur ridotta in minuti frammenti molto corrosi, dopo il restauro eseguito nel 2013 presso il locale Museo di Monasterace e la successiva applicazione di avanzate tecniche d'indagine presso la SNS, ha rivelato un testo greco del V sec. a.C., su 18 linee, in alfabeto acheo, con le lettere ordinate regolarmente secondo il sistema di scrittura detto stoichedón. Si tratta di una lunga dedica votiva, in gran parte metrica, che menziona tra l'altro l'agorà (la piazza pubblica di ogni città greca, cuore della vita politica e commerciale), una statua e un elenco di divinità di grande interesse per la conoscenza dei culti. A breve ne è prevista l'edizione, a cura del professor Carmine Ampolo, in collaborazione con un perfezionando della SNS.

Utilizzando anche innovative tecniche di documentazione e di elaborazione dei dati, come le riprese da drone e le elaborazioni 3D, gli archeologi hanno potuto ricostruire un'immagine pressoché totale del grande complesso magnogreco risalente all'VIII secolo a.C. Gli scavi sono diretti da Maria Cecilia Parra, docente di Archeologia della Magna Grecia all'Università di Pisa, in sinergica collaborazione con il Laboratorio di Scienze dell'Antichità della Scuola Normale, diretto dal professor Carmine Ampolo. I risultati sono editi nei 5 tomi della serie "Kaulonia, Caulonia, Stilida (e oltre)", curati da M.C. Parra e nelle 'Notizie degli Scavi' pubblicate ogni anno negli 'Annali' della SNS.

Molte le scoperte che hanno interessato l'area del grande santuario urbano di Kaulonia, non solo nella sua articolazione plurima di fasi comprese tra la fine dell'VIII e gli inizi del III sec. a.C., ma anche nella sua lunga vita fatta di monumenti che lo occupavano e di uomini che lo gestivano, vi praticavano culti, vi svolgevano attività di cantiere edilizio e d'officina artigianale: ex voto del VII, VI e V sec. a.C., in particolare armi e ceramiche per le azioni rituali, come elmi, scudi, schinieri, spallacci, spade corte, punte di lancia e di freccia, accanto a innumerevoli deposizioni esito di sacrifici cruenti e di offerte incruente, anche con tracce evidenti di pasti comunitari seguiti dalla deposizione degli strumenti per la macellazione degli animali e la consumazione delle carni, insieme a quella del vasellame utilizzato durante il rito, intenzionalmente frammentato secondo la norma.

Negli ultimi anni si sono cominciate a sperimentare e poi a utilizzare sistematicamente nuove tecniche di documentazione e di elaborazione dei dati, in particolare le riprese da drone e le elaborazioni 3D. Le prime hanno permesso di realizzare immagini e filmati ad alta risoluzione utilizzabili sia per la restituzione fotogrammetrica delle emergenze archeologiche, sia per la fotointerpretazione e le letture globali di ampie aree interessate dalle indagini archeologiche, unitamente al contesto generale. Le seconde sono state finalizzate alla ricostruzione e alla modellazione di materiali archeologici e di complessi monumentali, con finalità non solo di ricerca, ma anche divulgative (e pertanto rivolte anche a un pubblico di non specialisti), come ad esempio varie forme di visualizzazione e di realtà virtuale.

L'applicazione di tecnologie avanzate, anche in collaborazione con il DREAMSLAB (Dedicated Research Environment for Advanced Modeling and Simulations, laboratorio della SNS, diretto dal professor Vincenzo Barone) ha permesso di adattare i modelli 3D sviluppati da Emanuele Taccola, del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa, per la ricostruzione e la modellazione fotogrammetrica di materiali archeologici e di complessi monumentali, a strumenti di ultima generazione, il più importante dei quali è il CAVE 3D, un ambiente virtuale immersivo e interattivo, in cui l'utente può muoversi liberamente, usando appositi occhiali.

Debutto in mare riuscito per Cherubina, il team vela dell'Università di Pisa appena reduce dal Trofeo "1001 Velacup", l'iniziativa che da ormai sei anni promuove regate tra università con imbarcazioni a vela interamente progettate e costruite dagli studenti. Nelle tre giornate di sfide, gli equipaggi si sono misurati in diverse regate nel golfo di La Spezia, nello specchio di mare antistante la Festa della Marineria e, nonostante fosse alla sua prima esperienza, al cospetto di atenei ormai con alle spalle pluriennali partecipazioni, il team pisano, con la sua Cherubina, è riuscito a portare in mare uno skiff con vela alare.

Dal punto di vista progettuale si è trattato senza dubbio dell'elemento più innovativo presente sulle undici imbarcazioni in gara in questa edizione, che ha attirato la curiosità e riscuotendo l'apprezzamento di tutti gli addetti ai lavori. L'ottavo posto ottenuto sul campo di regata ha lasciato tutti soddisfatti, viste anche le condizioni meteo non ideali per un'imbarcazione di questo tipo (assenza quasi completa di vento per l'intera durata della manifestazione): il progetto ha senza dubbio grandi margini di sviluppo e perfezionamento che potranno essere messi in pratica pensando alle prossime edizioni.

Il team Cherubina è composto da Dario Masoni, responsabile del progetto, coadiuvato da Lorenzo Sassetti, Raffaele Boccara, Francesco Distefano, Paolo Biagioni, Matteo Lelli, Alessandro Bordigoni. Elementi fondamentali per la messa a punto dell'imbarcazione sono stati il timoniere di Cherubina, Olmo Cerri e il prodiere, Andrea Rosi. Gli studenti hanno lavorato al progetto e alla costruzione dell'imbarcazione per oltre un anno con l'appoggio di alcuni docenti – i ragazzi ringraziano in particolare i professori Vincenzo Ambriola, Giovanni Lombardi, Roberto Barale, Rosalba Tognetti - ed esperti del mondo della vela e il sostegno economico di due importanti aziende pisane.

Immersi in un ambiente futuristico, gli utenti vengono sottoposti a stimoli audio-visivi attraverso un sistema di realtà aumentata in grado di monitorare le loro reazioni psico-fisiologiche. Si chiama CEEDs ed è un progetto europeo finanziato con 6,5 milioni di euro e coordinato dal Goldsmiths' College di Londra a cui partecipa anche il Centro di Ricerca "E. Piaggio" dell'Università di Pisa con un team di ricercatori formato da Alessandro Tognetti, Daniele Mazzei, Antonio Lanatà e Danilo De Rossi, che hanno sviluppato i sensori per la misura di parametri relativi all'attività e ai processi subconsci dell'utente. CEEDs (The Collective Experience of Empathic Data Systems), che vede la collaborazione di 18 partner europei, sarà presentato nell'ambito dell'Internet Festival con l'evento "CEEDS e FACE", in programma alla Stazione Leopolda il 10 e 11 ottobre, dalle 10 alle 18. Per partecipare all'evento è obbligatorio iscriversi.

Scopo del progetto è sviluppare una tecnologia in grado di analizzare come le persone, immerse in un ambiente complesso come quello della vita di tutti i giorni, raccolgono dati e informazioni, li elaborano, e sulla base di essi reagiscono. Per raccogliere queste informazioni, in CEEDs gli utenti vengono immersi in spazi di realtà virtuale e monitorati con sensori indossabili non invasivi, che non alterano le risposte fisiologiche e mentali agli stimoli. Il sistema adatta di continuo le modalità con cui la realtà virtuale è visualizzata dall'utente, sulla base dello stato emotivo e fisiologico del soggetto in quel momento. Grazie all'analisi dei processi subconsci, CEEDs cerca di identificare segnali di "scoperta" o "sorpresa" che indichino la comprensione dei dati che il soggetto sta analizzando. Quando identifica questi segnali, CEEDs li utilizza per indirizzare l'utente verso le aree di interesse potenziale modificando e adattando la visualizzazione.

«CEEDs è in grado di monitorare sia le reazioni e intenzioni esplicite dell'utente (dove sto guardando? quale area sto puntando col dito? quale oggetto sto toccando?) sia quelle implicite o inconsce (attivazione del sistema nervoso autonomo, diametro della pupilla) – spiegano Alessandro Tognetti e Daniele Mazzei – L'analisi della risposta inconscia dell'utente rappresenta una delle principali sfide del progetto: è infatti noto che solo un piccolo sottoinsieme di input sensoriali raggiunge la consapevolezza conscia, mentre il residuo viene inconsciamente elaborato dal cervello. È su questa elaborazione subconscia che si focalizza il sistema CEEDs così da poter individuare nuovi andamenti dei segnali da correlare con lo stato psichico del soggetto».

Cuore del sistema CEEDs è l'eXperience Induction Machine (XIM), uno spazio di realtà aumentata immersivo - collocato presso lo SPECS lab dell'Università Pompeu Fabra di Barcellona - ideato per condurre esperimenti sul comportamento umano in condizioni ecologicamente valide che, per gli scopi del progetto, è stato dotato di un set di sensori indossabili non invasivi. Questo innovativo set di sensori permette il monitoraggio di uno o più soggetti in movimento in XIM, senza alterarne le risposte fisiologiche e mentali.

Martedì, 12 Novembre 2013 12:36

Il team «Cherubina» al Trofeo 1001 Velacup

Debutto in mare per "Cherubina", il team vela dell'Università di Pisa che dal 3 al 6 ottobre partecipa nel golfo di La Spezia al Trofeo "1001 Velacup", l'iniziativa che da ormai sei anni promuove regate tra università con imbarcazioni a vela progettate e costruite dagli studenti. A partire dalla giornata di venerdì gli equipaggi si sfideranno in regate in programma dalle 11 alle 17 nello specchio di mare antistante la Festa della Marineria.

Nella giornata di domenica si disputeranno anche due prove speciali: il Trofeo "Paolo Padova" in cui, accanto ai ragazzi, salirà a bordo anche un docente dell'università rappresentata, a significare lo stretto rapporto che si instaura tra insegnanti e studenti con questo innovativo modo di fare didattica. Per L'Università di Pisa ci sarà professor Vincenzo Ambriola, docente di Informatica, che ha contribuito alla realizzazione del progetto. Seguirà la "Shift Race" durante la quale gli equipaggi si scambieranno imbarcazione. Il programma completo della competizione è disponibile sul sito http://www.1001velacup.eu/regate/edizione-2013.html.

La squadra dell'Università di Pisa è composta esclusivamente da ragazzi che da soli hanno progettato e costruito l'imbarcazione. L'idea della realizzazione di una deriva che potesse partecipare al progetto "1001vela" per l'università è nata dall'idea di un gruppo di ragazzi iscritti ai dipartimenti di Ingegneria e appassionati della disciplina, che hanno pensato di portare questa iniziativa anche all'interno dell'Università di Pisa, con l'appoggio di alcuni docenti ed esperti del mondo della vela e il sostegno economico di due importanti aziende pisane.

Un gruppo di ricercatori dell'Università di Pisa ha individuato una nuova strategia per l'individuazione di molecole utili a prevenire le complicanze del diabete e controllare i relativi processi infiammatori. Lo studio intitolato "A new approach to control the enigmatic activity of aldose reductase" è stato recentemente pubblicato sulla rivista internazionale PlosOne (http://www.plosone.org/article/authors/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0074076)

Al centro della ricerca pisana c'è un enzima, l'aldoso reduttasi, che per oltre quaranta anni è stato oggetto di attenzione da parte dei ricercatori di tutto il mondo. Per evitare le complicanze del diabete rappresentate da svariati stati patologici (retinopatia, nefropatia, neuropatia, cataratta diabetica), l'obiettivo dello studio pisano era quello di individuare delle molecole in grado di inibire l'aldoso reduttasi non solo in modo efficace ma anche selettivo nei confronti della sua azione catalitica sul glucosio. Infatti, nonostante la ricerca abbia a tutt'oggi individuato inibitori dell'enzima di straordinaria potenza, i risultati clinici sono poco soddisfacenti a causa degli effetti collaterali che tali molecole provocano.

"Noi siamo intervenuti sull'aldoso reduttasi con nuove molecole inibitorie, le ARDIs (Aldose Reductase Differential Inhibitors) - ha spiegato il professor Umberto Mura del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa che insieme alla professoressa Antonella Del Corso ha coordinato la ricerca in collaborazione con i colleghi del Dipartimento di Farmacia - e sebbene ancora da studiare e perfezionare, le ARDIs hanno aperto la strada alla ricerca di una nuova classe di molecole in grado di bloccare l'azione catalitica sul glucosio dell'aldoso reduttasi e di altre molecole la cui trasformazione causerebbe danni cellulari, senza che la capacità detossificante dell'enzima venga compromessa".

Oltre ai professori Mura e Del Corso, il gruppo che ha condotto la ricerca è composto dai dottori Francesco Balestri, Elisa Di Bugno, Roberta Moschini, Mario Cappiello del Dipartimento di Biologia, dalla Dottoressa Stefania Sartini e dai professori Concettina La Motta e Federico Da-Settimo del Dipartimento di Farmacia.

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