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Comunicati stampa

Con un corso di cinque giorni hanno insegnato agli ingegneri africani come si costruisce un semplice dispositivo biomedico utilizzando le tecnologie disponibili gratuitamente in rete. Lo scorso agosto, la professoressa Arti Ahluwalia e gli ingegneri Daniele Mazzei e Carmelo De Maria del Centro "E. Piaggio" dell'Università di Pisa - con la collaborazione del FabLab Pisa, rappresentato da Mazzei e De Maria - hanno tenuto a Nairobi un corso che aveva l'obiettivo di integrare i concetti dell'open source design di dispositivi biomedicali con quello della regolamentazione e degli standard internazionali, portando avanti i principi della condivisione delle risorse e formazione tecnologica in Africa.

Il corso, della durata di una settimana e sponsorizzato dall'UNECA, è stato pensato specificatamente per l'ingegneria biomedica e si è svolto durante l'Innovator Summer School alla Kenyatta University di Nairobi. Le lezioni hanno previsto la messa in funzione di un sistema di 3D printing open source, il design di un dispositivo per il monitoraggio di alcuni parametri vitali dei neonati (baby monitor) partendo dalle specifiche di base e utilizzando strumenti di progettazione open source software e hardware come la piattaforma Arduino. In particolare, la definizione delle specifiche di progetto è avvenuta attraverso la stretta interazione con la Dr. Molyneux, pediatra presso l'Università del Malawi, che ha aiutato i partecipanti del corso a focalizzare l'attenzione verso problematiche specifiche dell'assistenza sanitaria nei reparti di pediatria.

È stato molto importante per i partecipanti avere un ruolo attivo nell'identificazione dei problemi, nell'analisi delle normative di riferimento, nella selezione dei componenti, nel design, nell'assemblaggio ed nel testing del dispositivo. Grazie alla donazione di kit di sviluppo da parte di Arduino, i partecipanti hanno potuto toccare con mano le potenzialità del design elettronico/programmazione con strumenti open source.

«Il corso è stato un deciso successo – commenta la professoressa Ahluwalia - La maggior parte degli studenti e del personale tecnico non era a conoscenza di strumenti come Arduino FreeCad, Slic3r, Media Wiki e di tutti le potenzialità del design e della prototipazione rapida open source. Questa esperienza è stata lo strumento per comunicare questa conoscenza ai partecipanti, che hanno dimostrato un profondo interesse specialmente verso il mondo delle stampanti 3D. Diversi studenti e insegnanti hanno comprato dei kit Arduino e hanno visto le potenzialità di questo sistema sia come strumento didattico sia come strumento di sviluppo elettronico».

L'idea di fondo dietro le attività è che l'open source design dei dispositivi biomedicali è un importante mezzo per incrementare la crescita economica e migliorare l'assistenza sanitaria: particolare attenzione è stata quindi posta sugli aspetti di sicurezza e di ergonomia che questi dispositivi devono rispettare sulla base delle norme di regolamentazione e di performance internazionali.

Tutto il materiale didattico, inclusa la documentazione del corso, il progetto del baby monitor sono disponibili online per essere un punto di partenza per ulteriori sviluppi portati avanti sia dagli studenti del corso che della community maker. La stampante 3D e tutte le componenti elettroniche sono ospitati presso la facoltà di Ingegneria della Kenyatta University.

Un'occasione per sentire dal vivo il racconto della Summer School sarà il prossimo 27 settembre nell'ambito di "SHINE! La notte dei ricercatori", presso lo stand del FabLab Pisa a Villa Letizia (Polo Universitario Sistemi Logistici) a Livorno.

Il 27 settembre dalle 9,30 a Palazzo dei Priori a Volterra si svolgerà il seminario "Sperimentazioni e ricerche 2011-2013", la relazione annuale sulle ricerche condotte dal Laboratorio Universitario Volterrano (LUV) di cui è coordinatore il professore ingegnere Costantino Cacialgli. Nell'ambito dell'evento sarà presentato il libro "Volterra 1997-2012. 15 anni di attività del Laboratorio Universitario Volterrano" curato dall'ingegner Marco Giorgio Bevilacqua, docente all'Università di Pisa, ed edito dalla Pisa University Press. Il volume è il catalogo della mostra che celebra i primi quindici anni di lavori del LUV attraverso 40 pannelli che sintetizzano i risultati raggiunti nei vari settori di ricerca. Inaugurata per la prima volta nel giugno 2012 presso il Palazzo Vitelli dell'Università di Pisa, successivamente esposta a Volterra nel novembre 2012, la mostra è ora nuovamente riproposta nella stessa città dal 29 settembre al 10 ottobre nelle sale del Palazzo dei Priori. Un'esposizione.

Il Laboratorio Universitario Volterrano

Il Laboratorio Universitario Volterrano è un'unità di ricerca e formazione multidisciplinare rivolta allo studio e alla valorizzazione dei beni culturali e ambientali della città di Volterra e del suo territorio. Nato nella primavera del 1996, oggi il LUV è animato da docenti, tecnici e studenti di diverse discipline dell'Università di Pisa, quali l'archeologia, la storia, l'architettura, l'urbanistica, la sociologia.

Le attività del Laboratorio, finanziate dall'Università di Pisa, dal Comune di Volterra, dalla Provincia di Pisa e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, sono programmate annualmente dai Comitati Scientifici e di Coordinamento, composti dai docenti dell'Ateneo pisano e da rappresentanti degli altri enti finanziatori. I risultati delle sperimentazioni e delle ricerche sono annualmente pubblicati nei "Quaderni del Laboratorio Universitario Volterrano", la rivista arrivata oggi al numero 15.

Nell'ottica di favorire la sostenibilità ambientale e la socializzazione dei cittadini, l'Università di Pisa intende destinare ad orti alcuni appezzamenti di terreno agricolo di cui è proprietaria nella zona di via Castagnola, a San Piero a Grado. A tal fine è indetta una selezione a cui gli interessati potranno partecipare secondo requisiti, termini e modalità previsti dal bando, la cui scadenza è fissata al 22 ottobre 2013.

In particolare l'Università di Pisa intende concedere in uso temporaneo (quinquennale) 20 appezzamenti di terreno con superficie minima 120 mq e massima 140 mq. È previsto il pagamento di un canone annuo di € 150,00 a titolo di rimborso spese, oltre a una cauzione di € 150,00, che sarà restituita al termine dell'uso. Il bando e tutte le informazioni sulla selezione sono disponibili al link http://www.unipi.it/index.php/amministrazione/item/3034-bando-per-l'assegnazione-di-orti.

Il 26 settembre torna la "Giornata europea delle lingue" e il CLi, il Centro Linguistico dell'Università di Pisa, la festeggerà con un'iniziativa promossa nell'ambito della germanistica. A partire dalle ore 15.00, nell'Aula Magna di Palazzo Boilleau, in via Santa Maria 85, appuntamento con "Esaminare, valutare, certificare", una giornata di studio che proporrà una riflessione sul tema delle certificazioni internazionali. Quest'anno compie infatti 10 anni il TestDaF-Zentrum, uno dei centri autorizzati di tutto il mondo per il conseguimento della certificazione TestDaF, esame di livello avanzato di tedesco soprattutto in ambito universitario. Il certificato internazionale rappresenta la chiave di accesso per studenti di tutte le facoltà che intendono continuare il loro percorso di apprendimento o di ricerca in Germania. Nell'ultimo decennio numerosi studenti e studiosi hanno sostenuto e superato con successo l'esame, che da quest'anno avrà sede ufficiale presso il Centro Linguistico.

Alla giornata di studio saranno presenti relatori prestigiosi tra i quali il Dr. Achim Althaus, direttore del TestDaf-Institut di Bochum e Tobias Bargmann, direttore del Centro Informazioni DAAD Roma. Gli ospiti saranno introdotti dai saluti Marco E.L. Guidi, prorettore per la comunicazione e la promozione dell'internazionalizzazione dell'Ateneo,
 Mauro Tulli, direttore del dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica, Marcella Bertuccelli, direttore del Centro Linguistico e dagli interventi di Annette Hermann, del Consolato Generale di Germania a Milano, Marianne Hepp, docente di Lingua tedesca dell'Università di Pisa, e 
Birgit Schneider, incaricata TestDaF del Testzentrum Pisa.

Il Consiglio d'Europa ha dichiarato l'anno 2001 Anno europeo delle lingue. Da allora ogni anno il 26 settembre viene festeggiata la Giornata europea delle lingue in 45 paesi membri del Consiglio d'Europa. L'obiettivo della Giornata europea delle lingue è quello di celebrare la varietà linguistica in Europa e di promuovere fra i cittadini la conoscenza di un maggiore numero di lingue. Dappertutto in Europa si svolgono iniziative con l'obiettivo di incoraggiare la gente allo studio di una nuova lingua o di migliorare le conoscenze già acquisite. Lo studio delle lingue aiuta non solo la comprensione fra la gente, ma contribuisce anche a superare le barriere intellettuali.

Il dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell'Università di Pisa organizza per il 23 settembre la giornata di accoglienza delle matricole. A partire dalle ore 9, i docenti e gli studenti più grandi, saluteranno i neo-iscritti nell'Aula 7 per presentare i corsi di laurea, i percorsi didattici, i programmi di studio all'estero e i servizi.

Dopo i saluti del direttore del dipartimento, Rossano Massai, il professor Andrea Cavallini terrà una relazione introduttiva dal titolo "Dalla scoperta del DNA all'esplorazione dei genomi". A seguire il professor Riccardo Gucci presenterà il programma Erasmus e le possibilità di sviluppare rapporti internazionali. Subito dopo i professori Gianfranco Denti e Guido Ferruzzi illustreranno i servizi di contesto e varie informazioni utili per le matricole, mentre, alle 10.10, gli studenti consiglieri e il direttore del dipartimento parleranno di "Come affrontare nel migliore dei modi il percorso universitario".

Alle 11.40 le matricole afferenti ai diversi corsi di laurea si riuniranno separatamente con i rispettivi presidenti del corso di studio prescelto per un'illustrazione dei percorsi didattici e delle prospettive di lavoro. Dalle ore 13 alle ore 14.30, presso l'atrio dell'Aula 7, gli studenti consiglieri sono a disposizione per rispondere a qualsiasi domanda e richiesta di informazioni.

Per favorire la massima partecipazione, l'attività didattica sarà sospesa per tutti i corsi di studio dalle ore 8.30 alle ore 13.00. Sono invitati a partecipare tutti i docenti e gli studenti.

Un incontro con le aziende e il territorio per presentare le ricerche nel settore dell'ICT. Venerdì 20 settembre, nell'Aula magna del Polo didattico delle Piagge, si è tenuto "Knowledge Acceleration and ICT in Tuscany", un workshop organizzato dall'Università di Pisa con l'obiettivo di offrire un quadro della ricerca in ICT svolta nell'Ateneo, le sue prospettive future e le ricadute industriali e sociali.

Durante l'incontro si sono succeduti 33 interventi di docenti e ricercatori che hanno presentato le ricerche di punta nel settore: ciascuna presentazione è stata organizzata come un elevator pitch di 8 minuti e ha visto nell'audience la presenza delle aziende del Polo ICT toscano al fine di offrire spunti per possibili collaborazioni future su progetti regionali, nazionali ed europei. In particolare sono stati illustrati i progetti di ricerca risultanti dalle tecnologie abilitanti hardware e software con le loro applicazioni nei settori life sciences, ambiente, energia, mobilità, smart cities e communities.

Il workshop è stato organizzato con il coordinamento scientifico dei prorettori Nicoletta De Francesco e Paolo Ferragina e dei direttori dei dipartimenti di Informatica, Franco Turini, e di Ingegneria dell'Informazione, Giovanni Corsini.

È in arrivo la Dop (denominazione di origine protetta) per il pane toscano "sciocco", cioè senza sale. Il conto alla rovescia è cominciato il 14 agosto quando sulla Gazzetta Ufficiale Europea è stato pubblicato il documento unico da cui dipende il riconoscimento. Passati tre mesi, se non ci sarà alcuna opposizione, il pane toscano avrà il suo marchio Dop e giungerà così a conclusione il lungo e complesso iter portato avanti dal Consorzio che riunisce gli operatori della filiera e che ha coinvolto la Regione Toscana, le Università di Pisa e Firenze, il Ministero per le politiche agricole e quindi l'Unione europea.

"Per conseguire la Dop – ha spiegato Gianpaolo Andrich professore Ordinario presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa – era necessario dimostrare il legame con il territorio a partire dal grano, dal lievito madre e dal disciplinare di panificazione".

I ricercatori delle Università di Pisa e di Firenze hanno quindi condotto indagini sui dati climatici, sulle varietà di frumento tipiche toscane e sul ruolo dei lieviti nella determinazione delle caratteristiche del pane.

"Noi dell'Università di Pisa – ha aggiunto Andrich –abbiamo selezionato illievito madre, cioè abbiamo individuato le popolazioni microbiotiche che lo compongono e per questo ci siamo avvalsi anche dell'aiuto del gruppo di ricerca in microbiologia agraria dell'Ateneo guidato dalla professoressa Emanuela Giovannetti. Quindi indicato le condizioni standard di panificazione come la temperatura o il tempo di lievitazione".

"Il nostro contributo - ha concluso Stefano Benedettelli, professore associato di Genetica Agraria presso l'Università di Firenze - è stato quello di definire le caratteristiche qualitative delle farine prodotte dai grani coltivati in Toscana, analizzando le serie storiche sia delle produzioni che degli andamenti meteo degli ultimi trent'anni. Quindi è stato possibile associare il territorio di produzione con le caratteristiche del prodotto ottenuto".

Foto dalle prove VIAGGIO A REIMSQuei nomi parlanti che caratterizzano un personaggio, che sia letteratura, opera lirica o cinema, che spiegano il suo destino quasi che un autore battezzando una creatura nata dalla sua fantasia voglia dare una chiave di lettura in più, a volte in modo più o meno evidente. Portare alla luce questi significati è uno dei compiti dell'onomastica letteraria i cui maggiori esperti si riuniscono a Pisa da giovedì 14 a sabato 16 novembre per il XVIII Convegno internazionale dell'Associazione di "Onomastica & Letteratura" che si svolgerà nell'aula magna del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell'Università di Pisa. Al centro della discussione di quest'anno ci sono i nomi nelle opere liriche, il tema del doppio e i nomi nelle letterature regionali più varie incursioni nel cinema, in autori classici antichi e moderni o nella religione, tra San Ranieri e Odino.

"Con il bicentenario di Verdi e Wagner – spiega la professoressa Donatella Bremer dell'Ateneo pisano, una delle organizzatrici dell'evento – è venuto spontaneo dedicare buona parte del convegno ai nomi dell'opera lirica. Partiremo in realtà dalla fine, da Turandot, l'ultima opera della lunga parabola melodrammatica italiana, il cui soggetto è proprio incentrato sulla ricerca di un nome ignoto a tutti per risalire poi attraverso i secoli focalizzando il fenomeno dei "nomi parlanti", frequentissimi nell'opera comica nonché quello dei cognomi, che fanno però un tardivo ingresso nel mondo della lirica".

E così si scopre ad esempio che nel "Viaggio a Reims" di Gioachino Rossini del 1825 l'intellettuale dedito allo studio delle antichità si chiama Don Profondo, il maggiore tedesco appassionato di musica Barone von Trombonok e la ricca vedova amante della bella vita Contessa di Folleville. Ognuno dei personaggi porta insomma un nome parlante e al tempo stesso bizzarro, il che amplifica l'atmosfera di brio e di leggerezza che pervade questa cantata scenica rossiniana.

"Non bisogna dimenticare poi – aggiunge Donatella Bremer – quanto i nomi dell'opera lirica abbiano trovato un'ampia diffusione nella società soprattutto fra Ottocento e Novecento. Il primo è stato Giuseppe Verdi: chi di noi non ricorda, fra i nomi dei genitori, dei nonni, dei prozii, un'Elvira, una Amneris, un Manrico, un Arnoldo, un'Amelia e persino una Desdemona, una Violetta e un Otello? Ma anche Giacomo Puccini, mezzo secolo più tardi, godrà di un grande favore, sia tra la media e piccola borghesia sia a livello popolare, con una diffusa adozione di nomi come Mario, Tosca, Rodolfo, Marcello, Mimì e Musetta. Ma fra questi due poli, moltissimi sono i compositori, e i librettisti, che hanno immortalato personaggi dai nomi del tutto originali e suggestivi. Si pensi solo che lo stesso Vasco entra nel patrimonio onomastico degli Italiani grazie all'Africaine di Meyerbeer".

psychoNon solo lirica, anche nel cinema d'autore i nomi infatti sono spesso ritagliati sui personaggi. "In 'Psycho' di Hitchcock – spiega ancora Donatella Bremen - ad esempio il protagonista, Norman Bates, si chiama come la madre, Norma, che lui stesso ha ucciso e in cui si sdoppia. Come se non bastasse, nel suo cognome volteggia un pipistrello. È la gru invece, animale assai più mansueto, ad essere richiamata dal cognome della ragazza accoltellata nella famosa scena della doccia, Marion Crane. Quanto al nome che porta, Marion, una variante di Maria, va detto che tale denominazione è frequente fra le figure femminili hitchcockiane, si pensi a Marnie o a Margot Mary di 'Dial M for Murder'. Il mago del brivido ci propone infatti quasi sempre un suo ideale di donna: bellissima, bionda, piuttosto algida e che porti il nome più femminile che esista".

L'Associazione "Onomastica & Letteratura" che organizza il convegno è stata fondata a Pisa nel 1994 ed è attualmente presieduta da Maria Giovanna Arcamone, a cui è dedicato il volume "Nomina. Studi di onomastica letteraria offerti a Maria Giovanna Arcamone" che sarà presentato nella cornice del convegno venerdì 15 novembre. Tutti i contributi dei convegni di Onomastica letteraria sono pubblicati nella rivista "il Nome nel testo" e sono consultabili on line.

Ne hanno parlato:
Corriere Fiorentino
Il Tirreno - Pisa
La Nazione - Pisa
LiberoQuotidiano/1 (Adnkronos)
LibertoQuotidiano/2 (Adnkronos)
AgenziaInpress.it
AgenziaParlamentare
GoNews.it
Controcampus.it
PisaInformaFlash.it
LiveUniversity.it

mostra Vajont Il 9 ottobre del 1963, alle ore 22.49, una grande frana si staccò dal Monte Toc, che sovrastava il lago artificiale del Vajont, sbarrato dalla diga omonima, appena realizzata e alta 265 m. In poche decine di secondi la frana piombò nel bacino a una velocità di 20-30 m/sec, dislocando quasi 50 milioni di m3 di acqua e provocando colossali onde di piena, alte più di 200 metri, che oggi potremmo definire come uno "tsunami di montagna". In meno di 12 minuti la catastrofe si compì, portando morte e distruzione in molti centri abitati, fra cui Longarone, Erto, Casso, Castellavazzo, Codissago, Pirago. Le vittime furono 1.910 e per molte di esse non è stato possibile neppure ritrovare i corpi, che giacciono ancora sepolti dalla frana e dai detriti.

In un documento ONU presentato nel 2008, in occasione dell'International Year of Planet Earth (IYPE), la tragedia del Vajont è stata considerata come il peggior esempio di gestione del territorio e dell'ambiente.

Il 50° anniversario di questa immane catastrofe, che è stata commemorata con molte iniziative a livello nazionale, sarà ricordato anche a Pisa con una mostra, un documentario e una conferenza. I tre eventi sono stati presentati al dipartimento di Scienze della terra dal direttore Michele Marroni, dal professore Alberto Puccinelli e dai ricercatori Giacomo D'Amato e Roberto Giannecchini.

presentazione mostra Vajont La mostra, organizzata dall'Associazione Italiana di Geologia Applicata e Ambientale e dal Consiglio Nazionale dei Geologi, si intitola "La storia del Vajont: la conoscenza della frana attraverso le foto di Edoardo Semenza". È composta da 13 pannelli illustrati con testi, disegni e fotografie di Edoardo Semenza, che è stato tra i primi a scoprire l'esistenza della frana quando ancora si poteva intervenire per evitare il disastro. L'esposizione, che ha già toccato molte sedi universitarie e centri di ricerca italiani, è finalizzata a sensibilizzare studenti, tecnici e professionisti, e soprattutto la società civile, sulla necessità di conoscere la geologia per il rispetto e la protezione dell'ambiente. Sarà visitabile da lunedì 11 a venerdì 15 novembre al dipartimento di Scienze della terra, in via Santa Maria.

All'esposizione sono associate altre due iniziative. Giovedì 14, alle ore 15, sarà proiettato un documentario sulla frana; mentre venerdì, 15 alle ore 11, ci sarà una conferenza della professoressa Monica Ghirotti, dell'Università di Bologna, esperta di frane, allieva di Edoardo Semenza e grande conoscitrice della frana del Vajont, su "La storia del Vajont: la conoscenza della frana attraverso le foto di Edoardo Semenza".

Memori gruppo di ricerca Università di PisaPaintings conserved in display cases, works of art and ancient books kept in museums, nothing seems to be safe any longer. In fact, threatening the conservation of all these treasures is an invisible yet extremely dangerous enemy: atmospheric pollution. The MEMORI system was designed to save the immense heritage conserved in galleries and libraries. This tool, which is easy and economical to use, is a product of the European project from which it takes its name, "MEMORI - Measurement, Effect Assessment and Mitigation of Pollutant Impact on Movable Cultural Assets". The project which has recently closed after three years of research was coordinated by the Norwegian Institute for Air Research and included 14 European partners including the Department of Chemistry and Industrial Chemistry at the University of Pisa.

In practice MEMORI is a dosimeter which is sensitive to climate, light and photo-oxidizing and acidic gases, capable of transmitting its data to a web-based system designed to interpret the results in real-time and suggest preventive measures quickly before any effect can be seen on the artifacts. The MEMORI prototype presented at the final conference of the project, which was held in Madrid last October, has been tested in more than 16 European museums including the Tate Gallery in London, the Stibbert Museum in Florence, the Museum of Cultural History in Oslo and the Picasso Museum in Paris, and is now ready to be launched on the market.

memori"My research team at the Department of Chemistry and Industrial Chemistry dealt mainly with the evaluation of the effects of volatile organic acids on the organic material present in the artifacts conserved in museums, libraries and archives," explained Professor Maria Perla Colombini from the University of Pisa. "Such extensive and systematic research of this type has never been carried out before."

"Our study" said Ilaria Bonduce, a researcher from the University of Pisa who took part in the final conference of the MEMORI project in Madrid, "demonstrated the dangerous effects of organic acids on pictorial artifacts as these acids act as a catalyst on the oxidation of varnish. This is an extremely important result as it highlights the fundamental importance of monitoring the quality of the environment not only in the exhibition area but also inside the display cases where paintings and other polychrome objects are conserved and precisely where the concentration of organic acids may be extremely high. This demonstrates that sealing a precious painting inside a frame or a climatised display case is not sufficient to protect it but that it is also necessary to check the material these structures are made of and monitor the quality of the air inside them to ensure the best possible conditions for conserving our artistic heritage."

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