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Comunicati stampa
Martedì, 18 Giugno 2013 15:11

Elements in deep water

Elements in deep WaterProgramma

20.30
Inaugurazione della mostra di pittura, fotografia e poesia.

Interventi di:
Carlo Milani - Mimesis
Alberto Zoratti - Associazione Fairwatch
Sandra Capuzzi - Assessore alle politiche sociali del comune di Pisa e Presidente sezione Soci Coop Pisa

21.00
Spettacolo danzante della Compagnia Nostoi sulla lettura delle poesie di Eleonora Bellini a cura dell'attore Alberto Ierardi

Aperitivo a cura della Bottega di commercio equo e solidale "Il Chicco di Senape"

Info:

http://elements.mimesis.me

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Venerdì, 14 Giugno 2013 09:54

La psicologia pisana sbarca negli Usa

Pietrini_webImportante riconoscimento per la scuola psicologica pisana, fondata dal compianto professor Mario Guazzelli. Il professor Pietro Pietrini (a sinistra), docente di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica dell'Università di Pisa e direttore dell'Unità operativa di Psicologia clinica universitaria dell'Azienda ospedaliero-universitaria pisana, e il dottor Claudio Gentili (in basso a destra), ricercatore in Psicologia clinica e psicoterapeuta, sono stati chiamati - unici italiani - a far parte del Comitato scientifico "REBT International Excellence Research Network" dell'Albert Ellis Institute di New York.

Albert Ellis è stato uno dei padri della terapia cognitivo-comportamentale: la REBT (Rational Emotive Behavioral Therapy) da lui sviluppata negli anni '50 è ancora oggi una delle psicoterapie più utilizzate ed efficaci. Nel 1959, Ellis fondò l'Istituto che porta il suo nome per promuovere il benessere psicologico attraverso la ricerca e l'applicazione di psicoterapie efficaci, di breve durata ma con effetti durevoli.

claudio gentiliLa Scuola psicologica pisana è da anni impegnata nello studio della natura biologica dei fenomeni mentali e degli effetti degli interventi farmacologici e psicoterapeutici nella cura dei disturbi psichiatrici. "Il nuovo legame con l'Albert Ellis Institute - spiega il Prof. Pietrini (foto a destra), che è anche presidente del corso di laurea aggregato di Psicologia clinica e della salute presso l'Università di Pisa - favorirà ulteriormente gli scambi di formazione per i giovani allievi psicologi del nostro corso di laurea".

"L'obiettivo - conclude il dottor Gentili (foto a sinistra) - è che l'interazione sempre più stretta tra ricerca neurobiologica e clinica possa portare a solide basi biologiche dell'efficacia delle terapie psicologiche, ma soprattutto a nuovi spunti per gli interventi psicoterapeutici mirati". (Ufficio Stampa AOUP)

carta potenziale archeologico pisaUn pool di archeologi, geologi e matematici dell'Università di Pisa ha sviluppato il primo algoritmo in grado di predire il potenziale archeologico delle città. Questo strumento fondamentale e innovativo per pianificare lo sviluppo territoriale in modo rispettoso del patrimonio sepolto, è il frutto del progetto "MAPPA – Metodologie Applicate alla Predittività del Potenziale Archeologico" finanziato dalla Regione Toscana e realizzato dall'Università di Pisa con la collaborazione del Comune di Pisa e delle Soprintendenze per i Beni Archeologici della Toscana e per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Artistici, Storici ed Etnoantropologici di Pisa e Livorno.

"Abbiamo usato come case study Pisa – ha spiegato la professoressa Maria Letizia Gualandi dell'Ateneo di Pisa – e per calcolare il potenziale archeologico un pool di archeologi, geologi e matematici esperti in analisi numerica ha elaborato un algoritmo in grado di fare valutazioni sulla base di una serie di parametri predeterminati. Gli obiettivi di questa scelta sono stati due: ridurre il più possibile i margini di soggettività nelle valutazioni archeologiche e realizzare uno strumento esportabile in altre realtà urbane, andando oltre il luogo comune che 'in Italia, ovunque si scava si trova di tutto'".

Da questo lavoro è nata la "carta di potenziale archeologico" di Pisa che è stata consegnata alla città durante il convegno internazionale "Opening the Past 2013. Archaeology of the Future" che si svolge dal 13 al 15 giugno al Polo Carmignani. In pratica, i geologi hanno ricostruito la morfologia del territorio su cui si è sviluppata la città, dalla protostoria all'età contemporanea, determinando quali fossero di volta in volta le aree asciutte, quelle palustri e quelle soggette a esondazioni, in modo da permettere agli archeologi di formulare ipotesi circa la distribuzione dell'insediamento umano nei vari periodi.

Oltre alla carta di potenziale archeologico, nella tre giorni di convegno sono stati presentati anche altri risultati di MAPPA. Sul sito del progetto c'è un webGis liberamente consultabile con tutti i dati archeologici e geologici relativi a Pisa (archivi, pubblicazioni, antiche cartografie, fotografie aeree, tracce materiali conservate negli edifici ecc.). A questo si aggiunge il MOD (MAPPA Open Data archaeological archive), il primo e unico archivio italiano di dati archeologici open data, dove si possono trovare i "dati grezzi" degli scavi archeologici, cioè tutte le informazioni originali che emergono durante i lavori di scavo e che costituiscono la base documentaria di ogni successiva interpretazione archeologica e ricostruzione storica.

Ne hanno parlato:
Repubblica Firenze
Tirreno Pisa
Tirreno.it
La Nazione
Intoscana.it
PisaToday.it
GoNews.it
Ognisette.it
PisaInformaFlash.it 

TV:
50canale

studentesse_pisane_pg_awardTre studentesse del corso di laurea magistrale in ingegneria gestionale si sono classificate al secondo posto al P&G Award 2013, il primo business game di Procter&Gamble Italia, una sfida appassionante fra studenti provenienti dalle più prestigiose Università italiane. I loro nomi sono Virginia Bigeschi, Antonia Ferramosca e Rachele Serra Botti. L'evento, che si è svolto nella fase finale a Roma il 5 e 6 giugno, è consitito in tre successive selezioni, a cui hanno partecipato più di 800 ragazzi, con il compito di definire proposte di innovazioni di prodotto e idee commerciali al fine di incrementare la penetrazione nel mercato dei prodotti della azienda promotrice l'iniziativa.

"E' stata un'esperienza gratificante e molto costruttiva - ha dichiarato Antonia Ferramosca al termine della manifestazione - e ha permesso di confrontarci con ragazzi altamente preparati e provenienti da Università quali la Bocconi o la Luiss. Spero che l'Università di Pisa promuova sempre più questo tipo di attività, utili ad avvicinare i ragazzi alle più importanti realtà aziendali del nostro Paese".

Ne hanno parlato:
Nazione.it

PisaInformaflash.it
OgniSette.it
GoNews.it

 L'Università di Pisa e Microsoft Italia lanciano "Cloud OS Immersion", un nuovo centro di competenza e laboratorio per far toccare con mano ai giovani, alle aziende e ai professionisti italiani i vantaggi delle nuove tecnologie integrate nel Sistema Operativo della Cloud. Il nuovo centro intende facilitare l'incontro con la tecnologia e favorire il dialogo e la condivisione di esperienze tra gli esperti Microsoft, i ricercatori universitari, gli studenti, le aziende e gli operatori di canale, per mettere a fattor comune le conoscenze su Cloud Computing e Big Data.
 

Centro CloudGrazie al consolidamento della collaborazione tra Microsoft e l'IT Center dell'Università di Pisa, il polo di eccellenza internazionale si arricchirà di nuove infrastrutture cloud, applicative e per il calcolo parallelo, con l'obiettivo di coinvolgere le aziende in un percorso esperienziale alla scoperta delle opportunità offerte dal Cloud OS, beneficiando di sessioni di consulenza dedicate.

Il centro si propone inoltre quale punto di riferimento per IT Pro, operatori di canale e decisori aziendali su tematiche, quali IT management e automation, virtualizzazione, cloud privato, pubblico e ibrido, applicazioni mobile e social, big data, open data e analytics, e in generale "IT as a Service". La filiera dell'information technology beneficerà di una grande opportunità di formazione, ma anche di business entrando in contatto con aziende interessate alle nuove tecnologie e dando vita insieme ad esse a progetti di innovazione, a conferma dell'impegno costante di Microsoft per il proprio ecosistema di partner.

Centro CloudAttraverso il centro si intende inoltre formare i professionisti di domani, offrendo ai giovani la possibilità di acquisire capacità tecniche largamente richieste nel mondo professionale, in modo da facilitarne l'inserimento nel mercato del lavoro. Microsoft metterà a disposizione le proprie competenze nell'ambito del Cloud Computing e delle imprese per contribuire a fornire, insieme ad altre realtà industriali e non, formazione sulle tecnologie cloud all'interno della didattica universitaria.

Capitalizzando le precedenti esperienze "Private Cloud Immersion" e "Transform the Datacenter Immersion", messe in pista negli scorsi mesi da Microsoft proprio con l'obiettivo di promuovere l'innovazione e apprezzate dalle aziende per la capacità di offrire consulenza su misura, il nuovo centro di Pisa intende andare oltre, per esplorare nuovi temi e raggiungere nuove basi geografiche. Pisa rappresenterà l'apripista e il fulcro di un modello a raggiera attraverso il quale l'esperienza delle sessioni interattive e dell'immersione negli scenari applicativi verrà riproposta in altri centri universitari o presso partner e aziende clienti su tutto il territorio nazionale. Presupposto dell'ampia portata delle attività del nuovo centro, l'abilità dell'Università di Pisa di far rete a livello istituzionale e con altri protagonisti del sistema universitario, e la capacità di networking di Microsoft con le community degli sviluppatori e gli operatori ICT.

Centro Cloud"In un momento così difficile per l'Italia - ha dichiarato il professor Antonio Cisternino, dell'IT Center dell'Università di Pisa - le tecnologie dell'informazione possono contribuire a dare uno slancio all'economia del Paese, e l'università può dare il suo contributo, affiancando alla formazione di solide basi concettuali, occasioni per approfondire gli aspetti tecnologici e industriali, offrendo percorsi più completi e luoghi di incontro tra studenti, professori, industria locale e nazionale".

"Siamo entusiasti di dar vita a un centro di competenza che intende fare dell'approccio esperienziale il proprio punto di forza - ha dichiarato Luca Venturelli, direttore della Divisione Server & Cloud di Microsoft Italia - poiché siamo convinti che sia questo ciò di cui il Paese ha bisogno: far toccare con mano le opportunità offerte dal Cloud Computing e dalle nuove tecnologie per promuovere l'innovazione a tutti i livelli, all'interno della filiera ICT, nel mondo delle aziende e tra i giovani. Capitalizzando sulla consolidata partnership con un polo d'eccellenza come l'Università di Pisa e facendo rete con le istituzioni e le community, potremo mostrare alle imprese scenari applicativi ad hoc offrendo consulenza su misura e, al contempo, formare studenti e partner favorendo il loro incontro con il mondo delle aziende per far decollare insieme progetti d'innovazione a supporto della competitività del territorio".

Ne hanno parlato: 
Tirreno Pisa 
Nazione Pisa
RepubblicaFirenze.it
NazionePisa.it
Stampa.it
inToscana.it 
PisaInformaFlash.it
gonews.it 
Data Manager Online 
Corriere delle Comunicazioni 

Mercoledì, 12 Giugno 2013 08:59

I bambini dei Medici affetti da rachitismo

La vita al chiuso nelle bellissime dimore rinascimentali e l'allattamento prolungato condizionarono la buona salute dei bambini di casa Medici.

don Filippino

Uno studio condotto sui resti scheletrici di nove piccoli principi fiorentini vissuti tra il XVI e il XVII secolo dimostra che i bambini della potente famiglia di regnanti toscani erano affetti da rachitismo, una patologia causata dalla carenza di vitamina D che provoca l'indebolimento e la deformazione delle ossa. Lo studio è stato condotto da un'equipe di ricercatori dell'Università di Pisa guidati dal professor Gino Fornaciari, direttore della Divisione di Paleopatologia, i cui risultati sono stati pubblicati in un articolo uscito sull'"International Journal of Osteoarchaeology".

Il rachitismo è considerato una malattia dell'industrializzazione, solitamente associato con condizioni di vita precarie in città sovraffollate, dove l'esposizione al sole era molto limitata. Ma i bambini dei Medici - dai neonati fino ai 5 anni di età - appartenevano a una classe sociale elevata e perciò è stato piuttosto inaspettato scoprire che fossero affetti da questa patologia.

disco criptaI resti dei bambini sono stati riesumati dalle Cappelle Medicee nella Basilica di San Lorenzo a Firenze; la cripta che conteneva le loro sepolture è stata scoperta nel 2004 attraverso un passaggio sotto un disco di marmo, considerato fino allora un semplice elemento decorativo del pavimento, che in realtà nascondeva l'accesso ad una camera sotterranea sconosciuta.

L'esame sia macroscopico che radiologico delle ossa ha mostrato che sei dei nove bambini presentano segni evidenti di rachitismo, in particolare un incurvamento delle ossa degli arti superiori e inferiori, risultanti rispettivamente dalle attività di gattonamento e deambulazione su ossa estremamente malleabili. Uno dei bambini, Filippo (1577-1582), noto come don Filippino, mostra anche un anomalo allargamento della teca cranica, sempre conseguente al rachitismo.

Ma l'aspetto più sorprendente è che la malattia fosse il risultato dello stile di vita privilegiato in cui furono allevati i bambini.

ossa deformateIl rachitismo si previene facilmente mangiando cibi come uova e formaggio e trascorrendo un po' di tempo al sole, che stimola la sintesi della vitamina D attraverso la cute. Per indagare l'alimentazione di questi bambini i ricercatori hanno analizzato l'isotopo dell'azoto 15N nel collagene delle ossa, che è un indicatore dell'assunzione di proteine nella dieta attraverso il latte e la carne. Dallo studio paleonutrizionale è emerso che i bambini erano stati allattati fino ai due anni di vita, una pratica tradizionale in epoca rinascimentale. Il latte materno, pur essendo il miglior nutrimento per i neonati, è carente di vitamina D, tanto che oggi se ne raccomanda l'integrazione alimentare. Le fonti storiche suggeriscono che in epoca rinascimentale il latte materno era integrato con pappe preparate con pane e mele; ma i cereali sono molto poveri di vitamina D, mentre la frutta non ne contiene affatto.

Inoltre, nel XVI secolo, era usanza diffusa avvolgere i bambini in pesanti fasce e i piccoli Medici probabilmente dovevano passare gran parte del loro tempo all'ombra dei grandi palazzi e delle lussuose ville di proprietà della famiglia, e dunque non avevano modo di trascorrere molto tempo all'aria aperta e di esporsi alla luce solare come i loro coetanei meno fortunati.

AntropologistsTra i bambini dei Medici, anche due neonati mostrano segni di rachitismo. I ricercatori ipotizzano che le stesse madri soffrissero di carenza di vitamina D a causa delle loro ripetute gravidanze; ad esempio Eleonora di Toledo (1522-1562), moglie di Cosimo I, mise al mondo ben 11 bambini in 14 anni. Nel Rinascimento l'ideale di bellezza femminile imponeva un incarnato pallido e le donne di alto rango, per distinguersi dalle contadine che si abbronzavano la pelle durante i lavori nei campi, evitavano l'esposizione al sole, usando anche un pesante trucco, per mantenere la pelle bianchissima.

Dunque questi due fattori legati allo stile di vita, ossia l'allattamento prolungato e una vita al chiuso, sono da considerare i responsabili della patologia che afflisse i piccoli principi di casa Medici.
 

Guarda il video Exploring Gian Gastone de' Medici's tomb 

Ne hanno parlato: 
Ansa 
Gazzetta del Mezzogiorno
Tirreno Pisa
Corriere fiorentino
ADNkronos
CorriereFiorentino.it
TirrenoPisa.it 
NazionePisa.it 
inToscana.it 
HealthDesk.com 
Wall Street Italia
Nature.com 
DailyMail 
Mail on Sunday 
Pri's The World 

Dimostratore_radar_con_ricercatoriNon emettono onde elettromagnetiche, non inquinano e per funzionare usano i segnali già presenti nell'ambiente. Sono queste le caratteristiche dei "passive radar", una tecnologia in cui Pisa è all'avanguardia grazie al lavoro congiunto del Laboratorio Radar dell'Università di Pisa e dal Laboratorio Nazionale Radar e Sistemi di Sorveglianza (RaSS) del CNIT (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni).

Gli impieghi potenziali dei radar passivi sono moltissimi e fra le ultime applicazioni in ordine di tempo ci sono quelle studiate nel progetto triennale HABITAT (Harbour Traffic Optimization System) di cui è coordinatore scientifico il professor Fabrizio Berizzi del Laboratorio radar dell'Ateneo pisano. HABITAT, che giungerà a conclusione a fine 2013, è finanziato dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti (MIT) ed ha l'obiettivo di migliorare i sistemi di controllo del traffico portuale e costiero.

"La totale assenza di emissioni radio che caratterizzano la famiglia dei radar passivi – ha spiegato il professor Fabrizio Berizzi - dà la possibilità di realizzare un sistema integrato per il monitoraggio del territorio estremamente compatibile con l'ambiente. Il principio base è infatti quello di riutilizzare le onde radio già presenti per altri scopi e riciclarle al fine di realizzare la funzionalità radar".

Questo genere di sistema di sorveglianza, sebbene passivo, è infatti in grado di offrire tutti i vantaggi caratteristici dei radar convenzionali, quindi una capacità di costante monitoraggio, sia di giorno che di notte ed indipendentemente dalle condizioni meteorologiche. I segnali tipici da sfruttare sono quelli della televisione digitale terrestre (DVB-T), della telefonia mobile (3G-UMTS) oppure quelli delle trasmissioni televisive satellitari (DVB-S).

Il gruppo di ricerca pisano è attivo nel settore dei radar passivi sin dal 2007 e nel 2009 ha sperimentato questa tecnologia per la prima volta in Italia monitorando il traffico urbano grazie ad un dimostratore realizzato ad hoc (nella foto: il dimostratore pisano e alcuni componenti del gruppo di ricerca sul radar passivo, da sinistra verso destra, Christian Moscardini, Amerigo Capria e Michele Conti).

"Una delle peculiarità del sistema che abbiamo messo a punto – ha detto Amerigo Capria ricercatore del CNIT - è il totale impiego di soluzioni commerciali a basso costo per cui i costi finali del nostro dimostratore non raggiungono i 4.000 euro al contrario dei sistemi radar classici i cui costi vanno normalmente dalle centinaia di migliaia di euro fino ad alcuni milioni".

Ne hanno parlato:
Ansa.it
AdnKronos.com
Panorama.it
Corriere.it
Il Tempo
Iltempo.it
WallStreetItalia.com
Nazione.it
GreenReport.it
EcoReporter.tv
Lettera43.it
Tiscali.it
Rinnovabili.it
PisaToday.it
StampToscana.it
PisaInformaFlash.it
50Canale.it


Lunedì, 10 Giugno 2013 13:59

Concerto di primavera

L'associazione studentesca "Gruppo Universitari San Frediano" organizza per venerdì 14 giugno 2013  nel giardino della chiesa di San Frediano(ingresso via Paoli) il "Concerto di Primavera",  con musica, barbecue, presentazione del campo estivovento. L'evento è realizzato con il patrocinio del consiglio degli studenti dell'Università di Pisa.

Info

GrUSF - Gruppo Universitari San Frediano - PISA
Sito web:  http://grusf.it/
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
mummie

Secrets of pre-Columbian mummies preserved at the "Filippo Civinini" Museum of Human Anatomy of the University of Pisa (Department of Translational Research and New Technology in Medicine and Surgery) will soon be revealed by an international research team. Thanks to an agreement with the University of Huddersfield (UK), signed last February, pre-Columbian remains dating back 700 years, which can be traced to the Chimù and Chancay cultures, will be analysed with modern investigative techniques. Such techniques will be able to establish the cause of death and reveal details of the traditions and life-habits of these cultures.

The study will be led by Professor Stefano Vanin (together with two of his collaborators) from the University of Huddersfield. They will carry out an entomological analysis on the abovementioned remains. Vanin has, in fact, collected parasites and other insects which colonised the bodies before and after death which will be analysed and classified. In this way, it will be possible to offer information on the social characteristics and health of these particular groups of Peruvian people who lived long ago. Some results have already been noted. "Our initial observations allowed us to identify a flea and some lice," announces Professor Gianfranco Natale, Professor of Human Anatomy at Pisa University and director of the museum. "Thanks to this study we will be able to establish if the bacillus of the plague was present in the American continent also during the pre-Columbian epoch."

mummie2-webThere are three pre-Columbian mummies at the Museum of Human Anatomy. One is a child and the other two are male adults. They arrived in Pisa during the second half of the eighteen hundreds. They were carried inside characteristic 'fardos', cloth wrappings of varying layers into which bodies (in the fetal position) were laid. These corpses were bundled up in layers of cloth which contained objects of daily life such as shoes, metal objects and also food fragments.

The story of their arrival in Pisa is fascinating. The mummies and the strongboxes containing artefacts for funereal rites (which today are preserved at the museum) are part of the remains collected in South America by Carlo Regnoli (1838-1873), a Pisan medical doctor and Professor of Ophthalmology. He distinguished himself in a number of ways. As a medical doctor he took part in the Third Italian War of Independence by curing wounded soldiers. Being fond of archeology, he carried out research both in Egypt and in South America. In 1869 he went on an important expedition in Peru from where he brought back pre-Columbian vases, botanical remains, mummy exemplars and artefacts for funereal rites, which he later donated to the Museum of Human Anatomy.

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The museum, established by Filippo Civinini during the 1830's, hosts around 3,400 exhibits subdivided into medical collections to which the pre-Columbian and Egyptian archeological collections have been added. As well as the mummies, the most interesting pre-Columbian remains preserved in Pisa are the 121 vases belonging to the pre-Inca culture, a basket, votive objects and an 'antara', a terracotta musical instrument. Further pre-Columbian items are preserved in thirty-six elegant glass ampoules containing fragments of vases, shells and, above all, plant remains.

sala_museo_anatomiaOther remains are preserved in five wooden strongboxes. These include skulls, artefacts for funereal rites (utensils, bowls, cloth, plant remains) as well as various 'fardos' which will assuredly be of great interest to medical and scientific research.

Even more striking is an impressive collection of heads from a family whose members were decapitated. Some scalps have also been preserved.

Inside one of the many pre-Columbian skulls a small page was found which made reference to a 'Botica y Drogueria del Ynca by Abbondio Roncoroni, Cordoba'. This brief text recounts the dramatic story of a person to whom the skull belonged. "This skull belongs to Cacicco Canepan who died in the "Paso de los Poleos" zone, Rio 4th, Province of Cordoba in the Argentinian Republic. The 9th Cavalry Regiment killed him. It was commanded by Commander Don Isidro Sora in the month of March of the year 1869. He belongs to the tribe of Rauqueles Indians." Probably Regnoli bought this skull at an archeological market in Cordoba.

mummie precolombianeI segreti delle mummie precolombiane conservate nel Museo di Anatomia umana "Filippo Civinini" dell'Università di Pisa (Dipartimento di Ricerca Traslazionale e Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia) saranno presto svelati da un team internazionale di ricerca. Grazie a un accordo con la University of Huddersfield (Regno Unito) firmato lo scorso febbraio, i resti precolombiani risalenti a circa 700 anni fa e riconducibili alle culture Chimù e Chancay saranno analizzati con moderne tecniche d'indagine in grado di stabilire le cause della morte e rivelare dettagli sulle loro tradizioni e abitudini di vita.

Lo studio sarà condotto dal professor Stefano Vanin della University of Huddersfield insieme a due sue collaboratrici, che effettueranno sui resti analisi di carattere entomologico: Vanin ha infatti raccolto parassiti e altri insetti presenti sui corpi prima e dopo la morte che saranno analizzati e classificati. In questo modo sarà possibile dare informazioni anche sulle caratteristiche sociali e sullo stato di salute dell'antica popolazione peruviana. E già arrivano i primi risultati: "Le prime osservazioni hanno permesso d'individuare una pulce e alcuni pidocchi – annuncia il professor Gianfranco Natale, docente di Anatomia umana dell'Ateneo e direttore del museo – Grazie a questo studio, si potrà stabilire se il bacillo della peste era presente nel continente americano anche in epoca precolombiana".

mummie precolombianeLe mummie precolombiane del Museo di Anatomia umana sono tre (un bambino e due maschi adulti) e sono arrivate a Pisa nella seconda metà dell'Ottocento all'interno dei caratteristici fardos, contenitori di stoffa a vari strati in cui venivano riposti i corpi in posizione fetale. I defunti venivano fasciati in strati di tessuto che contenevano oggetti della vita quotidiana, come scarpe o oggetti di metallo, e anche frammenti di cibo.

Molto affascinante è la storia del loro arrivo a Pisa: le mummie e le casse contenenti i corredi funerari oggi conservati nel museo fanno parte dei reperti raccolti in Sudamerica da Carlo Regnoli (1838-1873), medico pisano e docente di Oftalmoiatria che si distinse su vari fronti: come medico partecipò alla Terza Guerra d'Indipendenza curando i militari feriti e, appassionato di archeologia, compì ricerche sia in Egitto che in Sudamerica. Nel 1869 effettuò un'importante spedizione in Perù da dove riportò i vasi precolombiani, resti botanici, gli esemplari di mummie e i corredi funerari, poi donati al Museo di Anatomia Umana.

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Istituito da Filippo Civinini intorno agli anni '30 dell'Ottocento, il museo raccoglie circa 3400 preparati suddivisi in collezioni di carattere medico, a cui si aggiungono le collezioni archeologiche egizie e precolombiane. Oltre alle mummie, tra i reperti precolombiani più interessanti sono conservati a Pisa 121 vasi appartenenti alle culture preincaiche, un cestino di fibra vegetale, oggetti votivi e un'antara, uno strumento musicale di terracotta. Altro materiale precolombiano è conservato in trentasei eleganti ampolle di vetro che contengono frammenti di vasi, conchiglie, ma soprattutto resti vegetali.

sala museo anatomiaIn cinque casse di legno sono conservati altri reperti tra cui crani, corredi funerari (utensili, ciotole, stoffe, altri resti vegetali), nonché diversi fardos che rivestono sicuramente un interesse medico-scientifico. Più impressionante, invece, è una collezione di teste provenienti da una famiglia i cui membri furono decapitati. Si conservano, infine, alcuni scalpi. All'interno di uno dei numerosi crani precolombiani è stato ritrovato un foglietto con un'intestazione di una Botica y Drogueria del Ynca, da Abbondio Roncoroni, Córdoba.

Il breve testo racconta la drammatica storia della persona a cui apparteneva il cranio: "Questo Craneo è del Cacicco Cañepan morto nel «Paso de los Poleos» dep.to Rio 4°, Provincia di Córdoba nella Repubblica Argentina. Lo uccise il Reg.to di Cav.ria N. 9 comandato dal Com.te Don Isidro Sora nel mese di marzo dell'anno 1869. Appartiene alla tribù degli Indii Rauqueles". Probabilmente Regnoli acquistò questo cranio in un mercato archeologico di Cordoba.


Ne hanno parlato:
ADNkronos 
inToscana.it 
ilReporter.it 
 

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