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Comunicati stampa

Si concluderà mercoledì 5 ottobre la prima edizione degli Open Days dell'Università di Pisa, la manifestazione di orientamento dedicata agli studenti delle ultime classi delle scuole superiori organizzata dal Comitato orientamento di Ateneo.

Iniziati il 22 settembre, gli Open Days hanno coinvolto circa 3500 studenti provenienti da tutto il bacino della Toscana e da altre regioni d'Italia. Una partecipazione che testimonia il grande interesse da parte delle scuole per le iniziative di orientamento.

Gli studenti hanno preso parte a lezioni accademiche, ad attività di laboratorio, hanno assistito a presentazioni delle attività didattiche e dei servizi, hanno potuto visitare biblioteche e musei e hanno potuto confrontarsi con colleghi più grandi già inseriti nel percorso universitario. Un'occasione straordinaria per avere un contatto diretto con la quotidianità della vita universitaria e per poter effettuare una scelta più consapevole del percorso formativo.

A conclusione della manifestazione Ryanair, la compagnia aerea low cost, metterà a disposizione voucher omaggio che consentiranno ai vincitori di recarsi in alcune delle destinazioni collegate dall'aeroporto di Pisa, nazionali ed europee.

Pisa si conferma come sede di un'Università prestigiosa, crocevia di sapere e porta di ingresso al resto del mondo prima, durante e al termine del percorso formativo. Sono molti gli studenti dell'Ateneo impegnati in programmi di mobilità internazionale, così come sono numerosi gli studenti provenienti da altre regioni e in quantità sempre più crescente coloro che provengono dall'estero. I collegamenti low cost effettuati dalla compagnia Ryanair contribuiscono a fare dell'esperienza universitaria un'occasione di conoscenza assai più completa che, accanto alla formazione accademica, passa anche attraverso il viaggio e il contatto con un mondo sempre più interconnesso.

Info su: http://orientamento.unipi.it/opendays

La flora neozelandese ha un numero medio di cromosomi doppio rispetto a quella italiana. La scoperta è di due ricercatori pisani del dipartimento di Biologia, Lorenzo Peruzzi e Gianni Bedini che hanno collaborato con un collega neozelandese, Murray I. Dawson. "I risultati della nostra indagine – spiega Peruzzi – se avvalorati da ulteriori ricerche suggeriscono un'ipotesi molto suggestiva e cioè che per le piante esistano modalità evolutive diverse nei due emisferi, australe e boreale".

Lo studio dei ricercatori pisani e neozelandesi rivoluziona infatti una teoria formulata fra gli anni '50 e '70 e tuttora accreditata nel mondo scientifico secondo la quale la percentuale di poliploidia (e di conseguenza il numero medio di cromosomi) nelle piante dovrebbe aumentare proporzionalmente alla latitudine. La "poliploidia", cioè l'avere più copie dello stesso set di cromosomi, è infatti uno dei meccanismi evolutivi delle specie vegetali che può determinare dei vantaggi adattativi, utili per esempio alle piante che, allontanandosi dall'equatore, devono magari sopravvivere in climi più freddi. Secondo questa teoria dunque il numero medio di cromosomi della flora italiana e di quella neozelandese dovrebbe essere all'incirca uguale, dato che i due Paesi, sorprendentemente simili dal punto della morfologia, si trovano più o meno alla stessa latitudine anche se in emisferi opposti. E invece non è così. "La flora neozelandese – spiega Peruzzi - presenta un numero cromosomico medio attorno a 2n = 60 (60,9), quasi perfettamente doppio rispetto a quello della flora italiana, che si aggira attorno a 2n = 30 (30,54)".

"Il nostro studio – aggiunge Peruzzi – che abbiamo pubblicato sulla rivista online AoB Plants (http://aobpla.oxfordjournals.org/content/2011/plr020.full.pdf+html) della Oxford University Press, è durato alcuni mesi e si è basato sull'analisi della letteratura cariologica mondiale e sulle banche dati delle specie vegetali presenti nei due Paesi". Il prossimo passo sarà di verificare la poliploidia della flora della Slovacchia e della Polonia. "La difficoltà – conclude Peruzzi – è che le banche dati a disposizione sono molto scarse e presenti solo in alcuni Paesi come Italia, dove è presente proprio nel nostro dipartimento (liberamente consultabile all'indirizzo www.biologia.unipi.it/chrobase), Gran Bretagna, Slovacchia e Polonia. E da questo punto di vista, purtroppo, c'è ben poco che riguardi l'emisfero australe".

Sarà l'ex calciatore del Milan e della Nazionale e attuale vice presidente della Figc, Demetrio Albertini, a inaugurare il corso di Tappeti erbosi, tenuto all'interno del corso di laurea magistrale in Progettazione e gestione del verde urbano e del paesaggio. L'appuntamento è per martedì 4 ottobre 2011, alle ore 9.00, nell'Aula magna della facoltà di Agraria in via del Borghetto 80.

Il Centro di ricerche sui Tappeti erbosi sportivi (CeRTES) dell'Università di Pisa è all'avanguardia a livello nazionale e internazionale nella ricerca sui tappeti erbosi, con particolare attenzione rivolta alle problematiche ambientali e alle applicazioni sportive. In particolare, a Pisa si studiano nuove specie vegetali e nuove tecnologie per i tappeti erbosi del futuro, a beneficio delle attività sportive più usuranti per il prato quali il calcio, il rugby e le attività ippiche. Alla ricerca si affianca l'attività didattica, svolta nell'ambito dei corsi di laurea della facoltà di Agraria. Il Centro effettua anche ricerche e consulenze per enti pubblici e aziende.

Studiare attraverso innovative tecniche di linguistica computazionale il rapporto fra cultura araba e greca mettendo al centro la cosiddetta "Teologia di Aristotele", uno dei principali testi che ha segnato questo legame. E' questo lo scopo principale del progetto ERC "Greek into Arabic. Philosophical Concepts and Linguistic Bridges" attivo dal 2010. I risultati scientifici, a un anno dall'inizio dei lavori, saranno presentati durante un workshop che si svolgerà a Pisa 3 ottobre in Santa Croce in Fossabanda. Dopo i saluti del prorettore alla ricerca Roberto Barale interverranno i coordinatori del progetto Cristina D'Ancona (Università di Pisa), Gehrard Endress (Università di Bochum) e Andrea Bozzi (ILC/CNR, Pisa) insieme alla professoressa Alessandra Avanzini dell'Ateneo pisano.

La particolarità del progetto ERC "Greek into Arabic" è di applicare alle opere filosofiche greche tradotte in arabo le più avanzate tecniche di datamining elaborate dalla linguistica computazionale. Il testo al centro di queste ricerche è uno dei più importanti della filosofia arabo-islamica delle origini, la cosiddetta "Teologia di Aristotele", per secoli erroneamente attribuita al grande filosofo greco. L'opera non ha ancora un'edizione critica e per farla occorre partire dai manoscritti, molti dei quali sono conservati in biblioteche extra-europee (Egitto, Turchia, Iran, India). Occorre inoltre la comparazione minuziosa del testo arabo con la sua fonte greca: tutto questo è ora reso possibile dal progetto ERC "Greek into Arabic", che consente a un gruppo di ricercatori di varie discipline di viaggiare alla ricerca dei manoscritti, studiare la tradizione del testo, la sua lingua e il suo contenuto filosofico, e applicare i più avanzati strumenti della linguistica computazionale alla comparazione del testo arabo con la sua fonte greca. I risultati dei lavori sono anche disponibili sul sito www.greekintoarabic.eu.

tessuto CuoreHeart tissue is being recreated in laboratories at the University of Pisa through the development of a polymeric support that can regenerate infarction of the myocardium. This is the result (still partial but of great importance) of research carried out by the 'Bio-materials' group from the Department of Chemical Engineering. Their work was presented at the recent European 'bio-materials' Congress held in Dublin. The event aroused a strong interest in the subject; so much so that it was reported on the front page of 'The Irish Times'.

This support consists of highly innovative materials based on a combination of two organic polymers – alginate (which is a polysaccheride extracted from seaweed) and collagen (which is the main structural protein of the human body) - and a synthetic polymer able to provide the bio-artificial system deriving from it with the elasticity necessary for sustaining cardiac activity. The results obtained so far are very promising since they have demonstrated a high degree of similarity with the elasticity of natural tissue.

Research on cardiac tissue is one of the subjects of the activities of the European 'BIOSCENT' project established via collaboration between the University of Pisa and the 'Sorin Biomedica Cardio Srl', a leading company in the cardiovascular sector. Coordinated by Elisabetta Rosellini, a young post graduate researcher, this project has an international feel about it, for eleven universities and four companies from eight countries are involved (as well as Italy the countries included are: Denmark, France, Germany, Holland, the UK, the Czech Republic and Romania).

A multidisciplinary project employing engineers, doctors and scientists, it has been financed through the 7th Framework Programme of the European Commission for a total of 6.5 million euros to be subdivided in the five year period of 2009 – 2013.

The aim of 'BIOSCENT' is the development of scaffold multifunctional polymers which, thanks to the bio-activity provided by the presence of 'signal' molecules, are able to control cardiovascular (myocardium vessels and valves) tissue development starting with adult stem cells. Two diverse strategies are currently being investigated. The first regards the in vitro engineering, which involves the cultivation of cells on polymer scaffolds in a bioreactor and the subsequent implantation of the newly formed tissue as a real prothesis. The second aims at the in vivo engineering, whereby the supporting polymeric structure is inserted into the patient's body where it recruits the stem cells and guides their growth towards the appropriate tissue. This latter approach is particularly attractive for the bio-medical industry since stem cell manipulation in the lab is not necessary and thus all ethical problems and connected technical difficulties are eliminated.

Elisabetta RoselliniIn the first two years of activity, scientists working at this project concentrated on identifying the fundamental components of engineered tissue, i.e. polymeric material, the 'signal' molecules able to guide tissue growth and the sources of more adaptable adult stem cells. At the same time, dynamic culture environments were designed, the so called bio-reactors, whereby tissue will be able to be cultivated before being implanted. The attention now turns towards the integration of these components for the development of engineered biometrical scaffolds, able to promote in vitro and/or in vivo regeneration of myocardium blood vessels and cardiac valves.

"Cardiovascular diseases," recalls Elisabetta Rosellini, a thirty year old Pisan woman with a First Class Honours 'cum laude' degree in Biomedical Engineering and a PhD in Bio-materials, "are the main cause of death and hospitalisation today in industrialised countries. They are the prime cause of death for people over the age of 65. This is most probably destined to worsen in the near future due to the progressive ageing of the population. The interest aroused by our research, which could offer new therapeutic opportunities for the repair and regeneration of damaged cardiovascular tissue, is therefore immediately understandable, both for its clinical implications and for the bio-medical market."

Gruppo ricerca cuoreNei laboratori dell'Università di Pisa si sta ricreando il tessuto del cuore, attraverso lo sviluppo di un supporto polimerico che possa rigenerare il miocardio infartuato. È questo il risultato, ancora parziale ma già di grande rilievo, di una ricerca condotta dal gruppo di Biomateriali del dipartimento di Ingegneria chimica, che è stata presentata al recente congresso della società europea di biomateriali tenuto a Dublino, dove ha destato un forte interesse, tanto da essere riportata sulla prima pagina dell'"Irish Times".

Il supporto è costituito da materiale altamente innovativo, basato sulla combinazione di due polimeri biologici - l'alginato, che è un polisaccaride estratto dalle alghe, e il collagene, che è la principale proteina strutturale del corpo umano - e di un polimero di sintesi, in grado di fornire al sistema bioartificiale che ne deriva l'opportuna elasticità necessaria per sostenere l'attività cardiaca. I risultati finora ottenuti sono molto promettenti, avendo dimostrato una elevata similarità con il tessuto naturale.

La ricerca sul tessuto cardiaco è una delle linee di attività del progetto europeo "BIOSCENT", nato dalla collaborazione tra l'Università di Pisa e Sorin Biomedica Cardio Srl, azienda leader nel settore cardiovascolare. Coordinato da Elisabetta Rosellini, giovane assegnista di ricerca, il progetto ha un carattere internazionale, riguardando undici università e quattro industrie di otto Paesi europei (oltre all'Italia, Danimarca, Francia, Germania, Olanda, Regno Unito, Repubblica Ceca e Romania), ed è fortemente multidisciplinare, coinvolgendo ingegneri, medici e scienziati. È stato finanziato nell'ambito del VII Programma Quadro della Commissione Europea, per un totale di 6.5 milioni di euro da suddividere nel quinquennio 2009-2013.

Lo scopo di "BIOSCENT" è quello di sviluppare scaffold polimerici multifunzionali che, grazie alla bioattività fornita dalla presenza di molecole segnale, siano in grado di guidare lo sviluppo di tessuti cardiovascolari (miocardio, vasi e valvole) a partire da cellule staminali adulte. Due diverse strategie sono attualmente in fase di studio. La prima riguarda l'ingegnerizzazione in vitro, che prevede la coltivazione delle cellule sullo scaffold polimerico all'interno di un bioreattore e il successivo impianto del tessuto neoformato come una vera e propria protesi. La seconda punta sull'ingegnerizzazione in vivo, secondo cui la struttura polimerica di supporto non seminata viene inserita all'interno del corpo del paziente, dove recluta le cellule staminali e ne guida la crescita verso il tessuto di interesse. Quest'ultimo approccio risulta essere particolarmente attraente per l'industria biomedica, in quanto non comporta la manipolazione in laboratorio di cellule staminali e quindi elimina tutte le problematiche etiche e le difficoltà tecniche ad essa connessa.

Elisabetta RoselliniNel primo biennio di attività, gli scienziati del progetto si sono concentrati sull'individuazione dei componenti fondamentali dei tessuti ingegnerizzati, ovvero i materiali polimerici, le molecole segnale capaci di guidare la crescita dei tessuti e le sorgenti di cellule staminali adulte più idonee. Contemporaneamente sono stati progettati gli ambienti di coltura dinamici, i cosiddetti bioreattori, nei quali i tessuti potranno essere coltivati prima dell'impianto. L'attenzione è ora rivolta all'integrazione di queste componenti per lo sviluppo di scaffold biomimetici ingegnerizzati, capaci di promuovere in vitro e/o in vivo la rigenerazione di miocardio, vasi sanguigni e valvole cardiache.

"Le malattie cardiovascolari – ricorda Elisabetta Rosellini, trentenne pisana con alle spalle la laurea con lode in Ingegneria biomedica e il dottorato in Biomateriali - sono oggi la principale causa di morte e di ospedalizzazione nei Paesi industrializzati, costituendo in assoluto la prima causa di decesso per le persone al di sopra dei 65 anni. Questa situazione sarà destinata con ogni probabilità ad aggravarsi nel prossimo futuro per il progressivo invecchiamento della popolazione. Risulta quindi immediatamente comprensibile l'interesse, sia clinico che del mercato biomedicale, per le nostre ricerche, che potrebbero offrire nuove opportunità terapeutiche per la cura e la rigenerazione dei tessuti cardiovascolari danneggiati".

Ne hanno parlato:

Nazione Pisa

Tirreno Pisa

Unità Toscana

InToscana.it

PisaNotizie.it

TirrenoPisa.it

NazionePisa.it

PisaInformaFlash.it

TG:

TGT Italia 7

cartine italia nuova zelanda a confrontoLa flora neozelandese ha un numero medio di cromosomi doppio rispetto a quella italiana. La scoperta è di due ricercatori pisani del dipartimento di Biologia, Lorenzo Peruzzi e Gianni Bedini che hanno collaborato con un collega neozelandese, Murray I. Dawson. "I risultati della nostra indagine – spiega Peruzzi – se avvalorati da ulteriori ricerche suggeriscono un'ipotesi molto suggestiva e cioè che per le piante esistano modalità evolutive diverse nei due emisferi, australe e boreale".

Lo studio dei ricercatori pisani e neozelandesi rivoluziona infatti una teoria formulata fra gli anni '50 e '70 e tuttora accreditata nel mondo scientifico secondo la quale la percentuale di poliploidia (e di conseguenza il numero medio di cromosomi) nelle piante dovrebbe aumentare proporzionalmente alla latitudine. La "poliploidia", cioè l'avere più copie dello stesso set di cromosomi, è infatti uno dei meccanismi evolutivi delle specie vegetali che può determinare dei vantaggi adattativi, utili per esempio alle piante che, allontanandosi dall'equatore, devono magari sopravvivere in climi più freddi. Secondo questa teoria dunque il numero medio di cromosomi della flora italiana e di quella neozelandese dovrebbe essere all'incirca uguale, dato che i due Paesi, sorprendentemente simili dal punto della morfologia, si trovano più o meno alla stessa latitudine anche se in emisferi opposti. E invece non è così. "La flora neozelandese – spiega Peruzzi - presenta un numero cromosomico medio attorno a 2n = 60 (60,9), quasi perfettamente doppio rispetto a quello della flora italiana, che si aggira attorno a 2n = 30 (30,54)".

"Il nostro studio – aggiunge Peruzzi – che abbiamo pubblicato sulla rivista online AoB Plants della Oxford University Press, è durato alcuni mesi e si è basato sull'analisi della letteratura cariologica mondiale e sulle banche dati delle specie vegetali presenti nei due Paesi". Il prossimo passo sarà di verificare la poliploidia della flora della Slovacchia e della Polonia. "La difficoltà – conclude Peruzzi – è che le banche dati a disposizione sono molto scarse e presenti solo in alcuni Paesi come Italia, dove è presente proprio nel nostro dipartimento (liberamente consultabile all'indirizzo www.biologia.unipi.it/chrobase), Gran Bretagna, Slovacchia e Polonia. E da questo punto di vista, purtroppo, c'è ben poco che riguardi l'emisfero australe".


Ne hanno parlato:

InToscana.it

Tirreno.it

PisaNotizie.it

PisaInformaFlash.it 

Venerdì, 30 Settembre 2011 07:36

La rivoluzione dei neutrini

Videoconferenza AutieroSi è discusso di neutrini che viaggiano a una velocità superiore rispetto a quella della luce e di grandi esperimenti in corso al Cern di Ginevra, ma anche di fuga di cervelli dall'Italia e di quanto il nostro Paese spenda per formare giovani talenti che poi lasciamo andar via a beneficio delle altre nazioni. Il tutto all'interno di una video conferenza internazionale, organizzata al Rettorato dell'Università di Pisa, con a un capo il professor Dario Autiero, responsabile dell'analisi delle misurazioni nell'ambito della ricerca sulla velocità dei neutrini, e dall'altro il rettore Massimo Augello, il professor Vincenzo Cavasinni, maestro dei tempi pisani e collega di Autiero, e un gruppo di giornalisti delle principali testate locali e regionali.

"All'Università di Pisa mi sono laureato e ho svolto il dottorato di ricerca, avviando gli studi sui neutrini e la collaborazione con il Cern – ha ricordato il professor Autiero – e anche ora, quando svolgo una lezione, cerco di riproporre le metodologie e i percorsi di studio appresi da voi". Il quarantasettenne professore, che dal 2002 vive con la famiglia nella cittadina francese di Ans, ha sintetizzato le tappe dell'esperimento "Opera" del Cern e del Gran Sasso, fino alla rilevazione sperimentale che i neutrini viaggiano a una velocità superiore a quella della luce. A quel punto, dopo aver effettuato approfondite verifiche a conferma della bontà dei risultati raggiunti, gli scienziati del Cern hanno deciso di mettere i dati a disposizione della comunità scientifica internazionale, per dar modo di validare o confutare le loro misurazioni. "Anche se gli esiti della nostra ricerca fossero confermati – ha detto il professor Autiero in risposta a una domanda – non aspettatevi conseguenze 'fantascientifiche', come pure ho letto negli scorsi giorni quando si fa accenno alla possibilità di viaggiare nel tempo".

Dopo il saluto introduttivo del rettore, che ha sottolineato la qualità del settore della fisica pisana, ai primi posti in Italia e in Europa secondo il recente ranking mondiale delle università di Shanghai, il professor Cavasinni ha ricordato insieme all'allievo i tempi dei primi esperimenti. Subito dopo ha tracciato il bilancio della presenza degli scienziati pisani all'interno del Cern. "A Ginevra lavorano un centinaio di ricercatori dell'Università e dell'Infn, suddivisi tra sperimentali, teorici e tecnici. Siamo tra i gruppi più numerosi a livello nazionale, insieme con quelli delle Università di Roma, Milano e Bologna, e rappresentiamo una risorsa significativa e qualificata a livello internazionale".

Il docente di Fisica sperimentale ha quindi precisato che "a parte la collaborazione nell'ambito della ricerca sulla velocità dei neutrini, il principale contributo dei ricercatori pisani al Cern riguarda il progetto LHC (Large Hadron Collider), il più importante esperimento scientifico di sempre sia per risorse investite e studiosi coinvolti, sia per l'ambizione di riprodurre, attraverso un immenso acceleratore di particelle, le condizioni del Big Bang, tentando in questo modo di affrontare i quesiti ancora aperti sull'origine e la struttura dell'universo. All'interno di LHC, i principali esperimenti sono CMS e ATLAS, nei cui ambiti i docenti pisani hanno ricoperto e ricoprono prestigiosi incarichi. Gli studiosi pisani partecipano inoltre a esperimenti più piccoli, dedicati e di altissima precisione, oltre che ad alcuni esperimenti di astroparticelle affiliati al Cern".

La video conferenza, trasmessa in diretta streaming sul sito dell'Università, è stata coordinata a livello tecnico dallo staff dell'Area Serra.

Ne hanno parlato:

TirrenoPisa

NazionePisa

TirrenoLivorno

TirrenoPisa.it

NazionePisa.it

PisaNotizie.it

RepubblicaFirenze.it

Tirreno Pisa (30/09)


TG:

TGT Italia 7
50 News

Premio Galilei 2011Si è svolta a nel Palazzo della Sapienza di Pisa la cerimonia del Premio internazionale Galileo Galilei dei Rotary Club italiani, giunto quest'anno alla sua 50ª edizione. Il riconoscimento è stato assegnato all'archeologo Michel Gras, studioso che si è distinto nella sezione archeologia ed etruscologia, mentre a Vincenzo Balzani, chimico di fama internazionale, è andato invece il Premio internazionale Galileo Galilei per la Scienza, giunto alla sua VI edizione. L'incontro è stato introdotto dai saluti di Massimo Augello, rettore dell'Università di Pisa, e da una commemorazione di Tristano Bolelli, fondatore del Premio Galilei, tenuta dai professori Umberto Laffi e Romano Lazzeroni. Sono seguiti i saluti di Marco Filippeschi, sindaco di Pisa, di Antonio Pieretti, presidente della Fondazione Premio Galilei, e di Concetto Lombardo, Governatore del Distretto 2110 e la lettura della relazione della giuria da parte di Saverio Sani, segretario del Premio.

Come è noto il meccanismo per l'assegnazione dei due premi è congegnato in modo speculare. Il premio umanistico è assegnato da una giuria italiana a uno straniero che si sia occupato in modo eminente di argomenti riguardanti la civiltà italiana, il premio scientifico da una giuria straniera a uno studioso italiano che si sia distinto nel campo delle scienze della natura. Il premio consiste in una scultura in argento di Giovanni Ferri, raffigurante Galileo Galilei, e in una targa d'oro commemorativa.

Michel Gras è direttore dell'École Française de Rome e rappresenta un profilo scientifico e istituzionale di primissimo piano. Formatosi in Francia alla scuola di J. Heurgon e di G. Vallet, ha ricoperto importanti ruoli scientifici e istituzionali nell'ambito della ricerca archeologica tra i quali quello di Attachè e poi di Directeur de Recherche al CNRS. La sua attività di ricerca è stata orientata prevalentemente verso problemi del Mediterraneo antico e dell'Italia preromana con particolare riguardo all'Etruria e alla Magna Grecia.

Vincenzo Balzani è uno dei massimi studiosi nel campo della fotochimica mondiale e ha svolto gran parte del suo lavoro di ricerca presso l'Università di Bologna, contribuendo a farne uno dei centri leader in questo ambito di studi. Egli può essere definito senza dubbio uno dei "ri-scopritori" della fotochimica organica ed è uno fra gli scienziati che primeggiano in Italia con una visibilità e una reputazione internazionale estremamente alta.

La giuria che ha designato Michel Gras era composta dai professori Antonio Pieretti, Gilda Bartoloni, Giovanna Greco, Giuseppe Sassatelli, Mario Torelli e Saverio Sani. La giuria che ha invece designato lo scienziato italiano era composta dai professori Antonio Pieretti, José Barluenga, Henning Hopf, Gérard Jaouen, Hans-Peter Lüthi e Saverio Sani.

Ne hanno parlato:

Nazione Pisa (02/10)
Giornale Toscana
Nazione Pisa (30/09)
Tirreno Pisa
PisaInformaFlash.it

TG:
TG News Telegranducato 

Giovedì, 29 Settembre 2011 09:15

Risolvere i “conflitti” in modo creativo

Non sarà la semplice presentazione di un libro, ma un momento per riflettere, in modo creativo, sull'università: lunedì 3 ottobre alle ore 15.00, nell'aula Magna Nuova del Palazzo La Sapienza, appuntamento con "Dal diritto di parola al diritto di essere ascoltati", un incontro promosso dal corso di laurea in Comunicazione pubblica, sociale e d'impresa e dal dipartimento di Anglistica, che prenderà spunto dal volume "Confronto Creativo" di Marianella Sclavi e Lawrence E. Susskind (et al./edizioni, 2011).

Si tratta di un appuntamento da non perdere per conoscere il metodo della gestione creativa del conflitto in contesti urbani e istituzionali direttamente da Susskind, il fondatore del Consensus Building Institute del Massachusetts Institute of Technology, che affronterà il tema "How can the university change when a creative confrontation approach is used?". Verrà fornito un riassunto in italiano da Marianella Sclavi che poi terrà un intervento su "Come cambia l'esperienza della cittadinanza".

"Confronto Creativo" è un manuale scritto pensando prima di tutto ai giovani che vogliono occuparsi di politica e di imprenditorialità in campo economico e culturale e che desiderano acquisire ed esercitare la capacità di risolvere problemi complessi secondo modalità inclusive e collaborative. Più precisamente presenta ai lettori i motivi per lasciar perdere i comportamenti usuali nell'affrontare le divergenze e illustra come intraprendere un cammino che dia spazio alla co-progettualità creativa e consente di elaborare soluzioni più eque, efficaci, stabili e sagge.

Lawrence E. Susskind ha ricevuto il "Global Environmental Award" della International Association for Impact Assessment per il suo contributo nel campo dei conflitti ambientali. Due sue opere hanno ricevuto il premio "Best book in dispute resolution field" del Center for Public Research.

Marianella Sclavi è autrice di numerose pubblicazioni sull'ascolto attivo tra cui "Arte di ascoltare e mondi possibili" e ha curato diversi progetti di democrazia partecipata tra cui anche "Cisternino2020" del Comune di Livorno, in collaborazione con il corso di laurea in Comunicazione pubblica, sociale e d'impresa dell'Università di Pisa.

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