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Comunicati stampa

Quattro itinerari che raccolgono un totale di 50 contributi audio (podcast), relativi ad altrettanti punti di interesse cittadini. E’ il progetto di “Travel-podcasting”, nato dalla collaborazione tra l’assessorato al turismo del Comune di Pisa e il CAFRE (Centro Interdipartimentale per l'Aggiornamento, la Formazione e la Ricerca Educativa) dell’Università di Pisa e presentato a Palazzo Gambacorti, alla presenza dell’assessore al turismo, Paolo Pesciatini, dello sviluppatore del progetto, Pietro Balestri, studente del corso di laurea in Ingegneria gestionale, e della docente di Gestione delle risorse umane, Serena Gianfaldoni, che ha seguito il progetto come tutor.

Il progetto mira a costruire dei percorsi di travel podcasting all’interno degli spazi del centro città del Comune di Pisa. Infatti, con il supporto di contenuti audio, i podcast, l’utente sarà guidato digitalmente lungo un itinerario dato. Questi i nomi dei 4 itinerari elaborati fino ad adesso: Pisa is Galileo Galilei, Pisa is Storie d’amore, Pisa is Musei, Pisa is Tuttomondo Il tutto avverrà con il supporto di Loquis: la prima piattaforma per ascoltare e raccontare il mondo tramite podcast geolocalizzati, nata da un progetto di start up italiano e disponibile in app e sul web. Il visitatore potrà quindi aprire Loquis, che gli mostrerà la mappa della città e il luogo in cui si trova. Sulla mappa, Loquis, proporrà all’utente anche i contenuti audio sviluppati che, una volta “cliccati” potranno essere fruiti tramite l’ascolto o accedere agli itinerari elaborati per intero. Dunque l’utente è libero di fruire dei contenuti che preferisce o di seguire per intero un itinerario creato.

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Serena Gianfaldoni Paolo Pesciatini e Pietro Balestri durante la presentazione

«In riferimento alle politiche turistiche – dichiara l’assessore al turismo, Paolo Pesciatini – nonostante i due anni di pandemia, come amministrazione comunale abbiamo rilanciato su tutti i fronti, dalle campagne di comunicazione, al nuovo sito internet e gestione dei social, passando per l’organizzazione di eventi, l’apertura di un nuovo info-point e, in particolare, la realizzazione del nuovo piano di sviluppo turistico che ha visto il confronto con tutti gli attori del territorio e che darà vita alla futura DMO. E poiché il turismo è anche ricerca e innovazione insieme al giovane studente del corso di laurea in Ingegneria gestionale, Pietro Balestri, e alla professoressa Serena Gianfaldoni, docente di Gestione delle risorse umane, abbiamo dato vita ad progetto innovativo. Un chiaro esempio di quanto sia importante implementare l’innovazione tecnologica in ambito turistico, al fine di promuovere la totalità della nostra offerta anche attraverso un’esperienza di travel podcasting che consentirà di godere a testa alta delle bellezze della nostra città, per poi magari approfondire ulteriormente la conoscenza di Pisa avvalendosi anche dell’esperienza di una guida turistica locale».

«Al momento sono stati prodotti 4 itinerari – dichiara Pietro Balestri - che raccolgono un totale di 50 contributi audio (podcast). Gli itinerari sono frutto di una rielaborazione in digitale di quelli già proposti dall'ufficio turismo del Comune di Pisa: una grande opportunità che si rivolge sia ai turisti che ai pisani che vogliono approfondire le proprie conoscenze sulla città».

«Un bel progetto che in futuro potrà essere ulteriormente implementato – dichiara la professoressa Serena Gianfaldoni – e che dimostra quanto sia importante per le istituzioni cittadine e non solo valorizzare i giovani talenti della città e dell’Università di Pisa, come ha fatto in questo caso Paolo Pesciatini con il suo assessorato al turismo».

 

Venerdì 24 giugno, nella Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, il Coro dell'Università di Pisa ha eseguito il Requiem in re minore K626 di W. A. Mozart, a un anno dalla scomparsa di Maria Antonella Galanti, già responsabile del Polo Musicale di Ateneo.

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Insieme al Coro si sono esibiti il soprano Jennifer Schittino, il contralto Fulvia Bertoli, il tenore Mentore Siesto e il basso Giorgio Marcello, insieme alla Tuscan Chamber Orchestra, sotto la direzione di Stefano Barandoni. È stato un concerto partecipato e apprezzatissimo dal pubblico, che ha assistito all’esibizione preceduta da un toccante intervento di Maria Letizia Gualandi, responsabile del Polo Musicale ‘Maria Antonella Galanti’, che ha ricordato la figura della professoressa scomparsa lo scorso anno come vera “anima del Coro e dell’Orchestra”.

Pubblichiamo qui di seguito l’intervento della professoressa Maria Letizia Gualandi.

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A nome del Polo Musicale dell’Università di Pisa vi do il benvenuto al concerto che ogni anno il Coro offre alla cittadinanza in occasione delle manifestazioni del Giugno Pisano, comunicandovi che, rispetto al programma iniziale, il soprano Federica Nardi è stata sostituita per motivi di salute dal soprano Jennifer Schittino.

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Quest’anno il concerto del coro non è però come tutti gli altri. La scelta della data del 24 giugno, infatti, non è casuale. Esattamente un anno fa, in questo stesso giorno ci lasciava in seguito a una malattia rapidissima quanto devastante, Maria Antonella Galanti, responsabile fin dal 2013 del Polo Musicale.

Antonella era una donna con un carattere fortissimo, estremamente sensibile e allo stesso tempo coraggiosa e combattiva, raffinata pedagoga e studiosa della psiche umana e docente di grande capacità. Fra i suoi molti impegni nelle istituzioni dell’Università di Pisa, un posto speciale l’aveva la guida del Polo Musicale, in cui Antonella ha profuso – senza mai risparmiarsi – la sua profonda competenza musicale, il suo entusiasmo contagioso, la sua ferrea determinazione. Per lei, dotata di una bella voce di soprano, il Coro e l’Orchestra rappresentavano la realizzazione concreta di quella comunità ideale, costituita dall’intreccio di sapere, cultura e umanità, in cui credeva fermamente: «la musica – diceva citando il maestro Uto Ughi – è un linguaggio di fratellanza e l’orchestra e il coro sono l’embrione della società, perché tutti devono ascoltare anche le voci degli altri».

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In realtà Antonella non è stata solo la responsabile, è stata l’anima del Coro e dell’Orchestra, che sotto la sua guida sono cresciuti, non solo nel numero dei componenti, grazie a una martellante campagna di reclutamento (io stessa sono entrata nel coro a seguito della sua insistenza e di questo non smetterò mai di esserle grata), ma sono cresciuti anche nell’impegno delle esibizioni, che sono diventate sempre più numerose, andando ben oltre la partecipazione alle manifestazioni universitarie per diventare veri e propri concerti, in teatri e chiese, a Pisa e fuori Pisa; e il coro della nostra Università è diventato anche un punto di riferimento nell’ambito di UnInCanto, la Rassegna Nazionale dei Cori universitari.

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Solo la malattia è riuscita a fermare Antonella. Ma fino all’ultimo la musica è stata in cima ai suoi pensieri. Quando, nella primavera dello scorso anno, Saulle Panizza, direttore del Centro di Ateneo per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura, chiese al coro di partecipare il 10 luglio alle celebrazioni in Sapienza per i 75 anni dalla prima riunione dell’Assemblea Costituente, Antonella il 26 aprile chiedeva dall’ospedale al maestro Stefano Barandoni, direttore del coro: “Il 10 luglio, secondo te, ce la faccio a cantare?”. E invece non ce l’ha fatta e ben prima – il 25 giugno – nel cortile della Sapienza c’era il suo feretro, circondato di fiori e dai coristi, che con un nodo alla gola hanno cantato per darle l’estremo saluto.

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Quel giorno, il Magnifico Rettore Paolo Mancarella ha deciso di intitolare a lei il Polo Musicale e ha chiesto a me di assumerne la responsabilità, con l’obiettivo di continuare nella linea di indirizzo portata avanti da Antonella: fare cioè del Coro e dell’Orchestra non solo due strumenti per diffondere la cultura musicale, ma soprattutto due strumenti per «contribuire – sono parole di Antonella – a tenere alta la voce della speranza nel futuro, attraverso la solidarietà e la socialità, in uno spazio condiviso, grande e accogliente, pieno di tanta musica».

Ed è nello spazio condiviso e accogliente di questa bella chiesa di Santa Caterina, dove Antonella ha cantato più volte con il Coro, che abbiamo deciso di ricordarla con il maestoso Requiem di Mozart, opera solenne come poche e dall’intenso contenuto affettivo/emozionale.

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Ma l’esecuzione del Requiem è l’occasione per ricordare anche altre figure importanti per il coro, che in questi ultimi due anni ci hanno lasciato: innanzitutto il Magnifico Rettore Luciano Modica, che nel 1999 accolse con entusiasmo il progetto – avanzato da Carolyn Gianturco – di costituire un Coro universitario, intuendone con grande lungimiranza la forza come polo di aggregazione identitaria per studenti, docenti e personale tutto, e anche l’importanza per l’immagine esterna dell’Ateneo e per quella che negli anni successivi il Ministero dell’Università avrebbe chiamato la “terza missione” delle Università, accanto alla ricerca e alla didattica: vale a dire la diffusione nella società di competenze e saperi frutto delle attività di studio. E poi la stessa Carolyn Gianturco, docente di Storia della musica, che volle la nascita del Coro e poi dell’Orchestra per diffondere la cultura musicale fra i giovani e che è stata responsabile del Polo Musicale fino al 2013; e ancora Giancarlo Dell’Amico, basso e responsabile dell’organizzazione dei concerti del Coro, Gianluigi Barbaglio e Giancarlo Scalabrelli, tenori, Laura Pasqualetti, pianista.

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Ma in questa serata così particolare vogliamo ricordare anche tutte le persone care – genitori, compagni di vita e di lavoro, amici – che in questi ultimi tempi ci hanno lasciato: per il Covid, per qualche altra malattia o semplicemente perché erano anziani. La solenne invocazione al riposo eterno dell’Intròitus, l’implorazione a Cristo della fuga del Kyrie, l'intensa riflessione sul perdono divino del Lacrimosa saranno l’occasione per ognuno di noi per rivolgere un silenzioso pensiero a chi ha amato e non c’è più. Buon ascolto dal Coro dell’Università di Pisa.

Maria Letizia Gualandi
Responsabile del Polo Musicale 'Maria Antonella Galanti'

 

Dal 28 al 30 giugno è in programma a Pisa il convegno conclusivo del Progetto di Ricerca di Ateneo "L’Ebreo errante. Temi, idee e persone in movimento nello spazio e nel tempo, dal Medioevo all’Età contemporanea", organizzato dal Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici dell'Università di Pisa, dal Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere e dal Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica. Il convegno, trasmesso anche in streaming, è in presenza e aperto a tutti gli interessati.

Le sessioni del convegno sono ospitate nella giornata di martedì 28 al Polo della Memoria San Rossore 1938 in via Risorgimento 19, con l’apertura dei lavori prevista alle 14.45 e i saluti istituzionali del rettore Paolo Mancarella, di Simone M. Collavini, direttore del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, di Roberta Ferrari, direttrice del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, e di Serena Grazzini, coordinatrice del progetto di ricerca. A seguire ci sarà la lectio magistralis di Marcello Massenzio, presidente dell’Associazione internazionale Ernesto de Martino, dal titolo “Essere altrove” (L’Ebreo errante nostro contemporaneo) introdotta da Fabrizio Franceschini. Dalle 16.45 alle 18 è poi prevista una sessione di interventi sui “Testi fondativi” moderata dal professor Mauro Tulli.

Mercoledì 29 giugno i lavori si spostano alla Gipsoteca di Arte Antica in Piazza San Paolo all’Orto: la sessione mattutina, moderata da professor Fabio Dei, inizia alle ore 9 e prevede interventi sul tema “Erranza come paradigma e categoria filosofica”. Nel pomeriggio, dalle ore 15, si parla della figura dell’Ebreo errante “Dal Medioevo all’Ottocento”, moderano il professor Michele Battini e la professoressa Antonietta Sanna.

Giovedì 30 giugno, le sessioni della mattina e del pomeriggio approfondiscono il tema “Dal primo Novecento a oggi” e sono moderate dai professori Enrico Giaccherini, Carlotta Ferrara Degli Uberti e Pier Giorgio Borbone.

Nel corso dei secoli, il mito dell’Ebreo condannato dal Cristo a vivere e a errare fino alla fine dei tempi ha investito di sé la cultura, la poesia, le arti, i diversi campi del sapere e del pensiero. Il personaggio si è impresso nella memoria culturale e la sua iconografia ha plasmato l’immaginario collettivo, non solo quello cristiano, bensì anche quello ebraico diasporico. Assurto già nel Seicento a emblema stesso del popolo ebraico e della sua extra-territorialità, il personaggio enigmatico dell’Ebreo errante ha stimolato la fantasia mitopoietica che lo ha via via ripensato oppure se ne è servita per leggere e plasmare la storia. Il convegno internazionale conclusivo del Progetto di Ricerca di Ateneo dedicato all’Ebreo errante è dedicato alle molteplici ripercussioni letterarie, filosofiche, storiche e culturali del mito e, più in generale, dell’erranza ebraica intesa nelle sue diverse declinazioni. Storici, filosofi, letterati, linguisti, ebraisti, studiosi di teatro, delle religioni e della musica indagano, da prospettive diverse e in dialogo tra loro, sugli orizzonti di significato reali e simbolici che l’elaborazione del mito ha dischiuso in aree geografiche differenti dal Medioevo fino a oggi.

Il programma completo del convegno è disponibile a questo link.

Luca Morelli (foto), professore associato di Chirurgia generale all'Università di Pisa e in forza nella Sezione dipartimentale di Chirurgia generale dell'Aoup, è stato nominato dal Consiglio superiore di sanità del Ministero della salute coordinatore dell'area addomino-pelvica di gruppo di lavoro su chirurgia robotica e intelligenza artificiale. 

luca morelli 4 copyAlla chirurgia robotica, sempre più mini-invasiva e multidisciplinare, è affidato infatti un ruolo centrale per i prossimi anni in Medicina e il fatto che sia stato individuato come referente italiano un chirurgo che ha all’attivo quasi mille interventi eseguiti negli ultimi 14 anni a Pisa con il sistema robotico da Vinci, è segno anche del riconoscimento del ruolo di primo piano in Italia ha ormai acquisito il Centro multidisciplinare di Chirurgia robotica dell'Aoup. Un centro dotato di 4 sistemi robotici il primo dei quali è stato acquisito nel 2001, con una casistica elevata e un'offerta multidisciplinare pressoché completa, con una quarantina di chirurghi che vi operano provenienti da tutta l'area vasta nord-ovest, che è di riferimento europeo per l'addestramento e la didattica degli operatori e che si caratterizza per un modello organizzativo consolidato nel tempo che permette integrazione di risorse umane e tecnologiche in ottica di area vasta con il ricorso a procedure standardizzate su alti volumi di attività, che assicurano anche sostenibilità dei costi.

L’incarico centrato sulle applicazioni in chirurgia addomino-pelvica è un riconoscimento anche alla vasta esperienza personale in chirurgia oncologica addominale, concretizzatasi poi nell’ampia casistica robotica che comprende tumori del colon retto, del pancreas, del fegato e delle alte vie digestive. E’ inoltre un riconoscimento alla ricca produzione scientifica correlata, consistente in numerose pubblicazioni innovative negli ultimi anni sulla robotica in Chirurgia generale. In particolare, quelle inerenti le prime applicazioni in letteratura del robot da Vinci Xi in chirurgia del retto, il primo studio clinico al mondo riguardante l’applicazione del tavolo operatorio integrato in grado di muoversi in coordinazione con il robot, la descrizione di nuove varianti tecniche per asportazione completa robot-assistita del colon-retto e di ricostruzione dopo chirurgia demolitiva del pancreas, la resezione colica robotica con singolo accesso (prima al mondo) e vari studi sull’ottimizzazione dei costi per il servizio sanitario nazionale in chirurgia robotica del retto e del pancreas.

Il ruolo affidato con questa nomina al professor Morelli rientra in una più ampia pianificazione di sistema ed economica del Ministero, che prevede anche la chirurgia robotica fra i modelli innovativi per ricerca e sviluppo tecnologico da perseguire per il servizio sanitario nazionale dei prossimi anni.

(Fonte: Ufficio Stampa AOUP)

Al via la fase di sperimentazione clinica del progetto di ricerca TELOS (Tailored neurorehabilitation thErapy via multi-domain data anaLytics and adaptive seriOus games for children with cerebral palSy), uno studio cui partecipano numerosi enti di ricerca finalizzato a valutare l’efficacia di una terapia riabilitativa innovativa supportata dalla realtà virtuale, paragonata alla terapia riabilitativa standard in bambini con paralisi cerebrale infantile (forme emiplegiche e diplegiche). In Aoup la sperimentazione sarà avviata nella Sezione dipartimentale di Riabilitazione neurocognitiva dell’età evolutiva (diretta dal professore Luca Bonfiglio, docente del Dipartimento di ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in Medicina e Chirurgia dell'Università di Pisa e responsabile scientifico del progetto per l’Azienda ospedaliero-universitaria pisana) del Dipartimento materno-infantile (diretto dal dottore Pietro Bottone). Nell’Azienda USL Toscana nord ovest la sperimentazione è avviata invece nel reparto di Medicina riabilitativa (diretto dal dottor Federico Posteraro) dell’Ospedale Versilia (responsabile scientifico la dottoressa Sara Aliboni).

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Gli esercizi riabilitativi, indirizzati a promuovere il miglioramento delle capacità manuali e dell’equilibrio, verranno svolti in forma di videogioco (i cosiddetti serious games) ed eseguiti in realtà virtuale immersiva, con tecnologie sviluppate dai laboratori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (Istituto di Intelligenza meccanica), coordinatrice del progetto. L’immersione virtuale consentirà ai bambini di partecipare ad un’esperienza di gioco multisensoriale, ove agli stimoli visivi e uditivi percepiti a 360 gradi si aggiungeranno anche stimoli tattili percepiti attraverso attuatori indossabili. In questo modo, sarà possibile percepire anche il contatto tattile con gli oggetti virtuali obiettivo delle azioni di presa e manipolazione.

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L’ambiente virtuale, l’aspetto ludico, la variabilità degli esercizi, la progressione per tappe successive di upgrading gestita dal terapista, sono tutti elementi fortemente coinvolgenti, motivanti e gratificanti e, come tali, capaci di promuovere e sostenere l’apprendimento motorio. L’ambiente virtuale, inoltre, consente di misurare oggettivamente, tramite il rilevamento di nuovi indici cinematici e tecnologie avanzate di analisi dati - sviluppate nel progetto dall’Istituto di Fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifc) - le prestazioni dei bambini nelle azioni richieste e, di conseguenza, di monitorarne fedelmente i progressi nel corso della terapia. Elemento da non sottovalutare, alla luce della situazione pandemica, è infine la prospettiva di proporre questo tipo di assetto riabilitativo anche a domicilio del paziente, in uno scenario di monitoraggio, controllo e supervisione anche da remoto (telemedicina).

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Il progetto è finanziato dalla Regione Toscana nell’ambito del Bando ricerca salute 2018 e vede coinvolti la Scuola Superiore Sant’Anna (coordinatore, ingegnere Daniele Leonardis, gruppo HRI del professore Antonio Frisoli), il Cnr (responsabile scientifico l’ingegnere Ilaria Bortone, Istituto di Fisiologia clinica), l’Azienda ospedaliero-universitaria pisana (Sezione dipartimentale di Riabilitazione neurocognitiva dell’età evolutiva), l’Azienda USL Toscana nord ovest (unità operativa di Medicina riabilitativa, Ospedale Versilia) e l’Istituto Irccs De Bellis di Castellana Grotte (responsabile scientifico, dottor Rodolfo Sardone).

Per eventuali contatti per la sperimentazione, in Aoup l’indirizzo email di riferimento è Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., per l’Azienda USL Toscana nord ovest è Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

(Comunicato Ufficio Stampa AOUP).

 

Un nuovo studio ha rivelato i meccanismi attraverso i quali il virus Zika, trasmesso dalla puntura di zanzare infette, può danneggiare lo sviluppo cerebrale dei nascituri. La scoperta arriva da una ricerca condotta all’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-In) e all’Università di Pisa e pubblicata sulla rivista Stem Cell Reports.

La sindrome congenita da Zika è stata descritta per la prima volta nel 2015 in Brasile in alcuni neonati le cui madri avevano contratto l’infezione in gravidanza. Durante il periodo di gestazione, il virus Zika aveva infatti oltrepassato la barriera placentare causando gravi lesioni al sistema nervoso centrale dei nascituri, fra cui la microcefalia e altre patologie dello sviluppo cerebrale.


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Cellule staminali umane infettate da virus Zika, come modello di studio dei disordini dello sviluppo cerebrale. (Foto Matteo Baggiani)

Per capire come il virus Zika possa provocare queste alterazioni, i ricercatori hanno utilizzato un sistema innovativo di cellule staminali neurali umane. Partendo dall’intuizione che la sindrome congenita da Zika ha delle forti similarità con la sindrome FOXG1, a lungo studiata dal gruppo di ricerca di Cnr-In, è stato visto che anche il virus Zika altera sia la quantità che la localizzazione intracellulare di FOXG1, una proteina protagonista dello sviluppo della corteccia cerebrale. Quest’ultima rappresenta infatti la parte più evoluta del nostro cervello e assicura all’uomo le capacità cognitive, la percezione di sé e del mondo circostante. La corretta dimensione e architettura della corteccia cerebrale è acquisita durante lo sviluppo embrionale in un processo che rappresenta forse uno degli aspetti più complessi, delicati e intimi dell’essere umano.

“Il fatto che il numero di bambini affetti da sindrome congenita da Zika fosse aumentato in modo repentino e che si riscontrassero casi di infezione in vari stati del mondo e poi che il virus potesse essere trasmesso da una zanzara vettore presente in tutti i continenti, ha creato un allarme mondiale che ha ricordato per certi versi la recente pandemia da SARS-CoV-2”, affermano Giulia Freer e Mauro Pistello del Centro Retrovirus dell’Università di Pisa e coautori dello studio.

“Le cellule staminali neurali umane rappresentano un modello di studio che permette di ricapitolare in vitro eventi precoci dello sviluppo del nostro cervello e delle sue disfunzioni, che altrimenti non sarebbero facilmente osservabili”, aggiunge Marco Onorati, direttore del NeuroStemCell Lab presso il Dipartimento di biologia dell’Università di Pisa.

“Per la prima volta, questo lavoro identifica FOXG1 come un fattore sensibile al virus Zika, spiegando molti aspetti della microcefalia e dei ritardi cognitivi causati da questa infezione virale e in prospettiva potremmo utilizzare FOXG1 come un sensore per rivelare eventuali altri ‘attacchi’ subiti durante lo sviluppo embrionale e per capire i meccanismi alla base di patologie come le malformazioni corticali, l’autismo e la schizofrenia”, conclude Mario Costa, ricercatore Cnr-In e autore corrispondente della pubblicazione.

Venerdì 24 giugno alle ore 21.30, nella Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria (in Piazza Santa Caterina a Pisa), il Coro dell'Università di Pisa eseguirà il Requiem in re minore K626 di W. A. Mozart, a un anno dalla scomparsa di Maria Antonella Galanti, già responsabile del Polo Musicale di Ateneo. Insieme al Coro si esibiranno il soprano Federica Nardi, il contralto Fulvia Bertoli, il tenore Mentore Siesto e il basso Giorgio Marcello, insieme alla Tuscan Chamber Orchestra, sotto la direzione di Stefano Barandoni. L’ingresso è libero.

Così, Maria Letizia Gualandi, attuale responsabile del Polo Musicale ‘Maria Antonella Galanti’, presenta il concerto di venerdì: “Il 24 giugno 2021 ci ha lasciati Maria Antonella Galanti, dopo una malattia fulminante. È stata una grave perdita per chiunque l’abbia conosciuta: per i colleghi del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere, dove insegnava Didattica e Pedagogia Speciale e dove portava avanti studi raffinati sulla psiche umana; per gli studenti che ne hanno seguito gli insegnamenti su temi delicati come la complessità, la differenza, la disabilità; per l’Università tutta dove, come prorettrice per i Rapporti con il territorio, si è sempre battuta per il superamento delle disuguaglianze, per l’integrazione, per i diritti delle donne e dei più deboli.

E anche per il Coro e l’Orchestra dell’Università di Pisa che, come responsabile del Polo Musicale di Ateneo, Maria Antonella ha guidato ininterrottamente dal 2013 fino alla sua scomparsa, con profonda competenza, grande entusiasmo e ferrea determinazione. In realtà in questi anni Maria Antonella non è stata solo la responsabile, è stata l’anima del Coro e dell’Orchestra, che sotto la sua guida sono cresciuti, non solo nel numero dei componenti, ma anche nell’impegno dei concerti. Fino a quando la malattia l’ha fermata.

A lei il Magnifico Rettore Paolo Mancarella ha deciso di intitolare il Polo Musicale e a lei, a un anno esatto dalla scomparsa, il Coro dell’Università dedica la Messa di Requiem in re minore K 626 di W. Amadeus Mozart, accomunando nel ricordo anche altre figure importanti per il Polo Musicale, che in questi ultimi due anni ci hanno lasciato prematuramente: il Magnifico Rettore Luciano Modica, che nel 1999 favorì la nascita del Coro, accogliendo il progetto di Carolyn Gianturco; la stessa Carolyn, fondatrice del Coro e dell’Orchestra e responsabile del Polo Musicale fino al 2013; e inoltre Giancarlo Dell’Amico, basso e responsabile dell’organizzazione dei concerti del Coro, Gianluigi Barbaglio, tenore, Laura Pasqualetti, pianista”.

Un sensore più sottile di un francobollo, biocompatibile e bioriassorbibile, e impiantabile sottopelle, riuscirà a monitorare in tempo reale alcuni parametri del corpo come il pH, e l’efficacia dei farmaci somministrati, aprendo così la strada a nuove procedure cliniche e diagnostiche.

Il risultato è pubblicato nella rivista Advanced Science, e reca la firma del team di ingegneri elettronici del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa (DII), coordinati da Giuseppe Barillaro, in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia e Surflay Nanotec GmgH di Berlino.

“Il livello del pH, da cui emerge una eventuale acidificazione dei tessuti - spiega Giuseppe Barillaro – è, tra altre cose, indicativo dell’insorgenza e della progressione di malattie come il cancro e problemi cardiaci. Fino ad ora la misura del pH viene svolta con analisi di laboratorio, che richiedono in genere il prelievo di fluidi corporei e non riescono a misurare l’eventuale acidificazione di una zona di interesse specifico con elevata accuratezza. Il nostro sensore, costituito da una membrana di silicio nanostrutturato ricoperta da un polimero fluorescente riesce a fornire un risultato immediato, accurato e soprattutto continuo nel tempo del livello di pH nel tessuto di interesse. È sufficiente illuminare la zona della pelle in cui il sensore è impiantato con una luce verde. Il sensore emetterà una luce rossa più o meno intensa, indicativa del livello di pH. Infine, il sensore si degraderà dopo l’uso all’interno del corpo, senza necessità di rimozione chirurgica.”

“Il sensore funziona per circa 5 giorni - aggiunge Martina Corsi, dottoranda in elettronica al DII - poi inizia a biodegradarsi, e in un periodo breve di tempo viene completamente riassorbito dal corpo senza conseguenze.”

“Di solito i dispositivi impiantabili sono protetti da una rivestimento opportuno - aggiunge Alessandro Paghi, ricercatore presso il DII - per non essere aggrediti e messi fuori uso dal nostro sistema immunitario. Questo rende molto difficile realizzare dei sensori chimici impiantabili, che non possono essere protetti perché funzionano solo se interagiscono chimicamente con il nostro corpo. Noi abbiamo dimostrato che può essere realizzato un sensore chimico non solo impiantabile, ma anche biodegradabile, una scoperta che apre la porta a innumerevoli applicazioni in ambito biomedico”.

Il team di Barillaro ha infatti di recente vinto un progetto Europeo, RESORB (www.resorb-project.eu), del programma Horizon Europe, il nuovo Programma Quadro per la Ricerca e l’Innovazione dell’Unione Europea per il periodo 2021-2027, che ha l’obiettivo di sviluppare ulteriormente il sensore, aggiungendo dei biorecetttori per la quantificazione di molecole target di interesse clinico/diagnostico in-vivo, in-situ e in tempo reale. RESORB si concentrerà sulla quantificazione di un farmaco chemioterapico, la doxorubicina, con lo scopo di ottimizzarne il dosaggio durante il trattamento di pazienti con tumore, attraverso una misura diretta e continua - nel tempo - del quantitativo di farmaco nel sito di impianto.

“Il sensore sviluppato, e la sua ulteriore evoluzione nel progetto RESORB - conclude - apre la strada per la messa a punto di sensori chimici capaci di effettuare analisi cliniche direttamente all’interno del corpo, per poi dissolversi senza necessità di rimozione chirurgica. Tali sensori, impiantabili e bioriassorbibili, hanno la potenzialità di rivoluzionare le procedure cliniche/diagnostiche garantendo un monitoraggio continuo di una molecola specifica nel tessuto di interesse, e quindi informazioni in tempo reale sia sullo stato di salute del paziente sia sull’efficacia dei farmaci. Un ulteriore passo avanti verso una medicina di precisione e personalizzata ”.

Un sensore più sottile di un francobollo (in foto), biocompatibile e bioriassorbibile, e impiantabile sottopelle, riuscirà a monitorare in tempo reale alcuni parametri del corpo come il pH, e l’efficacia dei farmaci somministrati, aprendo così la strada a nuove procedure cliniche e diagnostiche.

sensore3_1_copy.jpgIl risultato è pubblicato nella rivista Advanced Science, e reca la firma del team di ingegneri elettronici del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa (DII), coordinati da Giuseppe Barillaro, in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia e Surflay Nanotec GmgH di Berlino.

“Il livello del pH, da cui emerge una eventuale acidificazione dei tessuti - spiega Giuseppe Barillaro – è, tra altre cose, indicativo dell’insorgenza e della progressione di malattie come il cancro e problemi cardiaci. Fino ad ora la misura del pH viene svolta con analisi di laboratorio, che richiedono in genere il prelievo di fluidi corporei e non riescono a misurare l’eventuale acidificazione di una zona di interesse specifico con elevata accuratezza. Il nostro sensore, costituito da una membrana di silicio nanostrutturato ricoperta da un polimero fluorescente riesce a fornire un risultato immediato, accurato e soprattutto continuo nel tempo del livello di pH nel tessuto di interesse. È sufficiente illuminare la zona della pelle in cui il sensore è impiantato con una luce verde. Il sensore emetterà una luce rossa più o meno intensa, indicativa del livello di pH. Infine, il sensore si degraderà dopo l’uso all’interno del corpo, senza necessità di rimozione chirurgica.”

“Il sensore funziona per circa 5 giorni - aggiunge Martina Corsi, dottoranda in elettronica al DII - poi inizia a biodegradarsi, e in un periodo breve di tempo viene completamente riassorbito dal corpo senza conseguenze.”

“Di solito i dispositivi impiantabili sono protetti da una rivestimento opportuno - aggiunge Alessandro Paghi, ricercatore presso il DII - per non essere aggrediti e messi fuori uso dal nostro sistema immunitario. Questo rende molto difficile realizzare dei sensori chimici impiantabili, che non possono essere protetti perché funzionano solo se interagiscono chimicamente con il nostro corpo. Noi abbiamo dimostrato che può essere realizzato un sensore chimico non solo impiantabile, ma anche biodegradabile, una scoperta che apre la porta a innumerevoli applicazioni in ambito biomedico”.

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La biodegradazione del sensore

Il team di Barillaro ha infatti di recente vinto un progetto Europeo, RESORB (www.resorb-project.eu), del programma Horizon Europe, il nuovo Programma Quadro per la Ricerca e l’Innovazione dell’Unione Europea per il periodo 2021-2027, che ha l’obiettivo di sviluppare ulteriormente il sensore, aggiungendo dei biorecetttori per la quantificazione di molecole target di interesse clinico/diagnostico in-vivo, in-situ e in tempo reale. RESORB si concentrerà sulla quantificazione di un farmaco chemioterapico, la doxorubicina, con lo scopo di ottimizzarne il dosaggio durante il trattamento di pazienti con tumore, attraverso una misura diretta e continua - nel tempo - del quantitativo di farmaco nel sito di impianto.

“Il sensore sviluppato, e la sua ulteriore evoluzione nel progetto RESORB - conclude - apre la strada per la messa a punto di sensori chimici capaci di effettuare analisi cliniche direttamente all’interno del corpo, per poi dissolversi senza necessità di rimozione chirurgica. Tali sensori, impiantabili e bioriassorbibili, hanno la potenzialità di rivoluzionare le procedure cliniche/diagnostiche garantendo un monitoraggio continuo di una molecola specifica nel tessuto di interesse, e quindi informazioni in tempo reale sia sullo stato di salute del paziente sia sull’efficacia dei farmaci. Un ulteriore passo avanti verso una medicina di precisione e personalizzata ”.

Sempre accattivanti le offerte musicali che il Coro dell’Università di Pisa ci propone ogni anno. Questa volta però la compagine corale era impegnata in una prima esecuzione assoluta di un nuovo lavoro.
Dante. L’altre stelle è il titolo dell’oratorio del maestro Marco Bargagna, compositore pisano e docente al Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze, andato in scena a Pisa, al Teatro Verdi, il 14 e il 15 maggio scorsi. Diretti dal maestro Stefano Barandoni, il Coro dell’Università di Pisa e la Tuscan Chamber Orchestra sono stati protagonisti di questo progetto che, patrocinato dal Comune di Pisa e dalla Regione Toscana e promosso dal Ministero della Cultura, rientrava fra gli eventi inseriti dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni Dantesche a 700 anni dalla morte di Dante Alighieri.

 

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Proprio con l’idea di celebrare in musica il sommo poeta in occasione dell’anniversario ricorrente nel 2021, si era costituito, nel gennaio 2020, un comitato di letterati e musicisti formato da Alberto Casadei e Fabrizio Cigni, docenti del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, Maria Antonella Galanti, responsabile del Polo musicale di Ateneo, Alessandra Lischi, delegata del Rettore per la comunicazione e la diffusione della cultura, Stefano Barandoni, direttore del Coro dell’Università di Pisa. Così, nasceva Dante.L’altre stelle, il cui libretto è stato affidato al Professor Alberto Casadei. Con testi originali e un’antologia di opere dantesche l’oratorio sviluppava un racconto in cui i motivi che portarono Dante alla scrittura della Divina Commedia si accompagnavano alle parole di un Dante narratore, un personaggio sfaccettato, simbolo di tutti gli esseri umani, la cui interpretazione recitativa è stata affidata al celebre attore pisano Renato Raimo.

Il compositore Marco Bargagna, oltre a una sterminata produzione di musica sacra, ha al suo attivo diversi lavori sia nel genere dell’oratorio e della cantata sia nel genere del melodramma e ha una sua cifra compositiva caratteristica: il suo linguaggio si presenta colto ma non intellettualistico, affonda le radici nell’armonia allargata novecentesca che supera i confini tra tonalità, modalità e cromatismo. Ascoltando questo lavoro, ci si rende sempre più conto che qui Bargagna ha confermato e ulteriormente perfezionato la sua naturale capacità di comporre una musica sempre drammatica, nel senso di teatrale, e ricca di profondi contrasti, che la critica aveva già rilevato nei suoi lavori precedenti. I pezzi solistici e soprattutto i grandiosi affreschi corali sono sempre inseriti in un tessuto orchestrale ricco di colori e ritmi coinvolgenti, in piena fusione col testo dantesco.

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Gli spettatori sono stati così accompagnati in un viaggio che alternava la malinconia dell’esilio alle rime petrose, le musicalità aspre dell’Inferno a quelle delicate del pure del Paradiso.
Oltre al già citato Renato Raimo, protagonisti canori nell’alternanza di musica e recitativi sono stati il soprano Paola Cigna, il baritono Carlo Morini, il tenore Marco Mustaro che hanno dato voce a Beatrice al Sommo Poeta, a Virgilio, ma anche a Ulisse, al Conte Ugolino, a Farinata degli Uberti. Cantori e professori d’orchestra, sotto la competente ed energica guida del maestro Stefano Barandoni, sono stati artefici delle melodie ora infernali, ora sublimi fino alla contemplazione divina, in un crescendo di emozioni. Da dannati a angeli, dai lamenti pietosi dei figli di Ugolino ai cori inneggianti Beatrice, dall’amore alla morte, il Coro dell’Università di Pisa ha contribuito alla realizzazione di un evento unico nel suo genere e che ha riscosso un grande successo, come testimoniato dalla grande partecipazione del pubblico a entrambe le recite. Il coinvolgimento emotivo degli esecutori ha inoltre contribuito a rendere l’oratorio davvero una grande opera collettiva.

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