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Comunicati stampa

A quasi 2000 anni dall’eruzione del Vesuvio che nel 79 d.C. distrusse gran parte del territorio e delle città circostanti, un team internazionale di ricercatori ha analizzato nuovamente l’evento per offrire un piano esaustivo dello stato dell’arte sulle conoscenze dell’eruzione più famosa della storia, partendo dalla sua datazione, che uno studio di alcuni anni fa ha posticipato di alcuni mesi, da agosto a ottobre. L’integrazione tra lo studio sul campo, le analisi in laboratorio e la rilettura delle fonti storiche ha consentito di seguire temporalmente tutte le fasi dell’eruzione, dalla camera magmatica fino alla deposizione della cenere in aree lontanissime dal Vesuvio, trovandone traccia fino in Grecia.

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Lo studio “The A.D. 79 eruption of Vesuvius: a lesson from the past and the need of multidisciplinary approaches for developments in volcanology”, recentemente pubblicato sulla rivista ‘Earth Science Reviews’, è stato condotto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in collaborazione con il Centro Interdipartimentale per lo Studio degli Effetti del Cambiamento Climatico (CIRSEC) e il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, l’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IGAG-CNR), il Laboratoire Magmas et Volcans di Clermont-Ferrand (LMV) in Francia e la School of Engineering and Physical Sciences (EPS) della Heriot-Watt University di Edimburgo nel Regno Unito. La ricerca è stata realizzata nell’ambito del progetto di ricerca ‘Pianeta Dinamico’ finanziato dall’INGV.

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Il team di ricercatori pluridisciplinari ha raccolto e analizzato criticamente la vasta produzione scientifica disponibile sull’eruzione, integrandola con nuove ricerche. “Il nostro lavoro esamina con un approccio ampio e multidisciplinare diversi aspetti dell’eruzione del 79 d.C., integrando dati storici, stratigrafici, sedimentologici, petrologici, geofisici, paleoclimatici e di modellazione dei processi magmatici ed eruttivi di uno degli eventi più famosi e devastanti che hanno interessato l’area vulcanica napoletana – spiega Mauro A. Di Vito, vulcanologo dell’INGV e coordinatore dello studio – L’articolo parte dalla ridefinizione della data dell’eruzione, che sarebbe avvenuta nell’autunno del 79 d.C. e non il 24 agosto come si è ipotizzato in passato, e prosegue con l’analisi vulcanologica di siti in prossimità del vulcano per poi spostarsi progressivamente fino a migliaia di chilometri di distanza, dove sono state ritrovate tracce dell’eruzione sotto forma di ceneri fini”.

“Fin dal XVIII secolo, la data del 24 agosto è stata oggetto di dibattito fra storici, archeologi e geologi perché incongruente con numerose evidenze, come ad esempio i ritrovamenti a Pompei di frutta tipicamente autunnale o le tuniche pesanti indossate dagli abitanti che mal si conciliavano con la data del 24-25 agosto” – spiega Biagio Giaccio, ricercatore dell’Igag-Cnr e coautore dell’articolo. La prova definitiva dell’inesattezza della data è però emersa solo pochi anni fa: “Un’iscrizione in carboncino sul muro di un edificio di Pompei che tradotta cita ‘Il sedicesimo giorno prima delle calende di novembre, si abbandonava al cibo in modo smodato’, indicando che l’eruzione avvenne certamente dopo il 17 ottobre”, aggiunge Giaccio. La data più accreditata è, quindi, quella del 24-25 ottobre.

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La ricerca è stata poi integrata dalla valutazione quantitativa dell’impatto delle singole fasi dell’eruzione sulle aree e sui siti archeologici vicini al vulcano. “Lo spirito del nostro lavoro è stato quello di comprendere come un evento del passato possa rappresentare una finestra sul futuro, aprendo nuove prospettive per lo studio di eventi simili che potranno verificarsi un domani – prosegue Domenico Doronzo, vulcanologo dell’INGV e coautore della ricerca – Questo studio, quindi, consentirà di migliorare l’applicabilità di modelli previsionali, dai fenomeni precursori all’impatto dei vari processi eruttivi e deposizionali, ma potrà anche contribuire a ridurre la vulnerabilità delle aree e delle numerose infrastrutture esposte al rischio vulcanico, non solo in prossimità del vulcano, ma - come ci insegna questo evento - anche a distanza di centinaia di chilometri da esso”.

FIG 3 lahars“Negli ultimi anni è diventato sempre più importante comprendere l’impatto delle eruzioni sul clima anche per poter studiare l’origine e l’impatto di alcune variazioni climatiche brevi. Tuttavia, non conosciamo ancora molto - e con la risoluzione adeguata - delle condizioni climatiche al tempo dell’eruzione del 79 d.C.”, commenta Gianni Zanchetta dell’Università di Pisa e coautore della ricerca.

“In questo lavoro abbiamo cercato di mettere insieme le conoscenze sulle condizioni climatiche regionali al tempo dell’eruzione per tentare una prima sintesi, anche per indirizzare le ricerche future su questo aspetto che ha ancora molti lati oscuri”, aggiunge Monica Bini dell’Università di Pisa.

I risultati di questo studio hanno ricevuto l’apprezzamento di autentiche icone della vulcanologia mondiale come Raymond Cas, professore emerito presso la School of Earth Atmosphere and Environment della Monash University (Australia): “L'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. è una delle più iconiche nel campo della vulcanologia fisica – dice il noto ricercatore australiano – Le osservazioni su questa eruzione, così come gli innumerevoli studi sui depositi e l'interpretazione dei processi eruttivi, sono alla base di molti dei concetti e della comprensione dei meccanismi delle eruzioni esplosive nella moderna vulcanologia. Una revisione di ciò che si sa sull'eruzione e sui suoi depositi è quindi molto importante per i vulcanologi e giustifica un documento completo e articolato, come questo articolo. Agli autori vanno fatte senz’altro le congratulazioni per i dettagli estremamente completi, estratti dall'enorme documentazione storica e dalla letteratura scientifica contemporanea su questa iconica eruzione”.

NBracciale Tomei.jpegon più cervelli in fuga, ma ambasciatori della conoscenza capaci di attivare reti e collaborazioni a vantaggio del Paese di origine arricchendolo un po’ come accadeva con le rimesse degli emigrati un tempo. Questa nuova prospettiva che ribalta la retorica negativa della diaspora scientifica è al centro di un progetto di ricerca dell’Università di Pisa e del MIT intitolato “Transnational networks and cognitive remittances using Big Data”.
L’obiettivo dei ricercatori è di capire se, in che misura e in quali casi la migrazione qualificata possa rappresentare un elemento di vantaggio competitivo per luoghi di origine degli espatriati.

“Diversi paesi hanno già scommesso su questa prospettiva, identificando i propri emigrati con alti titoli di studio e alte professionalità come ambasciatori o antenne per l’attivazione di collaborazioni internazionali – racconta il professor Gabriele Tomei (foto) del dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa che lavora al progetto insieme alla collega Roberta Bracciale (foto) e al dottorando Sebastian Carlotti.

Bracciale e Tomei hanno appena trascorso un periodo al Connection Science/Human Dynamics del Media Lab del MIT per definire le prime fasi del lavoro in attesa della prossima visita dei ricercatori statunitensi a Pisa nel gennaio 2023.
“Attraverso i big data, senza utilizzare sondaggi o interviste personali – continua Bracciale - stiamo mettendo a punto una metodologia del tutto nuova per poter realizzare monitoraggi rapidi e capaci di misurare la forza e il potenziale di sviluppo delle diaspore scientifiche”.

Il primo passo sarà dunque individuare le basi dati per analizzare la struttura e il funzionamento delle reti transnazionali di scienziati espatriati e i loro collegamenti con studiose e studiosi nei paesi di origine, compresa una analisi delle “rimesse cognitive” (cioè collaborazioni scientifiche e editoriali, scrittura congiunta di saggi, contatti, ecc.) generate all’interno di queste reti.

Il 23 e il 24 giugno si svolge al Palazzo La Sapienza dell'Università di Pisa (Via Curtatone Montanara, 15) il convegno "La Pedagogia come territorio di confine interdisciplinare". L’evento vuole tributare un riconoscimento alla memoria e al contributo scientifico della professoressa Maria Antonella Galanti, a un anno dalla sua scomparsa, mettendo in evidenza il pensiero della studiosa in ambito pedagogico e in particolare la sua capacità di cogliere intrecci con altri settori disciplinari, per consentire quell’ibridazione e quel meticciamento, altrimenti definibili come interdisciplinarità, tanto cari alla studiosa.

Il convegno, aperto a tutte/i, accoglierà le relazioni di studiosi di chiara fama che hanno condiviso e condividono principi, tematiche e problematiche che hanno animato tutta l’attività scientifica della professoressa Galanti.

L'iniziativa, organizzata da Donatella Fantozzi e Elena Falaschi, è promossa dall'Ateneo pisano e dal Dipartimento di Civiltà e Forme del sapere.

Venerdì 24 giugno alle ore 21.30, nella Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria (in Piazza Santa Caterina a Pisa), il Coro dell'Università di Pisa eseguirà il Requiem in re minore K626 di W. A. Mozart, a un anno dalla scomparsa di Maria Antonella Galanti, già responsabile del Polo Musicale di Ateneo. Insieme al Coro si esibiranno il soprano Federica Nardi, il contralto Fulvia Bertoli, il tenore Mentore Siesto e il basso Giorgio Marcello, insieme alla Tuscan Chamber Orchestra, sotto la direzione di Stefano Barandoni. L’ingresso è libero.

Così, Maria Letizia Gualandi, attuale responsabile del Polo Musicale ‘Maria Antonella Galanti’, presenta il concerto di venerdì: “Il 24 giugno 2021 ci ha lasciati Maria Antonella Galanti, dopo una malattia fulminante. È stata una grave perdita per chiunque l’abbia conosciuta: per i colleghi del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere, dove insegnava Didattica e Pedagogia Speciale e dove portava avanti studi raffinati sulla psiche umana; per gli studenti che ne hanno seguito gli insegnamenti su temi delicati come la complessità, la differenza, la disabilità; per l’Università tutta dove, come prorettrice per i Rapporti con il territorio, si è sempre battuta per il superamento delle disuguaglianze, per l’integrazione, per i diritti delle donne e dei più deboli.

E anche per il Coro e l’Orchestra dell’Università di Pisa che, come responsabile del Polo Musicale di Ateneo, Maria Antonella ha guidato ininterrottamente dal 2013 fino alla sua scomparsa, con profonda competenza, grande entusiasmo e ferrea determinazione. In realtà in questi anni Maria Antonella non è stata solo la responsabile, è stata l’anima del Coro e dell’Orchestra, che sotto la sua guida sono cresciuti, non solo nel numero dei componenti, ma anche nell’impegno dei concerti. Fino a quando la malattia l’ha fermata.

A lei il Magnifico Rettore Paolo Mancarella ha deciso di intitolare il Polo Musicale e a lei, a un anno esatto dalla scomparsa, il Coro dell’Università dedica la Messa di Requiem in re minore K 626 di W. Amadeus Mozart, accomunando nel ricordo anche altre figure importanti per il Polo Musicale, che in questi ultimi due anni ci hanno lasciato prematuramente: il Magnifico Rettore Luciano Modica, che nel 1999 favorì la nascita del Coro, accogliendo il progetto di Carolyn Gianturco; la stessa Carolyn, fondatrice del Coro e dell’Orchestra e responsabile del Polo Musicale fino al 2013; e inoltre Giancarlo Dell’Amico, basso e responsabile dell’organizzazione dei concerti del Coro, Gianluigi Barbaglio, tenore, Laura Pasqualetti, pianista”.

Dopo una selezione a cui hanno partecipato in totale 75 candidati, sono stati assegnati i 14 premi per le migliori tesi di dottorato di ricerca discusse nel 2021 all’Università di Pisa. Giunta alla sua terza edizione, l’iniziativa rappresenta un importante momento per il riconoscimento del lavoro di tesi svolto dai dottori di ricerca, quale contributo allo sviluppo e alla valorizzazione della ricerca dell’Ateneo pisano. I premi, suddivisi tra i vari settori disciplinari, sono stati conferiti ai seguenti vincitori.

Per il settore Scienze matematiche, informatiche, fisiche e Scienze della Terra sono stati premiati Giulia Tuci, dottoressa di ricerca in Fisica, per la tesi “Searching for confirmation of charm CP violation in K_S^0 final states at LHCb” (relatore professor Giovanni Punzi), Luca Versari, dottore di ricerca in Informatica, per la tesi “Compression techniques for large graphs: theory and practice” (relatore professor Roberto Grossi, commissari professor Flavio Chierichetti, professor Bruno Crispo, García Sánchez, José Daniel) e Matteo Verzobio, dottore di ricerca in Matematica, per la tesi “Primitive divisors of elliptic divisibility sequences” (relatore professor Roberto Dvornicich).

Per il settore Scienze chimiche, Scienze biologiche, Scienze agrarie e Scienze del farmaco sono stati premiati Gianluca Casotti, dottore di ricerca in Scienze chimiche e dei materiali, per la tesi “New protocols for the chemo-, regio- and stereoselective formation of C – C bonds via organometallics also by using innovative synthetic techniques” (relatrice professoressa Anna Iuliano), e Manuel Gentiluomo, dottore di Ricerca in Biologia, per la tesi “Identification of new germline variants associated with the risk of developing pancreatic cancer using genome-wide data” (relatore professor Daniele Campa).

Per il settore Scienze mediche e Scienze veterinarie sono stati premiati Martina Francesconi, dottoressa di ricerca in Scienze cliniche e traslazionali, per la tesi “Development of an Innovative Portable and Easy-to-use Ultrasound-based System for Carotid Biomarkers Assessment” (relatori dottoressa Rosa Maria Bruno, dottoressa Elisabetta Bianchini, dottor Vincenzo Gemignani), e Anello Marcello Poma, dottore di ricerca in Fisiopatologia clinica, per la tesi “The Transcriptional Coactivator TAZ Has an Opposite Impact on Progressionfree Survival of Metastatic Colorectal Cancer Patients Depending on Colorectal Cancer Assigner Subtypes” (relatore Fulvio Basolo).

Per il settore Ingegneria civile e architettura, Ingegneria industriale e dell'informazione sono stati premiati Andrea Motroni, dottore di ricerca in Ingegneria dell’informazione, per la tesi “UHF-RFID Technology for Indoor Localization in Industrial Internet of Things Scenarios” (relatore professor Paolo Nepa, professor Giuliano Manara, professoressa Alice Buffi), Andrea Chiocca, dottore di ricerca in Ingegneria industriale, per la tesi “Influence of residual stresses on the fatigue life of welded joints” (relatore professor Francesco Frendo), Anna Lapomarda, dottoressa di ricerca in Ingegneria dell’informazione, per la tesi “Green biofabrication of pectin-based scaffolds for tissue engineering applications” (relatore professor Giovanni Vozzi, ingegnere Carmelo De Maria).

Per il settore Scienze dell'Antichità, filologico-letterarie, storico-artistiche, storiche, filosofiche, pedagogiche, psicologiche sono stati premiati Linda Fiasconi, dottoressa di ricerca in Filologia, Letteratura e Linguistica, per la tesi “Re-thinking Afrikaner Identity in the New South Africa: An exploration of Post-Apartheid Narrative by André Brink, Antjie Krog, and Mark Behr” (relatrice professoressa Laura Giovanelli), Marzia D’Angelo, dottoressa di ricerca in Scienze dell'Antichità e Archeologia, per la tesi “Philodemus, Opus incertum, PHerc. 89/1301/1383: edizione critica, traduzione e commento” (relatrice professoressa Francesca Maltomini).

Per il settore Scienze giuridiche, economiche e statistiche, Scienze politiche e sociali sono stati premiati Paola Imperatore, dottoressa di ricerca in Scienze politiche, per la tesi “Davide contro Golia. Protesta e territorio in Italia: una prospettiva interazionista e comparata per l'analisi dei conflitti Locally Unwanted Land Use” (relatore professor Massimiliano Andretta) e Fabio Magnacca, dottore di ricerca in Economia aziendale e management, per la tesi “Management accounting practices and value creation in the parsifal project” (relatori professor Riccardo Giannetti, professoressa Giovanna Mariani, professor Marco Allegrini).

 

Dopo una selezione a cui hanno partecipato in totale 75 candidati, sono stati assegnati i 14 premi per le migliori tesi di dottorato di ricerca discusse nel 2021 all’Università di Pisa. Giunta alla sua terza edizione, l’iniziativa rappresenta un importante momento per il riconoscimento del lavoro di tesi svolto dai dottori di ricerca, quale contributo allo sviluppo e alla valorizzazione della ricerca dell’Ateneo pisano. I premi, suddivisi tra i vari settori disciplinari, sono stati conferiti ai seguenti vincitori.

Palazzo la Sapienza08 1

Per il settore Scienze matematiche, informatiche, fisiche e Scienze della Terra sono stati premiati Giulia Tuci, dottoressa di ricerca in Fisica, per la tesi “Searching for confirmation of charm CP violation in K_S^0 final states at LHCb” (relatore professor Giovanni Punzi), Luca Versari, dottore di ricerca in Informatica, per la tesi “Compression techniques for large graphs: theory and practice” (relatore professor Roberto Grossi, commissari professor Flavio Chierichetti, professor Bruno Crispo, García Sánchez, José Daniel) e Matteo Verzobio, dottore di ricerca in Matematica, per la tesi “Primitive divisors of elliptic divisibility sequences” (relatore professor Roberto Dvornicich).

Per il settore Scienze chimiche, Scienze biologiche, Scienze agrarie e Scienze del farmaco sono stati premiati Gianluca Casotti, dottore di ricerca in Scienze chimiche e dei materiali, per la tesi “New protocols for the chemo-, regio- and stereoselective formation of C – C bonds via organometallics also by using innovative synthetic techniques” (relatrice professoressa Anna Iuliano), e Manuel Gentiluomo, dottore di Ricerca in Biologia, per la tesi “Identification of new germline variants associated with the risk of developing pancreatic cancer using genome-wide data” (relatore professor Daniele Campa).

Per il settore Scienze mediche e Scienze veterinarie sono stati premiati Martina Francesconi, dottoressa di ricerca in Scienze cliniche e traslazionali, per la tesi “Development of an Innovative Portable and Easy-to-use Ultrasound-based System for Carotid Biomarkers Assessment” (relatori dottoressa Rosa Maria Bruno, dottoressa Elisabetta Bianchini, dottor Vincenzo Gemignani), e Anello Marcello Poma, dottore di ricerca in Fisiopatologia clinica, per la tesi “The Transcriptional Coactivator TAZ Has an Opposite Impact on Progressionfree Survival of Metastatic Colorectal Cancer Patients Depending on Colorectal Cancer Assigner Subtypes” (relatore Fulvio Basolo).

Per il settore Ingegneria civile e architettura, Ingegneria industriale e dell'informazione sono stati premiati Andrea Motroni, dottore di ricerca in Ingegneria dell’informazione, per la tesi “UHF-RFID Technology for Indoor Localization in Industrial Internet of Things Scenarios” (relatore professor Paolo Nepa, professor Giuliano Manara, professoressa Alice Buffi), Andrea Chiocca, dottore di ricerca in Ingegneria industriale, per la tesi “Influence of residual stresses on the fatigue life of welded joints” (relatore professor Francesco Frendo), Anna Lapomarda, dottoressa di ricerca in Ingegneria dell’informazione, per la tesi “Green biofabrication of pectin-based scaffolds for tissue engineering applications” (relatore professor Giovanni Vozzi, ingegnere Carmelo De Maria).

Per il settore Scienze dell'Antichità, filologico-letterarie, storico-artistiche, storiche, filosofiche, pedagogiche, psicologiche sono stati premiati Linda Fiasconi, dottoressa di ricerca in Filologia, Letteratura e Linguistica, per la tesi “Re-thinking Afrikaner Identity in the New South Africa: An exploration of Post-Apartheid Narrative by André Brink, Antjie Krog, and Mark Behr” (relatrice professoressa Laura Giovanelli), Marzia D’Angelo, dottoressa di ricerca in Scienze dell'Antichità e Archeologia, per la tesi “Philodemus, Opus incertum, PHerc. 89/1301/1383: edizione critica, traduzione e commento” (relatrice professoressa Francesca Maltomini).

Per il settore Scienze giuridiche, economiche e statistiche, Scienze politiche e sociali sono stati premiati Paola Imperatore, dottoressa di ricerca in Scienze politiche, per la tesi “Davide contro Golia. Protesta e territorio in Italia: una prospettiva interazionista e comparata per l'analisi dei conflitti Locally Unwanted Land Use” (relatore professor Massimiliano Andretta) e Fabio Magnacca, dottore di ricerca in Economia aziendale e management, per la tesi “Management accounting practices and value creation in the parsifal project” (relatori professor Riccardo Giannetti, professoressa Giovanna Mariani, professor Marco Allegrini).

 

Il 21 giugno alle 9 nel Palazzo della Sapienza (via Curtatone e Montanara, 15) si è inaugurata l'edizione 2022 dei Career Days dell'Ateneo, con l'apertura degli stand aziendali e l'accoglienza degli iscritti. I Career Days proseguono il 22, 28 e 29 giugno, per un totale di quattro giornate di incontri, presentazioni e colloqui con aziende per favorire l'orientamento e l'inserimento professionale degli studenti e laureati dell'Ateneo.

All'iniziativa hanno aderito 36 aziende di diversi settori merceologici e altre aziende parteciperanno da remoto. Complessivamente a oggi sono state già pubblicate oltre 130 offerte di lavoro per diversi profili sia tecnici che umanistici (programmazione software, progettazione meccanica, ingegneria di processo, ingegneria elettrica, assicurazione qualità, consulenza, risorse umane, digital marketing, business development, veterinaria, legale). Il programma prevede al mattino delle brevi presentazioni aziendali di circa venti minuti ciascuna, che hanno l’obiettivo di illustrare ai presenti valori, strategie aziendali e opportunità professionali.
Nel pomeriggio, dopo la pausa pranzo, si svolgono dei colloqui conoscitivi, riservati a studenti, laureati, dottorandi e dottori di ricerca che si sono candidati attraverso la piattaforma Career Center.
Il 22 giugno alle 17 e il 29 giugno alle 18 in Sapienza l'appuntamento è con gli “Aperitivi con gli Alumni” inseime a due laureati dell'Ateneo che raccontano il loro originale percorso di carriera. Il primo è Renato Raimo, laureato in Farmacia, affermato attore, la seconda Emanuela Ligarò, laureata in fisica, in arte Gold Mass, brillante musicista di livello internazionale.
Tutte i dettagli su www.unipi.it/careerservice.

Il 21 giugno alle 9 nel Palazzo della Sapienza (via Curtatone e Montanara, 15) si è inaugurata l'edizione 2022 dei Career Days dell'Ateneo, con l'apertura degli stand aziendali e l'accoglienza degli iscritti. I Career Days proseguono il 22, 28 e 29 giugno, per un totale di quattro giornate di incontri, presentazioni e colloqui con aziende per favorire l'orientamento e l'inserimento professionale degli studenti e laureati dell'Ateneo.

stand aziendali

All'iniziativa hanno aderito 36 aziende di diversi settori merceologici e altre aziende parteciperanno da remoto. Complessivamente a oggi sono state già pubblicate oltre 130 offerte di lavoro per diversi profili sia tecnici che umanistici (programmazione software, progettazione meccanica, ingegneria di processo, ingegneria elettrica, assicurazione qualità, consulenza, risorse umane, digital marketing, business development, veterinaria, legale).
Il programma prevede al mattino delle brevi presentazioni aziendali di circa venti minuti ciascuna, che hanno l’obiettivo di illustrare ai presenti valori, strategie aziendali e opportunità professionali.
Nel pomeriggio, dopo la pausa pranzo, si svolgono dei colloqui conoscitivi, riservati a studenti, laureati, dottorandi e dottori di ricerca che si sono candidati attraverso la piattaforma Career Center.
Il 22 giugno alle 17 e il 29 giugno alle 18 in Sapienza l'appuntamento è con gli “Aperitivi con gli Alumni” inseime a due laureati dell'Ateneo che raccontano il loro originale percorso di carriera. Il primo è Renato Raimo, laureato in Farmacia, affermato attore, la seconda Emanuela Ligarò, laureata in fisica, in arte Gold Mass, brillante musicista di livello internazionale.
Tutte i dettagli su www.unipi.it/careerservice.

Greenpeace e il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa assieme per contrastare il fenomeno della pesca a strascico illegale nei fondali delle aree protette. È questo lo scopo della collaborazione, appena avviata, tra l’ONG per la tutela ambientale e il team di robotica subacquea dell’Ateneo pisano. Nei giorni scorsi, i ricercatori hanno effettuato un primo test nei fondali di Castiglione della Pescaia e le attività proseguiranno nei prossimi mesi nella zona foce dell’Ombrone e nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.

“La pesca a strascico – spiega Alessandro Giannì di Greenpeace – è consentita solo lontano dalla costa e ovviamente è vietata nelle aree protette. Controllare le attività illegali è molto difficile e la pesca artigianale ha più volte denunciato simili comportamenti di cui è però difficile avere evidenze. La pesca a strascico illegale causa danni gravissimi alla biodiversità, perché le reti vengono trainate “grattando” il fondale e lasciando solchi che hanno effetti significativi ad esempio sulle praterie di posidonia, i fondali coralligeni e la fauna ittica. Se la pesca deve con urgenza diventare sostenibile e meno impattante sugli habitat e sugli ecosistemi, dobbiamo dotarci anche di strumenti adeguati al monitoraggio dei nostri fragilissimi ecosistemi. Proprio per questo, per migliorare le nostre capacità di verifica, e per meglio raccontare e difendere il mare, ci siamo rivolti al mondo della ricerca”.

Grazie alla collaborazione con il team di robotica subacquea del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, il monitoraggio viene effettuato tramite un drone subacqueo autonomo, in grado di rilevare i solchi lasciati dalle reti sui fondali, e quindi individuare avvenute attività illecite in aree protette. “Il robot che usiamo si chiama Zeno – spiega Riccardo Costanzi, docente di robotica dell’Ateneo pisano – Si tratta di un drone subacqueo dotato di telecamere e sonar. Da Zeno partiranno segnali acustici diretti al fondale, per stabilire in modo preciso la conformazione e la presenza di solchi grazie all’analisi dell'eco riflessa. Inoltre, il robot è dotato di telecamera, e dopo il suo monitoraggio potremo quindi unire le informazioni visive e quelle acustiche, ed avere una mappatura precisa del fondale marino a profondità superiori a 50 metri, profondità di solito molto difficili da monitorare”.

“Zeno – prosegue Costanzi – fa parte dei laboratori CrossLab, frutto di una strategia di sviluppo e azione del Dipartimento orientata a mettere tecnologie avanzate a disposizione di associazioni, ONG, imprese e pubbliche amministrazioni per diverse applicazioni nell’ambito della transizione digitale. Crediamo fortemente che la ricerca debba fare la sua parte per portare miglioramenti concreti alla società e all’ambiente, e per questo siamo particolarmente felici di questa collaborazione”.

Ci sono anche due ricercatori dell’Università di Pisa, Luigi Folco ed Enrico Mugnaioli, docenti al Dipartimento di Scienze della Terra, nel team guidato da ricercatrici e ricercatori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) che è stato selezionato, insieme ad altri gruppi di scienziati di nove Paesi, per studiare alcuni frammenti rocciosi dell’asteroide Ryugu, prelevato e riportato sulla Terra dalla missione Hayabusa 2 dell’Agenzia spaziale giapponese JAXA.

“Per noi è un onore e un’emozione poter essere tra i primi scienziati, al di fuori del team di Hayabusa 2, a poter analizzare questi campioni extraterrestri - commenta Marco Ferrari, ricercatore dell’INAF di Roma che coordinerà le indagini del team italiano - I campioni che riceveremo sono delle particelle di circa due millimetri. Nel nostro laboratorio, abbiamo l’opportunità unica di studiare queste particelle di Ryugu con lo spettrometro SPIM, una replica esatta dello spettrometro italiano VIR a bordo di Dawn, un’altra missione dedicata allo studio degli asteroidi. Questo renderà i dati raccolti sulle particelle assegnateci direttamente confrontabili con le osservazioni che abbiamo fatto su Cerere”.

 

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“INAF e ASI – spiega il professor Enrico Mugnaioli - si occuperanno di fare indagini spettroscopiche, alla ricerca di una particolare firma spettrale in questi frammenti di rocce. Si tratta di un segnale osservato da remoto sulla superficie di Ryugu, dai sensori montati sulla sonda Haybusa2, prima del campionamento e per tentativi assegnata a composti ammoniati in qualche modo legati ai minerali presenti sulla superficie di Ryugu. In caso positivo, il compito di UniPi sarà quello di capire in quali minerali sono alloggiati questi composti, come e perché, mediante analisi di microscopia elettronica a trasmissione (HR TEM\CISUP) di regioni di interesse dei due frammenti”.

“Il contributo pisano in questo progetto – aggiunge il professor Luigi Folco - deve molto al ruolo del Cisup, perché la grande strumentazione di cui si sta progressivamente dotando questo Centro dell’Ateneo pisano ci aiuta a entrare e a far parte delle principali collaborazioni scientifiche di natura internazionale”.

La sonda Hayabusa 2 è arrivata all’asteroide Ryugu il 27 giugno 2018, ha raccolto 5,4 g di campioni durante due touchdown nel 2019 e ha rispedito a Terra la capsula con i campioni, che è atterrata il 6 dicembre 2020. Nel dicembre 2021 l’Astromaterials Science Research Group (ASRG) di JAXA apre il primo “Announcement of Opportunity” per rendere disponibile alla comunità scientifica internazionale alcune delle particelle raccolte. Il team italiano, che vede la partecipazione di ricercatrici e ricercatori dell’INAF, dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e dell’Università di Pisa, è risultato tra i 40 gruppi in tutto il mondo che potranno analizzare il prezioso materiale recuperato, a valle di una valutazione effettuata dalla JAXA su 57 proposte complessive. Al team italiano verranno assegnati due campioni da poter analizzare con molteplici tecniche di laboratorio, per investigare la natura di Ryugu e dei corpi analoghi ad esso.

“I campioni da esaminare - conclude Marco Ferrari - ci daranno la possibilità di approfondire le nostre conoscenze sulla formazione e l’evoluzione di questo tipo di corpi del Sistema solare”.

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