Borsa di Ricerca: “Analisi del ruolo della cultura organizzativa nella coprogettazione: metodologie di lavoro a confronto per il raccordo tra istituzioni del privato sociale e gli Enti locali nelle politiche gestionali
Avviso di fabbisogno interno per incarico di insegnamento nel Master universitario di I livello in “Posturologia Clinica” - Prot. 5801
Avviso di fabbisogno interno per incarico di insegnamento nel Master universitario di I livello in “Posturologia Clinica” - Prot. 5801
Avviso di fabbisogno interno incarico per attività di supporto alla didattica del Master di I livello in “Posturologia Clinica” – A.A. 2020/21
Anomalo innalzamento delle falde acquifere in Toscana per effetto del lockdown da Coronavirus
Falde acquifere più alte in Toscana per effetto del lockdown. È questo il dato di partenza di uno studio promosso dall’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR di Pisa e che vede coinvolta dell’Università di Pisa. L'obiettivo della ricerca è “fotografare” la situazione delle acque sotterranee in Toscana al tempo del Coronavirus. Fra gli effetti della l’emergenza sanitaria c’è stato infatti il blocco pressoché improvviso di molte attività industriali e artigianali idroesigenti, che richiedono cioè acqua per i loro processi produttivi, a cui si aggiunge anche una diversa ridistribuzione dell’acqua potabile dovuta all'assenza di studenti e turisti nelle principali città della regione.
“Grazie ai dati di monitoraggio quantitativo messi a disposizione del Servizio Idrologico e Geologico della Regione Toscana, abbiamo già osservato un innalzamento delle falde idriche - spiega il professore Roberto Giannecchini del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa – si tratta di un segnale in controtendenza rispetto alle medie stagionali anche perché da settimane sta piovendo molto poco; il nostro obiettivo è quindi capire il comportamento delle falde in risposta ad una situazione indotta come il lockdown, non solo dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo, e questo anche per identificare gli effetti a breve-medio dello sfruttamento delle risorse idriche, talvolta molto intenso, di alcune aree della Toscana, quali ad esempio le aree di Santa Croce, Bientina, bassa Val di Cornia, Piana di Lucca, Mortaiolo”.
L’indagine verrà realizzata confrontando il monitoraggio quantitativo delle acque sotterranee con una mappatura delle attività in “lockdown” e non. Proprio in questi giorni sono cominciati i primi campionamenti per le analisi chimiche ed isotopiche delle acque in alcuni siti selezionati, quali quelli prossimi ai principali campi-pozzi toscani delle aree del pisano e del grossetano.
Oltre al Settore Idrologico e Geologico regionale, all’iniziativa partecipano hanno dato immediato sostegno e partecipazione tutti i principali enti preposti alla gestione delle acque quali il Settore Idrologico e Geologico ed il Settore Tutela Acqua e Costa della Regione Toscana, ARPAT, Autorità Idrica Toscana e Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale.
Anomalo innalzamento delle falde acquifere in Toscana per effetto del lockdown da Coronavirus
Falde acquifere più alte in Toscana per effetto del lockdown. È questo il dato di partenza di uno studio promosso dall’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR di Pisa e che vede coinvolta dell’Università di Pisa. L'obiettivo della ricerca è “fotografare” la situazione delle acque sotterranee in Toscana al tempo del Coronavirus. Fra gli effetti della l’emergenza sanitaria c’è stato infatti il blocco pressoché improvviso di molte attività industriali e artigianali idroesigenti, che richiedono cioè acqua per i loro processi produttivi, a cui si aggiunge anche una diversa ridistribuzione dell’acqua potabile dovuta all'assenza di studenti e turisti nelle principali città della regione.
“Grazie ai dati di monitoraggio quantitativo messi a disposizione del Servizio Idrologico e Geologico della Regione Toscana, abbiamo già osservato un innalzamento delle falde idriche - spiega il professore Roberto Giannecchini del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa – si tratta di un segnale in controtendenza rispetto alle medie stagionali anche perché da settimane sta piovendo molto poco; il nostro obiettivo è quindi capire il comportamento delle falde in risposta ad una situazione indotta come il lockdown, non solo dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo, e questo anche per identificare gli effetti a breve-medio dello sfruttamento delle risorse idriche, talvolta molto intenso, di alcune aree della Toscana, quali ad esempio le aree di Santa Croce, Bientina, bassa Val di Cornia, Piana di Lucca, Mortaiolo”.
L’indagine verrà realizzata confrontando il monitoraggio quantitativo delle acque sotterranee con una mappatura delle attività in “lockdown” e non. Proprio in questi giorni sono cominciati i primi campionamenti per le analisi chimiche ed isotopiche delle acque in alcuni siti selezionati, quali quelli prossimi ai principali campi-pozzi toscani delle aree del pisano e del grossetano.
Oltre al Settore Idrologico e Geologico regionale, all’iniziativa partecipano hanno dato immediato sostegno e partecipazione tutti i principali enti preposti alla gestione delle acque quali il Settore Idrologico e Geologico ed il Settore Tetela Acqua e Costa della Regione Toscana, ARPAT, Autorità Idrica Toscana e Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale.
Incarico per il Supporto alla Didattica (200 ore) nell’ambito del master di II livello in “Etologia Clinica Veterinaria”
Avviso di fabbisogno interno per 3 incarichi per formazione di studenti tutor e attività di monitoraggio sul loro operato e consulenza alle strutture universitarie per attività correlate al tutorato e al supporto agli studenti con bisogni specifici
Avviso di fabbisogno interno per 3 incarichi per formazione di studenti tutor e attività di monitoraggio sul loro operato e consulenza alle strutture universitarie per attività correlate al tutorato e al supporto agli studenti con bisogni specifici da svolgersi nell’ambito dell’Unità Orientamento e Sostegno agli Studenti
Avviso di fabbisogno interno per 3 incarichi per consulenza psicologica da svolgersi nell’ambito del Centro di Ascolto
Ricercatori dell’Università di Pisa, del CNR e della Fondazione Monasterio nel progetto internazionale del Milano Ventilatore Meccanico
Si racconta che in punto di morte a Lev Landau, uno dei più geniali fisici russi di tutti i tempi, sia servito un ventilatore polmonare e che uno dei suoi colleghi abbia proposto di costruirlo seduta stante. Chissà se Cristian Galbiati o i suoi collaboratori del progetto Milano Ventilatore Meccanico (MVM, http://mvm.care/it) conoscono questa storia, o se abbiano avuto il tempo di pensarci durante le poche settimane che hanno impiegato per sviluppare un innovativo ventilatore polmonare per supportare i pazienti Covid-19 ricoverati nelle terapie intensive di tutto il mondo.
Basato su una tecnologia di facile uso ma sicura ed efficiente, MVM ha un sistema di controllo avanzato che consente le diverse modalità di ventilazione con un costo complessivo dei componenti di poche centinaia di euro. Fondamentale è la semplicità del design, che include solo componenti di facile reperibilità sul mercato per poter permettere una produzione rapida e su vasta scala nei diversi Paesi. E l’obiettivo infatti è quello di avviare rapidamente la produzione di 1000 unità in ognuno dei tre Paesi che hanno fatto nascere il progetto: Italia, Stati Uniti e Canada.
Nata da un’idea di ricercatori impegnati in attività di ricerca sulla materia oscura nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN e nei laboratori canadesi di SNOLAB e TRIUMF, che hanno messo a disposizione la loro esperienza sui sistemi di controllo gas, la collaborazione MVM opera in un ambiente di innovazione aperta (open hardware). Questo approccio, basato sulla condivisione continua di informazioni, schemi tecnici e risultati ottenuti, ha consentito il rapido avanzamento del progetto, la costruzione di una serie di prototipi funzionanti e portato ad ottenere la certificazione di emergenza (EUA, Emergency Use Authorization) per l’uso clinico del dispositivo da parte della Food and Drug Administration (FDA), l’ente certificatore statunitense che rappresenta un riferimento a livello mondiale.
Per raggiungere quest’ultimo ma decisivo obiettivo, alcuni ricercatori del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa (Denise Biagini, Fabio Di Francesco eTommaso Lomonaco) e dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR (Pietro Salvo), supportati dal personale della Fondazione Toscana “Gabriele Monasterio” ed in collaborazione con la ditta SRA Instruments (Andrea Carretta), hanno prestato l’esperienza maturata in molti anni di ricerca nel campo dell’analisi dei gas espirati per verificare l’assenza di rilasci di composti volatili dannosi per i pazienti che dovranno utilizzare MVM. La collaborazione MVM si propone ora di ottenere sia la certificazione definitiva da parte di FDA che le analoghe certificazioni nazionali ovunque il dispositivo debba essere usato, e di avviare quindi la produzione.
Il mondo scientifico italiano ed internazionale sta dando prova di reagire con prontezza alla sfida globale posta da COVID-19, dimostrando che le conoscenze scientifiche generate dalla ricerca di base anche in campi apparentemente lontani dalla vita di tutti i giorni possono essere molto utili per raggiungere con rapidità obiettivi drammaticamente concreti. MVM è infatti un progetto nato dal basso nella comunità scientifica che si è propagato rapidamente fino ad includere ricercatori di sette nazioni (Italia, USA, Canada, Francia, Spagna, Regno Unito e Polonia), che hanno abbandonato all’improvviso le proprie attività di ricerca per prestare gratuitamente a tutti noi le proprie conoscenze e renderne disponibili i frutti senza fini di lucro. Una bella storia, un atto d’amore verso l’umanità.