Do you speak COVIDish?
Prima o poi qualcuno doveva pur accorgersi che il virus anglico ha approfittato della pandemia per infettare ancora un po’ la nostra lingua!
Dai social e dai report giornalistici impariamo a tenerci alla larga dalle droplet (le goccioline) e discutiamo il timing dell’epidemia, le modalità del lockdown, la distribuzione dei kit per gli esami seriologici, la conversione di alcune strutture a COVID hospital, la creazione di software per le app, con i connessi pericoli di data breach, e i dubbi sull’affidabilità degli screening, e anche dei termoscanner (meglio il classico termometro) cui saranno da preferire le termocamere (intese non come camere da letto ma come telecamere) usate anche dagli hub dei trasporti.
Intanto gli studenti si attrezzano con tablet e altri device scolastici oltre a videotutorial per l’e-learning, le aziende con lo smart working e l’e-commerce per salvare il brand, e gli economisti chiedono all’Europa Eurobond, o Coronabond, anche nella declinazione più realistica di Eurofund, come suggeriscono le varie task force di esperti e tecnici cooptati per aiutarci ad uscire da questa grande crisi. E penseremo finalmente ad una Fase 2 con tanto di bike sharing, menù contactless e digital al ristorante, sportelli di ascolto per medici e infermieri contro il burnout, e webinar sull’undertourism dopo l’overtourism.
Da un lato l’Accademia della Crusca, dall’altro Paolo di Stefano e Beppe Severgnini sul Corriere della Sera, puntano giustamente il dito sull’uso di un lessico inglese per parlare di cose che potremmo benissimo dire in italiano. Giusto. Se non fosse che talvolta, quando proviamo a dirle in italiano produciamo effetti a volte semplicemente esilaranti, come “Boris Johnson è stato testato positivo” (apparso su un autorevole quotidiano), altre volte creativi, come un “lockdown parziale” (ma se lockdown è chiosato “chiusura totale” come fa ad essere parziale? Tanto vale parlare di isolamento o confinamento parziale) o anche un “lockdown severo” secondo un uso diffuso soprattutto in medicina di questo calco dall’inglese che spodesta il nostro concetto di severità nel senso di intransigenza, rigore, per sostituirlo con quello dell’inglese “severe” che però significa “grave”. Per aggiornamenti sullo “stato dell’arte”, o per “evidenze” delle sperimentazioni in corso, si consiglia di non whatsappare e twittare gli amici, o guglare i soliti siti.
Ricordiamoci che l’attuale pandemia non è “virale” perché condivisa da milioni di utenti su Internet, ma perché causata da un virus che non è per niente virtuale.
Marcella Bertuccelli Papi
Professore ordinario di Lingua Inglese
Incarico di supporto alla Didattica nell’ambito del Master di I Livello in “Cybersecurity” a.a.2019/2020
Avviso di fabbisogno interno supporto alla didattica per il Master di II livello in "Teledidattica applicata alle scienze della salute ed ICT in Medicina"
borsa di ricerca dal titolo: “Studio degli effetti di vari farmaci immunomodulatori sulle citochine e chemochine nelle colture cellulari primarie e sulle linee cellulari continue di fibroblasti”
Borsa di ricerca dal titolo: “Studio degli effetti degli ormoni tiroidei sul metabolismo cellulare nelle colture cellulari primarie di tireociti sani e tumorali, e sulle linee cellulari continue di origine tiroidea, dosaggio di vari metaboliti, ormo
Emergenza coronavirus: l’appello all’Europa di 1.800 economisti di 550 università europee
Dopo l’appello all’Italia dello scorso marzo, è partita ad aprile dall’Università di Pisa una nuova lettera aperta indirizzata all’Europa che in pochi giorni ha raccolto le firme di 1.800 economisti di oltre 550 atenei europei. I destinatari sono le presidenti della Commissione Europea e della Banca Centrale Europea e i vari capi di stato dell’UE. La questione centrale sono ancora una volta i provvedimenti urgenti da adottare per far fronte alla gravissima crisi economica provocata dalla diffusione del coronavirus.
“In questo nuovo appello alle autorità europee ribadiamo quali devono esser le misure urgenti da adottare – spiega il professor Mario Morroni dell’Università di Pisa promotore dell’iniziativa insieme al collega Pompeo Della Posta – anche in questo caso non citiamo l’utilizzo del MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, perché presenta diverse criticità, mentre proponiamo l’emissione di ‘European Renaissance Bonds’ garantiti dalla Banca Centrale Europea, riteniamo infatti fondamentale che ci sia una risposta comune nei confronti di una minaccia comune”.
Il nuovo appello insieme all’elenco dei firmatari è disponibile sul sito https://europeanrenaissance.altervista.org/ dove è possibile aderire direttamente.
Da sinistra Mario Morroni e Pompeo Della Posta
“L’ampia adesione all’appello che abbiamo avuto in pochissimi giorni - sottolinea Morroni - è certamente dovuta alla percezione dell’estrema gravità della crisi economica e sociale determinata dalla diffusione del coronavirus e all’esigenza di convincere i responsabili delle politiche economiche nazionali ed europee a prendere decisioni adeguate alla portata del fenomeno”.
La redazione del testo curata da Mario Morroni e Pompeo Della Posta ha coinvolto anche economisti italiani e di università tedesche, francesi, olandesi e inglesi. Per quanto riguarda la sola realtà pisana, hanno firmato diciannove fra economisti e accademici dell’Università di Pisa, cinque della Scuola Superiore Sant’Anna e due della Scuola Normale Superiore.
“La rapida evoluzione del dibattito politico in corso – conclude il professore dell’Università di Pisa - è influenzata dalla crescente pressione dell’opinione pubblica che si domanda quale sia il significato dell’integrazione europea se, in questo momento così grave, l’Unione Europea non manifesta una reale solidarietà verso i propri cittadini colpiti dalla pandemia e non è in grado di adottare le misure economiche necessarie a evitare che l’Europa sprofondi in una recessione senza precedenti”.
Emergenza coronavirus: l’appello all’Europa di 1.800 economisti di 550 università europee
Dopo l’appello all’Italia dello scorso marzo, è partita ad aprile dall’Università di Pisa una nuova lettera aperta indirizzata all’Europa che in pochi giorni ha raccolto le firme di 1.800 economisti di oltre 550 atenei europei. I destinatari sono le presidenti della Commissione Europea e della Banca Centrale Europea e i vari capi di stato dell’UE. La questione centrale sono ancora una volta i provvedimenti urgenti da adottare per far fronte alla gravissima crisi economica provocata dalla diffusione del coronavirus.
“In questo nuovo appello alle autorità europee ribadiamo quali devono esser le misure urgenti da adottare – spiega il professor Mario Morroni dell’Università di Pisa promotore dell’iniziativa insieme al collega Pompeo Della Posta – anche in questo caso non citiamo l’utilizzo del MES, il Meccanismo Europe di Stabilità, perché presenta diverse criticità, mentre proponiamo l’emissione di ‘Eurpean Renaissance Bonds’ garantiti dalla Banca Centrale Europea, riteniamo infatti fondamentale che ci sia una risposta comune nei confronti di una minaccia comune”.
Il nuovo appello insieme all’elenco dei firmatari è disponibile sul sito https://europeanrenaissance.altervista.org/ dove è possibile aderire direttamente.
“L’ampia adesione all’appello che abbiamo avuto in pochissimi giorni - sottolinea Morroni - è certamente dovuta alla percezione dell’estrema a gravità della crisi economica e sociale determinata dalla diffusione del coronavirus e all’esigenza di convincere i responsabili delle politiche economiche nazionali ed europee a prendere decisioni adeguate alla portata del fenomeno”.
La redazione del testo curata da Mario Morroni e Pompeo Della Posta ha coinvolto anche economisti italiani e di università tedesche, francesi, olandesi e inglesi. Per quanto riguarda la sola realtà pisana, hanno firmato diciannove fra economisti e accademici dell’Università di Pisa, cinque della Scuola Superiore Sant’Anna e due della Scuola Normale Superiore.
“La rapida evoluzione del dibattito politico in corso – conclude il professore dell’Università di Pisa - è influenzata dalla crescente pressione dell’opinione pubblica che si domanda quale sia il significato dell’integrazione europea se, in questo momento così grave, l’Unione Europea non manifesta una reale solidarietà verso i propri cittadini colpiti dalla pandemia e non è in grado di adottare le misure economiche necessarie a evitare che l’Europa sprofondi in una recessione senza precedenti”.
Ultimo giorno di lezione degli studenti di Medicina: foto(montaggio) di ricordo nell'anno del Covid-19
Siamo studenti del sesto anno di Medicina e Chirurgia dell'Università di Pisa, canale AK, e precisamente mercoledì 22 aprile abbiamo terminato le ultime lezioni del nostro ultimo anno. L'emergenza ha in minima parte colpito anche noi, che ci siamo trovati a dover seguire i corsi online, senza poterci salutare con la solita convivialità che caratterizza questa occasione al termine di sei faticosi anni. L'ultimo giorno infatti si fa festa stappando spumante nel giardino di Cisanello, ci si scambiano saluti e auguri di buona fortuna e si scatta la foto ricordo, tutti insieme con il camice insieme al nostro professore di clinica medica, Stefano Taddei.
Al pensiero di non potere avere nemmeno la foto ricordo ci siamo detti: non ci stiamo! Così è maturato in noi il pensiero di ricrearla in maniera alternativa con Photoshop, cercando un risultato quanto più verosimile possibile, grazie anche ai preziosi consigli tecnici di Iacopo Casalini, studente di ingegneria appassionato di fotografia.
La mente e il braccio del lavoro sono stati i nostri rappresentanti di corso: Irene Cocciaro e Federico Ferri. Si è partiti pensando alla logistica, era fondamentale dare delle direttive precise e univoche per ciascuno su come scattare la propria foto: provenienza della luce, altezza della fotocamera, ecc. Dettagli importanti sui quali non si poteva soprassedere per evitare che il fotomontaggio finale risultasse troppo posticcio.
Federico, il nostro rappresentante di corso fin dal primo anno, ha poi colto l'occasione una mattina in cui aveva già preso appuntamento per recarsi a donare il sangue per scattare la foto che sarebbe diventata il nostro sfondo. Dopodiché ha ritagliato, unito e modificato ogni singola foto inviata, ben 119, tra le quali non poteva ovviamente mancare quella del nostro professore: tutto il corso ha infatti voluto far parte del progetto, entusiasti e compatti, proprio come se fossimo stati tutti insieme su quel prato al momento dello scatto.
Giorni di lavoro (e nottate, per poterlo concludere entro il mercoledì pomeriggio) per riuscire a ricreare un istante, un bellissimo ricordo al quale siamo già affezionati e che ci permetterà di ripensare ai nostri anni nell'Università di Pisa con orgoglio.
Non ci siamo fatti mancare neanche il brindisi finale! Online, al termine della lezione, quello che doveva essere un anonimo pomeriggio passato in ciabatte davanti a un computer si è trasformato in un'occasione fatta di risate e saluti, virtuali ma pur sempre commoventi, per darci la carica a vicenda verso il traguardo finale, insomma, un ultimo giorno un po' "alternativo" ma che abbiamo saputo trasformare in qualcosa di memorabile!
La scorsa settimana abbiamo chiuso un percorso nel quale sono molte le figure che ci hanno guidato. Vogliamo quindi qui ringraziare i nostri professori per tutto quello che ci hanno trasmesso, tutti i medici e gli infermieri dai quali abbiamo avuto modo di imparare tanto a tirocinio e il nostro rettore, che da marzo non ha mancato occasione per farci sentire la sua vicinanza in questa situazione.
Concludiamo ringraziando noi stessi, per essere stati sempre pronti ad aiutarci l'un l'altro; più che colleghi, amici.