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Comunicati stampa

Sono 77 i nuovi allievi del Contamination Lab, lo spazio fisico e virtuale con sede alle Benedettine a Pisa che offre a studenti, dottorandi e ricercatori un ambiente stimolante per sviluppare progetti di innovazione a vocazione imprenditoriale. Il programma dell’Università di Pisa, sviluppato in collaborazione con Scuola IMT Alti Studi Lucca, Scuola Normale Superiore e Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, ha preso il via il 14 gennaio alle Benedettine con un evento intitolato “Narrazioni di innovazione”.
Il pomeriggio è stato inaugurato dai saluti del Prorettore Vicario dell’Università di Pisa Carlo Petronio e sono quindi intervenuti Leonardo Bertini, delegato per la promozione delle iniziative di Spin Off, Start Up e Brevetti dell’Ateneo pisano, Alberto Di Minin della Scuola Superiore Sant’Anna e Chiara Cappelli per la Normale, prorettrice al Trasferimento Tecnologico. A seguire c’è stata una tavola rotonda moderata da Euroteam Progetti sulle esperienze di alcuni spinoff e start up di successo come Netresults, Tennis Commander, Safeaty e Braiker.
“Un sapere senza barriere e limiti, è questa la contaminazione a cui si riferisce il nome del ‘Laboratorio’ che vuole favorire il vostro spirito imprenditoriale, i contatti e le opportunità di confronto – ha detto Carlo Petronio ai nuovi studenti - e questo è lo spirito con cui vi invito a vivere questa esperienza perché siate in grado di predisporvi al futuro, di immaginarlo e di realizzarlo”.
I 77 allievi, fra laureandi e laureati e giovani ricercatori, inizieranno il loro percorso frequentando i seminari del PhD+ 20202 su temi legati alla brevettazione, alla creazione di impresa, alla valorizzazione di sé e delle proprie idee e alla gestione dell'innovazione. Alla fine di questo primo ciclo, presenteranno quindi le proprie idee di startup di fronte ad una commissione di esperti e investitori per testarne le potenzialità innovative e d'impresa.

quaderno cesvot articoloCesvot pubblica la prima indagine conoscitiva sulle associazioni di promozione sociale in Toscana, un mondo che conta 2.520 organizzazioni (pari al 40,7% di tutti enti del terzo settore della regione) e offre servizi a 1milione e 300mila persone. La ricerca “Le associazioni di promozione sociale. Prima indagine conoscitiva in Toscana” (“I Quaderni”, n. 83, pp. 280), realizzata da Andrea Salvini e Irene Psaroudakis dell’Università di Pisa, offre una fotografia molto nitida su struttura, identità, attività e cittadini coinvolti nella vita delle associazioni di promozione sociale (Aps). In particolare l’indagine, che rappresenta la prima e più estesa rilevazione mai realizzata in Italia sulle Aps, si è svolta su un campione di 1.143 associazioni, pari a circa il 45% del totale delle iscritte al registro regionale.

"L'indagine si inserisce nel quadro di una lunga tradizione di ricerca sugli enti del Terzo Settore che il Dipartimento di Scienze Politiche condivide con Cesvot dalla fine degli anni Novanta, e che ha dato luogo alla realizzazione di numerose analisi biennali sull'identità e i bisogni delle organizizzazioni di volontariato - commentano Andrea Salvini e Irene Psaroudakis - La Riforma del Terzo Settore, e quindi il Codice, hanno reso adesso necessario approfondire la conoscenza delle associazioni di promozione sociale, attori che sono presenti capillarmente nel territorio toscano e che svolgono una fondamentale funzione di promozione della comunità. La ricerca - che è durata più di un anno - ci ha permesso non solo di acquisire una serie di informazioni su chi siano effettivamente questi soggetti fino ad ora poco conosciuti, ma soprattutto di riconoscerne la loro varietà e molteplicità, e quindi la ricchezza; al tempo stesso, abbiamo potuto approfondire un dialogo continuo e diretto con i territori attorno ai temi dell'azione volontaria, ma anche della costruzione stessa della cittadinanza”.

“Quella che pubblichiamo oggi – spiega Federico Gelli, presidente di Cesvot - è una ricerca a cui teniamo molto perché fornisce un quadro conoscitivo essenziale per lo sviluppo dell’attività di Cesvot. È bene ricordare, infatti, che la riforma del terzo settore ha allargato la platea degli enti a cui si devono rivolgere i Centri di servizio. Oltre alle organizzazioni di volontariato, la nuova normativa prevede che i Csv offrano servizi anche alle associazioni di promozione sociale e a tutti quegli enti del terzo settore che impiegano volontari. Per attivare i servizi di cui hanno bisogno – conclude Gelli - dobbiamo imparare a conoscerle, a capirne struttura e attività. Ecco, da questa nuova ricerca realizzata in collaborazione con l’Università di Pisa, partner storico di Cesvot, emergono dati molto interessanti che ci aiuteranno senz’altro a progettare interventi futuri”.

Dopo un primo capitolo che inquadra la promozione sociale alla luce della riforma del terzo settore, il volume presenta i principali dati della ricerca. Ben l’81,7% delle Aps toscane è attiva nel settore cultura, sport e ricreazione, il restante 20% opera in sanità, istruzione e ricerca, assistenza sociale, protezione civile. Il 48,6% dichiara di svolgere anche attività ricreative e di socializzazione. Firenze e Pisa le province che contano più associazioni di promozione sociale

Anziani (30,2%) e giovani (22,6%) i principali destinatari delle attività ma ben 750 associazioni indicano come seconda serie di destinatari le persone con disabilità (21,1%), le donne (11,3%) e le famiglie (10,9%). Complessivamente è possibile stimare il numero degli utenti delle attività e dei servizi offerti dalle associazioni toscane di promozione sociale in oltre 1milione e 300mila persone.

Il 51% delle Aps toscane può contare su una base associativa di medie-grandi dimensioni: quasi la metà (44%), infatti, conta un numero di soci inferiore a 50, il 25,4% tra 51 e 100 soci, il 25,9% superiore a 100. Oltre il 95% delle Aps dichiara di avere volontari: il 53,2% conta fino a 25 volontari, il 13,9% può contare su un numero compreso tra 26 e 50 e, infine, il 19,5% su oltre 50 volontari. È interessante osservare che il 26% coinvolge volontari stranieri, circa un terzo del totale delle Aps. In particolare il 15,8% conta tra 1 e 10 volontari stranieri, mentre il 10,2% un numero superiore a 11 volontari stranieri. I volontari sono soprattutto adulti, tra 30 e 54 anni (46,5%) e tra 55 e 64 anni (17,3%). Il 37% delle associazioni dichiara che il numero dei volontari negli ultimi cinque anni è aumentato. Altro dato interessante è l’affiliazione: il 45,7% delle Aps toscane fa parte di associazioni regionali, il 51,4% di associazioni nazionali, il 10,9% di associazioni internazionali.

Infine le fonti di sostentamento: il 67% delle associazioni di promozione sociale toscane dichiara che la fonte prevalente è l’autofinanziamento, per il 12,3% invece è il finanziamento privato, mentre per il 18,3% la fonte è pubblica. Un quadro completamente ribaltato rispetto alle organizzazioni di volontariato, in cui prevale nettamente la fonte pubblica.

Il Quaderno è disponibile in formato pdf, previa registrazione all'area riservata MyCesvot, sul sito www.cesvot.it. Nell'area riservata è inoltre possibile richiedere una copia gratuita del volume compilando il modulo online.

Sono 77 i nuovi allievi del Contamination Lab, lo spazio fisico e virtuale con sede alle Benedettine che offre a studenti, dottorandi e ricercatori un ambiente stimolante per sviluppare progetti di innovazione a vocazione imprenditoriale. Il progetto dell'Università di Pisa, sviluppato in collaborazione con Scuola IMT Alti Studi Lucca, Scuola Normale Superiore e Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, ha preso il via martedì 14 gennaio alle 14.30 alle Benedettine con un evento intitolato “Narrazioni di innovazione”.

 

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Il pomeriggio è stato inaugurato dai saluti del Prorettore Vicario dell’Università di Pisa Carlo Petronio, sono quindi intervenuti Leonardo Bertini, delegato per la promozione delle iniziative di Spin Off, Start Up e Brevetti dell’Ateneo pisano, Alberto Di Minin della Scuola Siperiore Sant’Anna e Chiara Cappelli per la Normale, prorettrice al Trasferimento Tecnologico. A seguire c’è stata una tavola rotonda moderata da Euroteam Progetti sulle esperienze di alcuni spinoff e start up di successo come Netresults, Tennis Commander, Safeaty e Braiker.

“Un sapere senza barriere e limiti, è questa la contaminazione a cui si riferisce il nome del ‘Laboratorio’ che vuole favorire il vostro spirito imprenditoriale, i contatti e le opportunità di confronto – ha detto Carlo Petronio ai nuovi studenti - e questo è lo spirito con cui vi invito a vivere questa esperienza perché siate in grado di predisporvi al futuro, di immaginarlo e di realizzarlo”.

I 77 allievi, fra laureandi e laureati e giovani ricercatori, inizieranno il loro percorso frequentando i seminari del PhD+ 2020 su temi legati alla brevettazione, alla creazione di impresa, alla valorizzazione di sé e delle proprie idee e alla gestione dell'innovazione. Alla fine di questo primo ciclo, gli studenti presenteranno quindi le proprie idee di startup  di fronte ad una commissione di esperti e investitori per testarne le potenzialità innovative e d'impresa.

 

fabio_bartolini.jpgL’azoto è un fattore di rischio per gli ecosistemi meno dibattuto della CO2, ma altrettanto rilevante. Utilizzato principalmente in agricoltura è infatti tra le principali cause dell’eutrofizzazione, e contribuisce all’inquinamento dell’aria, alla perdita di biodiversità ed alla riduzione dello strato di ozono.

Per ridurre il suo impatto sugli ecosistemi, un pool di scienziati internazionali, a cui ha partecipato il professore Fabio Bartolini dell’Università di Pisa (foto a destra) insieme fra l’altro ad esperti della FAO e della Oxford University, ha stilato per la prima volta delle linee guida per limitarne l’uso nella filiera agroalimentare. Pubblicate sulla rivista Food Nature, queste raccomandazioni sono il frutto di due anni di lavoro e hanno l’obiettivo di focalizzare l’attenzione dei decisori politici sull’inquinamento da azoto come fattore complessivo.

“Tutta la filiera agro-alimentare è responsabile direttamente o indirettamente dell’inquinamento di azoto, il problema non riguarda solo le aziende agricole – spiega Fabio Bartolini - le nostre raccomandazioni cercano di comprendere i possibili interventi che si possono applicare su tutta la filiera, dalla produzione sino alla tavola, compresa la gestione degli sprechi”.

Per diminuire l’impatto dell’azoto gli scienziati hanno individuato 46 strumenti tra misure dirette e indirette. Si va ad esempio da forme di incentivazione fiscale per le tecnologie di conservazione del cibo (l’azoto è un fattore utilizzato anche in questa fase del ciclo di vita dei prodotti) sino all’introduzione sistemi di etichettatura che rendicontano sull’utilizzo dell’azoto.

“Gli strumenti applicabili alle varie fasi della filiera – conclude Bartolini – sono moltissimi e del resto la gestione di problemi così complessi è possibile solo applicando coerenti mix di politiche e coinvolgendo i diversi attori del sistema agro-alimentare”.



 

L’azoto è un fattore di rischio per gli ecosistemi meno dibattuto della CO2, ma altrettanto rilevante. Utilizzato principalmente in agricoltura è infatti tra le principali cause dell’eutrofizzazione, e contribuisce all’inquinamento dell’aria, alla perdita di biodiversità ed alla riduzione dello strato di ozono. Per ridurre il suo impatto sugli ecosistemi, un pool di scienziati internazionali, a cui ha partecipato il professore Fabio Bartolini dell’Università di Pisa insieme fra l’altro ad esperti della FAO e della Oxford University, ha stilato per la prima volta delle linee guida per limitarne l’uso nella filiera agroalimentare. Pubblicate sulla rivista Food Nature, queste raccomandazioni sono il frutto di due anni di lavoro e hanno l’obiettivo di focalizzare l’attenzione dei decisori politici sull’inquinamento da azoto come fattore complessivo.
“Tutta la filiera agro-alimentare è responsabile direttamente o indirettamente dell’inquinamento di azoto, il problema non riguarda solo le aziende agricole – spiega Fabio Bartolini - le nostre raccomandazioni cercano di comprendere i possibili interventi che si possono applicare su tutta la filiera, dalla produzione sino alla tavola, compresa la gestione degli sprechi”.
Per diminuire l’impatto dell’azoto gli scienziati hanno individuato 46 strumenti tra misure dirette e indirette. Si va ad esempio da forme di incentivazione fiscale per le tecnologie di conservazione del cibo (l’azoto è un fattore utilizzato anche in questa fase del ciclo di vita dei prodotti) sino all’introduzione sistemi di etichettatura che rendicontano sull’utilizzo dell’azoto.
“Gli strumenti applicabili alle varie fasi della filiera – conclude Bartolini – sono moltissimi e del resto la gestione di problemi così complessi è possibile solo applicando coerenti mix di politiche e coinvolgendo i diversi attori del sistema agro-alimentare”.

Riferimento all’articolo scientifico su Nature Food
https://www.nature.com/articles/s43016-019-0001-5

 

Sono oltre cento gli iscritti alla nona edizione del corso di alta formazione in “Giustizia costituzionale e tutela giurisdizionale dei diritti” in programma a Pisa dal 13 al 31 gennaio 2020. Il corso, organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Pisa con il coordinamento scientifico del professor Roberto Romboli, avrà la durata di tre settimane ed è stato inaugurato alla presenza della prorettrice agli affari giuridici Michela Passalacqua che ha portato i saluti del rettore Paolo Mancarella. La prima lezione, intitolata "Il costituzionalismo e il suo futuro", è stata tenuta dal professor Luigi Ferrajoli, giurista, ex magistrato, professore universitario e filosofo del diritto italiano, allievo di Norberto Bobbio. Il corso proseguirà con un ricco programma di lezioni tenute in lingua italiana e spagnola da docenti italiani, spagnoli e latinoamericani.

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I partecipanti al corso provengono in larghissima misura da Paesi dell’America Latina. Oltre ai numerosi seminari su tematiche che vanno dai modelli di giustizia costituzionale, alla tutela sovranazionale dei diritti fondamentali, il Corso prevede lo studio di casi pratici connessi all’attualità costituzionale, attraverso l’analisi di sentenze che hanno inciso nel campo della protezione dei diritti umani. All’interno del corso sono anche state programmate alcune conferenze tenute da ospiti illustri, tra cui – oltre a Luigi Ferrajoli - Eduardo Ferrer-Mac Gregor, Guido Raimondi, Luis López Guerra, Gaetano Silvestri e Gustavo Zagrebelsky.


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