Due professori dell’Università di Pisa nel pool di esperti del Ministero dello Sviluppo Economico su intelligenza artificiale e blockchain
Giuseppe Attardi e Laura Ricci del dipartimento di informatica dell’Università di Pisa sono stati nominati nel pool di esperti del Ministero dello Sviluppo Economico per elaborare le strategie nazionali sui temi dell’intelligenza artificiale e della tecnologia blockchain. I due docenti dell’Ateneo pisano sono stati scelti dopo una selezione che ha vagliato candidature a livello europeo e internazionale. In particolare, Laura Ricci metterà a disposizione la sua esperienza nel campo delle criptovalute e nell'utilizzo della tecnologia dei distributed ledger nel campo dell'IoT e delle reti sociali per proporre come sfruttare al meglio tutte le potenzialità di questa innovativa tecnologia. Giuseppe Attardi da parte sua farà valere le sue ricerche nel campo dell’intelligenza artificiale che ha svolto fra l’altro al MIT, all'ICSI di Berkeley, al Sony Laboratory di Parigi e a Yahoo! Research Barcelona. La prima riunione dei due comitati di esperti sarà a gennaio 2019.
Due docenti dell'Ateneo nel pool di esperti del Ministero dello Sviluppo Economico
Giuseppe Attardi e Laura Ricci del dipartimento di informatica dell’Università di Pisa sono stati nominati nel pool di esperti del Ministero dello Sviluppo Economico per elaborare le strategie nazionali sui temi dell’intelligenza artificiale e della tecnologia blockchain.
Laura Ricci e Giuseppe Attardi
I due docenti dell’Ateneo pisano sono stati scelti dopo una selezione che ha vagliato candidature a livello europeo e internazionale. In particolare, Laura Ricci metterà a disposizione la sua esperienza nel campo delle criptovalute e nell'utilizzo della tecnologia dei distributed ledger nel campo dell'IoT e delle reti sociali per proporre come sfruttare al meglio tutte le potenzialità di questa innovativa tecnologia. Giuseppe Attardi da parte sua farà valere le sue ricerche nel campo dell’intelligenza artificiale che ha svolto fra l’altro al MIT, all'ICSI di Berkeley, al Sony Laboratory di Parigi e al Yahoo! Research Barcelona.
La prima riunione dei due comitati di esperti sarà a gennaio 2019.
Anche i cavalli nel loro piccolo si stressano (e hanno specifiche strategie per calmarsi)
Può essere un cavaliere particolarmente esigente o la separazione dal proprio gruppo sociale o ancora l’apparizione di qualcosa di nuovo nell’ambiente. Succede così che anche i cavalli (nel loro piccolo) si stressano e che per calmarsi (al pari di noi umani) mettono in atto particolari comportamenti.
Si potrebbe sintetizzare in questo modo quanto emerge da un recentissimo studio pubblicato sulla rivista “Scientific Reports” e realizzato da una equipe di veterinari ed etologi composto da Paolo Baragli, Claudio Sighieri (Dipartimento di Scienze Veterinarie) ed Elisabetta Palagi (Dipartimento di Biologia) dell’Università di Pisa e da Chiara Scopa del Centro di Referenza Nazionale per gli Interventi Assistiti con gli Animali (Direttore Dott. Luca Farina), Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, Legnaro, Padova.
Cavalli durante i test
“Per la prima volta abbiamo definito e standardizzato una condizione di stress nei cavalli secondo modalità e tempistiche precise, che ci ha permesso di individuare quei comportamenti che i cavalli usano per calmarsi”, sottolinea Paolo Baragli del dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Ateneo pisano.
E’ emerso così che lo “snore”, cioè un suono legato alla respirazione simile ad una profonda inalazione, è un comportamento messo in atto per controbilanciare lo stress così come, ma con una tempistiche diverse, il “vacuum chewing”, cioè la masticazione a vuoto, senza nulla in bocca.
“I comportamenti calmanti messi in atto dai cavalli sono una forma di resilienza, cioè una strategia che consente di affrontare meglio certe situazioni caratterizzate da una importante risposta emotiva negativa – spiega Chiara Scopa dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie – sono azioni inconsapevoli che hanno un effetto sul sistema nervoso autonomo, che permette al soggetto di bilanciare lo stress e provare a ristabilire l’equilibrio interno del proprio organismo, lo facciamo anche noi umani in alcune situazioni, ad esempio dondolando le gambe, gesticolando, strusciando le mani o arricciandoci i capelli”.
I ricercatori hanno condotto la sperimentazione su 33 cavalli di razza, sesso ed età diversi in quattro differenti scuderie italiane. In pratica, lo stress test consisteva nel gonfiare con un meccanismo a distanza, improvvisamente e in pochi secondi, un palloncino all’interno dei box dei cavalli lasciandolo gonfio per 5 minuti. Il comportamento degli animali è stato quindi video-registrato e i dati fisiologici (frequenza e variabilità cardiaca) sono stati raccolti da un monitor cardiaco fissato su una cintura elastica applicata al torace. Per validare i risultati le stesse rilevazioni sono state eseguite anche su un gruppo controllo e in questo caso i cavalli venivano lasciati soli nei box senza che ci fosse alcun palloncino. I ricercatori hanno quindi rilevato che lo snore e il vacuum chewing erano molto più frequenti come reazione al palloncino, infatti le variabili fisiologiche indicavano una maggiore attività del sistema “calmante” dell’organismo (componente vagale del sistema nervoso autonomo). La differenza riscontrata stava nella tempistica di comparsa, lo “snore” era prevalente nel primo minuto, mentre il vacuum chewing era distribuito in tutti i 5 minuti del test. Ciò indicherebbe che lo “snore” serve a contrastare il primo impatto dell’evento stressante, mentre il vacuum chewing interviene con un’azione più lenta e prolungata.
“Il cavallo è tra i più diffusi animali domestici e da compagnia, oltre ad essere utilizzato in attività ludico-ricreative e nelle terapie assistite - conclude Paolo Baragli – e, nonostante l’attenzione sempre crescente, è ancora difficile definire e riconoscere quali siano i segnali che possono aiutarci a capire il loro reale stato interiore. Il comportamento da solo può non essere sufficiente e questo studio potrebbe quindi fare da apripista alla realizzazione di linee guida comportamentali, validate dalla reale attività del sistema nervoso autonomo, utili a tutti coloro che hanno a che fare con i cavalli e perciò anche a beneficio degli umani”.
Anche i cavalli nel loro piccolo si stressano (e hanno specifiche strategie per calmarsi)
Può essere un cavaliere particolarmente esigente o la separazione dal proprio gruppo sociale o ancora l’apparizione di qualcosa di nuovo nell’ambiente. Succede così che anche i cavalli (nel loro piccolo) si stressano e che per calmarsi (al pari di noi umani) mettono in atto particolari comportamenti.
Si potrebbe sintetizzare in questo modo quanto emerge da un recentissimo studio pubblicato sulla rivista “Scientific Reports” e realizzato da una equipe di veterinari ed etologi composto da Paolo Baragli, Claudio Sighieri (Dipartimento di Scienze
Veterinarie) ed Elisabetta Palagi (Dipartimento di Biologia) dell’Università di Pisa e da Chiara Scopa del Centro di Referenza Nazionale per gli Interventi Assistiti con gli Animali (Direttore Dott. Luca Farina), Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, Legnaro, Padova.
“Per la prima volta abbiamo definito e standardizzato una condizione di stress nei cavalli secondo modalità e tempistiche precise, che ci ha permesso di individuare quei comportamenti che i cavalli usano per calmarsi”, sottolinea Paolo Baragli del dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Ateneo pisano.
E’ emerso così che lo “snore”, cioè un suono legato alla respirazione simile ad una profonda inalazione, è un comportamento messo in atto per controbilanciare lo stress così come, ma con una tempistiche diverse, il “vacuum chewing”, cioè la masticazione a vuoto, senza nulla in bocca.
“I comportamenti calmanti messi in atto dai cavalli sono una forma di resilienza, cioè una strategia che consente di affrontare meglio certe situazioni caratterizzate da una importante risposta emotiva negativa – spiega Chiara Scopa dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie – sono azioni inconsapevoli che hanno un effetto sul sistema nervoso autonomo, che permette al soggetto di bilanciare lo stress e provare a ristabilire l’equilibrio interno del proprio organismo, lo facciamo anche noi umani in alcune situazioni, ad esempio dondolando le gambe, gesticolando, strusciando le mani o arricciandoci i capelli”.
I ricercatori hanno condotto la sperimentazione su 33 cavalli di razza, sesso ed età diversi in quattro differenti scuderie italiane. In pratica, lo stress test consisteva nel gonfiare con un meccanismo a distanza, improvvisamente e in pochi secondi, un palloncino all’interno dei box dei cavalli lasciandolo gonfio per 5 minuti. Il comportamento degli animali è stato quindi video-registrato e i dati fisiologici (frequenza e variabilità cardiaca) sono stati raccolti da un monitor cardiaco fissato su una cintura elastica applicata al torace. Per validare i risultati le stesse rilevazioni sono state eseguite anche su un gruppo controllo e in questo caso i cavalli venivano lasciati soli nei box senza che ci fosse alcun palloncino. I ricercatori hanno quindi rilevato che lo snore e il vacuum chewing erano molto più frequenti come reazione al palloncino, infatti le variabili fisiologiche indicavano una maggiore attività del sistema “calmante” dell’organismo (componente vagale del sistema nervoso autonomo). La differenza riscontrata stava nella tempistica di comparsa, lo “snore” era prevalente nel primo minuto, mentre il vacuum chewing era distribuito in tutti i 5 minuti del test. Ciò indicherebbe che lo “snore” serve a contrastare il primo impatto dell’evento stressante, mentre il vacuum chewing interviene con un’azione più lenta e prolungata.
“Il cavallo è tra i più diffusi animali domestici e da compagnia, oltre ad essere utilizzato in attività ludico-ricreative e nelle terapie assistite - conclude Paolo Baragli – e, nonostante l’attenzione sempre crescente, è ancora difficile definire e riconoscere quali siano i segnali che possono aiutarci a capire il loro reale stato interiore. Il comportamento da solo può non essere sufficiente e questo studio potrebbe quindi fare da apripista alla realizzazione di linee guida comportamentali, validate dalla reale attività del sistema nervoso autonomo, utili a tutti coloro che hanno a che fare con i cavalli e perciò anche a beneficio degli umani”.
Incarico presso il dipartimento di Scienze politiche per "Supporto alle attività di monitoraggio e valutazione di impatto sociale"
Due incarichi presso il dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale "Supporto alla ricerca in particolare: inserimento ed elaborazione de dati relativi al reclutamento dei pazienti e ai risultati della sperimentazione dei farmaci somministrati"
Incarico preso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale per "Supporto alla ricerca in particolare: inserimento ed elaborazione de dati relativi al reclutamento dei pazienti e ai risultati della sperimentazione dei farmaci somministrati"
A Maria Giulia Brotini il premio per la miglior tesi dell’anno di uno studente disabile
Maria Giulia Brotini, 32 anni di Arezzo, ha vinto il “Premio Goi” per la miglior tesi di laureati con disabilità promosso dalla Fondazione della Comunità Bresciana in collaborazione con l’Università di Brescia. Maria Giulia si è laureata con 110 e lode in Filologia e Storia dell’Antichità all’Università di Pisa discutendo la tesi “Le virtù del racconto nella retorica greca” con il professor Mauro Tulli. La cerimonia di premiazione si è svolta a dicembre 2018 nell’aula magna dell’Università di Brescia, durante la giornata internazionale della disabilità. «Se ho raggiunto questo risultato è stato anche grazie all’assistenza e al supporto che ho ricevuto dall’Usid, l’Ufficio servizi per l'integrazione di studenti con disabilità dell’Università di Pisa, e dai ragazzi del servizio civile e del tutorato – commenta Maria Giulia – A loro va un mio ringraziamento particolare».
Nella motivazione del premio si legge: “Lavoro apprezzabile per l’ampiezza dei contenuti e la ricchezza delle argomentazioni, in cui si notano un significativo impegno di rielaborazione personale e un lodevole sforzo di arricchire con riflessioni e interpretazioni personali quanto la critica ha prodotto sul tema. Encomiabile il lavoro di traduzione dei lunghi passi greci e latini che risultano resi in italiano corretto, scorrevole e sempre efficace nel restituire lo spirito del testo. Il confronto tra le diverse opere prese in esame è condotto in modo sicuro e articolato con ampiezza di riferimenti. Il rigore scientifico è rispettato anche nelle citazioni dei passi antichi e nei riferimenti bibliografici a testi moderni”.
«Maria Giulia Brotini ha discusso la tesi magistrale su “Le virtù del racconto nella retorica greca”, presso il nostro dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica – commenata il professor Mauro Tulli – Il suo contributo è stato notevole sia nella redazione della tesi magistrale sia nell’attività di ricerca che ha trovato espressione lucida e organica nell’elaborato. Maria Giulia Brotini ha sviluppato un esame della manualistica greca, fra le pagine di Anassimene di Lampsaco e le pagine di Elio Teone, con palese capacità di sintesi. Ottimo il risultato, che indica nella sapheneia la più grande fra le virtù e nell’eikos il fine ultimo del racconto. Il premio è un concreto successo per il suo impegno e per il suo tenace rapporto con la tradizione classica».
Il fondo che alimenta il concorso è stato istituito dal 2006 per volontà della famiglia Goi di Brescia e ogni anno bandisce un premio in memoria di Antonio e Luigi Goi, deceduti a soli 20 anni in un incidente stradale. Il fondo memoriale è gestito dalla Fondazione della Comunità Bresciana in collaborazione con l’Università di Brescia, è finalizzato "al sostegno di attività a favore di soggetti disabili privilegiando l’erogazione di premi di laurea per studenti universitari con disabilità che abbiano conseguito la laurea magistrale o specialistica negli atenei italiani”.
A Maria Giulia Brotini il premio per la miglior tesi di uno studente disabile
Maria Giulia Brotini, 32 anni di Arezzo, ha vinto il “Premio Goi” per la miglior tesi di laureati con disabilità promosso dalla Fondazione della Comunità Bresciana in collaborazione con l’Università di Brescia. Maria Giulia si è laureata con 110 e lode in Filologia e Storia dell’Antichità all’Università di Pisa discutendo la tesi “Le virtù del racconto nella retorica greca” con il professor Mauro Tulli. La cerimonia di premiazione si è svolta a dicembre 2018 nell’aula magna dell’Università di Brescia, durante la giornata internazionale della disabilità. «Se ho raggiunto questo risultato è stato anche grazie all’assistenza e al supporto che ho ricevuto dall’Usid, l’Ufficio servizi per l'integrazione di studenti con disabilità, l’Ufficio servizi per l'integrazione di studenti con disabilità dell’Università di Pisa, e dai ragazzi del servizio civile e del tutorato – commenta Maria Giulia – A loro va un mio ringraziamento particolare».
Nella motivazione del premio si legge: “Lavoro apprezzabile per l’ampiezza dei contenuti e la ricchezza delle argomentazioni, in cui si notano un significativo impegno di rielaborazione personale e un lodevole sforzo di arricchire con riflessioni e interpretazioni personali quanto la critica ha prodotto sul tema. Encomiabile il lavoro di traduzione dei lunghi passi greci e latini che risultano resi in italiano corretto, scorrevole e sempre efficace nel restituire lo spirito del testo. Il confronto tra le diverse opere prese in esame è condotto in modo sicuro e articolato con ampiezza di riferimenti. Il rigore scientifico è rispettato anche nelle citazioni dei passi antichi e nei riferimenti bibliografici a testi moderni”.
«Maria Giulia Brotini ha discusso la tesi magistrale su “Le virtù del racconto nella retorica greca”, presso il nostro dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica – commenata il professor Mauro Tulli – Il suo contributo è stato notevole sia nella redazione della tesi magistrale sia nell’attività di ricerca che ha trovato espressione lucida e organica nell’elaborato. Maria Giulia Brotini ha sviluppato un esame della manualistica greca, fra le pagine di Anassimene di Lampsaco e le pagine di Elio Teone, con palese capacità di sintesi. Ottimo il risultato, che indica nella sapheneia la più grande fra le virtù e nell’eikos il fine ultimo del racconto. Il premio è un concreto successo per il suo impegno e per il suo tenace rapporto con la tradizione classica».
Il fondo che alimenta il concorso è stato istituito dal 2006 per volontà della famiglia Goi di Brescia e ogni anno bandisce un premio in memoria di Antonio e Luigi Goi, deceduti a soli 20 anni in un incidente stradale. Il fondo memoriale è gestito dalla Fondazione della Comunità Bresciana in collaborazione con l’Università di Brescia, è finalizzato "al sostegno di attività a favore di soggetti disabili privilegiando l’erogazione di premi di laurea per studenti universitari con disabilità che abbiano conseguito la laurea magistrale o specialistica negli atenei italiani".
Nota del rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella, sulla questione del centro trapianti di Pisa.
Si trasmette qui di seguito una nota del rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella, sulla questione del centro trapianti di Pisa.
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Sento il dovere di intervenire a commento della polemica che si è sviluppata in questi giorni sulla questione del centro trapianti di Pisa, a seguito delle dichiarazioni del dott. Daniele Pezzati.
Per prima cosa, intendo esprimere la mia profonda gratitudine a tutto lo staff pisano, di cui il dott. Pezzati è parte, che da anni fa del nostro centro un’eccellenza assoluta a livello nazionale e non. Basti ricordare che nel maggio scorso abbiamo festeggiato il traguardo, superato a fine 2017, dei 2000 trapianti di fegato eseguiti; a Pisa, il 3 luglio 2010, è stato effettuato il primo trapianto robotico di rene in Europa (Aa. Vv., Robotic renal transplantation: first European case. Transpl Int. 2011 Feb; 24(2):213-8) e sempre a Pisa, solo pochi mesi dopo, il 27 settembre 2010, è avvenuto il primo trapianto robotico al mondo di pancreas (Aa. Vv., Laparoscopic robot-assisted pancreas transplantation: first world experience. Transplantation. 2012 Jan 27; 93(2):201-6).
Smantellare o indebolire una simile realtà sarebbe scellerato e di questo è ben consapevole il governo regionale, come più volte ribadito dal Presidente Rossi e dall’assessore Saccardi. Ho avuto rassicurazioni in tal senso dal Presidente Rossi in persona, nel corso di un colloquio privato svoltosi solo due mesi fa, dove abbiamo ribadito la comune volontà di definire, insieme al nuovo Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana di imminente nomina, un progetto di sviluppo delle nostre eccellenze, alla quale il governo regionale darà il suo contributo in termini di risorse. Tra queste eccellenze vi è sicuramente il centro trapianti pisano, che dovrà rimanere centro di riferimento a livello toscano in modo da poter crescere e svilupparsi, anche creando percorsi virtuosi di collaborazione con professionisti presenti altrove in Regione.
Io stesso Rettore mi farò garante affinché ciò accada, con Pisa baricentro di una realtà rappresentativa di un primato indiscusso per la nostra città e per la nostra Toscana.