Alla Domus Mazziniana il seminario internazionale su "I prefetti nel lungo Sessantotto"
Si terrà giovedì 29 novembre, a partire dalle 9.30 nella sede della Domus Mazziniana, il seminario internazionale “I prefetti nel lungo Sessantotto (1968-1973)”, che mira a “storicizzare” il Sessantotto, spostando l'attenzione dallo studio dei “movimenti” a quello delle istituzioni. Il seminario rientra tra le iniziative promosse dall'Università di Pisa in occasione della ricorrenza del cinquantesimo anniversario del 1968, che ha portato alla realizzazione di numerose iniziative scientifiche e culturali dedicate ad approfondire la conoscenza di questa fondamentale pagina della storia italiana. Tali iniziative sono state mosse dalla convinzione che il cinquantenario potesse, e dovesse, diventare una preziosa occasione per considerare definitivamente il «lungo Sessantotto» un oggetto di ricerca al pari di altre stagioni storiche, insieme e al di là delle pur preziose rievocazioni di chi il Sessantotto lo ha vissuto.
Nella giornata di giovedì, alcuni tra i più importanti storici delle istituzioni politiche italiane, insieme ad autorevoli colleghi stranieri, saranno chiamati a guardare alle vicende del Sessantotto non dal punto di vista dei movimenti sociali e degli attori politici in senso stretto (partiti, gruppi, ecc.), ma da quello fornito dall’azione prodotta dalle istituzioni della repubblica in quegli anni di profondissime trasformazioni. L’intento degli organizzatori, Alessandro Breccia, docente di storia delle Istituzioni politiche del dipartimento di Scienze politiche all'Università di Pisa, e Giovanni Focardi, dell’Università di Padova, è di sancire al termine del seminario la nascita di un vero e proprio gruppo di ricerca nazionale che abbia come obiettivo di avviare una ricerca sistematica sulla storia dell’istituzione prefettizia nell’Italia degli anni Sessanta-Settanta.
La storia dei prefetti in Italia vanta una consolidata tradizione di studi con riferimento agli anni compresi tra l’Unità e il passaggio di regime tra fascismo e repubblica, ma di fatto si ferma ai primi anni Cinquanta. Il cinquantenario del 1968 può dunque diventare un’utile occasione per far compiere un prezioso passo in avanti alla ricostruzione storica delle vicende della seconda metà del Novecento in Italia. Non fermando l’indagine alla semplice dimensione dell’ordine pubblico e della violenza di piazza, ma indagando tutte le attività “civili” di cui furono protagonisti i prefetti nei territori. Solo per fare alcuni esempi: il governo delle emergenze ambientali e dei terremoti, i trasporti, l’assistenza sanitaria, la questione della casa, la mediazione dei conflitti tra capitale e lavoro nei periodi di crisi economica, le relazioni con gli enti locali (Regioni e comuni).
Il programma si articolerà in due sessioni: nella prima (ore 9.30), presieduta da Livio Antonielli (Università di Milano), il caso italiano verrà anzitutto comparato con importanti casi europei (Marc-Olivier Baruch, Scuola di Alti Studi di Scienze Sociali di Parigi, Julio Ponce Alberca, Università di Siviglia, Laura Di Fabio, Fondazione Bruno Kessler Trento). Successivamente, Marco De Nicolò (Università di Cassino) effettuerà una ricostruzione sistematica degli studi sulla storia dell’istituzione prefettizia. La prima sessione si concluderà con la relazione a quattro mani di Andrea Giorgi (Università di Trento) e Leonardo Mineo (Archivio di Stato di Torino), che forniranno utili elementi in termini di fonti d’archivio inedite per la storia dei prefetti nel lungo Sessantotto.
La seconda sessione, presieduta da Stefano Sepe (Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione) si svolgerà nel pomeriggio e ospiterà i contributi di Guido Melis (Università di Roma - Sapienza) e Giovanna Tosatti (Università della Tuscia), due tra i più eminenti studiosi di storia dello Stato italiano. Nella seconda parte si aprirà una discussione che porterà alla formale costituzione di un gruppo di ricerca nazionale sulla storia dei prefetti nel lungo Sessantotto. Al gruppo aderiranno in partenza studiosi delle Università di Bergamo, Firenze, Siena, Roma Tre, Palermo, Napoli, oltre ai relatori e agli organizzatori.
Elette le piante simbolo delle venti regioni italiane
Elette le venti piante simbolo delle venti regioni italiane, si va dalla alla Primula di Palinuro per la Campania che cresce endemica a picco sul mar Tirreno, allo Zafferano etrusco per la Toscana, al Pino locato per la Basilicata che si trova solo nel Parco Nazionale del Pollino, o ancora alla Sassifraga dell’Argentera per il Piemonte, la più votata in assoluto, una bellissima pianta erbacea a fiori rosa, tipica delle Alpi occidentali.
Basilicata - Pinus heldreichii Christ subsp. leucodermis (Antoine) E.Murray (Pino loricato)
L’iniziativa, promossa dalla Società Botanica Italiana, è stata coordinata da Lorenzo Peruzzi, professore di Botanica sistematica presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e Direttore dell’Orto e Museo Botanico. A votare sono stati oltre 500 appassionati ed esperti botanici da tutta Italia che hanno eletto le piante vincitrici a partire da una rosa di candidature, con un meccanismo per certi versi simile a quello delle primarie.
Campania – Primula palinuri Petagna (Primula di Palinuro)
“L’idea è di sensibilizzare cittadini e istituzioni sul tema della biodiversità vegetale – spiega Lorenzo Peruzzi – e così sono state elette venti piante, che per valenza storico-scientifica, peculiarità biogeografiche e bellezza, possano essere assurte a "simbolo" di ognuna delle venti regioni italiane”.
I risultati della votazione saranno presentati ufficialmente durante la giornata di studio “La flora in Italia: stato delle conoscenze, nuove frontiere, divulgazione”, organizzata dalla Fondazione per la Flora Italiana e dalla Società Botanica Italiana il prossimo 7 dicembre al Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università di Roma La Sapienza. Ma ecco intanto i risultati per ogni regione con un link che rimanda al Portale della Flora d'Italia.
Abruzzo – Adonis distorta Ten. (Adonide curvata), eletta con il 47% dei voti. Si tratta di una graziosa pianta erbacea a fiori gialli, endemica delle più alte cime dell’Appennino centrale. Descritta da Michele Tenore, botanico ottocentesco di origine abruzzese.
Basilicata - Pinus heldreichii Christ subsp. leucodermis (Antoine) E.Murray (Pino loricato), eletta con il 50% dei voti. Si tratta di una maestosa conifera, presente in Italia soltanto nei territori del Parco Nazionale del Pollino.
Calabria – Soldanella calabrella Kress (Soldanella calabrese), eletta con l’88% dei voti. Si tratta di una graziosa piccola pianta erbacea a fiori viola, endemica delle montagne della Calabria centro-meridionale.
Campania – Primula palinuri Petagna (Primula di Palinuro), eletta con il 36% dei voti. Si tratta di una bellissima primula costiera a fiori gialli, che cresce su rupi a picco sul mar Tirreno; endemica delle coste tra Campania meridionale e Calabria settentrionale e già parte del logo del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Descritta per Capo Palinuro da Vincenzo Petagna, botanico napoletano che ha operato nell’ottocento.
Emilia-Romagna – Primula apennina Widmer (Primula appenninica), eletta con il 59% dei voti. Si tratta di una graziosa primula a fiori rosa, endemica dei crinali rocciosi dell’Appennino settentrionale, nei territori del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano.
Friuli Venezia Giulia – Armeria helodes F.Martini & Poldini (Spillone palustre), eletta con il 56% dei voti. Si tratta di una pianta erbacea a fiori rosa, endemica della regione, dove cresce nell’area delle risorgive.
Lazio – Styrax officinalis L. (Storace comune), eletta con il 59% dei voti. Si tratta di un grande arbusto con vistosi fiori bianchi, presente allo stato spontaneo in Italia soltanto tra il Lazio e la Campania.
Liguria – Campanula isophylla Moretti (Campanula di Capo Noli), eletta con il 48% dei voti. Si tratta di una vistosa campanula rupicola, con areale limitato alla sola area del Finalese in Liguria.
Lombardia – Silene elisabethae Jan (Silene di Elisabetta), eletta con il 41% dei voti. Si tratta di una bellissima pianta erbacea a fiori fucsia, endemica di un’area a cavallo tra Lombardia e Trentino-Alto Adige.
Marche – Moehringia papulosa Bertol. (Moehringia vescicolosa), eletta con il 72% dei voti. Si tratta di una piccola pianta rupicola con minuti fiori bianchi, endemica della regione.
Molise – Acer cappadocicum Gled. subsp. lobelii (Ten.) A.E.Murray (Acero di l’Obel), eletta con l’80% dei voti. Si tratta di un albero endemico dell’Italia centro-meridionale, particolarmente frequente nelle foreste del Molise.
Piemonte – Saxifraga florulenta Moretti (Sassifraga dell’Argentera), eletta con il 42% dei voti. Si tratta di una bellissima pianta erbacea rupicola a fiori rosa, endemica delle Alpi occidentali e presente in Italia soltanto in Piemonte. È la pianta che ha ricevuto il maggior numero assoluto di voti, tra tutte le regioni italiane, assieme all’Abete delle Madonie.
Puglia – Arum apulum (Carano) P.C.Boyce (Gigaro pugliese), eletta con il 71% dei voti. Si tratta di una peculiare pianta erbacea con una vistosa spata rossastra, endemica della Puglia. Descritta da Enrico Carano, botanico pugliese attivo nella prima metà del novecento.
Sardegna – Ribes sardoum Martelli (Ribes sardo), eletta con l’80% dei voti. Si tratta di un piccolo arbusto con frutti rossi, endemico della Sardegna.
Sicilia – Abies nebrodensis (Lojac.) Mattei (Abete delle Madonie), eletta con il 37% dei voti. Si tratta di una conifera endemica delle Madonie. Descritta da Michele Lojacono Pojero, botanico siciliano che ha operato a cavallo tra ottocento e novecento. È la pianta che ha ricevuto il maggior numero assoluto di voti, tra tutte le regioni italiane, assieme alla Sassifraga dell’Argentera.
Toscana – Crocus etruscus Parl. (Zafferano etrusco), eletta con il 32% dei voti. Si tratta di una graziosa pianta erbacea a fioritura precoce, presente anche in Emilia-Romagna e Umbria, ma con la maggior parte del suo areale che ricade in Toscana. Descritta da Filippo Parlatore, professore per decenni a Firenze nell’ottocento, la cui attività pose le basi per la successiva fondazione della Società Botanica Italiana.
Trentino-Alto Adige – Androsace hausmannii Leyb. (Androsace di Hausmann), eletta con il 60% dei voti. Si tratta di una minuta pianta erbacea a fiori bianchi, endemica delle Alpi centro-orientali e presente in tutta la regione. Dedicata a Franz von Hausmann, botanico altoatesino autore della prima Flora del Tirolo.
Umbria – Ionopsidium savianum (Caruel) Arcang. (Bivonea di Savi), eletta con il 60% dei voti. Si tratta di una piccolissima piantina a fiori bianchi, presente in Italia soltanto in Umbria, Lazio e Toscana.
Valle d’Aosta – Astragalus alopecurus Pall. (Astragalo maggiore), eletta con il 60% dei voti. Si tratta di una vistosa erba a fiori gialli, presente in Italia soltanto in Valle d’Aosta.
Veneto – Saxifraga berica (Bég.) D.A.Webb (Sassifraga dei Berici), eletta con il 47% dei voti. Si tratta di una pianta erbacea a fiori bianchi, endemica del Veneto.
Elette le piante simbolo delle venti regioni italiane
Elette le venti piante simbolo delle venti regioni italiane, si va dalla alla Primula di Palinuro per la Campania che cresce endemica a picco sul mar Tirreno, allo Zafferano etrusco per la Toscana, al Pino locato per la Basilicata che si trova solo nel Parco Nazionale del Pollino, o ancora alla Sassifraga dell’Argentera per il Piemonte, la più votata in assoluto, una bellissima pianta erbacea a fiori rosa, tipica delle Alpi occidentali.
L’iniziativa, promossa dalla Società Botanica Italiana, è stata coordinata da Lorenzo Peruzzi, professore di Botanica sistematica presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e Direttore dell’Orto e Museo Botanico. A votare sono stati oltre 500 appassionati ed esperti botanici da tutta Italia che hanno eletto le piante vincitrici a partire da una rosa di candidature, con un meccanismo per certi versi simile a quello delle primarie.
“L’idea è di sensibilizzare cittadini e istituzioni sul tema della biodiversità vegetale – spiega Lorenzo Peruzzi – e così sono state elette venti piante, che per valenza storico-scientifica, peculiarità biogeografiche e bellezza, possano essere assurte a "simbolo" di ognuna delle venti regioni italiane”.
I risultati della votazione saranno presentati ufficialmente durante la giornata di studio “La flora in Italia: stato delle conoscenze, nuove frontiere, divulgazione”, organizzata dalla Fondazione per la Flora Italiana e dalla Società Botanica Italiana il prossimo 7 dicembre al Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università di Roma La Sapienza. Ma ecco intanto i risultati per ogni regione con un link che rimanda al Portale della Flora d'Italia.
Abruzzo – Adonis distorta Ten. (Adonide curvata), eletta con il 47% dei voti. Si tratta di una graziosa pianta erbacea a fiori gialli, endemica delle più alte cime dell’Appennino centrale. Descritta da Michele Tenore, botanico ottocentesco di origine abruzzese.
Basilicata - Pinus heldreichii Christ subsp. leucodermis (Antoine) E.Murray (Pino loricato), eletta con il 50% dei voti. Si tratta di una maestosa conifera, presente in Italia soltanto nei territori del Parco Nazionale del Pollino.
Calabria – Soldanella calabrella Kress (Soldanella calabrese), eletta con l’88% dei voti. Si tratta di una graziosa piccola pianta erbacea a fiori viola, endemica delle montagne della Calabria centro-meridionale.
Campania – Primula palinuri Petagna (Primula di Palinuro), eletta con il 36% dei voti. Si tratta di una bellissima primula costiera a fiori gialli, che cresce su rupi a picco sul mar Tirreno; endemica delle coste tra Campania meridionale e Calabria settentrionale e già parte del logo del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Descritta per Capo Palinuro da Vincenzo Petagna, botanico napoletano che ha operato nell’ottocento.
Emilia-Romagna – Primula apennina Widmer (Primula appenninica), eletta con il 59% dei voti. Si tratta di una graziosa primula a fiori rosa, endemica dei crinali rocciosi dell’Appennino settentrionale, nei territori del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano.
Friuli Venezia Giulia – Armeria helodes F.Martini & Poldini (Spillone palustre), eletta con il 56% dei voti. Si tratta di una pianta erbacea a fiori rosa, endemica della regione, dove cresce nell’area delle risorgive.
Lazio – Styrax officinalis L. (Storace comune), eletta con il 59% dei voti. Si tratta di un grande arbusto con vistosi fiori bianchi, presente allo stato spontaneo in Italia soltanto tra il Lazio e la Campania.
Liguria – Campanula isophylla Moretti (Campanula di Capo Noli), eletta con il 48% dei voti. Si tratta di una vistosa campanula rupicola, con areale limitato alla sola area di Capo Noli in Liguria.
Lombardia – Silene elisabethae Jan (Silene di Elisabetta), eletta con il 41% dei voti. Si tratta di una bellissima pianta erbacea a fiori fucsia, endemica di un’area a cavallo tra Lombardia e Trentino-Alto Adige.
Marche – Moehringia papulosa Bertol. (Moehringia vescicolosa), eletta con il 72% dei voti. Si tratta di una piccola pianta rupicola con minuti fiori bianchi, endemica della regione.
Molise – Acer cappadocicum Gled. subsp. lobelii (Ten.) A.E.Murray (Acero di l’Obel), eletta con l’80% dei voti. Si tratta di un albero endemico dell’Italia centro-meridionale, particolarmente frequente nelle foreste del Molise.
Piemonte – Saxifraga florulenta Moretti (Sassifraga dell’Argentera), eletta con il 42% dei voti. Si tratta di una bellissima pianta erbacea rupicola a fiori rosa, endemica delle Alpi occidentali e presente in Italia soltanto in Piemonte. È la pianta che ha ricevuto il maggior numero assoluto di voti, tra tutte le regioni italiane, assieme all’Abete delle Madonie.
Puglia – Arum apulum (Carano) P.C.Boyce (Gigaro pugliese), eletta con il 71% dei voti. Si tratta di una peculiare pianta erbacea con una vistosa spata rossastra, endemica della Puglia. Descritta da Enrico Carano, botanico pugliese attivo nella prima metà del novecento.
Sardegna – Ribes sardoum Martelli (Ribes sardo), eletta con l’80% dei voti. Si tratta di un piccolo arbusto con frutti rossi, endemico della Sardegna.
Sicilia – Abies nebrodensis (Lojac.) Mattei (Abete delle Madonie), eletta con il 37% dei voti. Si tratta di una conifera endemica delle Madonie. Descritta da Michele Lojacono Pojero, botanico siciliano che ha operato a cavallo tra ottocento e novecento. È la pianta che ha ricevuto il maggior numero assoluto di voti, tra tutte le regioni italiane, assieme alla Sassifraga dell’Argentera.
Toscana – Crocus etruscus Parl. (Zafferano etrusco), eletta con il 32% dei voti. Si tratta di una graziosa pianta erbacea a fioritura precoce, presente anche in Emilia-Romagna e Umbria, ma con la maggior parte del suo areale che ricade in Toscana. Descritta da Filippo Parlatore, professore per decenni a Firenze nell’ottocento, la cui attività pose le basi per la successiva fondazione della Società Botanica Italiana.
Trentino-Alto Adige – Androsace hausmannii Leyb. (Androsace di Hausmann), eletta con il 60% dei voti. Si tratta di una minuta pianta erbacea a fiori bianchi, endemica delle Alpi centro-orientali e presente in tutta la regione. Dedicata a Franz von Hausmann, botanico altoatesino autore della prima Flora del Tirolo.
Umbria – Ionopsidium savianum (Caruel) Arcang. (Bivonea di Savi), eletta con il 60% dei voti. Si tratta di una piccolissima piantina a fiori bianchi, presente in Italia soltanto in Umbria, Lazio e Toscana.
Valle d’Aosta – Astragalus alopecurus Pall. (Astragalo maggiore), eletta con il 60% dei voti. Si tratta di una vistosa erba a fiori gialli, presente in Italia soltanto in Valle d’Aosta.
Veneto – Saxifraga berica (Bég.) D.A.Webb (Sassifraga dei Berici), eletta con il 47% dei voti. Si tratta di una pianta erbacea a fiori bianchi, endemica del Veneto.
Concerto di Natale del Coro di Ateneo
Concerto di Natale del Coro di Ateneo
Ugo Boggi è il nuovo presidente della Società Italiana Trapianti d’Organo
Il professor Ugo Boggi, ordinario di Chirurgia generale all’Università di Pisa e direttore dell’Unità operativa di Chirurgia generale e dei trapianti dell’Aoup, è stato eletto presidente della Sito-Società italiana dei trapianti d’organo nel corso del 42° congresso tenutosi a Bologna dal 22 al 24 novembre.
La carica di presidente, operativa per il triennio 2020-2022, giunge a coronamento di una carriera di successi e di riconoscimenti nazionali e internazionali. Il professor Boggi, infatti, carrarese di nascita e pisano per curriculum di studi ed impegno lavorativo, è appunto docente ordinario all’ateneo pisano e, dal 1999, è responsabile dei programmi di trapianto di rene e di pancreas dell’Aoup, dove ha realizzato il principale programma di trapianto di pancreas attivo in Italia, ha concepito ed adottato nuove tecniche chirurgiche e ha promosso e realizzato più di chiunque altro in Italia la donazione renale da vivente.
“E’ nostro orgoglio – dichiara - che negli ultimi 20 anni in Italia non ci sia stata nessuna novità significativa nel settore dei trapianti d’organi addominali che non sia stata concepita o realizzata per la prima volta a Pisa”. Effettivamente proprio il professor Boggi, fra le altre cose, ha realizzato il primo trapianto renale cross-over in Italia (15 novembre 2005), la prima donazione renale laparoscopica con accesso singolo (SILS) (13 marzo 2010) la prima donazione renale robotica in Italia (22 novembre 2008), la prima donazione laparoscopica di settore laterale sinistro per trapianto di fegato adulto-bambino in Italia (10 maggio 2010), il primo trapianto simultaneo di rene da donatore vivente e di pancreas da donatore cadavere in Europa (13 giugno 2001), il primo trapianto renale robotico in Europa (3 luglio 2010), il primo trapianto robotico di pancreas al mondo (27 settembre 2010) e la prima donazione robotica di fegato destro per trapianto adulto-adulto nel mondo (17 aprile 2012).
Anche per questi risultati la prestigiosissima Università di Pittsburgh, primo ateneo americano in ambito chirurgico e celebre per aver sviluppato e reso possibile il trapianto epatico nel mondo, ha voluto il professor Boggi nel proprio corpo docente. Il chirurgo – che negli anni ha trapiantato oltre 1500 organi - è infatti anche professore di Chirurgia generale all’Università di Pittsburgh.
Nel suo curriculum anche il ruolo di Fellow onorario dell’European board of surgery per i trapianti di rene e di pancreas. L’European board of surgery è parte dell’Union européenne des médecins spécialistes (Uems), agenzia che opera alle strette dipendenze della Comunità Europea ed accredita le attività mediche e chirurgiche in Europa.
Nel periodo di presidenza del professor Boggi la Sito dovrà anche organizzare il congresso della Esot-Società europea dei trapianti in programma a Milano per l’anno 2021. A questo congresso sono attesi oltre 4000 partecipanti fra chirurghi, medici, scienziati di base, ed infermieri.
Il congresso dell’Esot, che si realizza ogni due anni, attrae infatti gli specialisti del trapianto non solo dall’Europa ma da tutto il mondo. Sarà quindi una grande occasione di visibilità per tutta la trapiantologia italiana. Grazie all’elezione a presidente della Sito, il professor Boggi entrerà anche a far parte del consiglio direttivo della Esot in qualità di rappresentante dell’Italia.
La Sito ha oltre 1000 soci, è una delle principali società scientifiche italiane ed è l’unica accreditata dal Ministero della salute per la realizzazione delle linee guida per i trapianti d’organo. Al congresso di Bologna erano presenti 806 partecipanti in rappresentanza di tutti i Centri trapianti d’Italia e di tutte le regioni italiane. Sono state presentate oltre 300 relazioni scientifiche. L’evento è stato anche caratterizzato dal riconoscimento del prestigioso ruolo di socio onorario ai due chirurghi che la società ha ritenuto abbiano contribuito maggiormente allo sviluppo del trapianto degli organi addominali in Italia negli anni 80-90 e nel primo decennio degli anni 2000: il professor Vincenzo D’Amico di Padova ed il professor Mauro Salizzoni di Torino. L’ambito riconoscimento è stato consegnato anche al professor Stefano Faenza di Bologna, per il contributo dato nell’ambito dell’anestesia e della rianimazione applicata ai trapianti d’organo.
Poco prima dell’inizio effettivo del mandato di presidenza il professor Boggi, in collaborazione con i professori Piero Marchetti e Fabio Vistoli, organizzerà a Pisa (17-19 ottobre 2019) su incarico della Società mondiale dei trapianti (The transplantation society - Tts) e dell’International pancreas & islet transplant association (Ipita) la prima consensus conference mondiale sul trapianto di pancreas, grazie al supporto della Fondazione Pisa e dell’Università di Pisa.
Ulteriore motivo di orgoglio per la scuola trapiantologica di Pisa è stata la nomina del professor Giandomenico Biancofiore a membro del consiglio direttivo della Sito in rappresentanza dell’area anestesia e rianimazione. Il professor Biancofiore si va ad aggiungere al professor Vistoli, chirurgo e docente all’Università di Pisa, già membro del consiglio direttivo per l’area trapianti di rene e di pancreas. Complessivamente, quindi, ben tre medici pisani faranno parte del prossimo consiglio direttivo della società.
“Questo importante incarico – prosegue Boggi - viene certamente a riconoscere un lungo impegno personale nel settore dei trapianti nel quale spesso ho percorso strade innovative, aprendo nuovi settori che poi si sono rilevati successi nazionali ed internazionali. Di questo sono molto contento ed orgoglioso. L’incredibile successo ottenuto dimostra come il lavoro fatto negli anni sia stato riconosciuto dai colleghi che hanno saputo apprezzare il valore dei fatti. A livello personale è quindi senza dubbio una soddisfazione enorme. Sono però convinto che questo riconoscimento vada anche a tutto il sistema trapianti di Pisa, e della Regione Toscana. Tutti insieme, per tanti anni, abbiamo lavorato ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Io spero anche che questa carica possa aiutare a riportare definitivamente quella serenità nel sistema trapianti pisano che recentemente era venuta un po’ meno a seguito di alcune notizie, probabilmente prive di reale fondamento, che avrebbero ipotizzato un ridimensionamento del gioiello trapiantologico pisano. Anche in quest’ottica credo che questo riconoscimento arrivi nel momento giusto. Sono anche contento – conclude - che quando il prossimo anno organizzeremo la prima consensus conference mondiale sul trapianto di pancreas potrò partecipare anche come presidente della Sito, e non solo come “incaricato” della Società mondiale dei trapianti d’organo e ideatore di questa iniziativa. Sono infine fiero, ed anche un po’ emozionato, del fatto che per tre anni rappresenterò le istanze di tutta la trapiantologia italiana in ambito europeo. Lo sono per me, per il sistema trapianti che rappresento, per la mia istituzione”.
Il professor Ugo Boggi eletto presidente della Società italiana dei trapianti d’organo
Il professor Ugo Boggi, ordinario di Chirurgia generale all’Università di Pisa e direttore dell’Unità operativa di Chirurgia generale e dei trapianti dell’Aoup, è stato eletto presidente della Società italiana dei trapianti d’organo (SITO) nel corso del 42° congresso tenutosi a Bologna dal 22 al 24 novembre.
La carica di presidente, operativa per il triennio 2020-2022, giunge a coronamento di una carriera di successi e di riconoscimenti nazionali e internazionali. Il professor Boggi, infatti, carrarese di nascita e pisano per curriculum di studi e impegno lavorativo, è appunto docente ordinario all’Ateneo pisano e, dal 1999, è responsabile dei programmi di trapianto di rene e di pancreas dell’Aoup, dove ha realizzato il principale programma di trapianto di pancreas attivo in Italia, ha concepito e adottato nuove tecniche chirurgiche e ha promosso e realizzato più di chiunque altro in Italia la donazione renale da vivente.
“È nostro orgoglio - ha dichiarato il professor Boggi - che negli ultimi 20 anni in Italia non ci sia stata nessuna novità significativa nel settore dei trapianti d’organi addominali che non sia stata concepita o realizzata per la prima volta a Pisa”. Effettivamente proprio il professor Boggi, fra le altre cose, ha realizzato il primo trapianto renale cross-over in Italia (15 novembre 2005), la prima donazione renale laparoscopica con accesso singolo (SILS) (13 marzo 2010) la prima donazione renale robotica in Italia (22 novembre 2008), la prima donazione laparoscopica di settore laterale sinistro per trapianto di fegato adulto-bambino in Italia (10 maggio 2010), il primo trapianto simultaneo di rene da donatore vivente e di pancreas da donatore cadavere in Europa (13 giugno 2001), il primo trapianto renale robotico in Europa (3 luglio 2010), il primo trapianto robotico di pancreas al mondo (27 settembre 2010) e la prima donazione robotica di fegato destro per trapianto adulto-adulto nel mondo (17 aprile 2012).
Anche per questi risultati la prestigiosissima Università di Pittsburgh, primo ateneo americano in ambito chirurgico e celebre per aver sviluppato e reso possibile il trapianto epatico nel mondo, ha voluto il professor Boggi nel proprio corpo docente. Il chirurgo – che negli anni ha trapiantato oltre 1500 organi - è infatti anche professore di Chirurgia generale all’Università di Pittsburgh.
Nel suo curriculum anche il ruolo di Fellow onorario dell’European board of surgery per i trapianti di rene e di pancreas. L’European board of surgery è parte dell’Union européenne des médecins spécialistes (Uems), agenzia che opera alle strette dipendenze della Comunità Europea ed accredita le attività mediche e chirurgiche in Europa.
Nel periodo di presidenza del professor Boggi la Sito dovrà anche organizzare il congresso della Esot-Società europea dei trapianti in programma a Milano per l’anno 2021. A questo congresso sono attesi oltre 4000 partecipanti fra chirurghi, medici, scienziati di base, ed infermieri.
Nella foto il professor Ugo Boggi con il presidente uscente della SITO, professor Umberto Cillo (Padova)
Il congresso dell’Esot, che si realizza ogni due anni, attrae infatti gli specialisti del trapianto non solo dall’Europa ma da tutto il mondo. Sarà quindi una grande occasione di visibilità per tutta la trapiantologia italiana. Grazie all’elezione a presidente della Sito, il professor Boggi entrerà anche a far parte del consiglio direttivo della Esot in qualità di rappresentante dell’Italia.
La Sito ha oltre 1000 soci, è una delle principali società scientifiche italiane ed è l’unica accreditata dal Ministero della salute per la realizzazione delle linee guida per i trapianti d’organo. Al congresso di Bologna erano presenti 806 partecipanti in rappresentanza di tutti i Centri trapianti d’Italia e di tutte le regioni italiane. Sono state presentate oltre 300 relazioni scientifiche. L’evento è stato anche caratterizzato dal riconoscimento del prestigioso ruolo di socio onorario ai due chirurghi che la società ha ritenuto abbiano contribuito maggiormente allo sviluppo del trapianto degli organi addominali in Italia negli anni 80-90 e nel primo decennio degli anni 2000: il professor Vincenzo D’Amico di Padova ed il professor Mauro Salizzoni di Torino. L’ambito riconoscimento è stato consegnato anche al professor Stefano Faenza di Bologna, per il contributo dato nell’ambito dell’anestesia e della rianimazione applicata ai trapianti d’organo.
Poco prima dell’inizio effettivo del mandato di presidenza il professor Boggi, in collaborazione con i professori Piero Marchetti e Fabio Vistoli, organizzerà a Pisa (17-19 ottobre 2019) su incarico della Società mondiale dei trapianti (The transplantation society - Tts) e dell’International pancreas & islet transplant association (Ipita) la prima consensus conference mondiale sul trapianto di pancreas, grazie al supporto della Fondazione Pisa e dell’Università di Pisa.
Ulteriore motivo di orgoglio per la scuola trapiantologica di Pisa è stata la nomina del professor Giandomenico Biancofiore a membro del consiglio direttivo della Sito in rappresentanza dell’area anestesia e rianimazione. Il professor Biancofiore si va ad aggiungere al professor Vistoli, chirurgo e docente all’Università di Pisa, già membro del consiglio direttivo per l’area trapianti di rene e di pancreas. Complessivamente, quindi, ben tre medici pisani faranno parte del prossimo consiglio direttivo della società.
“Questo importante incarico – prosegue Boggi - viene certamente a riconoscere un lungo impegno personale nel settore dei trapianti nel quale spesso ho percorso strade innovative, aprendo nuovi settori che poi si sono rilevati successi nazionali ed internazionali. Di questo sono molto contento ed orgoglioso. L’incredibile successo ottenuto dimostra come il lavoro fatto negli anni sia stato riconosciuto dai colleghi che hanno saputo apprezzare il valore dei fatti. A livello personale è quindi senza dubbio una soddisfazione enorme. Sono però convinto che questo riconoscimento vada anche a tutto il sistema trapianti di Pisa, e della Regione Toscana. Tutti insieme, per tanti anni, abbiamo lavorato ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Io spero anche che questa carica possa aiutare a riportare definitivamente quella serenità nel sistema trapianti pisano che recentemente era venuta un po’ meno a seguito di alcune notizie, probabilmente prive di reale fondamento, che avrebbero ipotizzato un ridimensionamento del gioiello trapiantologico pisano. Anche in quest’ottica credo che questo riconoscimento arrivi nel momento giusto. Sono anche contento – conclude - che quando il prossimo anno organizzeremo la prima consensus conference mondiale sul trapianto di pancreas potrò partecipare anche come presidente della Sito, e non solo come “incaricato” della Società mondiale dei trapianti d’organo e ideatore di questa iniziativa. Sono infine fiero, ed anche un po’ emozionato, del fatto che per tre anni rappresenterò le istanze di tutta la trapiantologia italiana in ambito europeo. Lo sono per me, per il sistema trapianti che rappresento, per la mia istituzione, per la mia città e per tutta la Regione Toscana”.
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Liszt a Pisa
Mercoledì 28 novembre alle 9.30, al Centro Congressi “Le Benedettine” (Piazza S. Paolo a Ripa D'Arno, 16) dell’Università di Pisa, si svolge la tavola rotonda ad ingresso gratuito “Liszt, Pisa, un fortepiano. Nel contesto del primo soggiorno in Italia (1837-1839)”.
L’iniziativa fa parte di un progetto promosso dall’Agenzia Generale UnipolSai Pisa, Divisione SAI, e dall’Università di Pisa, tramite il suo Centro per la diffusione della cultura e della pratica musicale, con l’intento di approfondire la permanenza di Franz Liszt a Pisa con particolare riferimento alla straordinaria musica che vi ha composto.
All’incontro, che gode del patrocinio della Fondazione Istituto Liszt, Bologna e della Società Italiana di Musicologia, interverranno i massimi esperti italiani del musicista. Il comitato scientifico dell’iniziativa è formato da Alessandro Cecchi, Maria Antonella Galanti, Maurizio Sbrana e Mariateresa Storino.
L'Università di Pisa ha premiato le migliori tesi di dottorato del 2018
Nuovo appuntamento con l’eccellenza per l’Università di Pisa che ha celebrato sabato 24 novembre la nuova edizione del PhDay2018, la Giornata dedicata ai dottorati di ricerca dell’Ateneo. Tra i molti eventi in programma, il conferimento di sei premi per insignire le tesi di dottorato più meritevoli che sono state discusse nell’ultimo anno, una per ciascuna area del sapere. Gli elaborati sono stati selezionati in base a parametri quali l’originalità e l’innovazione dei risultati conseguiti, la rilevanza nel settore di riferimento e l’impatto di internazionalizzazione delle ricerche condotte. Sei nuove speranze della ricerca, quattro donne e due uomini, quattro toscani e due siciliani, questi i loro nomi e il frutto delle loro fatiche. Edoardo Battaglia, dottore in Ingegneria dell’informazione, è stato premiato per la tesi "Touch on the Go: Wearable Haptics for Sensing and Augmented Perception"; Rossella Bruno, dottoratasi in Fisiopatologia clinica, ha visto premiata la sua tesi "Analysis and validation of new biomarkers for the diagnosis of malignant pleural mesothelioma"; Regina Fichera, dottoressa di ricerca in Scienze dell’antichità e archeologia, è risultata la migliore nel settore umanistico con una tesi dal titolo "Il miracolo nelle biografie dei filosofi neoplatonici della tarda antichità (IV-VI sec. d.C.)". Gli altri tre vincitori sono Anna Grassi, la più giovane (è nata nel 1989), per la tesi in Fisica "Collisionless shocks in the context of laboratory astrophy", smentendo ancora una volta – se ce ne fosse stato bisogno – pregiudizi sempre difficili da superare sul rapporto tra donne e discipline scientifiche; Patrizia Pacini Volpe, dottoratasi in Scienze politiche, con l’elaborato " Anatomia della prigione. Aspetti politico-sociali della condizione carceraria in Italia e in Francia"; e Alberto Vangelisti, dottore in Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, per la tesi "Transcriptome analysis of plants-fungus interaction: RNA-seq approach on sunflower (Helianthus annus L.) mycorrhizal roots".
La premiazione, effettuata dal rettore Paolo Mancarella con la delegata ai Dottorati di ricerca, Marcella Aglietti, e i ventitré coordinatori dei dottorati con sede presso l’Ateneo (ma ve ne sono altri 10 attivi in convenzione con altri Atenei) è avvenuta nell’ambito della Cerimonia di consegna dei diplomi ai circa 220 nuovi dottori di ricerca di quest’anno.
La giornata si è avviata con l'inaugurazione dell'anno dottorale dell'Università di Pisa, alla presenza di molti degli oltre 700 immatricolati, dei quali 260 solo per il primo anno. La Giornata s’intitolava “La ricerca cambia la vita”, e il valore dell’esperienza costruita durante il proprio percorso dottorale è stato testimoniata da quattro ex-allievi che, conseguito il titolo di laurea o di dottore di ricerca presso l’Ateneo pisano, hanno poi proseguito il proprio cammino accademico e professionale all’insegna del successo e della massima gratificazione personale, in Italia e nel mondo. Così Alessandro Launaro, classe 1979 ed ex dottorando in Storia Antica, ha raccontato com’è diventato uno dei massimi specialisti al mondo di storia dell’Italia Romana: oggi professore all'Università di Cambridge, Direttore in Studi Classici al Gonville and Caius College e a capo, insieme a Martin Millet, di un progetto di ricerca archeologica nella città romana di Interamna Lirenas. Non da meno il dottor Piergiorgio Morosini, che dopo aver conseguito il dottorato in Diritto privato a Pisa è diventato il magistrato che ha presenziato l’udienza preliminare del processo sulla c.d. “Trattativa Stato-Mafia” e, dal 2014 al 2018, membro del Consiglio Superiore della Magistratura. Il dottorato di ricerca conseguito nel 1997 in Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa è stato invece il viatico che ha permesso a Riccardo Marian di assurgere, dopo le sue ricerche al CERN e aver fondato l’azienda Yogitech, al titolo di Intel Fellow e al ruolo di Chief Functional Safety Technologist per tutto il gruppo Internet of Things di Intel Corporation. Di esempio anche il caso della dottoressa Francesca Iezzi, laureatasi in Matematica presso l’Ateneo pisano e dal 2017 presso l'Università di Edimburgo, dove coordina l’ambito della divulgazione scientifica. Quattro modelli d’ispirazione e di motivazione per i giovani ascoltatori.
Il programma ha inoltre previsto numerosi seminari e workshop dedicati alle opportunità di formazione specificamente pensate per i dottorandi, oltre a laboratori di ricerca, panel session e spazi informativi a cura dell’Ufficio dottorati e dall’Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani.
"L’Università di Pisa - ha ricordato il rettore Mancarella - sta puntando molto sui dottorati di ricerca, con un investimento superiore rispetto ad altri atenei di analoghe dimensioni e pari alla ragguardevole somma di oltre 5 milioni di euro per il solo 2019. La valorizzazione del dottorato ha visto altri riconoscimenti importanti, come la riforma dello Statuto, con l’attribuzione di un posto per i rappresentanti dei dottorandi nel massimo organo di governo accademico, la creazione della borsa in memoria di Giulio Regeni e la realizzazione nel prossimo semestre di oltre 20 moduli di didattica trasversale in conformità ai più alti parametri della formazione di terzo livello nell’ambito della ricerca italiana ed internazionale".
Assegnato al fisico Guido Tonelli il "Campano d'Oro" 2018
"Guido Emilio Tonelli ha dedicato la propria vita professionale alla ricerca delle origini dell'Universo contribuendo ad evidenze scientifiche di portata epocale nel mondo dell'infinitamente piccolo e dell'infinitamente grande". Con queste parole il Presidente dell’Associazione Laureati dell'Ateneo Pisano, Paolo Ghezzi, ha avviato la lettura della Motivazione del conferimento del "Campano d'Oro" 2018 al professor Guido Tonelli, ordinario di Fisica dell'Università di Pisa.
La cerimonia di consegna del prestigioso riconoscimento, assegnato dall'ALAP e giunto quest'anno alla 48a edizione, si è svolta venerdì 23 novembre nella sede del Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi. Dopo i saluti portati dalla prorettrice vicaria Nicoletta De Francesco e dall'assessore comunale alle politiche educative con delega alla divulgazione scientifica, Rosanna Cardia, sono intervenuti il professor Arnaldo Stefanini, che ha tenuto la Laudatio, e il presidente Ghezzi, che ha letto la Motivazione. Alla consegna del premio, è quindi seguito il saluto del professor Guido Tonelli. L'incontro si è concluso con un omaggio musicale.
"È per me un grande onore e un immenso privilegio ricevere il 'Campano d’Oro' - ha detto il professor Tonelli - non solo perché il mio nome viene inserito in un albo d’oro che contiene un numero impressionante di persone eccezionali. Alcuni sono stati i miei miti fin da quando ero un giovane studente di fisica dell’Ateneo. Mi riferisco a grandi scienziati come Franco Rasetti, Gilberto Bernardini e Carlo Rubbia, per non parlare delle altissime personalità che hanno dato lustro al nostro paese in campo artistico e culturale, nel mondo della politica e delle istituzioni". Il messaggio finale del professor Tonelli è stato rivolto all'Ateneo e al futuro: "la nostra Università ha una grande tradizione di eccellenza che le nuove generazioni di studenti e giovani ricercatori dell’oggi sapranno rinnovare e far crescere ulteriormente".
Nel suo intervento la professoressa De Francesco ha sottolineato come "il professor Tonelli non sia solo un grande fisico e uno scienziato moderno. Soprattutto nei suoi lavori più recenti ha dimostrato di essere un intellettuale a tutto tondo, introducendo analisi e riflessioni che si staccano dalla fisica per toccare aspetti più propriamente storici e filosofici". In chiusura la prorettrice vicaria ha citato le motivazioni con cui nel 2014 l'allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha concesso la Medaglia d'onore al professor Tonelli, "ultimo esempio - era scritto - di una tradizione di eccellenza dell'Università di Pisa che è cominciata con Galileo Galilei per passare attraverso scienziati quali Enrico Fermi, Bruno Pontecorvo e Carlo Rubbia".
"È una grande soddisfazione per tutta la città - ha dichiarato l'assessore Cardia - attribuire questo riconoscimento ad uno dei maggior studiosi a livello mondiale di fisica sperimentale che, con la sua attività di ricerca portata avanti presso i più prestigiosi centri internazionali, ha contribuito in prima persona al raggiungimento di traguardi scientifici epocali per la storia della fisica. La sua attività di insegnamento e di studioso qui a Pisa costituisce un motivo di grande orgoglio non solo per il mondo accademico e universitario, ma per la città intera, che, grazie all’impegno, all’intelligenza e alla passione di persone come lui, si conferma città ad alta vocazione scientifica”.