A Edimburgo premiato lo studio di una dottoranda in Scienze cliniche e traslazionali dell’Ateneo
Si è appena concluso l’International meeting on antimicrobial peptides (IMAP 2018), tenutosi a Edimburgo dal 2 al 4 settembre 2018, che ha visto la partecipazione di Lucia Grassi, dottoranda del corso di dottorato in Scienze cliniche e traslazionali dell’Università di Pisa. Lucia Grassi ha presentato i risultati di uno studio collaborativo tra l’Università di Pisa, con il coordinamento della professoressa Giovanna Batoni del dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia, e l’Università di Ghent in Belgio, con il professor Tom Conye e Aurelie Crabbé del “Laboratory of Pharmaceutical Microbiology, Department of Pharmaceutical analysis”.
Lo studio, presentato come poster, ha vinto il primo premio per la rilevanza e l’originalità dei risultati ottenuti ed è stato sponsorizzato dal “Protein & Peptide Science Group of the Royal Society of Chemistry”. Le ricerche hanno suscitato grande interesse tra i partecipanti al congresso in quanto aprono la possibilità di testare nuove molecole peptidiche con attività antibiotica in sistemi di tessuti tridimensionali in vitro permettendo di riprodurre fedelmente le condizioni trovate in vivo nei tessuti dei pazienti.
Ad oggi il trattamento di infezioni croniche, quali quelle che affliggono il polmone dei pazienti con fibrosi cistica o le ferite dei pazienti con diabete, è altamente problematico in quanto i ceppi batterici coinvolti risultano spesso multi-resistenti agli antibiotici attualmente disponibili. Lo studio di Lucia Grassi apre la possibilità di facilitare l’identificazione di nuovi composti ad attività antibiotica da indirizzare verso studi preclinici o trials clinici riducendo al contempo l’uso di animali da esperimento.
L’autoestinzione della nostra specie come possibile esito dell’evoluzione
Stiamo scoprendo che i nostri crani ospitano cervelli che danno ancora risposte ancestrali, non adattative all'era in cui viviamo. In pratica abbiamo alcuni comportamenti, residui di risposte arcaiche, che ci porteranno a distruggere il pianeta e, di conseguenza, noi stessi, realizzando così una versione del tutto inedita dell'evoluzione: l'autoestinzione di una specie. E’ questa, in estrema sintesi, la provocatoria teoria avanzata da Paolo Rognini del dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa, che nel merito ha appena pubblicato un articolo sulla rivista scientifica “Biological Theory”. Il nuovo modello - denominato Vestigial Drifting Drives (VDD), letteralmente “pulsioni arcaiche alla deriva” - fa riferimento all’idea che i comportamenti, al pari degli altri caratteri di una specie, subiscono trasformazioni che talvolta sfuggono alla logica della sopravvivenza del più adatto, possono cioè “andare alla deriva” non appena vengono rimosse le “funi” che li tenevano fissati al “molo” delle necessità.
“Già Konrad Lorenz negli anni ’70 del secolo scorso – spiega Paolo Rognini - ipotizzò che alcuni comportamenti umani, apparentemente non funzionali, fossero residui di moduli che erano stati adattativi in un passato più o meno remoto, fra cui, ad esempio, le paure irrazionali dell'infanzia o la fobia dei serpenti e dei ragni”.
E così, in modo analogo, secondo Rognini, sarebbero esempi di comportamenti residuali e non adattivi per la specie umana l’eccessiva rapacità nei confronti delle risorse e l’impulso all’espansione. Queste tendenze che nel Paleolitico ci hanno garantito la sopravvivenza oggi invece, complice il progresso tecnico, porterebbero al sovrasfruttamento delle risorse e alla sovrappopolazione, minacciando così di portare il pianeta Terra verso il definitivo collasso.
Nello specifico, la tesi di Paolo Rognini di declina secondo queste argomentazioni.
Rapacità. La storia mostra che talvolta i gruppi umani - a causa del sovrasfruttamento delle risorse - possono implodere, autoestinguendosi: ciò è accaduto, per esempio, agli Anasazi del Nord America, agli abitanti dell'Isola di Pasqua, ai norvegesi della Groenlandia. Oggi, ciò potrebbe accadere su larga scala viste le dimensioni globali che la crisi ecologica ha assunto. Ma perché gli esseri umani prelevano più del necessario fino ad esaurire una determinata risorsa? Tra i 2 milioni ed i 50.000 anni fa abbiamo fatto parte integrante dell'ecosistema e, anche se super-predatori, siamo rimasti soggetti al controllo dell'ambiente come tutti gli altri animali. Poi, le regole del gioco sono cambiate: da trasformato, Homo è divenuto trasformatore dell'ambiente e della materia divenendo un super-estrattore. La qualità e la quantità di questa super-estrazione, ha quindi portato ad uno sfrenato sfruttamento delle risorse, da cui il "consumare e fuggire" tipico delle "società tecnologicamente avanzate" e responsabile della cosiddetta "vampirizzazione del pianeta".
Aumento demografico. Oggi stiamo assistendo ad un scontro tra la tendenza all'espansione comune ad ogni forma di vita, specie umana compresa, come atteggiamento residuo e una situazione demografica globale totalmente cambiata che potrebbe portare a un definitivo collasso ecologico entro pochi decenni. Negli ultimi 10.000 anni, l’umanità è infatti passata da pochi milioni di individui a oltre sette miliardi e mezzo. Dal punto di vista del nostro rapporto con l’ambiente questo si traduce in una serie di criticità quali la scomparsa di migliaia di specie viventi ogni anno, la deforestazione, il riscaldamento globale, la perdita di biodiversità, la desertificazione e l'inquinamento.
“Gli esseri umani sono depositari di alcuni elementi organici e comportamentali che non sembrano essere cambiati dall'era del Pleistocene – aggiunge Rognini – in questo senso le Vestigial Drifting Drives potrebbero essere una sorta di "software bioculturale" inadatto all'ambiente attuale”.
“Se non aggiorneremo il software delle nostre false convinzioni come "l'inesauribilità delle risorse", “l'espansione illimitata della specie" o il "vorace accaparramento di risorse" - conclude Rognini - la specie umana potrebbe rischiare l'auto-estinzione: un fenomeno che si rivelerebbe unico nella storia delle specie viventi, riducendoci a un semplice esperimento evolutivo”.
Robot agricoli e interazione emotiva tra uomo e animale al Festival della Robotica 2018
Si avvicina e si arricchisce di convegni e settori la seconda edizione del Festival Internazionale della Robotica in programma a Pisa dal 27 settembre al 3 ottobre 2018. La “sette giorni” della Torre Pendente il 28 settembre fa tappa, con due appuntamenti, nel Parco Regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli.
“I Robot Agricoli per l’agricoltura sostenibile del domani” è il titolo del work-shop che si svolgerà nella Sala Gronchi sotto la guida di Manuela Giovannetti, Professore Ordinario di Microbiologia Agraria dell’Università di Pisa e Direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerca Nutrafood Nutraceutica e Alimentazione per la Salute e del comitato scientifico composto da Enrico Giunta, Giacomo Lorenzini, Giovanni Maffei Cardellini, Federico Martinelli, Giovanni Benelli e Alberto Pardossi.
I robot agricoli stanno aumentando i raccolti di produzione per gli agricoltori in vari modi. Dai droni ai trattori autonomi passando per i robot colturali, la tecnologia viene impiegata in applicazioni creative e innovative. I robot agricoli non
sostituiscono l’impiego della manodopera ma automatizzano compiti lenti, ripetitivi e noiosi per gli agricoltori, consentendo loro di concentrarsi maggiormente sul miglioramento dei rendimenti di produzione. Progressi della robotica, della infotronica e delle tecnologie di telerilevamento per la diagnosi rapida e precoce delle malattie nelle colture ma anche moderni approcci di integrazione tra genomica funzionale e conoscenze pratiche della tradizione agricola africana sono alcuni dei temi che saranno trattati da docenti, ricercatori ed esperti internazionali la mattina del 28 settembre.
Infine, dal 28 al 30 settembre dalle 10 alle 19, sarà possibile toccare con mano l’affascinante campo della robotica agricola a servizio dell’uomo e dell’ambiente alla Stazione Leopolda grazie a mostre, video rappresentativi e prototipi esposti. Una parte dello stand sarà dedicata all’impiego dei robot in campo entomologico, con particolare riferimento allo studio di predazione, parassitismo, corteggiamento e asimmetrie comportamentali.
Manuela Giovannetti, Professore Ordinario di Microbiologia Agraria dell’Università di Pisa e Direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerca Nutrafood Nutraceutica e Alimentazione per la Salute
Sempre il 28 settembre, dalle 16 alle 19.30, nella Sala Gronchi (e nello spazio all’aperto antisante) del Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, veterinari, ingegneri, ricercatori e medici parleranno, sotto la guida del responsabile scientifico, già professore ordinario di Medicina Veterinaria, Mario Arispici, di interventi assisti con gli animali.
“Dall’incontro dei diversi saperi, nati e cresciuti nelle Università di Pisa, si sviluppano nuove tecniche e soluzioni innovative a problemi sanitari e sociali che, solo pochi anni fa, non erano neppure immaginabili – interviene il professor Mario Arispici -. Largo spazio a coloro che non hanno paura di pensare e di confrontarsi in sfide che ormai hanno gli stessi confini del mondo”.
Il workshop verterà sulla complessità mostrata dalla relazione fra essere umano e cane o
cavallo ed esplorerà le possibilità offerte dalla bioingegneria per monitorare e misurare il comportamento e le attività durante lo scambio emotivo, attraverso le risposte del Sistema Nervoso Autonomo.
Fiore all’occhiello del convegno sarà la presentazione di FEELS, il progetto sviluppato e coordinato dal Professore Enzo Pasquale Scilingo e dall’ingegner Antonio Lanatà del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione del Centro Piaggio dell’Università di Pisa con la collaborazione del medico veterinario e ricercatore, Paolo Baragli, dell’Ingegner Alberto Greco dell’azienda spin-off dell'Università di Pisa Feel-ING, del professor Biagio D’Aniello dell’Università di Napoli e del professor Angelo Gemignani dell’Università di Pisa.
Mario Arispici, responsabile scientifico di interventi assisti con gli animali, già professore ordinario di Medicina Veterinaria all'Università di Pisa
“L’interazione emotiva fra essere umano e cavallo/cane può essere misurata attraverso bio-tecnologie non invasive, supportate da complesse analisi dei segnali biomedici – spiega il comitato scientifico - attraverso la misura delle variazioni dei parametri cardio polmonari del cavallo possiamo produrre bio-feedback (attraverso stimoli acustici, vibratili o luminosi) che forniscono alla persona, che sta interagendo con l’animale, informazioni sullo stato emotivo di quest’ultimo”. "Troppe volte la mancata integrazione tra discipline diverse ha impedito di raggiungere obiettivi scientifici ambiziosi con rilevanti ricadute nella società – spiegano Antonio Lanatà ed Enzo Pasquale Scilingo del Centro Piaggio - In questo workshop vogliamo mostrare come metodi matematici e ingegneristici sviluppati prevalentemente in ambito umano vengono messi a disposizione della scienza medica e veterinaria per creare una base comune in grado di affrontare problematiche complesse e non sempre facilmente misurabili come quella dell'interazione psico-fisica uomo-animale e del contagio emotivo tra specie diverse".
“Migliorare le conoscenze psico-fisiologiche dell’interazione e verificare la presenza di forme di contagio emotivo su base empatica, tra l’essere umano da una parte, il cavallo e il cane dall’altra, è la nostra proposta di workshop – conclude Paolo Baragli, medico veterinario, ricercatore del dipartimento di Scienze Veterinarie, Università di Pisa -. Ponendo, infatti, la nostra attenzione sul lavoro svolto da cane e cavallo nell’interazione con l’essere umano, si percepisce come la relazione che si crea coinvolga in profondità aspetti psichici ed emotivi. Oggi questo obiettivo è possibile grazie a un approccio scientifico multidisciplinare in cui entrano in gioco specifiche competenze tecniche che consentiranno d’integrare l’analisi del comportamento di soggetti animali e umani, con i segnali provenienti dal sistema nervoso autonomo e quelli delle variabili legate al coinvolgimento emotivo”.
Paolo Baragli, medico veterinario, ricercatore del dipartimento di Scienze Veterinarie, Università di Pisa.
Per seguire il Festival: www.festivalinternazionaledellarobotica.it, Facebook e Instagram.
Gestione dello stress basato sulla mindfulness e supporto psicologico del malato oncologico, al via due corsi di perfezionamento
Al via all’Università di Pisa il corso di perfezionamento “Gestione dello stress basato sulla mindfulness per operatori sanitari”, un percorso formativo articolato in 23 lezioni, con riconoscimento di 12 crediti CFU, riservato a laureati in Medicina e Chirurgia, Psicologia, Professioni sanitarie, scienze infermieristiche e ostetriche. Il corso sarà attivato nell’anno accademico 2018/2019 con un numero minimo di 10 partipanti. Per iscriversi c’è tempo fino al 28 settembre, il bando è consultabile a questo link Il corso, diretto da Ciro Conversano, ricercatore di Psicologia generale presso il dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell’area critica, ha l’obiettivo di fornire conoscenze teoriche di neuroscienze e strumenti pratici volti alla gestione dello stress attraverso lo sviluppo di abilità basate sulla mindfulness, compassion e pratiche contemplative.
Inoltre sta per partire il corso di perfezionamento in “Psiconcologia”, un percorso formativo che si compone di 26 lezioni ed esercitazioni, con il riconoscimento di 12 CFU. Il corso è riservato ai laureati in Psicologia, Medicina e chirurgia, Professioni sanitarie, Scienze infermieristiche e ostetriche, Professioni sanitarie tecniche, Professioni sanitarie della riabilitazione oppure altre lauree appartenenti a ordinamenti precedenti, riconosciute come equipollenti. Il corso sarà attivato nell’anno accademico 2018/2019 con un numero minimo di 10 partecipanti: le iscrizioni sono aperte fino al 21 settembre e il bando è consultabile a questo link. Anche questo corso è diretto dal professor Ciro Conversano e ha l’obiettivo di formare figure professionali specializzate nella presa in carico del paziente oncologico e nel supporto psicologico dello stesso, dei familiari e verso il personale curante. Questi professionisti saranno in grado di inserirsi nell’ambito delle strutture ospedaliere, assistenziali, territoriali e domiciliari grazie alle competenze specifiche fornite e saranno capaci di progettare protocolli di ricerca in ambito psiconcologico. Inoltre, verranno forniti strumenti volti ad acquisire conoscenze pratiche circa il trattamento del paziente oncologico nella sua globalità, compreso l’aspetto multidisciplinare della cura.
Al Polo Piagge una conferenza internazionale sulla formazione dei professionisti dell’informazione
Lunedì 10 e martedì 11 settembre, a partire dalle ore 9, nell’aula magna del Polo Piagge, si terrà la Conferenza FEIS 2018, l’International Symposium on the Future of Education in Information Science. All’apertura dei lavori saranno presenti per i saluti istituzionali Francesco Marcelloni, prorettore alla Cooperazione e relazioni internazionali dell’Università di Pisa e Gian-Luigi Ferrari, direttore del dipartimento di Informatica. FEIS 2018 è l’evento finale del progetto Erasmus+ EINFOSE (2016-2018) che vede tra i partecipanti l’Università di Pisa e altri 7 partner europei, con capofila l’Università croata di Osijek. Lo scopo del progetto è di superare le differenze che esistono nei requisiti di accesso e negli obiettivi formativi dei corsi di laurea di secondo livello offerti dalle università europee nel settore della “Information Science”.
L’evento si propone di stimolare la discussione sui percorsi formativi per i professionisti dell’informazione del futuro. La società dell’informazione di oggi e domani cambia in maniera profonda il modo in cui l’informazione viene prodotta, organizzata e fruita, e richiede un ripensamento degli studi tradizionali in biblioteconomia, archivistica e scienze documentali di cui l’Information Science è l’erede. L’Information Science, per sua natura interdisciplinare, è ben rappresentata negli altri paesi dando vita a dipartimenti autonomi e al movimento delle iSchools In Italia fa fatica a trovare una sua collocazione, confinata com’è nei dipartimenti di Storia (con un taglio prevalentemente legato alla “conservazione”) o trattata solo nei suoi aspetti tecnologici nei dipartimenti di Informatica e di Ingegneria Informatica.
FEIS 2018 è un momento importante di confronto a livello internazionale. Interverranno esperti di primo piano, che hanno contribuito allo sviluppo della disciplina. Tra questi David Bowden (City, University of London), editore del “Journal of Documentation” e co-editor della serie di monografie “Foundations of Information Sciences” della Facet’s, anche co-autore del libro di testo “Introduction to Information Science”; Leif Kajberg (Royal School of Library and Information Science, Danimarca), una autorità nel settore della Library and Information Science europea, co-editore del volume intitolato “Global Library and Information Science: A Textbook for Students and Educators” (2009); Gary Marchionini (School of Information and Library Science, University of North Carolina at Chapel Hill), chief editor di importanti riviste e chair delle principali conferenze nel settore dei sistemi informativi, dell’Information Retrieval e delle Digital Libraries; Anna Maria Tammaro, figura italiana di riferimento nel settore delle Digital Libraries, direttrice per molti anni del "DILL International Master Digital Library Learning", un master congiunto tra la Tallinn University e l’Università di Parma, segretaria del Capitolo Europeo di ASIS&T.
Al Museo di Storia Naturale di Calci la quarta edizione della scuola estiva per insegnanti
Dal 5 al 7 settembre si è svolta al Museo di Storia naturale dell'Università di Pisa la quarta edizione della scuola estiva per insegnanti intitolata “Le Scienze, il Museo e la Scuola”. L’iniziativa, rivolta a insegnanti dell’infanzia, della primaria e della secondaria di primo grado, ha l’obiettivo di fornire strumenti per la costruzione dei percorsi di Scienze coerenti con le indicazioni nazionali e di fare conoscere il Museo come risorsa per la didattica. In tutto sono stati 42 gli insegnanti che hanno preso parte all’edizione 2018 della Scuola, 8 dell’infanzia, 14 della primaria, 20 della scuola media.
Il comitato scientifico della Scuola estiva, con al centro il direttore Roberto Barbuti.
Gli allievi-insegnanti sono stati accolti dal professor Roberto Barbuti, direttore del Museo, che ha salutato i partecipanti alla scuola estiva nel giorno inaugurale delle lezioni. Il direttore ha ricordato le innovazioni del Museo avvenute negli ultimi anni, tra cui le inaugurazioni di diversi settori nuovi come la Galleria dei mammiferi, oggetto e argomento della seconda giornata della scuola. «Il Museo sta attraversando una fase di crescita molto intensa – ha sottolineato Barbuti – che vedrà a breve la riapertura della Galleria dei primati completamente rinnovata e la progressiva esposizione al pubblico della grande collezione Barbero di cui solo una parte (200 esemplari su 500) è attualmente esposta nella Galleria dei mammiferi».
La scuola estiva e gli incontri di formazione in autunno rispondono a un’esigenza espressa dagli insegnanti che frequentano con le loro classi il Museo di Storia Naturale. La visita e i laboratori proposti dal Museo diventano infatti molto più efficaci se sono inseriti all’interno di un percorso didattico in cui gli insegnanti sono pienamente protagonisti, perché hanno in precedenza sperimentato direttamente le attività, osservato i reperti, studiato le varie possibilità didattiche del Museo.
Gli argomenti trattati durante la quarta edizione della scuola estiva sono stati: “Le piante del Monte Pisano”, “Mammiferi: prede e predatori”, “Fossili e tempo geologico”. Temi e argomenti della formazione sono decisi da un comitato tecnico scientifico in cui sono presenti insegnanti, operatori museali e docenti universitari, che collaborano con le proprie specifiche competenze.
La metodologia scelta è quella della ricerca-azione e della laboratorialità; ciascun tema viene studiato e sperimentato direttamente dagli insegnanti, che discutono insieme in gruppo le possibili potenzialità didattiche delle diverse attività della giornata. L’obiettivo è quello di sviluppare un percorso verticale di scienze, che parta dai primi approcci senso-percettivi dei bambini della scuola dell’infanzia, introduca elementi di osservazione e concettualizzazione scientifica alla scuola primaria, accompagni i ragazzi ai necessari processi di astrazione nella scuola secondaria di 1° grado.
In questi quattro anni, i temi affrontati sono stati: il prato, i pesci, i minerali (2015); insetti e piante, vulcani (2016); semi, rocce, scheletro umano (2017); piante, mammiferi, fossili e tempo geologico (2018).
Organizzatori e sostenitori
“San Rossore 1938” è una iniziativa proposta e organizzata dall’Università di Pisa in collaborazione con Scuola Normale Superiore, Scuola Superiore Sant’Anna, Scuola IMT Alti Studi Lucca, in accordo con Crui, Ucei, Università degli Studi Firenze, Università di Siena e Università per Stranieri di Siena e grazie al sostegno e all’adesione della Regione Toscana e di istituzioni, fondazioni e imprese del territorio.
Comitato d’onore “San Rossore 1938”
Università di Pisa | Rettore Paolo M. Mancarella
Scuola Normale Superiore | Direttore Vincenzo Barone
Scuola Superiore Sant'Anna | Rettore Pierdomenico Perata
Scuola IMT Alti Studi Lucca | Direttore Pietro Pietrini
Comitato scientifico “San Rossore 1938”
Michele Battini - Università di Pisa – coordinatore
Michele Emdin - Scuola Superiore Sant’Anna
Fabrizio Franceschini - Università di Pisa
Barbara Henry - Scuola Superiore Sant’Anna
Alessandra Lischi - Università di Pisa
Ilaria Pavan - Scuola Normale Superiore
Guri Schwarz - Università di Genova
Alessandra Veronese - Università di Pisa
Comitato organizzatore
Davide Guadagni - Portavoce del Rettore dell’Università di Pisa - coordinatore
Cassandra Battiato | Segreteria del Rettore Università di Pisa
Giuliana Bigongiali | Area Affari Generali Scuola Superiore Sant’Anna
Patrizia Di Giuseppe | Area Affari Generali Scuola Superiore Sant’Anna
Beatrice Ghelardi | giornalista - supporto alla comunicazione delle iniziative
Elisa Guidi | Servizio Comunicazione e Relazioni esterne Scuola Normale Superiore
Marina Caterina Magnani | Ufficio Stampa e Comunicazione dell’Università di Pisa
Annarosa Morini | Ufficio del Rettore dell’Università di Pisa
Giovanna Lastrucci | Ufficio del Rettore dell’Università di Pisa
Arianna Pecorini | Ufficio del Rettore dell’Università di Pisa
Serena Pezzini | Servizio Comunicazione e Relazioni esterne Scuola Normale Superiore
Sandra Bernardini | Responsabile Ufficio del Rettore
Sandra Brondi | Segreteria del Rettore
Laura Pampana | Segreteria del Rettore
Sostenitori
“San Rossore 1938” è realizzato grazie al contributo di Regione Toscana, Comune di Pisa, Ufficio scolastico provincia di Pisa, Fondazione Pisa, Toscana Aeroporti, Acque, Fondazione Livorno, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, Banca di Pisa e Fornacette, Banca Popolare di Lajatico, Parco di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, Rotary Club di Pisa Livorno.
Media partner
Media partner dell’iniziativa è Rai, che coprirà l’informazione con Rai News e dedicherà, attraverso RAI Cultura e Rai Storia, approfondimenti sul tema.
A Edimburgo premiato lo studio di una dottoranda in Scienze cliniche e traslazionali
Si è appena concluso l’International meeting on antimicrobial peptides (IMAP 2018), tenutosi a Edimburgo dal 2 al 4 settembre 2018, che ha visto la partecipazione di Lucia Grassi, dottoranda del corso di dottorato in Scienze cliniche e traslazionali dell’Università di Pisa. Lucia Grassi ha presentato i risultati di uno studio collaborativo tra l’Università di Pisa, con il coordinamento della professoressa Giovanna Batoni del dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia, e l’Università di Ghent in Belgio, con il professor Tom Conye e Aurelie Crabbé del “Laboratory of Pharmaceutical Microbiology, Department of Pharmaceutical analysis”.
Lo studio, presentato come poster, ha vinto il primo premio per la rilevanza e l’originalità dei risultati ottenuti ed è stato sponsorizzato dal “Protein & Peptide Science Group of the Royal Society of Chemistry”. Le ricerche hanno suscitato grande interesse tra i partecipanti al congresso in quanto aprono la possibilità di testare nuove molecole peptidiche con attività antibiotica in sistemi di tessuti tridimensionali in vitro permettendo di riprodurre fedelmente le condizioni trovate in vivo nei tessuti dei pazienti.
Ad oggi il trattamento di infezioni croniche, quali quelle che affliggono il polmone dei pazienti con fibrosi cistica o le ferite dei pazienti con diabete, è altamente problematico in quanto i ceppi batterici coinvolti risultano spesso multi-resistenti agli antibiotici attualmente disponibili. Lo studio di Lucia Grassi apre la possibilità di facilitare l’identificazione di nuovi composti ad attività antibiotica da indirizzare verso studi preclinici o trials clinici riducendo al contempo l’uso di animali da esperimento.