Quando la ricerca diventa impresa
Il caso Witech e RTW
Il passaggio da un’economia basata sulla produzione industriale a una orientata all’informazione e alla conoscenza ha contribuito a intensificare enormemente i rapporti tra il mondo della ricerca universitaria e il mondo produttivo da una parte, e il trasferimento di tecnologie e competenze dall’altra. Così, dal semplice semplice passaggio di neo-laureati al mondo del lavoro, si è passati all’attivazione di programmi comuni di ricerca o di attività formative con le imprese, fino alla generazione di nuove iniziative imprenditoriali direttamente dal mondo della ricerca, i cosiddette “spin-off ”. Partendo dal significato del termine, iniziamo quindi, da questo numero di Athenet, un viaggio alla scoperta degli spin-off dell’Università di Pisa, all’insegna di ricerca di alto livello, buone idee e spirito d’innovazione.
La ricerca ha mille volti. C’è la ricerca che vive ai margini, relegata nei laboratori-scantinati, fatta più per passione che per guadagno, sognando magari un biglietto di sola andata per l’America; c’è la ricerca ostinata e coraggiosa, che dischiude orizzonti di speranza e di progresso per l’uomo, dalla medicina alle biotecnologie, fino alle telecomunicazioni; c’è la ricerca che affanna, con finanziamenti sempre più esigui, governi incoscienti e riforme confusionarie, che agogna un posto al sole sulla dichiarazione dei redditi di tredici milioni di italiani, invitati a devolvere il 5 per mille dei loro contributi alle opere di volontariato e agli enti di ricerca, tra i quali l’Università, e a quali - tanto per complicare la vita e confondere le coscienze - è stato chiesto di specificare a quale Ente o Ateneo offrire il proprio contributo, come se la ricerca non fosse tutta uguale e non meritasse tutta pari dignità.
E c’è anche la ricerca che diventa impresa, quando le idee e il coraggio incontrano il sostegno finanziario e il mercato. È allora che nasce lo “spin-off ” accademico, locuzione inglese che nonostante vagheggi esotici cocktail estivi, è usata abitualmente dai chimici per indicare il prodotto derivato di una reazione o di un processo. Gli economisti di tutto il mondo l’hanno presa in prestito per riferirsi a tutte quelle imprese che hanno origine da altre imprese, richiamando l’idea di una gemmazione. L’espressione è passata poi ad indicare, soprattutto negli Stati Uniti e nel Regno Unito, quelle società che, già all’inizio degli anni Ottanta, nascevano con il fine di sfruttare economicamente i risultati della ricerca condotta nelle università e in altri enti. Finché, in anni più recenti, il fenomeno e il termine hanno cominciato a diffondersi anche nell’università e negli enti di ricerca italiani dove, tuttavia, se esiste pieno accordo sul significato del termine, ci sono ancora pareri discordanti sul genere; così per molti lo spin-off è maschile, mentre per altri è femminile - al pari dell’impresa, della società o dell’azienda - empasse dalla quale si può uscire ricorrendo al politically correct “impresa spin-off ”.
Ma che cos’è lo spin-off accademico? L’espressione definisce quelle società finalizzate all’utilizzazione industriale dei risultati della ricerca universitaria, o a favore delle quali l’Università rende disponibili una serie di servizi al fine di facilitarne l’avvio e il primo sviluppo.
Gli spin off della ricerca non rappresentano un fenomeno del tutto nuovo. Già nel secolo scorso esistevano esempi di eccellenza che hanno dato vita a grandi gruppi industriali. È il caso, per citarne uno, del chimico tedesco Heinrich Caro che nell’Ottocento contribuì alla costituzione della Basf, la società chimica oggi leader nel mondo, a cui seguirono, tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, le iniziative di Wemer Von Siemens, Gerard Philips e Conrad Schumberg, padri di imprese diventate nel tempo grandi colossi multinazionali. Senza dimenticare la Silicon Valley, il distretto ad alta tecnologia nel cuore della California, il cui sviluppo si deve all’iniziativa di alcuni scienziati impegnati, prima di allora, in centri di ricerca industriali e universitari.
Installazione di Witech presso la Chiesa di Madonna delle Grazie (Sora FR).
Le imprese spin-off si basano su conoscenze tecnologiche specifiche che vengono apprese nella fonte d’incubazione (il laboratorio universitario o il centro di ricerca) e rappresentano un anello di congiunzione fondamentale nel passaggio delle conoscenze e dei risultati del mondo della ricerca alla società; sono il luogo in cui il sapere scientifico si trasforma in conoscenze utili per creare prodotti e servizi competitivi, contribuendo così, in modo decisivo, alla risoluzione di problemi economici e sociali e allo sviluppo del territorio.
A Pisa, negli ultimi anni, è stata portata avanti una politica orientata alla valorizzazione dei risultati della ricerca e del trasferimento tecnologico attraverso progetti di sostegno per la creazione di aziende spin-off (azioni formative, consulenza, sostegno finanziario) e per la promozione di quelle già esistenti (organizzazione di convegni e workshop specifici, partecipazione a fiere dell’innovazione), ma anche attraverso il deposito di brevetti.
I risultati raggiunti fino a questo momento sono più che soddisfacenti. Così, se da una parte la diffusione di una cultura della tutela delle idee e dei diritti patrimoniali, nel giro di tre anni, ha portato alla registrazione di 24 brevetti universitari - per arrivare a un numero totale di 38, di cui 8 brevetti internazionali - dall’altra, la promozione di imprese spin-off, ha visto affermarsi numerose aziende innovative in svariati settori, contraddistinte dal marchio dedicato “azienda spin-off dell’Università di Pisa”, ideato proprio per favorire il loro inserimento sul mercato.
Oggi le aziende spin-off dell’Università di Pisa sono dodici e spaziano dai settori dell’ingegneria e della fisica a quelli delle biotecnologie e della medicina. “La costituzione di spin-off rappresenta uno dei modi più efficaci e duraturi di trasferimento tecnologico - riconosce il prof. Giancarlo Santoprete, prorettore per i Rapporti con le Imprese e per il Trasferimento Tecnologico dell’Ateneo - perchè consente di diffondere sul mercato creatività, spirito innovativo e conoscenze specifiche nate all’interno delle strutture di ricerca degli atenei. Il vantaggio principale, in questo tipo di imprese - spiega ancora Santoprete - è l’elevata propensione all’innovazione e al mantenimento dei rapporti con il sistema universitario che consente, a sua volta, di modernizzare continuativamente l’industria attraverso l’introduzione di risultati di ricerca sempre nuovi. Queste aziende contribuiscono inoltre a incrementare le relazioni tra centri di ricerca, università e piccole imprese, favorendo e accelerando il trasferimento di saperi e tecnologie – conclude – Le conseguenze più dirette per le imprese sono un aumento del loro grado di competitività e sostanziali benefici, in termini occupazionali e di ricchezza per il territorio. Ciò è particolarmente importante in un progressivamente modificando la fisionomia dei mercati”.
Le imprese spin-off nascono per iniziativa di docenti, di ricercatori, di laureati, ma anche di studenti di corsi di studio, di specializzazione, di dottorato, che si distaccano dall’Università per avviare un’attività imprenditoriale indipendente.
Da un gruppo di giovani laureati in Ingegneria delle telecomunicazioni, ad esempio, ha avuto inizio WiTech srl, impresa che si occupa di reti e servizi nel settore delle telecomunicazioni, della quale ci parla Marco Magnarosa, classe 1978 e portavoce di un gruppo di brillanti under 30 che, a dispetto della giovane età, hanno già al loro attivo diversi anni di esperienze e progetti a livello internazionale nel campo del wireless, la comunicazione senza fili.
“La WiTech srl nasce nel 2003 – ci spiega Magnarosa – partendo da un’idea di business legata a sistemi di comunicazione a larga banda senza fili. I nostri tutor universitari sono stati i professori Stefano Giordano e Giuliano Manara, le cui esperienze di ricerca in questo campo ci hanno permesso di contare sempre su un valido aiuto nello sviluppo dell’attività. Per la nostra esperienza, è stato determinante il passaggio al Polo Tecnologico di Navacchio che ci ha permesso di inserirci in una logica di mercato più ampia. Nella delicata fase di start up – spiega infatti Magnarosa – il Polo ha rappresentato uno strumento fondamentale per trovare le competenze e i servizi di cui avevamo bisogno, oltre ad averci dato l’opportunità di integrarci con altre realtà del territorio operanti in questo settore. Da questi incontri sono nate fruttuose collaborazioni, nell’ambito delle quali siamo riusciti a realizzare alcuni progetti specifici come, ad esempio, NETTARE, un operatore toscano di telecomunicazioni wireless”. Oggi WiTech ha un fatturato di oltre 500 mila euro all’anno e si propone come partner ideale di operatori di telecomunicazioni tradizionali, wireless internet service provider, system integrator , amministrazioni pubbliche e grandi aziende, per analizzare e proporre soluzioni tecnologicamente avanzate ed economicamente vantaggiose nel settore delle tecnologie wireless broadband . “La nostra azienda ha un’organizzazione distribuita strategicamente su tutto il territorio attraverso partner regionali qualificati – spiega Magnarosa – questo ci permette di essere presenti per i nostri clienti con un valido supporto, sia in fase di sviluppo che di realizzazione dei progetti”.
E sono tanti i progetti e i servizi offerti da Witech, che vanno dallo studio di infrastrutture di comunicazione wireless (progettazione e pianificazione radio, progetto esecutivo, analisi di impatto elettromagnetico, collaudo dell’infrastruttura e analisi delle eventuali interferenze di una rete wireless), alla radio progettazione (predizione di coperture, pianificazione di capacità, piani di sviluppo di reti wireless e piani territoriali per la telefonia mobile), dalla realizzazione di business planning (analisi tecniche ed economiche sulle performance dei sistemi wireless) e di network service e securety platform (piattaforme di autenticazione e tariffazione per l’accesso alle reti wireless e piattaforme di sicurezza su reti aziendali) all’application engineering (consulenze sulle differenti soluzioni tecnologiche wireless e sulla loro applicazione in differenti scenari e per diversi servizi).
Se è vero che il mercato di riferimento di Witech srl è stato prevalentemente quello nazionale, da qualche tempo cominciano a dischiudersi interessanti prospettive di sviluppo anche su quello internazionale. “Tra i nostri clienti ci sono circa quindici grossi gestori di telecomunicazione wireless nazionali, ma ci stiamo aprendo anche al mercato internazionale con riscontri più che positivi – conferma infatti Magnarosa – tanto che siamo riusciti a definire alcuni importanti accordi strategici. In particolare abbiamo definito un accordo di partnership con il produttore svedese Repeatit, per la distribuzione in esclusiva sul mercato italiano del sistema wireless di accesso alla rete a larga banda in scenari di digital divide (cioè nei luoghi in cui non è possibile usufruire di servizi di connettività a larga banda) e per lo sviluppo di alcune funzionalità software interne ai prodotti destinati al mercato estero. Infine – conclude Magnarosa - in collaborazione con Wireless e Senza Fili Consulting (Società internazionale di business development) WiTech ha prodotto il report internazionale: “WiMAX e 802.11: confronto delle prestazioni e analisi dei possibili business plan per i service provider ” una sorta di vademecum ad alto contenuto tecnologico, per capire quali sono le potenzialità di queste due tecnologie e le opportunità economiche che esse sono in grado di offrire in differenti scenari e configurazioni di rete, che è già diventato un valido punto di riferimento a livello internazionale.
Al nostro “quale è il segreto del vostro successo” il giovane ingegnere risponde senza ombra di esitazione con un convinto “il fattore innovativo” e ci spiega come nei laboratori di Ingegneria dell’Università di Pisa si parlasse e si sperimentasse di wireless quando ancora questa rivoluzionaria tecnologia non era del tutto chiara al resto del mondo. Ma innovazione e sguardo al futuro sono anche le parole chiave che hanno determinato il successo di RTW srl, altra azienda spin-off dell’Università di Pisa in ambito ingegneristico, nata alla fine del 2003.
A parlarcene è la giovane Andreina Armogida, che dopo una laurea in ingegneria elettronica, un dottorato di ricerca al dipartimento di Ingegneria dell’informazione, e alcune esperienze professionali all’estero, senza ancora nessuna certezza in tasca sull’avvenire, si è trovata di fronte al penoso dilemma se abbandonare o meno l’Università. Finché, confrontandosi con alcuni colleghi, ha preso vita l’idea di avviare un’azienda con la quale mettere a frutto le competenze e le conoscenze maturate nell’ambito dell’elettromagnetismo applicato. Così è nata RTW srl. La sigla sta per “Ride The Wave” ovvero “cavalcare l’onda”, espressione dal sapore vagamente beat che racchiude la mission dell’azienda: fornire soluzioni tecnologicamente innovative nel campo delle microonde, integrando le attività di progettazione, ingegnerizzazione e di sviluppo.
“La nostra azienda fornisce servizi di consulenza specializzata per l’ideazione e la fattibilità tecnico-economica di nuovi prodotti nell’ambito delle microonde. I settori nei quali ci muoviamo sono prevalentemente quelli delle telecomunicazioni, della difesa e dello spazio – spiega Armogida – Sviluppiamo componenti a microonde, antenne e sistemi a radio frequenza, in base alle specifiche che vi vengono fornite dal cliente, controllando e finalizzando l’intero processo nelle sue fasi di progettazione, prototipazione e di qualifica”.
Il mercato nel quale si muove RTW srl è un bacino di nicchia, dove per sopravvivere non è sufficiente portare idee innovative e trasformarle in un’attività commerciale. “Muovendoci in contesti particolari, come è ad esempio quello della difesa, è necessario avere competenze “assicurate” oltre che di elevato profilo. In altre parole, bisogna riuscire ad essere conosciuti e accreditati nell’ambiente, entrando in una rete di relazioni nella quale non è sempre facile inserirsi – ammette Armogida – Una buona opportunità, in questo senso, è data dalle collaborazioni che talora avviamo con aziende più grandi e affermate - ci spiega - presentandoci in partnership con esse, diventa più semplice penetrare il mercato, con il vantaggio di integrare le varie competenze in modo produttivo”.
Sistema di comunicazione di Venus Express, testato nel laborario Polab.
È il caso, ad esempio, dell’esperienza avviata nell’ultimo anno con le Officine Pasquali di Firenze azienda che, da oltre 45 anni, opera nel settore delle lavorazioni meccaniche e, in particolare, nella produzione e nell’assemblaggio di componenti a radiofrequenza e dispositivi in guida d’onda per sistemi di alta precisione e affidabilità. Nell’ambito di questa collaborazione le diverse competenze vengono integrate in maniera complementare e definita, come per un ingranaggio ben congegnato: da una parte quelle meccaniche, dall’altra quelle elettromagnetiche.
A parlare del successo e dell’affidabilità di questa giovane impresa è soprattutto l’elenco dei suoi clienti, che vanno dalle Oerlikon Contraves e Galileo Avionica, per le quali RTW progetta sistemi di radar per svariate applicazioni, passando per altre prestigiose aziende quali la svizzera MIRAD Microwave, la Selex Communications, la Raven e la OTE.
Dai laboratori del Polo Tecnologico di Navacchio, dove ha sede la RTW srl, è passata anche un pezzo della storia spaziale più recente. I giovani ingegneri pisani sono stati coinvolti, infatti, nel sistema di telecomunicazione di Venus Express, la sonda spaziale europea lanciato in orbita alla fine del 2005 per esplorare i misteri del pianeta Venere. Nello specifico, la squadra dell’ingegner Armogida si è occupata di misurare un sistema d’antenna per l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) , su cui si basano le comunicazioni tra il satellite e il nostro pianeta. Il sistema è costituito da antenne di grandi dimensioni che operano su frequenze a 8 GHz e 30 GHz, e da uno schermo che funge da filtro per separare le due componenti in trasmissione e ricezione, attualmente in funzione nel sito ESA di Cebreros, vicino a Madrid.
È strano pensare a progetti spaziali e sofisticati sistemi di radar, guardando a questa giovane donna in jeans, che dimostra anche meno dei suoi trent’anni e ci sorride dall’altra parte della scrivania, parlandoci con naturalezza e professionalità di onde elettromagnetiche e satelliti in orbita. La determinazione e l’entusiasmo di questi giovani ingegneri sono il miglior biglietto da visita per le imprese spin-off che rappresentano e ci parlano di un’altra faccia ancora della ricerca. Quella che incontra idee giovani e vincenti, che esce dai laboratori, diventa impresa, e che, in definitiva, fa girare il mondo. Anche qualche milione di chilometri sopra le nostre teste.
Logo dello spin off | Nome dello spin off | Compagine sociale: | Strutture di riferimento: | Stato di impresa: | Sede e recapiti: | e-mail: | Sito web: | Supporto dell’ateneo: | Aree di applicazione: |
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RTW Ride The Wave srl | Andreina Armogida, Luigi Volpi, Polab Srl, Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Pisa |
Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione | costituita il 30 luglio 2003 | Polo Scientifico e Tecnologico di Navacchio, Via Giuntini 25, int. 9, Cascina (Pisa), tel. 050 754731 |
info@rtw.it | www.rtw.it | concessione del marchio “Azienda spin off dell’Università di Pisa” del 22/7/2004 | Telecomunicazioni, biomedicale, elettromagnetismo, sicurezza, radioastronomia, radar, monitoraggio ambientale, postazioni radio, immagine. | |
WITECH srl | Michele Albano, Andrea Calcagno, Marco Magnarosa, Davide Quadrini, Giuseppe Vuoto, Francesco Zaccaro |
Dipartimento di ingegneria dell’informazione | costituita il 10 ottobre 2003 | Polo Scientifico e Tecnologico di Navacchio Via Giuntini 25, int. 9/E, Cascina (Pisa) tel. 050 754719 |
info@witech.it | www.witech.it | concessione del marchio “Azienda spin off dell’Università di Pisa” del 23/4/2004 |
Reti e servizi nel settore della telecomunicazioni. |
Claudia Mantellassi
c.mantellassi@adm.unipi.it