Andrea Vesalio nello Studio Pisano di Cosimo I de’ Medici
La vicenda pisana di Andrea Vesalio è stata oggetto, nel tempo, di un’accesa discussione da parte di vari autori. Che Andrea Vesalio sia stato nello Studio di Pisa, prima di diventare medico personale di Carlo V, è indubbio poiché egli stesso lo conferma nella sua Epistola radicis Chynae in cui, però, non fornisce informazione alcuna né sui motivi né sull’epoca del viaggio. Se dai vari autori si hanno notizie contrastanti, ulteriori dubbi suscitano il busto e l’epigrafe esposti nell’Istituto di Anatomia Umana, che collocano la presenza del Maestro a Pisa dal 1542 al 1545 e lo celebrano come primo anatomico del nuovo Studio Pisano. Tali affermazioni sono parzialmente confermate dall’epigrafe posta sul portone della presunta sede del primo teatro anatomico, dove si legge “In questo edificio fu l’anfiteatro anatomico dove per primo insegnò Andrea Vesalio negli anni 1543–1545”. Tale discrepanza di date viene in parte risolta dallo studio di alcuni carteggi privati fra i segretari di Cosimo I de’ Medici, ritrovati da Andrea Corsini e ripresi da Charles D. O’Malley nel suo libro Andreas Vesalius of Brussels. Ulteriori notizie sui rapporti fra Vesalio, Pisa e Cosimo, emergono da due minute di lettera inedite, in cui Cosimo I sembrerebbe chiedere all’imperatore Carlo V di concedergli Vesalio come lettore di anatomia presso lo Studio Pisano.
I carteggi
Le tre lettere in questione sono indirizzate a Pier Francesco Riccio, la prima a firma del Vescovo Marzio Marzi, le altre di Vincenzo Riccobaldi, tutti segretari di Cosimo I. Le lettere datano fra il gennaio ed il febbraio del 1543, stile fiorentino (1544 pisano e
odierno). La prima lettera: …È arrivato qua il Vessalio per fare la nothomia et la venuta sua assai ha dato piacere a S. Ecc.tia et vassi ordinando tutta volta, per farla con tutte quelle cerimonie et modi possibili. La cagione perché si spaccia questa staffetta è solo per havere … di costà duoi corpi d’homini morti et m’ha comandato S. Ecc.tia che subito si dia alla busca nello Spedale di S.a Maria Nuova per haverne duoi non vecchi …et trovati questi corpi lei gli farà chiudere in due casse et gl’invierà giù per lo Arno in un barchetto, et …gli farà condurre qua. Questo negotio V. S. lo farà fare secretamente sì di levargli corpi come di fargli addurre et gli farà consegnare qua nel convento di San Franc.o de’ frati conventuali...
Ritratto di Andrea Vesalio
Dunque Vesalio era a Pisa il 22 gennaio 1543, e lo scopo del viaggio era quello di effettuare la dissezione pubblica. Cosimo I si adopera affinché l’ospitalità sia delle migliori e sollecita l’invio da Firenze di due cadaveri freschi sui quali Vesalio possa dar prova della veridicità della sua arte. De Marzi sollecita il recupero dei corpi dallo Spedale di Santa Maria Nuova, la loro chiusura in casse e la spedizione su un battello che li porterà, via Arno, a Pisa. Il fatto che venga richiesta la segretezza su questa operazione non può essere addebitato alle posizioni restrittive della Chiesa nei confronti della dissezione umana esistite fino al 1447, ma evidentemente superate dal momento che è un vescovo a richiedere corpi da dissezionare e che saranno i frati a prenderli in consegna, ospitandoli nel convento di San Francesco. Alla base della richiesta di segretezza c’è un atto illegale, ovvero l’appropriazione indebita dei corpi di persone decedute per cause naturali o malattia. La fonte legale di corpi da dissezionare era il patibolo: i corpi dei giustiziati venivano regolarmente donati alle scuole di medicina o agli artisti e la dissezione era considerata parte della pena. Le esecuzioni capitali non rimediavano alla cronica carenza di corpi e i tentativi di ottenere il permesso dalle famiglie di cittadini comuni erano inutili: nessuno desiderava un post mortem di indegnità per i propri congiunti. Unica via di approvvigionamento restava il furto.
La seconda lettera: …Hoggi par che si sia fatta la vacatione respetto alla Nothomìa, havendo il Vesalio cominciato a vedere et leggere quelle cose delli ossi, de quali non si è potuto fare lo scheletro intero, perché il Cadavere che venne di costà havea rotto non so che costole, si che el mal suo non fu pleura, come qua fu advisato. Et doppo questo anderà più innanzi …di fare cose grande et farassi di più d’huomini come d’altri animali.
Il 30 di gennaio 1543, il Duca concede un giorno di vacanza affinché gli studenti possano seguire la Nothomia. Riccobaldi segnala che, dell’unico cadavere arrivato da Firenze, non era stato possibile ricostruire lo scheletro; i termini medici non gli sono familiari e sostiene che il motivo del decesso sono le costole rotte, e non la pleurite come era stato comunicato. Vesalio, poi, nella Epistola chiarirà il problema.
Il fatto che Vesalio voglia fare cose grande e desideri dissezionare di più d’huomini come di altri animali pone il problema di reperire, non tanto carcasse di animali, quanto corpi umani. Probabilmente tormenta Francesco Campana, Segretario, affinché provveda. Campana confida a Riccio ...Io mi trovo addosso el Vesalio del quale mi da molto più noia et del caso mio che so uso a stimare. Così assillato, convoca un collegio formato dal Vicerettore e da Consiglieri dell’Università con il compito di scegliere, fra cinque scholares artistas dicti studij, i tre anatomistini che dovranno reperire i cadaveri e aiutare il Maestro nella funzione anatomica.
Vengono scelti Antonius de castiglione, Petrus vaggerio siculum et johanne chomalliense sardus. Il seguito della vicenda lo apprendiamo direttamente dall’Epistola: Quando incominciai le mie dimostrazioni a Pisa non c’erano abbastanza ossa e io desideravo che esse, …seguissero fedelmente lo schema del mio libro, per consentire agli studenti di correlare la pratica alla scrittura. Per ordine dell’illustrissimo Cosimo I… il cadavere di una suora da Firenze fu mandato …per la preparazione dello scheletro. Alcuni studenti hanno fatto le chiavi per il bellissimo cimitero di San Pisano così possono cercare …ossa adatte per lo studio.
Ritratto di Cosimo I de’ Medici in armatura. Agnolo Bronzino, olio su tela, 1545
Qui, Vesalio dà prova della sua grande esperienza di procacciatore di materiale da studio: …Le tombe più adatte allo scopo (i.e., la ricostruzione dello scheletro) sono poste trasversalmente in questo cimitero così che pioggia e vento le colpiscono (accelerando la decomposizione), poiché gli altri monumenti sono coperti tutti intorno le ossa sono meno adatte per lo studio. In una di quelle tombe c’era una ragazza gobba di 17 anni, che io ho creduto essere morta per problemi respiratori dovuti alla sua malformazione. Io posso anche asserire che la suora morì di pleurite poiché quasi l’intera parte sinistra della membrana che copre le coste, ma soprattutto la parte vicina alla loro radice, era infiammata.
Sono reperti molto interessanti per Vesalio. Mai gli è capitato di lavorare con corpi femminili, essendo la maggior parte dei condannati a morte di sesso maschile. Per la prima volta ha la possibilità di dissezionare due donne adulte e sicuramente vergini, una perché suora, l’altra perché deforme: …Quando i muscoli sono stati rimossi dalle ossa della suora e della ragazza per la preparazione dello scheletro, … ho esaminato l’utero della ragazza aspettandomi di trovarla vergine, poiché nessuno poteva averla voluta, e ho trovato il suo imene essere identico a quello della suora…
Un terzo corpo si aggiunge agli altri due. È quello del giurista senese Marcantonio Bellarmati lettore di diritto civile nello Studio, morto all’improvviso il 10 di febbraio: …La S.V.R. harà intesa la morte del dottore Bellarmato, venuta subito per una vena che se li ruppe et l’affogò in un subito...
Questo è il racconto di Vesalio: Ho esaminato la milza del grande giurista Belloarmato di Siena che, … aveva lavorato per lungo tempo al posto del fegato. Finita la mia lezione… andai con alcuni miei studenti all’officina libraria dove lo incontrai. Mi salutò e mi parlò … della sua salute che non era più tanto buona da qualche anno. Nel corso della conversazione gli parlai dell’ostruzione dei passaggi del fegato, della cistifellea e della milza e annunciai che, se avesse voluto venire avrei parlato di quegli organi proprio nei prossimi giorni seguendo il mio schema di lezioni.
Ma quando egli tornò a casa … fu colto da un’improvvisa debolezza … e gli era difficile la respirazione. Furono somministrati alcuni rimedi…, ma egli morì. Siccome il suo corpo doveva essere trasportato a Siena per la sepoltura… i suoi amici chiesero che fossero rimossi gli organi. Mi avvisarono … ed io desiderai molto conoscere la causa di quella morte così veloce ed inaspettata. Ho dissezionato il suo corpo e ho trovato tutto il sangue, ancora caldo, raccolto nella cavità peritoneale… Sul tronco della vena porta c’era un ascesso indurito che era suppurato e si era rotto creando quel gran flusso di sangue. Ho rimosso il cervello e tutti gli organi… ho provveduto di avere fegato, cistifellea, stomaco e milza all’università perché fornissero la prova evidente della sua cattiva salute.
La terza lettera: Queste Ecc… poi che le vacanze dello studio sono fatte attenderanno a passare el tempo con questi piaceri (la caccia)… se già El Duca non va alla nothomia, come pare che habbi voglia, sentendo El Vesalio essere lodato di sorte che Galeno et Aristotele, quali in ogni lettione sino a hora ha ripreso et riprenderà più per 1’avvenire, a comparatione sua non hanno saputo niente in questo Caso della Nothomia. Cosa da fare stupire el mondo ha ancora le mani nell’ossa et presto le metterà nella Carne, dove ci sarà che fare per un pezzo. Il povero M.° Carlo per andare a vedere non so che per disgratia rovinò per quelle banche et non sta troppo bene… Il Toso similmente sta male, del quale si fa cattivo iuditio, Idio aiuti tutti.
La visione, ancora galenica, del corpo umano. Andrea Vesalio, Tabulae Anatomicae Sex, Venezia, 1538
È l’11 di febbraio, lo Studio è chiuso per le vacanze. Cosimo e gli altri signori andrebbero a caccia se non fosse che il Duca intenderebbe assistere alla Nothomia. Si parla molto bene di Vesalio, Galeno e Aristotele vengono continuamente confutati e, a quel che si dice, non possono reggere il confronto. È il periodo in cui le dissezioni, essendo pubbliche, non solo sono accessibili a tutti ma vanno perdendo il loro carattere scientifico per assumere quello di festa cittadina. Possiamo immaginare un teatro anatomico pullulante di una folla inquieta ed eccitata che fa a gara per conquistare i posti migliori. Qualcuno si fa male, come accade a Carlo Cortese, chirurgo di Corte, che per vedere meglio precipita giù per le panche dell’anfiteatro.
La lettera di Riccobaldi comunica stupore e inquietudine; il senso di impotenza che sembra pervaderlo, di fronte a quell’evento, è sintetizzato in quel Idio aiuti tutti.
Cosimo I è sicuramente incuriosito dalla dissezione e dalla possibilità che questa offre di conoscere il corpo umano. All’origine dell’invito fatto a Vesalio è sicuramente lo scalpore suscitato dalla pubblicazione, nell’autunno del 1543, del De humani corporis fabrica. Testimonianza di questo interesse è la lettera del 14 novembre 1543: …Venne hiersera il libbro della notomia , qual subito consegnai a S. Ecc.tia [che lo aveva richiesto a Firenze] qual anco subito … cominciò a vedere et le cose vi eron dentro et à considerarle. Di poi perch’era così fresco se li pose addosso uno sgabello con un peso acciò non si guastassi.
Non è da escludere, come ulteriore motivo dell’invito, l’interesse da parte della Serenissima che vedendo Vesalio attaccato dai seguaci di Galeno e pronto a lasciare l’Italia come medico personale dell’Imperatore Carlo V, tenta di trattenerlo facendolo passare nel Granducato di Toscana sotto gli stipendi di Cosimo I. Come Vesalio riferisce nella Epistola, il Duca gli offre uno stipendio annuo di 800 ducati per rivestire a Pisa la stessa posizione accademica che aveva a Padova, ma Vesalio rifiuta avendo già accettato gli stipendi dell’imperatore.
Ancora due lettere
L’insegnamento dell’anatomia all’Università di Pisa rimase vacante fino all’ottobre del 1545. Il motivo non è chiaro ma appare essere collegato a Vesalio. Il ritrovamento di due minute di lettere scritte da Cosimo I a Giovanni Battista Ricasoli, suo ambasciatore presso la Corte di Carlo V, possono aiutare a fare un’ipotesi.
La prima lettera porta la data del 3 novembre 1544: Però non ci accade dirvi altro con la presente se non che con desiderio aspettiamo di intendere che voi habbiate fatto opera che il Vessalio venga a servirci nello Studio di Pisa…
Prima edizione dedicata della Fabrica
La lettera precede di poco l’inizio dell’anno accademico e sembra che Cosimo non abbia perso la speranza di acquisire Vesalio per il suo Studio anzi, ha piuttosto fretta poiché le lezioni stanno per iniziare. Non è nota la risposta di Carlo V, ma si può forse ipotizzare dalla successiva lettera di Cosimo a Ricasoli del 10 dicembre, affinché risponda all’Imperatore: ...Dicendovi quanto al Vexalio che se lui non ci havesse fatto fare instantia che noi procurassimo che con buona gratia di S. M.tà potesse venire a servire nello studio di Pisa, noi non haremmo preso assunto di ricercare S. M.tà della licentia per lui. Però ne farete la scusa nostra con Lei, et la certificherete che se detto Vexalio non ci havesse mosso a cercare tale licentia per lui, noi non haremmo dato questa molestia alla M.tà S.
Sembrerebbe che per mezzo dell’ambasciatore, Cosimo chieda a Carlo V di cedere Vesalio allo Studio di Pisa. Forse l’imperatore rifiuta, forse usa toni un po’ duri, fatto è che Cosimo, non solo si scusa, ma anche si giustifica asserendo che suo intento era esaudire la richiesta pervenuta dallo stesso Vesalio.
Accettando l’ipotesi, non sappiamo se è uno modo poco leale di Cosimo di cavarsi dagli impicci o, se realmente grato dall’accoglienza ricevuta a Pisa, Vesalio si fosse pentito di aver rifiutato l’offerta di Cosimo e avesse tentato di rimediare.
Il pentimento in effetti ha buoni motivi di esistere. La corte di Carlo V è quanto di più lontano si possa immaginare da quella dei Medici. È un ambiente meschino e incolto in cui Vesalio viene quotidianamente mortificato e sfidato. Appellato col nomignolo dispregiativo di el barbèro, che lo associa al basso rango dei barbieri–chirurghi, solo la benevolenza di Carlo lo salva da situazioni a volte pericolose. Alle invidie suscitate presso la Corte di Spagna si aggiunge l’accanimento dei seguaci di Galeno, primo fra tutti Jacobus Sylvius, suo primo maestro a Parigi, che lo insulta nel suo Vaesani cuiusdam calumniarum giocando sui termini Vesalius – Vaesanus (folle), e in cui supplica Carlo V di punirlo adeguatamente: ...Imploro sua maestà imperiale di punire severamente come egli merita, questo mostro… il peggior esempio di ignoranza, di ingratitudine, arroganza, e empietà … in modo che lui non può avvelenare il resto d’Europa con il suo pestilenziale respiro (l’antigalenismo).
Conclusioni
Da questi documenti si deduce che la funzione dell’anatomia di Vesalio a Pisa non dovette durare più di tre settimane.
Finite le sue lezioni si sposta a Firenze dove disseziona il corpo del nobile Prospero Martello, morto per la rottura della colecisti. Quindi torna a Brusselles dove, prima di raggiungere le armate di Carlo V, sposa Anne Van Hamme. Il 14 luglio è sul campo di battaglia di Dizier dove ispeziona le viscera del principe d’Orange.
Alle notizie acquisite attraverso le lettere Medicee e a quelle autografe dell’Epistola, si aggiungono due rotoli dell’amministrazione che riportano nomi e rispettivi stipendi degli insegnanti ufficiali dello Studio, dal 1543 al 1545 : il nome di Vesalio non è annoverato fra questi.
Per meglio comprendere quale sia stato l’effettivo ruolo di Vesalio a Pisa è utile far riferimento al significato della dissezione in quel periodo.
Superamento della visione galenica. Andrea Vesalio, De Humani Corporis Fabrica Librorum Septem, Basilea, 1543
Con il Rinascimento lo studio dell’anatomia aveva conquistato una posizione d’eccellenza nel curriculum degli studi di medicina, esercitando un potente richiamo conoscitivo presto sdoppiato in fascino macabro e ossessivo. Le pubbliche dissezioni erano segnalate dai cronisti e un pubblico vario irrompeva negli anfiteatri allestiti in baracconi o tendoni di emergenza. Frequentatissime erano le dissezioni a pagamento, attive a Padova già dal 1496.
L’ossessione per il corpo sezionato non fu un fenomeno momentaneo, si impose come costume nel 1500 e proseguì, amplificato e in varie forme, fino al XIX secolo. Il successo portò inevitabilmente allo sviluppo di un commercio clandestino di cadaveri e la dissezione anatomica, acclamata come uno degli spettacoli più riusciti e accettati dell’età moderna si consumava frequentemente al di fuori dell’insegnamento medico delle università.
Numerosi sono i documenti, fra XVII e XVIII secolo, che testimoniano il disappunto delle scuole di anatomia che lamentano la carenza di corpi a causa della sleale concorrenza di dissettori improvvisati.
Giovanni Martinotti riporta che ormai la dissezione è considerata alla stregua di una festa cittadina, offerta alla popolazione, per le feste del Carnevale.
È vero che gli Statuti non parlano del Carnevale, ma era consuetudine non scritta praticare la dissezione in questo periodo per due motivi: era il momento più freddo dell’inverno e ciò aiutava nella conservazione dei corpi; gli Studi erano chiusi per la festa e questo offriva la possibilità agli studenti, altrimenti impegnati, di intervenire. D’altra parte, nel capitolo 50 del De anatomia singulis annis faciendo degli Statuti, è stabilito che ogni anno nella stagione invernale, quando farà più comodo, fosse praticata l’anatomia possibilmente su due cadaveri, uno di maschio ed uno di femmina, o almeno di uno solo.
Andrea Vesalio, dunque, a Pisa non fu lettore ordinario, stipendiato e in carica per tutto l’anno accademico. Ricoprì solo il ruolo di compiere la funzione della notomia che si praticava una volta l’anno, d’inverno e, usualmente, per mano di un chirurgo.
Il rifiuto di Vesalio di accettare gli stipendi di Cosimo prima, e il probabile rifiuto di Carlo V di cederlo allo Studio poi, sono forse i motivi che resero impossibile istituire a Pisa un insegnamento ufficiale di anatomia fino all’inizio dell’anno accademico 1545, quando la cattedra fu assegnata a Realdo Colombo, prima allievo e poi sostituito di Vesalio a Padova.
A Realdo Colombo, primo ordinario di ruolo nello Studio Pisano per l’insegnamento della chirurgia con l’obbligo della lettura di anatomia, furono assegnati 600 ducati di stipendio annuo, 200 in meno di quelli che Cosimo aveva offerto ad Andrea Vesalio quasi due anni prima.
Rosalba Ciranni
docente di Storia della medicina
r.ciranni@do.med.unipi.it
Bibliografia
- Archivio di Stato di Firenze, Mediceo Del Principato, Epistolario 1543–1545.
- Ciranni R.,L’esibizione anatomica dalla sala settoria, alla piazza, al collezionismo (XVI–XIX secolo),Firenze, 2008.
- Corsini A., Andrea Vesalio nello Studio di Pisa, Siena, 1915.
- Fedeli C., Documenti e pagine di storia universitaria: 1427–1800, Pisa, 1912.
- O’Malley C.D., Andreas Vesalius of Brussels, University of California Press, 1964.
- Statuti dell’Università di Pisa, Pisa, 1543.
- Sylvium J., Vaesani cuiusdam calumniarum in Hippocratis Galenique rem anatomicam, Basilea, 1556.
- Targioni Tozzetti G., Notizie sulla Storia delle scienze fisiche in Toscana cavate da un manoscritto inedito, Firenze, 1852. “La memoria del gran Cosimo sarà sempre gloriosa presso tutti gli studiosi di medicina, sennonaltro per aver con speciale premura istituita la cattedra di anatomia nella Università di Pisa, ed averla sempre provvista dei più valenti anatomici che fossero in quei tempi, e che ne sono stati solenni maestri. Oltre alle lezioni ordinarie di cattedra, ed alle giornaliere ostensioni, egli saggiamente dispose che ogni anno, nelle vacanze del carnevale, il lettore di notomia facesse una metodica continuata sezione ed ostensione, sul cadavere d’un qualche condannato a pena capitale”.
- Vesalio A., Andreae Vesalii Bruxellensis, Medici Caesarei Epistola, rationem modumque propinandi radicis Chynae dedocti..., Basilea, 1546. L’epistola, pubblicata a nome del fratello Francesco e dedicata al Duca Cosimo I, è composta da tre parti: 1) Elogio delle virtù terapeutiche della radice di china; 2) Teorie sulla necessità della dissezione umana a fini conoscitivi; 3) Racconto dell’esperienza pisana ed aperto elogio del duca Cosimo I per la sua grande cultura e per la liberalità con la quale promuove e agevola lo studio. La dedica è un inno di riconoscenza per quanto il Duca ha fatto a favore del fratello Andrea, dandogli l’opportunità di dimostrare la veridicità sul contenuto della Fabrica.