Classifica atenei: podio italiano per l’Università di Pisa in Matematica, Fisica e Scienze dell’Antichità
Secondo la classifica del QS World University Rankings appena uscita, l’Ateneo pisano è primo in Italia per la Matematica (insieme al Politecnico di Milano e alle Università di Bologna e La Sapienza di Roma) e secondo per Fisica e Astronomia, il che a livello mondiale significa un posizionamento tra i primi 10% degli atenei censiti. A questo risultato si aggiunge anche il successo in “Scienze dell’Antichità” (“Classics” per il Qs) dove l’Università di Pisa è 12esima al mondo e seconda in Italia dopo La Sapienza di Roma.
“Oltre a confermare il primato nelle discipline scientifiche per cui il nostro Ateneo è conosciuto in tutto il mondo – commenta il rettore dell’Università di Pisa Paolo Mancarella - siamo particolarmente soddisfatti che il ranking del QS premi anche le discipline classiche, un altro ambito che a Pisa ha una lunga e prestigiosa tradizione. Abbiamo migliorato il nostro posizionamento in tutte le aree, segno che i semi che abbiamo gettato stanno cominciando a germogliare”.
Per l’edizione 2018, l’agenzia QS ha classificato più di 4.500 università del mondo, la maggior parte appartenenti ai paesi OCSE ed alla Cina, valutando 48 discipline suddivise in 5 macro settori sulla base di indicatori come la qualità della ricerca e la reputazione degli atenei.
La nostra Università è presente in tutti i macro settori e migliora ovunque il proprio piazzamento: in particolare è tra le prime cento al mondo in Scienze Naturali, dove avanza di quattro posizioni rispetto al 2017, ed è 160ma in Ingegneria e Tecnologia dove guadagna ben 36 posizioni.
La buona performance dell’Ateneo è inoltre confermata anche dagli altri posizionamenti raggiunti nelle singole discipline: tra le prime 150 in Computer Science ed in Electrical Engineering, e tra le prime 200 in Medicina, Farmacia, Scienze Agrarie, Statistica, Archeologia.
“Quando, come in questo caso – aggiunge il professor Francesco Marcelloni, prorettore alle cooperazione e relazioni internazionali – le classifiche si basano su parametri veramente significativi per valutare l’eccellenza, quali reputazione internazionale e indicatori quantitativi per la ricerca, l’Università di Pisa si colloca tra i migliori atenei del pianeta”.
Podio italiano per l’Ateneo in Matematica, Fisica e Scienze dell’Antichità
Secondo la classifica del QS World University Rankings appena uscita, l’Ateneo pisano è primo in Italia per la Matematica (insieme al Politecnico di Milano e alle Università di Bologna e La Sapienza di Roma) e secondo per Fisica e Astronomia, il che a livello mondiale significa un posizionamento tra i primi 10% degli atenei censiti. A questo risultato si aggiunge anche il successo in “Scienze dell’Antichità” (“Classics” per il Qs) dove l’Università di Pisa è 12esima al mondo e seconda in Italia dopo La Sapienza di Roma.
“Oltre a confermare il primato nelle discipline scientifiche per cui il nostro Ateneo è conosciuto in tutto il mondo – commenta il rettore dell’Università di Pisa Paolo Mancarella - siamo particolarmente soddisfatti che il ranking del QS premi anche le discipline classiche, un altro ambito che a Pisa ha una lunga e prestigiosa tradizione. Abbiamo migliorato il nostro posizionamento in tutte le aree, segno che i semi che abbiamo gettato stanno cominciando a germogliare”.
Per l’edizione 2018, l’agenzia QS ha classificato più di 4.500 università del mondo, la maggior parte appartenenti ai paesi OCSE ed alla Cina, valutando 48 discipline suddivise in 5 macro settori sulla base di indicatori come la qualità della ricerca e la reputazione degli atenei.
La nostra Università è presente in tutti i macro settori e migliora ovunque il proprio piazzamento: in particolare è tra le prime cento al mondo in Scienze Naturali, dove avanza di quattro posizioni rispetto al 2017, ed è 160ma in Ingegneria e Tecnologia dove guadagna ben 36 posizioni.
La buona performance dell’Ateneo è inoltre confermata anche dagli altri posizionamenti raggiunti nelle singole discipline: tra le prime 150 in Computer Science ed in Electrical Engineering, e tra le prime 200 in Medicina, Farmacia, Scienze Agrarie, Statistica, Archeologia.
“Quando, come in questo caso – aggiunge il professor Francesco Marcelloni, prorettore alle cooperazione e relazioni internazionali – le classifiche si basano su parametri veramente significativi per valutare l’eccellenza, quali reputazione internazionale e indicatori quantitativi per la ricerca, l’Università di Pisa si colloca tra i migliori atenei del pianeta”.
Giovedì 1 marzo è sospesa l'attività didattica
Causa allerta meteo arancione per neve dalla mezzanotte di mercoledì 28 febbraio alle 18 di giovedì 1 marzo, emanata oggi dalla Protezione Civile, si comunica la sospensione dell’attività didattica all’Università di Pisa per l’intera giornata di giovedì 1 marzo. La sospensione riguarda lezioni, esami di profitto e ricevimento studenti. Saranno invece regolarmente svolte le sessioni di laurea già previste e saranno aperti tutti gli uffici amministrativi.
Per info e aggiornamenti www.comune.pisa.it
Per eventuali domande contattare: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e consultare: www.comune.pisa.it/alertpisa
Il Rettore
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Leggi l'Ordinanza del Sindaco in cui si dispone la sospensione dell'attività didattica di tutte le scuole pubbliche e private di ogni ordine e grado, compresi gli asili nido e l'università, nel territorio comunale per il giorno 1/3/2018.
Foto da Lamma.it
Arriva SaveMyBike, il sistema per rintracciare le biciclette rubate
È un sistema per rintracciare le biciclette rubate, in grado di permettere l'identificazione della propria bici da parte della Polizia Municipale, che poi avviserà il cittadino del ritrovamento del mezzo grazie a una app installata sui nostri cellulari. Il suo nome è SaveMyBike ed è stato sviluppato al dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa nell’ambito di un progetto cofinanziato dalla Regione Toscana all’interno del Programma operativo del Fondo Europeo di sviluppo regionale, in cui ricerca e tecnologia si mettono al servizio delle due ruote, per sostenere e incentivare la diffusione delle biciclette in ambito urbano.
“Uno dei problemi principali connessi all’uso delle biciclette – spiega il professor Paolo Nepa – è quello dei furti. Questo è uno degli aspetti su cui ci siamo concentrati sin dall'inizio e il risultato, presentato pochi giorni fa, è un sistema per rintracciare le biciclette rubate. Il sistema si compone di sensori che vengono installati sul veicolo e di una app, che si chiama GOOD_GO, tramite la quale i cittadini possono caricare la foto della propria bici e denunciarne il furto. Quando un ausiliare del traffico o un vigile, mediante un lettore portatile dei tag, ritrova una bici rubata, il suo cellulare manda l'avviso di ritrovamento al legittimo proprietario mediante la app”. L'esperimento pilota verrà condotto nel Comune di Livorno, dove il sistema sarà installato gratuitamente su un migliaio di biciclette. Infine, tramite GOOD_GO i cittadini possono partecipare a un gioco sociale, che premia con diversi incentivi i comportamenti ecologicamente più sostenibili, in modo da sostituire sempre di più l'uso dell'auto con quello delle due ruote.
Il progetto è coordinato da Tages, società cooperativa Pisana che opera nel campo della pianificazione e progettazione dei sistemi di mobilità e trasporto delle persone e delle merci e oltre al dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa, vi partecipano il Polo Universitario Sistemi Logistici di Livorno e le aziende Geosolutions sas e NewGOO srl. “Al momento – conclude il professor Nepa – stiamo per terminare la fase di avvio del prototipo della piattaforma GOOD_GO. Una volta pronta, sarà importante che il maggior numero possibile di cittadini si iscriva al sistema per poter partecipare al sistema di premialità per la mobilità sostenibile, e dare un contributo al miglioramento dello stile di vita collettivo e della città in cui viviamo”.
Nella foto il team del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione che ha sviluppato il sistema, da sinistra a destra Ing. Andrea Michel, Prof. Paolo Nepa, Ing. Vittorio Franchina.
Cybersecurity, nasce il centro regionale per difendere Pa e piccole imprese
Grazie alla collaborazione tra Regione Toscana, le università di Pisa, Firenze e Siena, il Cnr e l'Imt di Lucca, nasce il Centro regionale sulla Cybersecurity, una struttura coordinata dagli atenei e dai centri di ricerca per proteggere dagli attacchi i database di Comuni, Asl, centri dell'amministrazione pubblica, ma anche piccole e medie imprese della Toscana. La sede sarà a Pisa, con un presidio a Firenze per la parte che più riguarda la pubblica amministrazione, presso il Tix, ovvero il mega server della Regione in grado di raccogliere e proteggere milioni di dati. Il protocollo è stato firmato stamani a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, alla presenza della vice presidente della Regione Monica Barni, cha ha anche la delega alla ricerca e università, dall'assessore all'organizzazione Vittorio Bugli, dall'assessore alle attività produttive Stefano Ciuoffo e dai rappresentanti dei vari atenei ed enti di ricerca coinvolti. Per l'Università di Pisa, che parteciperà alla struttura con le competenze dei dipartimenti di Ingegneria dell'Informazione e di Informatica, era presente la prorettrice vicaria Nicoletta De Francesco.
È evidente che con la rete, che pervade sempre più ogni attività quotidiana, sia fondamentale investire in sicurezza. On line si fanno acquisti e sulla rete si affacciano i server delle aziende con i loro archivi densi di informazioni. Con l'avvento dell'industria 4.0 sempre più macchine, a distanza, dialogheranno tra loro. Ma la rete entra anche nelle case, con la domotica e i cloud casalinghi. Si connettono alla rete i veicoli e gli apparecchi medici. C'è bisogno dunque di scudi adeguati e la pubblica amministrazione non può esser da meno.
La Toscana è stata tra le prime regioni in Italia ad investire risorse pubbliche per portare la banda larga e ultralarga ovunque, anche in quelle zone decentrate e ‘fuori mercato' laddove le compagnie private non avrebbero investito. L'ha fatto perché senza un'adeguata connessione veloce ad internet un territorio rischia oggi di non essere competitivo. Un'autostrada telematica è importante quanto una strada. Ma occorre proteggere la rete da eventuali falle e soprattutto i piccoli – Comuni o aziende che siano – non sempre hanno risorse e personale per costruire un ambiente sicuro. La Regione da tempo ha investito in un data center centralizzato, il Tix, e l'ha messo a disposizione delle altre amministrazioni. Già in quasi duecento hanno aderito o stanno per farlo.
Il centro regionale sui temi della cybersecurity che nasce servirà a difendere i dati delle pubbliche amministrazioni e fornire a loro ma anche alle aziende, soprattutto quelle più piccole, le soluzioni migliori a livello internazionale per scongiurare gli assalti informatici e i fenomeni di spionaggio industriale. Un passaggio importante nella strategia di promozione dell'industria 4.0. L'obiettivo è fare squadra, valorizzare le competenze presenti in tutta la Toscana e scambiarsi know-how, colmando quel gap di competenze e professionalità sofferto dai più piccoli, condividendo strumenti e buone pratiche.
Il coordinamento del centro, che offrirà un supporto tecnico e e di ricerca scientifica, sarà affidato a tre tecnici della Regione e a un responsabile per ognuno dei centri universitari. Saranno i team dei ricercatori informatici dei vari atenei a far funzionare il centro grazie ad assegni di ricerca, borse di studio e i fondi messi a disposizione dalla Regione ogni anno per i dottorati Pegaso. Entro tre mesi università, Cnr e Imt dovranno presentare un progetto, che dovrà prevedere anche la creazione di un osservatorio regionale che cataloghi e studi tutti i casi di attacchi informatici ai danni di pubbliche amministrazioni e privati. La firma di stamani è stata salutata con soddisfazione da università e centri di ricerca, che si sono dette contente di poter mettere a disposizione le loro competenze. (Fonte Toscana Notizie).
Aumentano i turisti? Aumenta anche il costo della raccolta dei rifiuti solidi urbani
La crescita del turismo incide “significativamente” sui costi della raccolta dei rifiuti solidi urbani. E’ questa la conclusione di uno studio condotto al dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa e pubblicato sul “Journal of Cleaner Production”. Giulio Greco, Velia Gabriella Cenciarelli e Marco Allegrini hanno analizzato i costi della raccolta di organico, carta, multi-materiale (plastica, metallo, vetro) e indifferenziata su un campione di 68 comuni rappresentativo di tutto il territorio italiano.
L’analisi dei ricercatori è partita da una misura analitica dei costi annui legati alla gestione dei rifiuti. Secondo le loro stime, per la raccolta dell’indifferenziato ogni cittadino spende in media 22,42 euro con punte che arrivano sino a 83,22 euro. Per la carta i costi sono invece più contenuti con una media di 8,91 euro per abitante, a fronte dei 13,55 euro per l’organico e dei 6,27 euro per il multi-materiale.
Sulla base di questi parametri, i tre studiosi di economia aziendale dell’Ateneo pisano hanno quindi evidenziato come i flussi turistici, misurati come numero di turisti in visita, numero di pernottamenti e spesa media, influenzino in modo significativo i costi della raccolta dei rifiuti. Ad esempio, un aumento dell’1% del numero di turisti incrementa il costo medio pro-capite della raccolta di multi-materiale dello 0,11%, aumento che nel caso della carta è dello 0,23% e nel caso dell’indifferenziata dello 0,07%, mentre non si registrano sostanziali differenze per quanto riguarda l’organico.
“Si tratta di risultati certamente interessanti per i comuni e le aziende di raccolta dei rifiuti che vogliono comprendere e gestire al meglio la dinamica dei flussi turistici – spiega il professore Giulio Greco dell’Ateneo pisano - il turismo è infatti in grado di portare indubbi benefici economici e tuttavia è importante stimare gli oneri che ne derivano, specialmente per quanto riguarda i rifiuti, in un’ottica complessiva di sostenibilità economica e ambientale”.
Aumentano i turisti? Aumenta anche il costo della raccolta dei rifiuti solidi urbani
La crescita del turismo incide “significativamente” sui costi della raccolta dei rifiuti solidi urbani. E’ questa la conclusione di uno studio condotto al dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa e pubblicato sul “Journal of Cleaner Production”. Giulio Greco, Velia Gabriella Cenciarelli e Marco Allegrini hanno analizzato i costi della raccolta di organico, carta, multi-materiale (plastica, metallo, vetro) e indifferenziata su un campione di 68 comuni rappresentativo di tutto il territorio italiano.
L’analisi dei ricercatori è partita da una misura analitica dei costi annui legati alla gestione dei rifiuti. Secondo le loro stime, per la raccolta dell’indifferenziato ogni cittadino spende in media 22,42 euro con punte che arrivano sino a 83,22 euro. Per la carta i costi sono invece più contenuti con una media di 8,91 euro per abitante, a fronte dei 13,55 euro per l’organico e dei 6,27 euro per il multi-materiale.
Sulla base di questi parametri, i tre studiosi di economia aziendale dell’Ateneo pisano hanno quindi evidenziato come i flussi turistici, misurati come numero di turisti in visita, numero di pernottamenti e spesa media, influenzino in modo significativo i costi della raccolta dei rifiuti. Ad esempio, un aumento dell’1% del numero di turisti incrementa il costo medio pro-capite della raccolta di multi-materiale dello 0,11%, aumento che nel caso della carta è dello 0,23% e nel caso dell’indifferenziata dello 0,07%, mentre non si registrano sostanziali differenze per quanto riguarda l’organico.
“Si tratta di risultati certamente interessanti per i comuni e le aziende di raccolta dei rifiuti che vogliono comprendere e gestire al meglio la dinamica dei flussi turistici – spiega il professore Giulio Greco dell’Ateneo pisano - il turismo è infatti in grado di portare indubbi benefici economici e tuttavia è importante stimare gli oneri che ne derivano, specialmente per quanto riguarda i rifiuti, in un’ottica complessiva di sostenibilità economica e ambientale”.
La gotta del duca Federico da Montefeltro: uno studio svela i segreti della sua malattia
Lo studio paleopatologico di ‘pazienti’ celebri può trovare talvolta importanti riscontri nelle fonti storiche, ma assai raramente è possibile diagnosticare su resti scheletrici antichi di oltre 500 anni una patologia e poi rinvenire un documento, scritto di proprio pugno dall’illustre personaggio, in cui viene descritta la stessa malattia. È quanto è successo stavolta grazie a uno studio condotto sui resti scheletrici del duca Federico da Montefeltro (1422-1482) dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa, diretta dalla professoressa Valentina Giuffra, in collaborazione con l’Istituto di Medicina Evolutiva dell’Università di Zurigo (Francesco Galassi e professor Frank Rühli). Lo studio è stato pubblicato sul numero di gennaio 2018 della rivista “Clinical and Experimental Rheumatology”.
I resti di Federico da Montefeltro, esumati a Urbino nel 2000 dalla Divisione di Paleopatologia di Pisa, portano inequivocabili i segni dell’artrite urica, una lesione osteolitica peri-articolare patognomonica del processo infiammatorio tipico della gotta è presente sull’epifisi distale del primo metatarsale del piede destro del duca. La gotta è una malattia conosciuta fin dall’antichità, anche se sotto questa definizione venivano comprese nella medicina premoderna molte altre patologie reumatiche. Alla gotta andavano particolarmente soggetti nel Medioevo e nel Rinascimento gli aristocratici, che facevano uso abbondante di alimenti ricchi di purine, come le carni rosse.
Nel giugno 1462 Federico si trovava nel Lazio a combattere al soldo di papa Pio II, quando un forte attacco doloroso al piede destro lo costringe a letto. Il duca allora scrive personalmente al proprio medico di fiducia Battiferro da Mercatello una lettera. Nella missiva, che oggi si trova conservata all’Archivio di Stato di Firenze, Federico descrive con dovizia di particolari l’insorgere dell’attacco gottoso, il decorso, le probabili cause e, con sorprendente competenza, si autodiagnostica la gotta. Riferisce della dieta molto severa che si è imposto, incolpando se stesso di non aver seguito le prescrizioni del medico, il quale aveva consigliato durante l’inverno 1461-62 l’uso di alcuni medicamenti proprio per scongiurare un ritorno della malattia, di cui il duca aveva già sofferto in precedenza.
Antonio Fornaciari, primo autore dello studio, spiega: “Federico da Montefeltro, noto per essere stato uno dei più importanti capitani di ventura del ‘400, grande mecenate e scaltro uomo politico, ci appare qui in una prospettiva del tutto diversa da quella tramandataci nei serafici ritratti di Piero della Francesca. Nello scrivere al proprio medico traspare tutta la preoccupazione e l’ansia di un paziente sofferente che chiede insistentemente aiuto, un inedito quadro di living-experience da artrite urica del XV secolo”.
Lo studio, oltre ad arricchire la nosografia di Federico da Montefeltro e la casistica paleopatologica sui casi antichi di gotta, ha una grande valore metodologico dal momento che dimostra quanto sia proficua nella ricostruzione patografica e paleopatologica l’alleanza tra discipline diverse, mediche e filologiche, per arrivare a corrette ricostruzioni storico-mediche.
Con il progetto "PoliCom.Online” l'analisi della campagna elettorale sui social media
Analizzare la comunicazione politica sui social media e le interazioni tra politici, media, partiti e cittadini nel contesto della campagna elettorale per le ormai prossime elezioni del Parlamento. Con questi obiettivi è nato il progetto "PoliCom.Online" (http://www.policom.online), che è coordinato dai professori Roberta Bracciale, Massimiliano Andretta e Alessandro Lenci, dell'Università di Pisa, Cristopher Cepernich, dell'Università di Torino, e Maurizio Tesconi dell'IIT del CNR di Pisa. Il progetto si avvale della collaborazione di MediaLaB (http://medialab.sp.unipi.it) del dipartimento pisano di Scienze politiche, dell'Osservatorio sulla comunicazione politica e pubblica (http://www.dcps.unito.it/do/home.pl) del dipartimento torinese di Studi politici, del CoLing Lab (http://colinglab.humnet.unipi.it) del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Ateneo pisano e dell'Istituto di Informatica e Telematica (http://www.iit.cnr.it) del CNR di Pisa.
I risultati delle attività di ricerca, pubblicati in esclusiva dal sito del quotidiano "la Repubblica", hanno riguardato innanzitutto uno speciale sulle "Emozioni politiche" nel linguaggio dei leader, in cui ognuno dei principali esponenti dei maggiori partiti è stato associato a otto indici che misurano la forza emotiva delle parole usate su Twitter e Facebook. Lo speciale è navigabile e interattivo all'indirizzo: https://goo.gl/WyJcRd e viene aggiornato tutte le settimane con i dati estratti dalle timeline dei leader su Facebook e Twitter (attualmente sono online le analisi delle settimane 31 gennaio–6 febbraio; 7-13 febbraio e 14-20 febbraio).
Il 15, 19 e 21 febbraio sono poi stati pubblicati tre articoli analitici dal titolo "Politici e social, le emozioni che non ti aspetti: cosa si nasconde nei post dei leader" (https://goo.gl/Z2c4ho), "Altro che milioni di follower: ecco quanti utenti seguono davvero i leader politici su Twitter" (https://goo.gl/wchcBF) e "Uguali o diversi? A confronto i programmi elettorali dei partiti in corsa per le politiche" (https://goo.gl/8WxUg7).
Anche negli ultimi giorni che ci dividono dal voto del 4 marzo, il progetto "PoliCom.Online" promette di affrontare nuovi e interessanti aspetti della campagna elettorale. Ulteriori approfondimenti e altre analisi sono disponibili sul sito del gruppo di ricerca www.policom.online.
La gotta del duca Federico da Montefeltro: uno studio svela i segreti della sua malattia
Lo studio paleopatologico di ‘pazienti’ celebri può trovare talvolta importanti riscontri nelle fonti storiche, ma assai raramente è possibile diagnosticare su resti scheletrici antichi di oltre 500 anni una patologia e poi rinvenire un documento, scritto di proprio pugno dall’illustre personaggio, in cui viene descritta la stessa malattia. È quanto è successo stavolta grazie a uno studio condotto sui resti scheletrici del duca Federico da Montefeltro (1422-1482) dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa, diretta dalla professoressa Valentina Giuffra, in collaborazione con l’Istituto di Medicina Evolutiva dell’Università di Zurigo (Francesco Galassi e professor Frank Rühli). Lo studio è stato pubblicato sul numero di gennaio 2018 della rivista “Clinical and Experimental Rheumatology”.
Federico da Montefeltro nel “Doppio ritratto dei Duchi d’Urbino” di Piero della Francesca (1465-1472). Galleria degli Uffizi.
I resti di Federico da Montefeltro, esumati a Urbino nel 2000 dalla Divisione di Paleopatologia di Pisa, portano inequivocabili i segni dell’artrite urica, una lesione osteolitica peri-articolare patognomonica del processo infiammatorio tipico della gotta è presente sull’epifisi distale del primo metatarsale del piede destro del duca. La gotta è una malattia conosciuta fin dall’antichità, anche se sotto questa definizione venivano comprese nella medicina premoderna molte altre patologie reumatiche. Alla gotta andavano particolarmente soggetti nel Medioevo e nel Rinascimento gli aristocratici, che facevano uso abbondante di alimenti ricchi di purine, come le carni rosse.
Nel giugno 1462 Federico si trovava nel Lazio a combattere al soldo di papa Pio II, quando un forte attacco doloroso al piede destro lo costringe a letto. Il duca allora scrive personalmente al proprio medico di fiducia Battiferro da Mercatello una lettera. Nella missiva, che oggi si trova conservata all’Archivio di Stato di Firenze, Federico descrive con dovizia di particolari l’insorgere dell’attacco gottoso, il decorso, le probabili cause e, con sorprendente competenza, si autodiagnostica la gotta. Riferisce della dieta molto severa che si è imposto, incolpando se stesso di non aver seguito le prescrizioni del medico, il quale aveva consigliato durante l’inverno 1461-62 l’uso di alcuni medicamenti proprio per scongiurare un ritorno della malattia, di cui il duca aveva già sofferto in precedenza.
Lettera manoscritta di Federico da Montefeltro al medico Battiferro da Mercatello. Archivio di Stato di Firenze.
Antonio Fornaciari, primo autore dello studio, spiega: “Federico da Montefeltro, noto per essere stato uno dei più importanti capitani di ventura del ‘400, grande mecenate e scaltro uomo politico, ci appare qui in una prospettiva del tutto diversa da quella tramandataci nei serafici ritratti di Piero della Francesca. Nello scrivere al proprio medico traspare tutta la preoccupazione e l’ansia di un paziente sofferente che chiede insistentemente aiuto, un inedito quadro di living-experience da artrite urica del XV secolo”.
Lo studio, oltre ad arricchire la nosografia di Federico da Montefeltro e la casistica paleopatologica sui casi antichi di gotta, ha una grande valore metodologico dal momento che dimostra quanto sia proficua nella ricostruzione patografica e paleopatologica l’alleanza tra discipline diverse, mediche e filologiche, per arrivare a corrette ricostruzioni storico-mediche.
Particolare della lesione erosiva della gotta nel primo metatarsale destro di Federico da Montefeltro.