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Sarà presentata lunedì 5 marzo, alle ore 12,30 nella Sala dei Mappamondi del Rettorato, la prova di Coppa del Mondo di scherma paralimpica che si terrà a Pisa tra il 9 e l'11 marzo nella sede del PalaCUS.
Alla presentazione interverranno il rettore Paolo Mancarella e il prorettore per i Rapporti con gli enti del territorio, con delega alle attività sportive, Marco Gesi, l'assessore alle Politiche sociali e presidente del Comitato Organizzatore, Sandra Capuzzi, la vice presidente del Comitato Organizzatore, Daria Marchetti, il vice presidente della Federazione Italiana Scherma, Paolo Azzi, il presidente dell'US Pisascherma, Giovanni Calabrò, il direttore della Società della Salute Zona Pisana, Alessandro Campani, e l'ex atleta paralimpico Soriano Ceccanti.
In Rettorato ci saranno anche Simone Vanni, commissario tecnico della nazionale di scherma paralimpica, Beatrice (Bebe) Vio, medaglia d'oro a Rio 2016, Edoardo Giordan, campione del mondo a squadre di sciabola 2017, e Alessia Biagini, atleta paralimpica e studentessa universitaria dell’Ateneo pisano.

FEIS 2018 (International Symposium on the Future of Education in Information Science)  si propone di stimolare la discussione sui percorsi formativi per gli specialisti dell'informazione del futuro. La società dell'informazione di oggi e domani cambia in maniera profonda il modo in cui l'informazione viene prodotta, organizzata e fruita, e richiede un ripensamento degli studi tradizionali in biblioteconomia, archivistica e scienze documentarie. FEIS 2018 è l'evento finale del progetto Erasmus+ EINFOSE, che vede tra i partecipanti l'Università di Pisa, e il cui scopo è di superare le differenze esistenti nei requisiti di accesso e negli obiettivi formativi dei corsi di laurea di secondo livello offerti dalle università europee nel settore della "Information Science". Sono disponibili borse di studio per la partecipazione degli studenti a FEIS 2018.

 La scadenza per inoltrare la domanda di borsa di studio è il 1 maggio 2018.

L'Information Science (IS) è un settore professionale e di ricerca interdisciplinare che si occupa della gestione dell'informazione
in tutti i suoi aspetti. La formazione dei "professionisti dell'informazione", tradizionalmente affidata alle facoltà umanistiche con
programmi più o meno specifici per la formazione del personale per biblioteche, archivi e centri di documentazione, si sta di
necessità riconfigurando e aprendo ad altre discipline come l'economia, le scienze sociali e l'informatica per far fronte alle
esigenze della moderna società dell'informazione.
La scuola estiva è aperta ai laureandi e neo-laureati triennali delle università europee interessati a questo settore, che potrebbero
decidere di iscriversi successivamente a una laurea magistrale in Information Science (ad esempio Digital Humanities,
Data Science, Computer Science) in Italia o all'estero. È un'occasione di apprendimento unica, che prevede una settimana intensiva
di lezioni e esercitazioni insieme a un gruppo internazionale di studenti e docenti, in un luogo storico nel cuore dell'Austria.

La scuola estiva è organizzata nell'ambito del progetto Erasmus+ EINFOSE , di cui l'Università di Pisa è partner.

Per gli studenti segnalati dai partner sono previsti rimborsi spese di viaggio e partecipazione a carico del progetto.

La pagina della summer school con le modalità di partecipazione e modulo per presentare la domanda è on-line sul sito della Università di Graz:
https://informationswissenschaft-wirtschaftsinformatik.uni-graz.at/de/essis-2018/

La scadenza per inoltrare la domanda di partecipazione è il 30 aprile 2018.

Referenti per l'Università di Pisa:
Salvatore Ruggieri (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)
Alessandro Gandolfo (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)
Enrica Salvatori (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)
Maria Simi (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)

I geologi li chiamano “terremoti silenti” perché non producono onde sismiche, e tuttavia l’ipotesi è che siano dei “campanelli di allarme” per tsunami e grandi eventi sismici. Per la prima volta una campagna oceanografica realizzata nell’ambito dell’International Ocean Discovery Program (IODP), un programma internazionale di ricerca in mare che ha l’obiettivo di decifrare la storia e le dinamiche del pianeta Terra, studierà questo fenomeno. Francesca Meneghini del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa è l’unica italiana del team internazionale composto da una trentina di ricercatori - fra statunitensi, giapponesi, neozelandesi ed europei - che sarà in missione per due mesi, dall’8 marzo al 5 maggio, su una nave oceanografica al largo della Nuova Zelanda.
Scoperti solo recentemente, i “terremoti silenti” sono scivolamenti lenti delle pacche terrestri lungo una faglia che possono andare da pochi millimetri a qualche decimetro e durare settimane o mesi. Soprattutto, si tratta di movimenti che avvengono ad una velocità intermedia tra quella tipica delle placche tettoniche che è di 1-10 cm all’anno a quella necessaria a generare terremoti, che è intorno a 1 metro al secondo.
“I collegamenti ipotizzati tra terremoti silenti e grossi sismi e tsunami - sottolinea Francesca Meneghini – pongono con urgenza alla ricerca scientifica il compito di decifrare le caratteristiche geologiche e geofisiche di questo fenomeno”.
L’obiettivo della campagna internazionale (di cui questa spedizione fa parte dopo una precedente del dicembre scorso) è quindi quello di investigare le condizioni in situ e i processi attivi in un’area in cui la placca pacifica scende in “subduzione" al di sotto del continente neozelandese. Per compiere lo studio la nave oceanografica eseguirà, a circa 2-300 metri sotto la superficie dell’acqua, tre perforazioni e carotaggi di circa 800 metri di profondità nel fondale marino. L’idea dei ricercatori è quella di caratterizzare chimico-fisicamente e geologicamente il materiale che “entra” nella zona di subduzione e quello deformato lungo la faglia che separa la placca pacifica e quella neozelandese cercando di decifrare come sedimenti e rocce si modificano.
“Poiché i terremoti silenti possono durare anche settimane o mesi – conclude Francesca Meneghini – installeremo anche degli “osservatori in pozzo” per monitorare le variazioni delle condizioni fisico-chimiche nel tempo, con la speranza di “registrare” anche a distanza uno di questi fenomeni”.

 

I geologi li chiamano “terremoti silenti” perché non producono onde sismiche, e tuttavia l’ipotesi è che siano dei “campanelli di allarme” per tsunami e grandi eventi sismici. Per la prima volta una campagna oceanografica realizzata nell’ambito dell’International Ocean Discovery Program (IODP), un programma internazionale di ricerca in mare che ha l’obiettivo di decifrare la storia e le dinamiche del pianeta Terra, studierà questo fenomeno. Francesca Meneghini del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa è l’unica italiana del team internazionale composto da una trentina di ricercatori - fra statunitensi, giapponesi, neozelandesi ed europei - che sarà in missione per due mesi, dall’8 marzo al 5 maggio, su una nave oceanografica al largo della Nuova Zelanda.

 

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Francesca Meneghini, ricercatrice di Scienze della Terra dell'Ateneo


Scoperti solo recentemente, i “terremoti silenti” sono scivolamenti lenti delle pacche terrestri lungo una faglia che possono andare da pochi millimetri a qualche decimetro e durare settimane o mesi. Soprattutto, si tratta di movimenti che avvengono ad una velocità intermedia tra quella tipica delle placche tettoniche che è di 1-10 cm all’anno a quella necessaria a generare terremoti, che è intorno a 1 metro al secondo. “I collegamenti ipotizzati tra terremoti silenti e grossi sismi e tsunami - sottolinea Francesca Meneghini – pongono con urgenza alla ricerca scientifica il compito di decifrare le caratteristiche geologiche e geofisiche di questo fenomeno”.

 

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La nave oceanografica statunitense “Joides Resolution” utilizzata per la spedizione

L’obiettivo della campagna internazionale (di cui questa spedizione fa parte dopo una precedente del dicembre scorso) è quindi quello di investigare le condizioni in situ e i processi attivi in un’area in cui la placca pacifica scende in “subduzione" al di sotto del continente neozelandese. Per compiere lo studio la nave oceanografica eseguirà, a circa 2-300 metri sotto la superficie dell’acqua, tre perforazioni e carotaggi di circa 800 metri di profondità nel fondale marino. L’idea dei ricercatori è quella di caratterizzare chimico-fisicamente e geologicamente il materiale che “entra” nella zona di subduzione e quello deformato lungo la faglia che separa la placca pacifica e quella neozelandese cercando di decifrare come sedimenti e rocce si modificano.

“Poiché i terremoti silenti possono durare anche settimane o mesi – conclude Francesca Meneghini – installeremo anche degli “osservatori in pozzo” per monitorare le variazioni delle condizioni fisico-chimiche nel tempo, con la speranza di “registrare” anche a distanza uno di questi fenomeni”.



Il dipartimento di Chimica e Chimica industriale dell'Università di Pisa partecipa a un programma di ricerca internazionale che mira a sviluppare un dispositivo in grado di fornire una diagnosi rapida e affidabile di scompenso cardiaco da campioni di saliva. Il progetto, denominato KardiaTool, è stato finanziato dalla Commissione europea nell'ambito di "Horizon 2020" con 4,9 milioni di euro per i prossimi tre anni e mezzo. Il dipartimento pisano fa parte di un consorzio costituito da 14 partner di 10 diversi paesi (Belgio, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti), con la presenza di università, centri di ricerca e imprese che insieme forniscono le garanzie necessarie per la riuscita del progetto in tutte le fasi di sviluppo. Per l'Italia è coinvolto anche l'Istituto di Fisiologia Clinica (IFC) del CNR, mentre capofila internazionale del progetto è l'Università di Lione.
La piattaforma KardiaTool includerà un dispositivo portatile, KardiaPOC, per permettere al medico di rilevare in modo rapido e accurato alcuni biomarcatori di scompenso cardiaco. Tale piattaforma sarà associata al dispositivo KardiaLOC, un laboratorio-on-a-chip monouso e a basso costo, che integrerà sensori, con relativa biochimica di rivelazione basata su nanoparticelle magnetiche funzionalizzate, attuatori, sistemi microelettromeccanici e microfluidici in un unico spazio, per rilevare i biomarcatori in campioni di saliva. Inoltre, la piattaforma includerà anche KardiaSoft, un software di supporto decisionale basato su tecniche di modellazione predittiva che analizzerà i dati misurati dal KardiaPOC e fornirà informazioni sullo stato dello scompenso cardiaco e sull’efficacia della terapia.
"Nell'ambito di questo mega progetto internazionale - ha detto il professor Roger Fuoco, ordinario di Chimica analitica e referente scientifico dell'Università di Pisa - il dipartimento di Chimica e Chimica industriale metterà a punto le procedure di controllo e assicurazione di qualità dei risultati e coordinerà le attività previste in un trial pre-clinico in collaborazione con l’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa, di cui è referente la dottoressa Maria Giovanna Trivella, e, come terza parte, con la Fondazione Toscana Gabriele Monasterio. In particolare, i biomarcatori selezionati saranno misurati nei campioni di saliva dei pazienti sia con il dispositivo POC che mediante procedure analitiche di riferimento sviluppate presso il dipartimento. I due gruppi di dati analitici saranno analizzati e confrontati utilizzando strumenti statistici appropriati e le prestazioni del dispositivo KardiaPOC saranno valutate in termini di esattezza, precisione, specificità, interferenze e tempo di risposta".

In occasione delle prossime elezioni politiche del 4 marzo 2018, il Senato Accademico, nella seduta dello scorso 19 gennaio, ha deliberato la sospensione delle attività didattiche nell’intera giornata di sabato 3 marzo e di lunedì 5 marzo 2018.

elezioni politiche4

Il dipartimento di Chimica e Chimica industriale dell'Università di Pisa partecipa a un programma di ricerca internazionale che mira a sviluppare un dispositivo in grado di fornire una diagnosi rapida e affidabile di scompenso cardiaco da campioni di saliva. Il progetto, denominato KardiaTool, è stato finanziato dalla Commissione europea nell'ambito di "Horizon 2020" con 4,9 milioni di euro per i prossimi tre anni e mezzo. Il dipartimento pisano fa parte di un consorzio costituito da 14 partner di 10 diversi paesi (Belgio, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti), con la presenza di università, centri di ricerca e imprese che insieme forniscono le garanzie necessarie per la riuscita del progetto in tutte le fasi di sviluppo. Per l'Italia è coinvolto anche l'Istituto di Fisiologia Clinica (IFC) del CNR, mentre capofila internazionale del progetto è l'Università di Lione.

 gruppo Fuoco

La piattaforma KardiaTool includerà un dispositivo portatile, KardiaPOC, per permettere al medico di rilevare in modo rapido e accurato alcuni biomarcatori di scompenso cardiaco. Tale piattaforma sarà associata al dispositivo KardiaLOC, un laboratorio-on-a-chip monouso e a basso costo, che integrerà sensori, con relativa biochimica di rivelazione basata su nanoparticelle magnetiche funzionalizzate, attuatori, sistemi microelettromeccanici e microfluidici in un unico spazio, per rilevare i biomarcatori in campioni di saliva. Inoltre, la piattaforma includerà anche KardiaSoft, un software di supporto decisionale basato su tecniche di modellazione predittiva che analizzerà i dati misurati dal KardiaPOC e fornirà informazioni sullo stato dello scompenso cardiaco e sull’efficacia della terapia.

"Nell'ambito di questo mega progetto internazionale - ha detto il professor Roger Fuoco, ordinario di Chimica analitica e referente scientifico dell'Università di Pisa - il dipartimento di Chimica e Chimica industriale metterà a punto le procedure di controllo e assicurazione di qualità dei risultati e coordinerà le attività previste in un trial pre-clinico in collaborazione con l’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa, di cui è referente la dottoressa Maria Giovanna Trivella, e, come terza parte, con la Fondazione Toscana Gabriele Monasterio. In particolare, i biomarcatori selezionati saranno misurati nei campioni di saliva dei pazienti sia con il dispositivo POC che mediante procedure analitiche di riferimento sviluppate presso il dipartimento. I due gruppi di dati analitici saranno analizzati e confrontati utilizzando strumenti statistici appropriati e le prestazioni del dispositivo KardiaPOC saranno valutate in termini di esattezza, precisione, specificità, interferenze e tempo di risposta".

Nella foto in alto da sinistra: Silvia Ghimenti, Tommaso Lomonaco, Francesca Bellagambi, Fabio Di Francesco, Roger Fuoco, Denise Biagini.

Giovedì, 01 Marzo 2018 09:42

Due selezioni pubbliche cat. B3. Scad 29/03

È un sistema per rintracciare le biciclette rubate, in grado di permettere l'identificazione della propria bici da parte della Polizia Municipale, che poi avviserà i cittadini del ritrovamento del mezzo grazie a una app installata sui nostri cellulari. Il suo nome è SaveMyBike ed è stato sviluppato al dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa nell’ambito di un progetto cofinanziato dalla Regione Toscana all’interno del Programma operativo del Fondo Europeo di sviluppo regionale, in cui ricerca e tecnologia si mettono al servizio delle due ruote, per sostenere e incentivare la diffusione delle biciclette in ambito urbano.
“Uno dei problemi principali connessi all’uso delle biciclette – spiega il professor Paolo Nepa – è quello dei furti. Questo è uno degli aspetti su cui ci siamo concentrati sin dall'inizio e il risultato, presentato pochi giorni fa, è un sistema per rintracciare le biciclette rubate. Il sistema si compone di sensori che vengono installati sul veicolo, e di una app, che si chiama GOOD_GO, tramite la quale i cittadini possono caricare la foto della propria bici e denunciarne il furto. Quando un ausiliare del traffico o un vigile, mediante un lettore portatile dei tag, ritrova una bici rubata, il suo cellulare manda l'avviso di ritrovamento al legittimo proprietario mediante la app”. L'esperimento pilota verrà condotto nel Comune di Livorno, dove il sistema sarà installato gratuitamente su un migliaio di biciclette. Infine, tramite GOOD_GO i cittadini possono partecipare a un gioco sociale, che premia con diversi incentivi i comportamenti ecologicamente più sostenibili, in modo da sostituire sempre di più l'uso dell'auto con quello delle due ruote.
Il progetto è coordinato da Tages, società cooperativa Pisana che opera nel campo della pianificazione e progettazione dei sistemi di mobilità e trasporto delle persone e delle merci e oltre al dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa, vi partecipano il Polo Universitario Sistemi Logistici di Livorno e le aziende Geosolutions sas e NewGOO srl. “Al momento – conclude il professor Nepa – stiamo per terminare la fase di avvio del prototipo della piattaforma GOOD_GO. Una volta pronta, sarà importante che il maggior numero possibile di cittadini si iscriva al sistema per poter partecipare al sistema di premialità per la mobilità sostenibile, e dare un contributo al miglioramento dello stile di vita collettivo e della città in cui viviamo”.

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