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Enrico Giovannini"Il Benessere Equo e Sostenibile: nuove sfide per la statistica e la politica" è il titolo del seminario che il professore Enrico Giovannini, presidente dell'Istat, terrà il 24 aprile alle 11.30 nella sala conferenze del Polo Piagge dell'Università di Pisa.

Al centro dell'incontro l'idea di benessere, un concetto che cambia secondo tempi, luoghi e culture e che non può quindi essere stabilito univocamente, ma solo attraverso un processo che coinvolga i diversi attori sociali. Proprio per questo il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro, un organo di rilievo costituzionale al quale partecipano rappresentanti di associazioni di categoria, organizzazioni sindacali e del terzo settore, e l'Istat hanno unito le proprie forze per giungere alla definizione di un insieme condiviso di indicatori utili a definire lo stato e il progresso del nostro Paese, i cosiddetti BES, cioè gli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile. Non un singolo indicatore dunque ma un complesso, e pressoché unico al mondo, insieme di 134 parametri che descrivono i 12 domini del benessere - dall'istruzione, al lavoro, passando per le relazioni sociali e il paesaggio. Gli indicatori selezionati aspirano a divenire una sorta di "Costituzione statistica", cioè un riferimento costante e condiviso dalla società italiana in grado di segnare la direzione del progresso che la medesima società vorrebbe realizzare.

L'incontro con il professore Enrico Giovannini fa parte del ciclo di appuntamenti del mercoledì organizzati dal Dipartimento di Economia e Management dell'Università di Pisa.

Luca TeleseMercoledì 24 aprile, alle ore 14.15, il corso di Diritto dell'Informatica del dipartimento di Economia e Management ospiterà il noto giornalista e scrittore Luca Telese, che interverrà sul tema "Giornalismo e comunicazione ai tempi di Twitter". L'incontro si terrà nell'Aula 5 del dipartimento di Economia e Management, in via Cosimo Ridolfi 10, e sarà trasmesso in diretta streaming su Radioeco.it, la web radio degli studenti dell'Università di Pisa.

La prepotente diffusione delle tecnologie e la rapidità della circolazione dell'informazione, priva di filtri, ha sicuramente determinato un nuovo modo, per il giornalista, di "fare notizia", cui si accompagna la consapevolezza che la possibilità di attingere facilmente al patrimonio informativo non è esente da rischi di natura legale. Con questa ottica di riflessione l'evento si inserisce nel corso di insegnamento di Diritto dell'informatica, attivato dalla professoressa Dianora Poletti dieci anni fa, che si occupa dei risvolti giuridici connessi all'impiego delle tecnologie e che affronta tematiche fortemente innovative: dal cloud computing alle responsabilità in Internet; dal riuso dei dati alla moneta elettronica, dal copyright on-line ai domain names.

L'iniziativa è organizzata insieme alla Fondazione culturale La Versiliana, di cui Telese è stato collaboratore, nell'ambito di una convenzione in essere tra tale istituzione e l'Ateneo pisano per lo sviluppo di iniziative comuni.

Autorità, colleghi, studenti, signore e signori,

oggi è un'occasione felice per tutta la nostra comunità, perché questa è una cerimonia solenne che affonda le radici nella nostra storia e, insieme, un momento in cui tutti noi ci ritroviamo uniti intorno ai valori che da sempre sono alla base del nostro Ateneo. Festeggiamo, infatti, illustri docenti dell'Università di Pisa, che si sono distinti per i particolari meriti scientifici e per il significativo apporto dato alla vita della nostra Istituzione. A loro conferiremo l'Ordine del Cherubino, la cui origine risale al 1843, che costituisce l'unica onorificenza assegnata dall'Ateneo ai suoi docenti.

Festeggiamo, inoltre, con la nomina a Professore Emerito, docenti di elevato e riconosciuto valore che, con la loro opera, hanno contribuito ad accrescere il prestigio e la reputazione scientifica dell'Ateneo. Dallo scorso anno, infatti, abbiamo deciso di dare rilievo pubblico a questa figura, che fino ad allora era rimasta relegata in una dimensione sostanzialmente privata.

Abbiamo voluto abbinare i due riconoscimenti, nella convinzione che l'esempio dei nostri "maestri" possa rappresentare al meglio la tradizione e la realtà di eccellenza che sono proprie dell'Ateneo, agendo anche da bussola per orientare il nostro cammino futuro. La cerimonia odierna è, dunque, una giornata di festa, caratterizzata da un sentimento di partecipazione e di coinvolgimento che si estende all'intera comunità pisana.

Per la prima volta la cerimonia si tiene in questo luogo - che rappresenta un magnifico esempio di architettura industriale - e non nella sua sede tradizionale del Palazzo della Sapienza. A questo proposito, permettetemi di ribadire ancora una volta che siamo impegnati con grande determinazione nel recupero di quest'ultimo edificio – luogo simbolo e cuore pulsante dell'Ateneo, chiuso ormai da quasi un anno - in modo da sanare quella che noi - prima e più di tutti gli altri - sentiamo come una ferita lacerante. Negli scorsi mesi non abbiamo voluto replicare a polemiche strumentali e campagne di stampa pretestuose, preferendo invece che fossero i fatti a parlare. È una scelta che vogliamo seguire tanto più ora, visto che tra poche settimane sarà completata la perizia tecnica - da tutti invocata - che darà certezza sullo stato del Palazzo, e quindi sugli interventi e sui tempi e modi necessari per il suo recupero. Esiti della perizia che tutti dovranno rispettare! L'Università di Pisa, da parte sua, ha già inserito un primo stanziamento di risorse nel suo Bilancio e sta operando in stretta sinergia con altre istituzioni per ottenere ulteriori indispensabili finanziamenti.

La cerimonia a cui oggi partecipiamo – come dicevo - è tra i principali appuntamenti nel calendario dell'Ateneo ed è quindi l'occasione più adatta per condividere con voi il percorso fin qui compiuto, riflettendo sugli scenari che vanno delineandosi a livello nazionale.

Il mondo dell'Università e della ricerca è consapevole e convinto di poter rappresentare uno strumento di rinnovamento culturale, di innovazione e progresso economico, tanto più nell'attuale difficile congiuntura. Per questo, ha chiesto con forza di poter avere un ruolo centrale nell'agenda delle priorità del Paese.

Di fronte a tale richiesta, tuttavia, continua a mancare nelle forze politiche - così come in una parte consistente dell'opinione pubblica - la consapevolezza delle potenzialità insite nel nostro sistema universitario. Anche l'esperienza degli ultimi governi si è rivelata deludente, innanzitutto sul piano dell'attenzione e della sensibilità per le esigenze della formazione dei giovani e della ricerca.

Gli atenei italiani chiedono di superare la logica di norme minuziose e stringenti, per ridare spazio all'autonomia responsabile delle singole Istituzioni. Hanno bisogno di un quadro di riferimento stabile e certo e non, invece, di interventi frammentari ed episodici, assunti spesso sotto la pressione dell'urgenza. Pur coscienti di dover dare un contributo in termini di sacrifici economici, gli atenei virtuosi come il nostro chiedono di sostituire la filosofia dei tagli lineari con interventi selettivi, da adottare sulla base dei principi di trasparenza, qualità, valutazione e merito.

In una fase di crisi come quella attuale, dobbiamo anzitutto essere in grado di difendere e rilanciare le politiche del diritto allo studio, un principio garantito dalla nostra stessa Carta Costituzionale.

Da questo punto di vista, resta fondamentale la questione delle risorse a disposizione del sistema, su cui abbiamo insistito e stiamo insistendo da lungo tempo, senza tuttavia trovare ascolto negli interlocutori che si sono alternati alla guida del Paese. Da ultima, la legge di stabilità ha confermato il taglio di 300 milioni di euro al Fondo di Finanziamento Ordinario. Nel giudicare "gravissima e irresponsabile" questa decisione, la CRUI ha denunciato che essa "determinerà un crollo oggettivo del sistema universitario italiano e la sua fuoriuscita dall'Europa".

Per il nostro Ateneo, tale manovra ha significato un minor introito di 9 milioni di euro, che portano complessivamente nell'ultimo triennio a un calo di circa 15 milioni dei finanziamenti ministeriali. Pur in presenza di questi massicci tagli, non abbiamo abbandonato la logica espansiva che, fin dall'inizio, ha caratterizzato la nostra azione. Sappiamo bene, infatti, che è proprio nelle fasi di crisi che occorre rilanciare gli investimenti pubblici in questi settori. Uno dei maggiori economisti mondiali – il Premio Nobel Paul Krugman - ha scritto che per superare l'attuale crisi finanziaria "c'è bisogno che i nostri governi spendano di più, non di meno, ... in particolare varando progetti di investimento in settori quali la cultura, l'ambiente, la formazione e la ricerca".

Noi, come detto, ci siamo attenuti in modo convinto a questo principio, decidendo di investire in tutti gli ambiti strategici per il presente e il futuro della nostra Istituzione: dalle politiche rivolte all'assunzione di personale al sostegno alla ricerca e all'internazionalizzazione, dalla valorizzazione del trasferimento tecnologico a quella del patrimonio immobiliare, al tema sempre più decisivo dei servizi agli studenti. Per citare solamente l'investimento in risorse umane, proprio in questi giorni stiamo varando un piano triennale di reclutamento e di assunzioni che prevede un impegno di circa 10 milioni di euro. Pur in un contesto di riduzione delle risorse pubbliche - e senza utilizzare la leva della contribuzione studentesca -, ciò è stato reso possibile dalla solidità del Bilancio dell'Ateneo e da un'opera di razionalizzazione e di monitoraggio continuo che sta permettendo significativi risparmi in molti settori.

Su queste basi, l'Ateneo è impegnato a rendere concreta la progettualità che è a fondamento della nostra idea di università. Non sta a noi giudicare i risultati raggiunti, ma se teniamo presente il quadro di riferimento a cui accennavamo all'inizio e ci confrontiamo con la situazione degli altri Atenei italiani, non si può non trarre un bilancio positivo di questi anni di lavoro. La sintesi di questi risultati è nei dati forniti alcune settimane fa dal ministero, che indicano il sorpasso su Firenze, certificando che l'Università di Pisa è oggi il primo ateneo della Toscana, e non solo per il numero di studenti.

Mi piace pensare che ciò sia anche effetto di un ritrovato sentimento di appartenenza all'istituzione e di una piena condivisione delle nostre linee programmatiche da parte della comunità accademica tutta, che non ringrazierò mai abbastanza per la collaborazione e l'impegno profusi. La rinnovata centralità dell'Ateneo, sia nel dibattito nazionale sui principali temi della politica universitaria sia nei rapporti con il territorio, nasce certamente da queste premesse.

Il piano delle grandi opere, a quest'ultimo proposito, oltre a ridisegnare la mappa dell'Università, aggiornandola alle realtà emerse dal nuovo Statuto, sta contribuendo in modo decisivo a definire l'assetto urbano e perfino la stessa identità della Pisa che verrà, se solo pensiamo alla riqualificazione di alcune zone del centro cittadino e alla valorizzazione dell'immenso patrimonio culturale, artistico e museale di cui l'Ateneo dispone.

Ai margini del centro storico, sta proseguendo il potenziamento degli impianti del CUS di Via del Brennero, aperti agli studenti e all'intera cittadinanza, che arricchirà Pisa con un parco sportivo che non ha eguali nel panorama universitario italiano.

Dopo la recente inaugurazione del Polo didattico delle Piagge, che si aggiunge agli altri realizzati nel recente passato, stiamo ultimando i lavori per i due grandi Poli nel complesso dell'area di San Cataldo e nella zona degli ex laboratori Guidotti, con cui andrà a realizzarsi un deciso salto di qualità dal punto di vista degli spazi destinati alla didattica e, in generale, dell'attenzione per le esigenze degli studenti.

Questo programma di interventi nel settore edilizio, su cui stiamo investendo risorse sempre più consistenti, contribuisce a caratterizzare l'Università come motore di sviluppo per l'economia della sua area vasta.

Anche al fine di valutare l'impatto complessivo che l'Ateneo riesce a produrre sul territorio di riferimento, abbiamo realizzato il Primo Bilancio Sociale della nostra Università, che per estensione e completezza di analisi ha pochi eguali in altri Atenei. Si tratta di un documento fondamentale per comprendere all'interno e far conoscere all'esterno la complessa realtà operativa dell'Ateneo, rappresentando in particolare un mezzo per rafforzare e valorizzare il dialogo con i nostri stakeholder, sia quelli "classici" interni sia quelli rappresentativi del tessuto economico e istituzionale del nostro territorio.

Dal Bilancio Sociale – che sarà presentato nei prossimi giorni - emerge chiaramente anche la nostra idea di una Università che sappia accompagnare lo studente in tutto il suo percorso formativo, già a partire dagli ultimi anni delle scuole superiori con iniziative di orientamento, fino ad arrivare, oltre il termine degli studi, alle attività di placement che mirano a facilitare il loro inserimento nel mondo del lavoro. Su questo fronte, registriamo dati occupazionali che nell'ultimo periodo risultano stabili, e in alcuni casi perfino in leggera crescita, nonostante le difficoltà del Paese.

Ma dal Bilancio Sociale emerge anche l'idea di una università aperta e multiculturale, dove sempre più devono circolare studenti, giovani ricercatori e docenti stranieri. Per quanto riguarda il processo di internazionalizzazione, infatti, l'Ateneo sta incentivando l'attivazione di corsi di studio, dottorati e master in lingua inglese, e sta inoltre definendo accordi con molte università straniere per sviluppare progetti di ricerca comuni, favorire la reciproca mobilità, trasferire conoscenze ed esperienze. Ricordo, a questo proposito, che la nostra Università è stata la prima in Italia a sottoscrivere un accordo con il prestigioso Massachusetts Institute of Technology di Boston.

Accanto alle sue peculiarità come luogo di formazione e di ricerca di assoluta eccellenza e centro di innovazione e trasferimento tecnologico, l'Università di Pisa vuole essere oggi soggetto pienamente consapevole del suo ruolo sociale e altrettanto pienamente integrato nelle dinamiche complessive della società all'interno della quale opera. Sono convinto che sarà proprio l'insieme di tutti questi aspetti che determinerà sempre più l'evoluzione prossima degli atenei italiani e la loro capacità di competere sul piano internazionale.

Oltre che nella costruzione degli assetti istituzionali, come è avvenuto per l'iter di definizione del nuovo Statuto, e nel perseguimento del programma strategico, la nostra Università riuscirà a garantirsi un futuro all'altezza della sua grande tradizione quanto più sarà capace di essere innovativa nell'azione quotidiana, riuscendo a ritagliarsi un suo spazio nell'ambito di una società globalizzata e altamente competitiva, che si muove in modo vertiginoso.

Per realizzare questi obiettivi sarà importante riuscire a sintonizzarci sui "ritmi del mondo", cercando di cogliere ogni opportunità di rinnovamento e innovazione, individuando tempestivamente le direttrici del cambiamento e gestendo la complessità che è tipica di questo periodo storico.

Siamo consapevoli, dunque, che a tutti noi si chiede uno sforzo aggiuntivo e una rapidità di pensiero e di azione che, almeno nell'immediato, possono causare disorientamento e qualche difficoltà. Lo stiamo sperimentando in queste settimane con la messa a regime del nuovo sistema di contabilità economico-patrimoniale e con l'adozione del Bilancio unico di Ateneo; due obiettivi che hanno avuto una approfondita valutazione preliminare e un'intensa opera di preparazione a tutti i livelli, ma che stanno ugualmente comportando un impegno pieno e gravoso da parte di tutto il personale dell'Ateneo, che colgo l'occasione per ringraziare in modo sentito.

Cari colleghi che oggi ricevete le insegne dell'Ordine del Cherubino e la nomina a Professori Emeriti, l'Università di Pisa - impegnata a fondo nel processo di rinnovamento e modernizzazione che abbiamo cercato di descrivere - ha tanto più bisogno di ancorarsi alle sue radici, riconoscendosi nelle donne e negli uomini che hanno contribuito ad accrescere il prestigio e l'eccellenza di cui gode il nostro Ateneo nel mondo.

L'articolazione e la ricchezza della ricerca che si svolge nella nostra Università, e che è ben rappresentata dalle vostre biografie scientifiche e accademiche, fanno sì che il nostro Ateneo sia stabilmente posizionato tra i migliori del Paese, e per alcuni settori risulti ai vertici delle graduatorie europee e mondiali, nelle più accreditate classifiche internazionali.

I vostri studi, in ambiti disciplinari tra loro molto diversificati, costituiscono punti di riferimento per la comunità scientifica nazionale e internazionale. Le collaborazioni che vi legano ad altre prestigiose istituzioni, università e centri di ricerca, testimoniano il significativo grado di apertura internazionale che caratterizza il nostro Ateneo.

I giovani che hanno intrapreso o vogliono intraprendere la faticosa, ma affascinante, strada della ricerca possono ritrovare nel vostro esempio di scienziati e di docenti appassionati una guida e un incitamento a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà che incontreranno nel loro percorso. In effetti, tanto più in una fase come quella attuale, noi tutti, che operiamo all'interno delle università, dobbiamo sentirci investiti di un forte senso di responsabilità verso le prossime generazioni, a cui dobbiamo riuscire a trasmettere - con la concretezza della nostra azione - la fiducia e l'entusiasmo per affrontare il futuro, non certo facile, che ci attende.

Concludendo, care colleghe e cari colleghi, il vostro percorso accademico, scientifico e umano conferisce il senso più alto a questa cerimonia, con cui vogliamo festeggiarvi. In questa occasione, avvertiamo in maniera ancor più distinta questo sentimento di gratitudine, perché tutti voi, per i ruoli ricoperti nel corso degli anni e per il contributo dato alla vita della nostra Istituzione, avete concorso a definire l'Università di Pisa come è oggi, contribuendo a gettare le basi per quella che sarà domani, forte della sua storia e solida della sua rinnovata identità.

Grazie.

Venerdì, 19 Aprile 2013 12:37

Arte botanica nel terzo millennio

Arte botanica nel terzo millennio"Arte botanica nel terzo millennio" è il titolo della mostra che si inaugura al Museo della Grafica a Palazzo Lanfranchi a Pisa sabato 20 aprile alle 17,30. La mostra, che resterà aperta sino al 15 luglio, presenta opere di molti dei più brillanti e raffinati artisti contemporanei.

Il percorso espositivo si apre con i riferimenti alla lezione di Rory McEwen, Margaret Mee e Margaret Stones, che alla metà del '900 seppero indicare la modernità della pittura botanica in termini di sensibilità artistica e descrizione scientifica.

Seguono poi oltre 150 opere che, con una sorprendente varietà di soluzioni linguistiche e tecniche, testimoniano l'ampia gamma descrittiva e interpretativa con cui gli artisti riescono a restituire la complessità del mondo naturale, fornendo un quadro complessivo di un fenomeno che investe problematiche legate alle varietà sistematiche, alla biodiversità e all'ambiente. Il visitatore potrà ammirare una significativa selezione di opere provenienti dalla collezione londinese di Shirley Sherwood, la più importante e prestigiosa raccolta di autori contemporanei, oltre ad un nucleo di opere di artisti brasiliani e un'ampia panoramica di artisti italiani.

Il percorso si conclude con alcuni protagonisti della scena artistica contemporanea che hanno rivolto al tema una significativa attenzione. Dalle attente meditazioni sulle tecniche e sui maestri dei secoli passati, alle coraggiose sperimentazioni grafiche e materiche che uniscono dipinti e tempere a fotografie, collage, video e istallazioni, sarà così proposto un viaggio di suggestioni ed emozioni in uno splendido giardino di arte e di scienza.

Arte botanica nel terzo millennioAgli inizi del terzo millennio, la pittura botanica costituisce un ambito di espressione artistica di sorprendente vitalità. In una continuità con la tradizione che sin dal Rinascimento ha inaugurato, con il genio di Leonardo e Dürer, una nuova visione e interpretazione del mondo naturale, passando nei secoli attraverso l'opera di grandi artisti europei come Jacopo Ligozzi, Maria Sibylla Merian, Nicolas Robert o Pierre-Joseph Redouté, l'universo del fiore rappresenta uno dei motivi più forti e affascinanti della ricerca artistica.

La descrizione visiva di una pianta, di un petalo o di una foglia, unificando la qualità estetica del gesto artistico ad un preciso interesse scientifico e naturalistico, costituisce ancora oggi il mezzo privilegiato dai botanici per illustrare peculiarità morfologiche e sistematiche, anche a dispetto degli esiti più sofisticati offerti dalle moderne tecnologie di riproduzione.

Come testimoniato dall'attività di grandi istituzioni scientifiche internazionali (Royal Botanic Gardens, Kew, London; The New York Botanical Garden; Jardim Botânico do Rio de Janeiro; The Royal Horticultural Society, London) e dalla specificità di collezioni di altissimo profilo e prestigio (Shirley Sherwood Collection, London; Oak Spring Garden Library di Rachel Mellon, Virginia, USA; Hunt Institute for Botanical Documentation, Pittsburgh, USA) l'esercizio grafico e pittorico sulla natura nasce e si rafforza nel dialogo con la scienza per arrivare a straordinari esiti di qualità espressiva e varietà stilistica.

La mostra Arte botanica nel terzo millennio intende dunque documentare, in una dilatata dimensione geografica e nella caratterizzazione dei diversi ambiti naturalistici locali, le ricerche più recenti e affascinanti.

Guarda la Galleria fotografica sulla pagina Facebook dell'Università di Pisa

Ne hanno parlato:
RepubblicaFirenze.it
Tirreno.it
Tirreno.it (galleria fotografica)
Il Tirreno
Il Tirreno (23 aprile)
Agenparl.it (AgenziaParlamentare)
AdnKronos (su NotizieYahoo.it)
La Nazione
Nazione.it
PisaInformaFlash.it

ArtBroadwayWorld.com
Exibart.com

Venerdì 19 aprile, nell'Aula Magna del Polo Fibonacci, undici docenti sono stati insigniti dell'Ordine del Cherubino, l'onorificenza assegnata dall'Università di Pisa ai professori che hanno contribuito ad accrescere il prestigio dell'Ateneo per i loro particolari meriti scientifici e culturali o per il loro contributo alla vita e al funzionamento dell'Ateneo. La cerimonia è stata aperta dall'intervento del rettore Massimo Augello, che nell'occasione ha anche nominato sei professori emeriti.

Quest'anno i professori insigniti dell'Ordine del Cherubini sono stati Marco Pasquali, Marco Santochi, Eleuterio Ferrannini, Walter Grassi, Alfonso Maurizio Iacono, Sonia Senesi, Paolo Rossi, Roberto Barbuti, Claudio Palazzolo, Manuela Giovannetti, Bruno Mazzoni.

La nomina a professore emerito mira a dare rilievo pubblico a questa figura, caratterizzata in modo particolare per i contributi rilevanti e originali dati nel campo scientifico, didattico e accademico. I nuovi docenti emeriti sono Aldo Balestrino, Remo Bodei, Umberto Laffi, Andrea Maggiolo Schettini, Pietro Menotti, Marco Nuti.


Leggi il discorso del rettore Massimo Augello.

Guarda la galleria di immagini su Flickr.


Cherubini2013


















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I Professori insigniti dell'Ordine del Cherubino

I Professori Emeriti dell'Università di Pisa

 

Giovedì, 18 Aprile 2013 10:44

Bruno Mazzoni

Bruno Mazzoni riceve il Cherubino dal Rettore AugelloNato a Napoli nel 1946, il professor Bruno Mazzoni è stato allievo di Alberto Varvaro presso l'Università Federico II di Napoli, svolgendo attività di ricerca in Romania grazie a una borsa di studio. Impegnato nella didattica dell'italiano fra l'Università di Bucarest e l'Università Babes-Bolyai di Cluj-Napoca, dal 1976 è stato assistente ordinario presso l'Università della Calabria. Dopo periodi trascorsi all'Università di Roma e all'Università di Firenze, è stato chiamato nel 1984 dall'Università di Pisa, dove nel 2004 è diventato professore ordinario, ricoprendo l'insegnamento di Letteratura romena sia per il corso di studio triennale in Lingue, sia per il corso di studio magistrale in Traduzione.

Un concreto lavoro istituzionale distingue la sua biografia, sempre nel codice dell'equilibrio e della coscienza critica, per garantire dignità e spazio al sapere di area umanistica: dal 2001 al servizio delle biblioteche, dal 2005 al servizio della didattica e dal 2006, con duplice mandato, quale preside della facoltà di Lingue e letterature straniere, successore dell'emerito Giuseppe Di Stefano, e quale membro del Senato accademico. Custode severo dell'indispensabile parallelismo fra letteratura e lingue nel rapporto vigile con le culture straniere, ha favorito la crescita nella sua facoltà della riflessione teorica sulla letteratura.

Dal 2012 è vicedirettore del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica: nel nuovo assetto dell'Università di Pisa, la sua capacità di analisi ha un ruolo prezioso nell'interpretazione dei delicati snodi che marcano la transizione della ricerca e della didattica in area umanistica verso un futuro complesso e non sempre certo. In campo nazionale, Bruno Mazzoni guida l'AIR, l'Associazione di docenti della sua disciplina, fondata nel 1998 per iniziativa di Alexandru Niculescu, e anima con tenacia il dibattito, in questa fase molto serrato, fra Ministero, ANVUR e CUN.

Ricco e di alto profilo è il risultato della sua ricerca, sempre costellato da contributi originali e ineludibili per la storia della riflessione sulla Letteratura romena fra Ottocento e Novecento. Prova riconosciuta della sua formazione filologica è nel 1999 l'edizione critica dei testi custoditi nel Cimitero Gioioso di Sapanta, la Spoon River di terra romena. Tra i principali protagonisti della traduzione in italiano della letteratura romena, il professor Mazzoni ha offerto al pubblico le pagine classiche di Tudor Arghezi, del matematico Ion Barbu, di Nichita Stanescu, le pagine surreali del giovane, sventurato Max Blecher, le opere poetiche di Ana Blandiana e nel 2000, 2003 e nel 2007 le opere in prosa e le opere poetiche del grande Mircea Cartarescu, ad esempio "Nostalgia", "Travesti", "Orbitor". Del 2012 è la traduzione della giocosa raccolta "Ion" di Herta Müller, voce del dissenso contro la dittatura romena e Nobel per la Letteratura del 2009.

Nel 2004 il professor Bruno Mazzoni ha vinto il Premio nazionale per la traduzione e ha ricevuto il dottorato honoris causa dall'Università di Bucarest e dall'Università Occidentale di Timisoara. Membro dell'Associazione di Studi sull'Europa del Sud-Est di Bucarest, e membro dell'Associazione di Onomastica e Letteratura di Pisa, nel 2002 ha ricevuto l'Ordine Nazionale "Pentru Merit", istituito nel 1931 da re Carlo II.

Il professor Bruno Mazzoni è un tramite instancabile fra la terra romena, la Moldova, la Transilvania, il Banato, la Muntenia, e il nostro paese; un tramite fra culture a un tempo così lontane, per il poderoso innesto slavo, e così vicine, per le lingue di ceppo latino; un tramite, infine, sempre razionale, tenace, illuminista, in organico rapporto con la sua gioviale radice partenopea.

Per queste motivazioni il Senato accademico ha conferito l'Ordine del Cherubino al professor Bruno Mazzoni.

Giovedì, 18 Aprile 2013 10:43

Manuela Giovannetti

GiovannettiNata a Pisa nel 1950, la professoressa Manuela Giovannetti si è laureata in Scienze agrarie nel 1974, quindi è stata borsista del CNR e, dal 1977, ricercatore presso il Centro di studio per la Microbiologia del suolo del CNR di Pisa. In questo periodo ha trascorso diversi mesi in Inghilterra, finanziata da una borsa NATO e dal CNR, presso il Soil Microbiology Department di Rothamsted, in qualità di visiting scientist, dove ha iniziato i suoi studi sulle simbiosi tra piante e microrganismi benefici del suolo.

Dal 1988 ha prestato servizio presso l'Ateneo pisano, prima come professore associato e dal 2000 come professore ordinario di Microbiologia agraria. Dal 2007 al 2012 è stata preside della facoltà di Agraria e membro del Senato accademico. Ha ricoperto incarichi di rilievo nazionale e internazionale: dal 1999 al 2002 ha diretto il Centro di studio per la Microbiologia del suolo del CNR, dal 2004 al 2011 ha coordinato la Banca Europea del Germoplasma IBG. Nel 2009 ha coordinato il panel di valutazione degli Istituti del CNR "H.1: Agricultural, Nutritional and Veterinary Sciences".

La professoressa Giovannetti ha svolto ricerche presso numerosi laboratori e università europei, tra cui le università di Dundee, Cambridge, Helsinki, Copenaghen, Laboratoire de Genetique et d'Amelioration des Plantes, INRA Dijon. È stata responsabile scientifico e di unità operativa di progetti di ricerca europei e italiani e ha ricoperto l'incarico di delegato nazionale MIUR in due programmi europei di cooperazione scientifica e tecnologica.

Ha svolto attività di Scientific Advisor per istituzioni scientifiche del Regno Unito, Canada e USA. Ha organizzato congressi internazionali e sessioni tematiche in convegni, a cui ha partecipato anche svolgendo letture a invito e plenary lectures. È membro di Società scientifiche, tra cui l'American Society for Microbiology. È accademica corrispondente dell'Accademia dei Georgofili.

La professoressa Giovannetti è autrice di 300 pubblicazioni, di cui oltre 100 su riviste internazionali ISI, di 12 capitoli in libri scientifici pubblicati da case editrici internazionali e di numerose pubblicazioni di divulgazione scientifica. Ha un Citation Index superiore a 4000.

Le sue ricerche hanno riguardato i microrganismi benefici del suolo, agenti della fertilità biologica. In particolare, ha studiato i meccanismi di ricombinazione genetica, le strategie di sopravvivenza, la diversità molecolare e la conservazione in-situ ed ex-situ dei simbionti micorrizici. Ha anche messo a punto sistemi di valutazione dell'impatto ambientale di organismi geneticamente modificati. Un suo recente lavoro ha ricevuto la valutazione "Exceptional" da Faculty of 1000 Biology. Ha svolto e svolge attività di referee per oltre 20 riviste scientifiche internazionali, anche in qualità di membro dell'editorial board di alcune di esse.

Per queste motivazioni il Senato accademico ha conferito l'Ordine del Cherubino alla professoressa Manuela Giovannetti.

Giovedì, 18 Aprile 2013 10:39

Claudio Palazzolo

PalazzoloNato a Pietrasanta nel 1950, il professor Claudio Palazzolo ha conseguito la laurea in Scienze politiche all'Università di Pisa nel 1974. Docente incaricato di Dottrina dello Stato dal 1978 al 1983, è divenuto nel 1984 professore associato, e dal 2000 è professore ordinario prima della facoltà e poi del dipartimento di Scienze politiche, dove attualmente insegna Storia del pensiero politico contemporaneo e Storia della cultura politica e organizzativa.

Dal 2002 al 2004 è stato presidente del consiglio aggregato dei corsi di laurea di Scienze politiche e internazionali, di Politica e relazioni internazionali e di Scienze politiche. In tale carica ha promosso, organizzato e diretto il modulo professionalizzante "Esperto comunitario per la gestione delle risorse umane", finanziato dalla Regione Toscana con le risorse del Fondo sociale europeo. Dal 2004 al 2012 è stato preside della facoltà di Scienze politiche. Nel 2012 è stato eletto membro del Consiglio di amministrazione del nostro Ateneo e fa parte del Comitato scientifico ed esecutivo del Polo di Sistemi logistici di Livorno.

Ha indirizzato gran parte della sua attività di ricerca all'analisi del pensiero politico inglese contemporaneo. È del 1979 la sua prima monografia (La libertà alla prova), che ricostruisce il percorso teorico e pratico di Harold Laski, chairman del Partito laburista nel secondo dopoguerra. Alla cultura generale del socialismo britannico, poco conosciuto e poco studiato in Italia, specie per quanto concerne il confronto tra la prospettiva statalistica del socialismo fabiano e la prospettiva federalistica del Guild Movement, ha riservato negli anni successivi numerosi articoli e saggi, nonché un volume, concepito attraverso soggiorni di studio alla London School of Economics and Political Sciences, dal titolo Dal fabianesimo al neofabianesimo. Itinerari di storia della cultura socialista britannica (1999).

Sono principalmente rivolti al pensiero dell'800 gli studi sul liberalismo, con particolare riguardo agli esiti più progressivi della riflessione di Thomas Hill Green (Idealismo e liberalismo, 1983), e gli studi sul conservatorismo, che hanno a oggetto Carlyle ma soprattutto Coleridge, a cui ha dedicato il volume Introduzione al pensiero politico di Coleridge (1988) e la curatela dell'edizione italiana di On the Constitution of the Church and State (1995).

Si è inoltre impegnato nell'analisi dei rapporti tra religione ed economia, a commento e critica delle tesi di Marx e di Weber, in Riforma e genesi del capitalismo (2004). Più recentemente ha cercato di riassumere in una sintesi critica i temi principali del suo impegno di ricerca in Tra Italia e Inghilterra. Incroci di storia del pensiero politico contemporaneo (2009).

È stato relatore in numerosi convegni scientifici nazionali e internazionali e attualmente è membro del consiglio scientifico della rivista "Il pensiero politico" e del direttivo dell'Associazione italiana degli storici delle dottrine politiche.

Per queste motivazioni il Senato accademico ha conferito l'Ordine del Cherubino al professor Claudio Palazzolo.

Giovedì, 18 Aprile 2013 10:38

Roberto Barbuti

BarbutiRoberto Barbuti è nato a San Giuliano Terme nel 1953 e si è laureato in Scienze dell'Informazione nel 1977. Dopo la laurea è stato borsista presso l'Istituto di Elaborazione dell'Informazione del CNR fino al 1982. Ha ricoperto i ruoli di ricercatore universitario dal 1982 al 1989, di professore associato dal 1989 al 2000 e successivamente di professore ordinario di Informatica presso l'Università di Pisa.

Ha iniziato la sua carriera scientifica nell'area della interpretazione astratta, che nei primi anni Ottanta era agli albori. In questo ambito, che lo ha accompagnato per tutta la carriera, ha ottenuto importanti risultati. Ultimamente un lavoro scientifico basato sull'interpretazione astratta ha ricevuto il "Wilkes award" dalla rivista "The Computer Journal" della Oxford University Press come miglior lavoro pubblicato nel 2010.

I suoi interessi scientifici si sono concentrati, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, sulla programmazione logica. In questo ambito uno dei suoi lavori più importanti ha riguardato la semantica logica del linguaggio di programmazione Prolog. Negli anni Novanta è stato presidente della Associazione Nazionale di Programmazione Logica.

Negli ultimi anni si è dedicato allo studio dei modelli computazionali per l'evoluzione biologica, l'ecologia e la medicina, creando presso il dipartimento di Informatica un gruppo che collabora con medici, biochimici, chimici e biologi. È responsabile di una convenzione tra l'Università di Pisa e l'Istituto Europeo di Oncologia, diretto dal professor Umberto Veronesi, per una collaborazione sui modelli computazionali di terapie per tumori. Per quanto riguarda i modelli computazionali dell'evoluzione biologica, il gruppo pisano è quasi unico nel panorama nazionale. Nell'ambito di modelli computazionali dell'ecologia, ha presentato un brevetto a nome dell'Università di Pisa.

Per gli aspetti interdisciplinari della sua ricerca negli ultimi anni, si è interessato alla possibilità di accedere alle riviste elettroniche, di ogni disciplina, da parte di tutti i docenti dell'Ateneo. Ha portato questo suo impegno nella Biblioteca di Matematica, Informatica e Fisica, di cui è stato presidente dal 2005 al 2009, e nel Sistema Bibliotecario di Ateneo, di cui è stato presidente dal 2008 al 2010. Questi stessi interessi interdisciplinari lo hanno portato a impegnarsi come vice direttore del Museo di Storia Naturale di Calci dal 2008 al 2012, e come direttore dello stesso museo dal novembre 2012. Roberto Barbuti è autore di più di 90 articoli pubblicati su riviste e atti di convegni internazionali. Ha partecipato, anche come responsabile, a progetti di ricerca a livello nazionale e internazionale.

Roberto Barbuti ha profuso il suo impegno anche nel campo della didattica, sempre pronto a rivedere con entusiasmo e competenza i corsi fondamentali e a farsi carico dei problemi più critici, quali quelli di presentare al meglio le idee fondamentali della programmazione nel primo corso informatico del corso di laurea. Si è occupato dell'organizzazione dei corsi di studio, sia come presidente dei corsi di studio in Informatica, dal 2001 al 2004, sia come vice preside della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dal 2003 al 2006. È attualmente membro del Consiglio del dottorato in Informatica. Si è impegnato anche in attività istituzionali e organizzative dell'Ateneo come membro del Senato accademico, dal 1998 al 2000 e dal 2006 al 2010.

Per queste motivazioni il Senato accademico ha conferito l'Ordine del Cherubino al professor Roberto Barbuti.

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