Alberto Del Guerra nominato 'Fellow' dell’IEEE
Alberto Del Guerra, docente di Fisica medica alla facoltà di Medicina e chirurgia dell'Università di Pisa, è stato nominato "fellow" dell'IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers), l'associazione internazionale di professionisti impegnata a favore del progresso della tecnologia a beneficio dell'umanità. Il prestigioso riconoscimento è stato assegnato al professore "per i suoi contributi allo sviluppo di rivelatori di radiazioni e di sistemi per la fisica medica e per l'imaging molecolare". Del Guerra ha contribuito al progresso nel suo settore scientifico attraverso l'invenzione e la costruzione di dispositivi innovativi e lo sviluppo di nuove tecniche per la creazione di farmaci e per la diagnosi e terapia delle malattie.
L'"IEEE fellow" è conferito a una personalità con un eccellente primato di risultati, provenienti da diverse aree scientifiche, che vanno dai sistemi aerospaziali, all'ingegneria informatica, delle telecomunicazioni e biomedica, all'elettronica. Per il 2012, sono 322 i professionisti che nel mondo hanno ottenuto il riconoscimento. Attraverso i suoi 385.000 membri in 160 paesi del mondo, l'IEEE promuove lo sviluppo della tecnologia per l'umanità e pubblica circa il 30% del materiale tecnico riguardante i diversi settori di interesse.
Alberto Del Guerra, dopo essersi laureato in Fisica all'Università di Pisa nel 1968, è diventato professore associato presso il dipartimento di Fisica pisano nel 1982. Tra 1981 e 1982 ha trascorso un periodo come "Fulbright Scholar" al Lawrence Berkeley Laboratory della California, dove ha iniziato la sua attività di ricerca sulla PET la tomografia a positroni, allora ai primordi. Nel 1987 è diventato professore di prima fascia di Fisica all'Università "Federico II" di Napoli, per poi passare a Ferrara ed essere richiamato a Pisa, alla facoltà di Medicina e chirurgia, nel 1998. Attualmente, è anche direttore della Scuola di specializzazione in fisica medica dell'Università di Pisa e presidente del Collegio dei direttori delle scuole italiane.
Il professor Del Guerra è autore di oltre 300 articoli su riviste internazionali, la maggior parte nel campo dell'imaging radiologico, nucleare e molecolare. Dirige un gruppo di ricerca in fisica medica, in stretta collaborazione con l'Istituto nazionale di fisica nucleare. È stato presidente della Federazione europea della Società di Fisica medica per tre anni, fino a esserne nominato membro onorario nel 2009. È membro del Consiglio direttivo della Associazione italiana di Fisica medica.
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Il libro che non c'è
Pubblichiamo un intervento della professoressa Valeria Tocco sul Libro dell'inquietudine di Fernando Pessoa di cui ha curato una nuova traduzione appena uscita per Mondadori.
Il "libro di impressioni senza nesso": per una cronistoria del "Desassossego"
La storia del Libro dell'inquietudine è la storia di un libro che non c'è. Per dirla alla Pessoa, è la storia di un libro che, proprio perché non è mai esistito, è esistito fin troppo, assumendo a volte le forme del sogno dei propri editori. Scusate il paradosso, ma in fondo è così. L'Inquietudine è il "Grande Libro" che Pessoa scrisse nel corso di tutta la sua vita, il suo grande progetto mai concluso, mai realizzato, mai formalizzato. Paradosso per paradosso, per dirla con Eduardo Lourenço, il Libro dell'inquietudine è un libro che Pessoa ha scritto ma che non ha mai letto... Tuttavia, è arrivato in Portogallo alla sua settima edizione (contando una sola volta le otto edizioni curate da Richard Zenith). E ogni edizione è diversa dall'altra, anche se il curatore è magari lo stesso.
Questo "Grande Libro" è un progetto al quale Pessoa si è dedicato per tutta la vita, riunendo in cinque buste brani, testi, annotazioni e frammenti: i primi testi con l'esplicita indicazione «L. do D.» (Livro do Desassossego) appaiono attorno agli anni Dieci del Novecento; gli ultimi risalgono al 1934, un anno prima della morte dell'autore. Oggi le buste con gli originali di ciò che forse dovrebbe costituire il Libro sono nove: le ultime quattro sono state riempite grazie al lavoro di ricerca di vari studiosi, dopo la morte di Pessoa. In vita, verranno pubblicati su rivista solo dodici testi dichiaratamente appartenenti al Libro dell'inquietudine "in preparazione" (uno su «A Águia», nel 1913; tre su «A Revista»: due nel 1929 e uno nel 1932; due su «Presença», rispettivamente nel 1930 e nel 1931; cinque su «Descobrimento. Revista de Cultura», nel 1931; uno su «Revolução», nel 1932).
Visto che Pessoa non ha mai avuto modo di dar forma definitiva al suo progetto, gli editori che si sono confrontati fino a oggi con il Libro hanno scelto due strade diverse per organizzare i vari brani di cui si compone: Jacinto do Prado Coelho e Richard Zenith hanno optato per un montaggio prevalentemente tematico dei frammenti; Teresa Sobral Cunha e Jerónimo Pizarro, al contrario, hanno cercato di ordinare i frammenti dal punto di vista cronologico. Nel corso degli anni, di edizione in edizione, tra polemiche a volte molto accese, sono confluiti nel Libro, per una sorta di contiguità stilistica o tematica riscontrata dagli editori, spesso a dispetto di qualsivoglia indicazione esplicita da parte di Fernando Pessoa (il quale era solito contrassegnare con la sigla «L. do D.» i brani che avrebbe voluto includere nel volume), anche una serie di frammenti che in realtà facevano parte di altre iniziative letterarie. Certo non è facile discernere ciò che Pessoa aveva in mente di inserire nel Libro dell'inquietudine da ciò che invece avrebbe dovuto integrare altri progetti, per via della ovvia contaminazione tematica e stilistica dei brani avulsi.
In questa nuova edizione italiana, che esce ora per Mondadori, ho scelto di mantenere l'ordine cronologico dei brani proposto da Jerónimo Pizarro per suggerire meglio al lettore italiano l'idea del "libro che non c'è", del libro che si costruisce mentre si scrive e mentre si legge, senza un montaggio se non quello dato dalla creazione nel tempo dei frammenti di cui si costituisce.
Valeria Tocco
professoressa di Letteratura Portoghese e Brasiliana, Università di Pisa
La facoltà di Farmacia tra passato e futuro
Una giornata per ricordare i cinquant'anni dal trasferimento della facoltà di Farmacia nell'attuale sede di via Bonanno, preludio all'inaugurazione ufficiale poi effettuata nel 1965, e per celebrare l'antica tradizione che Pisa può vantare in campo farmaceutico. Insieme, un appuntamento per pensare al presente e al futuro di questo settore di studi, che entro pochi mesi confluirà in modo unitario nel nuovo dipartimento di Farmacia, e per ribadire la volontà di puntare sempre di più sull'apertura alle realtà del territorio. Infine, un'occasione per conferire il "Premio Bellucci" a una giovane e brillante laureata della facoltà.
Tutto questo è stato l'incontro su "La facoltà di Farmacia a Pisa: passato, presente, futuro", che si è svolto giovedì 22 dicembre 2011 nell'Aula Magna della facoltà. Aperta dai saluti del rettore Massimo Augello e del sindaco Marco Filippeschi, l'iniziativa è stata introdotta e coordinata dalla preside Claudia Martini. I professori Marco Fabrizio Saettone e Antonio Lucacchini hanno sintetizzato il percorso storico della Scuola e poi della facoltà di Farmacia dal 1865 a oggi. È quindi seguita una tavola rotonda che ha messo a confronto studiosi e rappresentanti degli enti locali e regionali, del mondo economico e industriale pisano, dell'Ordine dei Farmacisti e delle altre istituzioni interessate a consolidare il dialogo con questo importante settore di studi dell'Ateneo.
Dopo averne ripercorso le principali tappe di sviluppo, il rettore ha ricordato che "la facoltà di Farmacia costituisce uno dei grandi patrimoni culturali della nostra Università. Nell'intraprendere il delicato passaggio che ci ha portato nel giro di pochi mesi a rimodellare l'assetto organizzativo delle strutture universitarie, ci siamo impegnati a salvaguardare e valorizzare allo stesso tempo l'omogeneità scientifica e la vocazione multidisciplinare che sono alla base della sua storia".
Il preside Claudia Martini ha invece sottolineato la vocazione della facoltà a interfacciarsi con le varie realtà del territorio, esprimendo la volontà di guardare con sempre maggiore attenzione alle esigenze espresse dal mondo industriale locale e regionale e di costruire collegamenti ancora più stretti tra formazione degli studenti e richieste da parte del mercato di specifiche competenze professionali.
A conclusione della mattinata è stato conferito il "Premio Bellucci", che quest'anno è andato alla giovane Ileana Frau, laureata in Chimica e tecnologia farmaceutiche sotto la guida del professor Paolo Crotti.
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Riparte il Laboratorio universitario volterrano
Studiare l'identità multipla di Volterra e riproporla ai cittadini e agli studiosi. Con questo ambizioso obiettivo, a 15 anni dalla sua prima costituzione, riprende slancio il progetto del Laboratorio universitario volterrano (Luv) grazie alla convenzione appena siglata fra Università di Pisa, Priovincia di Pisa, Comune di Volterra e Fondazione CaRiVolterra.
"In questi anni il Luv - ha detto Maria Antonella Galanti prorettore per rapporti con il territorio
dell'Università di Pisa - ha lavorato soprattutto sul lato della formazione, con lezioni e stage per studenti che hanno partecipato a campagne di scavo valorizzando così il potenziale di Volterra e del suo circondario, come 'giacimento vivente' di ricchezze culturali, storiche, architettoniche, paesaggistiche e archeologico"
"Ma l'accordo appena firmato – ha aggiunto Maria Antonella Galanti – contiene alcuni aspetti evolutivi: in particolare il coinvolgimento di sei Dipartimenti universitari (delle discipline archeologiche, architettoniche, storiche, artistiche, urbanistiche, sociologiche e della rappresentazione), con un comitato scientifico di sette docenti e ricercatori".
Il rilancio del progetto prevede inoltre l'avvio di nuove iniziative: dalla collaborazione con altre università italiane e straniere al servizio di preorientamento e formazione per ragazzi delle scuole superiori di tutta la provincia, con proposte di stage di approfondimento in singole discipline. Per rendicontare le proprie attività, il Luv poi organizzerà ogni anno convegni e giornate di studio, senza dimenticare la pubblicazione dei Quaderni di cui sono già usciti 14 numeri, dalla fondazione del Laboratorio ad oggi.
Baby Chimpanzees and human babies have the same playing behaviour
Baby Chimpanzees play in a very similar way to human beings. They alternate diverse game phases human in the same way human infants do. This is the principle result of a study on game behaviour of a large species of Pan troglodytes , published in the scientific journal 'PloS ONE'. University of Pisa Research was carried out by Doctors Elisabetta Palagi and Giada Cordoni from the University of Pisa Natural History and Territory Museum in collaboration with the Institute of Science and Technology of Cognition at the CNR ( National Council for Research) in Rome. This project is included in the international socio-biological research that the Calci Museum has been conducting for many years.
This research is the result of observations that the researchers conducted in large European parks hosting many reproductive colonies. Over the long run these observations gave rise to data on 15 immature monkeys, infants and youths, allowing precise comparison of play in the diverse age phases. This study of Pisan researchers focussed principally on the analysis of parameters relating to social play when there are two or more animals. The results obtained demonstrated that there exist appreciable variations during the passage from the infant to the later youth stages in chimpanzees, as there are in man. In particular this research study reinforced the fact that solitary play and social play follow two ontogenetically different paths. While the former shows a peak frequency during infancy, the latter maintains reasonably constant levels during the entire immature phases. These differences are not only quantitative but also qualitative since the young chimps become more articulate (given the number of game patterns used in a session) and more balanced (given the modality and frequency these directional patterns are exchanged amongst the players).
The importance of this study resides in the fact that the data regarding non human primates were compared (in the standardised and precise way) with the data present in the literature on human game behaviour. What emerged was that like the baby chimps children of pre-school age, from 0 to 3 years, show very high levels of solitary game play and the frequency of the social game of wrestling remains reasonably constant. Both immature chimpanzees and Homo sapiens showed they prefer games with their playmates of the same age which, in adolescents of both species, becomes more balanced and complex, even if also more competitive.
Starting with the idea of a contestation of the close philogenetic association between Homo sapiens and other anthropomorphic monkeys, this research suggests that the behavioural confrontation among these species plays a crucial role for illuminating the biological bases of many behaviour patterns present in what we can call, from a zoological and evolutive point of view, the "animal-man".
I piccoli scimpanzé giocano come noi
I piccoli scimpanzé giocano in modo molto simile agli esseri umani, alternando le diverse fasi ludiche come fanno i bambini in età infantile. È questo il risultato principale di uno studio sul comportamento ludico delle grandi antropomorfe della specie Pan troglodytes, che è stato pubblicato sulla rivista scientifica internazionale "PLoS ONE". La ricerca è stata realizzata dalle dottoresse Elisabetta Palagi e Giada Cordoni, del Museo di Storia Naturale e del Territorio dell'Università di Pisa, in collaborazione con l'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del CNR (Roma). Il progetto scientifico, coordinato dalla stessa dottoressa Palagi, rientra nell'ambito delle ricerche socio-biologiche che il Museo di Calci conduce da molti anni a livello internazionale.
La ricerca è il frutto di osservazioni che le ricercatrici hanno condotto in grandi parchi europei che ospitano numerose colonie riproduttive. Le osservazioni a lungo termine hanno dato la possibilità di raccogliere dati su 15 immaturi, sia piccoli che giovani, consentendo una comparazione precisa del gioco nelle diverse fasi di età. Lo studio delle ricercatrici pisane si è concentrato principalmente sull'analisi dei parametri relativi al gioco sociale, cioè quello effettuato da due o più animali. I risultati ottenuti hanno dimostrato che, nello scimpanzé come nell'uomo, esistono variazioni apprezzabili durante il passaggio dalla fase infantile a quella giovanile. In particolare, la ricerca ha evidenziato che il gioco solitario e il gioco sociale seguono due traiettorie ontogenetiche differenti: mentre il primo mostra un picco di frequenza durante l'infanzia, il secondo mantiene livelli pressoché costanti in tutta la fase immatura. Le differenze non sono solo di carattere quantitativo, ma anche qualitativo, poiché le sessioni di gioco sociale, nei giovani scimpanzé, diventano più articolate, dal punto di vista del numero di pattern ludici utilizzati in una sessione, e più bilanciate, dal punto di vista delle modalità e delle frequenze con cui vengono scambiati i pattern direzionali tra giocatori.
L'importanza di questo studio risiede nel fatto che i dati riguardanti i primati non-umani sono stati comparati, in modo standardizzato e puntuale, con i dati presenti in letteratura sul comportamento di gioco dell'uomo. È emerso così che i bambini in età prescolare da 0 a 3 anni, come i piccoli di scimpanzé, mostrano più alti livelli di gioco solitario, mentre il gioco sociale di lotta rimane pressoché costante dall'infanzia all'adolescenza. Sia gli immaturi di scimpanzé che quelli di Homo sapiens prediligono il gioco con i coetanei che, negli adolescenti di entrambe le specie, diviene più bilanciato e complesso, sebbene anche più competitivo.
Partendo dalla constatazione della stretta vicinanza filogenetica tra Homo sapiens e le altre scimmie antropomorfe, la ricerca suggerisce che il confronto comportamentale tra specie assume un ruolo cruciale per far luce sulle basi biologiche di molti comportamenti presenti in quello che, dal punto di vista zoologico ed evolutivo, possiamo chiamare l'"animale uomo".
Guarda il video dei ricercatori del Museo di Storia naturale e del Territorio "Madagascar, missione-Berenty: qualche ingrediente per fare ricerca".
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A Economia il concerto degli auguri di Natale
Lunedì 19 dicembre 2011 nell'Auditorium del Palazzo dei Congressi si è svolto il tradizionale concerto degli Auguri di Natale della facoltà di Economia. L'appuntamento, giunto alla settima edizione, ha rappresentato, come sempre, un significativo momento di incontro tra il personale della facoltà, ma anche con colleghi di altre strutture e dell'amministrazione centrale, che, a vario titolo, collaborano strettamente con la facoltà.
Il Concerto di quest'anno si è ispirato alla ricorrenza del 150° anniversario dell'Unità d'Italia ed è stato caratterizzato dalla presenza, sulla scena, di studenti, docenti e personale non strutturato che hanno intrattenuto il pubblico presente. Da qui la titolazione "Concerto... in Economia". Gli studenti di "RadioEco" hanno effettuato una "intervista impossibile" a personaggi conosciuti e meno conosciuti del Risorgimento italiano, interpretati da giovani studenti e laureati; il professor Luca Spataro, docente di Economia politica, con la sua chitarra classica, ha presentato alcuni brani tratti dal repertorio delle canzoni napoletane; la dottoressa Manuela Cortese, collaboratrice della facoltà, al pianoforte, con il figlio Michele La Greca al clarinetto, ha eseguito brani di Baermann, Lefèvre e Verdi; Patty L'Abbate, ex allieva, accompagnata da Piergiorgio Pirro al pianoforte, ha presentato un repertorio di "sonorità jazz" italiane.
L'evento si è concluso con l'intervento del preside Dianora Poletti, che ha ringraziato tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione dell'iniziativa, sottolineando come questa edizione sia l'ultima per la facoltà, visti i grandi cambiamenti organizzativi che coinvolgeranno l'Ateneo nei prossimi mesi. L'augurio del preside è stato quello di tenere comunque vivo l'entusiasmo per continuare a lavorare insieme per la nostra Università.
L'evento è stato realizzato con il sostegno di: Cassa di Risparmio di San Miniato, Geofor SpA, CDC Spa, Cassa di Risparmio di Lucca Pisa Livorno, Associazione Ordini dei Dottori Commercialisti Alto Tirreno, Ordini dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Pisa, Lucca, Massa Carrara, La Spezia e Livorno, Palazzo dei Congressi, Bar Tozzini, Universo Libro e Centro Stampa.
L’Ateneo di Pisa promuove un’indagine “a tappeto” sui principali temi della vita universitaria
L'intera comunità dell'Ateneo pisano, formata da 55.000 studenti, 1.500 docenti e quasi altrettanti tra amministrativi, tecnici e bibliotecari, sarà chiamata nelle prossime settimane a rispondere ai questionari on line sui principali temi della vita universitaria. I questionari, che rientrano nell'ambito del progetto di definizione del primo Bilancio Sociale dell'Università di Pisa, rispondono all'esigenza di sviluppare un'indagine conoscitiva "a tappeto" come mai è stata realizzata nel nostro Ateneo. L'iniziativa è stata presentata martedì 20 dicembre 2011, nella Sala dei Mappamondi di Palazzo alla Giornata, dal rettore Massimo Augello, dal prorettore vicario, Nicoletta De Francesco, dal prorettore per le Politiche di bilancio e coordinatrice del progetto del Bilancio Sociale, Ada Carlesi, e dal direttore amministrativo, Riccardo Grasso.
I questionari, elaborati dalle varie Commissioni che stanno lavorando già da alcuni mesi al progetto del Bilancio Sociale, sono indirizzati agli stakeholder interni che compongono la comunità accademica pisana. Saranno naturalmente anonimi e utilizzati solo per indagini di tipo statistico. Nella sola prima giornata, i questionari sono stati compilati da 408 docenti su un totale di 1.499, 494 amministrativi, tecnici e bibliotecari su 1.452 e 1.375 studenti su 55.000.
Per quanto riguarda i docenti e il personale tecnico-amministrativo, si tratta di circa venti quesiti che spaziano dalla didattica alla ricerca, dalle attività di trasferimento tecnologico ai rapporti con il sistema universitario pisano e toscano, dalla riforma del sistema universitario al nuovo Statuto, dalla valorizzazione delle capacità professionali al clima lavorativo, dalla conciliazione tra tempo lavoro e tempo famiglia alle condizioni generali di vita. I dipendenti hanno già ricevuto una mail al proprio indirizzo di ufficio, generata automaticamente dal sistema, con il link alla pagina personalizzata dove si potrà rispondere al questionario.
Per quanto riguarda gli studenti, il questionario si compone di otto sezioni e di una quarantina di quesiti. In questo caso, gli ambiti dell'indagine riguardano l'immagine percepita dell'Ateneo e della città; la didattica; le strutture, le biblioteche e le aule studio; i servizi, tra i quali le segreteria studenti, l'USID, il servizio di ascolto e consulenza, il Job Placement, il CUS, la mensa e l'alloggio; l'internazionalizzazione e la comunicazione. Gli studenti possono accedere al questionario tramite il portale "Alice", utilizzando le proprie credenziali d'Ateneo e cliccando prima sulla voce "Bilancio Sociale" e poi su quella "Nuovo".
Come ha scritto il rettore in una mail indirizzata a tutto il personale e agli studenti dell'Ateneo, "partecipare con alcuni minuti del proprio tempo per rispondere alle domande del Questionario è un'occasione che ogni componente della nostra comunità dovrebbe sentire come diritto e dovere ed è anche un modo per evidenziare punti di forza e di debolezza, per segnalare esigenze e problemi e, in ultima analisi, per contribuire a far crescere la nostra Università". Non a caso, parallelamente alla messa in rete dei questionari del Bilancio Sociale, è in partenza una campagna di comunicazione che ha come slogan "L'Università migliora con te!" e come immagine quella di alcuni studenti, docenti e tecnici-amministrativi che, tutti insieme, compongono la scritta "Con te".
Per incentivare gli studenti a partecipare in modo numeroso all'iniziativa, l'Università, in collaborazione con alcuni sponsor, mette anche in palio dei premi che saranno assegnati con estrazione tra coloro che compileranno il questionario. I vincitori potranno quindi ricevere 2.000 chiavette USB griffate Università di Pisa, 1.000 voucher con lo sconto di 15 euro offerti dalla AIR ONE SpA, 20 netbook offerti dalla Banca di Credito Cooperativo di Fornacette, 5 stampanti multifunzione Canon offerti dalla Effegi di Ospedaletto.
I questionari, come già detto, rientrano nel progetto che mira a realizzare il primo Bilancio Sociale dell'Università di Pisa, uno strumento fondamentale per conoscere meglio all'interno e far conoscere all'esterno la complessa realtà dell'Ateneo. Il Bilancio Sociale, che sarà pronto a metà del 2012, sarà un supporto importante nel processo decisionale, fornendo anche le basi conoscitive per adottare con sempre maggiore efficacia la cultura della valutazione e del merito.
Su “Nature Physics” un esperimento che dimostra una perfetta efficienza del controllo quantistico via laser
È possibile manipolare lo stato di un oggetto? Se nella fisica classica questo è già noto, a livello nanometrico il cambiamento di stato si scontra con i limiti imposti dalla meccanica quantistica, come quelli della velocità della trasformazione e della fragilità intrinseca di ogni oggetto quantistico. Una ricerca appena apparsa sulla pagina web della rivista "Nature Physics" dimostra come sia possibile manipolare oggetti quantistici alla velocità massima e con un'efficienza perfetta. L'articolo é frutto di una collaborazione tra il dipartimento di Fisica dell'Università di Pisa e il NEST-Scuola Normale Superiore, con la partecipazione di Mark Bason, Matthieu Viteau, Nicola Malossi, e Oliver Morsch dell'Istituto di Ottica del CNR, Ennio Arimondo, Donatella Ciampini e Riccardo Mannella dell'Università, Paul Huillery dottorando in cotutela dell'Università di Pisa e quella di Paris Sud, e infine Rosario Fazio e Vittorio Giovannetti, della Scuola Normale.
L'ingegneria quantistica prevede l'uso di uno strumento quantistico, come la radiazione emessa da un laser, per preparare singoli oggetti quantistici in uno stato ben determinato e per controllarne l'evoluzione temporale con la massima efficienza in relazione allo stato quantistico che si vuole ottenere. Questo obiettivo, che attualmente stimola numerose ricerche nell'ambito di una forte competizione internazionale, riguarda una grande varietà di sistemi studiati in fisica, chimica e biologia.
Nell'articolo oggetto della pubblicazione sono stati studiati, sia teoricamente che sperimentalmente, nuovi protocolli di manipolazione che, lavorando nel limite imposto dal principio di indeterminazione quantistica di Heisenberg, e quindi con la massima efficienza teorica possibile, consentono di raggiungere lo stato bersaglio con efficienza del 100%, pur essendo estremamente robusti rispetto a variazioni dei parametri sperimentali di controllo. Sono state quindi verificate le straordinarie possibilità associate al mondo quantistico quando l'operatore, diventando l'equivalente di quel "Dio che non gioca a dadi" invocato da Albert Einstein, impone la migliore manipolazione quantistisca in relazione allo stato bersaglio. L'esperimento sfrutta per la sua realizzazione i condensati di Bose-Einstein, protagonisti del premio Nobel in Fisica nel 2001. Essi sono degli oggetti quantistici costituiti da atomi ultrafreddi resi identici in tutte le loro proprietà attraverso un complesso schema di manipolazione laser.
Pur essendo un'attività svolta nell'ambito della ricerca di base, il lavoro pubblicato può avere importanti ripercussioni anche in altri settori. I risultati ottenuti, infatti, sono di immediata applicazione per l'ottimizzazione dei protocolli con cui operano, in campo medicale, i macchinari per la diagnostica basata sulla risonanza magnetica nucleare. Inoltre possono avere un impatto anche in altri settori, in particolare nell'informazione quantistica, sulla strada che condurrà alla costruzione di calcolatori in grado di elaborare dati in modo straordinariamente efficiente grazie all'uso delle leggi della meccanica quantistica. Il recente sviluppo tecnologico ha anche dimostrato come l'ingegneria quantistica mentre viene estesa verso il mondo mesoscopico, si applica in tutti quei casi in cui sono manipolati sistemi in regime quantistico, come ioni intrappolati, giunzioni superconduttrici, punti quantici. A questi sistemi, che possiedono un grande potenziale applicativo, possono essere estesi diversi dei risultati della ricerca pubblicata.
In Sapienza si laureano i primi tre professionisti del network
Una figura professionale nuova nel panorama professionale nazionale, capace di progettare e realizzare infrastrutture hardware-software distribuite innovative: si sono laureati a Pisa i primi tre "professionisti del network" che hanno frequentato il corso di laurea magistrale in "Informatica e Networking", istituito da Università di Pisa e Scuola Superiore Sant'Anna. Venerdì 16 dicembre 2011 Alberto Bandettini (26 anni, di Lucca), Tiziano De Matteis (24 anni, di Lecce) e Fabio Luporini (24 anni, di Lucca) hanno discusso la loro tesi di laurea nell'Aula Magna nuova del Palazzo della Sapienza, laureandosi con 110 e lode. La proclamazione è avvenuta alla presenza del vicedirettore della Scuola Sant'Anna, Pierdomenico Perata, e del prorettore alla Didattica dell'Università di Pisa, Paolo Mancarella.
Le tesi discusse toccano argomenti di ricerca particolarmente avanzata – metodologie di progettazione, modelli di programmazione valutazione delle prestazioni di architetture parallele - e forniscono un contributo rilevante nel settore dei sistemi di elaborazione ad alte prestazioni. La commissione di laurea era composta da Marco Vanneschi, del dipartimento di Informatica, presidente del corso di laurea e relatore delle tre tesi, Piero Castoldi, della Scuola Superiore Sant'Anna e vicepresidente del corso di laurea, Giancarlo Prati, direttore dell'Istituto di tecnologie della comunicazione, dell'informazione e della percezione della Scuola Superiore Sant'Anna, Marco Danelutto, del dipartimento di Informatica, e Stefano Giordano, del dipartimento di Ingegneria dell'informazione, in rappresentanza dei tre dipartimenti e istituti che partecipano al corso di laurea.
Il corso di laurea, che è tenuto totalmente in lingua inglese e annovera tra i suoi studenti alcune decine di stranieri, è riservato ogni anno a 40 studenti provenienti dalle lauree in Informatica, Ingegneria informatica e Ingegneria delle telecomunicazioni o ad altre lauree che soddisfino i requisiti curriculari minimi. Attivato nell'anno accademico 2009-2010, il corso produrrà nei prossimi mesi diversi altri laureati. "La figura professionale dei laureati in Informatica e Networking è caratterizzata da un nuovo modo di integrare le due discipline (appunto l'Informatica e il Networking) che, seppur entrambe nell'ambito dell'ICT (Information and Communication Technology), sono state tradizionalmente tenute distinte a livello scientifico e didattico", spiega il professor Marco Vanneschi. "Oggi, e nell'immediato futuro, è invece richiesta la capacità di progettare, in modo innovativo, sistemi ed applicazioni nei quali le due discipline siano fuse intimamente. Molte aziende e istituzioni, oltre al mondo della ricerca, richiedono questo tipo di competenza in Italia e, in particolare, nelle sedi internazionali più qualificate, anche grazie al fatto che il corso di laurea è internazionale". "È motivo di grande soddisfazione vedere i primi laureati di questo corso di laurea magistrale, che hanno brillantemente completato un percorso formativo, fortemente interdisciplinare e altamente selettivo", aggiunge il professor Piero Castoldi.
I primi tre laureati, e quelli che seguiranno nei prossimi mesi, sono già stati contattati da aziende e laboratori di ricerca e sviluppo avanzata. Inoltre, nell'ambito della collaborazione tra dipartimento di Informatica e società LIST di Pisa, sono state assegnate, in questi giorni, otto borse di approfondimento a studenti del primo e del secondo anno: a testimoniare dell'importanza che una certa parte del mondo industriale più avanzato attribuisce alla capacità di studio e di ricerca innovativa.