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impianto posteriore 3DFunziona come un pacemaker ed è poco più grande di una moneta da due euro: queste le dimensioni del nuovo dispositivo per trattare l’incontinenza fecale e la stipsi da rallentato transito, adottato con successo dal dottor Gabriele Naldini, Direttore della Struttura Dipartimentale di Chirurgia Proctologica e Perineale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa.

I pazienti che soffrono di certe disfunzioni croniche intestinali devono affrontare ogni giorno una vera e propria battaglia. La loro vita risulta condizionata dall’utilizzo costante di pannolini o assorbenti, nella continua preoccupazione che un’improvvisa perdita possa metterli in una condizione di comprensibile difficoltà, fino al punto di rinunciare ad uscire di casa e a fare una normale vita sociale. Si tratta infatti di pazienti che preferiscono spesso non manifestare, per vergogna, questo problema, rinunciando di fatto alle possibili cure.

Quando le terapie conservative (farmacoterapia, riabilitazione del Pavimento Pelvico) risultano inefficaci, l’approccio più innovativo per trattare le disfunzioni del pavimento pelvico che portano all’incontinenza o alla stipsi è la neuromodulazione sacrale, tecnica che favorisce il controllo di questi disturbi mediante l’impianto di un semplice sistema che invia lievissimi impulsi elettrici, attraverso un piccolo elettrodo, ai nervi sacrali, quelli che controllano gli organi deputati alla continenza. La neuromodulazione è una pratica esistente da diversi anni, ma si è ora evoluta attraverso sistemi sempre più piccoli e confortevoli, come il nuovo dispositivo, che si inserisce a livello percutaneo con un procedimento mininvasivo in anestesia locale. Negli studi clinici l’impianto ha dimostrato di trattare efficacemente alcuni tipi di disturbi correlati al controllo dell’intestino e della vescica in molti pazienti che non avevano ottenuto risultati o non tolleravano altri trattamenti farmacologici.

“Dal 2005 abbiamo trattato circa 80 casi di incontinenza o stipsi con neuromodulatore sacrale, con una percentuale di successo pari a circa il 70%– spiega il Dottor Naldini – Le indicazioni codificate per il nuovo dispositivo includono i sintomi della vescica iperattiva, ritenzione urinaria, incontinenza fecale e dolore pelvico cronico, ma la letteratura scientifica si sta arricchendo di studi sull’efficacia della neuromodulazione sacrale per il trattamento della stipsi da rallentato transito e da dissinergia del pavimento pelvico. La risoluzione di questo problema è ancora lontana, ma i dati dei primi studi sembrano essere molto promettenti.”

“Inoltre – conclude Naldini - medici e pazienti possono valutare l’efficacia della terapia con un semplice test, ovvero una stimolazione di prova, prima di procedere all’impianto definitivo del sistema. Con l’impianto definitivo il paziente riceve poi una sorta di telecomando che permette di regolare l’intensità a seconda della necessità.”

Come funziona il pacemaker?

Il sistema InterStim II è costituito da un piccolo neurostimolatore, un elettrocatetere e un programmatore per il paziente. La Terapia InterStim funziona mediante la stimolazione elettrica dei nervi sacrali, che controllano la vescica e i muscoli circostanti, i quali presiedono alla funzione dello svuotamento intestinale. I nervi sacrali vengono stimolati attraverso un elettrocatetere che viene posizionato nelle loro vicinanze tramite un introduttore percutaneo, in anestesia locale. L’elettrocatetere è collegato direttamente al nuovo neurostimolatore (poco più grande di una moneta da 2 euro) che viene impiantato in una tasca sottocutanea nella parte superiore del gluteo. Il neurostimolatore invia lievi impulsi elettrici al nervo sacrale attraverso l’elettrocatetere. Il paziente percepisce generalmente una leggera sensazione di formicolio non fastidiosa. Con un programmatore esterno il medico regola lo stimolatore in modo da ottimizzare la terapia per ogni paziente. Attraverso il piccolo telecomando fornitogli in dotazione, il paziente può accendere, spegnere e regolare l’intensità della stimolazione.

Per ulteriori informazioni rivolgersi a:

Value RelationsTel. 02 20241357
Maria Luisa Paleari – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – 331 6718518
Angela Sirago – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – 349 2690403

(Ufficio stampa Aoup)

Venerdì, 27 Maggio 2011 13:46

Pisa adotta il defibrillatore a pedali

defibrillatore a pedaliPisa sarà la prima città italiana a dotarsi di defibrillatori a pedali, sulla scia di Londra e di altre città europee in prima linea nelle politiche di prevenzione sanitaria. In pratica le biciclette della polizia municipale saranno dotate di pallone rianimatore e bombola di ossigeno in modo tale da poter soccorrere immediatamente persone colpite da arresto cardiaco nel centro città e intorno alla Torre pendente, in attesa dell’arrivo del 118. L’iniziativa verrà presentata il 24 marzo prossimo in Comune con l’inaugurazione del “DAE...a pedali”. Il corso di addestramento all’utilizzo dell’apparecchiatura, riservato ai vigili urbani, sarà tenuto una settimana prima dal Dr. Maurizio Cecchini, cardiologo dell’Aoup e docente alla Scuola di specializzazione in Medicina di emergenza-urgenza, che ha fondato il sito “cecchinicuore.org” http://www.cecchinicuore.org/index.php?option=com_content&task=view&id=407&Itemid=1 e si è fatto promotore di una campagna di sensibilizzazione alla diffusione dei defibrillatori automatici in luoghi pubblici, che finora ha portato all’installazione di 21 apparecchiature sul territorio comunale di Pisa.

Grazie alla donazione della famiglia pisana Bartalini (in ricordo della signora Mirella), all’interessamento fattivo dell’Associazione “Idee per Pisa”, all’attenzione del Sindaco di Pisa e alla campagna di “cecchinicuore.org” per la diffusione dei DAE pubblici, l’iniziativa è stata resa possibile (a ruota seguirà il Comune di Bergamo).

La bicicletta, che sarà presentata alla stampa il 24 marzo alle 10, in Palazzo Gambacorti, sarà dotata di un DAE, di un pallone ambu, cannule di Guedel, maschera facciale ed una piccola bombola di ossigeno (quest’ultime donate dal sito “cecchinicuore.org”).

(Ufficio stampa Aoup)

cuoreAl Dipartimento Cardiotoracico dell'Azienda ospedaliero universitaria pisana (AOUP) martedì 19 è stato eseguito il primo intervento su cuore umano di correzione di malfunzionamento di anello mitralico con impianto di una protesi biologica valvolare per via percutanea con tecnica anterograda tran settale.

Il paziente, un sessantaquattrenne della provincia di Pisa, è stato dimesso dopo una settimana di ricovero e dovrà tornare in ospedale solo per i controlli di rito.

In conseguenza di un infarto, il paziente aveva già subito due interventi cardiochirurgici negli ultimi anni: un primo intervento di bypass aorto-coronarico, un secondo intervento di reimpianto di anello mitralico per correzione di insufficienza mitralica severa. Negli ultimi mesi il paziente aveva sviluppato una nuova insufficienza mitralica severa. Un terzo intervento avrebbe avuto un rischio troppo elevato per il paziente che, tra l'altro, non era nelle condizioni di rientrare nella lista dei candidati al trapianto di cuore.

Un consulto tra il dottor Fabio Guarracino, direttore dell’Unità operativa di Anestesia e rianimazione cardiotoracica, e la professoressa Anna Sonia Petronio, responsabile del Coordinamento organizzativo dell'attività di Cardiologia interventistica, ha portato all'individuazione di una metodica che apre una nuova strada ed offre nuove opportunità a pazienti non in condizioni di sopportare interventi che necessitino di anestesia generale prolungata e di circolazione extracorporea.

L'intervento in questione è in effetti durato solo un'ora e mezzo e non ha comportato – come accadeva finora nei pochi casi riportati dalla letteratura scientifica – neppure una piccola incisione necessaria per effettuare il passaggio attraverso il cuore.

La tecnica utilizzata dalle equipe del Dipartimento Cardiotoracico dell'Aoup era stata finora utilizzata in via sperimentale su pecore (in Germania) e - seguendo però un'altra metodica - nell’uomo dal dottor Alain Cribier, dell'ospedale di Rouen, in Francia, inventore del metodo di sostituzione della valvola aortica percutanea.

L’intervento è stato effettuato dalla professoressa Petronio in team con il dottor Guarracino che ha guidato la procedura con l'ecografia transesofagea intraoperatoria, e dai loro collaboratori i cardiologi Marco De Carlo, Andrea Pieroni, Piersilvio Chella, Cristina Giannini, la cardioanestesista Rubia Baldassarri che ha eseguito la delicata anestesia generale e l’intera equipe dell’Unità operativa di Anestesia e rianimazione cardiotoracica che ha seguito il decorso postoperatorio in terapia intensiva.

Ha partecipato anche l'equipe dell’Unità operativa di Malattie cardiovascolari 1, ed in particolare la dottoressa Rita Dell’Anna che segue da tempo il paziente.

Questo intervento è l'ennesima testimonianza del grado di eccellenza delle equipe – compresi il personale tecnico e infermieristico della Cardiologia interventistica – del Dipartimento Cardiotoracico, che si sta ormai configurando come un vero e proprio centro di riferimento a livello nazionale nell'ambito dell'installazione delle valvole con tecnica percutanea.

(Ufficio stampa Aoup)

Venerdì, 27 Maggio 2011 13:31

Un aiuto per i bambini con problemi di udito

bambino bisbiglia nell'orecchio a un altroLa disabilità uditiva in età infantile può determinare gravi difficoltà nell’apprendimento del linguaggio e di conseguenza problematiche a livello scolastico e di inserimento sociale. Alle criticità che incontrano i piccoli nel relazionarsi efficacemente con l’ambiente esterno, spesso si sommano gli svantaggi legati ad una scarsa conoscenza di questo tipo di disabilità, che determina spesso un approccio inadeguato sia da parte delle famiglie che delle istituzioni scolastiche.

Dall’entrata in vigore dello screening uditivo neonatale (che in Toscana è attivo dal 2007) ci sono sempre più casi di bambini in cui l’ipoacusia è diagnosticata precocemente ed è quindi possibile agire fin dai primi mesi di vita con un adeguato trattamento logopedico, supportato dall’applicazione di moderne protesi acustiche o dall’intervento di impianto cocleare. In questi casi le conseguenze possono essere limitate e lo sviluppo del bambino molto simile a quello dei coetanei normoudenti, sempre che si realizzino interventi adeguati e coordinati fra strutture socio-riabilitative, famiglia e scuola. Esistono però anche forme di sordità infantile diagnosticate con ritardo, di particolare gravità o associate ad altri handicap. In questi casi, se manca un adeguato supporto psico-sociale da parte delle istituzioni che accolgono il bambino, il rischio di emarginazione ed esclusione sociale diventa molto elevato.

Per aiutare le istituzioni scolastiche a comprendere la realtà attuale relativa alla disabilità uditiva, il personale dell’Unità operativa di ORL Audiologia e Foniatria universitaria dell’Aoup diretta dal Prof. Stefano Berrettini, insieme all’Asic (Associazione per la sordità e impianti cocleari), in collaborazione con le Assessore alla Pubblica istruzione di Comune e Provincia, Marilù Chiofalo e Miriam Celoni, hanno organizzato un incontro formativo, che si terrà il 25 marzo nell’Auditorium Maccarrone della Provincia di Pisa (via Silvio Pellico 6 – Ore 14).

Si tratta di un corso di aggiornamento rivolto agli operatori scolastici, dal titolo: “Il bambino con disabilità uditiva a scuola – Se lo conosci lo aiuti”, cui prenderanno parte medici e logopedisti della sudddetta Unità operativa di ORL, esperti della Fondazione “Stella Maris”, dell’Ufsmia (Unità funzionale salute mentale infanzia adolescenza) delle Aziende Usl 2 e Usl 5 e dell’Asic.

In occasione del corso verrà presentato un opuscolo sulla materia, da distribuire nelle scuole di ogni ordine e grado, realizzato da logopediste e medici, nel quale attraverso spiegazioni chiare e precise, corredate anche da vignette illustrate, vengono fornite informazioni teoriche e pratiche sul funzionamento dell’udito, sulla sordità e le relative conseguenze comunicativo-linguistiche nonché le difficoltà scolastiche e sociali del bambino ipoacusico.

Vengono inoltre affrontate le modalità attuali di approccio alla sordità, a partire dall’importanza dello screening neonatale, le tecniche di trattamento fra le quali l’intervento di impianto cocleare, gli approcci riabilitativi, il ruolo dei genitori e della scuola con consigli sulle strategie educative e comunicative più idonee a favorire lo sviluppo del bambino, nonché istruzioni pratiche per la corretta gestione delle protesi acustiche tradizionali o degli impianti cocleari.

(Ufficio stampa Aoup)

Venerdì, 27 Maggio 2011 13:20

Scambio "altruistico" nel trapianto di rene

È noto a tutti che il trapianto di rene rappresenta la miglior terapia dell’insufficienza renale terminale e che il trapianto da donatore cadavere è la strada maestra del trapianto renale. Tuttavia anche nei sistemi più sviluppati (incluso il c.d. “modello spagnolo”), il numero di donatori cadavere non potrà mai essere sufficiente a coprire il fabbisogno di trapianto di rene, a causa sia dell’incidenza relativamente alta delle malattie renali che della lunga sopravvivenza dei pazienti in dialisi. Proprio per questo motivo, in tutti i sistemi sanitari moderni, il trapianto da donatore vivente è aggiunta indispensabile a quello da donatore cadavere. Con i due sistemi organizzati nel migliore dei modi si può, al massimo, evitare l’aumento della lista di attesa. È quindi chiaro che tutte le opportunità di trapianto debbano essere sviluppate nel migliore dei modi, tanto da donatore cadavere quanto da donatore vivente.

Il trapianto renale da donatore vivente ha peraltro specifici vantaggi, potendo essere eseguito in modo programmato (cioè nel momento migliore) ed avendo, in media, una sopravvivenza doppia rispetto a quello da donatore cadavere. Il trapianto da donatore vivente è inoltre particolarmente importante per alcuni pazienti, quali quelli giovani e quelli con difficoltà biologiche a trovare un donatore compatibile. Questi pazienti, affidandosi solo alla donazione cadavere potrebbero avere un’attesa molto lunga o perfino interminabile.

aupke

Il programma di trapianto renale “cross-over”, oggi regolato da un protocollo nazionale, è rivolto in modo specifico ad offrire una possibilità di trapianto a coloro che hanno un donatore vivente a cui risultano, però, non compatibili. Con uno “scambio” di donatori è possibile aggirare l’ostacolo biologico. Il trapianto “cross-over” è stato eseguito in Italia in tre occasioni, sempre a Pisa.

È noto che qualsiasi sistema rivolto a consentire il trapianto ai soggetti di più difficile trapiantabilità, come il sistema “cross over”, finisca con il selezionare persone di difficilissima trapiantabilità per le quali, tanto da donatore cadavere quanto da donatore vivente, è quasi impossibile trovare un donatore compatibile. La possibilità di trapiantare queste persone passa attraverso la disponibilità di donatori c.d. “chiave” che, in modo un po’ approssimativo, potremmo definire come donatori universali. Purtroppo questi donatori da un lato sono rari e dall’altro, quando disponibili, donano invariabilmente al proprio congiunto.

Il programma di donazione altruistica crociata di rene, attualmente attivo solo in alcuni centri negli USA, offre una possibile soluzione a questo grave problema biologico/organizzativo. La novità di questo sistema è quella di proporre a tutte le coppie donatore/ricevente di entrare nel programma cross-over indipendentemente dalla compatibilità o incompatibilità che verrà riscontrata. I dati degli USA dimostrano che con questo sistema è possibile trapiantare tutti i pazienti, anche quelli più difficili.

Per illustrare questo programma è stato organizzato un incontro per il giorno 21 Gennaio 2011 (ore14.30-19.00) presso l’aula magna storica della Sapienza (Pisa). L’incontro è principalmente rivolto all’opinione pubblica per conoscere come un programma di questo tipo sarebbe accolto in Italia e quali riflessioni possono venire da una discussione allargata a componenti “non mediche” della nostra società. È infatti possibile che questa nuova strategia ponga nuove problematiche etiche, legali, o medico-legali che potrebbero essere diverse da quelle già affrontate, e superate, negli USA. È quindi auspicio degli organizzatori che vi sia un’ampia partecipazione ed una vivace discussione.

le possibilità per il trapianto di rene

L’incontro del 21 Gennaio è proprio organizzato per favorire al massimo la discussione con il pubblico. Dopo una breve introduzione medica con illustrazione del programma di donazione altruistica crociata di rene, che sarà eseguita personalmente dal Prof. Lloyd Ratner (Columbia University, New York) che ha concepito questo sistema, si passerà ad una discussione organizzata secondo il modello del talk show. Il convegno, con ingresso libero, è organizzato dalle U.O. dell’AOUP che partecipano, principalmente, ai programmi di trapianto renale:

- UO Chirurgia Generale e Trapianti nell’Uremico e nel Diabetico
- UO Nefrologia dei Trapianti e Dialisi 1
- UO Immunoematologia
- S.O.D. Endocrinologia e Metabolismo dei Trapianti d’Organo e Cellulari

Per ogni ulteriore informazioni è possibile contattare la Segreteria Scientifica (050 995610; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).

(Ufficio stampa Aoup)

ospedalePer la prima volta a Pisa sabato 12 marzo è stato effettuato un intervento di conversione andro-ginoide, cioè da maschio a femmina. L'operazione, perfettamente riuscita, è stata effettuata su una paziente di 42 anni, toscana.

Ha guidato l'equipe chirurgica - che ha operato nella UO Chirurgia generale 2 dell'Aoup – il dott. Girolamo Morelli, della UO Urologia 1, che dal 1995 si occupa di chirurgia urogenitale ricostruttiva all'interno del programma di chirurgia urogenitale diretto dal prof. Riccardo Minervini, della UO Urologia 1, ordinario di urologia. Hanno fornito un fondamentale supporto nella fase preparatoria dell'intervento anche il prof. Paolo Miccoli (direttore del dipartimento Chirurgico e della UO Chirurgia Generale 2) e il prof. Paolo Vitti (direttore del dipartimento Endocrinologia e rene e della UO Endocrinologia 1). Ha assistito all'intervento il prof. Carlo Trombetta, dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Trieste. Pisa si unisce quindi al ristretto gruppo di centri italiani (Bari, Bologna, Napoli, Roma, Torino, Trieste) dove viene effettuato questo tipo di intervento.

Chi decide di cambiare sesso deve intraprendere un lungo percorso prima di arrivare in sala operatoria: come minimo sono necessari due anni perché possa raggiungere il proprio obiettivo. Il percorso si sviluppa infatti attraverso il dipartimento di Endocrinologia e rene, dove viene attuata un'adeguata terapia ormonale, una terapia psicologica che esclude psicopatologie in atto, e un percorso giuridico-legale che permette alla paziente di ottenere la certificazione del tribunale che la autorizza al cambiamento di sesso.

Da un punto di vista legislativo il cambiamento di sesso è infatti garantito e regolamentato dalla legge nazionale n. 164 del 14 aprile 1982 (“Norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso”) e, a livello regionale, dalla legge n. 63 del 15 novembre 2004 (“Norme contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere”). La Regione Toscana inoltre assicura (con la delibera n° 396 del 29 maggio 2006: “Trattamento ormonale dei soggetti affetti da disturbo dell'identità di genere”) il trattamento ormonale gratuito “ai pazienti residenti nella Regione Toscana, affetti da disturbo dell’identità di genere, sulla base di un programma terapeutico rilasciato da una struttura pubblica di Endocrinologia andrologica e ginecologica”.

Questa attività chirurgica (al momento l'Aoup ha quattro persone in lista di attesa provenienti da Firenze, Roma e Trieste) è accompagnata da un percorso formativo (curato dalla UO Politiche e gestione delle risorse umane, diretta dalla dott.ssa Grazia Valori) articolato in una serie di incontri (il primo si è tenuto il 4 marzo) cui partecipano gli infermieri e i medici che si occupano dell'accoglienza e dell'assistenza alle pazienti. Gli incontri sono organizzati in modo che tutto il personale sia adeguatamente preparato ad accogliere queste pazienti sia sotto l'aspetto psicologico e legale sia, naturalmente, sotto gli aspetti più propriamente sanitari.

(Ufficio stampa Aoup)

senoRiconoscimento internazionale alla Breast Unit di Pisa (Unità multidisciplinare di Senologia, il cui direttore clinico è la dottoressa Manuela Roncella), cui afferiscono in modo integrato le Unità operative e Sezioni di Senologia, Diagnostica senologica, Riabilitazione oncologica, Oncologia, Radioterapia, Anatomia patologica, Genetica oncologica, Chirurgia plastica, Medicina nucleare e dove giungono ogni giorno decine di persone con malattia mammaria sospetta o accertata, per effettuare il loro iter diagnostico-terapeutico e riabilitativo (riferimento CORD senologico 050.993576).

La Breast Unit di Pisa entra a far parte a tutti gli effetti del gruppo di strutture senologiche di riferimento in Europa, ottenendo tra l’altro la Full Membership, poiché in essa vengono soddisfatti tutti i criteri selettivi richiesti (volume di pazienti trattati, completezza del percorso, soddisfazione dell’utenza, adeguatezza delle strutture e delle attrezzature).

Questo riconoscimento giunge a un anno dall’inaugurazione della nuova sede presso la ex-Oculistica dell’ospedale S.Chiara, a coronamento del lungo lavoro di equipe svolto dai professionisti e degli investimenti che la Direzione aziendale ha effettuato nel campo dei percorsi oncologici.

(Ufficio stampa Aoup)

valvola aorticaUn nuovo tipo di protesi valvolare aortica che non richiede l’utilizzo di punti di sutura (“sutureless”) – recentemente introdotta nella pratica clinica e utilizzata solo in pochi centri italiani - è stata impiantata con successo per la prima volta a Pisa su due pazienti di 79 e 82 anni d’età, che attualmente stanno bene ed hanno decorso post-operatorio regolare.

In Toscana Pisa è il secondo ospedale, dopo Massa, ad aver effettuato questo tipo di intervento, che è stato eseguito dall’èquipe della Sezione di Cardiochirurgia Universitaria diretta dal Prof. Uberto Bortolotti, con la supervisione del Dott. Vincenzo Lucchetti, responsabile della Cardiochirurgia della Casa di cura di Montevergine di Mercogliano (AV), in virtù dell’esperienza da lui maturata in questo tipo di impianto.

La malattia della valvola aortica, che si manifesta sotto forma di stenosi valvolare degenerativa calcifica, colpisce prevalentemente pazienti anziani spesso affetti anche da patologie di molti altri organi e talora con funzione cardiaca compromessa. In questi casi l’intervento tradizionale può essere ad alto rischio: la tecnologia ha messo a disposizione per questi pazienti la possibilità di un impianto di protesi valvolari per via percutanea, tecnica da tempo effettuata a Pisa e per la quale il Dipartimento Cardio-Toracico e Vascolare è un centro di riferimento. Qualora questa non sia praticabile per ragioni anatomiche, l’impianto di una protesi “sutureless” offre un’ulteriore opzione terapeutica. Infatti – rispetto alla chirurgia tradizionale – l’impianto delle nuove protesi presenta l’evidente vantaggio della minore durata del clampaggio aortico e dell’ischemia miocardica (intervallo di tempo in cui – durante l’intervento – il sangue non affluisce più al cuore) con conseguente riduzione dello stress chirurgico. Un ulteriore potenziale vantaggio è la possibilità dell’impianto di tali protesi mediante accessi chirurgici limitati (mini-sternotomie e mini-toracotomie).

Le protesi sutureless impiantate a Pisa sono protesi biologiche in pericardio equino, auto espandibili in quanto montate dentro un supporto in nitinolo, lega di nickel e titanio, che alla temperatura di 0 gradi è molto malleabile e - una volta riportata alla temperatura corporea - tende ad espandersi, consentendo un perfetto ancoraggio della protesi nella sua sede definitiva. Tali dispositivi garantiscono un’ottima performance emodinamica anche nelle protesi di più piccolo calibro e non richiedono l’uso di anticoagulanti. L’unico svantaggio è attualmente rappresentato dal maggior costo rispetto alle protesi tradizionali – anche se inferiore a quello delle protesi percutanee - per cui, se dovessero entrare nello standard clinico quotidiano, questo consentirebbe un abbattimento dei costi, potendone quindi prevedere un impiego su più ampia scala con evidenti benefici per i pazienti.

(Ufficio stampa Aoup)

pilota F1Giulio Bernardi, giovane medico dottorando nell’Unità operativa di Biochimica clinica del Dipartimento di Medicina di laboratorio e diagnostica molecolare (entrambi diretti dal professor Pietro Pietrini), ha ricevuto un prestigioso riconoscimento dalla Organization for Human Brain Mapping (OHBM), la principale organizzazione mondiale per lo studio della mappatura metabolico funzionale del cervello nell’uomo.

Utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI) Giulio Bernardi ha studiato i meccanismi cerebrali che sottendono l’elaborazione dell’informazione visuo-motoria nel cervello di piloti di Formula 1 e di soggetti naive (semplici, non esperti). I risultati dello studio mostrano che i piloti di Formula 1 hanno una diversa connettività funzionale tra distinte regioni cerebrali implicate nei processi visuo-motori rispetto ai soggetti naive. Questi dati suggeriscono una riorganizzazione funzionale dei network cerebrali visuomotori in individui con particolari abilità, quali appunto i piloti. “Questi risultati hanno importanti implicazioni anche per lo sviluppo di strategie riabilitative in pazienti con ictus o altri danni cerebrali”, ha commentato il Prof. Pietrini.

La ricerca di Bernardi, condotta in collaborazione con il Dipartimento di Medicina interna dell’Aoup e con Formula Medicine di Viareggio, è stata una delle poche selezionate tra le oltre tremila proposte ricevute da tutto il mondo per l’attribuzione dello Young Investigator Travel Award, per la partecipazione al Congresso internazionale della organizzazione che si svolgerà il prossimo giugno a Montreal. Meno del 5 per cento dei contributi viene scelto per presentazione orale e solo una piccola frazione di questi viene ulteriormente selezionata per il Travel Award.

Il riconoscimento al giovane studioso è l’ultimo attestato in ordine di tempo all’Unità operativa di Biochimica clinica che da anni è ai vertici della ricerca dei correlati molecolari delle funzioni mentali nell’uomo. Il professor Pietrini, infatti, ha ricoperto la carica di presidente del Comitato scientifico della OHBM nel triennio 2007-2009.

(Ufficio stampa Aoup)

Venerdì, 27 Maggio 2011 12:52

Insieme per la solidarietà

foto immobileAccogliere in una struttura adeguata i bambini affetti da patologie oncoematologiche, offrire un sostegno concreto e tangibile alle loro famiglie, garantire una gratuita assistenza per le loro peculiari necessità oltre l’ospedale: tutto ciò è finalmente possibile grazie all’Isola dei Girasoli, il Residence che la Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa ed AGBALT ONLUS - l'Associazione Genitori per la cura e l’assistenza ai Bambini Affetti da Leucemia o Tumore, sono riuscite a realizzare nella zona di San Cataldo, in un’area dedicata nella nuova via Moruzzi che collega il CNR con l’Ospedale di Cisanello.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa, nell’ambito di un approfondito studio delle necessità del territorio circa interventi da compiere in favore di categorie sociali deboli o bisognose di assistenza, ha recepito la necessità di tale struttura ed ha varato un progetto per l’ospitalità di bambini che, accompagnati dalle proprie famiglie, devono soggiornare a lungo a Pisa per essere sottoposti a terapie oncologiche o a trapianto di midollo osseo.

Protagonista di questa iniziativa è stata appunto l’AGBALT che da molto tempo opera a Pisa con grande efficienza, collaborando e affiancando l’Unità Operativa di Oncoematologia Pediatrica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Pisa diretta dal dott. Claudio Favre.

Si è avviata perciò la progettazione di un immobile della superficie di circa 2.400 m2, composto da 13 appartamenti, uffici, magazzini, sala riunioni ed ampio spazio ludico, concepito sin dalla fase ideativa per le specifiche esigenze igieniche e sanitarie dei futuri ospiti. AGBALT ha acquistato il terreno per un valore di circa 400mila €, la Fondazione Cassa Risparmio ha destinato al progetto un’erogazione di € 2.250.000 €. Ha avuto inizio così la costruzione dell’edificio e alla fine dei lavori AGBALT, ha acquistato gli arredi e le attrezzature domestiche e ha provveduto alla sistemazione dell’area verde con un investimento di oltre 600mila €.

Fondamentale il contributo del Comune di San Giuliano Terme (l’immobile si trova infatti nella sua area), che è stato molto vicino al progetto con grande spirito collaborativo, costruttivo e non privo di vero affetto.

Non si tratta soltanto di un efficace supporto logistico a famiglie così duramente provate, ma della reale concretizzazione di un progetto unico ed innovativo, che consentirà l’attivazione di un programma di dimissioni precoci dei pazienti degenti presso l’U.O. di Oncoematologia Pediatrica dell’AOUP. La continuità assistenziale sarà garantita presso il Residence “Isola dei Girasoli”, grazie alla presa in carico da parte del Servizio di Assistenza Domiciliare dell’ASL 5, che opererà in stretta collaborazione con il personale della U.O. di Oncoematologia Pediatrica, con l’A.O.U.P e con la Società della Salute, sulla base delle esigenze di volta in volta rilevate.

Questo sistema consentirà di contenere il numero e la durata dei ricoveri ospedalieri e di assicurare la migliore assistenza possibile, recando sia beneficio al singolo bambino (miglioramento della qualità di vita) sia alla collettività (indubbia riduzione della spesa sanitaria per la diminuzione dei periodi di ricovero). Si consideri che a Pisa vengono mediamente trattati ogni anno 40 – 45 nuovi casi di leucemia o di tumori solidi; l’attività di Day Hospital ed ambulatorio registra circa 7.500/8.000 accessi all’anno ed il numero dei ricoveri varia dai 500 ai 600. Al Centro afferiscono pazienti provenienti da Pisa, da altre province toscane e da altre regioni nonché da paesi stranieri, europei ed extraeuropei, in cui l’assistenza è estremamente carente e la possibilità di salvare questi bambini nettamente inferiore. Sono stati effettuati ad oggi 800 trapianti di cellule staminali emopoietiche autologhe, allogeniche da donatore familiare compatibile e non, da donatore non familiare (Banca) e da cordone ombelicale.

Sabato 7 maggio, alle 10.30, alla presenza di varie autorità e dell’Arcivescovo di Pisa, si procederà all’inaugurazione. La settimana successiva l’immobile accoglierà i primi ospiti. L’intera gestione dell’attività è affidata ad A.G.B.A.L.T che, da sempre, ha dato prova di essere in grado di gestire realtà importanti e di notevole complessità.

(Ufficio stampa Aoup)

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